ATTO I
Ottobre, con la sua tavolozza di colori
caldi e malinconici era ormai soltanto un lontano ricordo; il grigio
e umido Novembre volgeva al termine e, in un baleno, Dicembre giunse
al Castello Oscuro, portando con sé il suo consueto carico di neve,
che ora ammantava l'intero paesaggio circostante e avvolgeva ogni
cosa in una coltre candida e scintillante che attutiva ogni rumore e
donava un pacifico senso di quiete.
Insieme a quel manto bianco era tornato
a fare visita al castello anche il gelo che, come uno scultore dalle
mani fatate, creava splendidi ghirigori e ornamenti che catturavano
la luce del sole che si rifrangeva tra le rocce e i rami degli
alberi, generando meravigliosi sprazzi di arcobaleno.
Belle, che amava l'inimitabile magia
dell'inverno fin da bambina, si apprestava a trascorrere il suo primo
Yule al Castello Oscuro come domestica di Rumpelstiltskin.
Non era certa che il suo padrone
festeggiasse la ricorrenza del Solstizio, in fondo non avrebbe avuto
molto senso dato che non aveva famiglia né amici e viveva tutto solo
in quell'imponente ma isolato palazzo arroccato nel bel mezzo delle
vette dei monti più alti del reame; ma forse, ora che il Castello
Oscuro era diventato anche la sua casa, (stranamente, si era
abituata piuttosto in fretta a considerarlo tale) Rumpelstiltskin
avrebbe potuto tornare a celebrare quella festa che ricorda la Luce
che risorge dalle Tenebre e la Terra che si prepara al risveglio dopo
il lungo sonno invernale.
E così, dall'inizio del mese, Belle
aveva iniziato a disseminare per le austere stanze del castello le
decorazioni più svariate, ottenute da piccoli oggetti che aveva
raccolto durante le sue passeggiate nel bosco che attorniava la
dimora del Signore Oscuro: pigne, fragranti aghi di pino ornati da
bacche di agrifoglio, fette d'arancia essiccate nelle quali aveva
pazientemente inserito chiodi di garofano che spandevano nell'aria un
gradevole profumo di agrumi e spezie; era perfino riuscita a ricavare
piccole stelle di legno unendo alcuni bastoncini di salice levigati.
Per i primi tempi, Rumpelstiltskin
aveva fatto finta di nulla, ma quando si ritrovò un mazzolino di
rametti di vischio appeso proprio sopra il suo arcolaio con un
vistoso nastro rosso, decise di porre fine alla dilagante febbre
decorativa della sua domestica.
Era davvero troppo! Dove mai si era
visto un Signore Oscuro degno di questo nome che alloggiasse in un
palazzo addobbato a festa in quel modo ridicolo?!
E così, il folletto si avvicinò a una
finestra per ordinare a Belle di rientrare immediatamente e disfarsi
di tutte quelle cianfrusaglie che aveva sparso per il suo
castello.
Fu in quel momento che la vide:
infagottata in un pesante mantello color ciclamino orlato di pelo che
spiccava sul biancore accecante della neve, le mani sui fianchi e la
testa leggermente reclinata da un lato, intenta a studiare con aria
pensierosa e concentratissima un grosso abete.
Nel vederla così assorta e interessata
a quell'albero, Rumpelstiltskin fu colto da un sospetto... ma non era
possibile. Per quanto sfrontata, la sua domestica non avrebbe mai
osato tanto... vero?
E invece, cinque minuti più tardi, la
giovane gli si fece incontro tutta sorridente e con quell'espressione
che di solito sfoggiano i bambini per rabbonire un adulto dal quale
vogliono ottenere qualcosa. Piccoli fiocchi di neve si erano posati
sui suoi capelli nonostante il cappuccio del mantello e le sue gote e
il naso erano accesi di un bel porpora che metteva ancora più in
risalto lo strabiliante celeste dei suoi occhi. Suo malgrado,
Rumpelstiltskin trovò quella visione semplicemente adorabile.
- Buongiorno, Rumpelstiltskin! È una
giornata magnifica, non trovate? - la sua voce esageratamente allegra
e più acuta di un paio di ottave lasciava presagire un evidente
secondo fine nonché lo spudorato tentativo di saggiare l'umore del
Signore Oscuro.
- Be', se per “magnifica” intendi
gelida e con il rischio che arrivi una tormenta di neve da un momento
all'altro, allora sì, dearie: magnifica davvero! -
Belle si dondolò per un attimo sui
piedi, cercando di pensare a come formulare la sua richiesta nel modo
più efficace possibile ma senza irritare il suo padrone, sforzo dal
quale venne sollevata quando egli alzò gli occhi al cielo e allargò
le braccia con impazienza: - Coraggio, dearie! Che cosa vuoi?
Chiedimi quello che devi chiedermi e finiamola qui. -
Belle arrossì ancora di più e prese
ad attorcigliarsi intorno alle dita una ciocca di capelli che le
sfuggiva da sotto il cappuccio. - Ehm... vedete quel grosso abete
laggiù? - e indicò proprio la pianta ricoperta di neve che aveva
monopolizzato la sua attenzione poco prima.
Rumpelstiltskin annuì. - Certo che lo
vedo, dearie. Non sono cieco, sai. -
- Ecco... mi domandavo se, magari con
la magia poteste... trasportarlo all'interno del castello. -
Pronunciò le ultime parole tutto d'un
fiato, come per scongiurare l'eventualità di cambiare idea se avesse
esitato ancora, dopodiché rimase in fremente attesa della reazione
del suo padrone, che, dal canto suo, si limitava a fissarla con un
misto di ammirata indignazione e rassegnazione dipinto sul viso.
- E perché mai vorresti che facessi
una cosa simile? - domandò lui, più che consapevole della risposta
che avrebbe ricevuto dalla ragazza, alla quale, doveva ammetterlo, il
coraggio e l'audacia non mancavano di certo, per non parlare della
faccia tosta!
- Be'... - cominciò Belle, sempre
tormentandosi la ciocca sfortunata che ormai era diventata un
delizioso boccolo, - tra poco sarà Yule e pensavo che forse vi
avrebbe fatto piacere avere un abete da decorare per rallegrare un
po' questo posto almeno per i giorni di festa. Insomma, essere il
Signore Oscuro non vi impedisce di celebrare il Solstizio, no? -
Rumpelstiltskin sospirò davanti alla
semplice e dolce ingenuità della sua giovane governante. Non poteva
sapere che quel periodo dell'anno portava con sé un gravoso bagaglio
di ricordi dolceamari perché legati ai momenti di gioia che aveva
condiviso con suo figlio, che poi aveva perduto in quel maledetto
vortice magico.
La verità era che non festeggiava più
Yule da quando Bae se n'era andato.
Costringendosi a tornare al presente e
ad abbandonare quel mondo di memorie che pareva ormai così lontano
ma che non avrebbe mai smesso di rimpiangere, Rumpelstiltskin si
prese qualche secondo per godersi la vista di Belle che se ne stava
sulle spine, aspettando con ansia la sua risposta... oppure la sua
sfuriata. I suoi occhi, che racchiudevano tutte le sfumature
esistenti del blu e dell'azzurro, erano insolitamente grandi, le sue
lunghe ciglia d'ebano sbatterono un paio di volte di troppo nella sua
direzione.
- Per favore? - azzardò con una vocina
sottile sottile.
Maledicendo se stesso e quegli occhioni
di zaffiro, alla fine Rumpelstiltskin schioccò le dita e
l'ingombrante oggetto dei desideri di Belle si materializzò
magicamente in un angolo della sala, rigorosamente il più lontano
possibile dall'arcolaio.
La giovane lanciò un grido di gioia e,
in uno slancio di euforia, gettò le braccia al collo del folletto. -
Grazie! Vedrete come sarà bello una volta che l'avrò addobbato! -
- Ecco, a tal proposito, dearie... -
disse Rumpelstiltskin cercando di non fare troppo caso alle
perturbanti sensazioni che l'avevano assalito al contatto con il
corpo della ragazza, - ti concedo il permesso di farne ciò che vuoi,
ma ad una condizione ben precisa. -
Belle interruppe l'abbraccio e lo
guardò preoccupata. - Quale? -
- Non provare mai più a mettere queste
sciocchezze vicino al mio arcolaio. - e così dicendo, le cacciò tra
le mani il mazzolino di vischio e uscì dalla stanza senza tanti
complimenti, lasciandola sola con i suoi rametti profumati tra le
dita e un sorriso luminoso disegnato sulle sue labbra di rosa.
Nei giorni seguenti, Belle mantenne
fede alla parola data a Rumpelstiltskin e lo spoglio ma rigoglioso
abete si tramutò sotto il suo tocco in un capolavoro di scintillii
colorati e piccole sfere luminose e variopinte che spaziavano
dall'oro al rubino. Aveva addirittura chiesto in prestito alcuni fili
del prezioso metallo che Rumpelstiltskin in persona aveva ricavato
dalla semplice paglia che, quando passava dalle sue mani prodigiose,
si tramutava in oro zecchino.
Così ora, tra le due finestre della
sala dell'arcolaio, troneggiava con fierezza quel maestoso albero che
la ragazza aveva vestito elegantemente con cura e impegno, come un
principe della foresta abbigliato per un ballo galante.
Quando Belle si ritenne soddisfatta del
risultato, raggiunse Rumpelstiltskin nel suo laboratorio e lo prese
per mano, trascinandolo di sotto, non senza accese proteste da parte
del suo malcapitato padrone, per fargli ammirare la sua opera ormai
completa.
Il Signore Oscuro cercò di non
apparire troppo impressionato, ma dentro di sé dovette ammettere che
la sua domestica aveva fatto un lavoro eccellente e quello era
probabilmente l'abete di Yule più bello che avesse mai visto. Sperò
solo che nessuno venisse a bussare alla sua porta nelle settimane
successive, poiché per lui sarebbe stato alquanto imbarazzante
accogliere con quello sfavillante spettacolo solstiziale i suoi
eventuali visitatori, che normalmente avrebbero dovuto sentirsi
intimiditi dall'atmosfera cupa del luogo e tremare di paura
nell'addentrarvisi.
- Allora? - fece Belle, con uno
smagliante sorriso a trentadue denti perfettamente allineati come
perle. - Che ne pensate? Vi piace? -
Lui si strinse nelle spalle, fingendosi
meno colpito di quanto non fosse in realtà. - Non c'è male, dearie.
Spero proprio che tu non abbia trascurato le tue faccende per
realizzare questo. -
- Certo che no! - ribatté lei, offesa.
- E comunque non penso che sia davvero perfetto. Manca ancora
qualcosa. - E sfoderò di nuovo
quell'espressione speranzosa da cucciolo scodinzolante.
- E che cosa mai potrebbe mancare,
dearie? Fammi indovinare: forse qualcosa che richieda il mio
intervento con la magia? -
Lei gli rivolse un sorriso colpevole. -
Be'... delle luminarie colorate sarebbero proprio il tocco finale.
Tipo delle lucciole che brillino tra gli aghi! -
A quel punto, Rumpelstiltskin ghignò
con aria divertita e diabolica. - Ma certo, dearie! Niente di più
facile! Che ne diresti se andassi a catturare qualche fata e la
appendessi ai rami? Ti lascerei anche scegliere i colori che
preferisci, tanto quelle dannate pulci sono tutte diverse. -
Belle impallidì e gli gettò
un'occhiata scandalizzata e venata di terrore.
- Oh, suvvia! Non guardarmi così,
dearie! Stavo solo scherzando, anche se non mi dispiacerebbe affatto
l'idea di vedere una o due di quelle zanzare fuorimisura dibattersi
tra le mie mani. -
Ma la giovane continuava a fissarlo con
timore e sospetto, non del tutto convinta.
- Tuttavia temo che per i tuoi gusti
delicati sarebbe un po' troppo macabro, non è vero? - proseguì
Rumpelstiltskin senza abbandonare il sogghigno beffardo.
Belle fece un cenno d'assenso: -
Decisamente. -
Il Signore Oscuro si esibì in un
teatrale sospiro di delusione: - Guastafeste. - poi agitò
languidamente una mano e l'intero abete venne avvolto da centinaia di
piccole luci intermittenti che abbracciavano tutte le tonalità
dell'arcobaleno.
- Wow! -
La ragazza rimirò quello spettacolo,
incantata. Il bagliore delle luminarie si specchiava nei suoi occhi
dando l'illusione che questi brillassero a loro volta.
- È... è stupendo. - sussurrò.
Rumpelstiltskin fece un gesto di
noncuranza e stizza. - Bah! Non capirò mai tutte queste
melensaggini, in fondo è solo un albero ricoperto di gingilli! E
comunque continuo a pensare che qualche fata legata ai rami non ci
sarebbe stata male per niente. Sei proprio sicura di non volerne
neanche una? -
Belle gli scoccò un sorriso di lieve
rimprovero ma non disse nulla; una gioia tanto genuina da rasentare
l'infantile splendeva sul suo volto di porcellana e generò uno
strano calore nel petto di Rumpelstiltskin, che si affrettò a
distogliere lo sguardo e a tornare al suo lavoro al piano di sopra.
Giunse la sera del 20 dicembre, la
vigilia di Yule, e il vecchio castello polveroso sembrava essere
tornato alla vita grazie agli ammirevoli sforzi della ragazza, che
non si era risparmiata e aveva agghindato quasi ogni sala, dedicando
particolare attenzione alla stanza dove Rumpelstiltskin lavorava
all'arcolaio e dove i due condividevano la maggior parte del tempo
che si trovavano a passare insieme.
Certo, il risultato finale era ben
lontano dal trionfo quasi pacchiano di decorazioni sfarzose che ogni
anno tappezzavano il palazzo reale di Avonlea durante il periodo del
Solstizio, ma la giovane si sentiva comunque felice ed orgogliosa del
proprio lavoro che, insieme alla neve e al fuoco che scoppiettava nel
camino, aveva contribuito a donare un'atmosfera intima e calda a quel
maniero antico e sperduto.
Belle trascorse la serata raggomitolata
su una poltrona davanti al focolare, immersa nella lettura di alcuni
racconti che riguardavano proprio il Solstizio d'Inverno, mentre il
suo padrone era intento a filare e la neve aveva ricominciato a
fioccare copiosa fuori dalle finestre.
Il Signore Oscuro e la sua domestica
interruppero le loro rispettive attività solo per concedersi una
fumante tazza di cioccolata calda con cannella e biscottini speziati
che Belle aveva preparato appositamente per l'occasione.
Quando la pendola batté undici
rintocchi, la giovane si congedò augurando la buonanotte a
Rumpelstiltskin e ritirandosi nella sua camera al piano di sopra (con
l'arrivo del gelo, il folletto le aveva assegnato una stanza da letto
decente e al caldo invece della cella sotterranea dove avrebbe corso
il rischio di ammalarsi seriamente a causa del rigore delle
temperature invernali e dell'umidità).
Belle si svestì, s'infilò la camicia
da notte e si affrettò a scivolare sotto le coperte, sorridendo alla
vista dei fiocchi di neve grandi come batuffoli di cotone che
svolazzavano placidamente al di là della vetrata.
Esalò un lungo sospiro soddisfatto,
serena come non si sentiva da molto tempo, poi chiuse gli occhi e si
addormentò profondamente.
Non dovevano essere trascorse che poche
ore quando la giovane si destò, disturbata da un fastidioso rumore
di zampette e rosicchi.
In un primo momento, Belle credette di
trovarsi in quel limbo a metà tra il sogno e la veglia e provò a
riaddormentarsi; ma quel brusio non cessava, semmai si faceva più
forte e quando la ragazza aprì gli occhi e si puntellò sui gomiti
per guardarsi intorno e identificarne la fonte, vide con orrore che
la sua camera era invasa da decine di grossi topi grigi con gli
occhietti maligni e avidi che lampeggiavano sinistramente.
Belle lanciò un urlo orripilato e
tentò di scrollarsi di dosso due di quelle bestiacce odiose che si
erano arrampicate fin sopra il suo letto.
- Ma guarda! Cosa abbiamo qui? - fece
una voce grave e maligna.
La giovane trasalì e volse lo sguardo
nella direzione da cui le era sembrato di udire quelle parole e
allora lo vide: in un angolo accanto alla finestra, nascosto in
penombra, c'era uno stranissimo uomo abbigliato riccamente come un
re, con tanto di spada al fianco; ma sul suo collo non si trovava un
volto umano, bensì sette orribili teste di topo sormontate da
altrettante corone.
Nel complesso, si trattava di una vista
orrenda e spaventosa.
Belle fece per gettarsi fuori dal letto
e correre al piano di sotto per raggiungere Rumpelstiltskin, ma
l'intero pavimento della sua camera brulicava di topi di tutte le
dimensioni e lei dovette reprimere un moto di nausea.
Nel frattempo, il Re dei Topi le si era
avvicinato, facendosi largo tra i suoi piccoli sudditi che si
scostavano ossequiosamente al suo passaggio, e ora la fissava con
quei quattordici occhietti di brace.
- Non sapevo che il Signore Oscuro
collezionasse anche trofei umani. - commentò sprezzante, - Ma devo
ammettere che tu sei proprio un bel bocconcino, ragazza. Forse
potresti perfino diventare la mia regina... -
Il Re dei Topi allungò una mano
grigiastra e dotata di artigli verso Belle, paralizzata dalla paura e
dalla repulsione ma, proprio in quel momento, la porta della sua
camera si spalancò con violenza e sulla soglia apparve
Rumpelstiltskin che reggeva tra le mani due grosse sfere di fuoco. -
Sta' lontano da lei, maledetto ratto, o ti faccio arrosto! -
Il Re dei Topi si scostò un poco da
Belle e le sue teste si voltarono in direzione del folletto,
ghignando malignamente. - È sempre un piacere, Signore Oscuro. -
Rumpelstiltskin fece una smorfia di
disgusto. - Temo di non poter dire lo stesso. Disinfestare il mio
castello da te e dal tuo seguito di roditori è sempre una gran
seccatura. -
- Stavolta le cose andranno in modo
diverso, Signore Oscuro. Mi sono procurato un oggetto magico che ti
toglierà di mezzo una volta per tutte. -
E il Re dei Topi estrasse da sotto la
veste regale un'affilata bacchetta nera che riluceva intercettando i
raggi di luna che filtravano dalla finestra.
Rumpelstiltskin scoppiò in una
risatina. - Un cimelio del tutto inutile nelle zampacce di un ratto
come te. Ma credo proprio che me lo terrò una volta che ti avrò
rispedito nelle fogne, come risarcimento per il disturbo. E ora...
basta con le chiacchiere! -
Il folletto scagliò le due sfere di
fuoco incantato contro l'essere mostruoso che, colto alla sprovvista,
si riparò le sette teste con le braccia; nel frattempo Belle aveva
afferrato il pesante libro che teneva sul comodino e aveva iniziato a
menar fendenti a destra e a sinistra contro gli enormi topi che erano
saliti sul letto, riuscendo a tramortirli e a ricacciarli indietro.
Rumpelstiltskin, che scagliava
incantesimi da ogni parte per disperdere quell'orrenda massa pelosa,
ridacchiò: - Sembra proprio che tu abbia trovato la tua arma ideale,
eh, dearie? -
Belle colpì sulla testa uno degli
sfortunati roditori e fece un sorrisetto alla volta di
Rumpelstiltskin: - I libri sono l'arma più efficace che ci sia...
soprattutto se si tratta di volumi da un migliaio di pagine! -
Nel vedere le sue schiere dimezzate
rovinosamente nel giro di pochi secondi, il Re dei Topi proruppe in
un orribile grido di rabbia e iniziò ad agitare furiosamente la
bacchetta in direzione del Signore Oscuro. Dalla punta scaturirono
delle scintille scarlatte che mancarono per un soffio il viso
dell'avversario che lasciò subito perdere la marmaglia grigia e nera
che si contorceva sul pavimento della camera per dedicare tutta la
sua attenzione a quell'essere immondo.
I due ingaggiarono una battaglia
serrata a colpi di magia, sebbene Belle avesse la netta impressione
che il Re dei Topi si limitasse a muovere a caso la bacchetta magica
che, come impazzita, sprizzava lampi e bagliori incandescenti da
tutte le parti.
Alla fine, un dardo di luce dorata
colpì in pieno il petto del Re dei Topi che si accasciò al suolo
con un grido agghiacciante e poi si dissolse in una nube di polvere.
La stessa sorte toccò subito dopo al suo esercito e la camera tornò
quieta e silenziosa, anche se i segni dell'invasione e della
battaglia erano ben visibili nelle tende e nei mobili orribilmente
rosicchiati, oltre che nelle numerose bruciature sulle pareti e sul
pavimento.
Belle, ancora con il libro tra le mani
in posizione d'attacco, gettò a Rumpelstiltskin uno sguardo
interrogativo al quale il folletto rispose alzando le spalle con
noncuranza: - Erano anni che quel maledetto Re dei Topi cercava di
intrufolarsi nel mio castello e di insediarsi qui per ottenere le mie
reliquie magiche e le mie pozioni. È sempre riuscito a mettersi in
fuga e a strisciare in qualche buco prima che potessi finirlo, ma
sembra proprio che ora il problema sia risolto... in modo permanente.
-
Ma, prima che uno dei due potesse
aggiungere altro, la loro attenzione venne attirata dalla bacchetta
nera che era rimasta a terra dopo che il suo proprietario era
svanito. Vibrava e ronzava in maniera sinistra, come se fosse stata
dotata di vita propria.
- Ma che cosa... ? -
Belle non fece in tempo a concludere la
sua domanda perché, proprio in quell'istante, esattamente al centro
della stanza, si materializzò un luminoso vortice verde.
La giovane si aggrappò saldamente a
una delle colonne del letto a baldacchino per tentare di resistere
alla magia di quel turbine che sembrava volerla risucchiare al suo
interno.
Rumpelstiltskin si sostenne a un anello
di ferro che pendeva dal muro e lanciò un grido d'avvertimento in
direzione della sua domestica: - È un portale! Si richiuderà presto
ma, fino a quel momento, non mollare la presa per nessun motivo! -
La ragazza tentò di reggersi al letto
con tutte le sue forze ma sentiva che la potenza del vortice magico
la stava lentamente strappando da quel misero sostegno.
In una frazione di secondi, Belle venne
separata dalla colonna di legno e trascinata con un grido dentro al
gorgo.
Rumpelstiltskin emise un verso
indefinibile a metà tra un ringhio e un gemito e compì l'unico
gesto che gli suggerì l'istinto, per quanto maledettamente stupido e
sconsiderato: mollò a sua volta la presa e si lasciò scivolare nel
vortice, che si richiuse subito dopo, facendo ripiombare nel buio e
nel silenzio la camera da letto devastata e deserta.
Il Signore Oscuro atterrò morbidamente
su un terreno ricoperto da centimetri e centimetri di neve soffice e
compatta. Accanto a lui, Belle si stava rimettendo faticosamente in
piedi ma per fortuna non sembrava ferita.
La giovane abbracciò con lo sguardo il
paesaggio circostante e davanti agli occhi le si presentò uno
spettacolo meraviglioso e straordinario: una foresta interamente
avvolta dalla neve e dal ghiaccio si espandeva per miglia e miglia in
ogni direzione. Tutto era bianco e candido, e luccicava come se della
purissima polvere di diamante fosse stata cosparsa su ogni cosa. Le
forme degli abeti erano addolcite dal quella morbida coltre che
catturava i riflessi lunari e risplendeva di argento azzurrino.
- Ma... dove siamo finiti? - domandò
senza riuscire a distogliere lo sguardo da quell'amena visione
notturna, la voce ridotta ad un sussurro meravigliato.
- Bah! - fece il Signore Oscuro
scrollandosi di dosso la neve che, nella caduta, gli si era attaccata
ai vestiti. - Temo proprio che quel dannato portale ci abbia mandati
nel Reame d'Inverno. Non sarà facile tornare al Castello Oscuro
senza un fagiolo magico, una bacchetta o un cappello come quello di
Jefferson. -
Ma Belle non diede segno di aver udito
la sua risposta, tanto era assorta a studiare con curiosità e
stupore quel suggestivo e silente paradiso innevato che pareva quasi
fatto di cristallo.
- Mi stai ascoltando, dearie? - fece il
folletto, infastidito dalla mancanza di considerazione della sua
domestica, più interessata ad ammirare il panorama che alle sue
parole.
La giovane si voltò verso di lui e
annuì. - Siamo bloccati qui, dunque? -
- Esattamente. -
Belle fece spallucce. - Be', poteva
andarci peggio. Insomma, questo posto è così bello e pacifico. -
Rumpelstiltskin sfoderò il suo miglior
ghigno sarcastico. - Oh, sì! Proprio il luogo ideale per un bel
pic-nic... sempre che non si muoia assiderati prima del dessert! -
Lei chinò il capo e si morse il
labbro: effettivamente, il suo padrone non aveva tutti i torti. La
bellezza mozzafiato di quella foresta l'aveva distratta
momentaneamente dalla temperatura polare, ma ora che ci faceva caso,
il suo corpo non era entusiasta di quel posto quanto lo era il suo
cuore romantico.
Belle, che indossava ancora la camicia
da notte, si strinse le braccia intorno al busto e prese a
strofinarsi energicamente le spalle per tentare di scaldarsi un po'.
Rumpelstiltskin, che in qualità di
Signore Oscuro, non pativa certo il freddo, osservò per un momento
gli sforzi della sua domestica, che non avrebbero potuto molto contro
quel gelo inclemente.
- Così non otterrai proprio niente,
dearie. Lascia fare a me. -
Il folletto fece materializzare dal
nulla un pesante mantello foderato di pelliccia, dei guanti e un paio
di stivaletti dall'aria calda e confortevole.
Senza attendere un invito, Belle prese
dalle sue mani gli indumenti e si affrettò ad indossarli. - Grazie.
Ora va molto meglio. -
- Non ringraziarmi, dearie. Una
domestica congelata non mi serve a niente. E ora cerchiamo un modo
per tornare a casa. -
Belle e Rumpelstiltskin s'incamminarono
lungo un accenno di sentiero che, miracolosamente, non era stato
sommerso dalla coperta bianca e si dipanava tra gli alberi. Il
bagliore lunare lo faceva assomigliare ad un serpeggiante nastro di
ghiaccio o ad un fiume d'argento che scorreva nel bel mezzo di quella
foresta invernale.
Rumpelstiltskin raccontò a Belle la
storia di quel reame che non aveva mai conosciuto altro che
quell'inverno perenne. La neve non si scioglieva per tutto l'anno e
il disgelo non era e non sarebbe mai giunto, tuttavia nessuno si era
mai lamentato di ciò, anzi gli abitanti di quel regno amavano
profondamente quel clima e non si sarebbero mai trovati a proprio
agio in un altro posto, non che avessero mai avuto l'intenzione di
lasciare il loro reame, in ogni caso. I loro passatempi preferiti
consistevano nel pattinare sugli specchi d'acqua gelati, giocare a
palle di neve, ingaggiando a volte vere e proprie battaglie, e
radunarsi nelle case davanti al fuoco per raccontarsi storie e
antiche leggende.
Belle era affascinata dalla descrizione
che il suo padrone le aveva offerto di quel luogo così singolare,
anche se le riusciva difficile immaginare persone che potessero
vivere felici in un inverno eterno. Tuttavia ne comprendeva anche il
fascino indiscutibile: l'aria frizzante solleticava piacevolmente la
pelle del viso e odorava di note vibranti di muschio e pino, e i
ghiaccioli che pendevano dai rami parevano vetro soffiato dal
migliore degli artigiani, che era la Natura stessa.
Mentre stavano attraversando una radura
inondata di luce argentata, iniziò a nevicare.
Belle si fermò e volse il naso
all'insù, pensando che i suoi occhi le stessero giocando un qualche
scherzo, infatti alcuni degli enormi fiocchi di neve che scendevano
pigramente dal cielo erano completamente diversi da quelli che la
ragazza era abituata ad ammirare ad Avonlea o al Castello Oscuro:
scintillavano di luce azzurra e non sembravano neppure cadere,
piuttosto parevano volare senza mai posarsi al suolo. Eppure non
c'era un solo alito di vento.
E non era forse una sommessa e
dolcissima musica quella che udiva se provava a tendere le orecchie e
a mettersi in ascolto dei suoni che la circondavano?
Rumpelstiltskin, che era già quasi
giunto al limitare della radura, si accorse che la sua domestica non
era più al suo fianco e quando si voltò e la vide ferma in mezzo
allo spiazzo innevato, la sua figura minuta che riluceva di bagliori
blu e argento, ebbe un fremito che nulla aveva a che vedere con la
temperatura.
- E ora che stai facendo, dearie? -
domandò il folletto, cercando di imprimere alla sua voce un tono
irritato e di ignorare quell'indefinibile sensazione che gli aveva
afferrato il cuore.
Belle gli rivolse un'occhiata
perplessa. - È assurdo, ma... credevo di aver visto un fiocco di
neve con due braccia, due gambe, una testa e perfino un paio d'ali.
Ma ovviamente non è possibile. Devo essermi sbagliata. Eppure ho
anche l'impressione di sentire una melodia, come se provenisse dagli
alberi. -
Rumpelstiltskin la raggiunse e notò a
sua volta un gruppo di piccole creature alate che si rincorrevano a
mezz'aria sulle note di quella che, effettivamente, era proprio
l'inconfondibile sinfonia di un valzer.
- No, dearie. Non ti sei sbagliata
affatto. Quelle che vedi sono le fate che popolano questo regno. E,
se vuoi saperlo, sono assai meno fastidiose di quelle che abbiamo
nella Foresta Incantata. Non parlano e non si immischiano negli
affari altrui; tutto quello che fanno è danzare tra loro durante le
nevicate confondendosi con i veri fiocchi di neve. E per quanto
riguarda la musica, be'... proviene davvero da questi alberi.
-
- Oooh. - Belle riuscì a seguire con
lo sguardo un gruppetto di fatine che si stava esibendo in una
complicata coreografia collettiva e riuscì a distinguerne le
minuscole fattezze: erano molto graziose, per non parlare della
leggiadria con cui volteggiavano intorno a lei dando vita a figure
straordinarie perfettamente in sintonia con l'esecuzione di quella
magica orchestra arborea.
- È... è la cosa più bella che abbia
mai visto. - mormorò la ragazza, completamente rapita nella
contemplazione di quel prodigio e nell'ascolto di quella melodia
lieve ed elegante proprio come un fiocco di neve.
Dal canto suo, Rumpelstiltskin non era
invece minimamente interessato alla danza delle fate. I suoi occhi
ferini erano come incatenati al volto della giovane che sorrideva
estasiata e commossa dalla bellezza delicata e dolce dello spettacolo
al quale stava assistendo. Due piccole lacrime sfuggirono da sotto le
sue ciglia e le scivolarono lungo le gote colorite dal freddo.
Curiosamente, si trovò a formulare
nella sua mente lo stesso pensiero al quale Belle aveva appena dato
voce: la cosa più bella che abbia mai visto.
Belle e
Rumpelstiltskin rimasero silenziosamente fianco a fianco ad osservare
le fatine danzanti fino a quando la luna tramontò, la musica si
dissolse e le piccole ballerine scomparvero tra i pini.
Il cielo iniziava a
tingersi di pallide sfumature rosa e pesca che preannunciavano l'alba
di un nuovo giorno nel Reame d'Inverno.
E fu proprio in
quel momento che, al centro esatto della radura, comparve dal nulla
una porta di legno intarsiata e dipinta con decori che
rappresentavano bastoncini di zucchero, omini di pan di zenzero,
caramelle e altre dolci prelibatezze.
Quando Rumpelstiltskin la vide, emise
un gemito. - Oh, no! Maledizione! Odio quel regno, ma se vogliamo
tornare nella Foresta Incantata, temo proprio che ci toccherà
attraversare quella porta, e affrontare gli orrori che ci attendono
dall'altra parte. -
Belle gli si fece più vicina e gli
sfiorò un braccio, guardando l'uscio magico con aria diffidente e
timorosa. - Perché dite così? Dove conduce quel passaggio? -
Rumpelstiltskin fece una smorfia. - In
uno dei luoghi più sgradevoli che io conosca, dearie. Il Reame della
Fata Confetto. -
Da Stria93: Hello, my dearies!
Che dire... amo “Lo Schiaccianoci”!
Per me non è Dicembre senza questo meraviglioso balletto, di cui
adoro le musiche, la storia, i personaggi... tutto insomma!
Ovviamente per riadattare la storia ai
RumBelle ho dovuto apportare qualche modifica, prima fra tutte il
fatto paradossale che non c'è lo Schiaccianoci. Ma, per il resto, ho
cercato di seguire fedelmente la trama del balletto.
Spero che questo “primo atto” vi
sia piaciuto e ringrazio di cuore chiunque leggerà e magari vorrà
lasciarmi un commentino.
Alla prossima con il “secondo atto”,
my dearies!