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Autore: smak978    20/11/2018    9 recensioni
"Succorbentis?" Chiese Malfoy con un filo di voce, coprendo subito il volto con quell'insopportabile maschera. "Hai la Succorbentis?" Silenzio. "Lo sai che è una malattia incredibilmente rara, vero? ...E lo sai che è incurabile, vero?" Silenzio. "Non c'è da stupirsi che ti rifiuti di accettarlo." Ron/Hermione/Grifondoro OOC
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Ciao nostre adorate lettrici e nostri adorati lettori!
A settembre dovevamo scegliere se aggiornare a ottobre o a novembre, e abbiamo chiesto a voi cosa ne pensavate: dato che abbiamo avuto una richiesta per ottobre, una per novembre e un “uguale” abbiamo deciso di aggiornare a novembre! Grazie a malikx, ilariapokemon e DolceZeref per averci detto la loro, e grazie a tutti quanti per aver recensito e averci chiesto quando usciva questo capitolo!
Passiamo ora a una nota dolente, ma IMPORTANTE: il prossimo capitolo, quello di dicembre, sarà l’ultimo a nostra disposizione. Lo pubblicheremo sempre il 20, come regalo di Natale. Purtroppo smak non ha ancora aggiornato, e non aggiorna da due anni. Noi non abbiamo perso e non perdiamo le speranze, perché comunque è una storia pesante e non è facile da scrivere. Lei aveva promesso che non avrebbe smesso, e noi ci crediamo ancora. Quando aggiorneremo il prossimo capitolo segneremo la storia come incompleta. Inutile dire che noi speriamo sempre nel miracolo. Se volete avere qualche aggiornamento, potete guardare direttamente sulla storia originale, oppure quando (e non se, non vogliamo un se) ci sarà un nuovo capitolo lo tradurremo e lo posteremo il 20 del mese, come abbiamo fatto fino ad ora.
Un bacione a tutti,
malpensante e Pandina
 
 
 
 
Capitolo 43 – Alti e Bassi
 
Hermione si strofinò gli occhi, come se quella piccola azione avesse il potere di cancellare la stanchezza dalla sua mente. Non chiudeva occhio da venti ore e iniziava lentamente a sentirne gli effetti collaterali.  Era da un po' che rileggeva la stessa frase, ma non aveva senso. Conosceva le parole e ne capiva i rispettivi significati; le leggeva, ma non riusciva a comprendere cosa stesse cercando di dire il libro. Era ora di riposare.
 
Sospirò lentamente e si voltò a vedere come se la passavano i suoi insoliti compagni di studio.
 
Quella notte Malfoy aveva un'espressione arrabbiata che non vacillò neanche per un istante. L'aveva tenuta sotto controllo; semmai era peggiorata.
 
Era stato piuttosto pacato durante le loro ricerche. Sì, ogni tanto sbottava o alzava gli occhi al cielo, ma tutto sommato si era comportato piuttosto bene. Era distante e non aveva alcuna intenzione di fare amicizia. Non poteva biasimarlo; anni di rivalità e odio non potevano essere cancellati da un paio di cenni o gesti forzati. E poi neanche lei aveva proposto una tregua.
 
Tuttavia, in quel momento realizzò che era stato addirittura accogliente. Se Malfoy non aveva avuto alcun interesse a collaborare con lei, riteneva certamente che farlo con Neville fosse un oltraggio.
 
Gli aveva lanciato occhiatacce per tutta la sera, borbottando tra sé e sé e intingendo con violenza la penna nell'inchiostro ogni volta che ne aveva la necessità. Hermione aveva anche il sospetto che si tirassero calci sotto il tavolo, dato che entrambi sussultavano o sobbalzavano a intervalli irregolari.
 
Neville non stava per niente migliorando la situazione; non si immergeva nello studio come loro, i suoi libri erano ammucchiati in un cumulo disorganizzato sulla sua metà del tavolo, e non riusciva a stare fermo. Faceva tamburellare le dita, canticchiava sottovoce oppure rigirava la penna tra le dita. Hermione aveva scoperto queste sue abitudini anni prima, quindi non le dava molto fastidio. Riusciva a non pensarci; ma era ovvio che la cosa mandasse Malfoy su tutte le furie. Aveva già spezzato in due la sua penna pochi minuti prima, e sembrava sul punto di rifarlo. E come se non bastasse, Neville lanciava degli sguardi al Serpeverde, sogghignando. Sapeva di essere irritante.
 
Un piccolo movimento colse la sua attenzione; la mano di Malfoy si stava lentamente avvicinando alla sua bacchetta.
 
"Che ne dite di andare a letto?" Chiese Hermione prima che potessero affatturarsi a vicenda... chi voleva prendere in giro? Prima che Malfoy spedisse Neville in Infermeria. "Non so voi, ma io riesco a malapena a tenere gli occhi aperti."
 
"Sì, le parole hanno smesso di avere senso almeno un'ora fa." Convenne Neville, stiracchiandosi sulla sedia. Sembrava completamente a suo agio, sebbene Malfoy avesse assunto un'espressione ancora più infuriata.
 
"Perché hai invitato il babbano?" Ringhiò Malfoy, chiudendo di scatto il suo libro. Raccolse con rabbia le pergamene, stringendo con forza i pugni. Wow. Non lo vedeva così infuriato da quando l'aveva messo alle strette per fargli rivelare le vere condizioni di Harry. "È maledettamente inutile. Mi ero preparato a ricevere quel deficiente del tuo ragazzo e invece hai portato qui quella cosa. Avrei preferito addirittura Weasley."
 
"Sono ancora qui." Fece notare inutilmente Neville, lanciando a Hermione uno sguardo esasperato.
 
Ignorò le insinuazioni sul suo ragazzo, raccogliendo i suoi libri. "È qui perché sa delle condizioni di Harry, perché gli vuole bene e perché tre menti sono meglio di due."
 
"Ne dubito." Sussurrò Malfoy che, trattenendo uno sbadiglio, raggruppò le ultime pergamene rimaste.
 
Sembrava stanco.
 
Probabilmente Hermione non l'aveva notato perché di solito passava la maggior parte del tempo a ignorare l'esistenza degli altri due, ma adesso che se n'era accorta era impossibile da ignorare. Gli si stavano formando delle borse sotto agli occhi, che erano rossi, e perfino mentre lo osservava stava cercando di trattenere uno sbadiglio.
 
Avrebbe dovuto dire qualcosa? No, non erano amici. Erano a malapena conoscenti. Avevano un obiettivo in comune; ecco tutto.
 
Invece Neville parlò. "Com'è andata ieri sera?" Che?
 
Malfoy non rispose immediatamente, e Hermione non pensava che l'avrebbe fatto. Aveva espresso molto chiaramente il suo disprezzo per Neville appena si era avvicinato al loro tavolo. Tuttavia, più aspettavano una risposta, più si faceva evidente non lo stava ignorando, ma stava esitando. Quasi come se stesse faticando a trovare le parole giuste; che stesse scegliendo l'insulto più adatto?
 
Perciò, la sua risposta quasi civile la sconvolse. "È stato orribile, come sempre." Disse piano, guardando brevemente il Grifondoro. "Idiota." Quasi civile.
 
"Che cosa-?"
 
"Domattina dovrete aiutarmi'" La interruppe Malfoy, impedendole di finire la domanda. Notò che non chiese aiuto, ma lo pretese. "Per la precisione, dovrete aiutare Harry."
 
Di solito avrebbe ignorato una richiesta del genere, ma le guance di Malfoy stavano diventando rosse. Qualunque fosse la domanda, doveva sicuramente imbarazzarlo a morte. Non vedeva l'ora di dirlo a Ron. "Cosa devi chiederci?"
 
Fu piuttosto divertente vedere Malfoy sospirare fra sé e sé. Si stava già prendendo della sua decisione. Qualunque cosa fosse, sarebbe stata-
 
"Domani mattina, a colazione, inizierà una lotta col cibo." Ok, non era proprio quello che si era aspettata. "Dovrete convincere i Grifondoro a partecipare, anche solo per un momento."
 
"Una lotta col cibo?" Chiese Neville, alzando le sopracciglia.
 
"Sì." Adesso Malfoy sembrava imitare Piton per il modo in cui parlava senza né muovere la bocca né cambiare espressione. "Cos'è che non hai capito?"
 
Hermione pensò che Neville stesse davvero tirando la corda quando scoppiò a ridere, considerando lo sguardo glaciale di Malfoy. "Tra tutte le cose più ridicole che potevi dire-"
 
"Sarà una cosa pacifica," Continuò Malfoy, che ignorò improvvisamente Neville, rivolgendosi direttamente a Hermione. "dovrete controllare quella banda di stupidi disadattati in modo che non passi loro neanche per l'anticamera del cervello di lanciare un incantesimo invece del porridge. Sono stato chiaro?"
 
Non c'era umorismo nel suo sguardo, né altri indizi che potevano tradire il fatto che fosse uno scherzo. Non c'era nessuna traccia di divertimento nella sua espressione. Se l'avesse proposto un Grifondoro... no, se l'avesse proposto qualunque altro studente, avrebbe accompagnato la frase con un sorriso. Sguardi pieni di rimorso, bisbigli. Non sarebbero stati in grado di controllare la loro euforia.
 
Il volto di Malfoy era inespressivo, l'irritazione era l'unica emozione che traspariva dai suoi occhi gelidi. Sembrava quasi assurdo che un'idea così divertente fosse stata partorita da una persona fredda e scortese come Malfoy.
 
"...Perché?" Non gli stava chiedendo perché avrebbe dovuto tenere a bada i Grifondoro; ormai bastava loro un nonnulla per sfoderare le loro bacchette. La cosa valeva per tutti.
 
Malfoy la fissò per qualche istante, era ovvio che stesse considerando se risponderla o meno. Alla fine, si volto dall'altra parte pensando probabilmente che non ne fosse degna. Raccolse le sue cose e si avviò verso la porta senza neanche pensare di congedarsi.
 
Era difficile non alzare gli occhi al cielo e tirare un lungo sospiro; gli avrebbe dato prova che la irritava e non voleva dargli il piacere di-
 
"Perché ieri sera è stato orribile, come sempre." Mormorò piano, sbattendosi la porta alle spalle. Che significava? Ieri sera? Non facevano nessuna ricerca il martedì; era l'unico giorno di riposo che si erano concessi, per fare altre cose o calmarsi un po'.
 
Hermione si voltò verso Neville, che non stava più ridendo. Il ragazzo sospirò, passandosi una mano tra i capelli. "Non vorrei ammetterlo," Sussurrò. "Cioè, è davvero uno stronzo. È un furetto egoista con serie manie di controllo, e non si farebbe nessuno scrupolo ad affatturarci tutti. Probabilmente gli farebbe anche piacere. Ma che sto dicendo? Gli farebbe sicuramente piacere-"
 
"Cosa stai cercando di dire?" Chiese Hermione per placare quel fiume di parole. Chiunque si sarebbe distratto a trovare tutti gli insulti adatti a Malfoy.
 
Neville sorrise timidamente, raccogliendo i libri che Hermione gli aveva prestato. "Sta diventando difficile odiarlo, non è vero?"
 
Hermione si limitò ad annuire. Non era per niente d'accordo. Non riusciva a capire; era davvero facile odiarlo. Era sempre scortese, sbottava e li comandava a bacchetta come se pensasse di averne tutti i diritti.
 
Fu solamente il giorno dopo, mentre toglieva il porridge che Ron aveva ‘accidentalmente’ versato sui suoi capelli, che capì. Non ebbe bisogno di dire ai Grifondoro di non sfoderare le bacchette; furono più che contenti di lanciare frutta e frittelle di patate al tavolo in verde. Era un caos; i suoi amici si lanciavano cibo in faccia a vicenda, altri salivano sui tavoli per sentirsi più protetti. Ma tutti loro stavano sorridendo; ridevano, lanciavano sguardi impudenti al tavolo dei professori e i professori non facevano niente per fermarli; continuavano a mangiare come se nulla fosse.
 
 Malfoy non aveva nessuna traccia di cibo addosso, solo qualcosa di liquido che gli gocciolava dalla spalla. Harry ne era ricoperto; a quanto pareva, i Serpeverde non si erano lasciati sfuggire quell'occasione. Aveva persino un pezzo di toast appiccicato sulla fronte. Stava ridendo, e disse qualcosa che fece scoppiare a ridere tutti i Serpeverde che lo circondavano. Si voltò verso Malfoy, e il suo sorriso si allargò ancora di più.
 
Il Serpeverde gli tolse di dosso il toast, e sbuffò quando Harry lo morse, ridendo.
 
Harry appiccicò del porridge sulla guancia di Malfoy, e arrossì visibilmente quando Malfoy ghignò e afferrò la sua mano, leccando la farina d'avena dalle sue dita in maniera piuttosto sensuale.
 
I loro sguardi erano incatenati.
 
Oh.
 
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Iniziare una lotta con il cibo nella Sala Grande
 
.
 
.
 
.
 
Harry si strinse nelle coperte, tastando le lenzuola con una mano. Si fermò appena le sue dita entrarono in contatto con il freddo tessuto. Erano vuote. Aprire gli occhi non fece altro che confermare i suoi sospetti; era solo.
 
Non sospirò, e non diede neanche un pugno al cuscino intatto per la frustrazione. Quelle azioni non sarebbero servite a nulla, se non a farlo stancare di più. Non aveva energie da sprecare per quelle inutili emozioni. Al contrario, si rigirò sul letto per raggiungere la mappa aperta. Gli ci volle solo uno sguardo nell’oscurità per confermare i suoi pensieri.
 
Quindi Harry la lasciò cadere sul pavimento, rotolando sulla sua schiena. Fissò il soffitto per un bel po’, come faceva spesso negli ultimi tempi. Era sempre stanco, ma sembrava proprio che non riuscisse a chiudere occhio. Passava molte notti a guardarsi intorno per studiare oggetti di uso comune. Aveva già memorizzato tutti i minuscoli dettagli del baule di Draco. La scorsa notte si era avvicinato all’enorme muro di vetro, e aveva scrutato le profondità del lago. Era certo che qualcosa ricambiasse il suo sguardo. Quella sera non sarebbe stata diversa; e soffitto fu. Avrebbe fissato gli insignificanti dettagli del muro in pietra, fingendo che non gli importasse di star sprecando il suo-
 
Harry sbatté le palpebre, e tirò via le coperte. Aprì la tenda e cercò un paio di calzini nel buio. Le sue mani incapparono nel suo maglione Weasley, quindi indossò anche quello. Lasciò la mappa sul pavimento, e ignorò i versi interrogativi di Blaise. Non pensava di aver fatto così tanto rumore, eppure, aveva accidentalmente svegliato gli altri.
 
Uscì dalla stanza, e i ragazzi non lo seguirono. Erano quasi le due.
 
Harry attraversò i sotterranei, senza nessuna fretta. Non era la rabbia a controllare i suoi movimenti, e nemmeno la paura. Aveva una missione, ma non c’era niente che lo spingesse ad affrettarsi. Che gli mancava? La passione? In ogni caso, quella pace mentale gli permise un po’ di riposo.
 
I sotterranei non erano complicati come pensava in passato, o forse era solo dovuto l’incredibile quantità di pratica che aveva fatto. Si sorprese di non essersi perso neanche una volta, nonostante fosse buio per via della fioca luminosità delle candele. Gli ci erano voluti alcuni mesi, ma aveva imparato ad uscire dai sotterranei.
 
La cosa lo rese abbastanza orgoglioso.
 
Percorse l’ultimo corridoio e salì le scale per il primo piano. Non sobbalzò quando il Barone Sanguinario sbucò da una parete, e ignorò le sue domande a proposito dell’ora. Spinse la pesante porta della Biblioteca, e si addentrò tra gli scaffali per raggiungere il fondo della sala.
 
Non aveva bisogno della mappa per trovare il loro tavolo. L’incantesimo di Hermione funzionava alla perfezione; non poteva né vederli né sentirli. E comunque, dubitava che stessero parlando. Probabilmente Hermione e Neville avevano la bocca spalancata; nessuno dei due si aspettava di essere affrontato in quel modo. Draco probabilmente non si mosse; aveva sicuramente piegato la testa da un lato o alzato le sopracciglia per l’arrivo inaspettato di Harry. Non avrebbero dovuto preoccuparsi.
 
Harry si voltò verso la parte sinistra del tavolo, fissando le sedie vuote. Ipotizzò che Draco fosse seduto lì; si sedeva sempre a sinistra durante le lezioni, e anche quando studiavano insieme. Dormiva anche sulla parte sinistra del letto.
 
“È ora di andare a letto.” Harry si assicurò di parlare piano, ma in modo chiaro. Non voleva sembrare uno di quei partner con manie di controllo o bisognosi d’affetto. Di certo non era arrabbiato. Voleva soltanto farlo ragionare. “È tardi, e le lenzuola sono fredde.” Non si sentì stupido mentre parlava con il tavolo vuoto; sapeva che erano lì, e ci sarebbe rimasto finché Draco non si fosse palesato.
 
Non dovette aspettare molto; aveva appena finito la frase quando Draco apparve dal nulla, a qualche passo di distanza dal tavolo e vicinissimo al punto in cui Harry stava guardando. “Questo non va per niente bene.” Disse lentamente, con un tono divertito.
 
Harry gli fece cenno di raggiungerlo, e sbuffò quando Draco iniziò a ghignare. Pensava che fosse divertente. “Andiamocene. Lasciale lì.” Aggiunse, mentre Draco faceva un passo indietro verso il tavolo, probabilmente per raccogliere le sue cose. Harry fu piuttosto soddisfatto quando lo vide esitare e alzare le sopracciglia. “Sono certo che te le riporteranno domani.”
 
“Va bene.” Il suo tono non tradì i suoi pensieri. Tuttavia, doveva aver capito dal modo in cui si avvicinò a lui senza guardarsi indietro. Quando raggiunse Harry, gli cinse il bacino, tirandolo a sé. Non sembrava turbato dal fatto che c’erano due silenziosi Grifondoro a pochi metri di distanza.
 
Harry si avviò verso la porta, contento che Draco lo stesse seguendo. Non riuscì a trattenersi dal voltarsi leggermente indietro e dire: “È stato un piacere vedervi, Hermione, Neville.”  Il divertimento di Draco aveva assunto una forma corporea.
 
“Posso sapere a cosa è dovuto tutto questo? Ci stai osservando da due settimane.”
 
Harry si voltò verso Draco, scrollando le spalle. Il suo tono era davvero assonnato; se era stanco, perché non andava a letto? Era semplice. “Se proprio devo sprecare il mio tempo, vorrei farlo in compagnia.”
 
“Tzé, Potty,” Fece schioccare la lingua sul palato, cercando di trattenere uno sbadiglio. “Non hai sprecato neanche un secondo.”
 
Harry ne dubitava.
 
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“Smettila di agitarti.” Sussurrò Draco alla sinistra di Harry, con la testa sotto il cuscino. Si era praticamente fiondato sul letto appena erano entrati nella stanza, e non si era più mosso. Harry non pensava di starsi agitando, però c’era da dire che ogni movimento sembrava brusco se comparato con il cadavere al suo fianco.
 
“Non riesco a dormire.” Confessò Harry, fissando la tenda nel buio. Sapeva che Draco stava aspettando che gli dicesse perché si stesse muovendo così tanto. C’era silenzio nella stanza, ma la domanda aleggiava su di loro. Era strano, il modo in cui riuscivano a comunicare senza parlare.
 
“Incubi?” Chiese in un sussurro. Le sue parole erano semplici, e quindi rilassanti. Dal tono si capiva che non lo stava giudicando.
 
“Non ne ho più, in linea di massima. E se ne ho non si avvicinano neanche lontanamente al concetto di ‘paura’.”
 
“Allora cancellalo dalla lista.” Draco sbadigliò, stringendosi nelle coperte. Nei sotterranei si era vantato di non essere stanco, ma appena aveva posato la testa sul cuscino aveva iniziato a sbadigliare.
 
Harry fece un verso evasivo; non voleva cancellarlo. Sarebbero rimasti solo sei obiettivi. Anzi, cinque, perché era indeciso se cancellarne o meno un altro. Non voleva completare la lista così presto.
 
“Sei esausto. Si sente dalla tua voce.”
 
“Lo so; prova a dirlo al mio cervello. Pensa che dormire sia una perdita di tempo.”
 
Harry si sorprese quando Draco rotolò accanto a lui, avvicinandosi fino a sfiorarlo. Alzò la testa così da potergli dare un bacio sulla fronte, proprio a sinistra della cicatrice.
 
“Lascialo dormire,” Sospirò, parlando all’attaccatura dei capelli di Harry. “È esausto.”
 
“Sei un tale idiota.” Harry spinse via Draco, e alzò gli occhi al cielo quando vide il ghigno stanco dell’altro. Scrollò le spalle, per nulla offeso dall’insulto di Harry.
 
“Ho fatto come mi hai chiesto.”
 
“Era ovvio che stessi parlando in senso figurato.”
 
“È davvero un gran bel parolone per i tuoi standard.” Farfugliò Draco, poggiando di nuovo la testa sul cuscino. Harry lo vide sbadigliare rumorosamente, non riusciva a tenere gli occhi aperti. “A dirla tutta sono davvero impressionato.” Era sorprendente che riuscisse ancora a dire le sue solite battute mentre era sul punto di addormentarsi. “Su che cosa sta ruminando il tuo cervello?”
 
Harry scrollò le spalle nell’oscurità, senza preoccuparsi di non poter essere visto. “Tutto e niente. Niente di importante.”
 
“Per esempio?”
 
“Non saprei. Pe esempio… uhm, Blaise e Pansy. Dovrebbero farsi coraggio e iniziare a uscire insieme.”
 
“Ma è ridicolo-” Draco non riuscì a finire perché Harry lo interruppe.
 
“Prova a osservarli! È ancora peggio di quando Ron e Hermione si evitavano a vicenda, il che è tutto dire. Cioè, Pansy chiede aiuto a qualunque Serpeverde prima di chiederlo a Blaise; è ovvio che lo sta evitando. E se osservi bene Blaise, è evidente che ha occhi solo per lei. Pansy non deve neanche schioccare le dita per farlo correre in suo aiuto. Sul serio, osservali domani a colazione.”
 
“Mh-mmh.”
 
“E sto pensando a quell’orrenda partita di Quidditch dell’altro giorno; come diavolo hanno fatto i Corvonero a perdere per trecento punti? Hanno il miglior Cercatore, e anche il miglior Portiere. I Tassorosso non avrebbero mai dovuto vincere, anche in assenza di uno dei soliti Cacciatori Corvonero. È stato imbarazzante da guardare.”
 
“Mh-mmh.”
 
“Ho ricevuto un’altra lettera da Dudley; vuole incontrarmi di nuovo per vedere come sto. Non so se vale lo stesso anche per me.” Era piuttosto grato che fossero poggiati uno contro la schiena dell’altro; ciò significava che Draco non poteva vedere le espressioni di Harry, e quindi non poteva leggere la sua mente con uno dei suoi sguardi onnipotenti. “Penso che il mio aspetto sia un po’ cambiato.”
 
Stavolta Draco non fece alcun verso.
 
Harry aspettò per qualche istante che il Serpeverde tirasse fuori uno dei suoi piccoli commenti, ma non fu accontentato. Si accigliò, ascoltando i profondi respiri del corpo accanto al suo.
 
“Draco, sei ancora sveglio?” Harry non sapeva se sentirsi confortato o deluso del fatto che l’unica risposta di Draco fu una serie versi incoerenti. Nessuno di quei suoni ricordava l’inglese. Ipotizzò che fosse sul punto di addormentarsi. “Continuerò a parlare.” Nessuna risposta.
 
“Penso che dovresti rasarti i capelli, e tingerti le sopracciglia di rosa fosforescente.” Niente.
 
“Ti voglio. Qui e adesso.” Neanche un movimento.
 
Mmh.
 
Harry tirò un lungo sospiro. Sarebbe stato strano se avesse continuato a parlare del più e del meno? Era inaspettatamente rilassante, anche se Draco non stava prestando attenzione.
 
“Vorrei dirti così tante cose.” Si ritrovò a sussurrare Harry, scrutando l’oscurità della stanza. “Vorrei parlarti di Sirius; era il mio padrino, e avrebbe dovuto portarmi via dai Dursley. Ma tua zia l’ha ucciso, quindi come faccio a introdurre l’argomento?” Niente.
 
Harry sospirò, premendo la sua schiena contro quella di Draco per ricavarne calore. Chiuse gli occhi per provare a dormire. “Se eri stanco perché non sei venuto a letto? Sei un tale idiota. Solo Dio sa perché ti amo.”
 
Harry spalancò gli occhi appena Draco si mosse dietro di lui. Oh, accidenti a quello stronzo! Doveva essersi addormentato!
 
Non avrebbe dovuto preoccuparsi; Draco si rigirò e lo abbracciò da dietro, premendo il suo naso sulla nuca di Harry. Si limitò a fare un verso. Stava dormendo.
 
Harry non avrebbe tardato a raggiungerlo.
 
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.
 
.
 
“Sei un maledettissimo idiota!”
 
“Be’ Harry,” Draco non era per nulla turbato mentre entravano nella classe di Difesa. Anzi, aveva ancora quel maledettissimo ghigno con cui si era svegliato; era lì da tutto il giorno. “è questo che ami di me.”
 
Harry ringhiò, sbatté la borsa sul banco e tirò fuori i compiti. Gli altri Serpeverde sedevano in silenzio al proprio posto; non sapevano perché Draco stesse punzecchiando Harry, ma per una volta avevano deciso di farsi gli affari loro. “Se lo dici tu.” Sbottò con frustrazione, spingendo la borsa a terra e guardando fuori dalla finestra.
 
“Mh-mmh.” La mancanza di parole nella sua risposta lo fece infuriare allo stesso modo; si riusciva a percepire il compiacimento emanato dalla sua durissima testaccia bionda.
 
“Non sei nient’altro che un furetto.”
 
“Non importa,” Merlino, certo che era di buon umore. Di solito si irritava quando menzionava quel roditore. “mi ami comunque.”
 
Stavano ricevendo un bel po’ di occhiate dalla classe, mentre aspettavano che il professore arrivasse; tutto perché quel coglione non voleva abbassare la voce. Aveva fatto così per tutto il maledettissimo giorno; qualunque occasione era buona per dire quelle parole infernali. Lumacorno aveva chiesto alla classe quale fosse l’ingrediente principale della nuova pozione, e cosa pensate che gli abbia risposto? Lo faceva infuriare!
 
“Urlalo al mondo intero!” Lo schernì Harry, “Strillalo dai tetti! Sono sicuro che c’è ancora qualche babbano su quella montagna che non ti ha ancora sentito.”
 
“Non sfidarlo!” Si lamentò Blaise, sbattendo la testa sul banco. Mmh, non aveva tutti i torti-
 
“HARRY POTTER-”
 
“STA’ZITTO, razza di coglione!” Harry riuscì a trascinare la testa di quell’idiota di nuovo dentro la stanza, intrecciando insieme le loro caviglie. Caddero entrambi al suolo con una sedia, che Harry spinse via per sedersi a cavalcioni su Draco e bloccarlo lì. Gli coprì la bocca con una mano, e si accigliò quando lo sentì ghignare sotto le dita. Le spalle di Draco erano scosse dalle risate.
 
Harry si piegò in avanti così che i loro nasi per poco non si toccavano. “Falla finita.” Ringhiò, “Se sento di nuovo quella dannata parola, ti cucio le labbra. Quanto pensi che sarà terrificante il grande e grosso ex-Mangiamorte quando riuscirà a dire solo ‘mMMmm?”
 
L’altro non alzò neanche le sopracciglia; continuò a ridere. Non era in difficoltà; entrambe le sue mani erano libere; eppure, rimanevano lungo i fianchi. Avrebbe potuto spingere via Harry in qualunque momento.
 
“Se tolgo la mano, ti comporterai bene?”
 
Draco si limitò a sbattere le palpebre.
 
Lanciandogli un altro sguardo d’avvertimento, Harry rimosse lentamente la mano. Era fin troppo consapevole che il resto della classe era in piedi e allungava le teste per vederli meglio.
 
“Quanto sei aggressivo, Harry.” Disse Draco lentamente, con un tono divertito. Sembrava che si stesse sforzando di non scoppiare a ridere di nuovo. “Placcarmi e cercare di importi su di me in classe. Devi proprio amar-” Harry gli tappò di nuovo la bocca con la mano, ringhiando rumorosamente.
 
“Cosa devo fare per farti smettere?” Era fin troppo consapevole che sembrava un lamento. “Dovevi esserti addormentato, traditore!”
 
Draco sbatté le palpebre.
 
“Dimmi cosa devo fare per farti smettere.”
 
Draco sbatté le palpebre.
 
Harry sospirò rumorosamente, e rimosse la mano, nonostante Blaise glielo stesse sconsigliando.
 
“Dillo di nuovo.”
 
Harry lo fissò, sentendosi arrossire. Era stato imbarazzato per tutto il giorno, ma non era niente in confronto a quel momento! Quel leggero fastidio era una bazzecola se comparata a quell’umiliazione. “Che?
 
“Dillo di nuovo.” Adesso Draco stava sorridendo. “Non ho bisogno che tu faccia una scenata stravagante, gridandolo fuori dalla finestra. Sono sicuro che un sussurro andrà bene.”
 
“Non… che?... no!” Harry si spinse via dal biondo e si tirò in piedi. Era pazzo. Draco Malfoy era maledettamente pazzo! Di certo non si aspettava sul serio che Harry dicesse una cosa del genere a comando, vero? Era assolutamente imbarazzante!
 
Anche Draco si alzò in piedi, con ancora quel sorriso folle sulla faccia. Il resto della classe sobbalzò quando lo vide; non si era mai visto un Malfoy sorridere. “Dillo. Dillo. Dillo.” Canticchiò dolcemente Draco, piegando la testa da un lato. Sembrava un rapace che adocchiava la sua preda.
 
“Mai!”
 
“Scommetto di riuscire a fartelo dire prima della fine del giorno.”
 
“E i maiali voleranno!”
 
Draco guardò oltre la spalla di Harry per mezzo secondo prima di tornare a fissare i suoi occhi verdi. “Sfida accettata.”
 
“Non puoi accettare la tua stessa, maledettissima sfida!”
 
“Il calamaro gigante sta prendendo il sole.” Harry mise da parte la sua irritazione per guardare fuori dalla finestra, confermando le parole di Draco. Il fatto che era sul punto di sorridere quando, un momento prima, avrebbe voluto prendere a pugni in faccia quello stronzo compiaciuto, lo mandava su tutte le furie. “Vogliamo andare a punzecchiarlo?”
 
Harry ignorò gli sguardi perplessi dei suoi compagni di classe. “Ovvio.”
 
Il sorriso di Draco non aveva vacillato neanche un istante. “L’ultimo che arriva deve farsi il bagno nu-”
 
Harry non aspettò che finisse; una frase come quella non poteva avere un esito felice per lui. Quindi, con i riflessi che credeva di aver perduto, saltò sul banco e sfrecciò verso la porta, schivando gli studenti per la strada. Una risatina dietro di lui era l’unico indizio che Draco lo stesse seguendo; tuttavia, sperava di seminarlo sulle scale mobili. Non avrebbe perso quella gara.
 
Gli facevano male i fianchi e faticava a riprendere fiato, ma continuava a correre. Scese le scale tre gradini alla volta e urlò ad alcuni primini di farsi da parte. Non osava guardarsi indietro perché riusciva a sentire i passi di Draco alle sue spalle. Era piuttosto contento che le lezioni stessero per iniziare, perché la maggior parte dei corridoi erano vuoti.
 
Per pura coincidenza, Hagrid stava entrando nella scuola proprio quando Harry aveva raggiunto la sala d’entrata. “Tienimela!” Urlò, ridendo per l’espressione interdetta di Hagrid. Fissò l’entrata socchiusa, ne considerò l’ampiezza. Poteva riuscirci, e poi non pensava che Draco volesse marinare la scuola davanti a Hagrid.
 
“Harry? Che sta succedendo?”
 
Harry saltò attraverso la porta, e sorrise quando si chiuse alle sue spalle. Ah! Hagrid non avrebbe permesso a Draco di inseguirlo per i corridoi. Avrebbe vinto.
 
Tuttavia, non rallentò la corsa. E fece bene; lanciò un’occhiata alla porta, osservando il determinato biondino che la apriva e continuava il suo inseguimento. Doveva esserci andato leggero fino a quel momento perché lo stava rapidamente raggiungendo.
 
Harry si voltò di nuovo avanti. Era quasi arrivato!
 
Ancora dieci metri! Cinque! Due!
 
Il piede di Harry affondò nella riva fangosa. Un altro passo e-!
 
Un’enorme forza… e Harry non era così stupido da credere che non fosse Draco, lo placcò, facendoli finire entrambi nell’acqua torbida.
 
Affondarono in un groviglio di arti e vesti. La bocca di Harry si riempì d’acqua e dovette afferrare gli occhiali prima che venissero trascinati via dall’improvvisa ondata d’acqua. Nuotò in superficie, ma perfino allora non riuscì a riprendere fiato. Era bloccato in uno strano miscuglio di tosse e risate.
 
Si sforzò di arrivare a riva, collassando affannosamente nel fango. Draco lo seguì, liberandosi velocemente di veste, scarpe, calzini e cravatta.
 
“Vuoi… ancora… spogliarti?” Chiese Harry tra gli affanni. Santo cielo, perché era così esausto? Di solito, dopo una corsa del genere, non era neanche a corto di fiato.
 
“Eri in vantaggio.” Sbuffò Draco, ma stava ancora sorridendo. “E se la porta non si fosse chiusa, saresti tu a dover mostrare a tutti il tuo culetto abbronzato.”
 
Harry si costrinse ad alzarsi e a liberarsi della veste. Più tempo aspettavano per fargli riprendere fiato, più aumentavano le probabilità che il calamaro gigante ritornasse negli abissi del lago. Non faceva molto caldo, ma c’era il sole. Il calamaro non sarebbe rimasto in superficie per sempre. Si tolse anche la cravatta e continuò ad ansimare mentre si toglieva le scarpe e i calzini inzuppati d’acqua.
 
Si voltò verso Draco. Dannazione. Harry sospirò prima di togliersi a malavoglia la camicia. Era difficile mantenere la propria autostima quando Draco, pallido ma normale, se ne stava lì e sprizzava sicurezza da tutti i pori. Sapeva di aver perso peso e che a Draco non sembrava importare, ma cercava comunque di mostrare meno pelle possibile quando era in sua presenza. Aveva indossato maglione e pantaloni per tutto l’anno; era sempre stato magro, ma mai così tanto.
 
Se Draco era il ritratto della sicurezza, Harry era quello della malattia.
 
I suoi pantaloni si unirono al mucchio, quindi era rimasto in boxer, e si sentiva piuttosto piccolo.
 
“Pensi che i nostri compagni di classe ci stiano guardando?” Chiese Draco, mettendo un piede in acqua con una smorfia. Sì, c’era il sole, ma l’acqua era tutt’altro che calda.
 
“Senza ombra di dubbio.” Disse con l’affanno Harry, avvicinandosi all’acqua. Aveva già le gambe e i boxer ricoperti di fango, ma tenne comunque le braccia conserte. Preferiva nascondere il suo corpo malaticcio.
 
“Mmh, è un po’ lontano.” Draco attraversò il fango per avvicinarsi a Harry, afferrandogli le braccia per trascinarlo in acqua. “Avrai problemi a raggiungerlo?”
 
"Certo che no." Harry non gli disse che in realtà ne dubitava. "Tornare indietro è il problema."
 
"Tornare indietro è la parte più semplice; ci lancerà." Harry ridacchiò, seguendolo in acque più profonde. Il calamaro era a più di un centinaio di metri di distanza; era una distanza piuttosto notevole da fare a nuoto. Almeno non sarebbero stati i vestiti a trascinarlo a fondo; se fosse annegato a sarebbe stato a causa della sua incompetenza.
 
"Non porti con te la bacchetta?"
 
"È un calamaro, cosa potrebbe mai farci?"
 
Harry non ne era così sicuro; qualche anno prima Fred e George ricevettero una ramanzina per averlo punzecchiato. E tutti sapevano la verità sulle ‘innocue’ creature magiche di Hagrid.
 
Harry fece un passo e si ritrovò sott'acqua. In quel punto il lago era più profondo di quanto si aspettasse; dopo aver tossito acqua e fango si voltò verso la riva, e lo frustrò vedere quanto era breve la distanza che avevano percorso. Credeva che avrebbero potuto camminare ancora per un bel po'.
 
"Non mi sembri molto contento." Commentò Draco, nuotando senza fatica accanto a lui. "Ormai hai quasi completato la lista. Non dovrebbe essere una cosa per cui festeggiare?"
 
"È solo che non mi piace molto nuotare." Rispose Harry, affannando per lo sforzo di parlare mentre nuotava. Di questo passo non ce l'avrebbe fatta a raggiungere il calamaro. "Non ho mai potuto fare molta pratica."
 
"Ma hai nuotato durante il Torneo Tremaghi."
 
"Algabranchia." Harry sputò fuori un po'd'acqua, "Ti dà branchie e piedi palmati."
 
"Mmh." Draco si mise a nuotare a dorso, continuando a tenere il passo con Harry senza il minimo sforzo. "Non ho prestato molta attenzione durante il Torneo; avevo scommesso sulla vittoria di Krum."
 
"Non Cedric?" Draco si voltò a guardarlo con un volto piuttosto inespressivo.
 
"Con quello che so sui Tassorosso... no."
 
"Sottovaluti davvero troppo quella Casa." Ridacchiò Harry, dando un'altra occhiata al calamaro... si fermò, sorpreso. "Ehi, si sta muovendo?" Pensò che la sua voce fosse velata da una giusta quantità di paura. Considerando che il suo cuore aveva appena smesso di battere e le sue interiora si erano ghiacciate.
 
Mentre lo osservava si immerse, creando una piccola onda nella direzione in cui era diretto. Verso di loro.
 
Drago si voltò verso il calamaro, accigliandosi leggermente alla vista dell'onda. Non sembrava molto turbato, ma in tono freddo mormorò: "Questa... storia non mi piace. Torna a riva."
 
Harry non se lo fece ripetere dire volte; si sforzò di tornare indietro, respirando a fatica e muovendo freneticamente i suoi arti nell'acqua. Anche Draco iniziò a seguirlo, e si fermò quando lo sorpassò. Harry vide il suo sguardo, e sapeva cosa stesse pensando. Cercò di andare più veloce.
 
"Cristo, entro oggi Harry!"
 
"Ci sto provando!" Ribatté Harry, guardandosi indietro; grosso sbaglio. L'onda stava quasi per raggiungerli. Merda. Merda! "Cosa mangiano i calamari?!" Probabilmente non era stata la migliore delle domande, vista l'occhiataccia esasperata di Draco. Pesce, vero? Oppure erano erbivori? "Andiamo... vai! Ti seguirò a ruota!"
 
"Cazzo, non ti lascerò q-!" Draco fu trascinato sott'acqua; al suo posto rimaneva solamente una bolla.
 
"No! Restituiscimelo!" Gridò Harry, agitandosi nell'acqua per afferrare la mano del biondo scomparso. Qualcosa di grosso e viscido lo colpì alla schiena, spingendolo via. Sentì un tentacolo attorcigliarsi intorno alla sua gamba, e un altro intorno al braccio. Si guardò freneticamente intorno ma nell’acqua spumosa non c'era nessuna traccia del biondo.
 
Il calamaro non sembrava così grande da lontano; Harry riusciva a malapena a muoversi senza colpire uno dei suoi arti. Tentò di liberare la gamba, ma ciò non fece altro che aumentare la presa del tentacolo su di lui.
 
Era come se gli tessero schiacciando la metà inferiore del corpo; di sicuro non riusciva a respirare. L'acqua gli riempì la bocca mentre veniva trascinato sotto la superficie, dritto verso il corpo del ferocissimo gigante.
 
 Lo lasciò andare.
 
Harry nuotò con forza verso la superficie, scalciando per fuggire via dalla bestia. Improvvisamente, la creatura mosse un tentacolo, che fuoriuscì dall'acqua. Harry osservò con impotenza il calamaro lanciare via Draco, che sorvolò un tratto di lago fino a schiantarsi a pochi metri dalla riva. Qual era l'altezza massima per potersi tuffare in acqua? Quanto potevano essere in alto i trampolini?
 
Nuotò più velocemente che poté, senza chiedersi perché l'avesse lasciato andare. Ogni secondo sembrava un minuto. Si rifiutò di guardare indietro, perché non voleva vedere quanto fosse vicina quella cosa. Sapeva che avrebbe potuto afferrarlo di nuovo se avesse voluto; era una preda facile.
 
Per poco Harry non pianse dal sollievo quando arrivò a riva, ignorando i vestiti per correre lungo il lago. Dov'era Draco? Dov'era? Ci furono alcuni istanti di panico-
 
Eccolo!
 
Harry corse in acqua, afferrando una parte qualunque del suo corpo per trascinarlo a riva.
 
"Argh! Lasciami!" Sbottò Draco, che ringhiò finché Harry non l'ebbe trascinato tra il fango e l'erba e a un paio di metri dall'acqua. "Mi stai uccidendo, lasciami!"
 
"Stai bene?" Una domanda piuttosto stupida, "Sei ferito?"
 
"Sì a entrambe." Ringhiò Draco, stringendosi il braccio destro. "E penso che si possa affermare con sicurezza che il calamaro gigante si nutra di persone."
 
Harry cadde sulle ginocchia accanto a Draco; le sue mani stavano tremando e non pensava che le sue gambe avrebbero potuto reggerlo ancora per molto. Cristo, l'aveva quasi perso. Per un orribile momento Harry aveva pensato che il biondo fosse morto.
 
"Ehi," Il tono di Draco adesso era severo. "Guardami." Harry non voleva; riuscì a sentire la paura e la stanchezza scivolare via, e i suoi occhi si riempirsi di lacrime. Non le lasciò scorrere, ma non voleva comunque che Draco le vedesse. "Guardami." Harry aprì gli occhi controvoglia. "Io sono vivo. Tu sei vivo. Non c'è niente di cui preoccuparsi.”
 
"Perché siamo stati così stupidi? Abbiamo appena fatto il bagno con un maledettissimo calamaro gigante!"
 
"Abbiamo anche duellato in un ospedale, e combattuto contro il Platano Picchiatore. Siamo fatti così." Disse lentamente Draco, lasciandosi cadere per stendersi sul fango. "Dimmi che l'hai toccato. Sì, cazzo, alleluia." Aggiunse, quando Harry annuì di scatto.
 
"Odio doverlo dire," E diceva sul serio, "ma Infermeria?"
 
"Sì." Ringhiò Draco, ma una risata esasperata riuscì a scappargli prima che riuscisse a trattenerla. "Quella maledetta bestia mi ha morso. Voglio decisamente andare in Infermeria."
 
"Ti ha morso?" Harry si spinse di nuovo in avanti, trasalendo per il dolore alle gambe. Adesso che l'adrenalina stava svanendo il dolore era tornato, e non gli piaceva molto. Cristo, era come se gli avessero colpito ripetutamente le gambe con una mazza. E, dopo uno sguardo, ne avevano anche l'aspetto. "Non sapevo neanche che avesse una bocca."
 
"Oh, ce l'ha." Ridacchiò Draco, "Ma non gli è piaciuto molto quando ho ricambiato."
 
"Gli hai dato un morso anche tu?"
 
"Che avrei dovuto fare?" Il suo tono fu alto e sulla difensiva. "Quel bastardo mi stava stritolando; riuscivo a malapena a muovermi! Ho agito d'istinto!"
 
"Va bene! Prendo le nostre cose." Harry si tirò in piedi barcollando, e fece una smorfia di dolore. I suoi piedi tremavano a ogni passo, ma sembrava che non avesse niente di rotto. A denti stretti iniziò a recuperare i vestiti. Dovette cercare e tastare un po' dappertutto, ma riuscì a trovare anche gli occhiali. Non volle dare neanche un'occhiata alle sue gambe; erano già abbastanza livide quando le vedeva sfocate. Il quadro limpido non sarebbe stata una bella vista.
 
Barcollò verso Draco, e spalancò la bocca quando si avvicinò.
 
"Va così male?" Disse Draco, tendendo una mano così che Harry potesse aiutarlo ad alzarsi.
 
Male era un eufemismo. Su tutto il suo corpo stavano già spuntando grossi lividi, e dal suo braccio destro gocciolava del sangue. Il suddetto braccio era gonfio e pieno di ferite; era doloroso guardarlo.
 
Harry dovette distogliere lo sguardo prima di poter aiutare Draco ad alzarsi. Fu solo allora che notò l'enorme buco che aveva nella spalla; morso era un eufemismo. Gli mancava un pezzo dalla spalla fino alla metà della schiena. Era tutto pieno di sangue.
 
"Oh, merda-!"
 
"Non voglio saperlo." Il fatto che Draco stesse parlando a denti stretti fece zittire Harry. "È solo che..." Non ebbe bisogno di finire la frase.
 
Harry afferrò il suo braccio sinistro, facendogli da supporto mentre tornavano al castello. In quel momento i vestiti non importavano; la pelle di Draco era fredda e viscida al tatto, e faceva fatica a respirare. Aveva bisogno dell’Infermeria.
 
"È solo un grosso graffio." Si sentì in dovere di dire Harry, mentre attraversavano in silenzio il cortile. Le sue gambe erano all'apice del dolore, ma come poteva pensare a sé stesso quando Draco gli stava stringendo la mano così forte da rompergli le ossa? "Probabilmente si infetterà se non andiamo. Non è molto profondo."
 
"Fai schifo a mentire." La voce di Draco era tremula.
 
"Pensi che la classe ci stesse guardando?" Gli chiese, invece di rispondergli. Trasalirono entrambi mentre salivano le scale di entrata; era estenuante. "È stato davvero un trionfale fallimento."
 
"Fallimento?" Draco fissò le scale con un'espressione simile al terrore. "Abbiamo avuto quello che volevamo."
 
"Sul serio, non pensavo che fosse così aggressivo." Aggiunse Harry, aggrappandosi alla ringhiera per avere un po' più di supporto. Se le sue gambe stavano per collassare, quelle di Draco dovevano aver perso la sensibilità. "Mi aspettavo qualcosa di molto più affettuoso."
 
"Ovviamente." Draco trasalì di nuovo, fermandosi su un gradino. Harry lo guardò, stava strizzando gli occhi per il dolore. Probabilmente l'adrenalina oppure lo shock stavano sparendo. Harry era sorpreso che riuscisse a camminare.
 
“Non possiamo fermarci.”
 
“Solo un minuto.” Ringhiò, stringendo la presa sulla sua mano. Uno sguardo veloce gli rivelò che le sue dita stavano diventando viola.
 
“Non possiamo fermarci.” Si sentì la persona peggiore sulla faccia della terra, ma fece un passo, costringendo Draco a seguirlo. Avevano lasciato una scia di sangue dietro di loro; non si sarebbero fermati finché Madama Chips non avesse messo a letto Draco. “Se aspettiamo non vorrai più continuare.”
 
“Non penso che tu abbia capito le mie condizioni.” Latrò Draco, “Ho bisogno di fermarmi.”
 
“Andiamo.” Harry fece un altro passo, e trasalì per il lamento che sfuggì a Draco. “Siamo quasi arrivati.”
 
“Argh! Fermati!”
 
Harry rafforzò la presa, e continuò a salire le scale. Grazie a Dio l’Infermeria era al primo piano; si sarebbe messo a piangere se avessero dovuto salire un’altra rampa di scale. Quando raggiunsero la cima, Draco stava insultando Harry in tutte le maniere possibili e immaginabili; non gli dispiaceva. Lo distraeva dal suo braccio distrutto e la sua schiena sfigurata.
 
Una piccola ragazza Corvonero fece capolino da una porta, forse incuriosita dalle imprecazioni urlate nel corridoio. Spalancò la bocca quando li vide; probabilmente per via delle loro ferite, ma soprattutto per la loro mancanza di vestiti. Oltre al sangue c’era una scia di indumenti dietro di loro; per quanto ne sapeva aveva perso due scarpe e una camicia.
 
“Tu! Fermati!” Gridò Harry, sorpreso di vederla mordersi le labbra e uscire con esitazione dalla stanza. Si era aspettato di vederla fuggire a gambe levate. “Dì a Madama Chips che è stato morso dal calamaro gigante!”
 
Harry pensò di averla vista alzare le sopracciglia con scetticismo e ghignare leggermente, ma si era voltata ed era corsa verso l’infermeria. Grazie a Dio. Almeno si sarebbe preparata ad accoglierli, oppure li avrebbe raggiunti. Non pensava di farcela ad attraversare gli ultimi due corridoi.
 
“-maledettissimo scarto di un babbano mezzo-sangue.” Il volto di Draco era contratto, ma continuò a tenere il passo barcollante di Harry. “Sei un fidanzato orribile.”
 
“Anche io ti amo.” Sospirò Harry, che si accigliò quando gli cadde un’altra scarpa a terra. Non c’era tempo per raccoglierla; che Dio li aiutasse se Madama Chip non avesse dato loro delle vesti. La mano di Draco si irrigidì.
 
“Non riesco a crederci.” Borbottò, “Me lo dici adesso? Dannatissimo scarto di un Grifondoro decerebrato-”
 
Harry si costrinse a girare l’angolo, imboccando un altro corridoio. “Scusi Principessa-”
 
“Perché non sono sorpresa?” Madama Chips girò l’angolo, impugnando la bacchetta e scuotendo la testa. La ragazzina Corvonero li sorpassò, fissando di nuovo i loro corpi apertamente. “Siete sempre voi due. Attaccati da un Ippogrifo, un Dissennatore, un bolide, il Platano Picchiatore, l’un l’altro, e adesso il calamaro gigante?” Era una bella lista. “Oh, Merlino…”
 
Harry cedette con piacere Draco a Madama Chips, appoggiandosi contro la parete. Lei gli lanciò un’occhiata, ma lui scosse la testa. “Sto bene, ho solo qualche livido.”
 
“Vedremo.” Sbuffò, avviandosi verso l’Infermeria. “Andiamo, mi segua.” Era piuttosto sorprendente sentire il tono gentile con cui cercava di consolare Draco. Avevano discusso più di una volta quell’anno.
 
Harry li seguì, e si accasciò su una sedia appena entrarono nella sala. Ecco; non si sarebbe alzato mai più.
 
Madama Chips era indaffarata con Draco; l’aveva fatto sedere su uno sgabello, e gli aveva passato più pozioni di quante ne riuscisse a bere. Sebbene avesse una smorfia per il disgusto e per il dolore, le bevve con gratitudine. “È fortunato ad aver riportato solo un graffio; perfino i calamari più piccoli possono romperti le ossa con un morso.”
 
Harry non disse niente, ma dentro di lui stava cercando di non vomitare. Graffio? Graffio? Gli mancava un pezzo di spalla e di schiena! L’enormità di quello che avevano appena fatto lo colpì; erano davvero fortunati che nessuno dei due fosse morto.
 
Harry vide Draco trasalire di nuovo, ma sembrava stare già un po’ meglio. Erano in Infermeria da pochi minuti, ma il suo braccio era già guarito, il sangue era scomparso e adesso la donna stava cercando di curare il morso. Era ancora coperto di lividi, ma probabilmente a quello ci avrebbe pensato una di quelle pozioni.
 
“…Scusatemi.” Harry sobbalzò quando sentì quella vocina, girandosi sulla sedia. Era la ragazzina Corvonero, e aveva tra le braccia tre scarpe, una camicia, una cravatta Serpeverde e un paio di calzini. Aggiunse tutto al cumulo di vestiti e rivolse a Harry un sorriso.
 
“Non avresti dovuto.” Disse Harry, che continuò velocemente appena la ragazza smise di sorridere. “Cioè, grazie. Te ne sono grato.”
 
Il sorriso ritornò. “Nessun problema.” Ma non se ne andò. Furono le parole di Madama Chips e le sue minacce di farle pulire i vasi da notte a farla sgattaiolare verso la porta.
 
“Questo sarà il pettegolezzo più grande del secolo.” Sussurrò, indicando un letto. “Hop.”
 
Draco la fissò per un momento, pensando sicuramente alla miriade di insulti che avrebbe potuto rivolgerle, ma alla fine si alzò e barcollò verso il letto. Era fuori pericolo. Grazie a Dio.
 
“È il suo turno.” Si voltò verso Harry, fissandolo per qualche istante prima di avvicinarsi. Non riuscì a trattenersi dall’incrociare le sue braccia ossute davanti al petto.
 
“Ho solo qualche livido.”
 
“Vedremo.” Puntò la sua bacchetta, e rimase di stucco quando Harry urlò e saltò via dalla sedia.
 
“Niente magia!” Fu assolutamente doloroso vedere la sua espressione. “Non posso più ricevere incantesimi. È…”
 
“La sua magia è troppo violenta.” Disse Draco dal letto; non importava quanto fosse arrabbiato con Harry, non avrebbe lasciato che la sua magia esplodesse. “Reagisce agli stimoli esterni.”
 
Madama Chips aveva una strana espressione sul suo volto, ma ripose la bacchetta. Protese un braccio per aiutare Harry ad alzarsi. “E che mi dice delle pozioni?”
 
“Funzionano ancora.” Sussurrò Harry, prendendo la sua mano. Riusciva a sentire la sua faccia bruciare per l’imbarazzo; voleva davvero cambiarsi e nascondersi.
 
“Prenda queste allora.” Gli diede due pozioni, e indicò il letto accanto a quello di Draco. “Potete restare fino all’ora di pranzo. Sono sicura che la Preside McGranitt ci raggiungerà molto presto.”
 
Era ovvio; Harry non aveva pensato neanche per un momento che l’avrebbero passata liscia.
 
Si stese sul letto, chiedendosi quanti punti-casa avrebbe fatto perdere ai Grifondoro. La cosa in realtà lo fece ridere.
 
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25. Toccare il Calamaro Gigante.
 
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Kelly ringhiò per esprimere il suo odio verso la scarsissima scelta di programmi sul suo televisore. Sebbene adorasse le sitcom come ogni altra strega con una TV funzionante, aveva i suoi limiti. Soprattutto perché stava visionando le ricerche settimanali di Malfoy e i suoi Amici.
 
Leggeva di malattie, e ascoltava battute. Era piuttosto disgustoso ridere mentre leggeva di un esperimento che aveva fatto urlare un povero mago fino a fargli sanguinare la gola, e annegare. Cambiò canale.
 
Il notiziario babbano la deprimeva. Quella era una replica. Wow, quella donna non si faceva nessuno scrupolo ad andare in giro nuda. Kelly si fermò un momento, osservando la scenata di quella ragazza bionda. Oh, stava per nuotare. Be’ adesso si spiegava tutto. Cambiò canale ancora, e ancora.
 
Non c’era niente che la distraesse dalla tristezza delle pergamene che aveva davanti. Il lavoro era palesemente diviso; da una parte c’era una tesi elegante con domande e considerazioni sul rafforzamento del controllo della magia. L’altra metà non avrebbe potuto essere più diversa; Malfoy era convinto di doversi sbarazzare completamente della magia di Potter. I suoi suggerimenti erano vari, non avevano nessuna limitazione; andavano dal sangue di unicorno all’uso di un Dissennatore.
 
Il Dissennatore era un’idea piuttosto intelligente; era capace di localizzare l’anima e rimuoverla. E visto che la magia proveniva dall’anima, doveva essere semplice rimuovere la magia e lasciare l’anima. E dopo aver fatto quella scoperta fenomenale avrebbe dovuto volare sulla luna e conquistarla in nome delle streghe e i maghi di tutto il mondo. Avrebbe calciato via la bandiera americana e l’avrebbe rimpiazzata con il Jolly Roger. Cazzo, già che c’era perché non dichiarare la pace nel mondo? Vincere la lotteria? Curare tutte le malattie del globo?
 
Kelly ringhiò di nuovo, poggiando con violenza la testa sui cuscini dietro di lei. Perché si stava spingendo a tanto per quel paziente? La piccola Mildred era morta quel pomeriggio. Mildred, tre anni, era davvero al suo agio. Era circondata dalle sue bambole preferite, sua madre le stringeva la mano e le baciava la fronte. Non aveva sentito niente quando era arrivato il momento di andarsene. Ma dov’erano le infinite ricerche sulla malattia di Mildred? il rifiuto di arrendersi? E la lettura di molti, moltissimi libri di medicina?
 
Kelly si passò una mano tra i capelli disordinati. Non poteva farsi questo; molti ospedali stavano studiando la malattia di Mildred. Non stavano ignorando il suo problema; non c’era nessun tabù.
 
La malattia di Potter veniva ignorata ad ogni occasione possibile. Non facevano neanche un tentativo per curarla.
 
Alzò di nuovo la testa e fissò con occhi vuoti le ricerche di Malfoy. Era inutile; ogni maledetta frase. Studiò la pergamena, assottigliando lo sguardo verso la fine. Ogni settimana c’era una stupida parola. Di solito era sottolineata, o cerchiata. Stavolta l’aveva cerchiata così tanto che aveva quasi bucato la pergamena.
 
Evanesco.
 
Pensava che un semplice Incantesimo Evanescente sarebbe bastato. Un incantesimo che qualunque studente del quinto anno avrebbe saputo fare; come se qualcosa di così semplice potesse rimuovere la magia.
 
Ringhiò fissando quella parola; era insistente, e la stava irritando. La magia non si poteva vedere; come diavolo si faceva sparire qualcosa che non poteva essere visto? E perché non se lo ficcava in quella testaccia dura? La cosa migliore che avrebbero potuto ottenere era che Harry riguadagnasse un po’ di controllo sulla sua magia, almeno per un po’. Un paio di mesi.
 
I suoi occhi ritornarono su quella parola. Accidenti a quel moccioso di Malfoy.
 
Sospirando, mise da parte le scartoffie e impugnò la bacchetta. Dovette aspettare di riacquisire la sensibilità nella gamba prima di andare in cucina, e prendere un bicchier d’acqua. Lo riempì, fece apparire un coperchio e inclinò il bicchiere da un lato. Si formò una sacca d’aria.
 
“Evanesco… merda!” Il bicchiere svanì, inzuppandola d’acqua. Ringhiando, afferrò un altro bicchiere e lo riempì velocemente. “Evanesco!” Stavolta fu l’acqua a sparire. “Evanesco!” Acqua. “Evanesco!” Bicchiere.
 
Kelly ringhiò, lanciando con rabbia il bicchiere nel lavandino. Non funzionava.
 
Aprì il frigo, afferrò una lattina di soda e riempì un altro bicchiere intatto. Calma. Doveva concentrarsi sull’incantesimo. Intinse la bacchetta nel bicchiere, e si inginocchiò per guardare con chiarezza la bolla che aveva scelto. La punta della bacchetta era a pochi millimetri di distanza dalla sacca di diossido di carbonio; era la cosa che ci si avvicinava di più. La fissò, sperando che il suo incantesimo funzionasse. “Evanesco.”
 
La bolla scoppiò.
 
“Al diavolo,” Sospirò Kelly. Lanciando la bacchetta sulla panca. Tornò a sedersi sulla poltrona, e raggiunse il telecomando. Sorseggiò la sua soda, osservando le bollicine fluttuare in superficie. Ci aveva provato, e aveva fallito. Malfoy non poteva aspettarsi più di così.
 
Trovò una sitcom che aveva visto già diverse volte, e conosceva metà delle battute in quell’episodio. Si sarebbe accontentata. Quindi ripeté le battute, si rifiutò di ridere per le freddure e lasciò che la sua mente vagasse.
 
I suoi occhi tornarono alla soda e alle sue bollicine. Galleggiavano verso la superficie, e fluttuavano appena raggiungevano l’aria. Non scoppiavano.
 
Lentamente, si ritrovò di nuovo in piedi.
 
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Ron aveva abbandonato già da un po’ i suoi compiti impossibili; continuava a sfogliare il libro senza leggere, per non farsi scoprire da Hermione. Si assicurò di scrivere alcuni appunti, che non avevano alcun senso e non erano neanche necessari. Quel giorno Neville, Dean e Seamus si erano uniti a loro, insieme a Luna ed Ernie Macmillan.
 
La McGranitt aveva assegnato loro un tema impossibile, che tutti avevano rimandato. Dovevano consegnarlo il giorno dopo, e nessuno aveva fatto molti progressi. Era sorprendente che anche Ernie e Hermione si fossero ridotti a farlo la sera prima. Quindi, ci provarono insieme. Luna era lì per supportarli.
 
Anzi, la maggior parte degli studenti dell’ottavo anno era nella Biblioteca. Due gruppi avevano già litigato per lo stesso libro. Ron non ne aveva alcuna voglia; aveva scritto solo l’introduzione, e sembrava che l’avesse fatta un Troll. Aveva semplicemente ripetuto la traccia del tema in qualunque modo possibile.
 
Lo stress era palpabile; i gruppi di studenti più piccoli si dividevano appena entravano nella biblioteca. Tenevano gli occhi bassi e si affrettavano tra i tavoli.
 
Qualcuno iniziò a ridere, attirando lo sguardo di Ron. I Serpeverde erano gli unici a non sembrare così scombussolati; la cosa irritava anche tutti gli altri. Sembrava che li deridessero con le loro continue risate.
 
Erano accalcati attorno a un banco; dei libri nessuna traccia. Certo, sul tavolo c’erano delle pergamene per fingere che stessero studiando, così che Madama Prince non li avrebbe cacciati. Li aveva già richiamati due volte per quel chiasso, ma non aveva chiesto loro di andarsene. Negli ultimi tempi i Serpeverde la passavano sempre liscia, specialmente da quando Harry si era unito al loro gruppetto. I Professori sembravano ignorare il fatto che infrangevano le regole; il giorno prima avevano nuotato con il calamaro gigante e avevano ricevuto solamente qualche ora di punizione.
 
Ron osservava Zabini che parlava animatamente, gesticolando con vigore. Parkinson stava facendo una delle sue risate stridule, sbattendo la mano sul tavolo ogni volta. Anche Malfoy stava sorridendo, il che era abbastanza strano per lui. Harry dal canto suo… rideva a crepapelle, più di quanto Ron l’avesse visto fare in tutto l’anno, e si manteneva il fianco come se avesse una fitta. Sembrava che stesse per cadere dalla sedia.
 
Ron non riuscì a trattenere un mesto sorriso. Come potevano disprezzare le sue nuove amicizie se lo facevano ridere così?
 
Vide che Zabini aveva finito di raccontare la sua entusiasmante storia, indicando il tavolo. Tutti gli altri annuirono e afferrarono…
 
Bastardi! Stavano facendo un gioco alcolico nel bel mezzo della biblioteca! Mentre tutti si sforzavano di fare i compiti!
 
Ron non riuscì a trattenere un’espressione arrabbiata mentre si passavano a turno la bottiglia, prendendone un sorso. Zabini stava tenendo d’occhio Madama Prince.
 
Tipico dei Serpeverde; divertirsi mentre tutti gli altri soffrivano.
 
Harry osservò gli altri mentre finivano di bere, e ripose la bottiglia sul tavolo, dove sparì. Cosa? Ah, certo. Stavano usando il Mantello dell’Invisibilità. Risero di nuovo, e questa volta sembrava che volessero infastidire tutti gli altri.
 
Ron avrebbe mentito se avesse detto che non era geloso.
 
Continuò a osservarli; era meglio che fare i compiti. Stavolta fu Parkinson a parlare, piegando la testa da un lato come se stesse riflettendo. Sembrava che stesse scegliendo chi torturare; sembravano tutti preoccupati. L’unico a non fissarla con terrore era… Zabini, che ricambiava apertamente lo sguardo di Ron.
 
Ron si mosse a disagio; non si era aspettato che lo beccassero, ma non stava facendo niente di male. Erano il gruppo più rumoroso della biblioteca, era normale che attirassero attenzione.
 
Era come fissare un lupo; non doveva mostrare paura, giusto? Aveva sentito che si doveva ricambiare lo sguardo. Era difficile, considerando che Zabini non batteva ciglio.
 
Alla fine, ghignò e tornò a guardare il tavolo. I suoi occhi continuarono a fissarlo per un po’ dopo che si era voltato. Era come un maledettissimo avvertimento.
 
E Ron riprese a respirare. Tornò velocemente alla sua pergamena, e scrisse qualche frase senza senso. Gli si rizzarono i capelli sulla nuca, e non c’era dubbio che ormai tutto il tavolo lo stesse fissando. Girò alcune pagine, fingendo di essere assorto nella lettura, ma la sensazione non svanì.
 
“Ehi, Luna.” Disse, fissando il libro con cipiglio. “Puoi farmi un favore?”
 
“Certo.” Rispose in maniera sognante; era seduta accanto a lui ed era la sola a essere nella posizione di vedere i Serpeverde. “Mi sbarazzerò con piacere dei tuoi Gorgosprizzi.”
 
“Uhm… un’altra volta. I Serpeverde mi stanno fissando? No, non guardateli tutti!” Sospirò, poggiando la testa sul tavolo. Tutte le persone al suo tavolo si erano voltati a fissare i Serpeverde. Merlino! Ma non sapevano cosa fosse la discrezione?!
 
“O ti stanno fissando, oppure stanno ammirando i miei nuovi orecchini.” Rispose felicemente Luna, “Adesso ci stanno salutando.”
 
Ron ringhiò, voltandosi. Che gli importava? Lo stavano indubbiamente salutando; tutti e quattro. Harry incluso.
 
Ringhiò di nuovo.
 
“Stanno salutando te, Ron?” Domandò Seamus, confuso.
 
“Non lo so.”
 
“Probabilmente è perché sei stato tu a fissarli per primo.” Disse Luna per aiutarlo, per poi tornare alla sua pergamena. Fino a quel momento aveva disegnato una specie di… creatura. Di sicuro non era una creatura magica, ma dubitava anche che fosse babbana. Era orribile; per metà uomo e per metà ragno… o qualcosa del genere. A volte Luna lo preoccupava sul serio.
 
Anche Hermione aveva perso interesse ed era tornata ai suoi appunti. Forse avrebbe dovuto continuare anche lui.
 
Guardò di nuovo il tavolo, accigliandosi. Lo stavano ancora salutando.
 
“È davvero maleducato da parte tua, Weasley.” Gridò Malfoy, ghignando. Cosa si aspettavano che facesse? Ricambiare… il saluto?
 
Ron sospirò, agitando brevemente la mano. Malfoy ghignò, indicando la bottiglia sul tavolo. Ipotizzò che stesse ordinando agli altri di bere. Se la passarono attorno al tavolo…
 
Quattro.
 
Dove diavolo era andato Zabini?
 
Appena la domanda sfiorò la sua mente, qualcosa gli sfiorò la nuca. Ci fu un momento di silenzio, e poi una forte e rumorosa… inspirazione.
 
Ron scattò in piedi, girandosi di scatto. “Va al diavolo, Zabini!” Sbottò, e ringhiò quando sentì il ragazzo invisibile sghignazzare sottovoce.
 
Il tavolo Serpeverde scoppiò di nuovo a ridere, anche se stavolta Harry non sembrava così entusiasta. Vide Zabini apparire da sotto il Mantello dell’Invisibilità con un gesto plateale e un sorriso stampato sul suo volto abbronzato.
 
Bene.
 
Bene.
 
“Lascia stare, Ron.” Cercò di dire Hermione, ma era troppo tardi. Si stava già dirigendo verso il loro tavolo, e ringhiò quando tutti iniziarono a ghignare per il suo arrivo. Era tutto un gioco per loro.
 
“Ehi, voi!” Tentò di dire, ma Malfoy lo interruppe.
 
“Carino da parte tua unirti a noi, Weasley. Accomodati pure.”
 
“Ci sono persone che stanno cercando di… che?”
 
“Be’, sei rimasto lì a fissarci per un bel po’,” Disse lentamente Malfoy, poggiandosi con arroganza sullo schienale della sua sedia. “Quindi abbiamo pensato di lanciarti un osso. Unisciti a noi.” Era evidente che fosse una sfida, oppure una minaccia. E Ron non aveva molta voglia di scoprire su quale delle due cose avesse ragione.
 
Harry sembrava nervoso al fianco di Malfoy. “Non devi-” Cercò di dire, ma fu interrotto anche lui.
 
“A nessuno di noi dispiacerebbe un altro giocatore.” Guardandosi intorno vide che avevano tutti un ghigno predatorio. “Non è vero, Harry?”
 
Harry era in difficoltà; aveva un’espressione dolorante sul volto. Ron non sapeva se fosse perché non lo voleva lì, o perché stesse cercando di fornirgli una via di fuga. Anche lui era sconcertato dalla situazione, proprio come Harry; era andato lì per litigare con loro. L’ultima cosa che si aspettava era che lo invitassero a giocare.
 
“No.” Disse infine Harry, sospirando. “Ma voi tutti-!”
 
“Stiamo cercando di essere gentili, Harry.” Il ghigno di Malfoy sembrava tutt’altro che gentile. Calciò una sedia, piegando la testa da un lato. “Unisciti a noi, Weasley.”
 
 
Ron rimase lì, interdetto. Ovviamente, non si prospettava niente di buono; probabilmente se ne sarebbe pentito. Harry lo stava fissando come se volesse dirgli di fuggire.
 
Ma non voleva studiare.
 
E poi era un’occasione per passare del tempo con Harry. Poteva sorbirsi i Serpeverde se significava divertirsi un po’ con il suo amico.
 
“…a che gioco state-?”
 
“Ha accettato!” Urlò Zabini, afferrandolo per il braccio e spingendolo verso la sedia. Ron barcollò e per poco non cadde a terra. Arrivare alla sedia fu un miracolo.
 
Tuttavia, non mancò di notare che Harry aveva la testa tra le mani. La stava scuotendo, e borbottava fra sé e sé.
 
Non fu difficile notare anche che la bottiglia era improvvisamente in bella vista; c’erano un paio di bottiglie sul tavolo; una era già vuota. Dovevano aver usato un incantesimo per nasconderle.
 
“È il tuo turno.” Disse Nott con il suo tono pacato; era l’unico a non avere un grosso ghigno sulle labbra.
 
Harry si alzò, guardando brevemente Ron prima di voltarsi. “Pansy.” La Serpeverde rimase di stucco, e si voltò a guardare Harry. Ovviamente, non si era aspettata che avrebbe scelto lei. “Puoi ammettere a che Casa appartiene la persona che ti piace,” Ron si accigliò. Il gioco era… Obbligo o Verità? “Oppure puoi baciare… umh, vediamo un po’, facciamo Blaise.”
 
Lo sguardo di Parkinson si riempì di rabbia, ma rispose comunque. La sua voce fu glaciale. “Serpeverde.”
 
“Bleah, ti piace uno del-?” Esclamò Zabini, che alzò le mani in segno di difesa quando la ragazza si voltò di scatto verso di lui.
 
“Conosci le regole!” Ribatté, afferrando velocemente la bottiglia per berne un sorso. Ron rimase seduto in silenzio; Harry e Malfoy si stavano scambiando uno sguardo d’intesa. Era quasi come se stessero comunicando qualcosa. “Weasley.” Oh, merda. “Puoi ballare sul tavolo, spogliandoti mentre lo fai, e rimanendo nudo.” Oh, merda. “Oppure puoi baciare, uhm… vediamo un po’,” Mimò Harry, assottigliando lo sguardo. “Facciamo Paciock.”
 
Ron si impietrì. “Io… che?”
 
“Fa in fretta.” Ghignò. “Il tempo scorre.”
 
Ron si guardo intorno, soffermandosi su Harry che aveva il naso arricciato. “Pensavo che fosse obbligo o verità.”
 
“Uhm, no.” Rispose, un po’ a disagio. Fece scivolare una delle bottiglie verso di lui; la afferrò solo grazie a un riflesso condizionato. “Fortuna Liquida?” Chiese, ma arrossì quando Malfoy iniziò a sghignazzare.
 
“Vuoi giocare o vuoi andare a farti fottere?” Aggiunse Parkinson, lasciandosi cadere sulla sua sedia. Ron ebbe la sensazione che fosse un po’ seccata.
 
Be’. Era un Grifondoro o no?
 
Ron sospirò, bevve un sorso e si alzò in piedi. Si voltò, correndo letteralmente verso l’altro tavolo. Era meglio farla finita in fretta.
 
Dietro di lui, senti delle risate incredule.
 
.
 
.
 
.
 
Harry sorrise mentre il tavolo sghignazzava, fissando Ron. Sembrava che si stesse divertendo, anche se i Serpeverde l’avevano palesemente preso di mira. Gli avevano fatto stracciare i pochi compiti che aveva fatto quel giorno, incluso il tema della McGranitt. Gli fecero indossare i vestiti al contrario, e ammettere quali fossero i Grifondoro con cui non andava d’accordo. In quel momento stava correndo con Blaise in spalla per tutta la biblioteca, invece di raccontare in maniera dettagliata come aveva perso la sua verginità. Non ci stavano andando per niente leggeri.
 
Ma era meraviglioso non essere il bersaglio principale, per una volta. E Draco non aveva nessun interesse a mettere Ron in difficoltà; sembrava che si stesse trattenendo per entrare nelle grazie di Harry. Perché tutti sapevano che aveva un sacco di idee in serbo per il rosso, e che normalmente non ci sarebbe andato leggero come gli altri con lui.
 
“Togliti di dosso.” Borbottò Ron, scuotendo le spalle mentre tornava al tavolo. “E se farai un altro commento ti infilerò un piede nel culo.”
 
“Non è colpa mia se non hai senso dell’umorismo per le battute sui cavalli.” Ghignò Blaise, tornando a sedersi.
 
“Sapete,” Disse Harry, piegando la testa da un lato come se fosse sorpreso. “Ci sono altre quattro persone sedute a questo tavolo. E le suddette persone non stanno bevendo perché state sfidando solo Ron. Condividi il tuo amore, Blaise. Lega un po’ con noi.”
 
Ron gli rivolse uno sguardo di gratitudine, ma Blaise si limitò a ridere. “Non mi importa; ho già in mente cosa chiederò nel prossimo turno. Spero che ti piaccia cantare Weasley.”
 
“Va bene, ok.” Harry stava già ridendo; non riusciva a trattenersi. “È il mio turno, Blaise.” Guardò di nuovo la mappa, che teneva aperta sulle sue gambe. Fantastico. “Ti do una possibilità.”
 
“Sorprendimi.” Lo sfidò Blaise. Non aveva pudore; era disposto a tutto.
 
“Ci proverò.” Sghignazzò Harry, “Puoi raccontare la meravigliosa storia di tuo cugino Boris all’intera biblioteca, ad alta voce, con gesti e ricostruzioni,” Il suo sorriso era già svanito. “Oppure, puoi abbracciare la prima persona che entrerà nella biblioteca.”
 
“Pfff.” Blaise si alzò in piedi, scollando le spalle. “Mi deludi, Potty.”
 
Harry si limitò a sfoggiare un sorriso; non riusciva a trattenere le risate ma continuò a fissare Blaise. Aspettava che cambiasse espressione.
 
Sentì Draco piegarsi verso di lui per fissare la mappa. “Oh, santo cielo.” Ridacchiò, “Ho addestrato proprio un piccolo Serpeverde, non è vero?”
 
Il sorriso di Blaise vacillò per un momento, ma si voltò di scatto verso la porta quando si aprì.
 
Ci fu un momento di silenzio.
 
Poi tutti scoppiarono a ridere.
 
“Oh, devi marcire all’inferno.” Ringhiò Blaise, fissando con orrore Lumacorno che attraversava la stanza. “Il girone più profondo e oscuro è riservato alle persone come te!”
 
Harry rise, guardando Ron. Il suo migliore amico stava ridacchiando, ma i suoi occhi avevano un bagliore di gioia vendicativa. Dopo che il Serpeverde l’aveva umiliato così tanto, voleva solo che soffrisse. E quello era il modo perfetto per farlo.
 
Ron incrociò il suo sguardo, e il suo sorriso aumento ancora di più. potevano contare ancora l’uno sull’altro.
 
Tuttavia, l’espressione di Ron si raggelò. Fissò Harry, il suo volto si rabbuiò, e si accigliò.
 
Perché aveva quella faccia?
 
Harry si accigliò abbassando lo sguardo per controllarsi. Non c’era niente fuori posto; né un buco sul suo maglione né un osso scoperto sulla sua mano. Non aveva neanche un livido. Si guardò alle spalle; forse era successo qualcosa che non poteva vedere? Blaise stava cercando di abbracciare il Professore, che cercava di divincolarsi, e il resto del gruppo lo stava deridendo. Non stava succedendo niente di strano.
 
Si voltò di nuovo avanti e vide Ron che ricambiava lo sguardo di Draco.
 
“Che c’è?”  Harry non aveva più il tempo di preoccuparsi. Non sentiva che la sua magia stesse reagendo, quindi dubitava che si trattasse di quello. Si era controllato e non c’era nessun osso fuori posto o rotto, e nessun arto mancante. “Che stai guardando?”
 
“Pensavo… di aver visto qualcosa.” La sua voce era palesemente esitante. “Ma deve essere stato un effetto della luce.”
 
Harry lo fissò, voltandosi verso gli altri. L’espressione di Draco era più impassiva che mai, ma quelle di Pansy e Theo erano un po’… strane. Forzate.
 
“Sul serio, che succede?”
 
Tutti gli altri distolsero lo sguardo.
 
Harry si voltò verso Draco, alzando le sopracciglia.
 
Draco ricambiò il suo sguardo, sbattendo lentamente le palpebre. Era come se stesse cercando le parole giuste da dire, e la cosa lo terrorizzò più di qualunque parola potesse dire. Riusciva a sentire la paura impadronirsi di nuovo di lui, paralizzandolo e facendogli accapponare la pelle. Cosa poteva essere successo di così grave da-?
 
“Smettila di andare nel panico.” Disse Draco in un sussurro, incatenando i loro sguardi. “È solo un livido.”
 
Solo un livido?
 
“Dove? Argh!” Harry sei era tastato il viso con le mani, e sussultò quando il dolore esplose per tutta la guancia. Rabbrividì, ma il movimento non fece altro che aumentare il suo dolore. Si estese fino alla parte sinistra della fronte. Ma che diavolo?!
 
Harry si sentì cadere sempre di più nel panico mentre il dolore aumentava ogni momento di più. Perché non gli aveva fatto male quando aveva alzato le sopracciglia, un momento fa?
 
“Smettila di muovere la faccia.” Gli ordinò Draco. “È evidente che ti fa male.”
 
“No, cazzo, Sherlock.” Sussurrò a sua volta Harry, che fece per toccarsi di nuovo il viso. Le sue dita non lo raggiunsero perché si suoi occhi si posarono si Ron.
 
Ron.
 
Aveva appena visto un livido apparire sulla faccia di Harry. Senza motivo.
 
Harry piazzò la mano sulla parte sinistra del volto, cercando di nascondere la maggior parte del livido. “Uhm, non preoccuparti. È solo…” Pensa. Pensa. “Vedi…” Pensa!
 
“Madama Chips ti ha avvertito che poteva succedere.” Draco su piegò su di lui, facendo schioccare la lingua. Tolse la mano di Harry dalla sua faccia, trasalendo leggermente. “Il calamaro non ci è andato per niente leggero con te, non è vero?”
 
Oh, grazie a Dio c’era Draco.
 
“Ve l’avevo detto di non toccarlo.” Aggiunse Nott, scuotendo la testa. “Una volta l’ho sfiorato e mi sono spuntati lividi per una settimana.”
 
Ron si accigliò, guardandoli uno ad uno. “Come funziona?” Il suo tono era scettico.
 
“Sei tu quello che adora Cura delle Creature Magiche.” Ghignò Pansy, bevendo un altro sorso di alcol. “Diccelo tu.”
 
Harry deglutì nervosamente; era difficile sembrare rilassato quando il suo istinto gli diceva di fuggire dalla stanza. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Draco lasciò finalmente andare la sua mano, quindi si ricoprì la faccia velocemente. Faceva male, ma era meglio che tenerlo in bella vista.
 
“Si vede che è stato un tentacolo.”
 
Harry vide Ron guardare gli altri, ancora accigliato.  Anche se spostare l’attenzione su altro e minimizzare l’accaduto era nelle loro migliori intenzioni, non potrebbero essere stati più sospetti. Ron non li credette neanche per un secondo.
 
Doveva andarsene prima che iniziasse a fare domande.
 
La sua paura ebbe la meglio.
 
Harry scattò in piedi, sforzandosi di sorridere. “Farò meglio a sbarazzarmene, allora.” Cercò di sembrare indifferente, ma non ci riuscì. Neanche lontanamente. “Non posso lasciare al calamaro la soddisfazione di avermi battuto.”
 
Ron lo guardava ancora con sospetto.
 
Vide che lo guardava dall’alto in basso, squadrandolo.
 
Stava capendo.
 
Quindi Harry si voltò, e camminò il più velocemente possibile verso l’uscita, trattenendosi dal correre. Nonostante ciò, si sentiva come se stesse fuggendo.
 
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Harry era appena giunto alla fine del corridoio quando Draco lo raggiunse, afferrandogli il braccio per fermarlo. “Cerca di calmarti.” Sussurrò, trascinando il moro in un’aula. “Non puoi continuare a fuggire ogni volta che qualcosa va storto.”
 
“Hai visto la sua faccia?” Gemette Harry, cercando ancora di nascondere il volto. “Lo sa. Lo sa, cazzo.”
 
Calmati.” Gli ordinò Draco, “È solo un livido.” Tese il braccio per togliergli la mano dal viso, reprimendo il bisogno di trasalire. Metà della faccia di Harry era diventata nera; partiva dalla fronte e continuava intorno all’occhio, fino alla mascella. Era piuttosto orrendo. “Un insignificante livido.”
 
L’espressione di Harry era contratta dal dolore o dalla paura; probabilmente da entrambe.
 
“Andiamo in Infermeria,” Continuò piano, “Prendiamo una pozione e ce ne sbarazziamo. Poi negheremo la sua esistenza per tutti gli anni a venire. Gli cancello la memoria, se vuoi.” Diceva sul serio. E a giudicare dall’espressione accigliata di Harry, neanche lui ne aveva dubitato per un secondo.
 
Attraversarono silenziosamente l’Infermeria.
 
Draco aveva visto la comprensione negli occhi di Weasley. Oh, lo sapeva.
 
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NOTA delle traduttrici: Se non l’avete già fatto, passate due minuti a leggere il nostro avviso a inizio pagina, è importante :)
  
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