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Autore: blackjessamine    24/11/2018    7 recensioni
Dudley Dursley non si è mai ritenuto un uomo particolarmente intelligente, ma quando si ritrova legato come un salame in quella che è evidentemente una stanza per gli interrogatori, si rende conto che qualcosa, nel suo piano, deve essere andato storto. Soprattutto perché le stelle dipinte sul soffitto sembrano pulsare e risplendere di luce propria, e i suoi aguzzini attraversano indenni fiamme violette.
A trentacinque anni, Dudley Dursley non è un uomo particolarmente intelligente, ma non è nemmeno il ragazzino arrogante e viziato che per anni aveva chiuso gli occhi davanti alle ingiustizie perpetrate sotto il suo stesso tetto.
Dopo dieci anni di vita perfettamente normale, e tante grazie, Dudley Dursley non avrebbe mai pensato di dover affrontare di nuovo quelle persone armate di bacchette e parole buffe, ma sembra che la vita gli abbia giocato un meschino scherzo del destino, costringendolo ad affrontare i suoi rimorsi e i silenzi che minacciano di soffocare la sua coscienza.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dudley Dursley, Ginny Weasley, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Londra, 1 settembre 2021

Se i viaggiatori che affollavano la stazione di King's Cross, Londra, fossero stati anche solo un pochino meno indaffarati a correre per cercare di non perdere le coincidenze con gli impegni di una vita in corsa, se non avessero avuto gli occhi e il cervello completamente immersi nei piccoli schermi luminosi che tenevano costantemente a pochi centimetri dalla punta del loro naso, se non avessero cercato di sopravvivere ad una vita frenetica senza impazzire, si sarebbero accorti che quel mercoledì mattina c'era qualcosa di diverso, nell'aria.
Accanto a turisti e uomini d'affari, la stazione pullulava di ragazzini schiamazzanti, che si trascinavano dietro, invece di comodi zainetti con le ruote come era solita fare la maggior parte degli studenti, ingombranti bauli di legno. Qualcuno di loro, seguendo chissà quale assurda nuova moda giovanile che con ogni probabilità avrebbe scandalizzato gli adulti per qualche mese per poi scomparire sostituita da altro, indossava lunghi mantelli colorati, e portava sottobraccio grandi gabbie piene di rapaci.
I viaggiatori più attenti avrebbero potuto osservare che spesso quegli strani mantelli erano sulle spalle anche dei genitori di suddetti ragazzini, e i più perspicaci di loro avrebbero potuto azzardare qualche spiegazione logica, come ad esempio una qualche rievocazione storica a qualche ora di viaggio da Londra, il che avrebbe spiegato la presenza di strani abiti e di rapaci insoliti.
Se poi fra i viaggiatori intontiti dalla fretta ci fosse stato qualcuno particolarmente dotato di un grande spirito di osservazione, avrebbe potuto notare come questi buffi individui sembrassero particolarmente attratti dal pilastro che divideva il binario nove dal binario dieci: con moto circolare e faccia svagata, frotte di ragazzini e di relative famiglie sembravano transitare inesorabilmente verso quel pilastro, salvo poi rallentare, prendere a guardarsi attorno... e svanire.
Ad esempio, se qualcuno avesse osservato il pilastro fra i binario nove e dieci alle ore 10.36 precise, avrebbe visto una famiglia dall'aria nervosa osservare il metallo con fare insistente: padre alto e robusto, occhi piccoli e riccioli biondi appiattiti in cima alla fronte da un velo di sudore; madre piccina, esile e piuttosto carina, avvolta in un vistoso impermeabile color pistacchio che faceva risaltare la sua bella pelle scura; figlia esitante, in quella strana fase della vita dei ragazzi in cui braccia e gambe sembrano essere cresciute troppo in fretta in una sola notte, rendendo impossibile ogni loro uso coerente. Una bella famiglia come se ne possono vedere tante, se non che madre, impermeabile verde e baule di legno sembravano tutti e tre essere diventati improvvisamente invisibili.
Se, in preda alla curiosità, il nostro attento viaggiatore avesse deciso di avvicinarsi dunque a padre e figlia per cercare di scoprire se la sparizione di un membro della loro famiglia li avesse particolarmente turbati, avrebbe potuto ascoltare una interessante conversazione:
“Forza, papà, non voglio fare tardi! Lily ha detto che devo tenerle un posto, perché loro sicuramente arriveranno all'ultimo, e non vuole viaggiare di nuovo con Alexis Dalcher!”
L'uomo dal collo taurino e il viso paonazzo guardò con terrorizzata intensità il pilastro posto a pochi metri da lui, e deglutì:
“Tu sei proprio sicura che questo sia l'unico modo?”
La ragazzina scoppiò in una risata vivace, e rispose:
“Oh, insomma, non ti sei ancora abituato? Non dirmi che hai ancora paura!”
L'uomo biondo sorrise appena, un sorriso mesto e un po' colpevole, prima di sussurrare:
“Non lo so se mi abituerò mai davvero...”
Dopo un attimo di esitazione, la ragazzina gli tese una mano:
“Insieme?”
“Insieme”, annuì l'uomo, afferrando saldamente la mano della ragazzina e avviandosi con fare deciso verso il pilastro di metallo.

La banchina del Binario 9 e 3/4 era, come ogni anno, gremita di studenti.
Norah aspettava Dudley e Rachel poco distante dall'ingresso, appoggiata al carrello con il baule della figlia, un sorriso entusiasta stampato in viso.
“Eccovi! Muoviamoci, così magari riusciamo a trovare qualcuno...”
Mentre i tre si facevano strada nella folla di studenti vocianti, i loro occhi non riuscivano a restare fermi: ogni cosa, per la famiglia Dursley, era causa di grande stupore: a partire dagli sbuffi di fumo colorato prodotti dalle bacchette degli studenti più grandi, passando animali esotici chiusi nelle gabbiette di un paio di studenti stranieri - “Quello era un tucano, mamma, un tucano!” - giungendo infine, alla grande, imponente locomotiva rossa.
Mentre i Dursley avanzavano nella folla cercando qualche volto noto, fu un volto noto a comparire quasi di botto davanti a loro: un ragazzino piuttosto robusto, pelle color caramello e una selva di riccioli rossi che sembrava impossibile da domare.
“Ciao, Norah Dursley! Ciao, Dudley Dursley! Ciao, Rachel Dursley! Muoviti, quest'anno sono miracolosamente già arrivati anche Lily e Albus!”
Prima che qualcuno dei Dursley avesse tempo di salutare il ragazzino, Freddie Weasley aveva già afferrato il polso di Rachel, trascinandosela di corsa in mezzo a quella giungla di gambe, ruote e zampe.
Dudley e Norah si lanciarono un'occhiata scoraggiata - avevano imparato da tempo a non provare nemmeno ad arginare l'entusiasmo di Freddie Weasley, e da tempo si erano rassegnati al fatto che la loro Rachel, tranquilla e silenziosa com'era, era riuscita a conquistarsi un posto speciale fra le amicizie di quel ragazzino agitato.
Quando di Dursley raggiunsero finalmente Rachel e Freddie scoprirono che, in effetti, Harry, Ginny e i loro tre figli erano già arrivati, attirando su loro i consueti bisbigli eccitati degli astanti.
“Rachel, eccoti! Per tutte le pluffe, ma sei sempre più grande!”
Rachel si lasciò stringere da Ginny Potter, prima che Lily la reclamasse a sé per spiegarle come sarebbe stato meglio affrontare il viaggio, per non fare la figura dei secchioni ma nemmeno fare una brutta figura da scapestrati.
Harry, con i suoi soliti capelli disordinati ora solcati da qualche venatura argentata fissò Dudley con un mezzo sorriso, e gli disse, a bassa voce:
“Allora ci siamo, eh? Rachel è pronta per il suo primo viaggio a Hogwarts?”
Dudley si rannuvolò appena, guardando la sua bambina che ormai si preparava con un sorriso a lasciarsi alle spalle l'infanzia.
“Lei è pronta, direi..”
“E tu?” chiese Harry con sarcasmo.
“Io? Come si fa ad essere pronti a lasciarli andare via?”
Harry scoppiò a ridere, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Guarda che tornano, eh...”
Dudley mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta, senza mai staccare gli occhi di dosso a Rachel, che stava mostrando tutta orgogliosa a Lily la gabbia di Frida, il minuscolo assiolo di cui si era innamorata qualche settimana prima, quando erano andati a comprare il necessario per la scuola.
La verità era che Dudley non era minimamente pronto ad affrontare il momento in cui avrebbe dovuto guardare le porte di quel maledetto treno richiudersi dietro a Rachel, sapendo che per mesi non l'avrebbe più rivista, che sarebbe stata lontana, che non avrebbe potuto correre ad abbracciarla ogni volta che avrebbe voluto... i bambini erano una cosa meravigliosa, ma avevano quella terribile abitudine di crescere così in fretta, e Dudley avrebbe dato qualsiasi cosa per fermare il tempo.
Rachel, dal canto suo, era felicissima all'idea di partire per Hogwarts, ma era anche un po' spaventata. Quando erano tornati dall'intensa giornata di shopping a Diagon Alley, la sera aveva mangiato pochissimo, non aveva voluto aprire nemmeno uno dei pacchetti che Norah aveva sistemato in camera accanto al suo baule nuovo, e la sera, dopo cena, si era strizzata sul divano fra i suoi genitori, trattenendo a stento le lacrime. Dudley l'aveva stretta forte, rassicurandola che non era obbligata ad andare in quella scuola, se non ne aveva voglia, ma Norah lo aveva fatto tacere con un'occhiataccia. Quando la bambina si era calmata ed era andata a dormire, Dudley aveva dovuto convenire con Norah che le lacrime di Rachel non erano dovute alla sua voglia di restare a casa, quanto piuttosto ad un normalissimo timore per un'avventura enorme che avrebbe cambiato la sua vita.

In men che non si dica, i bauli dei ragazzi furono caricati sul treno, che aveva cominciato ad emettere grossi sbuffi di vapore. Gettando un'occhiata all'orologio, Dudley si rese conto con sgomento che mancavano solamente quattro minuti al momento in cui il treno sarebbe partito, portandosi via Rachel.
Con un po' di sorpresa - e molta rassicurazione - Dudley vide Harry asciugarsi furtivamente gli occhi, dopo aver abbracciato Lily.
Rachel, accanto a lui, era stretta fra le braccia di Norah, che non stava nemmeno fingendo di non avere la voce rotta dal pianto.
“Oh, tesoro, ti voglio tanto bene... farai la brava, sì? Io e papà ti scriveremo tutti i giorni, promesso!”
Poco lontano da loro, Freddie stava facendo volteggiare per aria la sua sorellina Roxanne, dicendole qualcosa su una tavoletta del water che fece scoppiare a ridere sua madre, e sorridere come orgoglioso babbuino suo padre. La bambina, che fino a pochi minuti prima aveva piagnucolato, triste e arrabbiata, ora ridacchiava, con gli occhi appena lucidi.
Infine, con un ultimo bacio fra i capelli di Rachel, Norah si decise a lasciare andare la ragazzina, che si voltò un po' incerta a guardare Dudley.
“Papà...” mormorò, la voce un po' roca, come se fosse pronta a scoppiare a piangere. Dudley, che era sicuro non avrebbe retto alla vista della sua piccola che si allontanava da lui piangendo, si affrettò a stringerla convulsamente fra le braccia.
“Buon viaggio, tesoro. Scrivici, quando arrivi, e dicci se sei davvero una Tassocoso, o se ti mettono nella Casa dei cervelloni.”
Rachel scoppiò a ridere, ricambiando l'abbraccio di suo padre.
“E se finisco a Grifondoro?” sussurrò la ragazzina, ancora mezza soffocata dall'abbraccio di Dudley.
“Allora promettimi che non andrai in giro a sabotare i gabinetti assieme a Freddie, ok?”
“Promesso!” esclamò Rachel, poi la ragazzina diede un bacio sulla guancia a Dudley e si affrettò verso la scaletta del treno.
Freddie, intanto, aveva lasciato andare la sua sorellina, si era chinato su di lei e le aveva sussurrato qualche cosa all'orecchio. La bambina si era illuminata tutta, ed era corsa verso Rachel, abbracciandole le ginocchia.
Non ci fu tempo di chiedere spiegazioni, perché il treno emise un ennesimo fischio, e Harry si affrettò a spingere i ragazzi sul vagone appena in tempo prima che le porte si chiudessero, e il treno cominciasse ad avanzare lentamente lungo i binari.
Dudley avvertì una dolorosa stretta attorno alle pareti dello stomaco, e si accorse che respirare gli veniva particolarmente difficile, con quel groppo in gola. Fu con sollievo che accolse il capo di Norah sulla sua spalla, perché confortare sua moglie gli impediva di concentrasi troppo su quel dolore sordo che sembrava farsi più intenso mano a mano che il treno guadagnava velocità.
“Freddie mi ha promesso che posso fare la sua damigella, quando si sposa con Rachel!”
La vocina entusiasta di Roxanne ruppe l'atmosfera malinconica come un fuoco d'artificio avrebbe fatto con il silenzio di una cerimonia religiosa. Le parole della bambina ci misero un po' a farsi strada nel cervello confuso di Dudley, ma quando lo fecero, fu come se qualcuno lo avesse colpito sulla testa con una pesante mazza da baseball. O da Quidditch, se voleva adottare una terminologia più consona. Dudley lasciò subito andare Norah, voltandosi intorno freneticamente, fino a quando i suoi occhi incontrarono quelli altrettanto stralunati e sconvolti di George Weasley. I due uomini si guardarono a lungo, pieni di orrore, fino a quando esclamarono, in un coro perfetto:
“Che cosa?”
Roxanne, che sembrava non aver capito quale tragedia si stesse consumando davanti ai suoi occhi, si limitò a sorridere, e disse:
“Sì, Freddie glielo ha chiesto a luglio, al compleanno di Lily. Li ho visti! Freddie dice che si possono sposare dopo che prendono i G.U.F.O, e che faranno un banchetto solo di torte, e...”
“Non se ne parla!” esclamarono di nuovo Dudley e George, insieme, provocando una serie di risatine divertite in tutti gli altri i presenti.
Rachel... aveva solo undici anni, maledizione, Dudley era preoccupato che a Hogwarts si sentisse sola, che si svegliasse la notte e avesse nostalgia di casa, non pensava di doversi preoccupare per dei fidanzati per almeno altri sei o sette anni! E dire che quel Freddie Weasley gli era sempre stato simpatico!
Geroge Weasley, però, sembrava il più sconvolto dei due. Con gli occhi spalancati, lanciò un'occhiata disperata a sua moglie Angelina, che però si limitò a scrollare le spalle e scoppiare a ridere. Infine, quando si rese conto che nessuno sembrava intenzionato a fare alcunché, esclamò, con una vocina acuta e disperata:
“Una Dursley! Mio figlio, con una Dursley!”
George alzò gli occhi al cielo, poi, apparentemente più calmo, tornò a fissare Dudley, e lentamente, mugugnò:
“E quel che è peggio, questa Dursley è talmente simpatica che non posso davvero fingere che la cosa mi dispiaccia!”

Note:
Uhm, mi sa che questo dovrebbe essere il momento dei grandi discorsi, dei ringraziamenti e delle belle parole, ma mai come ora ho avuto la sensazione che aggiungere delle note fosse completamente inutile.
È stato un bel viaggio, questo.
Nato per caso, per gioco, e cresciuto attraverso un periodo della mia vita molto strano. Sarà che siamo quasi alla fine dell'anno, che il momento dei bilanci si avvicina, ma non posso fare altro che misurare il tempo anche attraverso quello che ho scritto. Ed è un po' strano, ma è stato un anno significativo sotto tanti punti di vista, questo.
Questa storia non è forse la cosa più rappresentativa di me, ma è stata la prima volta che ho scritto qualcosa di lungo solo per il gusto di farlo, senza angosce, senza ansie, senza pensare troppo al risultato finale, ma godendomi solo il viaggio.
A voi non sembrerà, ma per me è decisamente significativo.
E voi lettori siete davvero tantissimi, più di quanti mi sarei mai aspettata, e vorrei ringraziarvi uno ad uno. Spero di essere riuscita a dimostrarvi quanto sia stato bello avervi accanto a me, lungo questo viaggio.
Grazie davvero. 
   
 
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