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Autore: Lantheros    19/11/2018    0 recensioni
I Cancelli del Paradiso sono assediati da folle di penitenti inferociti. Cherubini e arcangeli non sanno più dove sbattere l'aureola. Solamente il Padre Eterno potrebbe riportare ordine nell'Empireo, ma il suo operato tarda inspiegabilmente ad arrivare.
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    La calca di anime furenti si ammassò contro l’altissima inferriata celeste. I cardini del cancello principale cigolarono sotto il peso della massa inviperita. Grossi catenacci dorati impedirono alle ante di spalancarsi come l’ingresso di un saloon in orario di punta.
La folla si estendeva per chilometri e chilometri di bianco tappeto nebuloso, colmando l’aria con un confusionario vociare di protesta. Ogni singola anima reclamava rabbiosamente attenzioni, sventolando energicamente il proprio tesserino numerico a mo’ di bandiera.
Qualcosa, nelle procedure di smistamento, aveva sicuramente preso una piega sbagliata: buona parte delle persone era visibilmente confusa e agitata. Le bianche tuniche d’accoglienza non erano state distribuite diligentemente come prassi suggeriva, generando un’eterogenea accozzaglia di vestiario male assortito. Anche il sacramento preliminare era incappato in una inattesa battuta d’arresto, permettendo a chiunque di scorrazzare liberamente, senza riguardi per eventuali morti violente: corpi carbonizzati girovagavano per lo spiazzo, spandendo odori di barbeque e terrorizzando involontariamente i più sensibili; vecchietti in carrozzina attendevano spazientiti, mulinando minacciosamente bastoni e aste per fleboclisi; un’intera comitiva di campeggiatori ancora si stava scrollando di dosso i rimasugli di una valanga; l’autista insanguinato di un pullman era braccato da una calca di passeggeri altrettanto malconci, rischiando un linciaggio in piena regola.
    La Polizia Celeste aveva da poco presidiato il lato interno dei cancelli. Serafini e cherubini in divisa da sfondamento si erano appostati lungo il perimetro, con le grosse ali piumate che sbucavano dal retro del giubbotto antibestemmie. In mano impugnavano gocciolanti fucili ad acqua santa e temibili aspersori dal profumo gradevole, sperando di intimidire lo stuolo di iracondi.
Sullo sfondo alle loro spalle si stagliava l’imponente struttura della Direzione Celeste: un colossale titano in nembostrato armato che si estendeva fino ad un’altitudine invisibile persino ad occhio angelico; nove piani di piramidale efficienza empirea, predisposta ad un funzionamento che solamente una mente divina avrebbe potuto concepire.
    Parolacce e urla di protesta si stavano riversando in continuazione contro la prima linea, il cui ordine categorico era di attendere fino a nuove disposizioni.
Le nuove disposizioni non si fecero attendere, ascendendo dai lidi superiori nelle sembianze di un terrificante arcangelo in armatura medievale.
L’entità preannunciò il proprio arrivo tramite un abbagliante globo di luce bianca, costringendo tutti i presenti a voltarsi e a proteggersi lo sguardo. L’angelo planò sulle gigantesche ali d’avorio, proiettando la propria ombra sul paesaggio.
Le anime ammutolirono per alcuni secondi. I soldati spalancarono le labbra rubiconde in un verso di stupore.
L’arcangelo si posò al suolo, accanto ai colleghi, aggraziato quanto minaccioso. Boccoli color del grano rotolarono sul viso scultoreo, incorniciando un paio di occhi azzurri e agguerriti. Le piume si ripiegarono come un mantello, fino agli schinieri.
La folla riprese prontamente a schiamazzare ma il figuro li zittì con temibile ferocia: diede un rapido colpo di polso, evocando una spaventosa spada circondata da fiamme ardenti. L’arma venne puntata in direzione degli sventurati, illuminandoli con mille riflessi baluginanti, e ustionandone la pelle spirituale.
    - TACETE!! - tuonò autoritario. La voce risuonò come una cannonata nei cieli. - IN QUESTO LUOGO È CARO IL SILENZIO!!
    Lo scatto d’ira placò momentaneamente gli animi, sebbene il brusio generale e il malcontento fossero ancora presenti nelle retrovie.
La spada perse progressivamente di vigoria, ripristinando le sembianze metalliche di un’arma comune. Il possessore espirò rumorosamente dalle narici, incutendo reverenziale paura attraverso gli occhi di ghiaccio. Si voltò quindi verso i colleghi, a loro volta intimiditi dal suo potere.
    - Tu. - Indicò l’angelo più vicino. - Aggiornami.
    - S… sissignore!! - Porse saluto militare. - L-la situazione è… caotica, signore...
    - Questo lo vedo da me, cadetto - borbottò, osservando la sommità dell’edificio. - Informami invece su quello che non so. Cos’è questo sfacelo? Perché le anime stanno sciamando fuori dai cancelli come formichine impazzitte? Dove sono le loro tuniche? Dov’è il comitato di pulizia sacrale? - Alzò il tono di voce, rivolgendosi ad un ascoltatore inesistente. - E perché San Pietro non è al proprio posto?? I Sacri Cancelli sono sbarrati!!
    - I-io… - balbettò impanicato.
    Un secondo arcangelo si fece largo dalle retrovie. Era decisamente più minuto rispetto al colosso in armatura, abbellito da un faccino che ricordava un sedicenne preda di identità sessuale confusionaria.
    - Calma, calma! - intervenne innervosito. Si rivolse al compagno, mani ai fianchi e con aria vagamente sdegnata. - Michele! Per la Santa Trinità! Stai terrorizzando tutte le anime qui presenti! Datti una calmata... e metti via quello spadone! Ci sono dei bambini!
    L’arcangelo Michele non fece una piega.
    - No, nemmeno se mi dedichi un santino. Non prima di essere aggiornato sull’attuale situazione, Gabriele. Per quanto ne so è in atto una rivolta in piena regola.
    - Ma quale rivolta e rivolta! - Indicò le anime ammassate. - Non vedi che sono soltanto spaventati e confusi?
    - Quello che vedo io è una manica di sovversivi rivoltosi attestati alle Porte del Paradiso. Ma sai cosa non vedo invece? - chiese retorico. - San Pietro e le sue dannatissime chiavi!!
    Qualcuno decise di sporgere le braccia dalle inferriate e di urlare a squarciagola.
    - EHY!! - berciò. - Si può sapere che è ‘sto casino?? Perché non ci fate passare?? È da mesi che sono qui in fila, ed ora che sono finalmente arrivato... mi ritrovo che cosa? Un lucchetto??
    Un compare cianotico si unì alla lamentela, badando di esporre chiaramente il proprio tesserino plastificato.
    - Esatto!! - Vomitò un fiotto d’acqua salata. - Che diamine state facendo?? Sono stufo di aspettare! - Gettò un’occhiataccia attorno a sé. - C’è gente che inizia puzzare di carogna!
    Altre voci arricchirono il coro.
    - È uno scandalo!! - ragliò una bisbetica. - Almeno potevate avvertire prima!
    Michele si innervosì e si spostò verso di loro. Incollò il faccione alle sbarre.
    - Non è che abbiate problemi ad aspettare, signora. Dinnanzi a voi si estende l’eternità, ormai.
    L’amico angelico scosse il capo sconsolato e cercò di dissuaderlo.
    - Michele… che stai facendo? Torna qui…
    - Ehy, gallinaccio!! - spuntò un altro. - Ho preso un tesserino come tutti, ho aspettato le calende greche, e ora pretendo di passare!!
    - COME MI HAI CHIAMATO?? - sbottò l’arcangelo.
    Una voce proruppe da lontano.
    - Non dicevate che gli ultimi saranno i primi?? Pubblicità ingannevole, ecco cosa!!
    Un timido vecchietto cigolò fino al tizio in armatura. Si sistemò gli occhiali sul volto rugoso e gli porse un tesserino.
    - Tenga signorina - disse.
    Michele osservò l’oggetto e aggrottò la fronte.
    - Ma questa… è la tessera dei punti spesa… - commentò perplesso.
    - Non è la fila della cassa tre? In effetti mi ricordavo una cassiera un po’ diversa, l’altro ieri...
    - NO!! - ruggì. - Questo è il Paradiso! Come minimo le è partito un embolo o un coccolone mentre faceva la spesa, ed ora si ritrova davanti ai Sacri Canc…
    - Vaffanculo, fatemi entrare!! - disse un ragazzaccio dall’aspetto ribelle.
    Michele montò su tutte le furie. La spada avvampò e le ali scattarono come molle.
    - C… cos… CHI È STATO??
    - Mi sono rotto il cazzo! - proseguì, agitando le braccia smanicate.
    L’altro lo afferrò per il bavero.
    - Come ti permetti, piccolo…
    L’arcangelo notò quindi dei segni incisi sulla pelle del ragazzo, più o meno all’altezza delle mani.
    - Ma questi… sono polsi recisi!!
    Il teppista si divincolò dalla presa, lasciandogli tra le dita corazzate solamente un lembo della maglietta. Cercò disperatamente di fuggire, attorniato da una folla sempre più agitata.
L’angelo si voltò verso Gabriele.
    - Un suicida!! - strillò. - Un suicida è arrivato fino alle porte del Paradiso?? Ma allora la situazione è davvero grave!
    - Lo so, Michele - rispose, cercando di trattenerne l’impeto. - Dobbiamo ancora capire cosa è andato storto. Di sicuro… un intoppo nelle procedure…
    - Un intoppo?? Ma quando mai la Direzione Celeste ha sbagliato?? Non è possibile, Gabriele! Sai che non può accadere!
    Gabriele si incupì in viso.
    - Non è così semplice - spiegò. - Anche io credevo che… che fosse così, insomma. Ma…
    - Ma cosa??
    L’amico scostò un ciuffo che gli solleticava la fronte.
    - Vieni con me, Michele.

    I due abbandonarono il vociare della protesta, avvicinandosi alla base della grossa struttura a piramide, letteralmente lambita dalle forze Celesti armate.
La coppia salì l’enorme scalinata che conduceva all’ingresso, su cui svettava un crocefisso sovradimensionato e la scritta a caratteri cubitali: “Regno dei Cieli: più vicino di quanto sembri!”.
Un piccolo comizio si era apparentemente radunato all’ingresso, più precisamente di fronte al citofono esterno.
Michele riconobbe la barbuta figura di San Pietro, intento a pigiare i tasti dell’apparecchio. I cherubini lo stavano pazientemente scortando.
    - Eccoti, pescatore scioperato! - lo apostrofò, sferragliando l’armatura nell’ampia falcata. - Cosa cavolo ci fai qui, mentre l’Empireo intero è completamente…
    Pietro pose l’indice sulle labbra e gli intimò di fare silenzio. Accostò l’orecchio al citofono.
    - Non dirmi di tacere, apostolo di Cafarnao! Adesso vengo lì e…
    - Tappati quel forno, Michele! - insistette. - Sto cercando di…
    L’altoparlante emise un rumore di statica. Tutti tacquero.
    - Uh… s-sì?
    La voce uscì potente e autoritaria, e al tempo stesso striminzita e claudicante.
    - Cioè - si schiarì e si corresse. - CHI OSA DISTURBARE ME… uh… DIO!! NELLE MIE… nelle mie… FACCENDE DIVINE??
    Tutti sbigottirono, scambiandosi visi interdetti.
San Pietro si grattò il barbone dalla perplessità.
    - Dio…? Sono… sono io. Pietro. - Indicò la piccola telecamera dell’interfono. - Non mi vedete…?
    - AH! - cascò dal pero. - M-ma… CERTO CHE TI VEDO, O SIMONE DI GALILEA!! IO VEDO OGNI COSA, DOPOTUTTO, NO?? SONO ONNISCIENTE! ONNIPRESENTE! ONNISAPIENTE! ONNIVORO! TUTTO SONO IO!
    L’interlocutore coprì il microfono con la mano e si rivolse ai colleghi.
    - Non capisco - bisbigliò preoccupato. - È… strano. Di solito non spara certe minchiate. Però la voce è proprio la sua…
    - Bada a come ti rivolgi a Signore Dio tuo! - intimò Michele.
    - Signore? - proseguì Pietro. - Non so se… se ha notato cosa sta succedendo presso i Sacri Cancelli…
    - M-m-a… MA CERTO CHE LO SO! COME FAREI A NON SAPERLO!
    - Sì, immagino, o Signore. E ci domandavamo appunto… come mai stesse accadendo tutta questa… confusione...
    - LA CONFUSIONE È PARTE INTEGRANTE DELLA MIA VOLONTÀ SUPERIORE, OVVIO! - asserì sicuro.
    - Ma… Signore… le anime smaniano per entrare, eppure i dispositivi di riconoscimento sacrale non funzionano. Non possiamo catalogare i fedeli, Signore. Lo smistamento è off-line, i peccatori sono risaliti dal Purgatorio, mescolandosi a pari modo con penitenti e assolti. Vige l’anarchia, o Signore!
    - È TUTTO… SOTTO CONTROLLO, PIETRO! TUTTO FA PARTE DEL MIO PIANO DIVINO!
    Michele intervenne marziale.
    - Con tutto il dovuto rispetto, capo, ma la situazione non è affatto sotto controllo…
    - CHI OSA DUBITARE DEL MIO VERBO??
    - Sono io, Signore. Il leader delle schiere celesti. Michele. Non mi… vedete attraverso la telecamera…?
    - NON HO BISOGNO DI QUELLA DANNATA TELECAMERA, PER LA MISERIA! VEDO TUTTO! SO TUTTO! SENTO TUT…
    - I peccatori sono giunti ai Cancelli - lo interruppe l’arcangelo. - Non è assolutamente accettabile. Che fine ha fatto il comitato di smistamento? Perché non stanno seguendo le normative sull’espiazione personale?
    - PERCHÈ È COSÌ E BASTA, MICHELE! CHE CAVOLO! NON TI FIDI DI ME?! IO CHE HO CREATO IL CIELO, LA TERRA, LE BESTIOLINE IN CIELO E SULLA TERRA, E TUTTA LA GIOSTRA COSMOLOGICA??
    - No, Signore, mi fido - si ritrasse indeciso. - Io non… volevo mancarvi di…
    - E ALLORA COSA VOLETE??
    Fu Pietro a riprendere in mano il discorso.
    - Vogliamo solo sapere cosa fare, o Signore. Non mettiamo in dubbio il tuo operato, sappiamo che è giusto e inappuntabile. Ma, nella nostra empia ignoranza, abbiamo necessità di un piccolo ragguaglio. Un ragguaglio… di tipo pratico, intendo.
    Ci fu una breve pausa.
    - IO DICHIARO - asserì Dio - CHE STATE SVOLGENDO UN OTTIMO LAVORO. TUTTI QUANTI. E CHE DOVETE… uhm… CONTINUARE COSÌ.
    - Ma, Signore…!
    - LE VIE DEL SIGNORE SONO INFINITE! VOI DOVETE SOLAMENTE AVERE FEDE!
    Michele spintonò San Pietro e si sostituì a lui.
    - Signore, per tutte le ipostasi!! Aprite la porta! Fateci salire, così potremo parlare direttamente!
    Ci fu una seconda pausa.
    - NO - rispose Dio.
    - Come sarebbe a dire??
    - NON HAI CAPITO? VUOI UN DISEGNINO? HO DETTO NO.
    Michele rifilò un pugno alle pareti, facendole tremare sotto la sua forza inumana.
    - Allora faremo irruzione!!
    - NON POTETE. SONO PORTE BLINDATE, BENEDETTE DAL SOTTOSCRITTO. MANCO UN INDEMONIATO POTREBBE OLTREPASSARLE.
    L’arcangelo arroventò la lama.
    - Fonderò la serratura!!
    - PROVACI!! - lo schernì. - VEDRAI QUANTO È INUTILE QUEL TUO ACCENDISIGARI!
    Michele afferrò Pietro per il bavero.
    - Pietro!! - ordinò, indicando il tintinnante e stracolmo mazzo di chiavi alla cintura. - Apri queste porte!!
    - M-ma… io… - farfugliò.
    - PIETRO, NON TI AZZARDARE!! - ragliò l’altoparlante. - GUARDA CHE CI METTO UN ATTIMO A INVENTARMI UNA NUOVA PIAGA BIBLICA!!
    - Signore!! - urlò Michele. - Almeno lascia che uno di noi salga per parlarti! Dobbiamo capire il perché di tutto questo!
    - HO DETTO NO, PER TUTTI I SANTI!! ANDATEVENE!!
    - Ma… Signore…!!
    - CHE SIA FATTO IL SILENZIO - concluse.
    Si udì il click che pose termine alla discussione.

    Il gruppetto ammutolì stranito.
Michele scosse il capo.
    - Mi ci gioco le ali. Qui la faccenda è troppo strana.
    Gabriele si massaggiò la fronte, sconcertato.
    - Io, io… non capisco. Non era mai successo!
    - Ma da quand’è che va avanti questa storia?
    - Da ieri mattina - disse. - C’è stato un po’ di trambusto. È scattato il piano di evacuazione celeste, obbligando tutti i dipendenti ad abbandonare l’edificio. Una volta terminato l’allarme abbiamo fatto ritorno, ma le porte erano chiuse. Nessuno è più riuscito a entrare.
    - Nessuno? Mi stai dicendo che i Nove Cieli sono completamente vuoti e privi di personale?
    - Sì. A quanto pare è rimasto solamente il grande capo, l’hai sentito. E il citofono funge da tramite tra noi e lui, manco fosse un prete nel confessionale.
    Pietro si sedette sui gradini.
    - È assurdo. Prima i sistemi vanno in crisi e smettono di funzionare, poi Dio si isola in cima al Primo Mobile. E fa il vago.
    - Ve l’ho detto! - Michele tornò alla carica. - Dobbiamo fare irruzione! Magari Dio è ostaggio di qualche maniaco psicopatico!
    L’arcangelo Gabriele sbuffò.
    - Nessuno può prendere in ostaggio Dio.
    - Che ne sai? Magari qualche drogato comunista è passato attraverso i cancelli, eludendo la sorveglianza in avaria! Magari si è travestito da putto, intrufolandosi subdolamente fino ai Santi Uffici! Forse…
    Uno degli angeli armati cedette al panico.
    - Un putto tiene in ostaggio nostro Signore?? - esclamò.
    - Potrebbe essere! - rafforzò Michele, stringendo saldamente la presa attorno all’elsa. - È chiaro che qualcosa non funziona, e più stiamo qui a discutere e meno tempo avremo per salvare nostro Signore da quel putto terrorista!
    - Non c’è nessun putto terrorista, Michele! - ribadì l’altro.
    L’angelo in armatura caricò la spada sopra il capo, pronto ad abbatterla contro le mura fortificate.
    - Esatto!! Perché tra poco lo cancellerò dalla faccia del Creato!!
    Una cacofonia di clacson echeggiò nell’aria, proponendo il ritornello di “Highway to Hell”. Tutti si voltarono.

    Una scintillante limousine giallo banana stava attraversando lo sbarramento di forze armate. L’attenzione generale si concentrò verso il singolare veicolo. Sul cruscotto esibiva un’asticella con bandierina, riportante la goffa caricatura di un caprone con berretto jamaicano. I vetri erano oscurati, impedendo a chiunque di osservarne gli interni.
Il mezzo avanzò a passo d’uomo, arrestandosi a pochi metri dalla scalinata. Un’esalazione sulfurea fuoriuscì dai marmittoni, appestando l’aria di uovo marcio.
Pietro e gli arcangeli percorsero rapidamente gli scalini.
    - E questi chi sono? - domandò Michele sospettoso.
    Gabriele si grattò nervosamente il retro del collo, quasi faticasse a parlare.
    - Io credo… che siano i rinforzi che avevo richiesto.
    - Rinforzi? Chi? Il Mahatma Gandhi? Un esorcista?
    Una delle portiere laterali si spalancò. Il passeggero fece sbucare una gamba, poggiando una lucidissima church bicolore sul lastricato nuvolare. La mano guantata afferrò la sommità della portiera, aiutandolo ad uscire.
Un elegantuomo fece la propria comparsa. Indossava un impeccabile completo bianco come il latte, assortito di gilet, doppiopetto, orologio da taschino e lineari pantaloni a sigaretta. A rompere l’uniformità cromatica ci pensava la capigliatura del proprietario che, nera e fluente, ondeggiava sulle spalline pannose. Il viso era giovanile, stupendo e sensuale come il più bello dei ritratti di un museo. Gli occhi brillavano di tonalità ingannevoli, talvolta neri come la pece, talvolta gialli come le pupille di un gatto. Sulla schiena risaltavano un paio d’ali martoriate, visibilmente incenerite quasi all’osso.
    La spada di Michele si illuminò come il Sole. L’arcangelo scattò istintivamente verso la limousine, in una feroce postura d’assalto. Le sue labbra e i suoi occhi si contrassero in una smorfia terrificante. La lama si abbattè con violenza sul personaggio, spandendo una bolla di fiamme. Il contraccolpo gettò tutti gli angeli gambe all’aria. I vetri della macchina esplosero e la lamiera si accartocciò come stagnola; per poco non si ribaltò su se stessa.
Il polverone scemò.
Michele stava ancora spingendo la spada con tutte le sue forze. Il bersaglio non si era minimamente scomposto, limitandosi a bloccare la punta dell’arma con la sola presa di una mano.
Parlò, con una voce che avrebbe straziato il cuore al più burbero dei depressi.
    - Anche io sono contento di vederti, Mik - lo salutò con un sorriso.
    - LURIDA SERPE!! - sbraitò furioso. - COME OSI APPESTARE QUESTO SANTO LUOGO CON LA TUA MORBOSA PRESENZA??
    La spada parve divorarlo nelle fiamme, ma l’angelo caduto ne rimase completamente imperturbato.
    - Beh, non sarei mai venuto qui di mia spontanea iniziativa. Lo sai bene.
    - Scommetto che tutto questo casino non è altro che opera tua! E infatti eccoti qui! Ti getterò nuovamente in mezzo alle pietre di fuoco, esattamente come feci in Principio!! Scaraventandoti dal monte con la mia lama di folgore!!
    - Non ho dubbi che lo vorresti - commentò, per nulla preoccupato. Osservò la daga di Michele. - Ma è passato tanto tempo. Ti ricordo che ci camminavo, nel fuoco. E mi ci crogiolo tutt’ora.
    - Perfetto tu eri nella tua condotta! - recitò. - Da quando sei stato creato, finché fu trovata in te l'iniquità! Cresc…
    - Crescendo i tuoi commerci ti sei riempito di violenza e di peccati... - lo canzonò a menadito. - Dai ma ti sei visto? Indossi un telaio risalente a Gregorio settimo. Brandisci un oggetto che figura al massimo nella cameretta di qualche nerd brufoloso. Ci manca solo più che ti rimetti a parlare in latino…
    - Detracta est ad inferos superbia tua!! - Digrignò i denti bianchissimi. - Sonitus nablorum tuorum…
    Gabriele intervenne, poggiando le mani sulle braccia tese del compagno.
    - Calmati Michele. La sua presenza non è un caso. Sono stato io a chiamarlo.
    - Tu… COSA?? - sfuriò.
    - L’ho contattato io.
    - Ciao, Gà - lo salutò l’altro.
    - Benvenuto nel Regno dei Cieli, Lucifero - rispose, con un lieve inchino.
    Michele ritrasse la spada e prese a sballottare Gabriele come un pupazzo.
    - Come osi invitare il Maligno nei sacri lidi?? Cosa ti passa per l’aureola??
    - Aspetta, Michele… lascia che ti spieghi…
    Lucifero si appoggiò comodamente al cadavere della limousin. Estrasse un pacchetto di sigarette e ne afferrò una tra le labbra. Offrì le rimanenti ai soldati alati, confusi e perplessi.
    - Fate con comodo - disse ai fratelli. Filamenti grigiastri si innalzarono dalle sue narici.
    - Non c’è niente da spiegare!! - continuò Michele. - Siamo in piena crisi teologica, e tu ti metti a messaggiare il maligno??
    Gabriele si liberò dalla presa, anch’egli spazientito.
    - E che altro dovremmo fare, Michele?? È da più di un giorno che nostro Signore non si fa praticamente vedere o sentire, fatta eccezione per quel ridicolo scambio di battute al citofono! I cancelli sono assediati dalle anime, e ogni secondo che passa ne arrivano sempre di più dalla Terra! Nessuno di noi è in grado di gestire un problema tanto soverchiante!
    - E lui sì, invece??
    Lucifero alzò le mani in segno di resa.
    - Ehy, Mik. So bene che se voi angeli aveste un pene allora ti girerebbero le balle a duemila, in questo momento. Ma sappi che anche giù da me c’è un bel po’ di casino. Avevo un carico in arrivo per ieri sera. Trentamila anime peccaminose, belle fresche di tsunami. E ora vengo a scoprire che il trasporto è stato dirottato verso la stazione del Terzo Cielo.
    - Vedi, Michele? Anche Lucifero non ne sa niente.
    - Come fai a fidarti?? Magari è tutto un inganno del serpente!
    Lucifero estrasse un porta documenti e piazzò un foglietto sotto al naso boccoluto di Michele.
    - Tò, Tassiarca. Questa è la bolla d’accompagnamento del carico. E come questa se ne stanno accumulando molte altre, sulla mia scrivania. Portano il Sigillo di nostro… cioè, di vostro Signore. - Michele lesse con attenzione. - Come puoi vedere è tutto in regola. Nemmeno io potrei contraffare il marchio supremo. Eppure lo smistamento è a puttane. Sto perdendo migliaia di potenziali peccatori ogni minuto che passa…
    - Modera il linguaggio, farabutto. E comunque - dovette ammettere - questo non ti autorizza a ficcanasare negli affari celesti. La tua presenza non può che portare altri guai.
    - Guarda, per quel che mi frega posso tornarmene a casa anche subito. Avevo un sabba prenotato per le diciassette, sono ancora in tempo a presenziare.
    Gabriele cercò di dissuadere l’amico.
    - Facciamo un tentativo, Michele. Non lasciamo che l’orgoglio ottenebri le nostre menti.
    - Ma che vai farneticando? Hai veramente smarrito la retta via? In quale modo la bestia potrebbe esserci d’aiuto? Sono sicuro che non vede l’ora di estendere le sue luride e viscide grinfie sull’Empireo!
    - Certo, Mik! - rise il caduto. - Non vedo l’ora di mettere le zampe su questo edificio ripieno di moduli e cartacce da segreteria. Ti ricordo che la fatturazione netta che maturo annualmente con l’Inferno è quasi dieci volte superiore al ridicolo piano finanziario pianificato dalla vostra attività per signorine in gonnella.
    - Come ti permetti??
    - A quanto stanno le quote azionarie della “Pentiti, Società per Buone Azioni”? - lo punzecchiò. - Ho sentito che la ditta che benediva l’acqua santa ora preferisce confezionare Bierre du Demon in lattina, dico bene? E che la campagna per la conversione dei fedeli è retrocessa bruscamente da quando Youporn ha aperto i battenti.
    - Ti mozzerò quella lingua biforcuta!
    Gabriele parlò con chiarezza.
    - Almeno proviamoci, Michele! Siamo in una situazione disperata!
    - Ma proviamo a far cosa? Cosa mai potrebbe…
    - Facciamolo parlare con nostro Signore - suggerì.
    La proposta trasformò l’arcangelo corazzato in un bisonte indispettito.
    - La quantità di sozzume che le mie orecchie devono sentire oggi!! Non sia mai!
    Pietro, fino a quel momento in disparte, continuò a lisciarsi la barba con fare pensieroso. Alla fine si fece avanti.
    - Potrebbe anche funzionare - ipotizzò.
    - Pietro, non ti ci mettere anche tu, che sei solo un portinaio della mutua.
    - Lucifero è da sempre il prediletto di nostro Signore - spiegò l’anziano. - Lo sappiamo tutti. Magari a lui darà ascolto.
    Michele cercò in ogni modo di negare l’evidenza.
    - Bubbole e pinzillacchere!! - protestò. - Non lascerò che un mezzo angelo traditore disonori nostro Signore con la sua lurida presenza!
    Gabriele rimembrò gli antichi testi.
    - “Tu eri un modello di perfezione, pieno di sapienza, perfetto in bellezza. Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa. Perfetto tu eri nella tua condotta”. Lo hai recitato un attimo fa persino tu, Michele…
    - Esatto! “Tu eri”!! Ora non ci rimane che un essere bieco e abbietto!
    Lucifero sorrise strafottente.
    - Sento puzza di bruciato - disse. - Come se qualcuno avesse le chiappe strinate dall’invidia…
    - Qui non sei nemmeno autorizzato a respirare! Tappati quella cloaca!
    - Dobbiamo provare - insistette l’arcangelo Gabriele. - Alla peggio non succederà nulla, e tu potrai prendere a calci Lucifero da qui fino a Tolomea.
    Lucifero si accese un’altra sigaretta.
    - Mi piacerebbe vederlo provare - dichiarò.
    - Gabriele, quello che tu suggerisci non è un atto di fede! È l’esatto opposto! Non possiamo fidarci di lui!
    - “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un'opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù”.
    - Non usare i versetti contro di me, Gabriele! È sleale!
    Anche San Pietro si mise all’opera.
    - “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”.
    - Pietro, vuoi tornare a pigliar pesci nel Tiberiade??
    Lucifero ne ebbe a sufficienza. Con le braccia spintonò Gabriele e Michele, aprendosi un varco verso le scalinate della struttura. Anche gli angeli in divisa si misero in disparte, stranamente intimiditi dalla presenza del Caduto.
Michele si preparò a volargli addosso, ma venne trattenuto a stento dall’amico.
Lucifero percorse tranquillamente ogni singolo gradino, canticchiando un motivetto a bocca chiusa. Raggiunse il citofono e si accasciò con una spalla contro il muro. Pigiò il tasto per il Nono Cielo. Attese.
    - HO DETTO DI SPARIRE!! - urlò Dio.
    Il serafino soffiò combusto dalle labbra. Soffocò la sigaretta sotto la suola.
    - Ehy, Yahweh. Sono Lucifero - disse, con aria di sufficienza.
    - L-Lu… Lucifero?? - tartagliò la divinità.
    - Sì, scusa se non ho avvisato. Sono giunto per direttissima.
    - COSA CI FAI QUI?? - domandò stupito.
    - È stato uno dei tuoi galoppini - rispose. - Gabriele. Mi ha chiesto di raggiungere i Cieli il prima possibile, perché era in atto un evento epocale. E direi che aveva ragione, Signore.
    - Io…
    - Guarda, sono qui solo per fare un favore a quelle fighette alate. Non voglio problemi, e tantomeno mi preme andare a fondo della faccenda. Però è vero: questa improvvisa linea di condotta sta incasinando tutto il rapporto ultraterreno tra Cieli ed Inferi. Hai idea di quanto mi costi ripristinare e rielaborare tutti gli ordini sballati? Perché la Direzione Celeste non sta eseguendo il proprio lavoro? Non ho mai sentito parlare di sciopero celestiale, tantomeno di cori angelici di protesta …
    Dio si prese alcuni secondi per elaborare un discorso che risultò comunque privo di logica.
    - Ma è… TUTTO SOTTO CONTROLLO, LU. FA PARTE DEL… PIANO DIVINO. Te lo assicuro…
    Lucifero, che di inganni la sapeva lunga, dubitò di ogni singola sillaba. Stette al gioco.
    - Va bene, Signore. Non ho il diritto di giudicare il tuo operato, o Signore.
    L’altro sembrò rinsavire.
    - Ne sono... lieto…
    - A questo punto non mi rimane che lasciare il destino in mano tua, o Signore.
    - Cioè? - chiese preoccupato. - TU DEVI TORNARE AL TUO POSTO! NEGLI INFERI!
    - Che motivo avrei? I dannati razzolano liberi per i gironi. Senza la Direzione Celeste non so nemmeno chi abbia commesso quale nefandezza. Rischierei di mandare i sodomiti nel girone degli scialacquatori, o viceversa. I miei satanassi sono tecnici specializzati, non possono gestire ciò che non gli compete. Ma se tu mi dici che è tutto sotto controllo… che fa tutto parte del tuo… - aprì le virgolette con le dita - ...Piano Divino…
    - QUESTO NON TI SOLLEVA DAL TUO INCARICO!!
    - Incarico che non posso eseguire, visto che tutto il sistema non funziona. Spero soltanto che le schiere di dannati non risalgano il Malebolge fino all’Empireo. Ma sono sicuro che il tuo Piano Divino abbia previsto anche questo. Di certo non potrò considerarla una mia responsabilità, Signore.
    La cornetta dell’apparecchio sbatacchiò malamente, come se fosse scivolata dalle mani del proprietario.
Ci fu un rumoroso scatto metallico. I portoni dell’edificio si sbloccarono.
    - SENTI, SALI. MA VIENI SOLTANTO TU - disse il vocione.
    Lucifero sorrise compiaciuto.
    - Lo devo prendere come un invito, Signore?
    - NON FARE L’INFAME. SALI E BASTA. - Riattaccò.
    Lucifero tese accuratamente le pieghe del colletto e si voltò verso gli angeli. Spinse i glutei contro il portone e lo spalancò con un colpo d’anca, quindi riprodusse un magistrale Moon Walk che nemmeno Michael Jackson in persona avrebbe potuto eseguire meglio. Scivolò all’interno dell’edificio, rivolgendo il dito medio di entrambe le mani in direzione di Michele. L’arcangelo ribollì dall’interno, ingoiando l’amaro boccone.

    Il caduto chiuse le ante, che si sigillarono prontamente alle sue spalle. Diede un’occhiata all’androne principale, simile ad una segreteria dalle dimensioni sconfinate. Un bancone in marmo bianco si estendeva per centinaia di metri, matematicamente scandito da targhette che numeravano gli sportelli, tutti completamente vuoti e silenti.
Il pavimento era parzialmente ricoperto da cartacce e spazzatura da ufficio, come se centinaia di persone avessero sbadatamente abbandonato i posti di lavoro, senza tanti riguardi per il decoro.
Asettiche lampade al neon spiccavano dal soffitto lucido.
    Lucifero fece spallucce e prese a camminare verso gli ascensori all’altro capo dello stanzone. I suoi passi rimbombarono come in una cattedrale. Occupò uno dei montacarichi e puntò direttamente al Nono Cielo. La stanzetta elevatrice si richiuse ed iniziò a salire, annoiando l’occupante con una tediosissima e ripetitiva bossa nova da quattro soldi.
Attese pazientemente fino all’arrivo, uscì e imboccò la scaletta privata che conduceva all’ipersfera divina. La sorveglianza, normalmente strettissima, era completamente assente.
Il serafino terminò il proprio viaggio di fronte ad una saracinesca in pietra scolpita, raffigurante un occhione al centro di un triangolo equilatero. Fece per bussare, ma le porte si aprirono senza preavviso, scricchiolando nelle intercapedini interne delle pareti.
Il buio lo accolse.
    Lucifero aguzzò lo sguardo, ma notò nulla se non mobilia immersa nell’ombra. Estrasse il cellulare dalla giacca e puntò la luce del led, rischiarando le tenebre. Il fascio mise in evidenza un elegante ufficio privato, abbellito da una scrivania in ardesia, poltroncine in ecopelle e una schiera di quadri rinascimentali. Non vi era apparentemente nessuno.
L’angelo mosse qualche passo, accorgendosi troppo tardi di aver infilato la punta di una scarpa sul limitare di una chiazza bagnata.
La luce del telefono vorticò sul pavimento, poi sulle pareti.
Chiazze e schizzi di sangue erano presenti un po’ ovunque. La scena lo rimandò al più canonico dei film dell’orrore. Non ne fu minimamente turbato, sebbene non capisse cosa fosse successo.
Si inginocchiò sulla moquette umidiccia, che come una spugna aveva assorbito il liquido.
    - È proprio sangue - constatò come un detective. - E ancora fresco.
    Notò un movimento provenire dalla scrivania, accompagnato da un fruscio.
    - Chi va là?? - intimò, scattando come una molla. - Dio? Sei tu? - Attese una risposta che non arrivò. Spalancò un palmo ed evocò un fuoco fatuo. - Guarda che non mi faccio molti problemi ad incenerire mezzo caseggiato. L’autocontrollo non è una delle mie doti migliori…
    - ASPETTA!! - strillò una voce maschile.
    Un paio di braccia si sollevò dal tavolo. Qualcuno si era evidentemente nascosto dietro di esso.
Il testone capelluto di Gesù sbucò timidamente dal riparo. Il Nazareno si mise in piedi, con gambe tremanti. La lunga tunica dondolò sul suo corpo. Le maniche ricaddero all’altezza dei gomiti, mettendo in risalto le mani insanguinate.
Il viso era atterrito, completamente terrorizzato.
Lucifero rinfoderò la palla di fuoco.
    - Gesù?? - domandò allibito.
    - Lucifero!! - si felicitò. - Allora… allora sei davvero tu!
    L’angelo scosse il capo confuso. Indicò le macchie rossastre sparse ovunque.
    - Ma… ma…! Che è ‘sto macello?? Che Diavolo è successo?? Sul serio, è colpa di uno dei miei sottoposti? Sembra che qualcuno abbia sgozzato un vitello obeso!
    - Meno male… - farneticò, incespicando verso Lucifero. Si asciugò il sudore dalla fronte, finendo inavvertitamente col macchiarsi ancora di più. - Meno male che sei arrivato…
    - Gesù, che hai combinato?? - Si guardò attorno. - E dov’è tuo padre? Non l’avrai mica ammazzato? Va bene l’invidia e tutto quanto, ma…
    - Cosa? Ammazzato?? Babbo è morto?? - sbiancò.
    - Non hai capito. - Lo afferrò per le braccia. - Cos’è tutto questo sangue??
    Il figlio di Dio sospirò risollevato.
    - Ma no! Non ho ammazzato nessuno! Hai presente la gente che suda dalle mani quando è agitata? - Gesù ruotò i polsi, mettendo in mostra i fori di crocefissione. Un fiotto di liquido arterioso schizzò come una pernacchia. Lucifero lo schivò per un soffio, rischiando di macchiarsi il completo miracolosamente intonso. - Ecco... io quando vado nel panico mi partono le stigmate! Così, senza controllo! Non so che farci!
    - Occhio a dove punti quegli affari. La lavanderia costa.
    - Oh! Per tutti i comandamenti! - tornò ad agitarsi. - Non è possibile! Quindi nemmeno tu sai dove si trovi??
    - Senti, prima datti una calmata, altrimenti qui possiamo aprire una fabbrica di sanguinacci.
    Il serafino gli porse un fazzoletto. Gesù si tamponò meticolosamente le guance, creando una seconda Sindone. Si sedette sul trono celeste.
    - Ok…
    - Sei un po’ più calmo, adesso? - lo assecondò.
    - Sì. Sì, va un po’ meglio…
    Lucifero si inginocchiò accanto a lui, trattandolo come un bimbo spaventato.
    - Mi puoi dire cosa è successo?
    - I-io… io non lo so!!
    - Dov’è Dio? Questo è il suo ufficio. E invece trovo te che schizzi sangue in piena crisi mestruale.
    - Non so dove sia finito il babbo, Lu! - si tirò i capelli, nuovamente disperato. - L’ho cercato ovunque! Non lo trovo!
    Lucifero gli diede una sberla per calmarlo. Gesù dovette porgere l’altra guancia.
    - Concentrati! E dimmi cosa è successo! Parti dal principio, ma non nel senso biblico del termine, per favore. So già tutto della Genesi.
    - Io… io ero qui, al Nono Cielo. Mi stavo… uh… - si schiarì la voce. - Mi stavo facendo i fatti miei. Ma poi… all’improvviso è scattato l’allarme di evacuazione. Io non l’ho preso sul serio. Credevo fosse la solita esercitazione pre-apocalisse. Ma poi mi sono accorto che tutti erano spariti. Non era rimasta una sola anima in tutto lo stabile! E le porte erano sigillate! Non potevo uscire! - Gesù afferrò Lucifero per una spalla e lo fissò negli occhi. - Lo sai che soffro di claustrofobia, Lu?? Da quando mi hanno chiuso in quella tomba fetente! Ma cosa gli è passato per la testa, a quei dementi degli apostoli?? Gli avevo detto che sarei resuscitato! Perchè mai hanno dovuto sigillare il sepolcro con quel masso gigantesco?? Ci misi ore a spingerlo via! Andai in iperventilazione! Sai quanto è stato brutto??
    - Non divagare, Gesù. Hai detto che è partito l’allarme e che tu sei rimasto chiuso all’interno.
    - Sì…
    - Inizia a spiegarmi perché ti trovavi qui, tanto per capire. E non rispondere di nuovo “mi facevo i fatti miei”. Lo capisco al volo se cerchi di farmi fesso.
    - M-ma… io…
    Gli occhi spaventati di Gesù lo tradirono, posandosi per pochi istanti su una porticina in un angolo.
    - Cosa c’è dietro quella porta? - chiese Lucifero.
    - COSA?? Niente! Assolutamente niente!
    L’altro si alzò. Gesù lo trattenne per un lembo della giacca. Lucifero si liberò senza troppa fatica.
    - La tua parola non dovrebbe proferire sempre il vero? - lo ammonì, poggiando un guanto sulla maniglia.
    - Ci sono le ramazze!! - tentò di convincerlo. - E gli strofinacci! Che altro vuoi che ci sia in uno sgabuzzino??
    Lucifero fece scattare il meccanismo e spalancò il ripostiglio. Al suo interno si trovavano effettivamente delle scope, ma erano poste in secondo piano da una ragazza dai lunghi capelli chiari. La donna si coprì gli occhi, accecata dalla luce del cellulare. Indossava un ampio vestaglione amaranto, sebbene le spalline fossero un po’ troppo allentate.
    - ...Maddalena? - domandò Lucifero. Gli occhi infernali brillarono divertiti. - Ah! Adesso capisco “i fatti tuoi!”. Altro che ramazze! Qui stavate scopando in bel altro term…
    - Non essere volgare, Lu! - Gesù si arrabbiò. - Non è successo nulla di carnale!
    L’angelo puntò il telefono in direzione del collo di Maria.
    - E quel succhiotto sul collo? Immagino sia soltanto uno sfogo cutaneo…
    Il Nazareno montò il broncio e si mise a braccia conserte.
    - Senti non mi giudicare, se non vuoi essere giudicato.
    - Ti giudico eccome! - sghignazzò, punzecchiandolo ai fianchi con un gomito. - Anzi, posso anche darti dei saggi consigli per avvampare al massimo il rapporto di coppia!
    Maria rise sotto i baffi. Gesù arrossì.
    - Taci, serpente tentatore! - protestò capriccioso. - Non è proprio il momento per queste battute…
    Maddalena venne invitata ad uscire e si pose discretamente in disparte.
    - Va bene, birbaccione - continuò Lucifero. - Allora ricapitoliamo: tu eri qui a lucidare gli interni, mettiamola così, e all’improvviso è scattata l'evacuazione.
    - Esatto…
    - Sei uscito e non hai più trovato nessuno. Nemmeno Dio. E l’edificio era sigillato.
    - Sì, giusto.
    - Mh. Capisco.
    Il caduto digitò rapidamente sul touch-screen del cellulare, avviando una chiamata. Sullo schermino apparvero le icone di telefonata, sovrapposte all’immagine di una radiosa donna sorridente.
    - Ehy, aspetta - Gesù si preoccupò. - Chi stai chiamando?
    Lucifero accostò l’oggetto all’orecchio.
    - La vergine Maria - rispose con noncuranza.
    - COSA?? SEI PAZZO??
    Il ragazzo gli volò contro, bisticciando con lui per sottrargli il cellulare. Alla fine riuscì a bloccare il tentativo di chiamata.
    - Ehy! Che ti piglia?? - protestò il serafino. - Se c’è qualcuno che può darci una mano, quella è proprio lei.
    - No, nel modo più assoluto! Mamma non deve assolutamente sapere di questa cosa!
    - E perchè mai?
    - Lei è nata mortale, cosa vuoi che ne capisca di magagne angeliche?
    - Anche tu sei nato mortale, Gesù.
    - E infatti sto sclerando di paura! Come può un Dio sparire da un momento all’altro?? L’ho chiamato più volte, ma parte sempre la segreteria. Gli ho lasciato una ventina di messaggi su Concord. Non li ha manco visualizzati. Di sicuro mamma non ne sa nulla, e non voglio farla preoccupare. E poi sai come sono le donne, no?
    - Sì, le conosco molto bene. Molto… a fondo - rise. - Mi stupisco invece di te.
    - Sono pettegole, Lu! Pensa che casino se si diffondesse la notizia che Dio è scomparso! Sai il panico? Immagina cosa farebbe quel guerrafondaio sociopatico di Michele! Metterebbe a ferro e fuoco tutto il Paradiso, pur di trovarlo! Roba da far impallidire il tuo Inferno.
    - Ora non giungiamo a conclusioni affrettate. Dio tutto può, quindi non mi stupirebbe affatto se fosse volontariamente svanito. Magari era stressato… e voleva prendersi una vacanza. Sai, no? Un po’ come Mago Merlino nel cartone della Disney...
    - Non dire fesserie, Lu. Sai meglio di me che papà è uno stacanovista. Lui si riposa regolarmente solo il settimo giorno. E poi è Dio. Può alterare i propri stati d’animo con la semplice volontà. Non può essere involontariamente stanco o depresso.
    - Che poi se è davvero svanito… con chi ho parlato al citofono, allora?
    - Ero io, mi pare ovvio! - alzò il tono. - Ho usato il modulatore vocale dell’altoparlante. Mica pensavi che papà avesse sempre quel vocione di suo? Sai che bruciore alle corde vocali?
    - Dio soffre di laringite?
    - Non è questo il punto!
    Lucifero analizzò la scrivania, i documenti abbandonati e il terminale di lavoro in stand-by. Il salvaschermo raffigurava una colomba di pixel che svolazzava da un lato all’altro del monitor.
    - Resta il fatto - sospirò il caduto - che senza di lui la Direzione Celeste è completamente bloccata. Non possiamo riconoscere e catalogare i peccati. Ho già ricevuto diverse notifiche ufficiali dal Limbo. Non ce la fanno più a trattenere le anime in attesa di giudizio. Questo intoppo rischia di scatenare un effetto domino ben più pericoloso. Altro che Armageddon. Qui non arriviamo all’alba di domani!
    - Ora capisci perché non riesco a calmarmi??
    Mani e caviglie ricominciarono a zampillare. Maria Maddalena si impadronì di una cartellina e la usò impacciatamente per proteggersi dagli schizzi.
    - Ma l’hai cercato dappertutto-tutto?
    - Sì! In tutte le chiese, in tutti i Cieli, in ogni singolo reliquiario benedetto! Ho controllato tutte le telecamere a circuito chiuso! Ho anche scoperto una cosa…
    - Cosa?
    Il Nazareno condusse Lucifero al computer del padre. Smanacciò sulla tastiera e mise in evidenza le immagini registrate dalle videocamere di sicurezza.
Il video proveniva dalla telecamera personale posta all’interno dell’ufficio, e raffigurava l’imponente figura di un uomo barbuto, comodamente seduto sul trono. Gesù aumentò la velocità. La riproduzione di Dio non manifestò alcun comportamento anomalo: lavorò alla scrivania, si sgranchì la schiena, si bevve un caffè, si infilò un dito nel naso, osservò i quadri alle pareti.
Poi, all’improvviso, scomparve completamente dall’inquadratura, come nel più banale dei fotomontaggi video. Senza alcun motivo o spiegazione.
    - Occristo - commentò Lucifero.
    - Dimmi.
    - No intendo... - si avvicinò allo schermo. - È davvero scomparso. Non l’ho mai visto fare così. Dove può essere andato?
    - Ho controllato ogni singola telecamera piazzata nell’Empireo. Quindi non si è semplicemente teletrasportato. Si è proprio volatilizzato!
    - Non mi convince - disse scettico. - Da qualche parte dev’essere finito.
    - La giurisdizione Celeste copre solamente questo edificio. Non abbiamo altre videocamere, se non in remoti angoli di Paradiso.
    - Anche io ho occhi e orecchie ovunque, nell’Inferno. Se fosse riapparso lì allora lo avrei saputo.
    - Papà che va all’Inferno? - rise forzatamente.
    - Credi che tuo padre non sia mai venuto a farmi visita? Sei ancor più ingenuo di quel che sembri, guaritore di Galilea.
    - Quale motivo avrebbe Dio per fare visita a te, Lucifero?
    - Ogni tanto aveva bisogno di staccare un po’ da cirrostrati e cumulonembi, senza contare la schiera di piccioni asessuati che gli lasciavano sempre piume sul pavimento. E le piume degli angeli sono belle grosse, converrai. Così prendeva una bottiglia di Vin Santo, ci facevamo due bicchierini, e lui si godeva un po’ di sauna.
    - Pensi quindi che sia finito all’Inferno…?
    - No, ti dico che lo avrei saputo immediatamente.
    - Allora non c’è speranza! - cedette all’ansia. - Papà ci ha lasciati per sempre!!
    Lucifero abbandonò il terminale ed iniziò a passeggiare per l’ufficio. Cercò di ripristinare le luminarie, che però non potevano funzionare in assenza del Signore. Si accontentò di nuovo della bianca luce del cellulare; puntò il fascio contro le pareti e passeggiò meditabondo.
    - Cosa... stai facendo? - chiese Gesù, ad un passo dall’esaurimento nervoso.
    - Sto ripercorrendo - rispose assente.
    - Ripercorrendo?
    - Sto riproducendo quello che stava facendo tuo padre prima di sparire. Voglio capire se c’è qualche nesso causale.
    Il serafino si sedette alla scrivania, poi si sgranchì la schiena, fece finta di bersi un caffè, si infilò un dito nel naso, quindi osservò i quadri alle pareti. Il suo sguardo si soffermò sull’ultimo dipinto che Dio aveva rimirato. L’opera era una copia del famoso affresco di Buonarroti “la creazione di Adamo”.
Lucifero si calò perfettamente nei panni dell’investigatore forense delle serie tv.
    - Questo è il punto dove il Signore è svanito. - Dichiarò. - E questo è il quadro che stava osservando un attimo prima di scomparire.
    - E quindi?
    L’altro pensò attentamente. Si pizzicò le labbra tra indice e pollice.
    - Inizio ad avere dei dubbi. Hai detto che Dio non è riapparso in nessun’altra immagine della sicurezza, giusto?
    - Sì, ho controllato più volte.
    - Questo esclude che si sia materializzato nell’Empireo, ed io posso garantire per gli inferi. Il che ridurrebbe le possibilità a pochi luoghi soltanto, sebbene molto estesi.
    - Intendi dire…
    - In realtà non ha molto senso. E non ne sono nemmeno sicuro. Ma forse vale la pena verificare.
    Lucifero prese una decisione. Si voltò e fece per abbandonare la stanza, con passo deciso.
    - Dove te ne vai?? - lo richiamò Gesù.
    - A cercare Dio, mi pare ovvio.
    - Sì ma… e io che faccio, nel mentre??
    L’angelo caduto schioccò le dita. Scopettoni e stracci volarono dallo sgabuzzino direttamente tra le mani del figlio del Signore.
    - Tu rimani qui e dai una ripulita a questo macello. E, per l’amor di Antenora, cerca di rilassarti. Prendi una pastiglietta, fumati una canna, fatti spupazzare dalla tua amica, non lo so. Ma non andrai lontano nelle pulizie se continui ad avere il ciclo a mani e piedi.
    - Tutto qui? Vuoi che ramazzi per terra? E se qualcuno là fuori riprende a citofonare? Non ho voglia che Michele mobiliti un’unità speciale per fare irruzione qui dentro. Hai visto quanto è grossa quella spada di fuoco??
    - Appunto. Resta qui e continua a reggere il gioco. Fai finta che Dio sia al proprio posto.
    - Non può funzionare! Capiranno che non si tratta del Signore, prima o poi!
    - Fino ad ora ha funzionato. Io cercherò di tornare prima che mister palle sverse si metta a giocare all’assedio.
    Il Nazareno si incupì. Afferrò mollemente il mocio ed iniziò a sfregarlo sul pavimento.
    - Non sono convinto…
    - Nemmeno io. Ma non abbiamo molte opzioni.
    Lucifero abbandonò la stanza, lasciando Gesù e Maddalena a se stessi.
Salì nuovamente sull’ascensore e tornò a pianterreno. Nel mentre controllò la pagina di FaceGod del Signore, tramite il cellulare. Cercò qualsiasi dettaglio che potesse ricondurlo alla verità su quanto successo. Gli ultimi commenti riportavano:

è tutto il giorno che traghetto anime dannate come un pazzo!! sono tutti incavolati, compreso il sottoscritto. un tizio dagli occhi a mandorla mi ha persino chiesto se sulla chiatta era presente un rinfresco. cos’è questa storia??

- Caronte

 

Qualcuno mi può confermare cosa sta succedendo? Lo chiederei direttamente in pvt a nostro Signore, ma credo mi abbia messo nella lista ignorati…

- Longino

 

Pape Satàn, pape Satàn aleppe! :P

- Dante “Durante” Alighieri

 

MESSAGGIO IMPORTANTE: la Direzione si scusa per i disservizi causati nelle ultime ore. Siamo attualmente all’opera per ristabilire la connessione. Il danno è da imputare presumibilmente all’instabilità dei server teologici. Non dovete preoccuparvi

- Gabriele Arcangelo

 

cosè questo canaio????? quali server e server??? qui cè un problema alla base!!!1! le anime stanno per sfondare i cancelli, ve ne rendete conto?????? perche nostro signore non fa niente????? sono in coda da tre decadi ormai!!!! checcazzo

- Utente bloccato

 

Stiamo lavorando sul problema

- Gabriele Arcangelo

 

“vaffanculo non state facendo un bel niente se lo sapevo non mi convertivo in punto di morte stronzi rimanevo pastafariano

- Utente bloccato

 

Le ricordo che così dicendo lei entra in contravvenzione al comandamento numero uno del decalogo

- Michele Arcangelo

 

fanculo anche a te tua mamma troia e quella puttana di tua sorella

- Utente bloccato

 

Contravvenzione al comandamento sei

- Michele Arcangelo

 

Qui è tutto tranquillo. Fin troppo tranquillo u_u

- Siddhārtha Gautama

 

Ci siamo? È il segnale? Devo avvertire anche gli altri tre? Fatemi sapere, grazie

- Pestilenza

 

    Il resto dei commenti si agglomerava in un confusionario scambio di battute tra anime indignate, arcangeli agguerriti e demonietti in vena di trollare chiunque, specialmente Michele.
Lucifero ripose l’apparecchio nelle tasche interne.
    - Da qui non emerge niente di utile - disse sottovoce.
    Uscì dall’elevatore e tornò all’esterno, dove intanto era accresciuto il numero di entità autoritarie chiamate a raccolta. Michele era più o meno al centro del gruppo, sbraitando e aizzando gli animi. Serafini e cherubini impartivano ordini ai sottoposti inferiori, rinforzando le cancellate ormai sommerse dai defunti. Gabriele stava interrogando alcuni apostoli, giunti direttamente per fornire supporto logistico.
Tutti videro Lucifero. Si bloccarono silenziosamente, tranne Michele.
    - Eccoti qui, dannato! - partì subito alla carica. - Allora?? La tua presenza è stata risolutiva?
    Lucifero evitò di fornirgli un pretesto. Si limitò a scendere gli scalini, mescolandosi poi tra gli angeli.
Gabriele abbandonò momentaneamente la posizione.
    - Allora, Lu? Hai scoperto qualcosa? - chiese speranzoso.
    - Qualcosa. Forse - borbottò.
    - Perdiamo tempo con lui, Gabriele! - sbraitò l’arcangelo in armatura. - Te l’avevo detto che non sarebbe servito a nulla!
    Il caduto si immerse nei propri pensieri. Osservò la folla inferocita, udì gli schiamazzi sempre più assordanti e volgari.
Passeggiò in mezzo ai soldati, portandosi di fronte alle inferriate. Gli arcangeli lo seguirono.
    - Hai in mente qualcosa - disse Gabriele. - Te lo leggo negli occhi…
    Lucifero schioccò le dita sopra la testa.
    - Mosè. Qualcuno ha visto Mosè?
    - Che c’entra adesso Mosè?? - lo aggredì Michele.
    - Ho bisogno di Mosè.
    Si instaurò un rapido passaparola, finché un anziano signore in vestaglia rossa non venne spintonato in avanti.
    - E-eccomi!! - balbettò, agitando un lungo bastone tra le mani. - Chi mi cerca?
    Lucifero non si perse in convenevoli.
    - Ho bisogno di un favore, Mosè - spiegò.
    - Un favore?
    Il serafino avvicinò le proprie labbra alle orecchie del profeta, il quale ascoltò con evidente interesse. Aggrottò la fronte, quindi annuì.
    - Spalancate i cancelli - ordinò Lucifero.
    - I CANCELLI?? - urlò Michele. - Vuoi che i Cieli vengano rasi al suolo da questa massa di anime in collera, forse??
    - Non mi spiacerebbe - confessò - ma non in questo momento.
    San Pietro si avvicinò al grosso lucchetto lucente che tratteneva i catenacci benedetti. Impugnò il mazzo di chiavi.
    - Lo… lo faccio?
    - No che non lo farai! - ordinò l’angelo.
    Gabriele si oppose all’amico.
    - Concedigli una possibilità, Michele.
    - Ti ascolti mentre parli? Vuoi davvero aprire quel cancello? - Indicò le anime dei defunti, che ricordavano vagamente degli zombie famelici. - Sei serio??
    - Io dico… di lasciarlo provare - ribadì. - Non ha nulla da guadagnarci da questa faccenda. Anche lui vuole che la Direzione Celeste torni operativa.
    Pietro deglutì indeciso. Infilò una grossa chiave arzigogolata all’interno della serratura. Michele si protese per fermarlo ma Gabriele lo trattenne.
    - Allora io vado, eh...?
    Tutti gli angeli puntarono armi e benedizioni verso l’ingresso.
Il polso dell’uomo ruotò e il meccanismo si aprì.

    I cardini scricchiolarono sotto il peso della folla. Le anime invasero il Paradiso, pronte a riversare la loro frustrazione sugli occupanti.
Mosè balzò in avanti, incurante della sciatica. Pestò entrambi i piedi per terra e sollevò la vergà a mo’ di scettro.
    - Non temete! - strepitò, un po’ rimbambito dalla senilità. - Abbiate coraggio e vedrete quel che oggi il Signore farà per salvarvi! Questi Egiziani non li rivedrete mai più!
    Si udì un tuono. La ressa tremò e venne spazzata da una forza invisibile, dividendosi in due sezioni speculari. L’evento annichilì istantaneamente la marcia collerica. Tutti finirono per terra, oppure schiacciati malamente come sardine.
Gli angeli assistettero meravigliati.
Lucifero affilò lo sguardo, soddisfatto e decisamente goduto.
    - Che combinate?? - trasalì Michele. - Questa tipologia d’interventi è riservata a fenomeni atmosferici e/o topografici!! Non avete il diritto di trattare la anime in questo m…
    - Senti, Mik - tagliò corto il serafino. Impugnò il cellulare e controllò la galleria immagini. Parlò, senza nemmeno guardarlo in volto.- Voglio risolvere questo problema, mentre tu non fai altro che starnazzare e agitare la tua pertica da mangiafuoco circense. Se davvero vuoi renderti utile allora dammi una mano e continua a fare l’unica cosa che ti riesce: impartire ordini ai soldati, come un perfetto maniaco ossessivo compulsivo. Diversamente - si recò nel tunnel di anime, dandogli le spalle - metti un pentolone su quella spada e cucina due caldarroste per tutti. Non ho tempo da perdere.
    Qualcuno tra gli angeli riprese la scena e scattò delle foto, immediatamente condivise sui social. I likes giunsero come una biblica pioggia di rane.
Il volto di Michele attraversò l’intera gamma dei colori primari; si contorse in smorfie inenarrabili. Strinse i pugni e se ne andò sdegnato.
    Lucifero iniziò ad interagire con ogni singolo spirito che incrociasse, sicuro che un muro invisibile lo mantenesse cautamente al riparo da qualsivoglia azione malevola. Mostrò l’intero repertorio di immagini divine a cui Dio avesse mai attribuito le proprie sembianze: Odino, Vishnu, Sedna, l’invisibile unicorno rosa, l’intera pletora del pantheon greco, più tutta l’infinita sfilza di divinità azteche, egizie e sumere, per poi terminare con la più classica dei classici, ovvero il corpulento uomo col barbone. Chiese eventuali riscontri. Il massimo che ottenne furono sommari racconti da esperienze mortale-terrestri, probabilmente indotte dall’abuso di stupefacenti o da troppe ore passate su internet.
La procedura fu lunga, metodica e demoralizzante.
Il caduto dovette passare al setaccio l’intero piazzale d’accoglienza, finendo infine nei vicoletti malfamati più lontani, che dalla Sfera del fuoco si connettevano direttamente al mondo contingente.
Le speranze del serafino si ridussero, istante dopo istante. Prese ad esplorare i cunicoli ombrosi delle periferie, resi tanto tetri poiché costruiti con luridi nuvoloni carichi di pioggia inquinata. Incontrò scarsa presenza umana, giusto qualche psicopatico deceduto in antichi (e ormai illegali) manicomi d’anteguerra.
Si obbligò ad abbandonare la ricerca, quando notò casualmente un massiccio signore con cappello e impermeabile nocciola, apparentemente al riparo dietro cumuli di rifiuti. Lucifero procedette verso di lui, innescando la fuga improvvisa dell’individuo. L’inseguimento ebbe inizio.
    Lucifero intimò all’uomo di fermarsi, ma quest’ultimo non lo ascoltò.
I due sgambettarono per i budelli. Il signore misterioso rovesciò bidoni e gettò pezzi di condensa per terra, nel vano tentativo di rallentare l’inseguitore. L’altro, agile come una pantera, non ne venne influenzato minimamente.
L’evasione ebbe inevitabilmente termine in un fumoso vicolo cieco, sormontato dal rosso vorticare della Sfera di fuoco sullo sfondo.
    - Fermo dove sei - disse minaccioso il serafino. - Non ho una pistola con cui minacciarti. Non ne ho bisogno.
    L’altro, reticente, non si voltò nemmeno.
    - Girati - impartì Lucifero.
    L’uomo non ebbe altra scelta: alzò le mani e ruotò lentamente sul posto. Lucifero sgranò le palpebre.
La tesa del cappellaccio sgualcito era a protezione del volto canonico del Signore: sguardo saggio e severo, barba bianca e fluente. I suoi occhi erano incredibilmente colmi di paura, e la pelle mostrava evidenti segni di sporcizia e trascuratezza.
    - Dio?? - faticò a credere. - Ma… sei davvero tu??
    Le braccia del Signore tremarono.
    - Lucifero… - esalò, con voce tremante. - Sono… sono io…
    - Ma… - tergiversò. - Cosa significa? Cosa vuol dire? - Scosse il capo. - Dov’è la tua potenza divina?? Non percepisco nulla di ultraterreno, in te!
    - Ho fatto una minchiata, Lu!! - confessò, artigliandosi le tempie. - Una cavolata più grossa di me!
    - Non è possibile! Tu sei Dio! Sei tutto! Puoi sperimentare l'errore, ma puoi istantaneamente cancellarlo con la più incomprensibile delle antinomie logico-filosofiche!
    - Non più, Lucifero… non più ormai… - si intristì.
    I due si sedettero contro il muro del vicolo. Il Signore si tolse il cappello, mettendo in mostra i lividi e i capelli colmi di sangue rinsecchito.
    - Non capisco, Signore. La Direzione Celeste è preda del caos più totale! Le anime gironzolano impazzite nell’Empireo! Gli arcangeli non san più che pesci pigliare, manco San Pietro! Tuo figlio, Gesù, ha quasi dato il giro di melone!

- Gesù?? Perché? Che gli è successo? - domandò.
    - Sei tu che dovresti avere le risposte a tutto! Dovresti conoscere ogni cosa! E invece fai domande... a me??
    - Non sono più quello di una volta, Lucifero! Te l’ho detto! - lo strattonò con forza. - Ho veramente commesso un errore imperdonabile!
    - Spiegati, Signore! Abbiamo analizzato il circuito di sorveglianza privata. Sei svanito nel nulla e, senza la tua presenza, la Direzione è caduta nell’anarchia assoluta!
    - Questo perché la mia divina presenza non esiste più!
    - E perchè mai?
    - Oh, Lucifero! - vaneggiò. - Sapessi quanto è complicato essere Dio! È qualcosa che prima non comprendevo, proprio perché ero divino. E sembra un controsenso. Perchè lo sapevo. Ma, ben conoscendo tutto, significa che conoscevo alla perfezione anche l’ignoranza. Ma non potevo ignorare, in quanto onnisciente.
    - Fatico a seguirti, Signore…
    - Appunto! Vedi?? Ho commesso anche io il tuo stesso errore! Ero lì che badavo agli affari celesti, quando mi sono preso una pausa come tante. Mi sono messo a pensare. Sai no? Quando lasci i pensieri a ruota libera, ben consapevole che non avrei mai trovato risposte alle mie domande, poiché sapevo già tutto! E così… mi sono soffermato casualmente su un quadro.
    - La… creazione di Adamo.
    - Sì. Ho ripensato ai vecchi tempi - sorrise - quando già presagivo l’eternità ma ancora non avevo creato la vita indipendente, la coscienza nel libero arbitrio. Mi sono perso nei ricordi. E mi sono inavvertitamente domandato...cosa significasse davvero essere mortali.
    - Ma tu conosci… o meglio… conoscevi tutto. In quanto Dio sapevi benissimo cosa significasse essere creature mortali.
    - Sì, Lucifero! Lo sapevo! Ma… lo sapevo in quanto Dio. Non in quanto mortale. E così è successo…
    - Successo…?
    - È stato un attimo - raccontò addolorato. - Non l’ho nemmeno fatto apposta. Ho desiderato… di divenire mortale.
    - Tu… cosa?
    - Io posso… cioè, potevo tutto! E, nella mia onnipotente volontà, ho desiderato essere un mortale. E, poiché potevo tutto, è successo realmente. Sono divenuto mortale. Mi sono ritrovato sulla Terra, così, in un batter di ciglia.
    - Non è possibile… - si oppose.
    - Ti assicuro che è andata così, Lu! Sono divenuto un mortale per davvero! Il mio potere divino è stato in grado di togliermi il potere divino!
    - Cioè non hai più i tuoi poteri?
    - No! E non li riavrò mai più! E tutto questo - colpì il muro dalla rabbia - soltanto perché ho espresso inavvertitamente la mia maledetta volontà! Che io sia dannato, porco me!
    Il serafino passeggiò nervosamente attorno alla ex-divinità.
    - Questa faccenda è pazzesca. Se le cose stanno davvero così allora abbiamo il problema più grave di tutti. Ci manca Dio! Ovvero l’unica cosa che poteva sistemare qualsiasi problema, anche il peggiore dei disastri ontologici! Il collante stesso dell’universo! Lo Yin e lo Yang! L’Essere eterno! Il...
    - Sì, il concetto è quello, Lu. Non rigirare il dito nella piaga.
    - E tutto quel sangue che ti cola dalla testa?
    - Essere mortali è uno schifo! - dichiarò. - Quando sono apparso sulla Terra mi sono subito sentito male. Il mondo vorticava caotico attorno a me, con la sua confusione, l’aria nei polmoni, il freddo sulla pelle, il prurito alle natiche. È stato orribile! Normalmente i bambini nascono senza avere memoria del parto, sennò rimarrebbero traumatizzati a vita. Beh, pensa cosa significhi invece incarnarsi istantaneamente nel mondo, un po’ come essere sparati via da un utero ultraterreno gigante ma senza le difese di un pupo incosciente!
    - In questo momento… mi sto immaginando una scena raccapricciante. E normalmente gestisco l’Inferno, dico solo questo.
    - Sono caduto nel panico! L’intera fragilità umana mi è piombata addosso come una pioggia gelida! Ho sperimentato la vera paura! Il vero timore! Il vero dolore fisico! La fame! Poi però mi sono ricordato di una cosa…
    - Cosa?
    - La Chiesa, Lu! - alzò un indice. - I templi in mio onore! Avrei forse potuto ristabilire un legame con il dopovita, magari tramite un prete, un’evocazione celeste, accendendo un cero! Sono sicuro che qualcuno, lassù, avrebbe notato che il Signore era sbadatamente finito in un edificio di origine mortale. Magari mi avrebbero assistito, trasmutato in spirito carnale com’è successo con la Madonna!
    - Ed è andata così?
    - No! - piagnucolò. - Perchè ho sbagliato un’altra volta! Mi sono messo a correre felice verso la chiesa più vicina! Ero in mezzo ad una grossa città, forse New York, forse Londra. Che vuoi che ne sappia…
    - In Inghilterra tengono la sinistra, Signore…
    - Chissenefrega, Lu! Resta il fatto che non ho fatto attenzione quando ho attraversato la strada. Cioè: non è che, in quanto divinità, io mi sia mai preoccupato di rispettare il codice stradale, non ti sembra? E… e dunque mi sono fiondato senza guardare. E… e poi… mi sono ritrovato qui, in mezzo alle schiere di anime decedute. Ci credi, Lu? Io! L’onnipotente! Creatore di ogni cosa! Investito da una volgare utilitaria di seconda mano!
    - E perché non sei tornato alla Direzione Celeste? Perchè ti stavi nascondendo in questo dedalo fetente?
    - Ma ti pare! - urlò. - Se gli angeli mi vedessero così?? Se le anime sapessero che il Dio a cui hanno rivolto da sempre le preghiere non esiste più??
    - Beh, Signore - fu onesto. - Non so se hai controllato il trend della popolarità cristiana, ultimamente. Il numero di adoratori è calato drasticamente. Ora se vuoi fare colpo devi rappare su Youtube. Le messe in latino sono decisamente superate.
    - Ora non è più un mio problema! Non sono più Dio! Sono un misero mortale… non sono più niente. E la Direzione non può vedermi tornare in vestigia terricole. Il morale crollerebbe all’istante. Nessuno avrebbe più un pretesto o una guida a cui appellarsi. I credenti si rivolterebbero, la borsa centrale consacrata affonderebbe all’istante, le antiche profezie perderebbero di credibilità. E poi… cosa penserebbe Gesù?? - L’uomo si stropicciò le occhiaie stanche. - L’ho mandato a crepare su una dannatissima croce, in nome della mia causa! Sai quanti psichiatri ha visitato, tentando di superare quello shock giovanile? Non posso fargli anche questo!
    - Senza contare la claustrofobia…
    - Come?
    - Niente, niente - biascicò. - E dunque come pensi di risolverla? Non puoi continuare a nasconderti tra le anime.
    - Certo che posso! E lo farò. Sono mortale, mica scemo.
    - Ma… e… e la Direzione Celeste??
    - Cosa vuoi che ti dica? Meglio che Dio rimanga un mistero, come dopotutto è sempre stato, piuttosto che saperlo defunto. Non credi? Sono sicuro che troveranno un modo per aggiustare un po’ le cose.
    - No, non accadrà, Signore. Arcangeli, serafini, cherubini sono letteralmente persi, senza di te. Gabriele sta facendo il possibile ma gli altri sono sul piede di guerra.
    - Fammi indovinare - sospirò. - Michele, non è vero?
    - Sì, ma anche a me non è che vada meglio. Ti ricordo che ho legioni di demoni da tener tranquilli. Si stanno tutti agitando, e sai bene cosa succede quando i demoni si incazzano sul serio. Fughe spirituali, possessioni, bipolarismo incostante. Rimembri l’ultima volta che abbiamo avuto un hacker nel sistema di gestione dei dannati? Te lo ricordi? Gabriele posseduto, travestito da chierichetto, che cercava di adescare e di ingropparsi tutti i preti nella cattedrale?
    - Per favore, avevi detto che non ne avremmo più parlato.
    - E quello non era che un assaggio. Immagina cosa potrebbe accadere ora che non ci sei più!
    - Non assillarmi in questo modo! - lo implorò. - La mia mente mortale non riesce a gestire tutta questa pressione!
    - Almeno troviamo una soluzione momentanea, Signore! Non possiamo semplicemente far finta di nulla. È una ricetta sicura per il fallimento.
    - E se… - ideò. - E se ci ficcassimo un falso Dio? Tipo… tipo il vitello d’oro? Una volta ha quasi funzionato. Potremmo creare una nuova campagna pubblicitaria che ruota attorno all’idolatria semplificata. L’oro va ancora di moda tra i mortali, no?
    - Ossignore… in tutti i sensi.
    La divinità perduta ebbe una folgorazione. I suoi occhi si fecero intensi e indecifrabili. Scrutò Lucifero dalla testa ai piedi.
    - Magari… - commentò sottovoce.
    - Cosa c’è? - tentò di capire. - Ho qualcosa sulla camicia?
    - Forse possiamo trovare un escamotage. Potrebbe essere la terza boiata del secolo. Ma se funziona… allora io e te salveremo entrambi le chiappe. Anche se solo momentaneamente…
 

* * *

 

    Di fronte alle cancellate, intanto, le tensione era salita alle stelle.
Il trucchetto di Mosè stava perdendo di intensità. Molte anime erano già riuscite a trascinarsi fuori dal mucchio, percorrendo il corridoio centrale fino all’ingresso.
Gli angeli si erano attestati come ultima difesa, disperdendo la folla grazie a colpi d’ali e insopportabili cori gregoriani ad ultrasuoni.
La spada infuocata di Michele aveva raggiunto livelli crematori, e il padrone non vedeva l’ora di abbatterla con (molto sommaria) giustizia sui trasgressori. Si ricordò del giorno in cui cacciò Adamo ed Eva dall’Eden. In qualche modo percepì un piacevole ribollire nelle vene.
    - Ve la faccio di nuovo vedere, sodomiti fornicatori - straparlava a se stesso, con un ghigno malefico. - Vi prenderò a pedate nelle terga, ad uno ad uno. Come feci con quel finocchio di Lucifero. Questo luogo tornerà di nuovo lindo, puro e intonso.
    Ci fu quindi un bagliore accecante, che dalle periferie delle nuvole si diffuse a tutto l’Empireo. L’apparizione di Michele sembrò un faro da palcoscenico, a confronto. Tutti dovettero voltarsi. La luce svanì, sostituita dalle candide note dell’Ave Maria di Schubert.
    Il Signore si palesò dalle stratificazioni madreperlacee e nottilucenti. Il suo corpo intonacato trasudò possanza e rispetto in tutte le direzioni. Dal capo emanò un’aura di potere da far invidia ai cartoni giapponesi.
Mosse i propri passi, con la sicurezza che solamente una creatura divina avrebbe mai posseduto.
La barba e i lunghi capelli bianchi ondeggiarono privi di peso, spandendo note profumate di lilla e cardamomo. Gli angeli più vicini caddero preda di un’estasi inattesa, quasi orgasmica. Michele dovette istantaneamente infilzare la lama sul terreno e chinarsi, abbassando il capo intriso di lacrime.
Le anime e i penitenti si inginocchiarono in preghiera.
Gli apostoli esplosero in una tifoseria da stadio.
    Dio, l’Essere perfetto, si prese tutto il tempo per camminare fino alle cancellate, dipingendo onde di luce al semplice passaggio. Il fenomeno agì come uno psicofarmaco di massa, trasformando la gente in sorridenti ebeti frastornati.
L’Eterno raggiunse il posto di blocco celeste. Gabriele si prostrò ai suoi piedi, quindi porse una mano verso di lui, in una disperata richiesta di soccorso.
    - Signore…! - singhiozzò nel pianto. - Signore… siete tornato…!
    - Sì, Gabriele - rispose, con tono di voce autoritario e calmante. - Sono di nuovo tra voi, mio servo fedele.
    - Eravamo… eravamo perduti! Non sapevamo cosa fosse successo! Pensavamo che fossi ancora rinchiuso oltre il Nono Cielo!
    - Io sono, ero e sarò sempre ovunque, o uomo vestito di lino. Era tutto compreso nel mio intento superiore. Vi ho messi alla prova. E voi l’avete superata.
    - Lo sapevo - sussurrò San Pietro, stringendo un pugno in segno di vittoria.
    - Siete stati in grado di gestire al meglio una piena crisi di fede, miei prediletti. Ma vi siete mantenuti saldi, avete creduto in me e nel mio operato.
    Gli angeli tacquero, in reverenziale rispetto.
Gli occhi del Signore si fecero furbetti, giusto per un istante. Si posarono su Michele, quindi tornarono a rimirare la schiera di creature alate.
    - Siete stati tutti esemplari. Tutti… tranne Michele.
    L’arcangelo sbigottì, divaricando oltremisura i bulbi oculari.
    - Mio… mio Signore…? - chiese terrorizzato.
    - Ti sei fatto un po’ troppo prendere la mano da quell’attizzatoio che ti avevo regalato più di settemila anni fa, Michele. Lo sapevo che il piccolo chimico sarebbe stata un’idea migliore, ma come minimo avresti fatto saltare in aria un ossario.
    - M-m-ma…
    - Niente ma, Michele. Sei in punizione. - Dio schioccò le dita. Lo spadone angelico si trasformò in un battipanni in vimini. - Dovrai pulire e rassettare talari ecclesiastici per almeno venti decadi.
    - Ma Signore…!! - protestò inutilmente.
    - Questa è la volontà di Dio - stabilì.
    La folla esplose in un tripudio di applausi, fischi e battute sarcastiche.
La divinità riprese a camminare, salendo lungo la scalinata per riappropriarsi del trono celeste che gli spettava. Si voltò un ultimo istante, subito prima di entrare.
    - Attendete qui. Devo dare una risistemata all’ufficio, poi riprenderete tutti a lavorare come da Principio.

    Dio chiuse i portoni dietro di sé e superò lo stanzone centrale. Prese l’ascensore. Sopportò la bossa nova. Tornò nello studio privato.
Gesù e Maddalena erano ancora all’interno. Il figlio del Signore aveva manomesso un distributore di panini e, colto dal nervosismo, li aveva moltiplicati fino allo sfinimento, per poi abbuffarsi compulsivamente.
Dio fece il proprio ingresso. Il Nazareno si illuminò a giorno. Sputò pezzi di insalata e allargò le braccia.
    - Babbo!! - disse felice. - Babbo sei tornato!!
    Il Signore parve ignorarlo sgarbatamente. Gli passò accanto e lo mise a tacere con un gesto.
    - Un attimo.
    Dio estrasse una chiavetta USB e la infilò nel terminale. Aprì un programma e pigiò il tasto “send to”, poi cliccò “select all” e inviò un video a miliardi di utenti.
La riproduzione apparve in Empireovisione, interrompendo qualsiasi programma in onda. Il file riportava il sorridente faccione di Dio che, come un politico in piena campagna elettorale, rassicurava amabilmente i propri cittadini. Il discorso era sommario e insipido, ma farcito di discorsi talmente ben orchestrati da convincere anche il più scettico degli atei.
Gesù osservò, senza capire nulla.
Il Signore si stravaccò sul proprio trono, esalando un fiato di fatica. Portò entrambi i palmi al viso ed iniziò ad agitarli attorno al collo. Si udì il rumore di una bottiglia stappata. Il Nazareno cacciò un urlo effeminato e per poco non cadde all’indietro.
Dio reggeva il proprio viso tra le dita. Sulle spalle era presente il perplesso volto di Lucifero.
    - L-L-Lu??
    L’altro poggiò i gomiti al bancone e si massaggiò le guance stravolte.
    - Che c’è…? - chiese atono.
    - Ma.. ma!! Tu… tu sei…?
    - Dio? - completò la domanda. - No. Magari lo fossi. Mi chiamano in tanti modi: il cornuto, l’incappucciato, il blasfemo, il signore del male… ma anche il maestro degli inganni.
    - Ti sei sostituito a nostro Signore?? A… a mio padre??
    - Prima che ricominci a pisciare sangue: sì, ma non è stata una mia idea. L’ho deciso assieme a Dio. O meglio… a ciò che ne rimaneva.
    - Come sarebbe a dire??
    Lucifero gli spiegò brevemente la situazione.
    - ...e così - concluse - abbiamo pensato a questa messinscena. Io mi sarei finto tuo padre, mentre lui, mortale, sarebbe rimasto nascosto in mezzo alle anime come lui.
    Gesù riprese immediatamente ad espellere plasma come una fontana.
    - Questa storia è pura follia, Lucifero!! Mio padre è un mortale, e il Diavolo in persona ora regnerà sul trono dei cieli??
    - Credi che io sia contento, Gesù?? - si innervosì. - Perchè pensi che mi sia fatto cacciare dal Paradiso, tanto per cominciare? Pensi davvero che quel bietolone di Michele sarebbe mai stato capace di bandirmi? Lui?? Che se non ha un’arma in mano inizia subito a succhiarsi il pollice??
    - Io non…
    - Non mi piace il Paradiso - narrò, aiutandosi con la pantomima. - La ritengo un’attività moscia e fallimentare in partenza. E lo avevo capito già allora: la penitenza e la rinuncia non sono fattori socioeconomici destinati a durare. I peccati, invece, acquisiscono valore proporzionalmente al tempo e al tasso di crescita mortale. Ecco perché me ne sono andato. Per aprire la mia società. Ho solo fatto credere a tutti che fosse la volontà di Dio. Ma lui sapeva. Ha retto il gioco. Alla fine voleva solamente che trovassi la mia strada.
    - Sì, ma adesso le cose sono cambiate!
    - Già. Dio è divenuto mortale, e ha un disperato bisogno di aiuto. Anzi, tutti abbiamo bisogno di aiuto. Ecco perché questa storia non dovrà MAI uscire da queste mura immateriali.
    - Cioè? - allibì. - Dovremmo starcene zitti zitti?? Mentre tutti credono che Dio sia ancora al proprio posto??
    - Esattamente, Gesù. Io rimarrò qui, fingendomi nostro Signore supremo. Cercherò di mandare avanti la baracca, al meglio delle mie capacità. Il problema è che non avrò mai pieno accesso alla banca dati divina. Dovremo improvvisare. Ho già mobilitato un esercito di demoni informatici professionisti. Ci aiuteranno a creare una facciata che faciliti le cose. Nemmeno l’Inferno è in grado di reggere un tale afflusso migratorio di anime, senza il Paradiso a ciucciuarsi parte della fetta.
    - E pensi che nessuno lo scoprirà mai?
    - Chi lo sa. Ma io, te e Maddalena saremo gli unici stronzi a sapere la verità. E così dovrà essere. Forse per sempre
    Lucifero puntò il dito guantato contro Maria, che annuì preoccupata.
Il Nazareno si sedette sul pavimento sporco di sangue, alimentando la pozza con polsi e caviglie.
    - E cosa ne sarà di papà…?
    - Non lo so. Ora dobbiamo preoccuparci di far funzionare ‘sta zuppa - rispose, digitando abilmente sulla tastiera del computer. - È necessario ripristinare almeno una parte della Direzione Celeste. Poi penseremo a tuo padre.
    - Ma cosa si può fare a riguardo?
    - Non ne ho la più pallida idea. Abbiamo visto tutti come si fa a trasformare un Dio in mortale. Il problema è che non sappiamo come realizzare il processo inverso.
    - Mi ricordo che, una volta, un certo Ercole…
    - Mica crederai a quella storiella?
    - Beh, il figlio di Dio disceso dal cielo che cammina sull’acqua e rinvigorisce gli storpi ti sembra forse più credibile??
    - Vabbè, non importa. Concentriamoci sul nostro lavoro, adesso.
    Gesù e Maddalena si scambiarono occhiate perplesse. Il ragazzo rivolse un’ultima domanda a Lucifero.
    - Però toglimi ancora una curiosità, Lu.
    - Spara.
    - Se tu ora rimarrai alla guida del Paradiso… allora chi controllerà l’Inferno?
    Il caduto, provetto nel multitasking, riuscì contemporaneamente a digitare e a fugare i dubbi del figlio del Signore.
    - Ho messo qualcuno a dare un’occhiata.
    - Ah, capisco. Immagino tu abbia solo l’imbarazzo della scelta.
    - Demoni e arcidiavoli, intendi?
    - Suppongo?
    - Non scherzare - rise. - Quelli sono incarnazioni di vizi capitali, gioventù bruciate e pessimi percorsi universitari. Non ci penserebbero due volte a buttarmelo in quel posto e fregarmi la poltrona alla dirigenza.
    - E allora… - si accigliò - ...chi hai messo alle redini…?

 

* * *


    Dall’altro capo dell’emisfero, proprio nelle profondità del Nono Cerchio, un impettito servitore demoniaco conduceva un giovane uomo dai capelli neri attraverso le grotte sulfuree. Il diavolo indossava un frac con code da pinguino, e parlava con voce calma e composta.
    - ...e una volta percosso l’intero tratto della burella - continuò nel sermone - lei giungerà infine nelle sue stanze, od Oscuro.
    Il mortale seguì fedelmente i passi del demonio. La roccia attorno a lui riluceva di mille tonalità rossastre, accompagnata da nebbioline fumose ed improvvise emissioni di calore. Lo scalpiccio delle suole veniva sporadicamente interrotto da lamenti di agonia ed echeggianti rumori di catene. L’intera scena turbò visibilmente l’ospite, che tuttavia continuò a marciare.
Il demone condusse il suo nuovo padrone dinnanzi ad una colossale porta in onice nero, su cui erano cesellati un pentacolo e un gigantesco teschio caprino.
    - Questo è il luogo, od Oscuro - lo invitò, con un gesto di riverenza.
    Le ante si spalancarono, liberando una vampata di agonia gassosa. L’interno si presentò molto meno terrificante del previsto. Le pareti rocciose erano state abilmente levigate, circondando una lucidissima scrivania in ebano. L’arredo era semplice ma essenziale, completo di un mobiletto con alcuni alcolici e un sontuoso tappeto araldico sul pavimento. Una gigantografia sormontava la parete opposta all’ingresso, proprio al di sopra della scrivania, rappresentante uno spoglio monte Golgota illuminato da un raggio di sole. Un lato della stanza era costituito da un intreccio di stalattiti e stalagmiti, che si affacciava su una sfavillante cascata di lava rovente.
Il demonio impartì le ultime istruzioni.
    - Avrà tutto il tempo necessario per abituarsi al nuovo ambiente, od Oscuro. Quella è la sua postazione principale - indicò. - È munita di un sistema audio qualora avesse bisogno di comunicare direttamente con la servitù. E non si faccia problemi a versarsi un bicchierino, oppure chieda direttamente ai domestici, od Oscuro.
    L’uomo si grattò la ricrescita sul mento. Avanzò timoroso sul tappeto, roteando su se stesso e rimirando la cupola naturale al posto del soffitto. Si sentì vagamente spaesato. Una vampata di calore gli ricordò del luogo in cui si trovava. Si allentò il colletto della tunica.
    - Fa… caldino qui dentro - ammise.
    Il maggiordomo cornuto estrasse un telecomando dalla giacca e premette un bottone. Una piccola sezione di muro ruotò verso l’esterno, esponendo l’unità refrigerante di un condizionatore. L’aria iniziò immediatamente a rinfrescarsi.
    - Avete… l’aria condizionata? - si stupì.
    - Ovvio, od Oscuro. L’Inferno deve risultare tale per i dannati, non per chi vi lavora.
    - Capisco…
    Lo schiavo porse un mezzo inchino.
    - Ora la lascerei, se lei concorda. In questo modo confido che avrà modo di abituarsi al meglio al nuovo ambiente. Senza alcuna fretta.
    - Io… uh… sì. Va bene.
    - Ma non esiti a chiamarci per qualsiasi bisogno, o anche solo per qualsivoglia domanda, od Oscuro. Lei è signore e padrone, adesso.
    Il mortale si riprese dalla meraviglia iniziale e si ricordò di un dettaglio fondamentale.
    - Ah, per il mio pagamento? Cioè… non voglio risultare petulante. È che…
    - Sul retro del dipinto, od Oscuro. Troverà una cassaforte. La combinazione è il numero della bestia.
    - Ok. Chiaro.
    - ...elevato alla dodicesima ed integrato con limite che tende a meno cinque terzi.
    L’altro si immobilizzò.
    - Scherzavo, od Oscuro - precisò l’inserviente. - Qui nell’Inferno è gradita un po’ di ironia, di tanto in tanto.
    - Suppongo sia un bene - rispose, per nulla divertito. Si recò dal quadro e infilò le dita dietro alla cornice. Capì che il dipinto altro non era che un pannello inclinabile. Lo aprì, individuò la cassaforte incastonata nel muro e ruotò il pomello della combinazione. Il meccanismo si allentò a seguito del triplo sei. Il nuovo direttore si impadronì di una tintinnante sacca di tela. La aprì e contò sommariamente una trentina di denari.
    - La abbandono ai suoi affari, signor Iscariota - si congedò l’altro.
    Giuda rimase solo. Si prese qualche minuto per girovagare incuriosito. Controllò minuziosamente ogni singolo dettaglio, ancora stordito dall’evento. Punzecchiò la piuma di un calamaio con il dito indice. Lesse l’etichetta dei superalcolici, che comprendevano liquori vecchi di quasi duemila anni. Cercò di ignorare il lamento dei dannati che proveniva un po’ ovunque. Si grattò il capo, scompigliando i capelli nell’aria artificiale del climatizzatore. Alla fine si sedette e rimirò la scrivania.
Al centro del tavolo era stato collocato uno schermo palmare. Lungo il bordo figurava un citofono a più tasti.
    - Ok - si scrocchiò le dita. - Mettiamoci al lavoro, dunque.
    Giuda sculettò sulla poltrona. La pelle di dodo sottostante emise alcuni scricchiolii. L’apostolo realizzò la propria ignoranza sul da farsi. Fece per attivare l’interfono, ma notò invece le scritte sul palmare. Una di esse era corredata da un punto esclamativo lampeggiante. Toccò la parola “attività lavorativa” e passò ad una sorta di foglio di calcolo. La pagina mostrava un semplice grafico a barre, in riferimento alle numerose pene da infliggere ai dannati. La maggior parte dei valori rientrava in una percentuale più che ottimale. Solamente la candela del “toro di Falaride” era ampiamente in difetto.
Iscariota cercò il relativo foglio di calcolo e vide numeri di temperatura particolarmente bassi. Armeggiò sul display e attivò una manopola virtuale. La temperatura risalì immediatamente. Il programma si chiuse da solo, riconducendolo alla schermata iniziale. In un angolino apparve una graffetta dalla coda appuntita, corredata da una bolla a fumetto: “Ottimo lavoro, continua così!”.
L’Oscuro si grattò il naso, insicuro sulla bontà del consigliere precompilato. Osservò di nuovo l’ambiente in cui si trovava. Tutto sembrava funzionare. Scivolò sullo schienale. Si mordicchiò la parte inferiore delle labbra. Emise alcuni schiocchi con la lingua. Contò di nuovo i denari. Rilesse la lista sul monitor e individuò un tasto un po’ in disparte: “Relax”. Fissò le parole. Pigiò anche quel tasto.
Dal soffitto calò istantaneamente una sfavillante sfera da discoteca. Una coppia di gabbie fuoriuscì ai suoi lati, complete di formose indemoniate sadomaso che ancheggiavano al ritmo di “Disco Inferno”. Dalla scrivania si palesò infine un elegante portasigari in argento. Il contenitore si spalancò come una molla, esponendo il sigaro più grosso che il mortale avesse mai visto.
Gli occhi di giuda si soffermarono sulle natiche delle satanasse, poi proseguirono fino al tabacco rollato. Afferrò delicatamente il sigaro tra le dita e lo annusò, percependo afrori e sensazioni che ne saturarono inspiegabilmente i sensi.
Le lucette della sfera vorticarono. Le ballerine si strusciarono languidamente contro le sbarre. I bassi musicali parvero incrementare di intensità.
Iscariota attivò l’interfono. La voce del servitore precedente gracchiò dalla retina circolare.
    - Sì, od Oscuro? - chiese educatamente.
    - Uh… ci sono degli impegni impellenti, per oggi? - si accertò Giuda.
    - Beh, ci sarebbe da rivalutare completamente il registro dei dannati, od Oscuro. Dal Sesto Cerchio lamentano inoltre una carenza di ciocchi dei roghi per gli epicurei, od Oscuro.
    Il direttore ci pensò un istante.
    - Allora inviate un carico completo di legna - improvvisò.
    - Sarà fatto, od Oscuro.
    - Magari… - ci prese gusto - allegate anche qualche balla di fieno. Giusto per essere sicuri che non si spengano.
    - Splendida idea, od Oscuro.
    - Mentre per quanto concerne la lista dei dannati… - Giuda adocchiò le satanasse. - Direi che per ora non è nelle priorità principali. Anzi, se possibile non vorrei essere disturbato per le prossime due ore.
    - Come lei desidera, od Oscuro.
    L’uomo chiuse la chiamata e sorrise, come se avesse appena vinto alla lotteria. Si stravaccò comodamente sulla postazione. Allungò il sigaro verso un rigagnolo di lava poco distante. La punta si incendiò all’istante. Giuda poggiò entrambi i piedi sulla scrivania e aspirò una prima boccata.
    - Se Marco e Cassio mi vedessero ora... - pensò.
   
 
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