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Autore: N a r a y    17/12/2018    2 recensioni
«Perché hai dimenticato ...»
Il diavolo parve riflettere e con un sorriso amaro ondeggiò la testa: «Raf ... lascia perdere»
«Ma eravamo finalmente legati! Avevamo qualcosa che ci rendeva vicini, non solo noi due, ma anche gli altri! Me lo avevi detto anche tu! Me lo ricordo! Avevamo detto che nulla sarebbe cambiato da quel giorno, perché invece tu ti comporti così ora!»
Raf pronunciò ogni singola frase che fin dall'inizio di quel giorno si era tenuta dentro. Le aveva ripensate e ripensate cercando il giusto approccio per porsi a lui, ma Sulfus era così sfuggente e non appena ne ebbe l’opportunità, Raf dette vita a tutti quei pensieri.
Sulfus non si scompose. Con sguardo neutro cercò di non mostrare a Raf la sua irrequietezza: «No ...» si limitò a rispondere. «Un giorno mi ringrazierai, e così anche gli altri».
Raf scosse la testa. Non ci voleva credere, le sembrava tutto così assurdo!
Assurdo che Sulfus si fosse imposto di tornare suo nemico come in principio e dimenticare tutto quello che avevano passato insieme!
Un senso di malessere pervase l'angioletta non appena gli occhi si posarono sul viso di Sulfus.
Girato di profilo il diavolo sembrava avere un’aria sofferente.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Raf, Sulfus
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera!

Per prima cosa vi chiedo scusa: so di aver scritto che mi sarei impegnata per non mancare troppo nell’aggiornare la storia, ma come ogni persona, ho avuto anche io parecchi impegni urgenti da sistemare e tanti ancora da portare a termine.
Detto ciò vi lascio alla lettura e lasciate pure un commento se volete comunicarmi vostri pareri a riguardo!

Tranquilli non mordo!
 
 
 
 
 







Le indagini continuano(?)












 
 
 
Raf girò lo sguardo varie volte verso il gruppo di diavoli seduti a mensa.
Per la decima volta lo fece, ma all’appello questa volta mancò Sulfus.
Sobbalzò sul posto, ma poi si rassicurò quando lo vide tornare stranamente cupo. Non capiva perché si sentisse così preoccupata per quella testa cornuta, dopotutto per come ultimamente stavano andando le cose tra loro, non vi era affatto bisogno.
Eppure, qualcosa non le tornava, sapeva che anche Sulfus in un certo senso stava soffrendo come il resto della compagnia e lei in cuor suo lo aveva oramai accettato come amico. Lasciarlo perdere non rientrava nei suoi piani e tanto meno ritornare a considerarlo come nemico.
In realtà, ora che ci pensava, non aveva mai visto Sulfus come un nemico ...
Facevano parte tutti di un disegno molto più grande, erano ingranaggi per muovere una macchina perfetta e imperfetta; tutti avevano uno scopo preciso, ma forse a loro ancora non si era svelato del tutto.
Poi vide Michea, tornare anche lui, da non si sa dove.
Raf si appoggiò al tavolo sospirando.
«Non ti va di mangiare oggi?»
«Guarda che non ti vogliamo di nuovo veder cadere alle prove di Volo e Portamento Serafico*!» rise Ang-lì mentre con una cucchiaiata pulì l’intera tazza di fragole e panna cherubina.
Raf sbuffò facendo una piccola smorfia all’amico.
«Avevi la testa tra le nuvole quel giorno, letteralmente! Almeno il sedere ha attutito la caduta!» rise Uriè prima di mordere un biscotto.
Raf si ricordava della caduta molto bene e il suo fianco ne era testimone.
Aveva iniziato a pensare a Raoul, non sapeva nemmeno per quale motivo, poi aveva girato lo sguardo su Michea.
Dire che il suo volo e il suo portamento erano davvero serafici, era dir poco! Sembrava nato per volare e avere un portamento così elegante e fiero.
Poi era arrivata la caduta e il male al sedere, che ancora si faceva sentire.
Si era letteralmente lasciata ammaliare da Michea. Ogni volta che ci pensava si dava della stupida, ma sorrideva sempre.
«Ok, ok ragazzi so cosa è successo, me lo ricordo bene!» rise Raf concludendo la chiacchierata.
Ci fu un attimo di silenzio prima che uno di loro cominciasse a parlare.
«Sapete, ho sentito dire che il numero di persone toccate dai Riviventi sta, crescendo …» iniziò Ang-lì. Si percepiva dal tono di voce che l’argomento gli premeva alquanto.
I ragazzi non risposero subito, alcuni sospirarono. «Io ho sentito da alcuni professori terreni che anche alcuni studenti di questa scuola sono stati toccati recentemente …» continuò Uriè.
Si guardarono, puntando i loro occhi su ogni membro del gruppo: «Ora sono … spenti, non parlano, non ridono, non piangono, non pensano, sono come …»
«Morti» concluse Miki per Gabi.
Lentamente l’atmosfera si fece fredda e cupa.
«Questa storia deve finire! Non possiamo fare più finta di nulla!» esclamò Uriè di botto, abbandonando il bicchiere sul tavolo della mensa.
«Se ne stanno già occupando le Alte e le Basse Sfere …» disse Gabi.
«Ma non stanno risolvendo nulla» continuò Miki.
Raf abbassò lo sguardo: «Sapete che ci serve il loro aiuto per sconfiggere i Riviventi …»
I quattro angeli annuirono all’unisono con espressioni preoccupate.
Tutti quanti volevano riconciliarsi con i diavoli, ma loro non sembravano della stessa idea. Ma poco importava; alla fine i Riviventi erano un problema di tutti i mondi: quello degli angeli, diavoli e terreni.
Poi, il fatto che le Alte e Basse sfere non avessero chiesto minimamente l’aiuto di Raf e Sulfus, lasciava alquanto perplessi ...
Sapere che i terreni ne stavano pagando le conseguenze, inermi e ignari stava facendo ribollire il sangue ai cinque angeli, e non solo loro …
Girarono lo sguardo verso un angioletto poco distante, dal ciuffo ribelle color nocciola e uno sguardo una volta sorridente. Si chiamava Wei ed era conosciuto in tutta la sua scuola per la sua fantastica risata.
Rideva molto quando era in giro con il suo terreno.
Tutti avevano iniziato a pensare la stessa cosa: i terreni non erano più al sicuro, non più come prima.
«Se succedesse a Mara …» disse Uriè quasi sospirando, come se avesse paura che potesse accadere veramente.
Raf la capiva, sentiva prudere le ali al solo pensiero di lasciare Andrea senza la sua custodia ogni giorno da quando era arrivata a scuola. Aveva paura, tanta paura.
Come tutti nella scuola.
Erano più che sicuri che anche alcuni tra i diavoli temevano per i loro terreni. Probabilmente non quanto loro, ma il fatto che delle creature create da un angelo e un diavolo potessero causare così tanti problemi non solo sulla terra, preoccupava pure gli Inferi.
Ang-lì prese tra le mani il suo fumetto preferito che si portava quasi sempre dietro. Lo aprì, dove vi era un’orecchietta alla pagina e con sguardo amaro sorrise.
«Sarebbe fantastico poter fare come i supereroi …» chiuse il fumetto e osservò rapito la copertina, dove un personaggio con una tutta attillata e un lungo mantello, alzava un pugno micidiale contro il male.
«… Loro combattono il male come noi e salvano l’umanità … ma perché noi non riusciamo a salvare una manciata di umani invece?» e ripose sul tavolo il fumetto, riponendolo nella pila con tutti gli altri.
«Noi aiutiamo gli umani a prendere le scelte giuste, ma non possiamo interferire con le loro vite … non sarebbe giusto», disse Miki, «… ma forse è arrivato il momento di fare un passo in avanti, rischiare ancora una volta».
Raf e gli altri alzarono lo sguardo sull’amica.
«Alte e Basse Sfere o no, la situazione è degenerata. Faremo qualcosa, continueremo ad indagare e scovare il resto dei Riviventi!» disse risoluto Gabi.
«Sono sicuro che Malachia potrà darci degli ultimi indizi, dopotutto ci ha aiutato molto lo scorso anno per sconfiggerli» aggiunse Ang-lì sistemandosi i grandi occhiali sul naso. I suoi occhi brillavano dall’emozione.
«Quindi è ufficiale, la grande compagnia riapre le indagini!» esclamò Uriè cercando di contenersi per non farsi sentire dall’intera mensa.
Raf chiuse gli occhi e sorrise. Era bello vedere i suoi amici di nuovo uniti e pieni di energia. Erano stati lunghi mesi pieni di angoscia e tormento per loro, ma ora era sicura che le cose sarebbero cambiate.
«Direi allora che la prima cosa da fare sia rimettere in gioco anche i diavoli» disse l’angioletta dai capelli biondi.
«Non sarà semplice, il loro capo sembra aver tirato dritto per la sua strada obbligando la sua ciurma a seguirlo …» fece presente Miki, grande osservatrice come a suo solito.
Raf annuì: «Sì, ma Kabalè, Cabiria, Mefisto e Gas non sono stupidi. Sanno benissimo quanto noi che questa situazione è rischiosa e non sta affatto cambiando, nemmeno con l’intervento delle Alte e Basse Sfere. Tocca comunque a noi agire!»
«Ma Sulfus è essenziale quanto te in questo caso Raf, senza di lui non possiamo eliminarli i Riviventi!» puntualizzò Uriè mentre girava il cucchiaio nella tazza.
«Sulfus è orgoglioso, ma non credo sarà un problema. Ora, ha solo paura …»
«Paura? Lui!?» esclamò Ang-lì Quasi gli caddero gli occhiali dal viso.
«Non vuole che le cose si ripetano, ha paura per il futuro di tutti noi» rispose Raf, «Dobbiamo solo fargli capire che questa situazione non troverà mai una fine se non ci aiuterà; le sue paure altrimenti diventeranno reali …»
Gli angeli annuirono alle parole della giovane.
Intanto grandi occhi di ghiaccio osservavano il gruppetto a capotavola.

 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«Ahh, diamine!» esclamò Andrea.
Era mattina e arrivato finalmente alle macchinette per prendere uno snack, si era accorto che tra i soldi che aveva inserito gli mancavano cinquanta centesimi.
Si grattò la testa pensando se potesse riuscire a prendere qualcos’altro senza perdere le monete dentro la macchinetta.
«Perché tutte a me!» purtroppo non vi era nulla che costasse così poco.
A un tratto sentì qualcuno inserire una moneta nella macchinetta. La caduta del soldino sul fondo gli fece alzare lo sguardo verso il salvatore della sua giornata.
«Michele!» esclamò sorpreso.
Il ragazzo sorrise: «Scegli pure» gli disse sorridendogli.
«Che bello! Sei tornato finalmente!» rispose Andrea selezionando e prendendo lo snack dalla macchinetta.
Porse a Michele il resto ma lui alzò una mano: «Grazie, ma non c’è bisogno».
«Mi dai i compiti di matematica e poi mi presti i soldi per la colazione! Sei il mio salvatore Michele!» gli fece un luminoso sorriso, tanto da suscitare una piccola risata all’amico.
«Non c’è di che!»
Si osservarono per qualche attimo. Michele vide Andrea tentennare: se rimanere in silenzio o dire qualcosa.
Il giovane dai capelli corvini sorrise: «So cosa mi vorresti chiedere» disse «Ti racconto mentre andiamo in classe».
Andrea annuì e lo seguì spostandosi al suo fianco.
«Mi ero davvero preoccupato vedendoti scappare via in quel modo …»
«Mi spiace, non era mia intenzione, ma purtroppo in famiglia le cose non stanno andando molto bene …»
Andrea non disse nulla per qualche attimo. Conosceva ragazzi con diverse famiglie separate e non sempre era facile per loro parlare di queste cose, soprattutto se i genitori si erano lasciati da poco.
«Mi spiace …se posso fare qualcosa …» azzardò.
«Non credo» rispose subito Michele facendo ammutolire Andrea.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui e sorrise: «Non credo tu possa riportare in vita mia madre» e gli tocco una spalla.
Andrea spostò lo sguardo a terra, impensierito. Avere addirittura un genitore morto; era davvero complicata la faccenda.
«Non posso nemmeno immaginare come tu possa sentirti …»
Michele continuò a sorridergli: «Non ti devi preoccupare, non lo sapevi e poi non è per quello comunque che sono scappato da scuola l’altro ieri» continuò.
«E’ per mio padre …»
Andrea alzò lo sguardo: «Tuo padre?»
«Sì, è un fotografo, gira per il mondo e non lo vedo quasi mai. Quel giorno era il mio compleanno, speravo che per la mia festa potesse prendersi un giorno di stacco, ma … l’agenzia per cui lavora lo ha chiamato con urgenza e ha preferito andare che rimanere con me».
Andrea lo guardava in silenzio. Era davvero dispiaciuto, ma magari ancora qualcosa poteva fare.
«Quindi era il tuo compleanno!?» esclamò, «Organizzeremo una festa allora! Inviteremo tanta gente così non sarai solo, no!?»
Si appoggiò alle sue spalle non appena vide Michele pronto a ribattere per la sorpresa: «Non voglio sentire no! Affidati al più bravo organizzatore di feste e vedrai che non te ne pentirai! Diventerai il più famoso della scuola credimi!»
«Mi basta anche una semplice festa con poche persone Andrea», disse un poco impacciato.
«Come sei modesto!» e gli diede un colpo amichevole sulla spalla.
«Allora hai la casa grande o devo trovare un altro posto per la grande festa?» iniziò Andrea con i preparativi.
Michele sospirò: «Penso che farla a casa mia non sarà un problema …»
«Perfetto! Siamo già a metà dell’opera così» continuò Andrea davanti alla porta della loro classe, dove stava per iniziare una delle lezioni pomeridiane.
Michele lo guardava intento a organizzare i preparativi della sua festa. L’entusiasmo dell’amico era davvero contagioso e il ragazzo dai capelli corvini iniziò a farsi trascinare. Aveva iniziato a sperare sul serio di riuscire a fare una bella festa di compleanno, che da anni non aveva più avuto.

 
 
§*§*§*§*§*§*§
 
 
«Collega sto valutando il caso di chiamare le Alte e Basse Sfere per un colloquio»
Temptel batté le lunghe unghie blu sulla superficie del grande tavolo circolare.
Arkan sembrò ascoltarla, ma non alzò gli occhi dal registro: «Ma come, non hai fiducia nell’operato delle tue più malefiche cariche infernali?»
«Io non mi fido di nessuno a prescindere» puntualizzò la professoressa accavallando le gambe con fare irritato: «Siamo saliti a due casi di terreni toccati da Riviventi nella nostra scuola in soli due giorni! Senza parlare di quelli in città …» continuò sistemandosi gli occhiali sul viso.
Arkan rimase in silenzio per qualche secondo prima di aprire bocca: «E cosa vorresti chiedere alle Alte e Basse Sfere?»
«Mi sembra ovvio! Capire se stanno agendo per sistemare questo casino o se ci stanno solamente prendendo in giro!»
«Senza offesa, ma le Alte Sfere-»
«Le Alte Sfere hanno mandato un angioletto, punto! Come può esserci utile!? Non hanno voluto dirti nulla nemmeno a te Arkan!»
«Questo non è vero …» rispose l’angelo.
Temptel sbuffò incrociando le braccia al petto: «Vi siete mandati messaggi connettendo le aureole?» ghignò la professoressa alzando un sopracciglio.
Arkan alzò lo sguardo sulla collega e poggiando il registro sul tavolo, rispose: «Può darsi»
Temptel rimase per un attimo interdetta, non capendo se l’angelo la stesse prendendo in giro o facesse sul serio.
«Non ho avuto bisogno che mi dicessero qualcosa Temptel» le spiegò meglio: «è qualcosa legato alle sensazioni e vedere quell’angioletto per me è stata la conferma che le indagini stiano arrivando a un punto di svolta»
La collega sembrava non seguirlo: «Cioè è una semplice sensazione? Tutto qui? Voi angeli siete strani»
«Non siete tanto diversi da noi, voi diavoli» precisò Arkan: «Ti ricordo che ci siamo affidati a sensazioni e prove molto più vaghe quando abbiamo deciso di fidarci dei nostri studenti per salvarci dai Riviventi: hanno eliminato i più potenti, ora sono rimasti i rimanenti …»
«Quindi vorresti dire che le uniche che qui non stanno muovendo un solo dito, sono le Basse Sfere?»
«Non ho detto questo e non lo sto insinuando» rispose Arkan senza scomporsi.
«Ma pensavo informassero anche te di qualche possibile passo avanti o cambiamento …» abbassò lo sguardo: «dopotutto è stato ribadito più volte che questo problema non riguarda solo noi e gli umani»
Temptel sospirò chiudendo gli occhi: «Stiamo collaborando anche noi …»
«Non lo metto in dubbio, ma allora perché vuoi avere un colloquio con loro?» continuò Arkan.
La collega non gli rispose subito: sembrava indecisa su come rispondere. Arkan dopotutto aveva ragione, in realtà non sapeva se le Basse Sfere stessero realmente aiutando per questa problematica situazione.
«Voglio esserne solo sicura!» rispose spostando con un atto repentino la testa di lato.
«Va bene» le rispose il collega che riprese il registro tra le mani.
Passarono alcuni minuti di silenzio tra i due: Temptel spostò lo sguardo su Arkan che imperterrito continuava a leggere il registro. Continuò a saltare con gli occhi dal collega ai suoi fogli che aveva lasciato sul suo tavolo senza saper bene come o cosa dire.
«Quando vuoi chiamarli?» le chiese Arkan a un certo punto senza alzare lo sguardo dal registro.
«Pensavo adesso»
L’angelo bofonchiò qualcosa prima di lisciarsi la lunga barbetta scura: «Va bene, andiamo allora»
I due professori si alzarono e si diressero nell’aula conferenze.
«Dobbiamo sbrigarci però, i ragazzi arriveranno a momenti e non penso che farli aspettare sia una buona idea» le disse Arkan.
Temptel mormorò un ‘sì’ poco convinto e richiese il collegamento con le Basse Sfere. Arkan rimase poco dietro di lei, osservando le figure di tre diavoli che a poco a poco comparvero sullo schermo.
Queste non parvero troppo sorprese nell’essere chiamate.
Una voce pesante e quasi metallica proruppe con tutta forza nella stanza: «Professoressa Temptel, qual è il motivo della vostra chiamata?»
La professoressa si schiarì la voce: «Non mi sono più giunte novità riguardo all’argomento Riviventi dal vostro malefico ordine …» iniziò, «… sta procedendo tutto ben-»
«Ne dubitate?» intervenne un’altra voce più bassa e acida.
«No, ma purtroppo il numero di umani contagiati sta crescendo …»
«Non si deve preoccupare, sta andando tutto secondo i piani, ma non ci sono altri aggiornamenti per ora!»
«Con chi è stato deciso un piano? Con la nostra scuola hanno parlato solo le Alte Sfere!» cercò di mantenere un tono pacato la professoressa.
«Il nostro metodo di intervento è differente da quello delle Alte Sfere e non c’è nessun assoluto bisogno di comunicarlo a voi. Le Alte Sfere hanno già trattato con noi e per ora entrambe le parti stanno lavorando per arrivare ad una soluzione. Come abbiamo detto, non c’è nulla per cui lei o altri professori della scuola dobbiate preoccuparvi» continuò il terzo diavolo con voce neutra.
«Ma se questi mostri continueranno a infettare altri studenti terreni, cosa potremmo fare? Siete davvero sicuri che stia procedendo tutto?»
«Per ora i terreni li lasciamo alle Alte Sfere e noi procederemo secondo i nostri piani già stabiliti. Se loro non troveranno un modo per guarire gli umani, noi abbiamo già pensato ad una soluzione per occuparci dei terreni non recuperabili»
Arkan assunse un’aria alquanto cupa ascoltando quelle ultime parole.
«Non recuperabili? Vuol dire che certi terreni potrebbero rimanere senza libero arbitrio per sempre, fino alla morte?» chiese Temptel un poco frastornata.
«E’ una possibilità che per ora cercheremo di evitare il più possibile»
«Voi o noi? Non vorrei che questa cosa valesse solo per una delle due parti!» si intromise Arkan nel discorso.
«È accertato che voi angeli avete un attaccamento affettivo e esistenziale verso gli umani, ma questo non si può dire per noi. Ci siamo ormai distaccati da quell’animale dalla pelle rosa, ma sembra che la cosa non valga per tutti, purtroppo» e il diavolo al centro fece una pausa: «Abbiamo detto che avremo collaborato, ma questo non vuol dire che cambieremo anche le nostre originali vedute. Volete il nostro aiuto e ve lo daremo, ma non aspettatevi che salveremo l’intera umanità, dopotutto ci divertiamo di più ad occuparci di loro quando sono morti e defunti!» e con un ghigno si rivolsero tutti e tre verso Temptel.
«Non discuteremo riguardo alla fiducia, dopotutto nessuno di noi la ha verso gli altri, ma saremo noi a chiamarla se ci saranno altre novità professoressa Temptel!»
Lei annuì poco convinta, ma le Basse Sfere erano irremovibili.
Detto ciò lo schermo si spense, portando via con sé le tre figure diaboliche.
 

 
 

 Note

 
CORSO DI VOLO e PORTAMENTO SERAFICO: corso tenuto dal soporifero professor Cimentus nell'Aula Celeste degli angeli.
 
 
   
 
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