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Autore: telesette    08/12/2018    1 recensioni
[Kingdom Come Deliverance]
Piccolo momento toccante, ma anche simpatico e confidenziale, tra Henry di Skalica e Sir Hans Capon...
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kingdom Come Deliverance, gioco indie del 2018 creato e sviluppato dai Warhorse, doveva essere un videogioco estremamente accurato dal punto di vista storico... ma si è rivelato invece uno degli artefatti peggiori "nella storia" del gaming di ultima generazione. Il titolo è stato rilasciato al prezzo di 60 euro circa, in condizioni che lascerebbero pensare ad un prodotto mai testato prima di essere distribuito per la vendita ( come dimostrano gli innumerevoli glitch, gravi problemi nell'intelligenza artificiale, e molti altri errori di sviluppo assolutamente imperdonabili anche per il day one ). Coloro dotati di una pazienza di Giobbe che sono stati in grado di portare a termine il gameplay, nonostante la frequenza dei crash, dei salvataggi corrosi e di altre innumerevoli falle tecniche del sistema, potrebbero tuttavia riuscire ( con MOOOLTA fatica s'intende! ) a snocciolarsi una trama tutto sommato apprezzabile.
Che dire?
Se videoludicamente il titolo non soddisfa appieno, chi ha avuto comunque modo di apprezzare i contenuti narrativi dell'opera forse riuscirà ad apprezzare questa e le altre fanfiction che seguiranno.
Buona Lettura! 

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***

Un vero amico
immagini tratte da internet

 

Hans Capon sorrise, nonostante il fumo nero e la sporcizia della battaglia che gli ricoprivano quasi interamente il volto, e tese la mano ad Henry per aiutarlo a rialzarsi in piedi. Lui lo ringraziò affabilmente, al che l'altro gli diede una robusta pacca sulla spalla e levò lo sguardo verso lo scenario della battaglia ormai conclusa.

- Abbiamo ripulito questo nido di barbari proprio bene, vero Hal ?

Henry annuì.
Sconfiggere il grosso dei cumani di Sigismondo, asserragliati nella roccaforte che le spie di Sir Divish avevano localizzato nel cuore della foresta a sud di Talmberg, non era certo impresa da poco. I due giovani si erano fatti onore, sterminando buona parte di quelle vili canaglie e costringendo gli altri ad una fuga disordinata. I soldati boemi avevano dato fuoco agli stendardi nemici, urlando esaltati per l'esito della battaglia, e Sir Hans intonò persino un motivetto irriverente contro il sovrano ungherese che suscitò l'ilarità generale.

"Siam figli di eroi, siam figli di vacche
i cumani son solo gran figli di baldracche
ma il porco più grasso, perfin dei prelati
è il Re d'Ungheria che qui ce li ha portati
stia in guardia l'infame, tra rotoli e mappe
Re Sigismondo può baciarci le chiappe"...

I soldati scoppiarono a ridere, unendosi di buon grado al giovin signore per intonare anche la seconda voce, e Henry si sollevò al pensiero che quella vittoria avrebbe certamente gettato il panico tra le fila del traditore Toth. Senza l'aiuto delle truppe ungheresi, quel farabutto di Istvan si sarebbe visto costretto ad uscire allo scoperto ed Henry avrebbe avuto finalmente l'occasione di affrontarlo e recuperare così la spada di suo padre.

- Andiamo Hal, canta anche tu - fece Hans picchiando scherzosamente Henry sul petto della corazza. - La signora Stephanie sostiene che hai una bella voce, sentiamo un po' se è vero!

Sulle prime Henry, passando lo sguardo da uno all'altro dei volti sorridenti dei commilitoni che lo fissavano, fu quasi tentato di lasciarsi andare alla serenità del momento.
Ma subito si rabbuiò.
Hans capì che qualcosa non andava ma, prima che potesse chiedergli che cosa avesse, la voce tonante di Sir Robard riecheggiò e ordinò che ogni soldato tornasse ai propri doveri senza perdersi in canti e sciocchezze varie. Seppure di malavoglia, le truppe alleate si accinsero ad eseguire le disposizioni degli ufficiali. Henry fece per dirigersi alla tenda del cerusico, onde farsi applicare del linimento sulle ferite, ma Hans lo bloccò per la spalla.

- Va tutto bene? - domandò.
- Sì, credo... credo di sì - rispose Henry poco convinto.
- Pensa se andasse tutto male, allora - osservò l'altro con ironìa. - Hai la stessa faccia di un fornicatore colto in flagrante da un marito cornuto... Si può sapere che ti succede?
- Non lo so, Sir Capon, non lo so nemmeno io - ammise Henry. - Volevo vendicare i miei compaesani, tutte le vittime innocenti di Skalica, ho atteso con ansia di uccidere con le mie mani i responsabili di quel massacro ma...
- Ma... cosa?
- Non è cambiato niente, il dolore è lo stesso di prima... Anzi, forse è anche peggio!
- Come peggio ?!?
- No, nulla, lasciamo perdere!

Hans tacque mordicchiandosi il labbro inferiore, probabilmente in cerca delle parole più adatte alla circostanza, ma poi si disse che non era il caso di scimmiottare inutili prediche come suo zio Hamush. Henry era nato e cresciuto tra il popolo, non era abituato ai discorsi e alla pomposa retorica da nobili, oltretutto la loro amicizia era nata proprio perché nel tempo si erano abituati a dirsi in faccia le cose senza girarci troppo intorno.

- Henry - cominciò piano Hans, sedendosi accanto al fuoco da campo e guardando l'amico dritto negli occhi. - Ormai è da un po' che ci conosciamo, anche se all'inizio... Beh, non si può dire che abbiamo cominciato nel modo migliore!
- Pienamente d'accordo - osservò Henry con una smorfia.
- Va bene, va bene - ammise Hans. - All'epoca mi comportavo veramente da stronzo, lo ammetto! Però poi sono cambiato, no?
- Sì, decisamente!
- Venivamo da ambienti diversi: tu dalla fucina di un fabbro e io dagli opulenti castelli della corte boema; non riuscivo a capire come mai Sir Radzig ti attribuisse tanta importanza da ammetterti al cospetto dei nobili suoi pari, lo trovavo assurdo, e di certo non intendevo né fare amicizia con te oppure sforzarmi di esserti simpatico!
- Se devo essere onesto, il sentimento era reciproco!

Hans inarcò il sopracciglio.

- All'epoca, sir - si affrettò subito a dire Henry, sollevando le mani in cenno di scusa. - Soltanto all'epoca, s'intende!
- Che baciachiappe sei - rise l'altro. - Però devo ammettere che sei stato in gamba quella volta, dopo tutto il modo in cui mi ero comportato con te, nessuno avrebbe potuto biasimarti se avessi deciso di abbandonarmi lì in pasto ai corvi... Ma non lo hai fatto!
- Non avrei mai potuto!
- Hai un gran cuore Henry, davvero, e questo non c'entra nulla con l'essere nobili o meno!
- Lo diceva anche... No, nulla!
- Chi lo diceva?
- Una ragazza a me molto cara - disse Henry con un sospiro. - A lei non importava di nobili o pezzenti, diceva che gli uomini valgono per la grandezza del loro cuore!
- E' vero!
- Bianca era così anche da piccola, se qualcuno si comportava male con lei era capace di tenergli il muso per settimane!
- Bianca hai detto? Non me la ricordo... Era con gli altri profughi a Rattay?

Henry socchiuse gli occhi e scosse debolmente il capo.

- Mi dispiace - fece Hans.
- Lei è stata tra i primi a cadere, per mano di quei bastardi - disse Henry tra i denti, serrando le dita sulle ginocchia fin quasi a conficcarsi dentro le unghie. - Non hanno avuto pietà di nessuno, nemmeno di una ragazza indifesa; l'ho vista morire davanti ai miei occhi, così come ho visto morire anche mio padre e mia madre, e tutto quello che potevo fare era andarmene... Scappare via, senza neppure voltarmi indietro!
- Posso immaginare come ti sia sentito - mormorò Hans. - Ma non potevi impedirlo in alcun modo, lo hai detto tu!
- E' da allora che convivo con quest'incubo davanti agli occhi, ogni volta che mi addormento mi sembra di rivivere quella scena: vedo Bianca che giace a terra, mentre quei porci ridono e cercano altre vittime per le loro spade; poi vedo Von Aulitz spronare il cavallo e colpire mio padre alla schiena, e dopo i cumani si avventano su mia madre disarmata e... e...
- E oggi, grazie a te, i tuoi hanno finalmente avuto vendetta - concluse Hans solennemente.
- No - rispose Henry. - Ho ucciso i loro assassini, è vero, ma questo non cambia nulla!
- Ma che altro potresti fare?
- Appunto: finché quelle merde umane erano vive, potevo trovare la forza di andare avanti al pensiero della vendetta! Ma ora che è fatta, beh... Che altro mi resta?

Hans tacque.
Certo, lo stato d'animo di Henry era più che comprensibile. Ora che gli odiati cumani responsabili del massacro di Skalica giacevano nella lordura del campo e nel loro stesso sangue, cos'altro restava ai sopravvissuti della Boemia? La guerra contro Sigismondo continuava, e con essa anche la complessa trattativa politica per riportare Venceslao sul trono che gli spettava, ma nessuna vittoria o vendetta poteva portare sollievo nel cuore di chi aveva perso tutto in quella guerra insensata.
I morti restavano morti, il trono era ancora vacante, e i loschi intrighi del bieco Istvan Toth gettavano ombre incerte sull'esito dell'alleanza tra i detrattori di Sigismondo in Ungheria e i nobili della Lega Boema.

- Henry, credo di comprendere quello che stai provando: i cumani meriterebbero di morire mille e mille volte per quello che ti hanno fatto, e anche così non troveresti pace comunque, perciò adesso ti sembra di non aver vinto proprio niente oggi... Ma la guerra va avanti amico mio, qui abbiamo vinto solo una battaglia, e non dimentichiamoci poi di Toth, di Von Aulitz e di tutta la feccia ungherese al servizio di Sigismondo!
- Certo ma comincio a temere che, quando arriverà quel giorno, mi sentirò esattamente come adesso: posso uccidere Toth, Von Aulitz, magari anche Sigismondo stesso... Ma la mia vita ruota solo in funzione di questo oppure, qualora portassi a termine tutte le mie vendette, non ci sarebbe altro per me in questo mondo?
- Eh no, amico mio, ti sbagli - Hans si fece serissimo. - Guarda cascasse il mondo, lo giuro sulla corona del Sacro Romano Impero e sulle chiappe cicciute di tutti i vescovi, a Rattay esisterà sempre il posto giusto per tutti e due!
- E quale? - chiese Henry stupito.
- Secondo te - conluse l'altro con aria ispirata. - Ti sei già dimenticato di Zdena e delle ragazze? Non vorrai deluderle, spero!

Henry lo guardò un attimo perplesso.
Era indeciso se ridere o se invece colpirlo in testa con un cazzotto ma subito capì che, dietro a quelle parole, Hans Capon aveva già trovato il giusto modo per risollevarlo un po' di morale. L'ultima volta che si erano recati assieme ai Bagni di Rattay era scoppiato un finimondo tra sesso, birra, gioco d'azzardo... e risse furibonde con mariti gelosi.

- Tu mi conosci, Hal - esclamò dunque Hans. - Un nobile non dividerebbe mai il proprio piacere con l'umile figlio di un fabbro ma, dal momento che sono così magnanimo, ti lascerò scegliere le ragazze per primo!
- Molto generoso da parte vostra - fece Henry ironico. - Così i mariti stavolta se la prenderanno prima con me!
- Beh, l'ultima volta è toccato a me, no?
- Sì, ma se mi ficcano la testa nella tinozza, dubito che riusciresti a tirarmene fuori in tempo!

Entrambi risero di cuore.

- Hans - sussurrò Henry. - Sei un vero amico!

FINE

   
 
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