Film > Captain America
Ricorda la storia  |      
Autore: Red1701    23/11/2018    0 recensioni
"Io per un niente vado giù, se ci penso mi dà i brividi, me lo dicevi anche tu, dicevi tu."
.
WinterWidow.
Genere: Azione, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CHIEDIMI SE SONO FELICE.





Spengo la TV,
E la farfalla appesa cade giù
Succede anche a me
È uno dei miei limiti
Io per un niente vado giù
Se ci penso mi dà i brividi
Me lo dicevi anche tu
Dicevi tu



"Buck, svegliati!"
Natasha continuava a scuotere il compagno in preda ad un incubo.
Era ormai un anno che vivevano insieme, ma solo nell'ultimo periodo aveva cominciato a riavere degli incubi dovuti ai ricordi di tutto ciò che aveva passato da Soldato d'Inverno.
Era ricominciato tutto il 16 dicembre.
Il moro continuava a dimenarsi e urlare, e la Vedova dovette salire a cavalcioni su di lui per riuscire a fermarlo ma soprattutto a svegliarlo.
"James!"
Si svegliò di soprassalto rischiando quasi di tirare una testata in pieno viso alla ragazza.
Lei gli prese il volto fra le mani e appoggiò la fronte alla sua.
"Ehi"
"È successo nuovamente, Nat. Ancora lo stesso incubo di quella notte"
"Sono qui, con te, e non ci divideranno più" lo rassicurò
L'incubo più ricorrente riguardava il momento in cui li avevano beccati nella Red Room e li avevano divisi, congelando lui e portando lei in quella specie di sala operatoria.
"Devi smettere di pensare che possano portarmi via. Non succederà mai più, te lo prometto."
Lui la strinse a se come ci si aggrappa ad una roccia mentre si rischia di cadere e se la trascinò con se tra le lenzuola.
"Ti amo, Nat" le sussurrò all'orecchio mentre, impercettibilmente, i tremori lasciavano il suo corpo.


Ti ho mandata via
Sento l'odore della città
Non faccio niente, resto chiuso qua
Ecco un altro dei miei limiti
Io non sapevo dirti che
Solo a pensarti mi da i brividi
Anche a uno stronzo come me
Come me



"Si può sapere cosa è successo?"
Steve era corso a casa del suo migliore amico appena Clint lo avevo chiamato dicendogli che Natasha era andata via di casa e che loro si erano lasciati. La rossa si era rifugiata a casa Barton, il moro era rimasto a New York.
Bucky era steso sul divano, al buio, con un braccio sugli occhi.
"Non voglio parlarne"
"Buck, sputa il rospo"
"Mercoledì abbiamo litigato e se ne è andata."
Il capitano realizzò che era sabato, quindi erano tre giorni che era ridotto in quel modo e che nessuno dei due aveva fatto sapere qualcosa a qualcuno.
"Perché avete litigato?" lui era ancora appoggiato allo stipite del salotto
"È uscito l'argomento della missione speciale di settimana prossima e le ho detto che non la volevo con me, poi la cosa non so come è degenerata e siamo quasi finiti alle mani. Io non intendevo che non la volevo con me perché non è adatta alla missione, io ho solo paura che le succeda qualcosa. E non posso permettermi di perderla."
"Naturalmente tutte queste cose non gliele hai dette"
Tolse il braccio e lo guardò come fosse un cane bastonato.
"Sei un cretino. Hai combattuto una guerra mondiale, due guerre da supereroe, scappato dall'HYDRA e nonostante ciò non riesci a dire alla tua ragazza che la ami"
Bucky sbuffò disperato e si stampò entrambe le mani sul viso.
"Era meglio se rimanevo un ghiacciolo"
Steve scoppiò a ridere e andò ad aprire la finestra per cambiare aria e far entrare un po' di luce.
L'odore di asfalto bagnato -era quasi una settimana che in città pioveva- entrò prepotentemente nella stanza invadendo le narici del moro; erano giorni che l'unico odore che sentiva era la scia rimasta del profumo della ragazza.
"Da quanto tempo sei sul quel divano?"
"Da mercoledì. Un'ora dopo che si è sbattuta la porta d'ingresso alle spalle."
"Perché un'ora dopo?" chiese il biondo aggrottando le sopracciglia
"Perché sono rimasto in piedi come un'idiota a guardare quella dannata porta"
L'amico non sapeva se disperarsi o ridere per la scena.
"Muovi il culo e vai a farti una doccia. Hai una ragazza da riprenderti"


Ma non pensarmi più
Ti ho detto di mirare
L'amore spacca il cuore
Spara, spara, spara amore
Tu non pensarci più
Che cosa vuoi aspettare?
L'amore spacca il cuore
Spara, spara, spara, dritto qui
Qui



"Fallo Nat! Non pensare a me, fallo. Starò bene!"
Fury aveva convocato lui, Natasha, Steve, Clint e Tony e insieme erano partiti per quella missione importante la settimana dopo. Dovevano prendere un certo Barone von Strucker, recuperare ogni file possibile riguardanti i suoi esperimenti e portare tutto allo SHIELD. Era una missione tanto importante quanto pericolosa e lui lo sapeva bene; ci aveva già lavorato con lui in passato, se essere il suo esperimento favorito poteva considerarsi una collaborazione tra i due.
Ed era finita esattamente come temeva.
In un momento di distrazione, lo scienziato era uscito dal suo nascondiglio e aveva sorpreso la Vedova Nera alle spalle. Si erano girati tutti quando ad una domanda di Barton rivolta alla rossa, lei non aveva risposto e avevano capito che qualcosa non andava.
Ma era decisamente troppo tardi: il tedesco le aveva puntato una siringa alla gola e l'aveva obbligata a sparare al compagno, altrimenti lui l'avrebbe uccisa. Il capitano, che si trovava in un'altra zona, stava correndo da loro mentre all'auricolare comunicava i suoi piani ai compagni.
"Steve, fermati, non fare nulla" aveva detto al migliore amico. Sapeva bene cosa conteneva quella siringa.
E adesso si trovavano lì, l'uno davanti all'altro, con i loro amici alle spalle del Soldato e con lo scienziato che teneva la rossa tra le grinfie con un sorriso stampato in faccia.
"Nat, Cristo, sparami!"
Aveva cercato di puntargli una pistola al petto, ma ogni fibra del corpo della Vedova Nera si era bloccata nel momento in cui era stata costretta a mettere il dito sul grilletto.
Improvvisamente tutto ciò che si erano detti durante il litigio della settimana prima era sparito, e lei aveva capito perché Barnes non la voleva con se.
"Romanoff, o spari al Sergente Barnes o io penserò a te" aveva gridato l'uomo alle sue spalle.
Lei aveva stretto le palpebre e numerose lacrime avevano fatto capolino sulle sue guance. Non l'aveva mai vista così terrorizzata, neanche quando l'avevano presa nella Red Room.
Gli altri, nel frattempo, erano paralizzati.
"Ti prego, Nat. Avevi promesso che non ti avrebbero portata più via da me, non farmi questo" le disse mentre anche i suoi occhi avevano iniziato ad inumidirsi.
"Spara. Qui"
Puntò l'indice vicino al cuore, sperando di poter sentire presto il rumore del grilletto.


So chi sono io
Anche se non ho letto Freud
So come sono fatto io
Ma non riesco a sciogliermi
Ed è per questo che son qui
E tu lontana dei chilometri
Che dormirai con chi sa chi
Adesso lì



Steve aveva bussato alla porta da pochi secondi quando una donna castana aveva aperto loro la porta.
"Clint, ci sono i tuoi amici!"
Il biondo arrivò alla porta e li salutò entrambi.
"Nat è nella rimessa dietro casa" aveva detto a Barnes senza troppi preamboli.
Erano lì solo con l'obiettivo di riportarsi a casa la rossa.
Bucky si diresse al capanno di legno in cui si trovava la sua ragazza. Non sapeva ancora precisamente cosa dirle, l'importante era trovare qualcosa che la convincesse a tornare indietro. Sapeva quanto era testarda, quindi doveva impegnarsi al massimo.
Mentre camminava sentì il suo migliore amico urlargli qualcosa, ma era troppo concentrato sul rumore dei colpi che provenivano dalla sua meta.
Prese un respiro profondo e aprì il portellone.
Natasha si girò verso di lui e si fermò all'istante.
Indossava un paio di pantaloncini della tuta -per la precisione erano i suoi pantaloncini- e un top sportivo. I lunghi capelli rossi erano legati in due trecce e numerose perle di sudore le impreziosivano ogni centimetro scoperto del corpo.
"Ehi" pronunciò lui dopo diversi secondi passati in silenzio a studiarsi l'un l'altro.
"Ormai avevo perso le speranze" sputò lei visibilmente incazzata.
"Fino a prova contraria sei tu quella che è scappata da Clint. E se non fosse stato per Steve non l'avrei mai saputo"
"In realtà se non fosse stato per Steve non sarei neanche uscito di casa"
Lei gli diede le spalle e tornò verso il sacco da allenamento.
"Senti Barnes, se sei qui per fare la vittima puoi anche tornartene a casa. Lo sai che con me non funziona"
"Era un sacco di tempo che non mi chiamavi per cognome. E comunque no, non sono qui per fare la vittima."
La ragazza si concentrò nuovamente sul saccone da box ignorandolo, lui si avvicinò dalla parte opposta e bloccò il sacco tra le sue mani.
"Torna a casa"
Lei non sembrava intenzionata a smettere.
"Nat, ti prego. Torna a casa"
"Per sentirmi dire ancora che non valgo nulla e che non mi vuoi con te? No grazie"
Sbuffò frustrato e si allontanò.
"Non era quello che intendevo"
"Certo, troppo facile farsi risolvere le cose dal proprio migliore amico"
Si passò una mano nei capelli domandandosi perché fosse così testarda.
"So di essere un cretino, e so altrettanto di essere incapace di parlare di sentimenti con te. Ma ti giuro che quello che intendevo mercoledì non era quello che hai capito tu."
"Ah no? Perché sembravi piuttosto sicuro di quello che mi stavi urlando a due centimetri dalla faccia" lo rimproverò alzando la voce e avvicinandosi a lui
"Nat, io ti amo, cazzo" le gridò lui di rimando
"E non voglio perderti un'altra volta. È questo quello che cercavo di dirti" continuò
"E dovevamo andare a botte perché tu sei un ghiacciolo?" gli disse quelle cose mentre gli batteva i pugni sul petto.
Bucky non capiva se fosse incazzata o semplicemente a pezzi come lo era lui. Le bloccò le mani e se la strinse al petto. Dio come gli mancava il suo profumo.
"Non sei obbligata a farlo. Non voglio obbligarti a tornare con me se di me non sopporti più nulla. Ma se mi ami ancora, o se pensi anche solo ne valga un po' la pena, torna a casa. Ti prego"
Passarono alcuni secondi così; lei intrappolata tra le sue braccia e lui con la testa sprofondata tra quella chioma rossa di cui era tanto innamorato.
"Sei un cretino galattico, James Buchanan Barnes"
"Quindi torni a casa?" le chiese speranzoso
"E lasciare Steve da solo a sopportarti? Non sono così meschina" gli rispose stampandosi un sorriso enorme sul volto.


Ma non pensarmi più
Ti ho detto di mirare
L'amore spacca il cuore
Spara, spara, spara amore
Tu non pensarci più
Che cosa vuoi aspettare?
L'amore spacca il cuore
Spara, spara, spara, dritto qui
Qui



Natasha aveva trovato il coraggio da qualche parte infondo al suo cuore e gli aveva sparato esattamente dove lui le aveva detto: vicino al cuore.
Lui aveva sorriso stingendo i denti e si era messo una mano sul foro prima di tossire sangue e cadere a terra.
Steve si era lanciato subito al suo capezzale cercando di bloccare l'emorragia e di non farlo morire, e la rossa era caduta sulle sue ginocchia dopo che il Barone l'aveva lasciata andare e aveva sfruttato il momento per scappare.
"Clin, Tony, andate a prenderlo!" urlò il biondo ai due compagni che partirono immediatamente.
Si trascinò fino al corpo del fidanzato e cominciò ad urlare il suo nome in preda ad una crisi di panico.
"Nat, smettila! Mi servi lucida. Chiama Fury e digli che è un'emergenza e di chiamare la dottoressa di Seul."
Prese il telefono dalla tasca e fece come il Capitano le aveva detto con ancora le mani che le tremavano.
Si impose di respirare e calmarsi, facendo appello a tutti quegli insegnamenti che aveva imparato durante la sua infanzia.
"Stai bene"
Bucky si era svegliato e la prima cosa che aveva fatto era accertarsi che lei stesse bene. Perdeva ancora sangue e il suo volto era diventato bianco come la neve della Russia che anni addietro avevano sia amato che odiato.
"James"
Lei usava quel nome solo nelle questioni di una certa importanza, e quella era sicuramente una questione importante.
Gli appoggiò la testa sulle sue ginocchia e cominciò ad accarezzargli i capelli.
"Nat, sto bene" gli sussurrò usando tutta la forza che aveva
"No, non stai bene, non dirmi cazzate. Ti ho sparato e stai perdendo fin troppo sangue" lo rimproverò piangendo
"Non ti ho insegnato niente in Russia, eh?" le domandò generando sia in lei che nel suo amico un gigante interrogativo.
"Ti ho detto di spararmi qui perché non è un punto vitale. È appena sopra il cuore ma non intacca nessuna vena o organo importante. Sapevo che non avresti sbagliato il colpo, tu non ne sbagli mai uno" le spiegò sorridendo, e lei si ricordò di quel giorno in cui le aveva insegnato come colpire un avversario senza ucciderlo.
Steve imprecò contro di lui in una mezza risata e lei appoggiò la fronte a quella del fidanzato.

"Non farmi mai più una cosa del genere o ti ammazzo seriamente"
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Red1701