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Autore: thembra    30/11/2018    2 recensioni
Gli occhi di lui non l’avevano più guardata come in precedenza, sembravano scivolare oltre la sua persona senza vedere che anche senza mutazione era rimasta la stessa identica ragazzina di sempre, sembravano vedere un’estranea distante e fuori posto in un quadro di personalità ben definite e collocate all’interno della cornice.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiato alle sbarre le quali era costretto a reggersi per poter fare fisioterapia Rhodes serrò le mascelle inspirando dalle narici quanta più aria potesse prima di imprimere negli avambracci la forza necessaria a sostenere il proprio corpo mentre contraendo gli addominali preparava arti incapaci di sostenerlo a … imparare a sostenerlo.
In sottofondo la voce dello speaker del canale naturalistico National Geographic spiegava in maniera molto coincisa il rituale di accoppiamento delle falene africane e su come la loro seppur effimera esistenza valesse la pena d’esser vissuta.
Non fu particolarmente frustrante scoprire di non essere ancora in grado di riuscire a rimanere per lo meno in piedi. Aveva imparato ad accettare la sconfitta, a conviverci e rispettarla seppur senza accettarla.
Poteva aver perso il giorno prima e quello precedente ancora come stava perdendo in quel momento e sicuramente avrebbe fatto per i prossimi giorni, mesi anni perfino, ma sapeva che un giorno le ginocchia non avrebbero ceduto come snodi sfibrati soccombendo al minimo carico di peso, era certo che le anche sarebbero tornate di nuovo forti risvegliandosi da quel fastidioso torpore al quale erano costrette in seguito all’incidente.
Scostò il volto a destra puntando con scherno un ammasso di pistoni guaine e fasce, male che andasse c’era sempre l’esoscheletro che Tony aveva progettato apposta per lui, no? Sarebbe potuta andargli molto peggio.
Era indipendente era, ironia della sorte, ancora in piedi lui.
 
“Vuole fare una pausa?”
“Meglio di si oggi non ci sono con la testa …”
 
Appoggiandosi al corpo del suo eccellente fisioterapista Rhodes si lasciò condurre verso la sedia a rotelle che per prassi utilizzava una volta lasciato l’esoscheletro per raggiungere l’area di riabilitazione all’interno dell’Ospedale. Il dubbio che qualcuno potesse fregargli l’armatura non lo sfiorava nemmeno come non sfiorava minimamente qualsiasi furbetto o ipotetico malintenzionato, tutti sapevano quanto i protocolli di difesa protezione e tracciamento dei dispositivi Stark fossero leggendari oltre che inviolabili.
Aiutandolo a sedersi il luminare asiatico si domandò cosa lo disturbasse, in genere il suo paziente mostrava una concentrazione invidiabile investendo ogni fibra del suo essere negli esercizi di fisioterapia. L’avere a disposizione un prototipo bionico che sostituiva in maniera eccellente ed assolutamente non invasiva un paio di gambe non aveva assolutamente corrotto lo spirito del colonnello portandolo a rinunciare con assoluta fermezza all’indennizzo di invalidità che gli sarebbe spettato come conseguenza dell’esser rimasto ferito in combattimento. Ancora si inorgogliva il buon dottore nel ripensare alle parole dette in conferenza stampa dal suo paziente quasi tre mesi prima.
 
“Non sono ancora diventato inutile, date quei soldi ai parenti delle vittime dell’attacco dei Chitauri piuttosto.”
 
Quindi cos’era che quel giorno lo tratteneva dall’impegnarsi?
 
“Cosa la distrae colonnello?”
“Tutto e niente, oggi è una di quelle classiche giornate in cui ti svegli agitato e rimani all’erta tutto il giorno perché ti aspetti, senti che sta per accadere qualcosa e non puoi fare a meno di domandarti cosa potrebbe mai essere e … ”
 
Ridendo il  Dott. Hatachi fu sul punto di replicare quando la sigla d’apertura del notiziario nazionale attirò la sua attenzione.
 
“INTERROMPIAMO IL PROGRAMMA PER UNA NOTIZIA DELL’ULTIM’ORA, POCO FA E’ STATA AVVISTATA L’ARMATURA IRON MAN SFRECCIARE VIA A VELOCITA’ INAUDITA IN DIREZIONE EST SUD- EST; IL DIPARTIMENTO DELLA DIFESA NON HA ANCORA EMANATO UN BOLLETTINO UFFICIALE MA NON SEMBREREBBE ESSERCI NESSUN ATTACCO IMMINENTE QUINDI INVITIAMO LA POPOLAZIONE A RIMANERE CALMA. NON C’E’ ALCUN PERICOLO.”
 
Sbuffando Rhodes si passò entrambi i palmi sulla faccia. Eccolo qua il motivo.
 
“Pare che il Signor Stark sia di  nuovo in azione …”
“Già ...”
 
Levando gli occhi dalle proprie ginocchia allo schermo appeso in un angolo della grande vetrata che separava la palestra dalla hall dell’ospedale Rhodes cercò di capire cosa altro stesse dicendo il giornalista ma proprio in quel momento attraversò la hall una persona fin troppo conosciuta che vedendo le immagini in un altro schermo presente esternamente bloccò immediatamente l’avanzata.
Partendo a tutta birra salutò il dottor Hatachi rimandando a domani la loro sessione fiondandosi all’esterno alle calcagna di …
 
“Pepper?”
Sobbalzando nel suo magnifico tailleur beige la suddetta Pepper voltandosi immediatamente gli sorrise, deliziata nel trovarsi di fronte il suo caro amico.
 
“Rhodey!! Che piacere!”
 
Avvicinandosi si abbassò abbracciandolo chiedendogli come stesse, come procedesse la fisioterapia o semmai avesse bisogno di qualcosa.
“Va tutto bene Pepper ti ringrazio. Tu piuttosto, che mi racconti? Ci sono novità? Avete chiarito?”
Rabbuiandosi il bel sorriso di lei andò a sparire. Conosceva Rhodey, nonostante non fosse un impiccione non avrebbe mollato tanto facilmente e se con Tony poteva permettersi il lusso di sparire o fare la vaga con il militare quella tattica non avrebbe funzionato anche perché a differenza di Tony, Rhodey sapeva che …
 
“Ho voglia di un caffè.”
“Seguimi, quello della caffetteria fa talmente schifo che in confronto le nostre situazioni parranno rose e fiori …”
 
Ridendo la rossa lo seguì guardandosi bene dall’aiutarlo a spingere la carrozzella.
Il non sono un invalido che lui le aveva rifilato la prima volta che si era proposta di aiutarlo seppur detto con gentilezza aveva sortito il suo effetto.
E mentre le ultime immagini del servizio mostravano il traffico congestionato e decine di video amatoriali del passaggio di Mack 1 il ticchettio dei tacchi di Pepper accompagnava la dipartita dei due.
 
………………………
 
“Quindi in definitiva non è assolutamente contemplato l’arrendersi di fronte ai primi insuccessi quanto imparare da essi, fortificarsi … reagire ed infine riuscire. ”
 
Dietro le quinte del palco del Kresgde Auditorium Marie ascoltava rapita le parole di Stark mentre questi, gesticolando sapientemente enfatizzando le parole, esprimeva il suo pensiero davanti ad una platea totalmente rapita. Non una mosca o un flash interrompevano il flusso di parole del geniale e mitico Avenger che a quanto pareva si era del  tutto ripreso dall’attacco di panico tanto che alla giovane mutante veniva naturale chiedersi se davvero la persona sul palco, e quella tremante di rabbia e agonia di poco più di un’ora prima fossero la medesima persona.
Capendo che il suo intervento stava giungendo al termine, Marie diede un’occhiata all’orologio facendo poi mente locale su come organizzare il loro prossimo spostamento.
Sarebbero andati all’ospedale universitario della University of Massachusetts Medical School dove Tony avrebbe inaugurato la nuova sede del laboratorio di sperimentazione al quale aveva donato macchinari all’avanguardia affiancando al team di sviluppatori e ricercatori personale altamente qualificato.
Avrebbero trascorso lì circa un paio d’ore se s’includeva un breve stop al banchetto organizzato in onore della visita del magnate, in seguito alle 21:00 Tony era invitato a cena da un rappresentante del governo e solo dopo le 22:00 la loro giornata si sarebbe potuta definire conclusa.
Sbuffando internamente Marie spostò il proprio peso da un piede all’altro, vivere costantemente alla mercé di appuntamenti scadenze incontri importanti e comunque schiava del tempo non faceva decisamente per lei; puntò lo sguardo per un istante sulle proprie gambe, era riuscita a cambiarsi ed indossare dei pantaloni che seppur eleganti le consentivano di muoversi o all’occorrenza correre e combattere senza problemi, le scarpette nere laccate che indossava non erano poi particolarmente scomode; serrando i denti provò a distendere le dita prigioniere nelle strette calzature …  niente si rimangiava il non particolarmente, cosa non avrebbe dato per i suoi scarponcini dotazione standard … gonfiando le guance annoiata lasciò scorrere lo sguardo sulla platea, ma quando mancava? La pazienza non era il suo forte, diamine! No, decisamente non era tagliata per quel genere di lavoro, non …sgranò gli occhi riconoscendo nell’infinita massa in ombra il taglio particolarissimo di un cappotto giallo che non poteva appartenere che a …
 
Jubilee?
 
Schiudendo gli occhi fece per sporgersi in avanti per mettere meglio a fuoco quando l’improvviso boato dell’applauso partito spontaneamente in seguito alla conclusione di Tony la fece sobbalzare presa alla sprovvista.
Non ebbe il tempo di rendersi conto di quel che succedeva poiché Tony Stark ridiscendendo i piccoli gradini che dal palco conducevano dietro le quinte si affrettò ad allontanarsi verso l’uscita predisposta per loro lanciandole appena un’occhiata curiosa.
Fulminea Marie tornò a fissare il punto in cui le era sembrato di vedere Jubilation Lee, inutile dire che la marea di presenti oramai in movimento le rese impossibile anche solo provare a cercare di individuarlo. Il disagio che provava nel sapere la sua ex compagna presente aggiunto al rumore assordante dei plausi e delle grida di ragazzine isteriche che cercavano in tutti i modi di salire sul palco contribuirono a renderla particolarmente nervosa.
Riprendendo il controllo delle proprie emozioni Marie si affrettò a raggiungere e superare Stark  deviando il loro cammino dalla parte opposta al percorso d’uscita previsto per la loro ritirata.
 
“Ti sei persa? Guarda che dovevamo svoltare a destra la dietro.”
“Ci sono decine di paparazzi e cronisti appostati dietro le antipanico dell’uscita sud, meglio deviare per la palestra, non c’è nessuno di là.”
“Come lo sai?”
“Ho fatto un giro d’ispezione pochi attimi prima che finisse il discorso.”
 
In realtà le era bastato creare ed espandere un campo magnetico per rendersi conto del massiccio schieramento di mass media pronto ad assalirli una volta usciti. Non erano previste interviste quindi potevano svignarsela allegramente.
 
“Ottimo, non ho proprio voglia di dare spettacolo …”
O dare il bis …
“Che hai detto?”
“Dicevo che serve un pass …”
 
Erano arrivati nei pressi delle porte d’entrata dell’immenso polo sportivo che ovviamente trovarono chiuse accanto alle spesse ante un dispositivo a riconoscimento ammetteva solamente il passaggio ai possessori di una carta specifica.
Per nulla convinto Tony la guardò male sostenendo la sua espressione risoluta giusto il tempo che gli ci volle ad estrarre il proprio device dal taschino del doppiopetto.
 
“Scostati un po’…” portandosi la mano all’auricolare chiamò l’AI “Jarvis …”
“GIA’ FATTO SIGNORE …”
 
Un sibilo precedette lo scatto della serratura e svelta Marie scostò le grandi porte richiudendole una volta che furono entrati.
In quel momento le vibrò il cellulare e velocemente guardò che la stava chiamando, sbuffando la interruppe chiedendo mentalmente scusa a Logan, era stato anche troppo bravo riuscendo a resistere dal chiamarla per oltre tre giorni, dopotutto quando gli aveva consegnato il numero segreto del suo telefono di lavoro lo aveva messo immediatamente al corrente che quel numero era da chiamare il meno possibile. Ti chiamo più tardi, adesso proprio non posso … rimettendosi in tasca l’apparecchio si rivolse a Tony.
 
 “Ho mandato un messaggio all’autista, dovrebbe farsi trovare qui fuori fra pochi minuti.”
“Hm … dov’è che dobbiamo andare poi? ”
 
Spiaccicandosi il palmo sulla faccia la mutante inspirò forte serrando i denti. Glielo aveva detto e ripetuto minimo dieci volte il programma per quel giorno, come mai si divertiva così tanto a esasperarla?
Nella tasca dei pantaloni nuovamente il telefono vibrò, diamine erano impossibili tutti e due. Nuovamente pigiò il tasto di interruzione sperando capisse l’antifona. Avvertì il campo magnetico col quale aveva marcato la loro auto avvicinarsi al parcheggio designato.
 
“Mi segua, Jim è arrivato ora …”
 
…………………
 
Aspirando forte mentre il viso le si contorceva dal disgusto Pepper guardò Rhodes di traverso. Quel caffè era davvero cattivo. Per carità, mica si aspettava l’eccellente qualità della miscela pura arabica che era abituata a bere ma c’era un limite a tutto santo cielo, anche allo far schifo.
Facendo spallucce l’amico portò si alle labbra il suo macchiatone masticando a vuoto un paio di volte una volta ingurgitato.
 
“Te l’ho detto che è pessimo, glielo dicono tutti eppure si ostinano a dare sempre lo stesso caffè …”
“È in assoluto il peggiore che io abbia mai bevuto … ma perché ti ho dato ret- uh?”
 
Tagliando di  netto la conversazione Pepper tornò guardare lo schermo del TV al plasma presente anche nella caffetteria mentre uno spaccato dell’edizione straordinaria del notiziario riprendeva a parlare dell’improvvisa uscita di Iron Man.
Adesso il servizio mostrava Tony Stark circondato da decine di giornalisti mentre saliva i gradini che portavano a … lesse velocemente i sottotitoli, all’Auditorium intitolato a Kresgde.
Notando il suo comportamento anche Rhodes si voltò sbuffando alla spettacolarizzazione di quell’innocua uscita.
 
“Mamma mia che noia, ma non hanno nient’altro su cui concentrarsi i media al giorno d’oggi?”
 
Non ricevendo risposta tornò a seguire il servizio; sapeva che per Pepper l’argomento Iron Man era cosa spinosa e il fatto che l’uomo dentro l’armatura fosse quello che amava non rendeva la pillola più facile da mandar giù.
Lei aveva pazientato e tenuto duro finché aveva potuto, poi, col sopraggiungere di inaspettati cambiamenti e avvenimenti aveva deciso che per loro era meglio stare lontani. Il ruolo di Iron Man attivo nella difesa della Nazione come membro degli Avengers gli richiedeva la massima disponibilità e attenzione e lei, seppur in maniera non voluta era finita col passare in secondo piano.
Rhodes sapeva che Pepper non biasimava Tony per questo, non era una ragazzina ed era orgogliosa di quello che faceva Stark, solo che adesso non si trattava più di loro due e lei aveva capito che se le cose fossero continuate, che se la relazione fosse proseguita lei sarebbe universalmente divenuta il tallone d’Achille dell’uomo invincibile e Tony non avrebbe potuto difenderla sempre.
La scelta di separarsi da lui le era costata lacrime e sacrificio, aveva presentato le dimissioni dal lavoro che aveva svolto con la massima passione e serietà per oltre dieci anni e nonostante le offerte si fossero sprecate Rhodes sapeva che nessun altro luogo per lei sarebbe mai stato importante come quello abbandonato.
Entrò in scena in quell’istante nel servizio alla TV, una brunetta dallo strano ciuffo chiaro che facendosi largo fra la moltitudine di persone, piazzandosi dinnanzi a Tony mise fine alle interviste trascinando di fatto il suo amico su per la gradinata oltre le porte di vetro oscurate che da quel momento in poi obliarono la loro vista agli occhi del mondo. Il reporter, evidentemente in vena di gossip accompagnò la loro dipartita con illazione e supposizioni sulla possibile natura della collaborazione di Tony e della sua nuova segretaria super sexy e autoritaria. Guardando velocemente il viso stupito di Pepper Rhodey diede voce alla sua curiosità.
 
“E quella chi diavolo è?”
 
La tazzina contenente il pessimo caffè abbandonando la molle presa di candide dita, cadde malamente sul proprio piattino rovesciando un poco di liquido sulla superficie cerata del tavolino.
 
“Tutto ok Pepper?”
“…”
“Avanti,  non crederai mica a quello che dice quell’imbecille?”
“Anna Marie?”
 
…………………………………
 
 
Seduti a bordo della lussuosissima auto sportiva presa a noleggio all’ultimo minuto da Tony per potersi comodamente spostare questi scorreva distrattamente le ultime notizie sullo schermo del suo tablet portatile.
Accanto a lui, visibilmente scocciata Marie sbuffò per l’ennesima volta.
 
“Perché quel muso lungo?”
“Giuro che non riuscirò mai a capire come facciate voi uomini d’affari a tenere il ritmo, io sono praticamente morta mentre lei sembra in ottima forma …”
“Abitudine tesoro …”
“Mah, non mi stupisco stia attraversando un tale periodo di … ” Lo guardò e lui ricambiò lo sguardo levando appena un angolo della labbra, col cavolo che diceva quella parola, tsk, schiarendosi la gola continuò la sua frase scegliendo un vocabolo più adatto. “ brutto periodo ecco, sempre in ballo nonostante tutto … sempre all’erta e …” solo.
 
Lasciò morire l’ultima parola fra i propri pensieri girando il viso per guardare fuori dal finestrino. Che traffico assurdo, e si che non era neanche l’ora di pun-
Un picco di energia solleticò il campo magnetico di sicurezza che aveva creato attorno a loro. Proiettili in avvicinamento da …
 
“STIA GIU’!!!!”
 
Piantandogli il palmo sulla testa costrinse Tony ad abbassarsi mentre alcuni colpi sfiorarono l’abitacolo sapientemente deviati dalla protezione magnetica conficcandosi nel cemento o nelle ruote della auto accanto a loro. Sporgendosi in avanti cercò di proteggere anche …
 
“Dannato!”
 
Col ghigno degno del più lurido dei bastardi Jim la schernì pronto a scaricarle nell’addome l’intero caricatore della sua Beretta 93R. Fortuna volle che una macchina li tamponasse proprio in quell’istante distraendo l’autista e Marie fu svelta a bloccare il grilletto col potere del magnetismo per poi dare uno strattone sottraendogli l’arma.
Lo tramortì con rabbia spostandolo al posto del passeggero, ammanettandolo ad una velocità disumana mentre Tony pur guardandosi dall’alzare il capo teneva tutto sottocontrollo.
 
“Friday ho bisogno dell’armatura, adesso!!”
“Richiesta negata, non ha ancora sostenuto gli esami per essere ritenuto idoneo a …”
 
La macchina velocemente scartò all’indietro in un testacoda da manuale sballottandolo per l’abitacolo. Volle dirle di calmarsi ma la trovò talmente intenta alla guida che decise di non disturbarla, se gliel’avevano mandata sapeva sicuramente il fatto suo.
 
“JARVIS!!”
“Non posso farci nulla signore, lei stesso mi ha esulato dall’interferire con la nuova interfaccia Friday.”
“Dannazione … facci uscire da qui almeno … e cerca qualsiasi informazione riesci a trovare su quest’uomo …”
 
Girando il tablet inquadrò il viso sopito dell’autista tramortito prendendogli per sicurezza anche l’impronta del pollice. Dannazione, senza la sua armatura era inutile.
 
“Da che parte?”
 
La voce di Marie lo riscosse dal nascente turbinio dei suoi pensieri riportandolo momentaneamente alla realtà. Una rapida occhiata allo schermo per capire dove si trovassero, una per farsi un’idea del percorso e mezzo millisecondo per decidere le parole furono tutto ciò che gli ci volle per darle la risposta.
 
“Fra 200 m c’è una deviazione improvvisa, cerca di prenderla …”
 
Aumentando vertiginosamente la velocità Marie cercò di allontanarsi dall’ingorgo il più velocemente possibile.
 
“Ci segue qualcuno?”
“Non mi pare, JARVIS?”
“Un drone ad ore 11, esattamente a 50 metri sopra di noi …”
“Bastardi maledetti … Stark prendi il volante …”
 
Pigiando il pulsante per l’apertura del tettuccio panoramico Marie si fece da parte il più che poteva per lasciar venire davanti Tony spiaccicandosi letteralmente contro il coglione che solo adesso sembrava star riprendendosi.
 
“Dannazione non c’è posto …”
 
Fulmineo Tony aprì la portiera facendolo rotolare fuori rimanendo indifferente allo sguardo allibito e furioso che gli lanciò Marie.
 
“So già tutto su di lui, ritrovarlo sarà uno scherzo, preoccupiamoci del drone …”
 
E proprio in quel momento, dopo essersi messo al posto di guida con una sterzata da maestro imboccò l’uscita completamente in contromano mentre Marie beccandosi una stecca al fianco per il contraccolpo cercò in aria il maledettissimo drone.
 
“Dov’è?”
“Ore 11.”
“Non vedo niente!”
 
Poi un piccolo bagliore le diede la posizione, dannazione era mimetico e se non fosse stato per il riflesso … sparò meglio che poté concentrandosi sul minuscolo e quasi introvabile campo magnetico prodotto da quell’affare fatto per la maggior parte di plastica per indirizzarci contro la pallottola che …
 
“Beccato! Alla faccia tuo maledetto trabiccolo!! Ha!!”
 
Godendosi lo spettacolo dell’abbattimento Marie rientrò nell’abitacolo sedendosi al suo posto.
Espirò forte un paio di volte ridendo via il nervosismo per poi voltarsi verso Stark e battergli una manata sulla spalla che fece sbandare di rimando l’auto.
 
“Che diamine …”
 
Intento com’era a schivare le auto,poche per fortuna, che procedevano nel senso giusto Stark la guardò malissimo.
 
“Così siamo pari … hah, visto che non serve avere per forza un’armatura? Sei Stato grande!!!”
 
La guardò incapace di replicare mentre lei, sorridendo soddisfatta mise la sicura alla pistola per poi infilarsela all’interno della giacchetta svolgendo il tutto con una naturalezza invidiabile.
Lasciandosi contagiare dall’entusiasmo di lei Tony sbottò un sorriso decelerando per immettersi in un’uscita e poter così riprendere il giusto senso di marcia verso …
 
“Dov’è che dovevamo andare?”
“Oh ma insomma!!!”
 
 
……………………………………….
 
 
Gli ultimi raggi del pomeriggio stavano tingendo il cielo di indaco irrorando le vetrate dell’ospedale di quel denso colore preludio della notte.
Stringendo l’amica in un leggero abbraccio Rhodes la lasciò infine andare facendo, grazie all’apparecchio che lo teneva in piedi, un passo indietro.
 
“Stammi bene Pep’”
“Anche tu Rhodey, ci vediamo presto!!”
 
Sorridendogli la rossa si voltò per raggiungere l’auto che la stava aspettando.
Aspettò fin quasi che entrasse prima di urlarle un’ultima cosa.
 
“DEVI DIRGLIELO PEEP!!”
 
Indugiando un poco lei gli sorrise. Ma non rispose.
Devi dirglielo, a quel coglione … capirà …
Osservandola sparire in mezzo ad una miriade di auto Rhodey pigiò un bottone.
 
“Friday mandami Iron Patriot per favore …”
“Agli ordini colonnello …”
 
Serrando gli occhi aspettò l’arrivo di War Machine entrandoci dentro quando l’armatura giunse al suo cospetto alcuni minuti più tardi.
Lui e Tony dovevano fare due chiacchiere.
 
……………………………
 
Stravaccato sui divanetti del Tom’s grill Bar Logan fece per pigiare nuovamente il bottone di chiamata trattenendosi nel ricordare l’avvertimento di Marie.
Se non rispondo vorrà dire che ho da fare, ti richiamerò tranquillo…
Ok, ma erano passate quasi quattro ore, quanto cazzo lavorava per non aver mai tempo?
Serrando la mandibola lasciò da parte il cellulare afferrando l’occhiello della pinta appena ordinata bevendone avidamente un paio di sorsi.
Che rottura di coglioni, era annoiato all’inverosimile. Nessuna missione, nessun obbligo alla scuola, tutto il tempo libero del mondo e Marie era chissà dove a fare chissà cosa con chissà chi!
Ringhiando internamente scolò la restante birra ordinandone immediatamente un’altra a Glenn che annuendo obbedì.
Il guardare nella direzione del bancone però lo costrinse a includere nel proprio campo visivo il vecchio televisore appeso alla parete e quindi a vedere oltre che sentire la notizia flash del notiziario delle sette.
 
“PARE CHE L’ARMATURA IRON MAN SIA STATA VISTA SFRECCIARE VIA NEI CIELI DI NEW YORK […] UN ATTACCO INSPIEGATO SUBITO FUORI IL MIT HA POI COINVOLTO L’AUTO SU CUI STARK E LA SUA SEGRETARIA STAVANO VIAGGIANDO CHE HA FATTO PERO’ PERDERE LE LORO TRACCE …”
 
Il servizio che fino ad allora aveva mostrato il primo piano di una una macchina volante umanoide prima, un ingorgo i cui suoni di clacson e motori venivano interrotti da ripetuti spari con la successiva dipartita di una macchina nera, infine rivelò un uomo accerchiato da paparazzi che venne presto raggiunto da …
Schiudendo gli occhi piantò con una manata sul bancone 15 dollari dirigendosi verso l’uscita proprio mentre Glenn lo stava raggiungendo con la nuova pinta in mano.
 
“Per te amico, tieni il resto”
“C-ciao Logan …”
 
Facendo spallucce alla sua dipartita il bar man tornò alla sua postazione scolandosi una buona Molsen in tutta tranquillità.
 
Se non rispondo vorrà dire che ho da fare, ti richiamerò tranquillo …
 
Tranquillo un corno.
 
 
 
 
TH
  
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