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Autore: IrideNotturna    09/12/2018    2 recensioni
Zevran odiava qualsiasi festivitá. Nelle sua regione, si festeggiava solamente Halloween e tutte le altre venivano totalmente ignorate. Ma ultimamente stava impazzendo, non riusciva a sopportare nessuno, nemmeno se stesso. In passato vi erano state delle storielle ma giusto per passatempo. Con lei invece no, con lei non era cosí. Per farla contenta avrebbe accettato di festeggiare qualsiasi festivitá (non San Valentino.. quella si rifiutava categoricamente) pur di stare con lei. Ma vi era un problema.. LUI doveva morire!
Questa OS partecipa alla Challenge I´m dreaming of a white Christmas indetto dal gruppo Boys Love - Fanfic & Fanart´s World di Facebook. Spero vi possa piacere e di avervi incuriosito.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All´ombra del padre – OS

Raiting: ARANCIONE

Salve a tutti lettori e lettrici, per la prima volta ho deciso di partecipare alla  Challenge “I´m dreaming of a white Christmas” di un gruppo Facebook a cui sono iscritta ´Boys Love – Fanfic & Fanart's World´. La challenge consiste nello scrivere una storia a tema invernale ma con l´obbligo di inserire in essa, almeno uno dei prompt che avevano postato le organizzatrici. Quelli che ho scelto sono

CIOCCOLATO CALDO – NEVE – BUFERA

Per evitare di commettere errori, quali spoiler per l´opera originale, mi sono tenuta quanto piú misteriosa possibile. Vi lascio alla storia e spero che possa essere di vostro gradimento.

 

CUORE DI GHIACCIO

Da quando era stato costretto a seguire quell´uomo, niente era piú come prima. Le sue giornate di piena libertá, il poter addestrare i suoi tre allievi, la continua adrenalina che solo quella regione riusciva a dargli; erano ormai un ricordo molto lontano e, per quel che ne sapeva, poteva anche dire addio a tutto ció. Esatto, Skulleron, la temutissima regione oscura, una delle sei che componevano il continente di Glukos. Sin da piccolo, era stato addestrato a spirare, torturare e uccidere le sue prede; gli era stato insegnato ad essere il predatore assoluto reprimendo ogni tipo di sentimento; tutto doveva essere insignificante anche la propria vita non doveva avere alcun valore; l´unica cosa che veramente importava era il successo della missione. Yusuf era sempre stata la sua casa; essendo orfano e senza nessuno al mondo che potesse occuparsi di lui, gli venne del tutto naturale crescere sotto ognuno di questi punti, divenendo uno spietato assassino. A soli 14 anni, gli venne riconosciuto il titolo di Maestro  per esser riuscito a completare ogni missione affidata, senza riportare alcun tipo di ferita e, neanche nelle missioni che si furono susseguite dopo. Non si era mai vantato di quello che diventó, di essere il miglior assassino fra tutti, non gli piaceva essere elogiato e guardato con meraviglia da ogni piccolo poppante dell´accademia; preferiva starsene per conto suo e non avere compagni a cui badare, ma accettó di insegnare le sue tecniche a tre ragazzi che, secondo lui, avevano un enorme talento. Non si sarebbe mai aspettato che quei tre sarebbero diventati i suoi compagni di vita, tanto da considerarli fratelli.  Una cosa che non accettó mai, fu quella di essersi lasciato sconfiggere proprio da quell´uomo prepotente e arrogante: un mago. Odiava la magia, la disprezzava; con essa, anche il piú terribile dei titani poteva diventare un simpatico omone o essere distrutto in un secondo. Ma lui non odiava tutta la magia, no, odiava quella dei maghi, quella branca arcana che si divideva in molti rami uno piú odioso dell´altro.

Peró, per quanto potesse odiare con tutta la sua anima quell´uomo, da un parte, dentro di se, doveva ringraziarlo. Se non fosse stato per lui, non avrebbe mai conosciuto colei che aveva preso il possesso della sua mente e non con la magia. Con i suoi bellissimi occhi verdi, con i suoi lunghi capelli lisci e con quel suo essere cosí dannatamente bella per la sua vista; era riuscita a smantellare quello che i durissimi anni di addestramento da assassino gli avevano imposto. Ogni volta che la vedeva, doveva trattenere tutti i suoi impulsi maschili per non prenderla e farla sua li dov´era e questo, a volte, gli era veramente impossibile. Per sua fortuna (o sfortuna) erano obbligati a mantenere segreta la loro relazione proprio a causa di quel maledetto uomo che la doveva “proteggere” da qualsiasi pericolo. Ma secondo lui, non sapeva neanche proteggere se stesso, figurarsi gli altri. Perché allora non mettere fine alla vita di quell´inutile essere? Per quanta magia uno possa avere, un sorriso sulla gola è sempre letale. La veritá è che non poteva, sempre per quei trucchetti del cazzo che fanno loro: MAGIA. Si odiava per questo, si detestava per essersi lasciato sconfiggere da uno scarafaggio, da un deficiente; ma niente era perso doveva solo scoprire di piú… “Hey maestro! Non ci stai piú osservando” disse una voce destandolo dai suoi pensieri. Mentre stava con la testa fra le nuvole, si divertiva a lanciare e riprendere al volo il suo pugnale “Vi sto osservando Zed, continuate” “No che non lo stai facendo; altrimenti avresti rimproverato Shen che si è fatto scoprire mentre tentava di nascondersi!” lo rimproveró “Non è vero! Hai usato il potere delle tue ombre per scovarmi. Non tutti possiedono il tuo ´dono´” ribatté il suo compagno ma venne ignorato “Stai ancora pensando a lei vero?” “E a te cosa dovrebbe importare quello che pensa o fa il tuo maestro?” chiese tenendo il tono di voce fermo e gelido come sempre “Non mi importa nulla infatti! Tranne se questi tuoi pensieri intralciano i nostri allenamenti!” “Va bene allora, l´allenamento di oggi puó terminare qui!” gli rispose brusco alzandosi e dirigendosi verso casa.

C´era un´altra cosa che odiava ancora di piú di quell´uomo: lei doveva stare SEMPRE con lui, era obbligata a seguirlo e non la lasciava mai sola. Rarissime erano le volte che loro due stavano da soli o almeno, senza farsi scoprire da quel maghetto. I loro incontri erano molto brevi e, quando si trovavano nello stesso luogo, lui riusciva a sgattaiolare per andare a passare delle belle notti con lei ma non poteva fare piú di cosí. Fortunatamente era bravo a non dare nell´occhio, ma questo lo faceva star male perché adesso lei si trovava a Valdemar e lui era nella sua regione ad aspettare gli ordini del suo cliente (non per volontá ma per costrizione) attuale ovvero: QUEL FOTTUTISSIMO UOMO.

Si richiuse la porta alle spalle e si massaggió la testa ´Sto perdendo la mia compostezza… devo assolutamente riprendermi´ disse fra se e andó in cucina; ma si accorse che non era solo “Salve maestro! Giá finito l´allenamento con quei due?” “Evelyn, ciao. Bhé.. si, sono un po stanco e credo che andró a riposare” la ragazza lo guardó sconvolta “Stanco? Riposare? Sicuro di stare bene maestro?” “Si stai tranquilla, ho solo bisogno di starmene per conto mio”. Quando si voltó per accedere alla stanza che aveva dietro di se, si ritrovó Zed che si frapponeva fra lui e la porta e lo osservava con sguardo serio e braccia incrociate “Dobbiamo parlare Zevran!” disse in un tono che non ammetteva alcuna replica. Rarissime erano le volte in cui qualcuno dei suoi allievi lo chiamava per nome e di solito segnava l´inizio di una discussione o un litigio con uno dei tre. Solitamente ne usciva sempre vincitore, ma dato che sapeva benissimo di cosa il suo allievo volesse parlargli, dubitava che questa volta se la sarebbe cavata con le sue solite doti diplomatiche “Io credo che non abbiamo niente da dirci” “Noi, crediamo di si, invece!” continuó Shen che era appena entrato in cucina. “Un altro anno sta per concludersi e noi ci siamo stancati di vederti cosí” “Non vedo quale sia il problema, siamo qui tutti insieme piú Shaco che, dovrebbe rientrare a breve” “Il problema è che sei in una costante guerra contro te stesso e non riesci ad ammettere che ti manca la sua compagnia e hai bisogno di lei!” rispose Zed continuando a osservarlo deciso. Zevran mantenne saldo quel contatto visivo, non voleva dare la soddisfazione al suo allievo di averlo centrato in pieno e una parte di lui era veramente orgogliosa del fatto di essere il maestro di quei tre ragazzini che in poco tempo erano cresciuti non solo fisicamente, ma anche mentalmente. “Sai benissimo di chi sto parlando” “Lei stará con lui a Valdemar, qui non si divertirebbe affatto” “Smettila di pensare agli altri e pensa un po a te stesso!” gli urló contro e, estraendo il pugnale, lo attaccó. Ovviamente lui se lo aspettava e agilmente lo evitó; poi tentó di bloccargli la mano armata, ma Zed era pronto a quel contrattacco intrufolandosi nell´ombra di Shen e scomparve. Evelyn alzó gli occhi al cielo; sapeva giá che sarebbe finita cosí. Dopo quelli che sembravano essere minuti di eterno silenzio Zevran abbassó la guardia e si diresse verso la sua stanza, ma, fu afferrato alle caviglie da Zed e lo trascinó nell´ombra proiettata dal tavolo  “Hey Evi, vuoi un tè?” chiese Shen facendo finta di nulla “Ma si.. preparo l´acqua”.

 

Non era la prima volta che entrava nel famoso ´Piano delle ombre´; ed era sempre Zed a portarcelo. Era un luogo molto strano, in confronto la regione dell´oscuritá era un posto luminoso; qui, esisteva solo il buio totale senza alcun tipo di luce. Solo chi si muoveva tra le ombre e aveva contatto con esse riusciva ad avere il perfetto orientamento e in questo Zed era mille volte meglio del suo maestro. Infatti in quel piano, Zevran era del tutto inutile e non aveva alcuna via di fuga e non poteva neanche tornare indietro come gli pareva. “Potrai anche essere il nostro maestro; ma noi, da allievi, ci preoccupiamo per te! Peró lo devi ammettere: la ami o no?” inizió senza peró farsi vedere da lui. Senza paura, Zevran rispose “Sono un assassino, non posso amare nessuno!” “Non sto parlando di ció che puoi; ma di quello che vuoi. La ami?” ripeté “Perché ti importa tanto?” “Perché è la prima volta che ti vedo perdere la testa per qualcos´altro che non sia il tuo pugnale”. Dal momento che si trovava con le spalle al muro, Zevran decise di sfogarsi; cosa che non aveva mai fatto in vita sua “Vuoi veramente saperlo? D’accordo: si, io la amo da impazzire va bene? Vorrei averla qui, vicino a me, sentire il suo profumo, avere i suoi bellissimi occhi che mi scrutano, avere le sue sottili e delicate labbra sulle mie, vorrei fare l´amore con lei e sentire ogni suo gemito uscirle dalla sua bocca, sentirle pronunciare il mio nome; ma tutto questo non è possibile, e sai perché? Perché lei sta con quel figlio di puttana che non la lascia libera neanche un secondo. Lui la sta usando e lei è troppo ingenua per capirlo! Ha bisogno di me e io di lei…” gridó mantenendo sempre il controllo e per sfogarsi del tutto prese a pugni il terreno sotto i suoi piedi, come se volesse liberare tutto il suo dolore in quel luogo. Quando finí di parlare, una mano si poggió sulla sua spalla; ma lui capí subito che apparteneva a Zed senza neanche voltarsi per guardarlo “ Ricordi maestro? Essere assassini non significa solo abbandonare la propria anima e costruire un muro impenetrabile contro ogni tipo di sentimento. Dobbiamo solo sfruttare queste relazioni a nostro vantaggio. Lo hai detto tu o sbaglio?” “Vero. Non so che fare..” “Ti stai abbattendo per niente! Se lei non puó venire, perché non vai tu a trovarla?” “Non vi voglio lasciarvi da soli” “Suvvia, sappiamo divertirci anche senza di te, e poi noi non siamo tipi da festicciole e balli. Sai com´è Shaco quando arriva l´ultimo dell´anno. Torture, spaventi… sempre il solito” concluse tenendogli la mano per farlo rialzare “Adesso fammi uscire di qui. Odio questo piano”  “Va bene, va bene. Ricordati ti tener..” “Si lo so” disse sbrigativo.

Una delle abilitá piú potenti di Zed, era quella di conoscere tramite le ombre, l´esatta posizione di tutti quelli che lui cercava; in particolare quella dei suoi alleati e amici. Zevran aspettó qualche minuto prima di riaprire gli occhi; ma, quando lo fece, non si trovava piú a casa sua “Io lo uccideró un giorno a suon di schiaffi” tuonó non rendendosi conto del tono di voce “Sempre a uccidere pensi? Sono curioso di sentire chi sia la vittima” disse una voce dietro di lui “Hey scoiattolo, chi lo sa, potresti essere tu la vittima” rispose mentre si girava e lo osservó sorridendo. L´elfo invece rispose al contatto visivo con odio “Cosa ci fai qui?” “Conosci il detto ´chi si fa i cazzi suoi vive 100 anni in piú´?” “Sono un elfo, la mia vitá e giá abbastanza lunga senza che tu ci aggiunga altri 100 anni. Se sei qui per parlare con lui, sappi che non è qui. Hai fatto tanta strada per niente e, soprattutto, sei entrato in casa mia senza permesso! Quindi, fuori di qui! ci manca solo che mi accusino di aver chiamato dei sicari per far fuori la gente!” disse spingendolo fuori dalla porta sul retro di casa e sbattendogliela in faccia. ´Prima o poi ti faró fuori scoiattolo rompipalle! Comunque meglio che lui non sia qui. La giornata è giá andata abbastanza di merda anche senza vedere la sua lurida faccia da cazzo.´

 

L´inverno nella regione della natura, era piú duro rispetto a quella dell´oscuritá anche perché, era una zona molto piú umida. Fuori vi era una nebbia fittissima che non si riuscivano a vedere neanche i lampioni presenti lungo le strade. Dalla finestra del piano superiore della casa da cui era stato appena cacciato, filtrava una debole luce. Fortunatamente, oltre alla nebbia vi era anche l´oscuritá della zona, quindi poteva muoversi come meglio credeva senza dare nell´occhio. Per lui fu un gioco da ragazzi arrampicarsi fino alla finestra e, una volta arrivato su, la vide: quella bellissima ragazza dai lunghi capelli castani che tanto amava, intenta a leggere un libro e, di tanto in tanto, sorseggiava qualcosa dalla tazza fumante che poi poggiava sul tavolo di fronte a se. Sdraiato per terra accanto a lei, vi era il suo fedelissimo compagno, un affascinante grande lupo nero che stava giá osservando Zevran fuori dalla finestra ma non si mosse: lo conosceva e, sicuramente, aveva intuito che lui volesse fare una sorpresa alla sua padrona. Con le sue abilitá, scassinó la serratura senza emettere il minimo suono, il tutto sotto gli occhi attenti dell´animale che continuava a fissarlo agitando debolmente la coda, lei invece era completamente immersa nella lettura. Molto cautamente le si avvicinó e l´abbracció da dietro mettendole velocemente una mano sulla bocca per impedirgli di urlare e far tornare quell´elfo rincoglionito. “Ssh piccola mia. Sono io..” disse baciandole la fronte e, quando lei rilassó il corpo, la lasció andare “Z-Zevran..” sussurró il suo nome restando completamente senza parole. Lui le appoggió le sue fredde labbra a quelle calde di lei ´Beveva cioccolata calda allora…´ pensó ma poi ritornó a concentrarsi sul bacio e al fatto che lei rispose pienamente ad esso rendendolo lento e travolgente. Lui inizió a intrufolare la sua lingua nella bocca di lei, iniziando cosí una lunga dolce danza e, senza mai staccarsi da lei, inizió a privarla dei suoi indumenti notturni spingendola lentamente verso il letto. Quando anche lui si tolse i suoi indumenti il piú velocemente possibile, sfogó tutto quello che aveva dentro, emozioni di ogni tipo mentre sentiva lei gemere ad ogni spinta che lui con foga gli donava. Solo quando entrambi ebbero raggiunto il piacere, Zevran si staccó da lei e la osservó mettendosi accanto “Quanto stracazzo puoi essere bella?” “Viva la finezza Zev” rise “Come mai qui?” disse dolcemente mentre si accoccolava su di lui “Sai.. Non avevo niente da fare e sono entrato nella prima casa che avevo davanti e, guarda caso, c´eri tu” scherzó lui accarezzandole i capelli “Dai, dico seriamente” “Secondo te? Mi mancavi.. dal momento che tu non puoi venire, ho deciso di raggiungerti io” le sorrise e sapeva di averla fatta arrossire “Mi sei mancato molto anche tu” disse a bassa voce e stringendosi ancora di piú contro di lui, si addormentó all´istante. ´Chi sa da quanto tempo non dormiva a causa mia.. sono stato veramente uno stupido a non pensarci prima a quest´alternativa..´  disse fra se mentre le posava un bacio sulla fronte. Coprí entrambi con la spessa coperta e si lasció andare anche lui ad un sonno profondo.

Fuori iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve e, ben presto, i terreni di Valdemar sarebbero stati ricoperti da un freddo manto bianco; ma a lui non importava, in quanto poteva scatenarsi la piú temibile delle bufere, poiché, in quel momento, lui era con la persona che piú amava al mondo scaldando anche il suo cuore di ghiaccio.

 

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Angolo autrice

Rieccomi qui da voi. Zevran è uno dei personaggi che ancora non è mai stato nominato nella mia long cosí come i suoi tre allievi. Ho voluto parlare di lui cosí chi ha letto la mia storia, potesse trovarsi sullo stesso livello di chi ancora non l´ha ancora fatto. Ma tranquille… comparirá presto nei prossimi capitoli e lo vedrete ancora di piú in azione! Detto ció ringrazio le organizzatrici di questa Challenge invernale e non vedo l´ora di parteciparne ad un'altra. Spero anche di poter proseguire con la storia perché mi è un po difficile scrivere delle OS sulla mia long se i personaggi e la storia stessa non proseguono nel loro corso. Chi lo sa, magari faró uscire un´altra OS ma in un contesto lontano da quello che si trovano ora.

Potete trovare la long sul mio profilo efp o cliccare i capitoli sulla mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/The-IrideNotturna-Story-1627952290784409/

Grazie per aver letto. Alla prossima storia!

Vostra

IrideNotturna

 

   
 
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