Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: QueenInTheNorth    24/11/2018    2 recensioni
Vi chiedete mai cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente? Se dopo l'incoronazione di Jon Snow a Re del Nord nuove forze fossero scese in campo? Se vecchie profezie fossero tornate alla luce e la Canzone si fosse rivelata? Quanto può una decisione diversa cambiare le sorti dei Sette Regni?
La ruota continua a girare, nuovi re si faranno avanti e la terra tremerà ancora per il ruggito dei draghi.
Ma la Lunga Notte è vicina, gli Estranei attendono pazienti, e nell'ora più buia tutte le vostre certezze vacilleranno. Stavolta gli uomini sono soli e l'amore forse non basterà più a salvarli.
Siete pronti a perdere ogni speranza?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark, Tyrion Lannister, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 20


The dragon’s roar                                                                                                    

 



                                                                                                               "Grazie per avermi fatto male, non lo dimenticherò."


Arya

 

Dopo le parole di Bran era come se anche il vento si fosse congelato. Incurante del delicato abito blu, Arya si inginocchiò nella neve e afferrò il fratello per le spalle.

“Arya!” esclamò Sansa, ma Bran non si mosse.

Arya lo scosse con forza. “La Barriera è crollata?” chiese ad alta voce per non tradire il panico. Bran annuì e Arya lo lasciò andare. Le tremavano le mani.

Tormund era venuto avanti. “Non è possibile!” esclamò incredulo “Il Popolo Libero ha tentato di buttare giù il vostro dannato muro per secoli senza mai nemmeno scarflirlo… Gli Estranei non possono aver…”

“Il Re della Notte ha il Corno di Joramun” lo interruppe Bran e Tormund sbiancò.

“Che cos’è?” chiese Sansa ancora carponi nella neve.

“Uno strumento che secondo le leggende poteva far crollare la Barriera” spiegò il bruto con voce grave. “Mance l’ha cercato per anni, senza mai trovarlo.” Tormund tacque e Arya vide che aveva le pupille dilatate. Lei non sapeva praticamente nulla di questi Estranei, eccetto quello che raccontavano le storie della Vecchia Nan, ma credeva nella loro esistenza. Beric era sembrato sincero e Thoros per una volta non aveva fatto battute.

Sansa si alzò in piedi. “Entriamo dentro” disse con voce indecifrabile, “e parliamone… Tormund, puoi aiutare mio fratello?” Il bruto ammiccò e prese in braccio Bran, che non batté ciglio. Arya si chiese cosa gli fosse successo oltre la Barriera da renderlo così apatico. Poi notò una cosa e corse a raggiungere Bran.

“Dov’è Estate?”

“E’ morto” rispose Bran senza guardarla e Arya non seppe cosa dire. Aspettò Sansa e insieme entrarono nel palazzo.

Tutti i lord fissavano esterrefatti Bran e molti dovevano averlo riconosciuto, perché si misero a bisbigliare fra loro. Tormund lo mise a sedere al tavolo di legno e lasciò il posto accanto a Meera. Sansa tuttavia rimase in piedi. Il suo volto era teso e gli schiamazzi erano cessati. Arya sapeva che spiegare la situazione non sarebbe stato facile.

“Miei signori” iniziò sua sorella, “purtroppo mio fratello Brandon Stark è tornato con notizie terribili.” Nessuno commentò, nessuno nemmeno fiatò. La tensione si poteva tagliare con un coltello.

“La Barriera è caduta.”

“Non è possibile!” esclamò Cley Cerwyn “Esiste da migliaia di anni…”

“E’ qualcosa di impensabile” gli fece eco Brandon Tallhart.

“Sciocchezze!” gridò qualcuno dal fondo.

“Io c’ero” intervenne Bran e tutti si voltarono a guardarlo. "Io e Meera eravamo lì quando è successo. L’abbiamo vista sgretolarsi sotto i nostri occhi, abbiamo visto i Guardiani della Notte soccombere al suo crollo. L’esercito dei morti sta arrivando e non c’è più nulla che possa fermarlo.” Arya rabbrividì suo malgrado. I presenti erano nuovamente silenziosi e l’improvviso panico era tangibile.

“Cosa facciamo?” chiese lord Glover “Non sappiamo niente di questi Estranei, non li abbiamo mai combattuti, non li abbiamo mai nemmeno visti… Cosa potremo contro di loro?”

Tormund si alzò dalla sua panca. “Io li ho visti” iniziò, “così come tutti i sopravvissuti del mio popolo. Io e Jon Snow abbiamo combattuto l’esercito dei morti ad Aspra Dimora, quando era ancora Lord Comandante dei Guardiani della Notte, e le cose che abbiamo visto farebbero cagarsi sotto anche il più coraggioso uomo del mondo. I non-morti hanno fatto a pezzi il nostro accampamento e alla fine il Re della Notte è venuto avanti e ha fatto risorgere tutti i nostri caduti. Se si vuole avere una speranza di batterli, non bisogna cedere alla paura.”

Arya ricordò le parole di Syrio Forel: la paura uccide più della spada.

“Per distruggere i non-morti è necessario il fuoco, giusto?” chiese Sansa e Tormund annuì.

“No” obiettò Bran, “appena gli Estranei saranno abbastanza vicini risulterà impossibile accendere anche solo una scintilla.”

Sansa era rimasta a bocca aperta. “Allora occorre il Vetro di Drago…” disse incerta e Arya si morse il labbro.

“Re Jon aveva detto che sarebbe andato a riprenderlo” osservò Manderly, “ma non è ancora tornato…”

Sansa sospirò. “Jon non è qui” disse con amarezza, “so che avete riposto in lui la vostra fiducia, mei signori, e penso che non avreste potuto fare scelta migliore. Ma non è ancora tornato e non c’è più tempo per aspettarlo: il Nord deve difendersi da solo.” Ci furono attimi di doloroso silenzio e Sansa chinò il capo.

“Meera ha una spada di acciaio di Valyria” disse ad un tratto Bran.

“E’ un’arma valida” constatò Tormund e Meera annuì.

“Io ho la daga di Baelish” disse Arya, “anch’essa di acciaio di Valyria e abbiamo ricevuto in dono Signora Piangente dai lord della Valle.” Ci furono esclamazioni entusiatiche: tutti conoscevano quella spada per fama.

“La mia spada, Giuramento, è di quel metallo” intervenne Brienne, “ma Daenerys Targaryen me l’ha sottratta…” Tormunc imprecò ad alta voce.

“Quindi” ricapitolò Sansa, “abbiamo due spade valyriane e una daga, corretto?”

“La mia lama non sarà di acciaio di Valyria” si intromise Beric Dondarrion con un ghigno, “ma è infuocata…” La sala esplose in una risata liberatoria.

Sansa appoggiò le mani sul tavolo. “Ho bisogno di discutere della situazione con i mei consiglieri” disse in tono autoritario, “potete andare tutti a dormire tranne Brienne e Tormund. Domani mattina vi comunicherò le nostre decisioni circa la protezione del Nord.” Uno dopo l’altro i lord si incinarono e uscirono. Sansa fece cenno a Tormund e Brienne di avvicinarsi e concesse loro di sedere al tavolo di legno.

“Bran, ora non posso più dare ordini” osservò Sansa voltandosi verso il fratello. “Tu sei l’erede di nostro padre: Grande Inverno spetta a te.”

Bran scosse la testa. “Sono il Corvo con Tre Occhi” replicò e Arya si chiese che cosa intendesse, “non sarei affatto un buon lord e in questo momento il Nord ha bisogno di un comandante forte.”

Sansa si lasciò cadere sulla sedia e sospirò. “Vorrei che Jon fosse qui” mormorò tristemente, “lui saprebbe cosa fare… Io invece non ho idea di come affrontare questa minaccia…”

Arya le venne vicino. “Noi siamo qui per aiutarti” le ricordò con affetto e Sansa annuì. “Tormund?” chiamò “Puoi prendere quella cartina sullo scaffale per favore?” Il bruto si allontanò e tornò con il rotolo richiesto. Brienne lo aiutò a distendere la cartina sul tavolo.

“Avete visto gli Estranei al Castello Nero?” chiese Sansa lisciando la carta e Bran e Meera annuirono.

“Però altri potrebbero essere rimasti verso il Forte Orientale” osservò Bran, “o anche in altri punti della Barriera… Non lo sappiamo.”

“Quindi dobbiamo aspettarci un attacco sia da est che da ovest” fece notare Arya osservando la cartina. “Icastelli più a nord di Grande Inverno sono Ultimo Focolare, Karhold, Deepwood Motte e Forte Terrore.”

“Forte Terrore è deserto” ricordò Sansa con voce dura, “e nessuno ci metterà più piede. Deepwood Motte e Karhold invece sono piuttosto decentrati: non credo verranno presi d’attacco.”

“Gli Estranei non attaccano secondo uno schema razionale” disse Bran, “non puoi illuderti di prevedere le loro mosse.”

Sansa sembrò irritata. “E allora che cosa dovremmo fare secondo te?” chiese con un velo di accusa nella voce.

“Inviare una guarnigione in ogni castello.”

“Ma non abbiamo abbastanza uomini, Bran!” esclamò Sansa “L’Incollatura è troppo ardua da superare durante l’inverno e quindi non possiamo contare sul sostegno della Valle e delle Terre dei Fiumi e in ogni caso i loro soldati non arriverebbero mai in tempo… Abbiamo già perso troppi uomini alla Barriera e Porto Bianco: non possiamo permetterci di sbagliare ancora.”

“Intendi difendere solo Ultimo Focolare?” chiese stupita Arya. Sansa la guardò e annuì.

“La mia gente è ancora là” disse Tormund con angoscia, “anziani, bambini e donne incinte…”

Sansa si morse il labbro. “Invieremo dei soldati a…”

Ma Arya aveva subito capito non avrebbe funzionato. “A fare cosa?” chiese “Non possono fermare gli Estranei, solo rallentarli…”

“Ci faranno guadagnare tempo” disse Sansa, “e permetteranno al Popolo Libero di fuggire.”

“Si faranno ammazzare” ribatté Arya alzando la voce.

“Ci faremo ammazzare tutti se non facciamo qualcosa!” urlò Sansa.

Rimasero a guardarsi senza fiato. In quel momento si sentì bussare alla porta.

“AVANTI!” gridarono all’unisono.

Podrick entrò tutto tremante. “Non volevo disturbare…” si scusò con una vocina sottile.

Sansa scossa la testa. “Nessun problema” lo tranquillizzò con voce forzatamente calma, “cosa succede?” Arya si preparò all’annuncio di un’altra catastrofe. Invece

Podrick sembrava come emozionato e allo stesso tempo confuso. “C’è un esercito alle porte” bofonchiò, “ma hanno le bandiere bianche di pace e gli stemmi dei Baratheon… Li guida il Cavaliere delle Cipolle, mia signora.” Arya ricordò l’uomo che Sansa le aveva raccontato essere andato a Roccia del Drago insieme a Brienne. Forse anche Jon è con lui, pensò con il cuore che iniziava ad accelerare.

Sansa invece era solamente interdetta. “Davos?” chiese incredula “E hai detto Baratheon?!”

Podrick annuì. “Il cervo, mia signora” precisò, “quello di re Robert.”

Sansa annuì. “Andiamo” disse rivolta agli altri e tutti insieme uscirono nuovo, lasciando Bran insieme a Meera.

“Sembra che questa sia la serata dei grandi ritorni” disse sarcastica Arya affrettandosi.

Fuori dal portone c’erano davvero soldati con i vessilli delle casate della Tempesta e Arya li osservò a bocca aperta. L’uomo che venne avanti salutando Tormund, Brienne e Sansa doveva essere ser Davos Seaworth, il Cavaliere delle Cipolle. Arya sapeva Jon l’aveva scelto come suo consigliere, ma si chiedeva cosa ci faceva lì con un’esercito dei Baratheon. Evidentemente se lo stavano chiedendo anche gli altri.

“Davos!” esclamò Sansa “Brienne mi aveva detto eravate stati tenuti prigionieri da Daenerys Targaryen… Sono felice anche tu sia riuscito a fuggire.”

Davos chinò appena il capo. “In realtà la situazione era un po’ più complicata” disse in tono di scusa, “ma non credo sia il momento migliore per parlarne…”

“Jon dov’è?” chiese Arya.

Davos si voltò verso di lei. “Chiedo scusa” disse in tono gentile, “ma non ti conosco…”

“Lei è mia sorella Arya” disse Sansa.

Davos sgranò gli occhi. “Arya Stark?” chiese esterrefatto “Jon mi ha raccontato tanto di te…” Arya sentì il suo cuore riempirsi di commozione. “Lui sta bene” continuò Davos con un sorriso, “è rimasto con Daenerys…”

“Stai dicendo che ha scelto di rimanere con lei?!” chiese Sansa in tono aggressivo “Ora che più abbiamo bisogno di lui…”

Davos sembrava incerto delle parole da utilizzare. “Fidati, mia signora” disse infine, “se avesse potuto sarebbe tornato. Però ha inviato questo esercito a proteggere il suo popolo…”

Sansa guardò i soldati sospettosa. “Cosa è successo nel Sud?” chiese sulle difensive “Perché tu sei potuto tornare con un esercito e Jon è dovuto rimanere con Daenerys Targaryen?”

Davos sospirò. “Non devi giudicare severamente tuo fratello” le disse. “Jon non desiderava altro che tornare qui: ha disobbedito agli ordini di Daenerys per inviare questi uomini.”

Arya sentì le lacrime pizzicarle gli occhi, ma Sansa rimase impassibile.

“C’è stata una battaglia alla Roccia del Drago e Daenerys ha sconfitto Euron Greyjoy” continuò Davos, “in seguito Jon l’ha pregata di permettermi di ritornare al Nord per capire cosa stesse succedendo qui e ha anche inviato parte del suo esercito a liberare Porto Bianco…”

“Avete liberato Porto Bianco?”

Davos annuì. “In seguito io avrei dovuto proseguire da solo” disse, “ma abbiamo ricevuto notizie riguardo ad una ribellione e il nuovo lord di Capo Tempesta ha deciso che non avrebbe riportato i soldati a sud come gli era stato ordinato da Daenerys, ma sarebbe invece venuto in vostro soccorso.”

“Lord di Capo Tempesta?” chiese Sansa aggrottando le sopracciglia “La casata dei Baratheon si è estinta…”

Davos scosse la testa. “Daenerys ha legittimizzato l’ultimo dei bastardi di Robert” spiegò. Poi si voltò verso i soldati alle sue spalle. “Gendry, ieni a presentarti a lady Sansa…”

Fu come se qualcuno avesse dato ad Arya un pugno nello stomaco, svuotandole i polmoni. Gendry venne avanti di malavoglia, quasi trascinando i piedi. Non era molto cambiato dall’ultima volta che Arya l’aveva visto, ma ora portava i colori dei Baratheon. Teneva gli occhi bassi, finché Davos non gli diede una leggera gomitata.

“Mia signora” inziò Gendry, “io sono Gendry Barathe…”

Il suo sguardo incontrò quello di Arya e Gendry ammutolì. Davos si voltò verso di lui e così anche Sansa, ma Gendry sembrava incapace di articolare parola. Arya gli si avvicinò lentamente. Quando fu abbatsanza vicina, si fermò e lo guardò dritto negli occhi.

“Ciao, Arya” mormorò lui azzardando un timido sorriso.

E Arya lo schiaffeggiò forte in pieno viso.

“Arya!” arrivò l’urlo strozzato di Sansa e l’esclamazione di stupore di Davos, ma Arya non se ne curò. Raccolse la gonna, voltò le spalle a tutti e corse a perdifiato nel castello.

Mi aveva abbandonata, continuava a ripetersi. Aveva preferito la Fratellanza a me. Entrò nella sua stanza e sbatté la porta, senza tuttavia chiuderla a chiave. Una remota parte di lei desiderava Gendry le fosse venuto dietro. Così, quando udì i colpi alla porta, metà del suo cuore gioì, mentre l’altra metà maledisse gli dèi.

“Arya!” la chiamava Gendry da fuori “Ti prego apri, voglio solo parlarti… Io…”

Arya corse alla porta e la aprì di scatto. “COSA VUOI?!” gli urlò in faccia.

Gendry si ritrasse mortificato. “Volevo solo…”

“Parlarmi” lo interruppe brusca Arya, “questo lo hai già detto!”

“Allora perché me l’hai chiesto?”

Arya non seppe cosa rispondere. Gli voltò le spalle, tentando di mantenere quanto più possibile la calma, e si sedette sul letto. Non invitò Gendry a prendere la sedia del tavolino, né lui chiese il permesso. “Cosa vuoi?” chiese ancora Arya “Perché sei qui, perché indossi quei vestiti?”

Gendry sospirò. “E’ complicato da spiegare.”

Arya rise. “La scusa più petetica che abbia mai sentito” lo schernì sferzante e Gendry abbassò lo sguardo.

“Così sei alleato di Daenerys Targaryen” continuò Arya accavallando le gambe. Sansa le aveva raccontato abbastanza storie riguardo a quella donna che quasi Arya l’aveva inserita nella lista dell’odio per aver costretto Jon a lasciare Grande Inverno.

“Ero scudiero di tuo fratello!” esclamò Gendry con più determinazione ora “Mi prese con sé quando partì da Porto Bianco e mi portò alla Roccia del Drago. E’ stato lui a dirmi di obbedire agli ordini della regina, lui a suggerire il piano per farmi diventare lord di Capo Tmpesta, lui a dirmi di venire in soccorso del Nord in caso di pericolo…”

“Non parlare di Jon come se lo conoscessi!” disse acida Arya, ma in realtà quasi lo invidiava.

Gendry spostò il peso del corpo sulla gamba destra. “Adesso perché te la prendi con me?” le chiese alzando la voce “Cosa ti ho fatto per meritare tanto odio?”

Arya scattò in piedi, gli occhi ardenti e il fiato corto. “Cosa mi hai fatto?” ripeté in tono pericolosamente calmo “Mi hai lasciata con la Fratellanza.”

Afferrò un libro e glielo tirò addosso, mancandolo di almeno due piedi.

“Hai detto che tenevi a me” continuò Arya accecata dalle lacrime afferrando un altro libro, “ma mi hai abbandonata!”

Lanciò anche quello e Gendry si coprì la testa con le braccia. Arya gettò a terra il cesto della frutta, che, cadendo, macchiò il pavimento.

“Hai detto che mi volevi bene” continuò ad urlare mentre le lacrime le bagnavano le guance, “eppure non saresti stato disposto a venire con me, a essere la mia famiglia…”

Prese in mano il candelabro, ma Gendry le bloccò il polso, costringendola delicatamente ad appoggiarlo nuovamente sul tavolo. Arya allora cercò a tentoni Ago e la puntò contro il petto di Gendry.

Lui sorrise. “Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?” chiese con calma “Nella comitiva del vecchio Yoren. Ti ho vista mentre minacciavi Frittella con questo spadino ed ho capito subito che eri una ragazza. E’ davvero forte, ricordo di aver pensato.”

Arya premette la punta di Ago sull’armatura di Gendry.

“E da allora” proseguì lui, “tutte le mie convinzioni riguardo alle ragazze si sono dissolte. Mi avevano sempre detto fossero serpi velenose, pronte a psosciugarti di ogni forza e ricchezza prima di abbandonarti. Invece tu eri così diversa… Insomma, guarda solo la tua reazione adesso: quale ragazza per bene urlerebbe così?”

Arya lo colpì di nuovo e Gendry rise.

“E’ per questo che mi piaci.”

Arya si immobilizzò. “Stai mentendo.” 

Gendry scosse la testa. “Mi sei sempre piaciuta” disse, “ho sempre sognato di poter dividere la mia vita con te e solo con te…” Il cuore di Arya prese a battere selvaggiamente suo malgrado.

“Ma come avrei potuto?” stava dicendo Gendry “Tu eri la figlia di un lord, la sorella di un re, io non ero niente.”

Arya gli si avvicinò, ogni suo astio svanito. “Lo sai che non è vero” mormorò, “lo sai che a me non interessano certe cose…”

“Lo so” replicò Gendry con affetto, “ma ad altri interessano. Non potevamo stare insieme, così ho…”

“Così hai preferito scaricarmi alla prima occasione?” 

Gendry sgranò gli occhi. “No!” esclamò “Ho preferito farmi da parte, lasciarti libera di tornare alla tua famiglia senza doverti preoccupare di me, senza che fossi derisa per causa mia. Ti volevo troppo bene per poter permettere che fossi messa a disagio se potevo evitarlo. Volevo fossi felice dopo tutto quello che avevi passato, anche se significava perderti.” Arya sentiva il suo labbro tremare.

“Poi quella donna è venuta a portarmi via” continuò Gendry con amarezza, “mi ha detto che ero il bastardo di Robert Baratheon, mi ha ammaliato con belle parole, per poi tentare di bruciarmi sul rogo. Ser Davos mi ha aiutato a fuggire e mi sono nascosto a Porto Bianco. Da quel momento l’unica cosa che avrei desiderato era ritrovarti, l’unica mia aspirazione. Ma poi seppi delle Nozze Rosse e credetti fossi morta insieme alla tua famiglia. Fidati, non ho mai conosciuto dolore più grande di quello che provai quel giorno. Pensavo di averti perduta per sempre e invece eccoti qui, a puntarmi la tua spadina al cuore…”

Arya non rispose. Si limitò a posare Ago sul letto e a gettare le braccia intorno al collo di Gendry, saltandogli addosso. Poi premette le labbra sulle sue e, vinto il primo momento di incertezza, lo baciò con trasporto. Gendry rispose con crescente passione e l’abbracciò stretta. Arya sapeva che non c’era tempo per tutto quello, che gli Estranei sarebbero presto arrivati per ucciderli tutti, che entrambi sarebbero dovuti essere al consiglio di guerra. Sapeva anche che la porta era rimasta socchiusa.

In quel momento però tutti quei problemi erano fumo.

 

Tyrion

 

Il viaggio per Castel Granito fu sorprendentemente breve e presto furono in vista della Roccia. Era risaputo l’enorme montagna su cui sorgeva la sede di casa Lannister fosse più alta sia della Barriera che dell’Alta Torre di Vecchia Città e, vista dal mare, era uno spettacolo impressionante. La Roccia gettava un’ombra imponente e, nonostante il freddo dell’inverno, riusciva a emergere dall’acqua bagnata dal sole. A prima vista l’osservatore ingenuo non avrebbe riconosciuto i segni del lavoro umano e forse l’avrebbe scambiata per una semplice montagna. Tyrion però a Castel Granito c’era cresciuto e ne conosceva ogni segreto.

“Sai orientarti qui dentro meglio di tuo padre” diceva spesso suo zio Gerion quando era certo Tywin non lo potesse udire. Gerion Lannister era famoso per la sua abilità di perdersi ovunque, ma era stata la figura più confortante che Tyrion avesse mai conosciuto durante la sua infanzia. E alla fine, forse, era stato proprio il suo scarso senso dell’orientamento a condannare lo zio, perduto in mare mentre tentava di raggiungere Valyria.

Tyrion invece conosceva ogni angolo di Catsel Granito, ogni più piccolo foro nella Roccia, ogni possibile collegamento con l’esterno. Caro padre, pensò il nano con una smorfia, guarda che traditore che sono! Il primo Lannister a portare i nemici all’interno di Castel Granito… Tyrion scosse la testa e rientrò sottocoperta, raggiungendo Varys e Verme Grigio.

Il capo degli Immacolati stava ripetendo per l’ottocentesima volta il piano che avevano elaborato e Varys lo ascoltava fissando il vuoto. “Tremila soldati terranno impegnate le guardie” stava dicendo Verme Grigio, “mentre mille tenteranno di arrampicarsi. Gli altri porteranno le navi dall’altr…”

“Dall’altra parte della Roccia” continuò Varys, “così che possano utilizzare il passaggio indicato da lord Tyrion… Credo me lo ricorderò.”

Tyrion rise. “Varys ha ragione” osservò versandosi da bere, “e poi non sarà una battaglia difficile: Cersei ha lasciato pochissimi uomini.”

Verme Grigio portò le mani dietro la schiena. “In guerra non si hanno mai certezze, nano” disse asciutto, “potremmo trovare una resistenza maggiore di quella che ci aspettiamo.”

Tyrion decise di non controbattere, così si rivolse a Varys. “I tuoi uccelletti hanno notizie interessanti dalla capitale e dintorni?” chiese per cambiare discorso. Sapeva che Jaime era riuscito a sopravvivere alla Battaglia del Labirinto, così ora chiamavano lo scontro avuto luogo ad Alto Giardino, e ne era felice. Si chiedeva solo come mai Jaime non avesse ancora capito di che razza di mostro era innamorato.

Varys si lasciò andare ad uno dei suoi teatrali sospiri. “Notizie positive e negative” rispose, “quali vuoi sentire per prime?”

Tyrion inarcò le sopracciglia. “Le positive, ovvio” replicò accennando un brindisi.

“Daenerys con il suo seguito è arrivata senza problemi a Duskendale” disse Varys, “e sta pianificando l’attacco ad Approdo del Re. Da quanto ho udito, inoltre, Porto Bianco è stata liberata con successo: credo Daenerys possa aspettarsi il ritorno dell’esercito della Tempesta in pochi giorni.”

Tyrion annuì. “Bene” disse, “e quali sono le notizie negative?”

Varys lo guardò. “Garth Hightower si è ribellato agli ordini della regina” disse e Tyrion sussultò. “E' in cerca di vendetta per suo fratello, sua sorella e lady Olenna: intende affrontare l’esercito Lannister alle porte della capitale senza attendere il resto delle forze di Daenerys.”

Tyrion era rimasto senza parole. “E i Dothraki?” riuscì alla fine a chiedere con un rantolo.

“Sono allo sbando” rispose Varys, “stanno mettendo a ferro e fuoco le Terre della Corona e credo parte dell’orda sia arrivata anche nell’Ovest.” Tyrion sentì la necessità di sedersi.

“Suppongo decidano di seguire ser Garth” concluse Varys a bassa voce.

“E’ terribile” disse Tyrion, “non hanno alcuna possibilità contro un intero esercito Lannister e i Dothraki non sanno gestire gli assedi.”

“Ad Alto Giardino evidentemente se la sono cavata piuttosto bene.”

Tyrion scosse il capo. “Li hai visti alla Roccia del Drago” disse, “non hanno disciplina, non seguono gli ordini, non conoscono nemmeno la nostra lingua!”

“In realtà mi sembra Rakandro la stesse imparando” ricordò Varys, “ciò però non cambia la situazione, giusto?”

Tyrion strinse le labbra. “Garth non può sperare di controllarli” disse con amarezza, “soprattutto senza uno scopo preciso.”

“La regina ha bisogno degli Immacolati” si intromise Verme Grigio, “dobbiamo tornare indietro.”

“No” replicò subito Tyrion, “il nostro compito è prendere Castel Granito. Daenerys ha ancora il supporto dei dorniani e presto anche Gendry e Yara saranno di ritorno. Inoltre ha pur sempre tre draghi…”

Due draghi” lo corresse Varys. “Viserion, a quanto dice, è introvabile.”

Sembra le fila degli alleati si stiano assottigliando, pensò Tyrion, ma evitò di dirlo ad alta voce. “Noi andiamo avanti con il piano” ripeté, “prendiamo il castello e ritorniamo a Duskendale. Decideremo poi come gestire questa situazione. In caso di necessità ricordate che la nostre regina ha comunque dalla sua parte il Nord, le Terre dei Fiumi e la Vallle.” Anche se nessuno di questi tre regni le andrà in soccorso, non poté fare a meno di pensare.

Nonostante ammirasse la fermezza d’animo di Jon e i suoi valori, proprio non riusciva a comprendere la sua testardaggine. Non c’era modo che gli Estranei riuscissero a superare la Barriera, quindi perché non aiutare Daenerys a prendere il Trono di Spade con l’esercito del Nord? In quel modo si sarebbe potuta evitare un’altra guerra lunga e sanguinosa.Tuttavia Tyrion credeva ci fosse margine di miglioramento. Aveva osservato attentamente Jon e Daenerys quando ne aveva avuto l’opportunità ed era sempre più certo del suo pensiero iniziale: quel matrimonio non sarebbe stato solo politico. Ciò ovviamente era un bene e così la regina avrebbe potuto persuadere il suo futuro sposo a collaborare. Tyrion sorrise malizioso immaginando i modi in cui Daenerys poteva riuscire a persuaderlo.

Posò il calice sul tavolo. “Meglio che saliamo sul ponte” disse. “la Roccia è uno spettacolo troppo bello da perdere…”

Varys e Verme Grigio lo seguirono fuori dalla cabina. Tyrion vide che le navi si stavano già dividendo in gruppi per meglio circondare Castel Granito. Fece scorrere lo sguardo sulla roccia baciata dal sole ed ebbe quasi una vertigine. Sarà una bella scalata, si disse.

Alcune navi della flotta della regina avevano il leone dei Lannister dipinto sulle vele e portavano i lord alfieri di Cersei che avevano deciso di cambiare fazione quando gli Immacolati erano giunti a Lannisport. Tra di loro c’era Tytos Brax, lord di Hornvale, che aveva inviato il fratello in battaglia. Tyrion sospettava fosse stato più il desiderio di lord Tytos di sbarazzarsi di ser Flement a spingerlo a tale decisione. Poi c’era anche Terrence Kenning, lord di Kayce, con il suo fedele cavaliere Kennos che lo seguiva ovunque, e soprattutto Roland Crakehall, uno dei più potenti signori dell’Ovest. Rimanevano dalla parte di Cersei invece i Marbrand di Ashemark, i Farman di Isola Bella e i Westerling del Crag. Le altre erano casate minori e poco importanti, i cui uomini non avrebbero mai fatto la differenza in battaglia.

Verme Grigio, eretto sulla prua della loro Soffio Dorato, gridava ordini in valyriano ai suoi soldati. Tyrion tentò di seguire il suo discorso, ma la sua conoscenza dlela lingua era davvero troppo scarsa. Prestò rinunciò e tornò a fissare il mare. A Castel Granito l’acqua non era limpida e calda come nell’Altopiano o a Dorne, ma quel golfo almeno era riparato da tempeste e mareggiate e ciò aveva reso quello di Lannisport uno dei porti più sicuri al mondo. Sulle mura della fortezza erano già apparse le guardie, che sembravano perfettamente coscienti del pericolo. Tyrion le vedeva correre e scomparire inghiottite dalla Roccia. Se fossero intelligenti si nasconderebbero nelle viscere del castello, pensò. Se Loren Lannister fosse rimasto in quelle mura al sicuro, neanche il fuoco dei tre draghi di Aegon il Conquistatore avrebbe potuto raggiungerlo. Sembrava invece che la Storia non avesse insegnato nulla. Tyrion, però, ne era rassicurato: non avevano molto tempo per prendere quel castello.

La Soffio Dorato e altre quattro navi virarono verso nord, lasciando che il resto della flotta attaccasse la piccola guarnigione di Cersei. Tyrion guardò con apprensione le imbarcazioni dirigersi verso la Porta del Leone. Sarebbe stata una missione suicida: anche difese da pochi soldati le mura di Castel Granito erano impenetrabili. Tornò a concentrarsi sul loro scopo.

“Vedete quella fessura laggiù?” chiese indicando un punto della Roccia “E’ il principale scarico delle fogne. Da lì tutta la merda dei signori del castello finisce in mare…”

Varys gli lanciò una strana occhiata. “Il tuo grande piano” disse scettico, “sarebbe quindi quello di risalire lungo quei condotti?”

Tyrion sollevò un sopracciglio. “Sembra così terribile?” chiese sarcastico.

“Neanche troppo” rispose Varys, “ma sembra un lavoro adatto ad una persona della tua statura…”

A questo Tyrion non ci aveva pensato. “Stavo scherzando” sbuffò, “voi due proprio non comprendete l’ironia…” Verme Grigio lo stava fissando storto.

“E va bene” si arrese Tyrion, “certo che non passeremo dalle fogne: in quella fessura esiste una scala interna che usavo durante la manutenzione. E’ vecchia e arrugginita, ma il mio caro padre non volle mai farla levare. Diceva sempre che, qualora avessi arrecato disonore alla casata Lannister, mi avrebbe rispedito laggiù. Da ragazzo era il mio peggior incubo, sognavo così spesso di…”

“Sono sicuro il tuo racconto sarebbe molto toccante” lo interruppe Varys allacciando le mani davanti lo stomaco, “ma credo sia meglio tornare al piano.”

Tyrion alzò gli occhi al cielo: non lo facevano mai divertire. “Varys, sei mai stato a Castel Granito?” 

L’eunuco scosse la testa. “Mai avuto il piacere.”

“Allora non puoi avere idea di quanto siano intricati i corridoi” replicò il nano, “di quante trappole siano nascoste, di quanti tranelli, vicoli ciechi e pozzi. La Roccia all’inizio ospitava una miniera: Castel Granito non è una fortezza come le altre.” Tyrion fissò le onde.

“Io farò strada a Verme Grigio e massimo cinquanta altri Immacolati” proseguì, “ed entreremo attraverso il passaggio, colpendo le vedette alle spalle. Varys, tu invece resterai alle navi e dirigerai l’attacco frontale.”

Verme Grigio venne avanti. “Cosa ti fa credere lui possa dire agli Immacolati cosa devono fare?”

Tyrion aggrottò la fronte. “Preferiresti rimanessi io?” chiese sarcastico “Con il mio pessimo valyriano? Varys conosce la lingua…”

“Non è adatto a guidare gli Immacolati” insistette Verme Grigio e Tyrion si chiese il motivo di quella cocciutaggine.

“Chiunque saprebbe guidare gli Immacolati. A voi basta dire cosa fare, come e quando.”

Ora Verme Grigio sembrava davvero arrabbiato, ma Tyrion era intenzionato a stroncare la sfuriata sul nascere. “Senti” disse in tono serio, “io so che tutti voi credete in Daenerys, che la considerate la vostra salvatrice e avete ragione. Vi ha liberati dalla schiavitù e adesso la aiuterete a riprendersi il Trono che le spetta di diritto, ma sono sempre necessari sacrifici. Io e la regina abbiamo bisogno di te e dei tuoi cinquanta uomini più discreti su per quella scaletta arrugginita e qui deve rimanere qualcuno a gestire la situazione. Varys conosce la guerra: è affidabile.”

Verme Grigio lo scrutò per qualche secondo, poi annuì. “Cosa dobbiamo fare?” chiese in tono più rilassato.

Tyrion sospirò. “Saliamo sulle scialuppe” disse convinto, “e gettiamoci nella mischia.”

Pochi minuti dopo le piccole barchette si stavano avvicinando rapidamente alla scogliera. Tyrion guardava gli Immacolati remare e si chiese come potessero essere così instancabili. Dall’altro lato della Roccia la battaglia era già cominciata e si vedevano le prime frecce volare da entrambe le parti. Varys aveva diviso le navi in due gruppi che stavano assaltando la Bocca del Leone. Le sentinelle resistevano lanciando pietre dai bastioni. L’acqua era diventata di un invitante colore turchese e Tyrion saltò dalla scialuppa, bagnandosi fino alla cintura. Il gruppo di Verme Grigio lo seguì fino alla fessura e il nano entrò per primo. L’umidità e la necessità di non essere visti non permetteva loro di accendere una torcia, così dovettero procedere alla cieca tentando di non scivolare. Tyrion trovò la scaletta e fischiò. Subito venne raggiunto da Verme Grigio.

“Quando saliremo” disse Tyrion a bassa voce, “ci ritroveremo nei bagni che, con un po’ di fortuna, saranno deserti. Da lì dovrete fare attenzione a non perdervi: vi basterà seguire me…” Tyrion alzò le mani e sorrise, poi iniziò a salire.

L’odore di ruggine era forte e il metallo era ruvido al tatto. I pioli scricchiolarono, ma non cedettero. Presto Tyrion sbucò nella stanza sopra le loro teste e fu sollevato dal trovarla avvolta nella penombra. Attese paziente che anche tutti gli altri fossero arrivati e fece cenno a Verme Grigio di avvicinarsi.

“Chi è fra questi l’uomo di cui puoi fidarti maggiormente?”

“Layol” rispose subito Verme Grigio. “E' sempre stato leale e lo conosco da quando eravamo in addestramento.”

Tyrion annuì. “Bene” disse, “digli di prendere metà degli uomini e di andare a sinistra. Non è difficile orientarsi da quella parte: ci sono solamente le cucine e le camere da letto dei servi. Dovranno raggiungere la cima della Roccia e sconfiggere le guardi che troveranno là in modo tale che noi non verremo colpiti alle spalle quando attaccheremo.” Verme Grigio iniziò a tradurre tutto in valyriano e quello che doveva essere Layol si allontanò con un pugno di uomini.

“Noi invece” proseguì Tyrion, “andiamo a destra, verso il cuore della miniera…”

Aprì la porta del bagno e controllò che nel corridoio non ci fosse nessuno. Silenziosi corsero verso le scale e Tyrion li guidò attraverso i saloni. Gli stendardi rossi e oro dei Lannister erano ovunque, ma sembravano impolverati. Da quand’è che questo castello non ha più un lord? si chiese Tyrion con amarezza. Superarono un solarium e due armerie, dove la confusione sugli scaffali tradiva la fretta della preparazione alla battaglia. Tyrion andò avanti lungo una scala a chiocciola piuttosto ripida e finalmente uscirono sulla prima terrazza. Il sole picchiava e l’aria era secca.

Tyrion si affacciò, cercando di scrutare il mare. La maggior parte degli Immacolati aveva raggiunto la terraferma e stava caricando con le legioni. Alcuni avevano anche appoggiato le scale di legno alle mura e stavano affrontando impavidi la salita. Tyrion sollevò lo sguardo verso il cielo e vide che il vessillo del leone era stato strappato da Castel Granito. Al suo posto sventolava il drago a tre teste dei Targaryen.

“Layol ha trionfato” urlò Tyrion, “ora tocca a voi: raggiungete le sentinelle sopra la Porta del Leone e terminate il lavoro.”

Gli Immacolati non urlarono la loro gioia come avrebbero fatto normali soldati, come Tyrion ricordava aver udito alle Acque Nere, ma semplicemente si misero in posizione. Iniziarono a scalare la Roccia a mani nude, riuscendo anche a trasportare le loro armi. Tyrion si obbligò a non guardare l’altezza vertiginosa a cui si trovavano. Alla terrazza sopra la Bocca del Leone si poteva accedere anche dall’interno, ma una simile decisione sarebbe stata sicuramente più rischiosa. Per prendere di sorpresa le guardie l’opzione migliore era quella di calarsi sopra le loro teste e ciò prevedeva quella scalata. Tyrion si sfregò le mani e si arrampicò di mezzo metro.

“Tu non devi venire per forza” lo richiamò Verme Grigio che era già salito fino al davanzale delle scuderie.

Tyrion fece una smorfia. “Ormai non saprei come scendere” replicò con amara ironia.

Una pietra dopo l’altra riusciva tuttavia ad avanzare e si ritrovò sorpreso dalle proprie prestazioni atletiche. Fortunatamente la Roccia offriva molti anfratti ed appigli, duri a sgretolarsi. A metà percorso le mani inizarono a sudargli, ma non causarono grandi problemi. Quando finalmente atterrò sulla lisca pietra del terrazzo, le membra gli tremavano per lo sforzo e il cuore minacciava di scoppiargli nel petto. Gli venne da ridere: lui era stato costretto a sedersi per riprendere fiato, mentre gli Immacolati combattevano già.

Le sentinelle, colte alla sporvvista, lasciarono perdere le pietre che stavano scagliando in mare e sulla scogliera e si voltarono a fronteggiare la nuova minaccia. Appena fu in grado di reggersi in piedi, Tyrion corse al parapetto e vide che i portoni di Castel Granito, non più difesi dalle guardie, erano stati spalancati. Sorrise all’esercito che si stava riversando nella fortezza, superando in massa compatta la Bocca del Leone. Si voltò nuovamente verso il gruppo di scalatori, che stava avendo facilmente la meglio sui nemici spaesati. Tyrion si morse il labbro riconoscendo fra loro alcune sue vecchie conoscenze, ma non intervenne.

Verme Grigio stava attaccando con la lancia un giovane armato di una spada più alta di lui e al tempo stesso faceva roteare lo scudo. Colpì il ragazzo al fianco, poi al ginocchio. Quando l’avversario cadde a terra, l’Immacolato si avventò su di lui per finirlo.

“Mi arrendo!” gridò terrorizzato il giovane “Mi arrendo!”

Verme Grigio esitò e Tyrion gli corse incontro. “Risparmialo” gli disse, “la regina ha detto di perdonare tutti coloro che sarebbero passati dalla sua parte, ricordi?” Verme Grigio annuì e ritirò la lancia.

Tyrion sorrise e fece un passo indietro. Fu quello che gli salvò la vita. Il ragazzo, con il volto sfigurato da un’odio impensabile per la sua giovane età, aveva fatto roteare la spada, mancandolo per un pelo. Verme Grigio era subito scattato in avanti, allungando il braccio dello scudo per proteggere Tyrion. Il giovane era scattato in piedi e colpiva furiosamente, senza un motivo apparente.

“Traditore! Hai ucciso il tuo re!”

Tyrion cadde a terra, soffocato dal peso dello scudo, e vide Verme Grigio conficcare la sua lancia nel petto del ragazzo. Questi barcollò e, mentre già il capo degli Immacolati si apprestava a soccorrere Tyrion, gli affondò la spada nello stomaco.

Tyrion avrebbe voluto urlare qualcosa, ma lo scudo gli premeva il diaframma, mozzandogli il respiro. Vide il ragazzo cadere a terra negli spasmi dell’agonia e Verme Grigio estrarre la spada dal proprio ventre. La lama aveva trapassato la leggera armatura e il sangue sgorgava copioso. Verme Grigio guardò Tyrion, poi si accasciò contro il muretto.

Allora il nano raccolse tutte le sue forze e riuscì finalmente a liberarsi del pesantissimo scudo. Probabilmente si era storto una caviglia, ma riuscì lo stesso a raggiungere Verme Grigio. Gli tolse l’elmo e gli sostenne la testa.

“Ehi” disse ansimando, “devi rimanere sveglio… Mi senti? Devi rimanere sveglio… La tua regina ha bisogno di te…”

Verme Grigio aprì gli occhi e Tyrion vide con orrore che aveva le pupille dilatate.

“A-abbiamo preso il castello?” chiese Verme Grigio in un soffio e Tyrion annuì. “I miei uomini hanno combattuto bene?” domandò l’Immacolato tossendo sangue.

Tyrion si accorse di avere le lacrime agli occhi. “Sono stati molto valorosi” rispose tirando su col naso.

Verme Grigio annuì, il sangue che gli bagnava il collo. “Dì alla regina” mormorò bagnandosi appena le labbra, “che mi dispiace non poterla più aiutare: ho fallito.”

Tyrion aveva le mani viscide di sangue. “Non è vero” si affrettò a dire, “hai fatto tutto il possibile, devi essere orgoglioso…”

“E dì a Missandei” lo interruppe Verme Grigio con un rantolo, “che non avrei mai voluto lasciarla… I-io la amo…”

Tyrion chinò il capo, tentando di allontanare la disperazione. Intorno si erano radunati gli altri Immacolati, tutti che osservavano in doloroso silenzio la scena. Verme Grigio afferrò il braccio di Tyrion, che sobbalzò.

“Glielo dirai?” chiese l’Immacolato piangendo “Glielo dirai, Tyrion?”

Tyrion sentì tutti i muscoli della faccia contrarsi. “Te lo prometto” disse e, per la prima volta, vide Verme Grigio sorridere, come fosse finalmente in pace.

Poi la sua presa si allentò ed egli morì.

 

Daenerys

 

Quando le vennero a dire di Garth, Daenerys non ci voleva credere. Camminava avanti e indietro per la stanza torcendosi le mani. Com’era possibile Garth avesse tradito, che le avesse voltato le spalle ignorando i suoi precisi ordini? Dany non riusciva a capire.

“Vuole vendetta, vostra grazia” disse Missandei. “I Lannister hanno ucciso suo fratello e sua sorella…”

“E l’avrebbe avuta con me!” esclamò Daenerys “Ho giurato di punire Cersei per quello che ha fatto, quindi perché tradire?”

“Se posso” intervenne Jon in piedi con la schiena appoggiata alla parete, “non credo questo Garth abbia tradito… Non lo conosco, certo, ma se aveva deciso di seguirti voleva dire che desiderava vederti sul Trono di Spade.”

Daenerys si fermò a guardarlo. “Spiegati meglio.”

“Intendo dire che probabilmente non desidera sottrarti i tuoi diritti” disse Jon, “dopo che avrà ottenuto la sua vendetta il Trono sarà tuo. Questo non può essere considerato tradimento…”

“Ha disobbedito ai miei ordini” osservò tagliente Dany, “sta marciando su Approdo del Re senza il mio consenso. Come chiameresti questa azione?”

“Una follia” rispose Jon e Daenerys tacque, “ma una follia dettata dal dolore per la perdita di coloro che amava: non giudicarlo troppo severamente, Daenerys…”

Dany alzò gli occhi al cielo. “Si faranno solo ammazzare” disse, “non è stata affatto una decisione saggia.”

Jon sospirò. “Non lo è stata” assentì all’improvviso malinconico, “ma ti posso dire per esperienza personale che non sempre scelta saggia e scelta giusta coincidono; a volte non si può andare contro il proprio istinto…”

Daenerys si chiese quale fosse l’esperienza a cui Jon stava facendo riferimento. Intrecciò le mani in grembo ed inclinò appena la testa. “Presto sarai re dei Sette Regni” disse e Jon chinò il capo, “e governerai al mio fianco: cosa faresti in questa situazione? Come agiresti?” Daenerys scrutò l’espressione di Jon, che tuttavia rimase piuttosto impassibile.

“Garth Hightower ha fatto la sua scelta” disse lui in tono grave, “e i suoi uomini hanno deciso di seguirlo: non possono sfuggire alle loro responsabilità.”

Dany aggrottò le sopracciglia. “Stai suggerendo” chiese stupita, “di non fare nulla? Di lasciare che conduca al macello i miei uomini?”

Jon scrollò le spalle. “Quale alternativa hai?” chiese a sua volta “Se decidi di inseguirlo finirai per scontrarti con i Lannister senza il supporto di tutto il tuo esercito e ciò potrebbe causare un numero di morti maggiori di quello necessario.”

Daenerys annuì: il ragionamento di Jon aveva un senso. Sono fortunata ad averlo al mio fianco quando prenderò il Trono di Spade, pensò con un moto improvviso di affetto. “Bene” disse, “vorrà dire che ci atterremo al piano previsto e attenderemo il ritorno degli Immacolati, degli Uomini di Ferro e dell’esercito della Tempesta prima di colpire.” Daenerys fece per uscire dalla stanza.

“Vostra grazia” la richiamò invece Missandei, “c’è ancora la questione dei Dothraki…”

La bocca di Daenerys assunse una piega amara. “Hai ragione” ammise lei in tono grave. “Cosa si sa di loro?”

Missandei scosse appena la testa, i riccioli che le ondeggiavano davanti agli occhi. “Molto poco in realtà” spiegò, “sembra stiano commettendo razzie in tutte le terre che attraversano.”

Dany l’aveva sempre temuto, ma non che ora fosse maggiormente pronta ad affrontare un problema del genere. “Notizie di Rakandro?”

Missandei alzò le spalle. “Nulla, vostra grazia” rispose, “suppongo sia ancora a capo dei Dothraki…”

“Dove sono diretti?” chiese Jon venendo avanti.

“Credo Approdo del Re” replicò Missandei, “ma stanno distruggendo tutto nelle Terre della Corona e nell’Ovest.”

“C’è pericolo sconfinino nelle Terre della Tempesta?” chiese Dany riflettendo un attimo.

“Penso di no” rispose Missandei, “cosa intendi fare, vostra grazia?”

Daenerys guardò Jon, che le fece un cenno col capo. “Invierò ser Jorah a capo di una drappello di uomini che facciano da ambasciatori con i Dothraki” rispose Daenerys. “Sappiamo che Tyene è riuscita a convincere facilmente lady Tanda ad unirsi alla nostra causa e in questo momento l’esercito di Stokeworth si sta dirigendo qui. Benjameen invece sta riscontrando dei problemi con lord Rosby. Jorah andrà in suo aiuto e insieme procederanno per incontrare Rakandro o chi comanda l’orda di Dothraki. Forse non possiamo impedire a Garth di attaccare i Lannister, ma siamo ancora in tempo per evitare che i Dothraki radano al suolo interi villaggi e città.” Si accorse solo allora che Jon la stava fissando e poté giurare di aver visto un lampo d’orgoglio nei suoi occhi. Ne fu più rincuorata di quanto avrebbe mai voluto ammettere.

Missandei li stava osservando e sembrava imbarazzata. “Chiedo perdono, vostra grazia” disse con una sfumatura quasi impercettibile di malizia nella voce, “ma credo sia meglio se vado ad avvertire ser Jorah sel nuovo piano…”

Dany si affrettò ad annuire. “Ottima idea” concordò, “potresti anche andare a controllare il lavoro di Theon?” Missandei annuì ed uscì, chiudendo piano la porta.

Daenerys si voltò verso Jon e sorrise. “Sembra sia quasi giunto il gran momento” disse trattenendo a stento l’emozione, “presto avrò quello che mi spetta di diritto.”

Jon abbozzò un sorriso. “Come ci si sente?”

Dany inarcò le sopracciglia. “Non lo so” ammise sedendosi su una poltroncina foderata di velluto rosso. “Tu come ti sentivi quando stavi per riconquistare Grande Inverno?”

Jon parve sorpreso dalla domanda. “Avevo paura.”

“Di morire?”

Jon scosse la testa. “Di non poter proteggere mia sorella” rispose con amarezza, “di non riuscire a salvare mio fratello, di deludere coloro che mi avevano seguito…”

Dany deglutì: era un bel peso da sopportare. “Ed hai paura di questo ora?”

Jon rimase in silenzio. “Sì” sussurrò infine.

Daenerys si chiese se avesse paura di lei, di ciò che avrebbe potuto fare. “Non deluderai nessuno” disse accavallando le gambe.

Jon rise. “I lord del Nord mi hanno scelto come loro re” osservò, “non la prenderanno bene appena sapranno del nostro… accordo.”

“E’ la cosa giusta da fare.”

“Lo so. E' per questo che ho accettato, per il bene del Nord.”

Sarà il sovrano dei Sette Regni, non poté fare a meno di pensare Daenerys, e continua a pensare solo alla sua gente… Non sapeva se ciò fosse una virtù o meno. Si alzò in piedi. “Si è fatto tardi” disse, “sarà meglio andare a dormire.” Jon non si muoveva e Dany lo guardò sollevando un sopracciglio.

“Questa è la mia stanza” fece notare lui imbarazzato.

Dany quasi arrossì. “Perdonami” si scusò, “sono molto stanca.” Prima di uscire però, gli venne vicino e gli diede un bacio sulla guancia. “A domani” mormorò e, senza attendere la risposta, uscì dalla camera.

La mattina dopo fu svegliata da poderosi colpi alla porta.

“Maestà, maestà!”

Dany si alzò stropicciandosi gli occhi: doveva essere successo qualcosa. Aprì la porta e si ritrovò davanti Theon, sudato e ansimante. “Cosa succede?” chiese Daenerys preoccupata.

“Notizie da Castel Granito, vostra grazia” rispose Theon. “Gli Immacolati hanno trionfato.”

Daenerys tirò un sospiro di sollievo, ma il sorriso le morì sulle labbra quando vide l’espressione addolorata di Theon. “C’è dell’altro?” chiese sentendo un groppo in gola.

Theon guardò a terra. “Verme Grigio è morto” disse a bassa voce, “ucciso da una delle guardie. Tyrion dice che gli ha salvato la vita…”

Daenerys fece un passo indietro, come a voler prendere le distanze da quella notizia. Si ritrovò con il fiato corto ed ebbe un lieve giramento di testa. Vide Theon sporsi in avanti per sorreggerla e si affrettò a ritrovare un certo contegno. Sapevamo poteva succedere, si obbligò a pensare. Era una possibilità. Tuttavia era dalla morte di Barristan Selmy che non sentiva il suo cuore tanto oppresso.

Respirò profondamente. “Dov’è Missandei?” chiese con un filo di voce.

“Si rifiuta di aprire la porta a chiunque” rispose Theon con angoscia, “non vuole parlare con nessuno…”

Dany quasi si fece prendere dal panico: era una situazione che non sapeva gestire. Il suo primo pensiero fu quello di andare a svegliare Jon e chiedergli aiuto, ma poi decise che doveva cavarsela da sola. “Andrò a parlare io con Missandei” disse convinta, “tu riferisci tutto a Jon…” Theon annuì e corse via.

Daenerys tentò di calmare il tremito che la scuoteva e si avviò verso la stanza della sua consigliera. Bussò, ma ovviamente non ricevette risposta. Tentò ancora altre quattro volte.

“Andate via!”

Dany non l’aveva mai sentita così disperata. “Missandei, sono io” disse cercando di sembrare calma, “ti prego, aprimi…”

Ci furono attimi di silenzio, ma Daenerys poteva sentire i singhiozzi dell’amica, nonostante la porta a dividerle. “Missandei, ti prego” la implorò, “voglio aiutare…”

I singhiozzi cessarono e, lentamente, la porta si aprì. Daenerys corse dentro e la richiuse alle sue spalle. Trovò Missandei con addosso solo una veste leggera seduta al suo tavolo davanti a una lettera. Aveva i capelli scompigliati, la schiena curva e gli occhi gonfi di pianto.

Daenerys prese la sedia davanti alla sua. “Ne vuoi parlare?” chiese dolcemente dopo qualche secondo.

Missandei sollevò appena il mento. “Non c’è nulla di cui parlare” disse, ma il abbro tremante tradiva i suoi sentimenti. “E-eravamo coscienti di ciò…”

Dany venne più vicina. “Missandei, io sono tua amica” le disse prendendole le mani, “a me puoi dire tutto, lo sai: non tradirò mai la sua fiducia…”

Missandei la guardò, gli occhi grandi e lucidi. “Gli avevo detto che sarebbe stato pericoloso!” urlò a un certo punto “L’avevo pregato di portarmi con lui, ma ha sempre rifiutato. Diceva che sarebbe tornato, che non dovevo preoccuparmi per lui, aveva promesso…” Missandei stava singhiozzando incontrollabilmente.

“Gli uomini non dovrebbero fare promesse che potrebbero essere costretti a non mantenere” disse Daenerys con tristezza ricordando il giuramento di Khal Drogo. “Verme Grigio sapeva quali erano i rischi e anche tu: lui era un soldato…”

“Non era solo quello!” esclamò Missandei acida. Poi sgranò gli occhi. “M-mi dispiace, mia regina” balbettò senza fiato.

Daenerys l’abbracciò. “Non ti scusare” le disse, “hai ragione, lui era molto più che un soldato, era uno degli uomini migliori che abbia mai conosciuto.”

Missandei sospirò. “Era coraggioso” disse distrutta dalla malinconia, “e gentile, ma sembrava sempre triste. L’ho visto pochissime volte ridere.”

“Rideva per te” disse con affetto Daenerys, “lui ti voleva bene, lo sai, ed avrebbe voluto vederti reagire…”

Missandei scosse il capo. “Non so se ci riesco.”

Dany le mise delicatamente le mani sulle spalle. “Devi essere forte” le disse, “come lo era lui, non puoi permettere che il dolore rovini il ricordo che hai di lui.”

Missandei la guardò negli occhi. “Ho paura” ammise, “di dimenticare…”

Dany scosse la testa. “Ho amato Khal Drogo” raccontò, “e quando è morto ero distrutta, sentivo fosse stata colpa mia. Ma ancora adesso, dopo anni, ricordo il suo viso, il suono della sua voce, la dolcezza del suo sorriso. Verme Grigio resterà sempre con noi, non abbandonerà i suoi compagni, la sua regina e soprattutto non abbandonerà te…” Missandei annuì, le lacrime che iniziavano a seccarsi sulle sue guance.

Daenerys si alzò in piedi. “Ci vuole tempo per queste cose” disse con calma, “non pretendere troppo da te stessa. Darò disposizioni che tu non venga disturbata finché tu non lo vorrai. Ricorda: qualunque cosa puoi contare su di me, so quanto sia difficile…”

Missandei accennò un sorriso triste. “Grazie, vostra grazia.”

“Dany” la corresse Daenerys stringendole le mani. Poi le sorrise e uscì.

Al contrario di Missandei, lei aveva bisogno di compagnia in quel momento. Jorah era partito durante la notte e Theon doveva essere tornato al suo lavoro al porto, così, neanche troppo controvoglia, Daenerys tornò alle stanze di Jon. Lo trovò nella spaziosa anticamera, in piedi davanti alla finestra. Quando la sentì entrare, si voltò.

“Hai parlato con Missandei?”

Dany annuì.

“Theon mi ha detto di Verme Grigio” continuò Jon in tono grave, “e mi dispiace: mi sembrava un uomo in gamba…”

“Più di quanto immagini” replicò Daenerys. “Lui e gli Immacolati sono stati i primi soldati a seguirmi: volevano combattere per me.” Sospirò e si sedette, mentre Jon rimase in piedi.

“Ti sei mai sentito in colpa per la morte di qualcuno?” chiese Daenerys in tono stanco.

“Ho mandato il mio amico Grenn a morire durante una battaglia alla Barriera” rispose con amarezza Jon, “e, anche se il suo coraggio ci ha salvati tutti, quella mia decisione mi tormenta ancora la notte.”

“Verme Grigio era il migliore comandante del mio esercito” disse Dany aggrappandosi ai braccioli della sedia, “la sua fedeltà non poteva essere messa in discussione e io lo stimo, lo stimavo, molto. Adesso è morto per causa mia.”

“Non è stata colpa tua” obiettò Jon, “siamo in guerra, c’è sempre la possibilità che…”

“Sbaglio o hai detto siamo?” lo interruppe Dany piacevolmente sorpresa “Hai deciso finalmente di considerarti parte della mia guerra?”

Jon la fissò incredulo, forse accorgendosi solo ora di ciò che aveva detto. “Io…” iniziò, ma poi scosse la testa. “I nostri nemici sono gli Estranei, sai cosa ne penso riguardo a tutto questo: è uno spreco di tempo prezioso.”

“Quindi la morte di Verme Grigio secondo te è stata vana?”

“Verme Grigio è morto per ciò in cui tutti voi credete e ciò gli rende onore” replicò Jon, “ma ciò non cambia i miei ideali.”

A Dany venne voglia di ridere. “E quali sarebbero i tuoi ideali, Jon Snow?”

“La protezione della mia gente” rispose Jon e per poco Daenerys non alzò gli occhi al cielo. Eccolo di nuovo che parla della sua gente, pensò a metà fra l’irritato e il divertito.

Si alzò e gli andò incontro. “Lo sai” disse camminando letamente, “mi sono sempre chiesta, fin dal primo momento che ti ho visto, quale fosse il tuo obiettivo: saperlo permette di comprendere la personalità di un uomo e di capire se è degno di fiducia o meno. Eppure, per quanto io e Tyrion ci siamo sforzati, non siamo riusciti a dare un senso al tuo comportamento…”

Jon rise. “Avete entrambi passato troppo tempo con gente bugiarda e falsa” replicò, “disposta a qualsiasi infamità per ottenere ciò che vuole, ed ora non siete più in grado di discernere il vero dal falso. Io non ho ambizioni e non ti pugnalerò alle spalle, tranquilla. Non ho mai voluto essere scelto come Lord Comandante dei Guardiani della Notte, non ho mai desiderato diventare Re del Nord e certamente non voglio essere re dei Sette Regni. Il mio unico scopo è quello di distruggere l’esercito dei non-morti e di garantire al mio popolo la pace che gli è stata strappata da così tante guerre. Questo sono io, non c’è altro, mi dispiace.”

Daenerys era rimasta colpita da un tale discorso, ma si impose di rimanere impassibile. “Ti credo” disse con calma, “sono certa che ciò che dici è vero, ma ci sarà tempo per sconfiggere gli Estranei: esiste una Barriera fra noi e loro e non la supereranno facilmente. Siamo al sicuro, Jon, almeno per ora.”

Jon abbassò lo sguardo incerto e Daenerys gli sfiorò il viso con la mano. “Devi imparare a desiderare qualcosa” mormorò e Jon la guardò, “o la tua esistenza sarà arida. Qualcosa per te, che possa anche rappresentare il bene per gli altri. Sai cosa voglio io? Sconfiggere Cersei e vendicare tutte le persone che hanno sofferto e perso la vita a causa sua…” Poggiò l’altra mano sul petto di Jon e sentì il suo cuore battere all’impazzata.

“Voglio liberare Approdo del Re e i Sette Regni dalla sua tirannia” proseguì Daenerys, “entrare nella Fortezza Rossa con te e Tyrion al mio fianco e sedermi sul Trono di Spade.” Dany colmò la poca distanza che li separava ancora.

“Voglio sposarti, governare con te, amarti fino al giorno della mia morte…”

Jon sussultò vistosamente e Daenerys sorrise. “Quando verrà il momento” disse, “quando il mio esercito sarà pronto, forte ed unito, allora marceremo contro gli Estranei e gli distruggeremo, ma ora dobbiamo pensare a noi, alla nostra vita. Puoi dimenticare i tuoi non-morti per un po’, Jon Snow?”

Jon non rispose, ma Daenerys capì lo stesso che aveva finalmente ceduto. Si protese in avanti per baciarlo, ma si immobilizzò quando si udì qualcuno bussare alla porta. Jon si ritrasse immediatamente e Dany soffocò un’imprecazione.

“Chi è? In questo momento sono impegnata…”

“E’ urgente, vostra grazia.”

Daenerys non ebbe altra alternativa se non quella di aprire. L’uomo che si ritrovò di fronte era un soldato dorniano e teneva in mano due rotoli, chiusi con la ceralacca. “Vostra grazia, sono arrivate queste” disse porgendole le missive.

Daenerys annuì e lo congedò. “Questa è per te” disse consegnando a Jon la lettera con il sigillo del meta-lupo. Jon la prese perplesso. Dany osservò attentamente la lettera indirizzata a lei, che portava il simbolo del cavalluccio marino, e la srotolò incerta iniziando a leggere.

Alla regina Daenerys Targaryen

Porto Bianco è stata liberata e gli Uomini di Ferro scacciati, ma è mio dovere quale fedele servitore di casa Targaryen avvertirti: l’esercito della Tempesta non ti sosterrà contro Cersei Lannister. Lord Gendry ha deciso di portare il suo esercito a Grande Inverno per aiutare a sedare una ribellione, almeno da quello che ho capito. Tutti i lord delle Terre della Tempesta sono con lui e io sono tenuto a seguirlo in battaglia, nonostante penso questo sia un errore. E’ possibile che ci sia una cospirazione in atto, tra ser Davos Seaworth e lord Gendry e forse è coinvolto anche il Re del Nord. Spero le mie informazioni siano servite, vostra grazia, purtroppo non posso aiutarti.

Monterys Velaryon, lord delle Maree e Mastro di Driftmark

Daenerys si accorse di star tremando dalla rabbia nel vano tentativo di reprimerla. Traditori, pensò irata stringendo il pezzo di carta fra le mani. Gendry aveva giurato fedeltà a lei, era stato reso lord di Capo Tempesta e come la ricompensava? Abbandonandola quando più aveva bisogno dei suoi uomini. Ma era qualcos’altro ciò che l’aveva ferita. Rilesse quelle poce parole.

Forse è coinvolto anche il Re del Nord.

Jon non lo avrebbe mai fatto, pensò tentando di trovare una giustificazione. Sa che lo aiuterò a sconfiggere i suoi nemici una volta che avrò preso il Trono di Spade. Eppure Daenerys continuava a essere divorata dal dubbio: Jon aveva davvero cospirato alle sue spalle per strapparle gli alleati? E per farci cosa poi? Dany non credeva alla storiella della ribellione.

No, lui non c’entra nulla, non agirebbe mai in questo modo…

Ma non è forse vero che gli uomini fanno cose folli se pensano che esse possano proteggere la loro famiglia?

Daenerys non resistette oltre e si voltò a fronteggiare Jon. Lui la fissava con occhi vitrei, la sua lettera caduta a terra. Dany si chiese cosa avesse letto di così sconvolgente, ma si accorse che l’informazione non le interessava.

Non è stato lui.

“Gendry ha portato i suoi uomini a Grande Inverno. Dimmi che tu non hai nulla a che fare con questa storia.”

L’espressione di incredulità e forse anche di sollievo che comparve sul volto di Jon fu la prova di tutti i sospetti a cui lei non voleva credere. Daenerys strinse le dita lungo il bordo del tavolo. E’ stato lui, pensò esterrefatta. Lui ha detto a Gendry di agire così…

Jon lo stava guardando. “Sono stato io” rispose poi in tono indecifrabile e Dany sentì il mondo intorno a lei sgretolarsi. “Ma tutto ciò non ha più alcuna importanza: la Barriera è crollata.”

 

Jon

 

Rimasero a guardarsi per qualche secondo. Jon sapeva che Daenerys era arrabbiata per la storia di Gendry, ma in quel momento aveva altro per la testa. Nonostante tutto, era felice, data la situazione così disperata, che qualcuno fosse andato in soccorso del Nord. Non sarebbe stato però abbastanza se davvero la Barriera era crollata. Una parte di Jon aveva sempre temuto ciò sarebbe potuto accadere, ma in ogni caso il colpo fu terribile. Dovrei essere là, pensò provando rimorso. A Grande Inverno ad aiutare la mia gente, non qui… Sono stato uno stupido…

Vide che Daenerys taceva, così decise di affrontare la questione per primo. “Daenerys, dobbiamo subito preparare una piano di difesa per…”

“Non venire a dire a me quello che devo fare!” lo interruppe lei minacciosa “E non cambiare argomento…”

Jon era stupefatto. “Cambiare argomento?” chiese iniziando ad innervosirsi “Ti ho appena detto che la Barriera è stata abbattuta, sono stati gli Estranei a farlo ed ora hanno la possibilità di distruggere il Nord…”

“Hai cospirato alle mie spalle” disse gelida Daeneyrs ignorandolo, “hai spinto i lord della Tempesta ad abbandonare la mia causa… Perché?”

Jon abbassò per un attimo lo sguardo. “Ho detto a Gendry di aiutare il mio regno qualora avesse ricevuto notizia esso fosse in difficoltà una volta giunto a Porto Bianco” ammise. “Evidentemente hanno saputo del crollo della Barriera e…”

“Mi hai tradita.”

Jon sentì l’aria mancargli a causa dell’accusa. “Tentare di aiutare la propria famiglia è tradimento adesso?” Stava alzando leggermente la voce.

“Sì, se agisci alle mie spalle” ribatté Daenerys tagliente. “Perché non mi hai semplicemente detto come stavano le cose?”

“Mi avresti forse ascoltato?” replicò Jon con amarezza “Mi avresti concesso i tuoi uomini, mi avresti permesso di tornare a casa?”

Daenerys non rispose e Jon fece un passo avanti. “Mi dispiace non averti avvertita” mormorò, “ma non avresti mai capito, proprio come non capisci ora…”

Daenerys divenne rossa di rabbia. “Mi consideri stupida forse?” lo attaccò “Capisco che hai sabotato i miei piani inviando uomini la cui fedeltà non ti appartiene a combattere una guerra della cui esistenza nemmeno eri certo. Ti rendi conto di quante persone le tue azioni azzardate hanno messo in pericolo, adesso che lo scontro con Cersei è vicino?”

Jon davvero non capiva. “Ma ti rendi conto di quante persone sono in pericolo in questo momento perché noi stiamo qui a litigare invece di pensare ad un piano?” replicò irato “Mi ascolti quando parlo? LA BARRIERA E’ CROLLATA!”

Stavolta aveva urlato davvero, ma Daenerys non sembrava scossa più di tanto. “Credi che questo renda lecito il tuo operato?” chiese lei alzando un sopracciglio “Che renda onore alla tua pazzia? Che solo perché ora la minaccia potrebbe essere più incalzante la tua decisione sia giustificata?”

Jon rimase a bocca aperta. “Potrebbe essere?” ripeté con minacciosa calma “Credi chi abbia inviato la lettera stesse mentendo riguardo alla Barriera?” Daenerys accarezzò il tavolo e Jon la fissò disgustato Perché non vuole capire? si chiese frustrato.

“E’ difficile pensare una cosa tanto grande possa sciogliersi come neve al sole” osservò tranquilla Daenerys.

Jon avrebbe voluto urlare, ma si impose di non perdere la pazienza. “Non si è sciolta, è stata distrutta” sibilò ora veramente arrabbiato. “Perché ti rifiuti di vedere la verità?”

Daenerys si voltò di scatto verso di lui, il fuoco negli occhi. “E tu cosa fai?” ribatté acida “Vedi solo quello che ti interessa…”

“Vuoi che ti chieda perdono per quello che ho fatto?” chiese Jon con cruda ironia.

“Sarebbe un buon inizio, il tradimento è punibile con la morte.”

“E allora richiama quelle guardie dothraki che sono qui fuori e fammi uccidere, vostra grazia.”

Daenerys strinse gli occhi. “Pensi non lo potrei fare?”

Jon era stufo di quei giochini di potere. “Ascoltami” disse con voce dura, “non so se te ne sei resa conto, ma il tempo per tutto questo è finito. Gli Estranei invaderanno il nostro continente ed uccideranno ogni singola persona che ancora respira se non verranno fermati…”

“E di cosa ti preoccupi?” chiese Daenerys “Davos ha portato con sé il Vetro di Drago che tu dici può uccidere questi fantomatici nemici e grazie al tuo sublime coraggio adesso ci sono altri ventimila uomini nel Nord pronti a combatterli.”

“E molto presto saranno altri ventimila non-morti dell’esercito del Re della Notte” replicò Jon. “Non possono farcela da soli, il Nord non può farcela da solo.” Sospirò e fece un passo avanti. “Daenerys” disse con calma, “abbiamo bisogno del tuo aiuto…”

Daenerys lo fissò come fosse impazzito. “Ho appena perso il mio più valente generale” disse con voce roca, “i miei Dothraki, i miei soldati dell’Altopiano e per causa tua anche il supporto delle Terre della Tempesta e tu ora stai chiedendo il mio aiuto?!”

Jon strinse i pugni. “Sì.”

Daenerys rise.

“Lo trovi divertente?” chiese gelido Jon.

“No” rispose Daenerys, “solo il fatto che tu davvero immagini io possa in questo momento lasciare tutto quello che ho ottenuto fino ad ora per andare a salvare il Nord…” Jon ammutolì e sgranò gli occhi.

“Non posso” disse Daenerys ora nuovamente seria. “I Dothraki stanno distruggendo interi villaggi e devono essere fermati, Cersei sta facendo soffrire il mio popolo e devo porre fine alla sua follia. E’ necessario che io sieda al più presto sul Trono di Spade.”

“La tua è follia” replicò Jon inorridendo. “Come puoi pensare ai tuoi desideri egoistici quando la salvezza di tutti i Sette Regni è a rischio?”

Daenerys batté un pugno sul tavolo. “Desideri egoistici? E’ questo che pensi di me, che sono una ragazzina egoista?”

“In questo momento ti stai comportando come se lo fossi.”

Gli occhi di Daenerys mandarono faville. “Allora illuminami” disse lei freddamente, “cosa dovrei fare?”

Jon strinse le labbra. “Combattere per i vivi” rispose, “portare i tuoi draghi e il tuo esercito a Nord ora, prima che sia troppo tardi. Dimostrare di essere degna del Trono a cui tanto aspiri…” Daenerys lo stava guardando e Jon sperò avesse finalmente capito.

“La guerra per cui i miei sostenitori hanno deciso di combattere è qui” replicò invece Daenerys, “i loro obiettivi riguardano Cersei e il Trono di Spade, non un esercito di non-morti che non hanno mai visto…”

Jon non risuciva a capacitarsi di tanta inutile testardaggine. “I miei confratelli dei Guardiani della Notte probabilmente sono rimasti uccisi dal crollo della Barriera” disse pensando ad Edd, “e così tutti gli uomini avevo inviato io stesso. Sono morti tentando di proteggere le loro famiglie e tutti noi… E per cosa? Per un’altra vana guerra per il potere senza che nessuno si accorga della vera minaccia…”

Daenerys sollevò il mento. “Anche volendo non potrei portare il mio esercito a Nord” osservò. “L’inverno è arduo da sopportare e i miei uomini non potrebbero sopravvivere. Morirebbero in troppi e non posso permetterlo: il Nord dovrà cavarsela da solo.”

Jon era senza parole: davvero aveva pensato di poter amare una donna del genere? “E cosa ne sarà dei suoi abitanti?” chiese “Di tutti coloro che non possono combattere e di tutti coloro che invece periranno? L’esercito del Re della Notte aumenta ad ogni morte e presto arriverà anche qui: non c’è un posto sicuro.”

“Invierò parte del mio esercito all’Incollatura” disse Daenerys, “magari al Moat Cailin, così che possa difendere il Sud dai morti. Le Terre dei Fiumi e la Valle potranno inviare i loro uomini e sono certa riusciranno tutti insieme a fermare gli Estranei.”

Jon quasi boccheggiava a corto d’aria. “E il mio popolo?” chiese con il tono più tranquillo che riuscì a tirar fuori.

“Il Nord in questo momento non può essere difeso” disse Daenerys poggiando le mani sullo schienale della sedia più vicina, “perciò la popolozione dovrà abbandonarlo e scendere a Sud. Saranno accolti a Delta delle Acque e…”

“Stai dicendo di consegnare il mio regno agli Estranei?”

“Il mio regno. Hai rinunciato al tuo titolo, Jon Snow…”

“Non ancora.”

Daenerys parve lievemente sorpresa da quella risposta.

“La mia gente non riuscirà a raggiungere il Sud in tempo” continuò Jon, “quanti vecchi, donne e bambini moriranno?”

Daenerys parve triste, almeno per un momento. “Troppi” rispose sincera, “ma non c’è altro che io possa fare.”

Jon scosse la testa. “Io ho combattuto per te” le fece notare, “ho ucciso Euron Greyjoy per te, ho accettato di sposarti…”

“Non sembravi così dispiaciuto qualche giorno fa...”

Jon decise che non avrebbe sopportato oltre e si avviò verso la porta. “Con il tuo permesso” disse gelido, “salgo sulla prima nave per Porto Bianco, vostra grazia.”

Daenerys disse qualcosa in una lingua sconosciuta e Jon si ritrovò la strada sbarrata dalle due guardie dothraki. Fu costretto ad arretrare di qualche passo. Daenerys camminò con calma verso l’uscita e Jon la seguì con lo sguardo.

“No, non andrai da nessuna parte” replicò Daenerys senza voltarsi a guardarlo, “non permetterò tu metta ancora a rischio i miei piani: non posso più fidarmi di te.” Daenerys parlò ancora una volta in dothraki e uno dei due uomini afferrò Lungo Aritglio, che era appoggiata alla parete.

“NO!” urlò Jon tentando di raggiungerla, ma si ritrovò l’arakh dell’altro guerriero appoggiato sul petto e dovette arretrare. L’uomo tornò indietro ed entrambi uscirono.

Jon era senza fiato, sconvolto da quella situazione. “Perché?” chiese “Avevi giurato avresti aiutato il Nord quando la vera guerra fosse iniziata, io ti ho creduto… Come puoi pensare di essere una buona regina se non rispetti i tuoi giuramenti?”

Daenerys si fermò e si girò verso di lui. “Poprio tu osi parlare di giuramenti? Tu che hai disertato i Guardiani della Notte… Hai pensato al tuo giuramento allora?”

Jon sentì il suo sangue ribollire e non fu più capace di trattenersi. “Il mio giuramento è stato sciolto” disse sentendo ogni fibra del suo corpo fremere.

Daenerys scosse la testa. “Da quello che mi hanno spiegato, solo la morte può…”

“IO ERO MORTO!”

Al diavolo le conseguenze.

“I miei confratelli mi hanno pugnalato sei volte per aver permesso ai bruti di attraversare la Barriera, uno di quei coltelli mi ha attraversato il cuore. Io il mio giuramento l’ho rispettato, fino alla morte.”

Vide l’incredulità e la comprensione farsi strada sul viso di Daenerys, che tuttavia rimase in silenzio. Ma a Jon non interessava se gli credesse o meno. Pochi secondi dopo Daenerys uscì e la chiave girò nella toppa.

Appena fu solo, Jon corse ad afferrare uno degli attizzatoi del caminetto. Era di ferro nero e sembrava robusto. Tornò alla porta e tentò di forzarla, ma presto l’attrezzo gli si piegò tra le mani. Jon imprecò e lo scaraventò a terra. Allora andò alla finestra e la spalancò. Purtroppo le sue stanze erano al terzo piano e davano sul mare. Jon guardò in basso e fu colto da un senso di vertigine. Le pareti del castello erano liscie, senza alcun appiglio per poter sperare di intraprendere una scalata. Jon pensò di poter calarsi di sotto, ma non avrebbe avuto molte possibilità una volta caduto in mare.

Fu colto dalla rabbia e lanciò una delle tre fragili sedie di legno contro il muro. Sono stato uno stupido, continuava a pensare mentre distruggeva l’anticamera. Come ho potuto non accorgermi, come ho potuto fidarmi di lei?

Afferrò il grande specchio sopra il camino e lo scagliò a terra, solo per poi doversi allontanare dalle scheggie che sfrecciavano da tutte le parti. Fece ancora qualche tentativo con la porta e alla fine si lasciò cadere sul letto esausto. Non aveva neanche più voce per urlare. Non sarebbe dovuto essere lì, non avrebbe dovuto abbandonare il suo popolo. Pensò a Sansa e sentì le lacrime bagnargli gli occhi.

“Mi dispiace” sussurrò, “vorrei essere con te, non sono riuscito a proteggerti come avrei dovuto…”

Il Nord non era in grado di fermare l’avanzata dei non-morti, nemmeno con l’aiuto degli uomini di Gendry. Jon provò un moto di affetto nei confronti del ragazzo, che aveva rischiato tutto per aiutare sua sorella nel difficile compito che l’aspettava. Moriranno tutti, realizzò Jon con orrore, e io non sarò con loro. Ho fallito di nuovo…

La sua seconda vita non era servita a nulla, se non a prolungare l’agonia. Jon non seppe mai quanto tempo rimase sospeso in quel limbo di desolazione, in bilico fra sonno e veglia. Forse pochi minuti, o forse diverse ore. Poi, a un certo punto, sentì dei rumori provenire dal corridoio. Si mise immediatamente a sedere sul letto e cercò con gli occhi un’arma: chiunque avesse aperto la porta, Jon avrebbe lottato per uscire di lì.

Tornò a recuperare l’attizzatoio storto e si appostò vicino all’entrata. Quando la porta si spalancò con un cupo cigolio, Jon era pronto a gettarsi sulla persona che entrava. La sorpresa lo lasciò completamente impietrito. Si era aspettato di vedere Daenerys, o al massimo una delle sue guardie, e invece trovò Theon.

“Cosa ci fai qui?” chiese Jon incredulo.

Theon si portò l’indice alle labbra, pregandolo di parlare a bassa voce. “So tutto” sussurrò, “sono venuto a liberarti…”

Jon non ci credeva. “La Barriera…”

Theon annuì. “Daenerys si sbaglia” mormorò, “vieni con me…”

Jon lo seguì e vide con suo sommo stupore che le due sentinelle giacevano a terra trafitte da frecce. Jon guardò Theon sempre più confuso e colpito. Si incamminarono tentando di fare meno rumore possibile verso le scale e scesero fino alle dispense dove erano accumulate le provviste.

Theon gli porse una bisaccia. “Tieni” disse senza guardarlo negli occhi, “ne avrai bisogno per il viaggio…”

Jon annuì e se la mise a tracolla, nemmeno controllando cosa conteneva. “Grazie…”

Theon sembrava a disagio. “Non puoi lasciare Duskendale via terra” spiegò. “Le mura sono sorvegliate, però possiamo prendere una nave: quella che ho appena finito di costruire è una fra le più veloci… Si chiama Cuore d’Inverno…” “

Intendi venire con me?” chiese Jon sorpreso “Daenerys ti ha offerto un posto nel Concilio Ristretto…”

Theon scosse la testa. “Voglio tornare a Grande Inverno” disse con un velo di malinconia, “ora che è nuovamente la casa che ricordo da sempre. Voglio dare il mio contributo in questa guerra: scriverò anche a mia sorella Yara…” Jon annuì di nuovo.

Theon era imbarazzato. “Posso venire?” chiese timidamente.

Jon gli sorrise. “Credo proprio Sansa sarà felice di rivederti.”

Theon arrossì, poi sembrò ricordarsi di qualcosa. “Quasi dimenticavo” disse porgendo a Jon Lungo Artiglio apparsa dal nulla, “questa è tua…”

Jon la fissò incredulo, ma non chiese dove Theon l’avesse trovata. In quel momento si udirono delle grida dai piani superiori e Jon capì che si erano dovuti accorgere della sua fuga. Guardò Theon, improvvisamente pallido. “Cosa facciamo?” chiese in un sussurro “Non riusciremo mai a raggiungere il porto…”

Le voci aspre di guerrieri dothraki erano sempre più vicine. Theon aprì una porta e indicò la scala. “Nei sotterranei” ansimò, “passeremo da lì… Presto!”

Jon fece appena in tempo a vedere che i loro inseguitori li avevano raggiunti, che entrambi si buttarono giù a capofitto lungo la ripida rampa. Sotto era buio e il pavimento umido. Nella corsa, Jon rischiò di inciampare più di una volta. Theon continuava a voltarsi indietro e Jon sapeva che non avevano un grande vantaggio: presto sarebbero stati presi. Non faremo in tempo ad uscire da qui, pensò disperato, quando udì il ruggito del drago.

Era Rhaegal, Jon ne era certo, e sembrava quasi chiamarlo.

Cambiò bruscamente direzione e Theon gli venne dietro senza fare domande. Arrivarono ad un’enorme porta di pietra ed insieme riuscirono a spalancarla. I draghi erano là. Drogon dormiva, ma Rhaegal ruggiva e si dimenava nelle catene. Quando vide Jon, tuttavia, i suoi movimenti si rilassarono. I loro sguardi si incontrarono e Jon fu folgorato da un’idea, l’idea più folle che avesse mai avuto. Iniziò a camminare verso il drago.

“Che fai?” gli gridò Theon “Ti incenerirà!”

“Non lo farà” rispose Jon convinto, “ho un piano.” Si fermò e si voltò verso Theon, che doveva aver capito, perché appariva terrorizzato.

“Non funzionerà…”

“Devo tentare” replicò Jon, “o non avremo scampo.”

Theon annuì ed impugnò il suo arco. “Allora va’” disse risoluto fronteggiando i nemici che ormai erano entrati nella stanza, “io li trattengo…”

Jon prese ad avanzare verso Rhaegal, cercando per quanto poteva di ignorare i rumori dello scontro che si stava consumando alle sue spalle. Ti prego non mangiarmi, pensò senza distogliere lo sguardo da quello del drago. Ho bisogno del tuo aiuto. Già una volta mi salvasti la vita, ti prego…

Il drago non si mosse. Jon si voltò una frazione di secondo, giusto in tempo per vedere Theon uccidere due Dothraki in rapida successione. Tornò a concentrarsi su Rhaegal. So che mi capisci, pensò costringendosi ad avanzare, so che vuoi aiutarmi… Lentamente fece cadere a terra le catene con un lugubre tintinnio.

Ho bisogno di te, pensò Jon accorgendosi solo ora di star trattenendo il respiro, ti prego…

Allungò esitante una mano e chiuse gli occhi. Quando sentì la pelle squamosa del drago sotto il suo palmo, li riaprì estasiato. Rhaegal stava battendo leggermente le ali, come a sgranchire i muscoli. Poi appoggiò una zampa a terra e fissò Jon. Lui annuì e, prendendo un respiro profondo, iniziò ad arrampicarsi sull’ala del drago. I suoi movimenti erano lenti e rigidi, paralizzati dal terrore, ma Jon non si fermò finché non fu seduto sul dorso. Solo allora sentì la tensione abbandonarlo e poté tornare a respirare normalmente.

Si voltò verso Theon, che aveva respinto la maggior parte degli assalitori e che lo stava fissando. La mano che teneva l’arco si rilassò lungo il fianco e Theon sorrise.

Quando la freccia del Dothraki lo trafisse a pochi centimetri dal cuore, Theon si guardò il petto confuso. Jon sentì la vita scivolargli via dalle membra. La seconda freccia colpì Theon alla gamba sinistra, facendolo cadere a terra.

La rabbia di Rhaegal esplose insieme a quella di Jon. Il drago balzò in avanti, nonostante il poco spazio a sua disposizione, e sputò fuoco sui Dothraki rimasti. Le loro urla rimbombavano nelle orecchie di Jon mentre si lasciava scivolare a terra. Corse da Theon e si buttò in ginocchio accanto a lui. Theon aveva le veste umide di sangue, ma sembrava ancora lucido. Jon non sapeva cosa dire e lo guardò inerme respirare affannosamente.

“Prendi il mio arco” sussurrò Theon cercando di sollevare il braccio, “ti prego, non voglio venga perduto…”

Jon prese l’arma in mano lentamente e rimase in silenzio.

“M-mi dispiace” balbettò Theon piangendo, “per Robb e s-ser Rodrick… Io non volevo, davvero…” Iniziò a tossire e Jon non comprese le parole che seguirono.

“Adesso li rivedrò” sussurrò Theon con il volto contratto, “e potrò chiedere perdono.”

Jon sentì il cuore stretto in una morsa: lui oltre la morte non aveva visto nulla.

“Mi dispiace” ripeté Theon cercando lo sguardo di Jon. Ormai rantolava e tentava di rimanere aggrappato alla vita qualche secondo ancora.

Jon gli sorrise. “A nome del Nord, ti perdono” sussurrò e vide la gioia, pura e semplice, inondare lo sguardo di Theon. Quando il corpo smise di muoversi, i suoi lineamenti erano distesi.

Jon impiegò qualche minuto per rimettersi in piedi. Raccolse la faretra semivuota di Theon e tornò accanto al drago. Rhaegal lo stava aspettando, il capo chino in attesa. Jon sospirò e salì nuovamente sul suo dorso. Guardò un’ultima volta il cadavere di Theon: sperava almeno Daenerys l’avrebbe seppellito. In quel momento non riusciva a provare emozioni, la sua mente era spossata.

Strinse fra le mani le scagli del drago. “Andiamo, Rhaegal” mormorò e il drago ruggì. Poi sbatté le ali un paio di volte e si alzò in volo di un metro. Superò i corpi bruciati dei Dothraki ed uscì dalla stanza.

Jon sentì un vuoto nello stomaco quando Rhaegal uscì dai sotterranei ed iniziò la sua ascesa al cielo nell’aria frizzante. Vide gli sguardi esterrefatti della gente che diventava sempre più piccola sotto di lui e si abbandonò alla musica del vento. Il drago volava in maniera magnifica e Jon non aveva più paura.

Adesso sapeva che sarebbe tornato a casa, che avrebbe combattuto e che niente si sarebbe mai più posto fra lui e il suo dovere. Rhaegal emise un verso soddisfatto e Jon si permise di ridere.

Il Nord lo stava aspettando.

 

   

                                                                     "Il destino mi osserva, stavolta no, non posso fermarmi, stavolta sarai tu a guardarmi."



N.D.A.


Ben tornati! Capitoletto intenso, vero? ^_^'''' spero non siate troppo arrabbiati o distrutti XD XD quello che è successo era nell'aria e i personaggi stanno iniziando a prendere le loro decisioni.
Mi dispiace tantissimo per Verme Grigio e Theon, ma dovevano andare. Lo so, Verme Grigio e Missandei sono una coppia stupenda e Theon stava migliorando tantissimo, ma almeno sono morti felici, in particolare Theon che ha ricevuto il perdone per tutti i suoi crimini. Hanno entrambi pagato (anche se volutamente, nessuno li ha forzati) per una guerra frivola e inutile, ma hanno avuto il coraggio di fare le loro scelte e non voltarsi indietro.

Spero almeno la scena tra Gendry e Arya basti a riscaldare un capitolo altrimenti molto oscuro e pesante. Si sono finalmente ritrovati e chiariti e, essendo entrambi cresciuti, è normale la situazione si stia riscaldando ;-P

Ma arriviamo al cuore del capitolo, che davvero segna un punto di svolta enorme nella trama: il litigio tra Daenerys e Jon. Purtroppo i pensieri di Dany non vengono mostrati per intero e, vista sotto gli occhi di Jon, appare veramente spietata. In realtà la ferita del tradimento di lui è terribile e oscura tutto il resto. Non sente di dovere più niente a quest'uomo di cui si fidava e che ha complottato alle sue spalle. Ne è terrorizzata. Jon ovviamente la pensa in modo diverso, in quanto vede tutto in funzione del bene del suo popolo e poco si cura invece dello stato emotivo di Daenerys (non perchè in sé non gli interessi, bensì considera priorità altre cose). Le loro visioni diversissime si scontrano con una violenza mai vista finora e il loro legame si spezza. Jon adesso ha fatto la sua scelta: lasciarsi tutto alle spalle e tornare al suo posto, per fare ciò che va fatto e rimanere con il suo popolo. Daenerys invece non vuole lasciare il Sud in mano a Cersei e rimarrà a lottare. E' finita per sempre tra loro? Può darsi, di certo hanno preso una bella batosta. C'è la possibilità di un riavvicinamento? Anche questo è possibile, ma dipenderà da come reagiranno nel tempo alle nuove sfide che li attendono ^_^ per ora sono molto fissi sulle loro posizioni (nel bene e nel male) e non sono disposti a cambiare idea.
Adesso si aprono però migliaia di possibilità diverse...

Come al solito ringrazio di cuore i miei recensori, in particolare __Starlight__, Spettro94 e Red_Heart96. Ragazzi il vostro supporto è sempre stupendo :-) non so come farei senza.

Non ho nient'altro da dirvi, quindi alla prossima!

PS: stavolta, per un capitolo così importante, abbiamo ben due citazioni, entrambe musicali. La prima viene dalla canzone "Pronto a correre" di Marco Mengoni e la seconda dalla canzone "Lo stadio" di Tiziano Ferro. Entrambe possono essere associate sia a Daenerys che a Jon e a quello che devono aver provato durante questo scontro.








   
 
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