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Autore: Stria93    14/12/2018    1 recensioni
L'alba sarebbe presto giunta a rischiarare con la sua luce impietosa la piccola cittadina del Maine e le vite dei suoi abitanti, portandosi via il segreto di un'altra proibita notte di passione consumatasi nella casa del Sindaco.
(Brevissima shot a tema SwanQueen)
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo sopra Storybrooke aveva da poco iniziato a venarsi all'orizzonte di tenui striature rosa e pesca.
L'alba sarebbe presto giunta a rischiarare con la sua luce impietosa la piccola cittadina del Maine e le vite dei suoi abitanti, portandosi via il segreto di un'altra proibita notte di passione consumatasi nella casa del Sindaco.
Emma Swan e Regina Mills erano entrambe già sveglie (non che avessero dormito molto, in realtà) e giacevano pigramente tra i cuscini e le preziose lenzuola di seta, ormai tutte stropicciate e scomposte a causa delle loro lascive attività notturne. Il tessuto morbido e liscio aveva conservato il tepore dei loro corpi nudi e ne aveva assorbito la fragranza, cosicché ora l'intero grande letto matrimoniale emanava un singolare sentore a tratti dolce, a tratti speziato, a tratti pungente e un po' acre.
Regina se ne stava comodamente sdraiata tra le gambe lunghe e tornite di Emma, la testa bruna appoggiata al petto di lei e gli occhi semichiusi, dolcemente cullata dal ritmo del suo respiro calmo e dal battito forte e regolare del suo cuore. Un cuore che, lo sapeva, apparteneva a lei.
La Salvatrice teneva il sindaco tra le braccia, accarezzandole le spalle perfettamente cesellate come da uno scultore e, di tanto in tanto, stampandole dei teneri baci sulla pelle di porcellana ancora ardente di quello stesso fuoco dal quale le due donne si erano lasciate divorare con infinita beatitudine nelle ore precedenti.
Ma ora, il tempo a loro disposizione stava ancora una volta per scadere e, per quanto nessuna delle due ne avesse mai abbastanza dell'altra, avrebbero dovuto pazientare e mettere a tacere il loro sgorgante desiderio almeno fino al nuovo sopraggiungere della sera, perché il loro non era un amore che potesse essere esibito alla luce del sole.
Così Emma e Regina attendevano con trepidazione che le tenebre calassero ogni giorno su Storybrooke, che i rumori della città si acquietassero, che tutti si ritirassero nei loro nidi sicuri prima di ritrovare se stesse l'una tra le braccia dell'altra e abbeverarsi da quella mistica fonte che rinfrescava e bruciava al tempo medesimo.
Quando l'orologio della torre sopra la biblioteca batté sei possenti rintocchi, Emma emise un buffo suono a metà tra un gemito e un sospiro. - Sono già le 6! Non ci posso credere! -
Ancora placidamente sdraiata sul corpo della Salvatrice, Regina fece un sorrisetto avvertendo la distinta nota di frustrazione nel tono della sua compagna.
- Il tempo è rimasto fermo per ventotto anni in questa città, e ora invece sembra quasi che scorra a velocità doppia. Non è giusto! -
A quel punto, il sindaco interruppe, anche se a malincuore, il contatto con il corpo caldo e profumato di Emma, mettendosi in ginocchio di fronte a lei con un sogghigno. - Mi stai forse velatamente confessando di rimpiangere il Sortilegio Oscuro, Salvatrice? Forse avresti dovuto pensarci due volte prima di spezzarlo. -
Emma afferrò un cuscino e fece per colpire l'altra che però si scostò appena in tempo scoppiando in una risata.
- Sei tutta scarmigliata, Signora Sindaco. - commentò Emma in tono beffardo, tradito però dal suo sguardo pieno di tenerezza. - Non puoi presentarti in municipio in queste condizioni, con quei capelli che gridano ai quattro venti quanto ti sia divertita stanotte. Sul serio, hai il tipico aspetto di una reduce da una magnifica notte di sesso sfrenato e Storybrooke è una piccola città, tutti conoscono tutti e le voci girano... -
Gli occhi nocciola di Regina lampeggiarono di una scintilla maliziosa e la donna si piegò in avanti fino a portare il proprio viso ad un soffio dall'orecchio di Emma. - Stai dicendo che mi trovi impresentabile, Signorina Swan? Eppure credevo di piacerti stanotte, quando mi supplicavi di fare questo... -
La bionda sussultò e rabbrividì di piacere sentendo la mano di Regina insinuarsi a tradimento tra le sue gambe.
- … o questo. -
Emma gettò la testa all'indietro e si lasciò sfuggire un gemito mentre le labbra del sindaco esploravano avidamente i dintorni del suo collo.
- Ok, ok. - ammise con voce roca e il fiato corto. - Forse non sei messa così male, dopotutto... -
Regina sorrise, la bocca ancora premuta contro la gola pulsante della bionda, poi, molto lentamente, ritirò la mano sfiorandole le cosce e tornò a sistemarsi sul materasso di fronte a lei, godendo nel vedere le sue gote imporporate e la voluttà che riempiva lascivamente i suoi occhi verdi, ormai quasi del tutto oscurati dalle pupille tanto queste erano dilatate per l'eccitazione.
- Ad ogni modo, - riprese Emma, cercando di controllare la nuova prepotente ondata di desiderio provocata dai gesti di Regina, - non puoi davvero pensare di uscire così. Lascia almeno che ti sistemi i capelli. -
La bruna alzò le spalle e sorrise. - Sarà un vero piacere, Signorina Swan. - dopodiché si voltò dando la schiena alla Salvatrice, sedendo sul letto a gambe incrociate come una bambina docile e ubbidiente.
Emma prese la spazzola d'argento appoggiata sul comodino e cominciò a passarla con attenzione tra i capelli folti e corposi di Regina.
Li sfiorava con delicatezza, quasi con reverenza, come se quella fluente chioma d'onice fosse il tesoro più prezioso di tutti i reami. Non avrebbe mai smesso di stupirsi di quanto essa risultasse soffice e piacevole al tatto, sotto le sue dita, né di quello sbalorditivo tono di nero, scuro e compatto come ali di corvo che ogni tanto intercettavano uno sparuto raggio di luce e brillavano per un secondo di riflessi quasi blu, prima di tornare del colore delle notti di novilunio.
A un tratto, un lontano ricordo iniziò a prendere sfumatamente forma nella mente della Salvatrice: il ricordo di una vecchia canzone d'amore udita chissà quanto tempo prima e chissà dove ma che, seppure inconsapevolmente, doveva essere rimasta ben impressa nella sua memoria e nel suo subconscio.
La melodia, costituita da null'altro che poche note di pianoforte e dalla voce dal timbro inconfondibile di Nina Simone era lenta e delicata, come una rassicurante e ipnotica ninnananna.
Quasi senza accorgersene, Emma iniziò a canticchiare sommessamente mentre ogni dolce colpo di spazzola su quella capigliatura corvina era come una carezza amorevole.
Regina chiuse gli occhi e sorrise, rilassandosi in ascolto del lieve canto della donna alle sue spalle che, alle sue orecchie, non sarebbe stato messo in ombra neanche da un intero esercito di sirene.


  
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