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Autore: Lodd Fantasy Factory    13/12/2018    0 recensioni
"Gli uomini avevano tutte le carte per sopravvivere, ma si erano lasciati tanto ammaliare da quell'assurda realtà in apocalisse, che la stessa aveva finito per consumarli. Herold, malgrado il suo spiccato senso dello humor, era stato uno di quei tanti. Ora, vagava senza meta, addentando il prossimo."
Genere: Comico, Horror, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I meteorologi avrebbero dato all'anticiclone che aveva portato tutta quell'afa il soprannome di Caronte, come ogni estate. Come ogni anno. Peccato che tutto fosse andato in malora in poco meno di sedici mesi. Quel nome, però, tratto da colui che traghetta le anime, mai sarebbe stato più azzeccato per l'occasione. L'ironia della vita, o il sarcasmo della morte.

Il sole cocente aveva reso l'asfalto al pari di una piastra per hamburger. La carne al fuoco era ancora tanta, e strisciava ovunque, incapace di avvertire alcuna sorta di dolore, o di percepire le proprie macilente carni cucinarsi ad ogni passo, o guizzo. Il caldo aveva contribuito a rendere gli ambulanti più inquietanti. La pelle ed il sangue rappreso avevano assunto una tonalità carbonizzata, mentre le mosche avevano trasformato quei cadaveri in morbidi sacchi per vermi.

Come aveva potuto il mondo cadere così in basso, dunque? “La madre degli idioti è sempre incinta”, amava ripete Herold. Ed aveva continuato a farlo, man mano che le vite di amici e sconosciuti gli scorrevano sotto gli occhi e fra i denti, con la medesima arrendevolezza di una mosca, incapace di realizzare di stare sbattendo contro un vetro.

Gli uomini avevano tutte le carte per sopravvivere, ma si erano lasciati tanto ammaliare da quell'assurda realtà in apocalisse, che la stessa aveva finito per consumarli. Herold, malgrado il suo spiccato senso dello humor, era stato uno di quei tanti. Ora, vagava senza meta, addentando il prossimo.

All'inizio, dopo essersi abituato al sapore del sangue, era quasi stato divertente. Le città pullulavano di aitanti eroi, pronti a farsi sbranare la faccia alla prima occasione. Ma col tempo, gli uomini avevano capito che i film ed i romanzi avevano predetto un evento impossibile da controllare. Avrebbero dovuto istruirli su come difendersi, invece di generare una schiera di esaltati dal grilletto facile.

“#4everyoung/Bloodysummer/Pictureofthedead/!” pensò Herold, nel mentre che il suo polso destro si distaccava – intrappolato nelle manette – e lui si avventava sul braccio dell'ennesimo minorato, che aveva creduto di poter giocare col suo cadavere, e condividere col mondo intero la propria idiozia. E dire che Internet era collassato da mesi! Gli cadde addosso a peso morto – adorava certi giochi di parole – ed approfittò del vantaggio offertogli dallo status di shock del ragazzo aggredito per guizzare verso la sua gola. Affondò i denti ammuffiti nella trachea e strappò con foga, lasciandosi investire da un fiotto di sangue. Si sentì rigenerato, e la ferocia s'impadronì di lui. Il telefono, pur con lo schermo filato, aveva continuato a scattare. Ne venne fuori un book dell'orrore.

Herold avrebbe anche provato a trattenersi, se solo ne fosse stato capace, ma la natura dell'infezione che lo dominava non gli consentiva alcuna interferenza con le azioni intraprese dal proprio corpo. Cominciò a credere che si trattasse di una qualche sorta di virus che puntava ad espandersi, e l'unico modo che aveva per farlo era abbattere altri esemplari. Era prigioniero di se stesso. Aveva dunque lasciato da parte il ribrezzo ed il disgusto e, tutto considerato che avrebbe continuato a farlo sinché qualcuno non l'avesse abbattuto, decise che quantomeno avrebbe provato a divertirsi. Era come guardare un perenne film dell'orrore, con l'unica eccezione di poter di quando in quando far emettere alla creatura un rantolo raccapricciante.

Col tempo, il corpo di Herold aveva progredito nella fase di decomposizione – pur se inspiegabilmente rallentata – ed aveva a poco a poco notato che la sua forza e la resistenza alle pallottole era aumentata. Dopo il sesto mese, uno strato di muffa si era incrostato nelle zone amputate del suo fisico, mutando in forma sempre più ossea. Le poche volte che aveva potuto guardarsi allo specchio, magari fermo davanti alla vetrina di qualche negozio ormai depredato, in attesa di un qualche rumore che indicasse al virus la possibilità di proliferare, aveva contemplato lo schifo che era diventato. Ma il ribrezzo era mutato anch'esso in un vago senso d'orgoglio.

Lo divertiva vedere le fortificazioni che l'ospite tossico aveva progettato per sopravvivere: la mascella destra era oramai un grosso bozzo osseo, che aveva sfruttato più volte per fracassare vetrate e pareti in cartongesso. La mano amputata era divenuta uno spunzone, ottimo per diffondere lacerazioni che, pur nel caso le vittime fossero riuscite a sfuggirgli, le avrebbe infettate sino a portarle al decesso, e dunque alla rinascita.

Poté dirsi quasi soddisfatto del successo del suo operato. Aveva visto più luoghi da morto ambulante che da vivo, ed incontrato più persone di quante non ne avesse durante i suoi ventidue anni di vita. Anche il gruppo di amici coi quali condivideva le proprie scorribande poteva dirsi di gran lunga migliore di quello passato: Jacob, un poliziotto privo degli occhi e senza un piede; Annette, la “vecchietta prostituta”, così definita per il mezzo seno che pendeva fuori dal sudicio reggiseno, divenuto una sorta di cadente sperone; il piccolo Herby, il più lento, un ragazzino su una sedia a rotelle elettrica dotata di pannello solare, la quale apparente disabilità aveva ingannato molti; e Nerone, la volpe abbrustolita che gli aveva quasi strappato un ginocchio, dopo aver banchettato col piede di Jacob.

Herold non sapeva se quella sarebbe stata la sua ultima estate, ma erano ormai pochi gli umani che osavano sfidare la fortuna, o forse ancora in vita. Era un mondo di defunti ambulanti, non più stregati dallo schermo di uno smartphone, ma costretti a guardare la vita attraverso un vetro, come mosche incapaci di passare oltre.

 

Fine.

   
 
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