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Autore: Melomi 1925    23/11/2018    0 recensioni
Il destino a volte può essere cattivo, e con noi lo era stato. Eravamo separati, destinati alla lontananza, divisi in epoche diverse. Quel muro ci ha fatti incontrare, e se è successo è solo perché ci siamo sempre appartenuti. Nulla è come sembra, e le cose si capovolgono velocemente. Una sola decisione può cambiare le nostre vite, e forse quella decisione non spetta a me. "Adesso come faremo?" dissi sentendo un groppo in gola. Harry mi guardò negli occhi e poi mi accarezzò una guancia con la sua mano fredda, non voleva perdermi. "Troveremo un modo per stare insieme. Non ti lascerò andare per niente al mondo." Mi sorrise debolmente forse per rassicurarmi. Ammiravo la sua forza, anche se leggevo sul suo viso tutta la paura possibile. Era arrivato il momento di decidere, di combattere contro le epoche che ci dividevano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra 2018

Andare a scuola dopo gli avvenimenti di quegli ultimi due giorni non era proprio nei miei piani. Ma quella mattina mi costrinsi ad alzarmi, a vestirmi e a scendere al piano di sotto con la lentezza di un bradipo. Quando feci capolino dalla porta della cucina, la mamma mi salutò con un mezzo sorriso mentre papà continuò a leggere il suo giornale.

"Buongiorno è" dissi andandomi a sedere.

Mi versai un bicchiere di succo al mirtillo, e presi una fetta di pane tostato su cui ci spalami del burro. In quegli ultimi giorni avevo mangiato molto poco, tanto che mi ingozzai come un maiale sotto lo sguardo accigliato di papà, che si era finalmente deciso a mettere giù quei fogli di carta.

"Ho saputo del tuo viaggetto" esclamò mettendosi una mano sotto al mento.

Quella semplice frase mi bastò per cambiare colorito, diventai bianca come un cadavere e non mi mossi più. Come era venuto a sapere del mio salto nel passato? Credevo si esser stata molto attenta e discreta.

"Di cosa parli?" chiesi pulendomi la bocca.

La mamma venne a sedersi accanto a me e prese a mangiare una delle sue barrette dietetiche, quelle che di dietetico non avevano proprio nulla.

"La mamma, mi ha detto che ti ha vista scendere dalla soffitta, cosa ci facevi li?" esclamò togliendosi gli occhiali che portava sul naso, gli stessi che indossava solo perché lo facevano sentire figo.

"Avevo solo sentito un rumore, te l'ho già detto" affermai voltandomi verso quest'ultima.

Cosa stavano cercando di ottenere sottoponendomi a quella sorta di interrogatorio? Non gli avrei mai detto la verità, non questa volta. Non quando avrei scavato dappertutto pur di ritrovare Abel.

"Beh visto che la tua stanza si trova proprio lì sotto, abbiamo pensato che forse sarebbe meglio se tu cambiassi e andassi a dormire nella camera di tuo fratello. Che ne dici?" esclamò la mamma poggiando una sua mano sulla mia.

Aggrottai le sopracciglia e mi ritrassi dal suo tocco fastidioso. Avevano fiutato qualcosa di strano e stavano cercando in tutti i modi di allontanarmi dalla soffitta. Ma non ci sarebbero riusciti.

"Dico che la mia stanza va più che bene, ed ora se volete scusarmi sono in ritardo" dissi frettolosamente alzandomi dal mio posto.

Mi diressi in soggiorno, presi le mie cose ed uscii da quella casa.Promettendo che da quel momento in poi avrei operato in modo ancora più silenzioso e cauto. Mamma e papà sospettavano qualcosa, ed io avrei fatto di tutto per far cadere tutti i loro sospetti.

xxx

La London high school la odiavo così tanto che mi ci volle un quarto d'ora buono, per varcare quei cancelli scrostati di pittura. Quando entrai in quell'inferno, mi diressi a passo svelto verso il mio armadietto, lo aprii e ne ritrassi i libri che mi sarebbero serviti per la lezione di geometria, li riposi nello zaino e chiusi l'anta di metallo con un certo nervosismo. Quella conversazione insolita con i miei genitori mi aveva davvero scombussolata.

"Ciao Sky" sentii poi alle mie spalle.

Mi voltai per ritrovarmi di fronte Paige col suo solito sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Un giorno o l'altro mi sarei fatta spiegare il perché di tutta quella felicità di lunedì mattina, ma non quel giorno, non con le cose che stavano occupando la mia mente.

"Ciao Paige, come stai?" dissi scuotendo i miei capelli.

Io e lei eravamo amiche da quasi tutta la vita, ma avevamo un rapporto un po' strano. Non eravamo di certo quel tipo di amiche che passa il fine settimana a truccarsi o a parlare di ragazzi, eravamo più quel tipo di amiche che non si sentono mai, ma che ci sono sempre nei momenti di bisogno. E a me stava bene così.

"Molto bene, dai andiamo che stiamo facendo davvero tardi" esclamò lei trascinandomi per un braccio.

Alzai gli occhi al cielo e la seguii in aula dove mi stava aspettando una bella verifica a sorpresa.

Xxx

A mensa cercai di distrarmi il più possibile e di non ripensare a quanto la mia vita avesse assunto una visione differente in quegli ultimi due giorni, ma proprio non ci riuscii. Abel mi mancava tantissimo e in quei due anni avevo sempre pensato che fosse sepolto in quel cimitero tetro, invece adesso sapevo fosse vivo e disperso chissà dove. 

"Hey terra chiama Sky"

Vidi una mano sventolarmi dinanzi agli occhi e mi ripresi dal mio stato di trance. Zayn era lì di fronte a me col suo maglioncino beige e i suoi pantaloni verde militare.

"Oh ciao, scusa ero solo sovrappensiero" esclamai intingendo la forchetta in quella sottospecie di polpettone, che mi disgustò.

Lui mi sorrise e si mise a sedere accanto a me. Zayn lo avevo conosciuto al primo anno durante una lezione imbarazzante di educazione fisica e da quel giorno non ci eravamo separati per un solo istante. Non stavamo propriamente insieme, ma il resto della scuola ci aveva etichettati come coppia, e a noi stava bene cosi. Aveva gli occhi scuri, i capelli neri ed una carnagione dal colore insolito, oltre ad  un fisico mozzafiato e a qualche tatuaggio qua e là.

"Non ti sei fatta sentire per tutto il weekend" disse addentando il suo panino.

Mi voltai verso di lui e lo fissai male, sapeva quanto odiassi quelle stupide feste che organizzava la sua squadra di football, ma puntualmente cercava di convincermi ad andarci.

"Avevo altro da fare" esclamai alzando le spalle.

Si fermò col panino a mezz'aria e sorrise di sbieco.

"Quest'altro da fare è più importante di me?" chiese semplicemente regalandomi la sua espressione da ragazzetto figo.

Sbuffai notevolmente scocciata ed allontanai il vassoio che avevo davanti.

"Si ovvio. Ti ricordo che non stiamo insieme" feci per alzarmi "Lasciami in pace" dissi per poi voltarmi ed andare via.

Quanto sarei voluta tornare da Harry, in quel posto dove nessuno mi conosceva.

Londra 1887

Ero in camera mia a sfogliare quel preziosissimo diario che avevo trovato in biblioteca, quando sentii dei colpi alla porta. Mi alzai di scatto ed adagiai frettolosamente quel quaderno in un cassetto prima di far scattare la serratura. Con mio grande stupore mi ritrovai dinanzi il mio migliore amico, con un sorriso a trentadue denti e le mani conserte dietro la schiena.

"Buon pomeriggio Harry, come state?" chiese porgendomi la mano.

Gliela strinsi e sorrisi anch'io, ci conoscevamo da così tanto tempo che potevo considerarlo quasi come un fratello, era l'unico di cui mi potessi fidare.

"Ciao Liam, sto molto bene e voi? Esclamai legandomi i capelli in una coda.

Mi rispose con un cenno d'assenso prima che ci avvolgesse una sorta di silenzio imbarazzante. Non mi era mai capitato di non saper cosa dire, soprattutto a Liam, ma quel giorno preferii starmene zitto soprattutto dopo aver scoperto tutte quelle cose insolite.

"Che dite di andare a fare una passeggiata in giardino?" Propose indicando il corridoio posto alla sua destra.

Forse prendere un po' d'aria fresca non mi avrebbe fatto male, anzi sperai mi schiarisse le idee che in quegli ultimi giorni erano abbastanza confuse. Giungemmo nel cortile del mio palazzo qualche minuto dopo, ed un fresco vento mi smosse i ricci che stavo tentando di tenere legati con un nastro. Camminammo beandoci dei colori di quei fiori che tra qualche mese sarebbero appassiti e ci fermammo su una delle panchine da cui si poteva vedere un lato della biblioteca, forse proprio quello in cui c'era quel muro che comunicava col futuro.

"I miei genitori mi hanno fatto conoscere una fanciulla" esclamò d'un tratto il mio amico diventando serio. Io aggrottai le sopracciglia e gli diedi una pacca sulla spalla, sapevo quanto stesse soffrendo e vederlo in quello stato mi fece stringere il cuore.

"Amico mio, bisogna saper ricominciare ricordatelo" Dissi guardando davanti a me.

Aveva perso la sua promessa sposa, qualche mese prima, a causa di una forte broncopolmonite e da quel giorno la sua vita era profondamente cambiata. Sapevo molto bene cosa stesse provando, ci ero già passato anch'io. Judith era tutta la mia vita, ed in un attimo era diventata solo un ricordo, mi mancava, forse troppo.

"Judith sarebbe fiera dell'uomo che siete diventato Harry" Disse lui voltandosi verso di me "E poi da quando parlate in modo strano? Mi avete appena dato del tu" esclamò alzando un sopracciglio.

Sorrisi e scossi la testa, quella piccola donnina del futuro mi aveva completamente fatto uscire fuori di testa. Ma mi piaceva tanto.

"Liam tra amici si usa, vogliamo evolverci o no?" chiesi alzandomi.

Fece lo stesso anche lui e si mise di fronte a me.

"E allora evolviamoci Harry" disse stringendomi in un abbraccio.

Quando ci staccammo però notai un'espressione alquanto strana formarsi sul suo viso, quasi avesse visto un fantasma.

"Harry l'hai visto anche tu?" disse indicando un punto dietro le mie spalle.

Mi voltai di scatto e guardai nelle vetrate della biblioteca da cui giunse un barlume di luce, che si affievolì qualche istante dopo. Skyler.

"Ehm.. sarà solo mio padre, sta progettando non so cosa" biascicai cercando di cambiare argomento.

Lui mi guardò poco convinto, ma poi alzò le spalle ed incrociò le braccia dietro la schiena.

"Beh, io devo proprio andare. Ci vediamo presto Harry" esclamò dandomi una pacca sulla spalla.

Io annuii e lo vidi allontanarsi a passo svelto,non appena svoltò l'angolo presi una rincorsa che mi fece mancare l'aria, percorsi il corridoio fino ad arrivare alle porte della biblioteca che aprii con una certa fretta. Mi catapultai nella sezione proibita, e fu lì che il mio cuore perse una serie di battiti, Skyler era a terra priva di sensi e con una ferita alla testa. 

 

   
 
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