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Autore: Naco    23/11/2018    5 recensioni
Un giorno, su consiglio di Miki, Kaori decide di provare a non usare più il martello contro Ryo. Ma cosa accadrebbe se, proprio in quel momento, dal passato di Umibozu spuntasse una donna bellissima intenzionata a chiedere la protezione dei nostri amici sweeper?
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Miki, Nuovo personaggio, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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Ricominciare a vivere
Ovvero
Regola n. 8: Ascolta il tuo cuore e tutto andrà per il meglio


«Daisuke-san?»
Miki portò la sua attenzione su Shizuka. «Intendi proprio Daisuke Anno, l’attore? Che diavolo ci fa qui?» chiese.
«Sono qui per aiutarti, Shizuka!» esclamò lui avvicinandosi alle due ma guardando principalmente Shizuka. Miki, però, non si fidava e si posizionò meglio davanti all’attrice.
«Come faceva a sapere che eravamo qui?» domandò.
Lui si fermò, impaurito dallo sguardo truce della donna e dall’arma che lei gli puntava contro.
«Io… vi ho seguiti. Stamattina qualcuno ha cercato di rapirti e io mi sono preoccupato per te. Shizuka, ti prego, vieni via con me, qui non è per niente sicuro!»
Come a dare forza alle parole dell’uomo, una nuova esplosione, più forte delle precedenti, squarciò l’aria. La detonazione era stata così violenta che molte parti della costruzione iniziarono inesorabilmente a crollare. Miki e Shizuka videro con orrore la porta che dava accesso all’edificio collassare su se stessa.
«Falcon! Saeba, Kaori!»
«Hayato-san!»
Miki non credeva ai propri occhi. Davvero stava succedendo una cosa del genere? Se non fossero usciti fuori da quel posto al più presto…
«Hai visto, Shizuka?» l’uomo si era avvicinato alla ragazza e le aveva messo una mano sulla spalla «Qui è pericoloso! Vieni, andiamo via!»
Shizuka scostò con rabbia la sua mano, sconvolta.
«Lasciami! Per colpa mia, Hayato-san...!»
In preda alle lacrime e al dolore, si lanciò verso l’edificio, pronta a correre all’interno pur di salvare l’uomo che amava, ma Anno riuscì a trattenerla con la forza.
«Lasciami andare! Sono lì per colpa mia!»
Anno faceva fatica a tenere ferma la ragazza. Perché era così sconvolta per la morte di quelle persone? D’accordo, li aveva ingaggiati per proteggerla, ma la sofferenza che avvertiva nelle sue lacrime era troppo forte. A meno che…
«Shizuka, non mi dire che l’uomo che ti salvò quella volta…?»
Un nuovo boato squarciò l’aria e un’altra, significativa parte dell’edificio venne giù come un castello di sabbia.
I tre non poterono fare altro che fissare impotenti quello che una volta era stato un palazzo pieno di uffici brulicanti di vita e attività collassare lentamente, ma inesorabilmente su se stesso e ridursi a un cumulo di macerie.
Shizuka scoppiò in lacrime e nascose il proprio viso nel petto caldo e confortevole di Anno che continuò ad accarezzarle i capelli per calmarla.
Miki cadde a terra, la pistola stretta tra le mani, non riuscendo a distogliere il proprio sguardo dal desolante spettacolo.
«Non hai paura che non torni più? Come fai a resistere?» le aveva chiesto Shizuka pochi minuti prima.
Non avrebbe resistito, era questa la verità. Se Falcon non fosse uscito vivo da lì, lei non sarebbe mai riuscita ad andare avanti. Sarebbe andata a casa, avrebbe detto addio a quel bar in cui aveva vissuto giorni così felici, avrebbe estratto la pistola e lo avrebbe raggiunto subito. Perché, senza Falcon, senza l’unica persona che aveva mai veramente amato, l’unica che aveva considerato un padre, un maestro, un amico, un compagno, la vita non aveva più senso. Come avrebbe potuto più gestire il Cat’s Eye senza lui che l’aiutava, Saeba che la importunava e Kaori che distruggeva mezzo locale con il suo martello? Come avrebbe potuto sopportare le giornate vuote e solitarie che si spalancavano inquietanti e minacciose davanti a lei?
Non stava piangendo. I suoi occhi erano aridi e vuoti. Ma dalla sua gola venne fuori un suono, prolungato e triste, in cui riversò tutto il dolore e la disperazione che stava provando in quel momento.
Un silenzio opprimente cadde tutt’intorno; persino le navi si muovevano ormai silenziose verso il largo. Solo i lamenti delle due donne spezzavano quella quiete assordante, fatta di morte e distruzione.


«Shizuka-san, andiamo via, non c’è più nulla che possiamo fare per quelle persone».
La voce di Anno ruppe all’improvviso il silenzio e stavolta Shizuka, troppo sconvolta per ribattere, annuì e si mosse per seguirlo.
«Non deve sembrarti vero, eh? L’uomo che hai assunto e gli unici che potevano arrivare alla verità morti sotto le macerie in un colpo solo!» esclamò qualcuno dal nulla.
Miki sollevò la testa. «Saeba-san?» mormorò con un filo di voce, incredula.
Anno si guardò intorno non riuscendo a capire da dove provenisse la voce. E poi le vide: tre figure, una delle quali portava un’altra sulle spalle priva di sensi, che avanzavano verso di loro da un angolo del palazzo ormai completamente distrutto.
«Cosa... come?»
«Sorpreso, vero? Per fortuna, pur essendo un edificio piuttosto vecchio, le scale di emergenza hanno resistito». spiegò a beneficio dei presenti.
«Maledizione!»
Shizuka guardò ora l’uno ora l’altro senza capire. «Che cosa significa tutto questo?»
«Significa che quell’uomo ha assunto Kuroyami perché tentasse di rapirti, così da potersi salvare dalle sue grinfie e spingerti a innamorarti di lui» spiegò Falcon posando a terra il corpo del sicario.
La ragazza, a quelle parole, raggelò e istintivamente provò ad allontanarsi dal collega, ma lui fu più lesto e la bloccò con un braccio, mentre con l’altra mano estraeva una pistola dalla giacca.
«Ma quella è la mia pistola!» esclamò Kaori portandosi le mani al volto. In quel momento avrebbe tanto voluto che fosse ancora manomessa, almeno non avrebbe potuto fare del male a nessuno. Ma, purtroppo, non lo era.
«Daisuke-san, cosa stai facendo, lasciami!» gli domandò la donna, cercando di divincolarsi.
«È meglio che ti arrendi, Anno, ormai non hai scampo».
«Questo lo dici tu, City Hunter!» sistemò meglio il braccio intorno alla gola di Shizuka e puntò la pistola verso la sua testa. «Fareste meglio a lasciarci andare, se non volete che la uccida! Su, buttate tutti le armi, adesso!» Gli altri obbedirono. «Sì, è vero, ho assoldato io quell’uomo! Tu non facevi altro che parlare quel tizio che ti aveva salvato la vita, non pensavi ad altro e non mi notavi nemmeno, nonostante io ti amassi tantissimo! Così ho pensato di diventare il tuo nuovo eroe, ma loro hanno rovinato tutto. Però non importa, adesso sarai mia comunque!»
Faceva sul serio. Kaori era sconvolta: quando avevano parlato, neanche poche ore prima, le era sembrato così innamorato da farle quasi compassione. Tuttavia, adesso era la disperazione a guidarlo. Sapeva che non poteva andare lontano ma, nonostante tutto, non voleva arrendersi. Era a questo che poteva condurre l’amore, quando diventava una passione senza controllo, e questo la spaventò.
Però, non poteva restare a guardare: dopotutto, era l’assistente di Ryo ed era anche colpa sua se si trovavano in quella situazione.
«Per favore, Anno-san, si arrenda!» intervenne, muovendosi verso di lui.
«Che fai, Kaori! Dove vai?» cercò di fermarla Ryo, ma lei lo ignorò.
«City Hunter ha ragione, non avvicinarti o le sparo!»
Ma Kaori continuò a camminare ignorando la minaccia.
«Non sparerai. Tu ami Shizuka, non è vero? Non le faresti mai del male, ne sono sicura».
«Non avvicinarti! Ti ho detto di non avvicinarti!» continuò a ripetere indietreggiando e portando con sé Shizuka.
Ma lei proseguì imperterrita. «Tu… volevi solo che si accorgesse del tuoi sentimenti e che li ricambiasse, vero? Non c’è niente di male in questo. Tutti vorremmo che la persona che amiamo guardi solo noi. È normale ed è umano. Ma purtroppo non possiamo costringere gli altri ad amarci come noi vorremmo, no? Ciò, però, non significa che non ci vogliano bene. Perciò, lasciala andare. Sono sicura che Shizuka prova comunque un grande affetto per te e ti perdonerà».
«TI HO DETTO DI FERMARTI!» urlò Anno con tutto l’astio che provava e puntò l’arma verso di lei, pronto a premere il grilletto per sparare.
Shizuka cercò ancora una volta di liberarsi e il suo movimento spiazzò l’attore che, perdendo sia la presa su Shizuka che l’equilibrio, sparò. Kaori si buttò tempestivamente di lato e la pallottola la ferì soltanto di striscio a un braccio; nello stesso momento, Ryo recuperò velocemente la propria phyton e sparò due colpi che raggiunsero l’uomo alla spalla e alla gamba destra. La pistola fece un volo di qualche metro e l’attore cadde sulle ginocchia, mentre cercava di arginare il sangue che fuoriusciva dalla ferita alla spalla con la mano sinistra.
«Kaori, stai bene?» Ryo corse dalla socia, mentre in lontananza si sentiva il suono delle volanti della polizia che si avvicinavano.
«Sì, non preoccuparti, non è niente!»
«Questa mi pare di averla già sentita» commentò, a metà tra il canzonatorio e il preoccupato. «Quando la smetterai di essere così avventata?»
La ragazza sbuffò contrariata: perché doveva sempre trattarla così? Cos’altro doveva fare perché, finalmente, la considerasse una vera partner?
«Ma sei stata brava. I tuoi riflessi sono migliorati davvero molto», aggiunse, sorridendole e scompigliandole i capelli.
Kaori arrossì: erano le parole che aveva sempre voluto sentirsi dire, ma in quel momento non seppe proprio come replicare, perciò preferì soltanto annuire e dedicarsi a Shizuka che, ancora tremante, se ne stava rannicchiata in un angolo. Le si inginocchiò davanti e le sorrise. «Shizuka-san, come ti senti? Devo ringraziarti, se non fosse stato per il tuo intervento, forse adesso non sarei qui».
L’attrice scosse la testa. «No, sono io che ringrazio voi. Non… non riesco a crederci: Daisuke-san sembrava un uomo così dolce e sensibile… non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a tanto».
«A volte per amore si fanno delle cose davvero sciocche e insensate. L’importante, però, è rendersene conto e fermarsi prima che sia troppo tardi. E lui non l’ha fatto» commentò Ryo.
Kaori annuì. Ryo aveva ragione: anche lei, accecata dalla gelosia, aveva compiuto delle azioni sconsiderate. Ma aveva ben presto capito che stava sbagliando tutto. Lei non era il tipo da elaborare piani machiavellici e seguire strane regole per conquistare l’uomo che amava, ma piuttosto quel genere di persona che sfogava la propria frustrazione immediatamente, con un martello o un konpeito oppure preparando trappole che, alla fin fine, distruggevano tutto, ma non facevano mai davvero male a nessuno. E le andava bene così.
Dopo qualche minuto, arrivò anche Saeko con un paio di colleghi.
«Assoldare un killer professionista per conquistare il cuore di una donna. Roba da matti!» commentò mentre li ammanettava. «Certo che Kuroyami dev’essere proprio caduto in basso, per accettare una cosa del genere».
«Dici? Io non credo».
«Cosa intendi dire, Ryo?»
«Sono del parere che avesse già pianificato tutto quando ha accettato l’incarico. Shizuka ha detto che ha cercato per anni di rintracciare Falcon, perciò io sono certo che l’informazione dev’essere arrivata anche a lui. Di sicuro Anno non conosceva nessuno a cui potersi affidare, quindi avrà chiesto in giro per trovare qualcuno che se ne occupasse. A Kuroyami non sarà parso vero: fare un po’ di soldi e poter uccidere uno dei killer più forti del Giappone in un colpo solo! Perché era più che certo che Falcon sarebbe intervenuto per proteggere Shizuka. Non mi meraviglierebbe se fosse stato proprio Kuroyami a proporsi per il lavoro».
«Quindi…. significa che siete stati presi di mira per colpa mia? Io…»
«No, probabilmente avrebbe trovato un altro modo per scontrarsi con lui. Nel nostro mondo queste cose sono all’ordine del giorno. Adesso capisci perché ha tentato in tutti i modi di non farsi trovare da te, vero?»
Shizuka a quella domanda non rispose, ma si limitò a lanciare un’ultima, colpevole occhiata a Umibozu. L’uomo, nel frattempo, si era avvicinato a Miki, ancora scossa per quello che era accaduto.
«Come vedi sono tornato sano e salvo» le disse Falcon, quando si trovò di fronte alla propria moglie.
Miki annuì e lo abbracciò con trasporto; Umibozu, invece, rimase immobile. Nonostante tutto, la ragazza sorrise: a un occhio esterno, poteva sembrare che si comportasse in modo freddo nei suoi confronti, ma lei sapeva bene che non era affatto così.
Dopo qualche minuto, si allontanò da lui per studiarlo meglio.
«Come mai hai tutte queste bruciature, a differenza di Saeba? Che è successo lì dentro?»
«Niente di importante» rispose laconico lui.
«Hai sposato un folle» intervenne allora Ryo, avvicinandosi alla coppia. «Ha pensato bene di rispondere a un’esplosione imminente lanciando un colpo di bazooka in modo da creare un’onda d’urto che lo allontanasse dal luogo dell’impatto».
«Cosa?! Avrebbe potuto ucciderti!»
«Tsè! Come vedi ha funzionato!»
«Certo, come no. Per fortuna che sono arrivato in tempo, altrimenti Kuroyami ti avrebbe sparato mentre ti riprendevi dal contraccolpo».
«L’avevo già visto e stavo per sparare io! Ti avevo detto che quell’uomo era mio!»
«Non puoi semplicemente ringraziarmi per averti salvato la pelle?»
«Mpf!»
«Non importa di chi sia il merito» s’intromise Miki per porre fine al solito bisticcio tra bambini. «L’importante è che siate sani e salvi, tutti e tre. Per un attimo, ho temuto…» le parole le morirono in gola.
«Vuoi scherzare? E chi lo ammazza? Soprattutto se ha ancora qualcosa in sospeso da dire alla sua mogliettina!» commentò Ryo dando una pacca sulla spalla all’amico e allontanandosi dai due.
«Ehi Ryo!» tentò di fermarlo l’altro, ma stavolta sapeva che aveva ragione: aveva fatto soffrire Miki e per poco non l’aveva lasciata vedova; il minimo che potesse fare per ripagarla di quello che aveva passato era essere sincero con lei. La ragazza, intanto, lo stava guardando con calma, senza mettergli fretta né accusarlo di nulla.
Così, finalmente, Hayato Ijuin prese il coraggio a due mani e si decise a parlare.

**

A causa dell’arresto dell’attore protagonista, le riprese del film vennero interrotte fino a data da destinarsi. Questo sviluppo non stupì nessuno, ma Shizuka prese la notizia con molta più filosofia di quanto si sarebbero aspettati.
«Pensavo che ci tenessi a girare questo film» commentò infatti Ryo quando la donna riferì loro quello che era accaduto.
Erano tutti riuniti al Cat’s Eye - Kaori aveva trascinato lì lo sweeper per vedere come andassero le cose tra Falcon e Miki, ma i due parevano felici e innamorati come sempre, e questo la rincuorò non poco - e Shizuka li aveva appena raggiunti per ringraziarli e raccontar loro le ultime novità.
«Sì, è vero. Ma in realtà penso che questa pausa forzata sia una cosa positiva un po’ per tutti, a cominciare dalla produzione. I vertici non sanno come muoversi, perché c’è da capire come risolvere il problema dell’assenza di Daisuke-san: ormai avevamo già girato quasi tutte le scene e ricominciare d’accapo sarebbe solo uno spreco di soldi ed energie».
«Insomma, comunque vada a finire, le loro tasche ci rimetteranno un sacco di soldi!» giudicò divertito Ryo.
«Già. Ma anche io credo di aver bisogno di fermarmi: l’esperienza che ho vissuto mi ha insegnato tantissime cose» ammise Shizuka, imbarazzata, e si avvicinò a Miki per prendere le mani della barista tra le sue. «Miki-san, mi spiace di averti causato tanti problemi. All’inizio ero gelosa, perché non capivo per quale motivo Hayato-san avesse scelto te e non me. Poi, però, mentre attendevamo fuori da quell’edificio… mi sono resa conto che non sarei mai in grado di sopravvivere nel vostro mondo. Chiedermi sempre se la persona che amo tornerà da me… non fa per me. Kaori-san, Miki-san, vi ammiro davvero tanto: non potrò mai avere la vostra forza».
Le due donne le sorrisero con calore.
Poi, finalmente, Shizuka si voltò verso Umibozu «Anche tu, Hayato-san, perdonami: finalmente ho capito perché ti sei comportato in quel modo, quel giorno, e ti ringrazio per questo».
Falcon non disse nulla, ma si limitò ad assentire, ma l’attrice gli sorrise di rimando e si alzò decisa ad andare via. «Perciò, credo che sia arrivato per me il tempo di lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare a vivere. La prossima volta che verrò a farvi visita, anche io avrò con me una persona speciale!»
Miki e Kaori annuirono. Era bello vedere Shizuka così serena e positiva: dacché l’avevano conosciuta, era sembrata sempre ansiosa, come se fosse alla ricerca di qualcosa, che però non riusciva a trovare.
«Non serve che guardi lontano», la fermò Ryo, posandole una mano sulla spalla «mi sembra di avertelo già detto in passato: l’uomo che cerchi è più vicino di quanto tu possa pensare. Forse è proprio qui, accanto a te!» e lentamente provò ad avvicinare il suo viso a quello dell’attrice.
«Tu, sempre il solito depravato!»
La furia del martello di Kaori si abbatté sullo sweeper che finì spiaccicato al suolo.
«Ma Kaori! Rientra nei miei compiti di guardia del corpo guarire il cuore puro di una giovane donna!»
«L’unica cosa che qui deve guarire è la tua fissazione per il mokkori, maniaco!» gli urlò, legandolo al volo e trascinandolo fuori dal locale.
Shizuka, che non aveva ancora ammirato le capacità di Kaori, seguì il battibecco tra l’affascinato e lo sconvolto.
«Ma starà bene? Non avrà mica una commozione celebrale?» domandò perplessa affacciandosi alla porta per seguire ancora la scena.
«Non ti preoccupare, è il loro modo di volersi bene!» le sussurrò Miki in un orecchio, ridendo.
Shizuka non era molto convinta, ma annuì comunque.


«Sei sempre il solito idiota. Si può sapere che hai in quella dannata testa?» Kaori continuò a camminare, trascinando Ryo per la corda. La sua aura era talmente scura, che chiunque si trovasse lungo il suo percorso si spostava terrorizzato, ma lo stesso continuava a seguire il duo con lo sguardo.
Dannato deficiente. Quando aveva spiegato a Miki che non se la sentiva di continuare quella storia di rinunciare al martello perché non si sentiva se stessa, la ragazza aveva replicato che, secondo lei, non avrebbe comunque avuto più bisogno di quella strategia. Kaori le aveva chiesto delucidazioni, ma lei le aveva fatto un occhiolino e aveva sorriso enigmatica.
“Miki ha troppa fiducia in questo debosciato” fu la sua conclusione. All’inizio aveva pensato che Ryo le avesse detto qualcosa ma, a quanto pareva, non si era neanche accorto di quello che era successo in quei giorni.
«Shizuka è ancora sconvolta, ha bisogno di ricostruire la propria vita, potresti anche evitare di fare lo scemo una volta tanto! Allora, mi stai ascoltando?» gli urlò non appena misero piede a casa loro.
Ma Ryo per tutta risposta, si mise il mignolo nell’orecchio, chiaramente intenzionato a ignorare le parole della socia. «E quindi? È proprio per questo motivo che ha bisogno di un uomo vero al suo fianco!»
Kaori cercò di contenere la propria furia, ma non ci riuscì.
«Non hai capito proprio niente, cretino!» ribatté e gli lanciò un altro martello che produsse una voragine non indifferente nel pavimento.
«Insomma! Possibile che non si può mai fare un discorso serio con te?» si mise le mani sui fianchi, truce. «Potresti almeno far finta di comportarti come una persona normale, ogni tanto! Ehi, si può sapere che hai da ridere?» gli domandò alla fine. Ryo, infatti, si era seduto sul pavimento e la stava guardando in un modo diverso, con uno strano sorriso dipinto sul volto.
«Niente, stavo solo pensando che finalmente sei tornata».
«Che diavolo stai blaterando? Quand’è che me ne sarei andata?» Forse la botta stavolta era stata un po’ troppo violenta, si chiese preoccupata. In fondo, si era un po’ arrugginita e poteva aver calibrato male la propria forza.
Invece di risponderle, Ryo la strattonò per un braccio e la trascinò giù con sé.
«Che stai facendo? Sei impazzito?» gli era praticamente addosso e il cuore le batteva così forte che temette potesse sfuggirle dal petto. «Vuoi un'altra martellata, per caso?»
«Perché no? Devi riprendere la mano, dopo un periodo di inattività. Stavolta il tuo colpo non aveva la solita forza. Oppure è solo colpa della ferita al polso?»
Kaori alzò lo sguardo verso di lui. «Te ne eri accorto, allora?»
«Beh, difficile non farci caso, non pensi?» le sorrise.
«Io… credevo…»
«Credevi che fossi troppo occupato a importunare Shizuka per rendermene conto? Mi reputi così poco professionale?»
«No» Kaori distolse lo sguardo. «Ma…» “Ma ero convinta che non ti importasse. Che ne fossi contento. A chi piace ricevere un martello in testa, in fondo?”
«Non farlo più, ok? Non saresti più tu senza il tuo martello».
«E questo cosa vorrebbe dire?» saltò su brandendo una nuova arma. Lo sapeva che non era per niente femminile, anzi che non la considerava neanche una donna, ma dirle che non doveva nemmeno provarci era troppo persino per lui.
«Vuol dire», spiegò Ryo senza distogliere lo sguardo dal suo «che non voglio che cambi. A me piaci così come sei, martello compreso. Perciò», con delicatezza prese l’arma che diventava sempre più piccola, man mano che le parole dell’uomo raggiungevano il suo cervello «dopo quello che sto per fare, se vorrai, potrai martellarmi quanto ti pare» disse e, attirandola di nuovo a sé, la baciò.
Inutile specificare che, per quel giorno, il martello venne riposto senza causare ulteriori traumi cranici.


Fine



Note dell’autrice
Ed eccoci arrivati anche alla fine di questa avventura! Grazie, ancora una volta, a tutti coloro che mi hanno fatto compagnia in queste settimane, a chi ha solo letto e non si mai palesato, a chi ha inserito questa fanfiction tra le preferite/seguite/ricordate e a chi mi ha lasciato anche un piccolo parere; in particolar modo, un immenso grazie a MaryFangirl e Kaory06081987 per aver seguito passo passo questa storia: quando scrivo ho sempre paura di non riuscire a rendere bene i personaggi (soprattutto quelli non miei), perciò i vostri commenti sono stati davvero preziosissimi.
Arigatou gozaimasu minna-san!
Alla prossima! ^_^
   
 
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