Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Believer98    04/12/2018    3 recensioni
Ditocorto arriva a Grande Inverno e decide di indagare. Risultato? Westeros scoprirà chi è Jon Snow. Robert Baratheon si infurierà e gli darà la caccia. Intanto Lord Stark sarà costretto a restare fermo e a guardare.
Jon scapperà per salvarsi e, intanto, cercherà di mettere insieme i pezzi della storia dei suoi genitori e della sua famiglia. Attorno a lui una compagnia di amici e di fedeli ai Targaryen.
La ruota continua a girare con nuovi giochi e nuovi nemici. Tutto per il Trono.
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Per questioni di trama ho cambiato i pairing che già esistevano:
Jon/Sansa
Robb/Margaery, Arya/Gendry, Jaime/Brienne
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Ultimo capitolo pubblicato: Dracarys
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Eddard Stark, Jon Snow, Robert Baratheon, Sansa Stark
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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Me: Salve, eccomi a scrivere nella mia categoria preferita.
Come potrete ben vedere in questo primo capitolo seguo più personaggi  e state attenti al genere della storia: GUERRA, INTROSPETTIVO e ROMANTICO.
Specifico questo perché ho intenzione di essere molto fedele ai tre canoni, prima o poi ci sarà molto di tutti.
Spero che qualcuno, in questa vasta categoria, apprezzi.




Westeros, Grande Inverno

 

Il Nord era una regione molto ostica, dura, fredda e apparentemente inospitale. L’erba non cresceva tanto facilmente, il sole era restio a mostrarsi con il grigiore delle nuvole che oscurava il cielo. Persino in estate nevicava di tanto in tanto.
Il Nord era grande quasi quanto il totale dei restanti Regni, fatto da lande selvagge: foreste, colline e montagne sterminate. Se si andava oltre alla prima impressione, però, non era un luogo inospitale, ma una regione di meravigliosi paesaggi popolata da gente fiera e leale.
Robert Baratheon conosceva bene quella terra: amico di Ned Stark, Lord Protettore di Grande Inverno, e una volta promesso sposo a sua sorella. Lì aveva incontrato Lyanna e ancora lì se ne era innamorato. Non avrebbe mai smesso di pensare a lei. Lyanna era sua, era sempre stata sua. Fu Rhaegar Targaryen a rapirla, a stuprarla e infine a causarne il decesso. Per fortuna Robert aveva vendicato Lyanna e si era preso con abilità i Sette Regni che gli spettavano. Se avesse potuto avrebbe rivissuto cento volte quello scontro, quando Rhaegar Targaryen morì per mano sua, e ogni volta che ci pensava provava un grande soddisfazione. Non avrebbe mai dimenticato la Battaglia del Tridente, quella che aveva visto il prode trionfo di Re Robert primo del suo nome.
Ora era sposato con una donna che non amava, Cersei Lannister. Lei gli aveva dato tre bei figli: questo era il suo unico riconoscimento, per il resto Robert preferiva i bordelli e andare a donne. Poi c’era il vino, la caccia, il Trono.
Era difficile rimanere con i piedi per terra quando ci si sedeva sopra il Trono di Spade. Robert odiava regnare, odiava dover soddisfare il popolo, ma amava la sensazione di sedersi dove avrebbe dovuto stare Rhaegar Targaryen. Il Drago aveva rapito Lyanna ma Robert gli aveva sottratto il Trono e la vita. Lui aveva vinto, o almeno questo era il racconto che si ripeteva nella testa.

Nella carrozza che si dirigeva a Grande Inverno c’era Cersei Lannister, Regina dei Sette Regni, con i figli più piccoli, Myrcella e Tommen. Mentre il mezzo avanza sopra il terreno arido e saltava a causa delle buche, Cersei storceva il muso e arricciava il naso: odiava il freddo, odiava simili lande e quella gente così rozza. Sarebbe volentieri tornata a casa a piedi, ma doveva obbedire a suo marito. Non sopportava neanche lui. Per fortuna, o per sfortuna a seconda dei punti di vista, era una grande attrice.
Provava piacere a vedere i suoi nemici soffrire, provava piacere a viziare i figli e provava piacere a fare sesso con il proprio fratello gemello. Provava piacere se pensava che i suoi figli erano discesi da un incesto e non dalla disgustosa relazione con il marito. Godeva degli inganni e dei sotterfugi, odiava il popolo povero e lamentoso. Si sentiva una brutta persona e ne andava fiera.
Seduta comodamente nella carrozza si affacciò fuori per dare un’occhiata alle uniche cose che amava: il suo primogenito Joffrey e suo fratello gemello Jaime, che cavalcavano.
Ovviamente avrebbe potuto amare anche Rhaegar Targaryen, ma il principe non si era interessato a lei e il padre di lui non aveva permesso il matrimonio. Jaime aveva fatto bene a uccidere il Re Folle e, grazie ai piani subdoli di Tywin Lannister, i ribelli avevano saccheggiato e preso Approdo del Re.
Allora Robert Baratheon non aveva potuto far altro che sposare Cersei, come riconoscimento a suo padre, nonostante non portasse alcun rispetto per i Lannister.
Pochi rispettavano davvero i Leoni, molti li temevano e ancor di più odiavano. Meglio così: Cersei trovava divertente il pensiero di lei, i figli e Jaime contro il resto del mondo. Non aveva bisogno di altro e al diavolo i moralismi se appariva come un’egoista. Lei era egoista, sadica, vendicativa e si sentiva pienamente fiera di ciò.
I suoi occhi, purtroppo, si posarono su una cosa perfettamente in linea con il paesaggio. Il paesaggio era disgustoso e così il fratello minore, il nano Tyrion. Aveva ucciso sua madre nascendo, era un vero e proprio scherzo della natura, un mostriciattolo. Cersei disprezzava apertamente e pubblicamente il nano e non se ne vergognava. Ciò che non riusciva a capire era come facesse Jaime a adorare quella sprezzante creatura.

Ned Stark non era solo il Protettore di Grande Inverno, ma era ritenuto anche un uomo d’onore e di dignità. Il Lord aveva combattuto con Robert Baratheon e con i ribelli per diseredare i Targaryen.
Rhaegar era stato battuto dalla furia cieca di Robert alla Battaglia del Tridente, e un colpo di ascia aveva messo fine alla sua vita, conclusa dentro il fiume con un nome di donna sulle labbra.
In realtà quella guerra era stata molto di più. I figli di Rhaegar Targaryen erano stati massacrati per conto dei Lannister e a nome di Robert Baratheon, da parte della Montagna e di Ser Amory Lorch. Dopodiché Gregor Clegane, colui conosciuto con il nome di Montagna, aveva stuprato Elia Martell. La donna non aveva opposto resistenza, immobile come un sacco vuoto, dopo aver visto i propri bambini morire. Infine era stata uccisa anche lei.
Quello era stato uno sterminio, un massacro.
Il nobile Eddard Stark rimase sconvolto davanti ai corpicini senza vita di Aegon e Rhaenys Targaryen, si astenne da quelle barbarie e abbandonò Robert, a guerra quasi terminata, per tornare a Nord.
Lì aveva sposato la donna che era stata promessa a suo fratello maggiore, Brandon Stark, morto per mano di Aerys il Folle. Se questo non fosse successo il matrimonio non sarebbe avvenuto. Non sarebbero nati Robb, Sansa, Arya, Bran e Rickon.
Robb, il maggiore, era un giovane fiero e carismatico. Il suo nome era un omaggio a Re Robert. In effetti il primogenito di Ned Stark non aveva difetti, un giorno avrebbe potuto diventare un gran Lord Protettore.
Sansa, seconda dei figli legittimi, era una bella ragazzina dai capelli rossi come quelli di Lady Catelyn. In effetti non assomigliava per niente a suo padre, ma aveva strappato gli occhi alla madre. Sapeva cucire bene, rendere orgogliosa sua madre e sognava di cavalieri e di principi azzurri. Una dama del Sud.
Invece Arya era una ribelle. Assomigliava più di tutti a suo padre, viso allungato, occhi grigi e capelli castani. L’indole però era quella della zia Lyanna Stark: selvaggia. Odiava svolgere i compiti da Lady e non voleva essere educata come un nobildonna, preferiva invece il combattimento e l’equitazione. Era ostinata, impulsiva e indipendente, e spesso veniva punita da Lady Catelyn per la sua impertinenza.
Poi c’era Bran. Bran era un bambino dolce e sempre dinamico, cercava di seguire i fratelli e di imparare da Lord Stark. Spesso insicuro, si distingueva perché era più intelligente rispetto ai suoi coetanei.
Infine Rickon Stark era ancora troppo piccolo e non aveva una personalità ben definita, ma era molto attaccato ai fratelli e alle sorelle.
Quando Eddard osservava i propri figli non riusciva a non immaginare i cadaveri martoriati dei due bambini Targaryen. Sarebbe potuto succedere a chiunque, a qualsiasi bambino. Specialmente a uno che minacciava il diritto al trono di Robert.
In realtà, agli occhi dei Sette Regni, c’era una macchia sulla reputazione di Lord Eddard Stark. Si trattava di un neonato bastardo tornato con lui dalla guerra, figlio di un presunto tradimento. Nessuno sapeva chi fosse sua madre, con che donna Lord Stark avesse tradito Lady Stark, ma il fatto era risaputo.
Fatto sta che, quando Re Robert si recò a Grande Inverno con gran parte della Corte, il primo pensiero di Lord Stark andò a Jon Snow, il figlio bastardo. Insomma Eddard fu felice di allontanare il Re da Jon per accompagnarlo nelle cripte, dove si soffermarono davanti alla statua di Lyanna.
« Nei miei sogni uccido Rhaegar Targaryen ogni notte » sussurrò il Re amaramente.
« Maestà è finita, i Targaryen sono tutti morti » disse Ned per tranquillizzare il suo amico.
« No, non tutti. »
Come diceva il Re, infatti, c’erano altri due componenti della Casata ancora in vita: Daenerys e Viserys. Entrambi esiliati a Essos, erano ancora vittime di vari tentati omicidi da parte dei sicari di Robert.
Ma non era a loro che Lord Stark stava pensando. In verità Jon Snow, trattato male ogni giorno da Lady Catelyn, non era suo figlio perché il Lord non era stato con nessuna altra donna mentre era sposato.
“No, non sono tutti morti” ripeté nella propria testa.
« Hai proprio ragione Maestà. »

Tyrion Lannister non aveva mai avuto una vita facile. Era un nano: suo padre e sua sorella si curavano di ricordarglielo sempre. Non sia mai che si sentisse uno di famiglia, o semplicemente una persona normale. Invece Tywin aveva sempre stimato Jaime come il figlio d’oro ma Jaime non aveva mai ascoltato i suoi insegnamenti; Tyrion, messo in un angolo, invece sì. Aveva ascoltato attentamente suo padre e ricordava ogni dettaglio di quelle lezioni. Inoltre si riteneva un pensatore libero e amava leggere, perché il miglior mezzo che aveva per difendersi erano la cultura e il sarcasmo.
Invece odiava Cersei, ma in parte invidiava un aspetto di lei. Quella testardaggine, quella cattiveria così covati da non conoscere errore se non quello degli altri. Sarebbe stato bello vivere senza remore, senza morale o senso di colpa, ma Tyrion era molto diverso da lei. Lui era una brava persona e ne andava orgoglioso, per quanto questo non gli portasse nulla in tasca. A riempire quella bastavano gli interminabili quanto famigerati soldi dei Lannister.
Il nano aveva capito il trucco per non soffrire: accettare prima di tutti chi era e farne una propria forza, più che un punto di debolezza. Questo era uno dei segreti che si nascondevano dietro alla sua rinomata intelligenza politica.
Per questo, quando incontrò il giovane bastardo di Ned Stark, decise di impartirgli quella lezione.
« Ti do un consiglio, bastardo. Rammenta sempre chi sei, gli altri lo faranno. Fanne la tua armatura e non potrà essere usata contro di te. »
Il ragazzo aveva qualcosa di particolare, non nella faccia, né nei movimenti. Era negli occhi. Sembravano grigi come quelli di tutti gli Stark, eppure c’era una sorta di scintillio in fondo. In un determinato momento, quando la luce della candela illuminò il profilo di Jon Snow, il nano credette di vedere un riflesso viola. Tyrion era un grande osservatore e non aveva mai notato in nessuno occhi simili. Il giovane Snow, inoltre, aveva una strana malinconia dentro. Sembrava un semplice ragazzo eppure c’era regalità nei suoi lineamenti.
« Cosa ne sai di cosa prova un bastardo? » domandò.
Tyrion sorrise: quasi si riconosceva in Jon Snow. Forse il giovane era anche più nobile di lui, se si trattava di anima.
« I nani sono bastardi agli occhi dei loro padri. »

C’erano solo due cose che Arya odiava più di cucire e indossare abiti scomodi, ovvero sua sorella e quelle pesti delle amiche. Non facevano altro che prenderla in giro, chiamarla  “faccia da cavallo” e ridere di lei. Arya sapeva di non essere bella come nessuna di loro, ma sapeva anche di avere molti anni in meno. Suo padre diceva che assomigliava molto a sua zia Lyanna e che un giorno cresciuta sarebbe diventata bella come lei. Arya fingeva di non interessarsi a quelle cose, giocava soprattutto con i maschi e ci si azzuffava ma, quando gli stessi maschi fissavano Sansa e Jeyne Poole, non poteva dire di esserne felice. Anche Robb riempiva di complimenti Jeyne. In quei momenti Lady Catelyn si voltava verso Arya, per esclamare: « Non vorresti anche tu questi complimenti? Impara a comportanti da signorina. »
Allora Arya pensò che avrebbe preferito una vita da zitella piuttosto che abbassarsi a quelle sciocchezze pur di conquistare un uomo. Lei amava combattere, cavalcare e sentire il vento che le scorreva fra i capelli. Il duello, scontro corpo contro corpo in sinuosi movimenti che portavano alla delusione di una sconfitta o alla gioia di una vittoria. No, non aveva bisogno dei complimenti degli uomini. Bastavano quelli di suo padre e di Jon.
« Hai due occhi ipnotici » le aveva detto Jon, una volta. « Cosa ti importa dei capelli di Sansa o del fisico di Jeyne Poole? »
« Oggi dici così ma domani guarderai Jeyne Poole da dietro mentre lei cammina e muove il fondoschiena. Sei uguale a tutti gli altri. »
Jon aveva riso di gusto e si era portato entrambe le mani sulla faccia. L’innocenza di Arya riusciva a divertirlo anche nei momenti più inopportuni. « Domani non guarderò Jeyne, guarderò te. »
« Prometti? »
« Prometto. »
E così aveva fatto. Il giorno seguente Jeyne aveva attraversato il cortile e tanti ragazzi avevano seguito il suo andamento con lo sguardo; eccetto Jon che, invece, si era voltato verso Arya per concentrarsi su di lei. Solo su di lei.
La ragazzina pensò a Jon e sorrise. Era quello il sentimento così forte chiamato amore fraterno? Come avrebbe fatto a separarsi da lui ora che partiva per unirsi ai Guardiani della Notte?
« Arya ho controllato in camera e ho scoperto che i tuoi vestiti non sono piegati per bene » sbottò Septa Mordane entrando velocemente nella stanza. « Vai e ripiegali. »
« Sì Arya, vai di corsa » fece Sansa e Jeyne scoppiò a ridere. Arya pensò di astenersi, ma sapeva che avrebbe fatto arrabbiare i suoi genitori quindi decise di andarsene in camera in silenzio. Lì fu raggiunta da Jon che aveva un regalo in serbo per lei.
« Chiudi la porta. » Arya obbedì, per poi tornare da Jon. Il ragazzo le porse una spada. Arya sentì gli occhi diventare lucidi: una spada tutta sua. Soltanto Jon poteva sostenere le sue passioni a tal punto.
« Non è un giocattolo. Mi raccomando, è ben affilata » la avvertì.
« Grazie mille, non so cosa dire » disse lei, incredula. « È così sottile! »
« Anche tu » osservò Jon ridacchiando. « Il fabbro l’ha forgiata proprio per te. Non mozzerai teste ma se sarai svelta lascerai il segno. »
« Io sono svelta. »
« Dovrai fare tanta pratica » decretò lui. Dopodiché si piego sulle ginocchia, abbastanza da essere alla sua altezza, e le accarezzò una guancia. Arya si sentì arrossire. « Prima lezione, infilzali con la parte aguzza. »
« Fin lì ci arrivo anche io. »
« Mi mancherai » ammise Jon con sguardo malinconico. Arya provò a dargli un abbraccio, dimenticandosi completamente di avere in mano un’arma. « Attenzione » replicò Jon. La ragazzina posò la spada e gli saltò in braccio: non esisteva luogo più sicuro nei Sette Regni di quelle braccia.

Petyr Baelish non avrebbe dovuto seguire il Re e parte della Corte a Grande Inverno: come gli altri membri del Concilio Ristretto il suo compito era restare nella Fortezza Rossa e occuparsi dei Regni.
La sua era stata una decisione frettolosa, dettata dall’istinto e dalla curiosità. Si era chiesto come stesse quella donna che aveva amato per tanti anni. Catelyn Tully. Si era dimenticata di lui?
Fu contento di notare che non era così: Appena il Re ebbe terminato di salutare i membri principali della famiglia, Ditocorto scese dalla carrozza e Lady Catelyn gli rivolse un sorriso smagliante. Petyr pensò che fosse bellissima sempre, e sposata con un altro uomo. Quanto avrebbe voluto mettere i bastoni fra le ruote al maledetto Stark: sempre perfetto, onorevole e fiero. Doveva pur avere un difetto.
Protettore del Nord. Abile combattente, anche se non troppo. Cinque bei figli.
Non cinque ma sei, il pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno. Ecco il peccato di Eddard Stark: aveva tradito sua moglie e ora ospitava il proprio bastardo a Grande Inverno. Petyr si guardò attorno fin quando non lo trovò. Doveva trattarsi proprio di lui: capelli neri e ricci, viso allungato e occhi grigi. Il giovane assomigliava agli Stark originari più di tutto il resto della figliata messo assieme. Questo a Catelyn doveva dare parecchio fastidio.
Purtroppo, però, non era un delitto da poter utilizzare contro il nobile Eddard Stark. Tutti sapevano che avesse un bastardo; e poi chi ormai, delle famiglie nobili, non ne aveva uno?
Eppure Ditocorto non voleva arrendersi: doveva esserci qualche scheletro nel passato di Lord Stark e magari il segreto si nascondeva proprio dietro gli occhi grigi del bastardo.
I giorni seguenti si impegnò a seguire Jon fingendosi semplicemente di passaggio e, tutto sommato, non trovò nulla di strano, anzi il bastardo aveva una vita abbastanza monotona: il mattino presto si allenava con i fratelli, non pranzava con il nucleo principale della famiglia, il pomeriggio andava a cavallo e svolgeva vari compiti, la sera beveva qualcosa con il fratello Robb e infine, dopo cena, si chiudeva nella propria camera. Tale padre tale figlio, pensò Ditocorto, una noia.
In realtà aveva notato anche dei piccoli dettagli: se il ragazzo assomigliava fisicamente ai familiari da parte di padre, il suo atteggiamento e il suo carattere erano invece singolari. Jon Snow si prendeva dei momenti di solitudine, in cui riflettere e meditare con aria malinconica e occhi pensierosi.
Petyr vedeva che il giovane non abbassava mai lo sguardo, come segno di fierezza, non si piegava. Allo stesso tempo sembrava ingenuamente premuroso e pronto a difendere i più deboli.
Rispecchiava i valori di suo padre, eppure in lui c’era qualcosa di tremendamente diverso dagli Stark. Petyr aveva come una sorta di sesto senso, un ronzio nella parte posteriore della testa che gli suggeriva che il segreto era proprio lì, nascosto sotto i propri occhi.
Ancora un altro giorno seguì il ragazzo, prima della partenza. Il giovane entrò nelle stanze della sorellina con una spada e ne uscì senza. Interessante. Poi andò a salutare il fratellino e lì Ditocorto si tenne a debita distanza. Troppe persone giravano attorno alla camera di Bran Stark, caduto da una torre pochi giorni prima. Infatti poco dopo Lord Stark entrò e il bastardo uscì.
In un primo momento Baelish, annoiato e demotivato, pensò che fosse tutto inutile. Poi cambiò idea e si accostò alla porta della stanza. Nella camera Cat era in lacrime, diceva di temere che suo marito partisse poiché già anni prima, dopo un viaggio a Sud, era tornato con il figlio di un’altra donna. Ned sembrava davvero costernato davanti alla moglie.
« Ora che siamo soli devo dirti una cosa perché non posso lasciarti così, ma prima devo assicurarmi che nessuno possa sentirci.»
Ditocorto si nascose dietro una colonna mentre il Lord di Grande Inverno andava a controllare fuori dalla stanza, prima di chiudere ermeticamente ogni ingresso. Subito dopo Ditocorto si riavvicinò alla porta e appoggiò un orecchio contro il legno.
« Il modo in cui tratti Jon è ingiusto. L’ho tollerato pur di proteggere il ragazzo ma devi sapere, prima che io parta, che non ti ho mai tradita. »
Ditocorto strabuzzò gli occhi. Anche Lady Catelyn sembrava senza parole. « Che cosa intendi dire? »
« Intendo dire che Jon è figlio di un’altra donna, è vero. Ma anche di un altro uomo. » Catelyn tentò di intervenire. « Non ti dirò di chi si tratta, certo tu sei mia moglie ma io devo proteggere Jon. Lasciamo che si unisca ai Guardiani della Notte e tutto procederà per il verso giusto. »
Ditocorto si allontanò prima che Ned potesse uscire e iniziò a vagare per Grande Inverno senza un meta. Il bastardo non era un bastardo, e non era neppure figlio di Lord Stark. Aveva iniziato a spiare Jon Snow grazie alla sua abilità di non farsi scovare, e l’aveva fatto per incastrare il nobile Eddard. Il segreto, invece, era custodito dal Lord stesso. Perché aveva fatto passare il ragazzo  per un proprio figlio? Ma soprattutto, perché ci teneva tanto da mentire a sua moglie? Chi erano i veri genitori di Jon Snow, o meglio, a questo punto, il ragazzo si poteva ancora chiamare Snow?

Jon era rimasto fermo, davanti alle stalle a guardarsi attorno. Spesso si isolava per riflettere, non gli importava di risultare malinconico e imbronciato agli occhi degli altri. Theon lo prendeva in giro per questo suo modo di fare. Insomma Jon non era tipo da tante parole ai quali preferiva i fatti, dimostrazioni che richiedevano maggiore sforzo e impegno. Non sapeva da chi avesse preso questo suo carattere introverso, nessuno Stark assomigliava a lui.
Ormai il ragazzo aveva salutato tutti i suoi fratelli, tranne Sansa ma con lei non avevano un bellissimo rapporto. Sansa assomigliava molto a sua madre e, come Lady Catelyn, vedeva Jon come un semplice bastardo. Robb era un buon fratello, anche se riconosceva che avessero madri differenti. Arya, invece, amava Jon visceralmente e incondizionatamente, non concepiva neanche il concetto di ‘bastardo’: lei avrebbe tenuto a lui in qualsiasi caso. Anche Jon teneva a lei perché riconosceva in Arya una spalla, che meritava tutto il suo affetto e le sue attenzioni. Era l’unica donna della sua vita e, visto che Jon stava per promettersi ai Guardiani della Notte, lo sarebbe stata sempre.
Purtroppo mancava qualcosa dentro di lui. Non era semplicemente l’assenza di una figura materna, ma un intero pezzo della propria esistenza. La vita di un bastardo non era facile. Non avrebbe augurato quella trafila a nessuno, neanche ai propri nemici: proprio per questo non voleva sposarsi e avere figli, ma preferiva unirsi ai Guardiani della Notte e vivere in castità. Che futuro potevano avere i figli di un bastardo?
Lui veniva sempre trattato come uno scarto. Da Lady Catelyn, da Theon e da molte persone che lavoravano dentro il castello. Da Tyrion Lannister, da suo fratello Jaime Lannister, da chiunque. Persino Robb non riusciva a vederlo come uno di loro. Si trattava di essere a casa senza sentirsi mai completamente a casa, per quanto potesse volere bene alle persone con cui era cresciuto.
Jon sapeva che Lord Stark era suo padre, però a volte percepiva una tale distanza. Inoltre non chiacchieravano spesso. Eddard conversava molto di più con Robb: i due andavano a cavallo insieme e il Lord impartiva a suo figlio delle lezioni sulla gestione di un Regno. Lady Catelyn non perdeva mai occasione per ricordare a Jon che Robb era il vero erede di Ned, e che Ned avrebbe sempre voluto più bene a lui.
Jon sapeva che suo padre ci teneva, ma a volte provava un vero dispiacere. Poteva almeno raccontargli della madre. Il Lord di Grande Inverno gli aveva insegnato i valori, come onore, giustizia e nobiltà; tuttavia non era mai stato un genitore davvero presente.
Mentre Jon rifletteva su queste cose, un uomo alto e minuto gli si avvicinò. « Jon Snow, giusto? » Il ragazzo lo squadrò da capo a piedi e si limitò ad annuire. « Felice di conoscerti, io sono Lord Petyr Baelish, amico di Lady Catelyn e Maestro del Conio del Re. »
Improvvisamente Jon capì quanto fosse importante il ruolo e chinò il capo, in segno di rispetto. Allo stesso tempo si chiese perché un uomo tanto potente fosse interessato a lui. « Piacere, mio Lord. »
« Ti direi che assomigli molto a tuo padre ma sarebbe riduttivo. Assomigli molto anche a tuo zio, a tua zia e ai tuoi antenati Stark » disse con sguardo indagatore.
« Certo, dopotutto gli Stark sono miei familiari. »
« Ma non sono tutta la tua famiglia, giusto? » insistette Lord Baelish. « Qui sarai sempre e solo un bastardo. Non sei curioso di scoprire chi sono gli altri tuoi parenti? »
Jon corrugò la fronte, non capendo il motivo di tanto interesse. « Ovviamente, però mio padre non ne parla mai.»
« Curioso, no? Insomma, non ci sarebbe nessun problema. È assurdo che non ti abbia mai parlato di tua madre. »
« In realtà una cosa l’ha detta » replicò Jon ingenuamente. « Secondo lui assomiglio molto a lei. »
Petyr Baelish non aggiunse altro. Rimase in silenzio a guardarlo, come se fosse la persona più interessante e misteriosa di Grande Inverno.
« Jon! » gridò improvvisamente qualcuno alle loro spalle. Jon si voltò verso suo padre. Ned Stark sembrava preoccupato. « Vieni via. »
Jon tornò a guardare Petyr Baelish e accennò un saluto veloce. « Alla prossima, Lord Baelish. »
« A presto, Jon Snow. »

 

Essos

 

Intanto a Essos, il continente opposto a Westeros, i due Targaryen banditi discutevano il loro futuro.
« Allora, sei pronta a dedicarti a Khal Drogo? » chiese Viserys, il fratello maggiore. Sua sorella se ne stava a braccia conserte e imbronciata, il suo corpo circondato da un vestito quasi trasparente. « Su dai, non farmi sentire in colpa. Se tu sei consenziente sarò più felice di fartelo sposare. »
« Il tuo affetto mi commuove » mormorò Daenerys con una vena di sarcasmo. Aveva imparato a usare anche quello.
« Lo sai che ti voglio bene, Dany. Siamo insieme in questo. Ti ho insegnato a essere una donna forte e oggi eccoti qui, pronta a sposare il più potente dei Khal. » Viserys sospirò e tutto sommato sembrava sincero. Daenerys, a volte, era convinta che suo fratello fosse pazzo, proprio come il Re Folle. Eppure Viserys era ancora lì, non aveva mai alzato un dito contro di lei e sembrava tenerci, nonostante i suoi piani folli per recuperare il Trono di Spade. Come per esempio quello di darla in moglie a un Dothraki.
« Non sono pronta proprio per niente. »
Viserys non le diede retta. Quando Illyrio Mopatis annunciò l’arrivo dei Dothraki, prese Daenerys per un braccio e la trascinò fuori. Lei sospirò riluttante ma scelse di comportarsi bene per suo fratello e, soprattutto, per tornare a casa. La casa da cui era stata costretta a fuggire, dove un usurpatore aveva rubato il Trono di suo fratello Rhaegar. Khal Drogo aveva un’orda di uomini che avrebbero potuto essere il loro esercito per conquistare i Sette Regni e ristabilirsi nella Fortezza Rossa, come era giusto che fosse.
Illyrio Mopatis fece una lunga presentazione e, alla fine del suo sproloquio, Daenerys si presentò al futuro marito. Khal Drogo era un uomo possente, alto e con dei lunghi capelli castani legati in una treccia, simbolo che non era mai stato sconfitto. Per questo era potente, per questo era un Khal dei Dothraki. Indossava semplicemente un pantalone e il suo petto nudo rimaneva esposto alla vista. Daenerys provò un poco di timore – perché Drogo incuteva quello – ma anche di rispetto. Sembrava duro, selvaggio però leale. Disse una cosa a Illyrio e poi guardò Viserys, come in attesa.
Illyrio fece da traduttore. « Drogo accetta di sposare Daenerys se, in cambio, Viserys sposerà sua sorella Jules Mara. »
Viserys e Daenerys si voltarono verso Jules Mara. Anche lei sedeva sopra un cavallo, i suoi seni enormi completamente esposti alla vista e, con un sorriso, mostrò i propri denti neri. Viserys deglutì, mentre Daenerys tentò di soffocare una risatina. Jules era alta almeno due metri, molto più di Viserys, con due spalle robuste e delle ginocchia grinzose e possenti. La bocca era circondata dalle rughe e i suoi vestiti emanavano un brutto fetore. I capelli sembravano incrostati e sporchi.
« Ovviamente accetto » affermò Viserys con voce incerta e traballante. Khal Drogo annuì mentre Jules Mara sorrise, permettendo ai Targaryen di ammirare ancora una volta i suoi denti neri e marci.
Infine i due Dothraki se ne andarono a galoppo, seguiti dagli uomini che li avevano accompagnati.
« Come dicevi fratello, siamo insieme in questo » scherzò Daenerys e rise di gran gusto. Quello era il giusto compenso per i piani e i sotterfugi di Viserys.
Il maggiore aveva un faccia a dir poco disgustata. « Cosa non si fa per i Sette Regni. »

 

  
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