La lunga notte è terminata, lentamente oltre al profilo delle montagne compare il roseo chiarore del mattino e all’orizzonte giunge l’alba di un nuovo giorno. La tua lapide è la prima ad essere illuminata dai deboli raggi che filtrano tra gli alberi, immacolata, candida come l’innocenza ormai perduta.
 
Credevi di diventare un eroe come quei soldati valorosi e impavidi rappresentati nei manifesti di propaganda: onore e gloria ai caduti per la Patria.
Le illusioni sono svanite nel vento, e tutto ciò che resta è il dolore di una generazione condannata.

Hai perso te stesso in quell'inferno di morte e distruzione, diventando così uno dei tanti spettri con il volto scavato e lo sguardo spento. Con rassegnazione sostenetti il passo, marciando a testa bassa verso il tuo imminente ed inesorabile destino.
Nessuno ascoltò le tue ultime preghiere, sovrastate dal fragore delle detonazioni e dalle disumane grida di disperazione. Sarebbe stato romantico scomparire in un vortice infuocato, avvolto in una nube di fumo, senza nemmeno avvertire il suono dell'esplosione. Ma la Morte con te fu crudele, giunse lentamente tra atroci sofferenze. Agognasti il tuo ultimo respiro, osservando il cielo velato e stringendo in pugno la nera terra, aggrappandoti disperatamente a quella vana speranza di salvezza.

Ti trovarono riverso nel fango, il tuo corpo orribilmente deturpato era avvolto da brandelli di vesti insanguinate. Sarebbe stato impossibile riconoscere il colore della tua divisa, decisero di seppellirti per rispetto e pietà, senza sapere se fossi alleato o nemico, ciò non aveva alcuna importanza.
Il veterano che scavò la fossa riconobbe soltanto l’ennesimo ammasso di carne senza nome e identità, la giovane recluta invece impallidì e rabbrividì pensando che presto avrebbe potuto condividere il tuo misero destino.
È forse lui il soldato che giace al tuo fianco?

Non ci sono fiori sulla tua tomba, eppure qualcuno ha atteso invano il tuo ritorno, stringendo tra le mani la fotografia vecchia e sbiadita di un ragazzo dal timido sorriso e gli occhi lucidi che brillavano di sogni e speranze per il futuro.
La Storia ha dimenticato il tuo nome, ma il tuo ricordo è rimasto per sempre, immutato, nel cuore di coloro che ti hanno amato.

Nella valle non echeggiano più i botti degli spari e i tuoni dei cannoni, campi incolti e giovani foreste nascondono i labirinti delle trincee e le voragini delle bombe. È scomparso anche il filo spinato che delimitava la desolata terra di nessuno, e i fugaci lampi dei razzi non illuminano le notti senza luna.
Rimani a vegliare sulla cima di questo colle, muto testimone di ciò che è stato.
Hai visto la tua ultima estate, ora è tornato l’inverno, i primi fiocchi di neve cadono sul terreno ghiacciato, e tu riposi in pace nel Silenzio.