Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Yolo_you_only_live_once    21/12/2018    4 recensioni
Quando Harry perde la memoria a causa di un incidente, spetta a Louis aiutarlo a ricordare la loro storia in tempo per il loro matrimonio.
Accenni Ziam.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una settimana e ancora nessun miglioramento. Harry era immobile su un letto, dei fili che uscivano da lui e lo collegavano ad una macchina, ma i dottori erano ottimisti, continuavano a ripetergli che gli ci sarebbe voluto del tempo ma non vi erano stati gravi danni, o almeno nulla di irrecuperabile.

Era stato un incidente orribile, o così gli avevano detto. Solo la vista di alcune foto sul giornale lo avevano quasi fatto vomitare, quindi aveva deciso di tenersi alla larga da qualsiasi articolo o notizia sull’accaduto. Le cose importanti già le sapeva: un idiota, ubriaco alle tre del pomeriggio, era uscito a tutta velocità da uno stop e aveva sfondato la macchina di Harry. I soccorritori ci avevano messo quasi mezz’ora per tirarlo fuori e quando finalmente avevano chiamato Louis, Harry era già in sala operatoria. Aveva un braccio rotto e una costola incrinata, aveva subito un trauma cranico e avuto una emorragia interna. Aveva quasi perso il suo Harry. La sola idea lo faceva sentire male.

Salì le scale per tornare nella stanza di Harry dopo una piccola pausa al bar dell’ospedale, dove aveva passato tutta la settimana, andando a casa solo per lavarsi e poi tornare subito da Harry. Gli parlava per delle ore, gli leggeva le sue poesie e spesso lo guardava e basta. Era strano vederlo in quello stato, piccolo ed impotente, dipendente da delle macchine. Harry era una forza della natura, era quello che lo aveva fatto innamorare. Era sempre solare e allegro anche quando voleva solo dormire, era sempre pronto a far ridere qualcuno anche a costo di mettersi in ridicolo, perché gli altri venivano sempre prima.

“Oh tesoro, non sai quanto sono contenta” disse Anne, la mamma di Harry, da dentro la stanza. Non ci fece troppo caso, anche lei parlava spesso a Harry. Gli raccontava aneddoti sulla sua infanzia, un discorso che aveva sentito in ascensore, qualsiasi cosa le passasse per la testa.

“Anne, ti ho preso un-“ Si bloccò e per poco non lasciò cadere la tazza di thè che teneva in mano. “Harry” sussurrò, incredulo. Harry era sveglio. Non solo, era seduto e sorrideva.

“Vieni.” Anne gli sorrise contenta e gli prese la tazza dalle mani.

“Oh mio dio.” Senza rendersene conto le sue gambe iniziarono a muoversi e si ritrovò piegato sopra a Harry con le braccia attorno il suo collo. “Tesoro” disse incredulo, sentendo le lacrime che iniziavano a rigargli le guance.

“Mamma” sussurrò Harry, suonando spaventato.

Louis si allontanò subito, confuso. “Cosa succede?” chiese preoccupato, e quando provò a prendere la mano di Harry lui la ritrasse bruscamente. “Amore?”

“Io non-non mi ricordo di te” ammise.

“Cosa?” All’improvviso sentì le forze abbandonarlo. Gli occhi, già offuscati dalle lacrime, iniziarono a mettere ancora meno a fuoco la stanza, e le sue mani iniziarono a tremare incontrollabilmente.

“Louis.” Anne fu subito accanto a lui e lo aiutò a sedersi. “Non preoccuparti, va tutto bene” disse gentilmente.

“No” sussurrò. Stava tremando e ansimando, se ne rendeva conto solo lontanamente, come se stesse vedendo la scena da fuori. Non riusciva a sentirsi le gambe e se non fosse che in quei giorni era vissuto di solo caffè e thè avrebbe vomitato.

“Louis, tesoro.” Anne si piegò davanti a lui e gli prese entrambe le mani. “Vedrai che c’è una spiegazione, si sistemerà tutto” disse dolcemente.

Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi preoccupati di Anne. “Perché” sussurrò flebilmente. Dopo tutto quello che era successo, dopo aver passato la settimana più miserabile della sua vita, questa era la ciliegina sulla torta. Non era sicuro di poterlo sopportare.

“Vado a chiamare il dottore di nuovo, ok? Pensi di poter restare qui?”

Annuì appena e abbassò di nuovo lo sguardo, asciugando le lacrime che scendevano silenziose e prendendo dei respiri profondi.

“Torno subito.” Usci dalla stanza, e subito si ritrovarono in un silenzio imbarazzante.

“Mi dispiace” sussurrò Harry. “Vorrei ricordarmi di te” aggiunse cautamente. “Noi stiamo insieme?” aggiunse dopo alcuni secondi.

“Siamo fidanzati” rispose, senza riuscire ad incrociare il suo sguardo.

“Oh.”

Rise tristemente e si alzò, non riuscendo a sopportare la tensione. “Vuoi qualcosa?”

“Del thè, grazie.”

Prese un respiro profondo e uscì dalla stanza. Non riusciva a crederci o a spiegarselo. Harry si era dimenticato di lui. L’amore della sua vita non riusciva a riconoscerlo, era come se gli ultimi sei anni della sua vita non fossero mai successi.

Tornò al bar, dove la barista lo guardò con pietà. Con la barba incolta e le occhiaie peggiori della sua vita doveva fare proprio schifo. Prese un thè per Harry e vi aggiunse due zollette di zucchero, proprio come piaceva a lui, poi si diresse di nuovo verso l’ascensore, non aveva la forza di fare le scale. Aveva perso il conto di quante volte aveva fatto quella strada, tanto che ormai era una cosa meccanica.

Quando arrivò Anne era in un angolo che guardava mentre il dottore visitava Harry. “Oh, Louis, hai delle foto di Zayn, Niall e Liam?” gli chiese subito lei.

“Uhm, sì, certo.” Appoggiò la tazza da passeggio sul comodino di Harry e prese il suo telefono. Cercò per alcuni secondi in galleria e trovò una foto di loro cinque, Harry che lo stringeva al suo fianco, Zayn e Liam che si baciavano contenti e Niall che si fingeva schifato con una bottiglia di birra in mano. Solo in quel momento si rese conto di quanto gli mancassero. Erano passati a trovare Harry un paio di volte, ma non erano mai riusciti a rimanere più di un’ora. Girò il telefono verso Harry e lasciò che lo prendesse dalle sue mani e ingrandisse i loro volti.

“Li riconosci?” chiese il dottore pazientemente.

“Solo Liam” disse dopo un po’, allungando il braccio sano per ridare il telefono a Louis.

“E da quanto lo conosci?”

Harry rimase fermo a fissare il vuoto, in difficoltà.

“Sono cresciuti insieme” intervenne Louis. “Ci siamo conosciuti tutti quanti poco prima di iniziare l’università, ma loro erano già amici.”

“Ok, grazie. Allora, come temevo si tratta di amnesia globale transitoria. Per alcuni giorni Harry non ricorderà eventi recenti e farà fatica a ricordare quello che succede, anche a distanza di pochi minuti, ma dovrebbe passare in fretta.”

“Quindi nel giro di una settimana si ricorderà di nuovo tutto?” chiese Louis, speranzoso.

“Esatto. Vi consiglio comunque di aiutarlo a ricordare alcune cose, almeno le più importanti, e non scoraggiatevi se non vi sono miglioramenti immediati o se non riesce a ricordarle a lungo, è perfettamente normale.”

“Quando posso tornare a casa?” chiese Harry.

“Domani pomeriggio. Voglio eseguire altri test prima di dimetterti, giusto per stare tranquilli.”

“Va bene” disse, chiaramente non contento dalla risposta.

“Bene, ci vediamo domani allora, non stancarti troppo oggi.”

“Arrivederci, grazie.” Lo salutò Anne, mentre Harry e Louis riuscirono solo a mormorare un saluto flebile. “Volete che rimanga con voi per un paio di giorni?” chiese Anne quando il silenzio si protrasse. “Finché Harry si ambienta."

“Pensavo di tornare a casa con te" disse Harry, confuso.

“Tesoro, tu abiti con Louis ora, a Londra” disse dolcemente, accarezzandogli la guancia e spostando i ricci da davanti i suoi occhi.

“E non posso tornare a casa con te?”

Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male. “Credo sia meglio che io me ne vada" disse, sentendosi sull’orlo di una crisi di nervi. “Ci vediamo.” Fece appena a tempo a mettere piedi fuori dalla stanza che Anne lo fermò prendendogli il braccio.

“Stai bene?” Anne lo abbracciò e gli accarezzò la schiena. “Non durerà molto” sussurrò “andrà tutto bene.”

“Grazie.” La lasciò andare e cercò di ricomporsi. “Preparo dei vestiti per domani, torno alla mattina.”

“Non vieni questa sera?”

“Credo di agitarlo troppo, non gli fa bene.”

“Non ha smesso di amarti, lo sai, vero? Ha solo dimenticato momentaneamente.”

“Fa male" ammise.

“Vieni qua.” Lo abbracciò di nuovo e per alcuni minuti restarono fermi così. Erano sempre stati uniti, Anne era subito diventata una seconda mamma per lui, ma quei giorni passati in ospedale avevano cambiato il loro rapporto. Erano stati uno la roccia dell’altro, quando Louis cedeva Anne era lì e viceversa.

“Vai da Harry, io starò bene.”

“Chiamami se hai bisogno. Ora che è sveglio mi sento più tranquilla ad andare via per un po'. “

“Vuoi andare a casa? Perché posso-"

“No, non è quello che intendevo” lo bloccò sorridendo. “Vai a casa.”

“Ci vediamo domani.” Le diede un bacio sulla guancia e dopo un’ultima occhiata dentro la stanza di Harry, che li stava fissando, se ne andò.

 

La mattina seguente fu più difficile del previsto alzarsi. Per la prima volta in una settimana riuscì a dormire. Era ancora preoccupato e incredibilmente sconfortato da quella situazione, ma almeno Harry non era più in pericolo di vita.

Si lavò e vestì lentamente, poi preparò una borsa con i vestiti di Harry e uscì di nuovo. Si reggeva a malapena in piedi, era stanco e solo ora si era accorto di avere fame, era triste e si sentiva perso, ma doveva farlo per Harry, doveva portarlo indietro.

Arrivato all’ospedale si fermò per fare colazione e prese un thè sia per Anne che per Harry, poi si fece coraggio e salì le scale – solitamente avrebbe scelto l'ascensore, soprattutto di mattina, ma quel giorno voleva ritardare le cose il più possibile.

Bussò alla porta ed entrò senza aspettare una risposta. Harry era seduto che leggeva un fumetto, probabilmente comprato all’edicola dell’ospedale. “Ciao” lo salutò timidamente, appoggiando il libro sul comodino.

“Ciao. Tua mamma?”

“È andata a comprare qualcosa per venire a stare da te. Da noi.”

“Potevo andare io se me lo diceva.”

“Ha detto che aveva bisogno di aria.”

“Ok.” Appoggiò entrambi i bicchieri sul comodino e si mise a sedere, lasciando la borsa di vestiti ai suoi piedi. “Come stai?”

“Confuso. Ma fisicamente non troppo male. Cioè, probabilmente sto male anche fisicamente, ma sono imbottito di antidolorifici.”

“Bene, mi fa piacere.” Iniziò a giocare distrattamente con la sua collana, non riuscendo a guardare Harry in faccia.

“Tu stai bene?” chiese Harry dopo un attimo di esitazione.

“Certo.”

“Non devo ricordarmi di te per sapere che stai mentendo.”

“Cosa vuoi che ti dica?” sbottò, per poi pentirsene subito. “Scusa.” Sospiro e si coprì la faccia con le mani. Non vedeva l’ora di tornare a letto e possibilmente svegliarsi dopo una settimana per trovare Harry che si ricordava di lui.

“Quindi da quanto stiamo insieme?” tentò di nuovo.

“Quasi sei anni.”

“Oh" disse, sorpreso. “È mio?” Alzò un anello che si trovava sul comodino. Era d'oro bianco, con delle pietre azzurre incastonate al centro.

“Sì, il tuo anello di fidanzamento.”

“È molto bello” disse, chiaramente a disagio, mentre si rigirava l'anello tra le mani.

“Lo abbiamo sentito insieme” disse. Voleva parlare con Harry e aiutarlo a ricordare, ma al tempo stesso ogni minimo ricordo era come un colpo al cuore. Tutti i loro momenti più felici, che custodiva con sé e al quale ripensava quando era triste, per Harry non volevano dire nulla.

“Ho scelto il mio anello?” domandò sorpreso.

“Sei stato tu a fare la proposta, poi abbiamo deciso di comprare un anello anche per te.”

“Dov’è il tuo?”

“Continuavo a prenderci dentro perché non sono abituato a indossare gioielli, quindi mi hai comprato una catenina.” Sfilò la collana da sotto la maglietta e gli fece vedere un anello simile al suo, ma con pietre verdi. “Posso tenerlo io per te.” Indicò l’anello che Harry aveva ancora in mano e guardava dubbioso.

“Grazie.” Allungò la mano e lascio cadere l'anello sulla mano aperta di Louis, stando attento a non toccarlo.

Aprì la catenina e vi fece passare l'anello di Harry, poi la richiuse e la nascose di nuovo sotto la maglietta. “Vuoi che ti lasci da solo?”

“Se non è un problema.”

“No, certo.” Si alzò e uscì dalla stanza, sentendosi le gambe pesanti. Non poteva durare a lungo così, con Harry che sembrava spaventato da lui. Si lasciò cadere su una delle sedie fuori dalla stanza e prese il telefono per leggere le notizie e distrarsi un po'.

“Ehi, cosa ci fai qui?” Anne arrivò pochi minuti dopo con due grandi borse di plastica. “Tutto ok?” Si sedette accanto a lui, abbandonando le borse su un’altra sedia, e gli circondò le spalle con il braccio.

“Voleva stare da solo. Credo si stia cambiando.” Alzò le spalle, fingendosi indifferente nonostante anche uno sconosciuto qualsiasi che fosse passato in quel momento avrebbe visto quanto davvero stava soffrendo.

“E la seconda domanda?” domandò dolcemente.

“Mi sento uno schifo.” Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e nascose la faccia tra le mani. “Non riesco ad accettarlo.”

“Vedrai che si sistemerà presto, il dottore ha detto non più di una settimana.”

“Lo so, ma comunque.”

“Andrà tutto bene.” Lo strinse contro il suo fianco e gli baciò la guancia. “Ce la farete.”

“Lo spero.” Si lasciò consolare per un po', poi decisero di entrare nella stanza di Harry, che si era cambiato e aveva ricominciato a leggere il suo fumetto.

“Ciao, mamma” disse allegro.

“Tutto ok?” Gli baciò la fronte e restò in piedi accanto il letto, mentre Louis andò a sedersi sulla poltrona nell'angolo della stanza.

“Sì, non vedo l’ora di uscire da qui.”

“Posso immaginare” disse dolcemente, mentre gli accarezzava i capelli. Da quando si era svegliato non riusciva a smettere di toccarlo, quasi avesse paura di perderlo di vista e che qualcosa potesse succedere. Louis la capiva benissimo.

Non riusciva più a sopportare tutto quello, vedere Harry così lontano e distaccato. Si alzò e si schiarì la gola. “Porto le tue cose a casa e inizio a preparare il letto.”

“Te ne vai già?” Anne lo guardò preoccupata.

“Si, ieri non sono riuscito a sistemare la camera degli ospiti. Torno questo pomeriggio a prendervi.”

“Non devi andartene” provò a dire Harry.

“Ma non è necessaria la mia presenza.” Riuscì a trattenersi all'ultimo momento dal dire “o gradita". Sapeva che non era colpa di Harry, non poteva prendersela con lui.

“Certo che sì, sei l’unico che può rallegrarci un po'.” Anne lasciò la mano di Harry per avvicinarsi a lui. “Posso prepararmela da sola la camera.”

“Devo anche vedere se il divano si apre ancora o devo andare a comprare un materassino e devo cambiare le lenzuola. Sì, le lenzuola.” Sapeva che stava andando in panico, non riusciva a parlare lentamente e le sue mani stavano tremando nonostante le avesse chiuse in pugni.

“Finché non ti calmi non esci da qui.” Anne lo costrinse a sedersi e non appena provò a muoversi gli lanciò uno sguardo assassino. “Harry verrà dimesso alle tre, hai tutto il tempo di fare quello che vuoi.”

“Non riesco a stare qui” ammise in un sussurro. “Mi sento soffocare.”

“Tesoro.” Gli fece appoggiare la testa contro la sua pancia e iniziò ad accarezzargli i capelli. “Vuoi che ti porti a casa? Mi ha accompagnata Gemma quindi dovrei guidare la tua macchina.”

“Sto bene, dammi cinque minuti.”

“Vuoi che chiami Zayn?”

“No, è già abbastanza preoccupato.” Si allontanò da Anne e cercò di ignorare lo sguardo preoccupato di Harry che sentiva su di sé.

“Niall magari?”

“Ancora peggio, si è offerto di venire a dormire con me per tenermi compagnia di notte.”

“Liam?”

“Lo direbbe a Zayn e saremmo al punto di partenza. Sto bene, davvero.” Si alzò dalla poltrona e si piegò per raccogliere le borse di Anne. “Torno per le tre.”

“Chiamami quando arrivi” disse, rassegnata.

“Sarà fatto.” Le diede un bacio sulla guancia e cercò di sorridere rassicurante. “Ciao, Harry.”

“Ciao” disse semplicemente, guardandolo con un misto di preoccupazione e curiosità.

Guardò il suo fidanzato un’ultima volta, poi uscì dalla stanza.

***

Era passata una settimana e ancora non era accaduto nulla. I dottori avevano consigliato loro di rivolgersi ad uno psicologo, sicuri che ormai non potessi più trattarsi di amnesia, ed è così che Louis si ritrovò seduto su una poltroncina di pelle nera mentre aspettava che Harry parlasse con il dottore.

Le cose tra loro non erano migliorate, nonostante lui provasse a parlare con Harry, quest’ultimo sembrava chiudersi in se stesso non appena Louis entrava nella stanza, e come se questo non fosse abbastanza doloroso, aveva iniziato a chiudersi fisicamente in camera non appena Anne era tornata a casa, tre giorni dopo che aveva lasciato l’ospedale. Sarebbe voluta restare di più, Louis lo sapeva, ma aveva insistito sostenendo che avrebbe fatto loro bene passare del tempo da soli.

Quando finalmente Harry uscì dalla stanza sembrava stanco e triste, e cosa per nulla sorprendente, si rifiutò di alzare lo sguardo su di Louis. “Vuole parlare con te” disse flebilmente, lasciandosi cadere su una poltroncina vicino la porta.

“Ok.” Rimise sopra il tavolino la rivista che stava sfogliando distrattamente e si alzò, prendendo un respiro profondo. Sperava non fosse nulla di grave, non lo avrebbe sopportato. “Salve" disse, cercando di suonare almeno cordiale.

“Ciao. Siediti pure.” Lo psicologo, un uomo sulla cinquantina con folti baffi grigi e degli occhiali squadrati appoggiati sul naso a patata gli sorrise dolcemente. O non era nulla di grave, o era peggio del previsto.

Louis lo accontentò e si mise a sedere, prima ben dritto, poi appoggiò i gomiti sulle ginocchia, alla fine tornò ad appoggiarsi contro lo schienale.

“È così scomoda?” chiese il dottore divertito.

“No, mi scusi.”

“Non preoccuparti. Come ti senti?”

“Quando onesto vuole che sia?”

“Il più possibile.”

“Uno schifo. Non dormo da due settimane e quando lo faccio sogno Harry che fa un incidente, non riesco a lavorare, mi vengono attacchi d'ansia non appena Harry esce di casa e il mio fidanzato non mi guarda neanche in faccia.”

“Harry dice che non parlate molto” disse, guardando un blocchetto che teneva in mano.

“Ci ho provato, ma non reagisce. Mi ignora e se ne va, o non esce nemmeno dalla camera.”

“E hai un’idea del perché lo faccia?”

“Sembra spaventato” rispose flebilmente, ripensando a tutte le volte negli ultimi giorni in cui Harry era riuscito ad evitare il suo sguardo in tutti i modi possibili, fingendo di leggere, strozzandosi perfino con il thè per uscire il più in fretta possibile dalla stanza.

“Ok, ora ti dirò cosa penso io. Harry non ha confermato né negato, sembra ancora molto scosso e temo che ci vorrà un po' per riprendersi, soprattutto se non accetta il tuo aiuto, ma è l’opzione più plausibile.”

Louis si limitò ad annuire e si sporse inconsciamente verso il dottore, sperano di ricevere finalmente una buona notizia.

“Credo che al momento Harry abbia un blocco. Sa che vi aspettate che lui recuperi la memoria e si sente sotto pressione. Credo anche che si senta particolarmente in colpa per come ti senti. Non ha voluto parlare di te, ha semplicemente detto di non ricordare e ha cercato di cambiare discorso.”

“Quindi cosa dovrei fare?” chiese, avvilito. Sperava in una soluzione a breve termine, ma non sembrava sarebbe successo.

“Dagli tempo. Lascia che sia lui ad avvicinarsi e appena lo vorrà, aiutalo a ricordare. Appena inizierà a sentirsi a suo agio con te sarà molto più semplice, ricorderà tutto in fretta.”

“Quindi non è permanente?”

“Assolutamente no, non preoccuparti.”

“Ok, grazie.” Finalmente tirò un sospiro di sollievo. Non era la cura immediata in cui stava sperando, ma era comunque qualcosa.

***

Harry era appena tornato a casa dopo aver passato il pomeriggio con Liam e sembrava più felice di quanto Louis lo avesse visto in quelle tre settimane. Dopo la vista con lo psicologo nulla era cambiato e nonostante Louis stesse provando a passare più tempo possibile con Harry, nessuno dei due sembrava a proprio agio.

“Ciao" Harry lo salutò e si sedette dalla parte opposta del tavolo, il telefono in mano e un sorriso fin troppo soddisfatto stampato in faccia.

“Come è andata?” chiese, giusto per fare conversazione. Erano più o meno dieci minuti che rigirava la forchetta nel piatto, troppo pensieroso e preoccupato per mangiare.

“Bene, ho conosciuto un sacco un di persone. O almeno credo di averle conosciute per la prima volta. Un ragazzo ha insistito per darmi il suo numero, sono dieci minuti che prova a convincermi ad uscire con lui.”

A questo Louis si irrigidì e finalmente smise di pretendere di voler mangiare. La frase più lunga che Harry gli rivolgeva in settimane ed era per dirgli che aveva fatto colpo.

“Era carino, ma non è il mio tipo” continuò Harry, probabilmente ignaro di quello che stava accadendo dentro la sua testa.

Sentì gli occhi iniziare a bruciare e cercò di tenersi occupato sparecchiando la tavola. “Mi fa piacere" si sforzò di dire, sentendo le lacrime che iniziavano a scendere.

“Non ti farei mai una cosa del genere” intervenne Harry, suonando offeso. “Solo perché non mi ricordo di te non vuole dire che non ci tengo o che voglio farti soffrire.”

“E se-se avessi smesso di amarmi?” chiese in un sussurro, finalmente dando voce ai pensieri che lo turbavano da settimane. “Se fossi importante ti ricorderesti di me.” Si appoggiò con entrambe le mani al lavandino, cercando un sostegno non appena le sue gambe iniziarono a cedere.

“Louis, no.” Per la prima volta fu Harry a cercare un contatto con lui e lo abbracciò da dietro. “Lo pensi davvero?”

“Perché non ti ricordi?” chiese, disperato. Aveva passato settimane a fingersi forte e cercare di mantenere la calma, ma ora gli stava crollando tutto addosso. Aveva bisogno di Harry, il suo Harry.

“Ssh, calmati.” Lo strinse più forte e avvolse anche il braccio rotto attorno la sua pancia. “Andrà tutto bene.”

Per un momento lasciò che la sua fantasia vagasse. Finse che fosse tutto ok, che Harry non avesse mai avuto un incidente e non avesse perso la memoria. “Mi manchi” sussurrò. “Non riesco a vivere qui sapendo che a malapena mi riconosci. Fa male.” Portò una mano sopra quella di Harry, sentendo il bisogno di toccare la sua pelle.

“Vuoi che me ne vada?”

“Quando sei lontano ho paura che possa succederti qualcosa” ammise. Si era reso conto presto che l’incidente aveva avuto un certo impatto su di lui. Non riusciva a dormire se non sapeva che Harry era al sicuro nella loro camera e quando usciva con Liam costringeva il loro amico a scrivergli per rassicurarlo sulla salute di Harry.

“Cosa ne dice se ti preparo del thè e ne parliamo con calma. Ti va?”

Annuì flebilmente e si allontanò dalla stretta di Harry.

“Vai sul divano, ora arrivo.” Gli sorrise dolcemente e per quanto Louis fosse contento di vederlo sorridere fu come ricevere un colpo al cuore. La sua paura più grande era che presto quel sorriso non sarebbe più stato rivolto a lui. Sapeva che avrebbe dovuto reagire, fare in modo che Harry si rinnamorasse di lui, ma non riusciva a farlo. Era Harry a dargli ogni giorno la forza di alzarsi e andare avanti, e ora che il suo fidanzato sembrava quasi spaventato da lui, non riusciva più a fare nulla. “Ehi, stai tremando.” Harry gli prese la mano e lo attirò più vicino. “Louis, va tutto bene" disse dolcemente. Lo costrinse ad alzare il mento e lo guardò dritto negli occhi. Poteva vedere quanto spaventano fosse Harry, quanto quella situazione lo mettesse a disagio, ma sapere che ci stava provando comunque per farlo stare meglio riuscì a calmarlo almeno un po’.

“Ok.” Lasciò andare la mano di Harry e si spostò in salotto. Chiuse gli occhi e prese dei respiri profondi, concentrandosi su Harry che si muoveva in cucina. Da quando si erano conosciuti aveva sempre dato per scontato che Harry sarebbe stata una parte costante della sua vita. Non si era mai preoccupato di perderlo, non aveva mai avuto dubbi o ripensamenti e sapeva che neanche Harry ne aveva mai avuti, anche durante la loro lite più brutta, Harry lo aveva rassicurato che non sarebbe mai riuscito davvero a lasciarlo andare e che lo amava, eppure ora sembrava tutto sul punto di crollare. Cercava di ripetersi ogni giorno le parole dello psicologo, ma era sempre più difficile crederci.

“Eccomi.” Harry si sedette accanto a lui e gli mise in mano una tazza fumante di thè.

“Grazie.” Prese un sorso e per poco non riprese a piangere di nuovo.

“Oh no, fa così schifo?” chiese Harry, seriamente preoccupato.

“È come lo bevo sempre.”

Harry gli sorrise tristemente e si fece più vicino. “C'è un motivo se ti ho chiesto di sposarmi, ed è perché chiaramente ti amo. Ti prometto che succederà presto, ok?”

“E se non succedesse? Non sei felice con me-"

“Aspetta, cosa stai dicendo?” lo interruppe.

“Scappi appena mi vedi, se ti tocco sembra che tu ti sia scottato. È come se ti facessi schifo.” Solo dire quelle cose gli faceva male. L’idea che Harry fosse disgustato o spaventato da lui lo stava distruggendo.

“Pensi sia questo il problema?” Prese la tazza dalle sue mani e la appoggiò sul tavolino, poi strinse entrambe le sue mani nella sua. “L’unico motivo per il quale faccio fatica a stare con te è perché mi fa male vederti così. Non riesco ad accettare il fatto di essermi dimenticato di te e che tu stai soffrendo a causa mia.”

“Non voglio stare lontano da te. Ho bisogno di parlarti e raccontarti la nostra storia, voglio farti tornare da me” disse, disperato.

“Va bene.” Si sporse verso di lui e gli lasciò un bacio sulla guancia. “Ho trovato delle nostre foto sul computer, vuoi dirmi da dove vengono?”

“Mi piacerebbe.”

“Andiamo allora.” Aspettò che Louis recuperasse la sua tazza, poi lo trascinò in camera.

“In realtà ho un’altra cosa. Era per il nostro matrimonio, volevo farti una sorpresa, ma suppongo che possa andare bene anche ora.”

“Abbiamo già una data?” chiese titubante mentre si sedeva sul suo lato del letto.

“Ventotto settembre. È il giorno in cui ci siamo messi insieme e quando mi hai chiesto di sposarti.” Sorrise al ricordo di Harry che piangeva mentre gli chiedeva di sposarlo. “Non sono riuscito ad annullarlo. Ho chiamato per i fiori e mi sono messo a piangere al telefono” ammise imbarazzato.

“Meglio così, dicono che i girasoli sono più belli a settembre.”

“Cosa hai detto?” chiese, sconvolto.

“Io-io credo di ricordarmi i centritavola” disse, suonando divertito. “Un'informazione molto importante da ricordare” aggiunse sarcastico.

“È un piccolo passo” disse, cercando di non suonare troppo ottimista. “Ok, dammi un minuto.” Andò nella camera degli ospiti e dell'armadio prese uno scatolone di cartone sopra il quale aveva messo delle coperte per far credere ad Harry che ci fossero solo indumenti invernali.

“Non credo che potremo parlare di tutto quello che c'è lì dentro” disse Harry divertito quando vide lo scatolone. “Cosa ci hai messo?”

“Ora vedrai.” Appoggiò lo scatolone al centro del letto ed entrambi si fecero più vicini per vedere bene il contenuto.

“L'idea era di fare un quadernone con una foto e un oggetto per ogni evento importante, ma per ora ho solo le foto e molti oggetti sono sparsi per la casa. Volevo aspettare che partissi per Parigi per cercare tutto.”

“Parigi?”

“Hai un servizio a Parigi qualche settimana prima del matrimonio. È molto importante, non l'ho cancellato ovviamente.”

“Oh.” Continuò a guardarlo confuso.

“Domani ti spiego meglio.” Gli sorrise dolcemente e prese il quadernone, aprendolo tra di loro. “Questo è il nostro primo appuntamento, a fine luglio. Abbiamo litigato per una settimana perché tu eri convinto fosse il venti mentre io dicevo venticinque. Alla fine era il ventitré.” C’erano due foto, una di Louis davanti la porta del suo appartamento con dei pantaloncini corti, una maglietta nera con lo scollo a v e delle rose rosse in mano, nella seconda invece erano insieme, seduti su una panchina. Louis ancora ricordava la vecchia signora che si era offerta di scattare per loro la foto quando li aveva visti in difficoltà. “Ho tenuto i fiori e li ho fatti seccare, e per Natale li hai fatti incorniciare.” Indicò il quadro che si trovava sopra il loro letto.

“Romantico.”

“Non siamo riusciti a passare il Natale insieme quell’anno, li hai mandati a casa mia a Doncaster e ho pianto per mezz’ora. Nessuno aveva mai fatto qualcosa di simile per me. E al mio compleanno mi hai scritto un messaggio super sdolcinato quindi sentivo ancora di più la tua mancanza." Girò un paio di pagine e indicò il messaggio di Harry che aveva ricopiato a mano su una carta da lettere. “A questo ci torniamo dopo.”

“Sicuro di volermelo mostrare ora? Ci hai messo così tanto impegno.”

“Se non ti ricordi di me non ci sarà alcun matrimonio, quindi direi di sì.”

“Ok, ottimo punto.” Sorrise divertito e inconsciamente si fece più vicino.

“Ok, ti avverto che hai voluto una foto per quasi ogni appuntamento quindi queste si possono saltare.” Girò velocemente delle pagine e si fermò su una foto di loro vestiti per Halloween. Harry indossava un costume da cheerleader giallo e viola, con tanto di mini codine in testa, mentre Louis era vestito da giocatore di football. Nella foto Louis aveva un braccio attorno la vita di Harry, che lo guardava adorante con entrambe le mani sul suo petto. “Inutile dire che quella sera abbiamo fatto l’amore per la prima volta.”

“Non sei riuscito a resistere alle mie gambe?”

“No, e tu eri ossessionato da come quella maglia metteva in risalto le mie braccia. Continuavi a toccarmi e chiedermi di flettere il braccio, credo che ad un certo punto Niall ci abbia lanciato addosso la sua birra. Sì, è per quello che siamo tornati al tuo appartamento. Volevamo cambiarci e tornare alla festa ma ci siamo fatti prendere dal momento.”

“Beh non posso darmi torto.” Gli fece l’occhiolino e tornò a guardare la versione più giovane di loro due. “Ho ancora quel costume?”

“Oh sì, avevo già programmato di portarlo in luna di miele.”

“Scemo” disse, non riuscendo a trattenere una risata. “Dove andiamo?”

“New York. Al nostro secondo appuntamento ti ho promesso che ti ci avrei portato e ti avrei fatto da guida personale in un museo a tua scelta.”

“Ti stai già preparando?”

Per tutta risposta si sporse verso il suo comodino e prese un enorme libro dal cassetto. Il bianco delle pagine era ormai coperto da post-it colorati che spuntavano dai bordi.

“Wow, mi ami davvero.”

“Acuta osservazione.” Ripose il libro e tornò alle loro foto. “Ventotto novembre, la prima volta che ho detto di amarti.” Sorrise al solo ricordo di quella serata. “Era il nostro secondo mesiversario, ho cucinato qualcosa per te e abbiamo guardato un film, credo “The notebook” perché ricordo che stavi piangendo, e poi guardandoti mentre mi abbracciavi e cercavi di calmarti mi io sono reso conto di amarti. Mi sono reso conto che nulla mi rendeva più felice di vederti a tuo agio con me e che volevo essere per sempre il tuo sostegno.” Si fece coraggio e alzò lo sguardo su di Harry. “Oh, tesoro.” Si sporse verso di lui e gli asciugò una lacrima solitari. “Tutto ok?”

“Sì.” Piegò la testa per appoggiarla contro la mano di Louis e chiuse gli occhi, prendendo dei respiri profondi.

“Hai pianto quando ho detto di amarti. Pensavo di aver corso troppo e averti spaventato, invece quando hai smesso di singhiozzare hai detto che anche tu mi amavi. Hai detto che non vedevi l’ora di spendere il resto della tua vita con me.”

“Dopo due mesi?” Spalancò gli occhi in modo comico.

“Sì.  E la cosa più spaventosa è che io provavo le stesse cose. Abbiamo sempre avuto qualcosa di speciale. Credo sia per questo che sto reagendo così, ero convinto che il nostro amore avrebbe sempre risolto tutti i problemi.”

“Si risolverà anche questo.” Portò la mano su quella di Louis e la strinse più forte, per fargli capire che lui era ancora là dentro da qualche parte.

“Ok, mi fido di te.”

“Possiamo continuare domani? Ho mal di testa.”

“Ti serve qualcosa?”

“Ho solo sonno, non ho dormito questa notte. O nelle ultime settimane ad essere onesti. Non capisco quale sia il problema.”

“Quando siamo separati dici sempre di non riuscire a dormire senza di me.”

“Ti andrebbe di dormire con me?” chiese dopo averci pensato per alcuni secondi .

“Sei sicuro?” Non voleva illudersi troppo, ma il suo cuore aveva già iniziato a battere più forte e sentiva una strana carica che gli percorreva tutto il corpo.

“Sì.”

“Ok, allora vado a mettermi il pigiama e torno.” Spostò la scatola da sopra il letto e la appoggiò accanto la porta, poi uscì e tornò nella camera degli ospiti per potersi cambiare. “Fatto?” Bussò alla porta della loro camera dopo appena due minuti.

“Sì, entra.”

Harry era già disteso con la coperta fin sotto il mento, la faccia rivolta verso la finestra nonostante lui dormisse sempre girato verso la porta, così che Louis potesse stringerlo.

“Ok allora.” Fece il giro del letto e si distese sotto le coperte. “Posso spegnere le luci?”

Per tutta risposta Harry mugugnò.

Spense tutte le luci e si distese a pancia in su. Era ancora presto per dormire, e nonostante fosse sfinito e non volesse fare altro che dormire finché a Harry non fosse tornata la memoria, sapeva che non avrebbe preso sonno. Sussultò non appena sentì Harry che lo stringeva contro il suo petto.

“Mi sembra sbagliato.”

“Che cosa?” chiese confuso.

“Questa posizione.”

“Sono io che ti abbraccio di solito. Vuoi provare?”

“Per favore.” Si girò sull’altro lato e Louis si appiattì subito contro la sua schiena. “Il braccio ti fa male messo così?”

“Tutto ok.” Si rilassò tra le sue braccia e Louis si godette il momento. Il profumo dello shampoo di Harry che lo avvolgeva e il suo corpo caldo e solido tra le sue braccia. “Buonanotte” sussurrò, suonando già mezzo addormentato.

“Buonanotte.” Gli lasciò un bacio tra i capelli e chiuse gli occhi. 


La mattina seguente Louis si svegliò lentamente. Non riusciva a capire come mai si sentisse così pieno di forze e sereno, finché non aprì gli occhi e trovò Harry seduto sul pavimento che rovistava nello scatolone. “Potevi svegliarmi se eri così impaziente” disse divertito, la voce roca dopo – guardò l'orologio sul comodino – tredici ore di sonno. Un record personale.

“Volvo vedere se mi ricordavo qualcosa da solo.”

“E?”

“Mi ricordo la trama del primo film che abbiano visto al cinema” disse, suonando piuttosto deluso. “E credo di ricordarmi i nomi delle tue sorelle.”

“È fantastico” disse entusiasta. Non era molto, ma Harry ci stava provando. Era tutto quello che serviva per far cadere il suo blocco mentale. Si alzò e andò a sedersi accanto a lui. “Hai dormito bene?” chiese sbadigliando.

“Sì, sono sveglio da poco.” Sorrise divertito e Louis per poco non si mise ad urlare. Vedere Harry appena sveglio, con i capelli per aria e un'espressione contenta in faccia era tutto ciò di cui aveva bisogno al momento.

“Mi fa piacere.” Allungò la mano per toccare i capelli di Harry, ma si fermò prima. “Scusa.”

“Puoi toccarmi, sai?”

“Non credo sia il caso, potrei non smettere più” ammise. “Di solito siamo entrambi molto affettuosi.”

“Te lo dico se è troppo” promise.

Considerò l'idea per un attimo, poi decise di provarci. “Posso abbracciarti?”

Per tutta risposta Harry aprì le braccia e senza farselo ripetere due volte Louis si lanciò su di lui, stando attento al braccio ancora ingessato e la costola incrinata. “Meglio?” chiese dolcemente, portando la mano tra i suoi capelli.

“Sì, grazie.” Nascose la faccia contro il suo collo e per un po' rimasero fermi ad abbracciarsi. “Ok, torniamo a noi.” Si allontanò e cercò di ricomporsi. “Dove sei arrivato?”

“Ho guardato alcune foto, biglietti del cinema e braccialetti di festival. Ho letto il messaggio che ti ho scritto al tuo compleanno.” L’ultima parte quasi la sussurrò, come se fosse un segreto. “È strano, non ricordo nulla della nostra storia ma è come se sapessi di provare qualcosa per te. Il mio corpo risponde automaticamente alla tua presenza.”

“Mi fa piacere” disse, sentendosi arrossire. Nonostante tutto il tempo passato insieme Harry gli faceva ancora quell'effetto.

“E non mi stupisce di amarti così tanto. Non posso neanche immaginare cosa tu stai passando.” Gli prese la mano e si fece più vicino. “Grazie per non avermi lasciato ed essere così paziente.”

“Dove credi potrei andare senza di te?” Sorrise tristemente è abbassò lo sguardo sulle loro mani. “Sei ancora tu, se non recupererai la memoria e me lo permetterai farò in modo di farti innamorare di nuovo. Ieri pensavo di non avere la forza, ma so che sei ancora lì dentro da qualche parte.”

“La forza di fare cosa?”

“Riconquistarti. Ma ieri pensavo mi odiassi, oggi è un altro giorno.”

“Mi dispiace essermi comportato così, non so come gestire la situazione.”

“Puoi fare tutto quello che ti senti. E ricordati che sono sempre qui se vuoi parlare.”

“Vorrei andare a fare una passeggiata dopo. Una specie di appuntamento, se ti va.”

“Mi piacerebbe” disse, cercando di non illudersi. Solo perché Harry era pronto a passare più tempo con lui non voleva dire che gli stava tornando la memoria. Era però un passo importante, soprattutto se voleva riguadagnarsi la fiducia di Harry.

“Da dove arriva?” cambiò discorso così all’improvviso che Louis quasi si sentì girare la testa. Harry teneva in mano un orsacchiotto marrone chiaro con un fiocco rosso attorno il collo.

“Il nostro primo San Valentino. Abbiamo litigato per la prima volta, tu volevi fare qualcosa di romantico e mi sono opposto. Non ho mai sopportato San Valentino, mi sembra una festa così stupida. Ti amo tutti i giorni, non solo in quella precisa data. Ti sei arrabbiato e hai ignorato tutti i miei messaggi per un giorno, finché alla fine mi sono presentato da te con un peluche, dei cioccolatini e dei fiori, i regali più cliché.”

“Allora, cosa facciamo domani sera?” domandò Harry mentre erano sul suo letto, Louis seduto che guardava il telefono e Harry disteso con la testa sulle sue gambe che leggeva.

“Cosa succede domani?” chiese confuso, continuano a guardare il telefono.

“È San Valentino.” Harry si mise a sedere e gli sorrise dolcemente. “Pensavo che potremmo andare a mangiare in un bel ristorante e poi andare al cinema.”

Finalmente abbassò il telefono e si concentrò su Harry. Sapeva che non sarebbe finita bene. “Quindi come ogni altra volta che usciamo.”

“Sì, ma-"

“No, scusami ma è stupido. Non ha alcun senso festeggiare solo una volta l’anno, i miei sentimenti sono sempre gli stessi.”

“Non puoi farlo per me? È importante, non ho mai festeggiato San Valentino con nessuno.”

“E io non ho intenzione di festeggiarlo. È una festa stupida celebrata solo per fare soldi. Se vuoi possiamo stare a casa e guardare un film.”


“Perché per una volta non mi fai contento? Non ti sto chiedendo tanto, stai solo facendo lo stronzo egoista.” Ormai stavano perdendo entrambi la pazienza, arrabbiati per un motivo che secondo Louis era incredibilmente stupido.

“Oh così ora non ti faccio contento. Mi fa piacere sapere che il mio ragazzo non è felice con me.” Si alzò dal letto e iniziò a raccogliere le sue cose sparse per la stanza.

“Non è quello che sto dicendo e lo sai.” Anche Harry si alzò e provò a prendergli la mano, ma Louis si spostò bruscamente e si infilò le scarpe. “Louis, possiamo parlarne?”

“No, sono stanco e non ho voglia di discuterne.” Si pentì di essersene andato non appena era salito in macchina.

“Mi sono arrabbiato per questo?” chiese Harry, sorpreso.

“Effettivamente stavi facendo lo stronzo. Entrambi stavamo facendo gli stronzi.” Sorrise al ricordo, nonostante non fosse stato un bel momento per loro, era qualcosa che li aveva aiutati a crescere, un’esperienza che li aveva resi più forti.

“Mi dispiace.”

“Sono passati anni. Eravamo ancora giovani, avremmo potuto risolvere tutto con un compromesso.”

“È per questo che non c'è una foto? Perché stavamo litigando?”

“Mi sono presentato a casa tua all’una di notte, abbiamo fatto pace e poi ci siamo addormentati. Però abbiamo fatto una foto il giorno dopo.” Prese il quadernone e girò alcune pagine fino a fermarsi su una foto di Harry seduto su una panchina che dava da mangiare ai piccioni. Aveva un cappello grigio che gli copriva i ricci, un pesante cappotto nero chiuso fino la gola e una sciarpa rossa che Louis gli aveva regalato al compleanno. “Abbiamo passato tutto il giorno insieme. Ti ho portato in un ristorante di lusso, poi in sala giochi perché avevo speso tutta la mia paga per il cibo, e alla sera abbiamo mangiato una pizza sul tuo divano.”

“Non capisco perché non riesco a ricordare.”

“Non pensarci troppo” disse dolcemente, e senza pensarci troppo portò la mano di Harry alle sue labbra e la baciò delicatamente. “Ti ricordi cosa ha detto lo psicologo?”

“Si, ma comunque. Voglio ricordare.”

“Presto" promise. Gli faceva male vedere Harry così, tanto quanto gli aveva fatto male vederlo incosciente. In entrambi i casi era impotente, non poteva aiutare il suo fidanzato in nessun modo se non standogli vicino.

“Sai, credo di averti sentito mentre ero in coma” disse dopo alcuni secondi di silenzio. “Ti sentivo piangere, e l’unica cosa che volevo era svegliarmi per consolarti. Non credo che sapessi chi fossi, ma sentivo di voler tornare da te.”

“E lo hai fatto. Allo stesso modo ti ricorderai di me, te lo prometto.”

“Ho bisogno di te.”

“Non vado da nessuna parte.”

“Grazie.” Questa volta fu lui ad abbracciarlo e rannicchiarsi il più possibile contro di lui. “Preparo la colazione, cosa vuoi?” Si allontanò e si alzò a fatica.

“Quello che riesci a fare con un solo braccio.”

“Uova sbattute" disse dopo averci pensato un attimo “se riesco a rovinare quelle sono un vero genio.”

“Chiama se hai bisogno, vado a preparare le cose per uscire dopo.”

“Va bene.”

Uscirono entrambi dalla stanza e Louis si diresse verso la camera degli ospiti, dove aveva spostato metà dei suoi vestiti non appena Anne era tornata a casa. Si cambiò in fretta, optando per una maglietta bianca a maniche corte con sopra una felpa grigia leggera e dei jeans azzurro chiaro con degli strappi sulle ginocchia, e raggiunse Harry in cucina, dove si stava già diffondendo il profumo di uova.

“Posso continuare io se vuoi andare a lavarti o altro.”

“Così non mangeremmo mai, meglio se faccio io.” Si girò per sorridergli e si bloccò con tanto di occhi spalancati. “Perché tu non sai cucinare.”

“Hai provato ad insegnarmi un paio di volte, ma non è finita bene. So cucinare solo un piatto.”

“Oh è qualcosa con il pollo?” chiese, chiaramente eccitato all’idea di ricordare qualcosa, e quasi senza rendersene conto si mise ad imitare i movimenti che faceva Louis ogni volta che raccontava a qualcuno come si prepara il suo famoso piatto.

“Stai migliorando” disse, cercando di non lasciarsi sopraffare dalla speranza. L’ultima cosa che voleva era illudersi e poi restarci male. Sapeva che la memoria di Harry sarebbe tornata, ma sperare che succedesse in un giorno era da stupidi.

“Lo pensi davvero? Tutto quello che ricordo è legato alla mia memoria muscolare.”

“Ma è già qualcosa.” Si avvicinò e gli prese la mano. “Ci stai riuscendo piano piano.”

“Mi dispiace.”

“Smettila di sentirti in colpa. Tutto questo prova quanto siamo forti insieme, non credi? E se riesco a farti innamorare di nuovo di me direi che abbiamo la conferma di essere fatti per stare insieme.”

“Non lo credi già?”

“Sto cercando di tirarti su di morale.” Gli pizzicò il fianco e sorrise soddisfatto non appena Harry iniziò a ridere e per spostarsi finì più vicino a lui. “Sei la persona più importante della mia vita, certo che sono sicuro di noi.”

“Mi dispiace per ieri sera. Non avrei dovuto parlarti del ragazzo che ci provava con me. Gli ho chiesto di smetterla e ho cancellato il suo numero.”

“Grazie" disse, sorpreso da quanto si sentisse sollevato.

“Le uova!” Si allontanò di scatto e tornò alle sue uova, leggermente bruciate ma ancora commestibili. “Siediti, è pronto.”

Louis fece come gli era stato chiesto e poco dopo Harry gli mise davanti un piatto di uova e andò a sedersi dalla parte opposta della tavola.

“Stavo pensando di ricominciare a lavorare.”

“Pensi di farcela con un braccio rotto?” chiese. Sapeva che Harry era fantastico nel suo lavoro, ma sapeva anche quanto si arrabbiasse quando le cose non andavano come previsto e tutto non era al suo posto.

“No, per questo pensavo che magari potresti assistermi? Per passare più tempo insieme.”

“Sei sicuro?”

“Sì, mi farebbe piacere” disse, sorridendo timidamente. “Sempre che tu lo voglia, sia chiaro. Pensavo solo che potrebbe darci un’occasione per parlare e stare insieme e-"

“Non devi convincermi” lo interruppe sorridendo “certo che voglio. Sono già stato su un paio di set con te, so come funziona e cosa devo portarti.”

“Ok allora” disse, tirando un visibile sospiro di sollievo.

“Finita la colazione chiamo alcuni dei tuoi clienti e vediamo se hanno ancora bisogno di te.”

“Grazie.”

Finirono di mangiare in silenzio, e dopo aver sparecchiato la tavola insieme Harry andò a farsi una doccia mentre Louis recuperò la sua agenda e chiamò alcuni clienti per lui, riuscendo a riprogrammare quasi metà degli appuntamenti cancellati.

“Io sono pronto.” Harry tornò in salotto con dei pantaloni della tuta, una felpa nera e delle scarpe da ginnastica, i capelli raccolti in un piccolo codino spettinato.

“Ok.” Si infilò le scarpe e prese le chiavi. “Il parco è qui vicino.”

“Fammi strada.”

Uscirono da casa e iniziarono a camminare, ancora una volta in silenzio. A Louis non dispiaceva più di tanto, gli piaceva passare del tempo in presenza di Harry senza parlare, magari entrambi con un buon libro o ognuno che guardava una serie per conto proprio, ma si sentiva in dovere di dire qualcosa. Harry non era abituato alla sua presenza, probabilmente si sentiva ancora a disagio con lui, e voleva rendere l’esperienza il più piacevole possibile.

“Ho fissato degli appuntamenti per la settimana prossima. Due servizi per delle comunioni, delle foto per una famiglia, e una serata in un bar. A quello posso andare da solo se vuoi, non vorrei che ti venissero addosso e ti facessero male al braccio. Inoltre non dovresti muoverti molto, la tua costola non si è ancora sistemata.”

“Non importa, starò attento” disse, senza mostrare il minimo interesse nonostante fosse stato lui a chiedere di tornare al lavoro.

“Qual è il problema?” Si fermò in mezzo al marciapiede e costrinse Harry a fare lo stesso. “Purtroppo per te ti conosco molto bene. Cosa c'è?” chiese dolcemente. Le mani quasi prudevano dalla voglia di toccare Harry, ma si costrinse a non farlo e a lasciargli il suo spazio.

“Sono solo di pessimo umore.”

“Vuoi parlarne?”

“Mi sento uno schifo” ammise in un sussurro.

“Tesoro.” Vedere Harry così triste e demoralizzato gli stava causando dolore fisico. Ogni volta che Harry non sorrideva o sembrava vicino alle lacrime sentiva lo stomaco contorcersi su se stesso.

“Vorrei solo ricordare. Io voglio-voglio vederti felice.”

“E lo sono.”

Harry lo guardò con tanto di sopracciglio alzato.

“Ok, non felice-felice, ma sei qui, sei vivo e ci stiamo provando. Quando mi hanno chiamato dall’ospedale ho smesso di respirare, era come se tutto il mio mondo fosse crollato all’improvviso. Non ricordo neanche come sono arrivato da te, o cosa ho detto. Ricordo solo di aver aspettato per delle ore, ho visto dottori entrare ed uscire e nessuno voleva dirmi niente. Finché non è arrivata tua mamma ho continuato a piangere e tremare, avrò guardato l’orologio almeno cento volte. Quindi no, non sono contento di questa situazione, ma sono felice di averti qui con me. Ho pensato a come sarebbe stata la mia vita senza di te, e mi sono reso conto che non ce l'avrei fatta da solo. Queste settimane non sono state dure perché hai perso la memoria, ma perché non avevo il mio migliore amico.” Sorrise a Harry e gli accarezzò entrambe le guance rigate dalle lacrime. “Ti amo" sussurrò “e aspetterò tutto il tempo necessario. Sei l’unica persona che io abbia mai voluto, l’unico con il quale voglio passare il resto della mia vita e costruire una famiglia.”

“Grazie.” Lo abbracciò senza alcun preavviso e nascose la testa contro la sua spalla.

“Vorrei poterti dimostrare quanto ti amo, quanto ci tengo a te.”

“Lo stai già facendo.” Si allontanò da lui e si passò il retro della mano sulla faccia. “Scusa.”

“Va tutto bene.” Gli prese la mano e riprese a camminare come nulla fosse. “Sai, di solito non piangiamo così tanto.”

“Bene, stavo iniziando a preoccuparmi” disse divertito “stavo già pensando di contattare un consulente perché non credo sia normale.”

“Scemo.” Lo spinse delicatamente con il fianco, e sorrise non appena sentì la risata di Harry.

“Harry!”

Si fermarono entrambi e si girarono, trovando la vecchia signora che abitava infondo la via che camminava a passo spedito verso di loro.

“Oh, caro, ci hai fatto preoccupare così tanto. Come ti senti?” chiese, portando una mano sulla guancia di Harry e accarezzandolo come fosse un nipote.

“Oh, meglio, decisamente” disse Harry, chiaramente confuso e imbarazzato. “Presto potrò liberarmi di questo gesso.” Alzò di poco il braccio per spostare l’attenzione su di esso.

“Scommetto che Louis si sta prendendo ottima cura di te.” Fece l'occhiolino a Louis, che si sentì arrossire.

“Louis è fantastico.” Harry gli sorrise dolcemente, e per un attimo Louis riuscì a intravedere il suo Harry, e il modo in cui lo guardava sempre la mattina appena svegliato. Più di una volta si era svegliato con Harry disteso su un fianco che lo guardava adorante e tracciava delle figure senza senso sul suo petto.

“Vi voglio a cena il più presto possibile. Chiamatemi, ok?”

“Appena torniamo a casa controllo la nostra agenda e ti chiamo.” Promise Louis, sporgendosi per lasciarle un bacio rumoroso sulla guancia. “E salutaci Frank.”

“Sarà fatto.”

“Ciao” salutò Harry timidamente.

“Ci vediamo.” Sorrise contenta e tornò sui suoi passi.

“Elizabeth, noi la chiamiamo Liz. Abita alla fine della via e ci invita spesso a pranzo a casa sua. Prima di scoprire che stavamo insieme ha provato a farti conoscere sua nipote, si è sentita talmente in colpa che ci ha invitato a pranzo una domenica ed ora è diventata un'abitudine” disse, senza che Harry dovesse fare domande. “È venuta a trovarti all'ospedale e mi ha portato da mangiare.”

“Sembra simpatica.”

“Quella donna è una forza della natura. Sei andato a camminare con lei alla mattina un paio di volte, ma ha detto che sei troppo lento” disse divertito. “Non fare quella faccia, volevi farla contenta e hai cercato di essere gentile ma sei andato troppo piano anche per lei. Eri così offeso quando sei tornato a casa e me lo hai detto.” Sorrise al solo ricordo. Era orribile sapere che Harry non si ricordava nessuno di quei momenti, non riusciva neanche ad immaginare cosa stesse passando.

“Mi piace come ridi" disse dal nulla Harry.

“Grazie.” Arrossì appena e cercò di distrarsi fermandosi prima delle strisce pedonali e guardando da entrambi i lati.

“E come sorridi. È contagioso.”

“Vieni.” Strinse più forte la mano di Harry e iniziò ad attraversare la strada.

“Sei arrossito” disse divertito. “Non fare il timido con me.” Lo tirò più vicino.

“È quasi bello” disse senza pensarci.

“Che cosa?”

“Sapere che anche quando mi conosci appena hai ancora un debole per me.”

“Scemo.” Cercò di spingerlo, ma si stavano ancora tenendo per mano e si ritrovò a perdere l’equilibrio con Louis, che riuscì a stabilizzare entrambi contro un albero. “Vorrei chiederti una cosa” sussurrò.

“Sentiamo.” Si raddrizzò e cercò di mettere più spazio tra di loro, ignorando il suo istinto di appiccicarsi a Harry e non lasciarlo più andare.

“Vorrei baciarti.”

“Oh" fu tutto quello che riuscì a dire. All’improvviso sentì il suo cuore iniziare a battere a mille e le mani sudare. Era nervoso di baciare il suo fidanzato, tanto quanto lo era stato la prima volta.

“Non devi se non vuoi.”

“Non è questo. Sei sicuro? Non lo fai solo per farmi contento, vero?”

“Certo che no.” Lo fece avvicinare e lasciò la sua mano per portarla sulla sua guancia. “Ho solo voglia di baciarti.”

“Pensi potrebbe servire?”

“No, voglio davvero solo baciarti. Nessun secondo fine, voglio baciare un bel ragazzo che a quanto pare è il mio fidanzato.”

“Ok allora.” Avvicinò ancora un po' di più la testa e si fermò.

“Tu lo vuoi?”

“Certo, sono solo nervoso” ammise in un sussurro, imbarazzato. Non sapeva cosa fosse, ma era terrorizzato. Forse era l’idea che Harry potesse rendersi conto che non gli piaceva baciarlo, o forse era spaventato di restare deluso. Si era convinto che il loro bacio sarebbe stato miracoloso e Harry avrebbe ricordato immediatamente tutto quanto.

“Di cosa?”

“Non lo so.” Abbassò la testa verso i loro piedi, quelli di Louis posizionati tra quelli di Harry, che era appoggiato all'albero per arrivare alla sua stessa altezza. Era una posizione che aveva visto molte volte, eppure era tutto così nuovo.

“Secondo me lo sai.” Lo costrinse ad alzare lo sguardo su di lui e gli sorrise. “Ehi.”

“Non è importante.” Si sporse lentamente, per dare a Harry la possibilità di spostarsi all’ultimo minuto nel caso avesse cambiato idea, ma Harry non si mosse, e quando le loro labbra finalmente si incontrarono dopo tre settimane, Louis si sentì finalmente bene. Era esattamente come il loro primo bacio, timido e insicuro, ma con i sentimenti di ora, con tutto l’amore che provava per Harry e l’emozione di averlo ancora tra le sue braccia. Preso dal momento si ritrovò a circondare la vita di Harry per tenerlo più vicino, e in poco il loro bacio passò da casto e dolce a passionale e fin troppo spinto per un parco alle dieci di mattina.

Si staccarono dopo un po', entrambi a corto di fiato ma con dei sorrisi quasi maniacali stampati in faccia.

“Wow" sussurrò Harry, appoggiando la fronte contro quella di Louis. “Ok” aggiunse, a corto di fiato e chiaramente di parole. “È tutto così familiare e nuovo allo stesso tempo. Il mio corpo sa cosa fare e se lo aspetta già ma la mia mente no.”

“Vuoi sapere com'è stato il nostro primo bacio?” chiese.

“Mi piacerebbe. Vieni.” Gli prese la mano e andarono a sedersi su una panchina a pochi passi da loro. “Sentiamo.” Si girò verso di lui e piegò una gamba sopra alla panchina per poterlo guardare meglio.

“Ok, è successo prima di metterci insieme. Eravamo a casa tua, a guardare un film o una serie, non ricordo, e a un certo punto hai iniziato ad abbracciarmi e continuavi a dire di avere freddo solo perché ti stringessi di più, e in qualche modo mi sono ritrovato disteso sul divano con te sopra di me. Per un attimo non è successo nulla, poi abbiamo iniziato a baciarci.”

“Quindi sono stato io a fare la prima mossa?”

“Non proprio, l'abbiamo fatta insieme.”

“Però ti ho chiesto io di sposarmi.”

“Lo avrei fatto anch’io una settimana dopo che me lo hai chiesto. Avevo già un’idea, ma non riuscivo a scegliere l'anello.” Istintivamente iniziò a giocare con la sua collana, e vide che anche Harry stava toccando il suo anulare sinistro, come faceva sempre quando era sovrappensiero. “Quando tocchi l’anello dici sempre che stai pensando a me. Soprattutto quando sei stressato, dici che ti aiuta a concentrarti, perché sai che a casa saremo solo io e te e tutto andrà bene.”

“Vieni qua.” Si sistemò meglio sulla panchina per lasciargli posto e aprì le braccia, stringendo Louis non appena si fu avvicinato. “Ti sceglierei di nuovo anche ora" sussurrò “anche se non ricordo nulla di te o della nostra storia, so che sei la persona giusta per me.”

“Ti amo.” Cercò di stringersi il più possibile contro Harry, nascondendo la testa contro il suo collo.

“Va tutto bene.” Gli accarezzò la schiena con la mano destra, nella speranza di calmarlo. “Si sistemerà tutto, non ti lascio da solo.”

“Mi dispiace farti preoccupare per me.”

“A me no, vuol dire che ci tengo.” Strofinò il naso contro il suo collo. “È il profumo che ti ho regalato a Natale? Non avevi detto che è troppo forte?”

Louis si staccò di scatto da lui e lo guardò con gli occhi spalancati quasi comicamente. “Cosa hai detto?” chiese, sconvolto ed euforico allo stesso tempo.

“Il tuo profumo” disse, ora anche lui sconvolto. “Non è lo stesso, di solito usi qualcosa di Tom Ford come si chiama.” Premette l'indice e il pollice della mano destra contro gli occhi, mentre cercava di pensare. “Tobacco qualcosa” disse vittorioso dopo alcuni secondi.

“Te lo sei ricordato.” Senza pensarci si lanciò su di lui e iniziò a baciarlo. Il suo cuore stava battendo all'impazzata, e sembrava che il vuoto allo stomaco che sentiva da settimane si stesse affievolendo. Finalmente vedeva un po' di speranza alla fine del tunnel.

“Lou, siamo in pubblico.” Si allontanò poco dopo, le guance rosse per l’imbarazzo.

“E mi hai chiamato Lou” disse eccitato.

“Non credo voglia dire molto ma se ti fa piacere crederlo fai pure” disse, divertito davanti il comportamento di Louis. Per settimane lo aveva visto triste e disperato, e nonostante sapesse poco niente di lui di una cosa era sicuro: voleva sempre vederlo felice.

“Stai tornando.”

“Non sono mai davvero andato via.” Gli prese di nuovo la mano e se la portò al petto. “So di provare qualcosa per te, lo percepisco, il mio corpo reagisce alla tua presenza, ed è spaventoso, credimi. È qualcosa di troppo forte da spiegare.”

“Ci riuscirai presto.”

“C'è una cosa che potrebbe aiutare. Me ne ha parlato lo psicologo ma so che tu probabilmente non accetterai.”

“Sentiamo.”

“Vorrei tornare sul luogo dell’incidente.”

A questo Louis si irrigidì, e subito Harry iniziò ad accarezzargli la mano per farlo rilassare.

“Devi solo accompagnarmi, o almeno dirmi come arrivarci, non mi aspetto che tu venga con me.”

“Non puoi farlo fa solo.”

“Potrei chiedere a Gemma o a Liam. Non voglio che tu stia male, è l’ultima cosa che voglio.” Istintivamente si portò la mano di Louis alle labbra e la baciò. “So che ti farebbe solo soffrire.”

“Voglio starti vicino. È quello che ti ho promesso quando ti ho chiesto a mia volta di sposarmi.”

“Mi hai fatto anche tu una proposta?”

“Certo. Non te lo aspettavi, pensavi solo di andare a cena e che ti avrei dato l’anello, ma volevo che anche tu avessi la proposta dei tuoi sogni. Abbiamo fatto un giro in carrozza, e quando ci siamo fermati al parco ti ho fatto trovare una coperta con delle candele e dei fiori sistemati da Liam, e lì ti ho chiesto di sposarmi.”

“Ti ricordi cosa hai detto?” chiese, suonando vicino alle lacrime. Di nuovo. Nessuno dei due aveva mai pianto così tanto come nelle ultime settimane, ma Louis era più che sicuro che fosse loro concesso visto la situazione.

“Avevo un discorso preparato, ma alla fine l'ho cambiato. Era qualcosa del tipo: Harry, da quando ti ho conosciuto rendi la mia vita più bella, anche quando è dura ho sempre la consapevolezza di poter tornare a casa da te e trovare la cena pronta e un film da guardare già selezionato. Ed è così che voglio passare il resto della mia vita, con la certezza di averti sempre al mio fianco, e la speranza di renderti felice almeno la metà di quello che fai tu. Voglio esserci sempre per te, voglio condividere i tuoi momenti belli e anche quelli brutti se necessario, ma voglio esserci.” Sorrise ad Harry e ancora una volta fu costretto ad asciugare le sue lacrime. “Stai bene?”

“Vorrei-vorrei riavere il mio anello.”

“Con piacere.” Slacciò la catenina e sfilò l'anello di Harry. “Tutto tuo.”

“Mettimelo.” Allungò la mano verso di lui, e Louis, stando il più attento possibile al suo gesso, gli rimise l’anello al dito. “Grazie.” Gli sorrise dolcemente e abbassò lo sguardo per ammirare il suo anello.

“Possiamo andare ora se vuoi. Via il dente, via il dolore.”

“Sei sicuro?”

“Sicuro.” Gli sorrise incoraggiante e si alzò. Si sentiva le gambe deboli e stanche e per un attimo fu come essere in un film, sembrava che tutto si muovesse tranne lui. Erano settimane che evitava quella strada, anche quando significava svegliarsi dieci minuti prima. Non sapeva se erano rimaste tracce dell'incidente o meno, ma l’idea che in quel preciso punto Harry avesse rischiato la vita era troppo per lui.

“Louis, davvero, non devi.” Si rese conto solo in quel momento che si era fermato a fissare il vuoto. “Posso cavarmela.”

“Sto bene, scusa.” Riprese a camminare a passo spedito, e subito Harry lo raggiunse e fece intrecciare le loro mani, rallentandolo notevolmente. “Sono dieci minuti a piedi. Se non vuoi camminare torniamo a casa a prendere la macchina e andiamo.”

“Vorrei camminare se per te va bene.”

“Certo.”

Camminarono in silenzio per dieci minuti, le mani ancora intrecciate. Di tanto in tanto Harry stringeva più forte la sua mano o ne accarezzava il dorso con il pollice, e Louis ne era estremamente grato. Più si avvicinavano e più si sentiva male. Ed era stupido, davvero, sarebbe dovuto essere Harry quello nervoso, eppure faticava a reggersi in piedi. Non aveva mai amato nessuno tanto quanto Harry, e qualsiasi cosa gli facesse del male feriva anche lui.

“È successo là in fondo.” Indicò con la mano un incrocio tra due strade, e già da quel punto riusciva a vedere un segnale stradale piegato a metà che ancora non era stato sostituito.

“Puoi aspettare qui se vuoi.”

“Penso di farcela.”

“Certo che ce la fai, ma non devi sforzarti se non vuoi.” Gli lasciò un bacio in fronte e rimase a guardarlo per alcuni secondi. “Io vado.” Fece per lasciare la sua mano ma Louis la strinse più forte

“Ce la faccio.”

“Andiamo.” Sorrise, chiaramente grato di non doverlo fare da solo, e ripresero a camminare.

“Tu venivi da questa parte" disse, indicando la strada che stavano percorrendo loro a piedi “e quell'idiota è spuntato fuori da lì” indicò la strada alla loro destra. Ti ha centrato in pieno e ti ha spinto fino addosso il segnale e poi contro l’albero.” Si bloccarono sul marciapiede e da lì videro gli ultimi vetri rimasti per terra e la corteccia dell'albero che si era staccata con l'impatto.

“A lui cos'è successo?”

“Solo una botta" disse, la rabbia evidente nella sua voce.

“Va bene, sono qui.” Lo abbracciò non appena vide che iniziava ad agitarsi. “Sto bene.”

“Quando mi hanno chiamato hanno detto di fare in fretta, perché non sapevano cosa sarebbe successo. Mi hanno chiesto se sapevo se eri un donatore di organi, perché dovevano tenersi pronti.” Iniziò a singhiozzare contro la sua spalla e Harry lo strinse più forte, iniziando a dondolare sul posto neanche fosse un bambino.

“Ricordo di aver pensato a te quando ho sentito l’impatto dalla macchina. Non capivo cosa stesse succedendo, eppure pensavo a te. Non ti avevo detto che ti amavo uscendo da casa perché stavi ancora dormendo. Volevo solo tornare da te.”

“Te lo sei ricordato ora?” chiese tra i singhiozzi, non riuscendo a staccarsi da Harry.

“Questa mattina, mentre guardavo le nostre foto. Mi sono ricordato di aver visto la tua faccia mentre mi schiantavo contro l'albero.”

“Perché non me lo hai detto?”

“Non volevo darti troppe speranze. Non so ancora quanto ci vorrà, ma sta succedendo, piano piano. Inizio a ricordare brevi momenti, ricordo di averti guardato dormire, di averti abbracciato mentre eri ammalato.”

“Harry.” Iniziò a piangere ancora più forte e prima che potesse rendersene conto si ritrovò in braccio a Harry. “Cosa fai?” chiese tra le risate e i singhiozzi.

“Abbraccio il mio fidanzato.”

“Possiamo tornare a casa?”

“Sì, ci sono ancora un sacco di storie che mi devi raccontare.” Lo rimise a terra e gli prese nuovamente la mano, poi iniziarono a camminare lentamente. Non avevano alcuna fretta ora, era tutto calmo, l’agitazione se n’era andata. “Non mi hai mai detto come ci siamo conosciuti.”

“In realtà ho conosciuto prima Liam. Ci siamo trasferiti tutti a Londra per studiare all'università, e a luglio abbiamo iniziato a portare qui le cose, per ambientarci un po' e iniziare a conoscere il posto e la gente. Zayn ha conosciuto Liam in una lavanderia e hanno deciso di fare una serata tutti insieme. Eravamo tutti nuovi qui e avevamo bisogno di nuovi amici. Siamo usciti noi cinque, al bar vicino il mio vecchio appartamento. Tu non volevi venire, credo facessero Bake Off quella sera, e onestamente mi stavi già antipatico, mi sembrava una cosa da maleducati. Sembravi annoiato quando siamo arrivati e ci siamo aggiunti a voi. Poi però abbiamo iniziato a parlare, di musica soprattutto, e a fine serata mi hai dato il tuo numero per poter parlare ancora il giorno dopo. Nel giro di qualche settimana stavamo uscendo insieme.”

“Al nostro secondo appuntamento siamo andato in un negozio di dischi, giusto?”

“Sì, quello- aspetta, non ho una foto di quello.”

“No, me lo sono ricordato.” Sorrise soddisfatto nel vedere l’espressione di Louis. “Sai, forse il tuo bacio era davvero speciale.”

“Posso farlo di nuovo. Per scopi scientifici, ovviamente.”

“Ovviamente” ripeté divertito. “Aspetta almeno di arrivare a casa.”

“Ma sono dieci minuti.” Si esibì in un broncio al quale sapeva Harry non avrebbe mai resistito.

“Non provarci.”

“Ok. Allora niente. Nessun bacio.” Lasciò andare la mano di Harry e iniziò a camminare con la testa bassa. “Ah, come sono triste.”

“Ah, come sei stupido.” Lo tirò a sé e lo bloccò contro il suo petto prima che potesse cadere. “Avrei dovuto farlo prima.”

“Che cosa?” Appoggiò la testa contro la sua spalla e si godette il momento. Se c’era una cosa che poteva sollevargli il morale anche quando sembrava impossibile, era abbracciare Harry. Si sentiva a casa e al sicuro non appena le braccia di Harry lo stringevano, come se potesse bloccare fuori dalla loro bolla tutti i pensieri brutti. Non importava dove fossero o cosa stesse succedendo, Harry era il suo posto sicuro.

“Passare del tempo con te. Ogni volta che ti vedo sorridere è come se un pezzo tornasse a posto e ricordassi qualcosa.”

“Sei così sdolcinato.”

“Però ti piace. Ti ricordi la prima volta che ho provato a scriverti una poesia?”

“Ok, ora non fare il saccente solo perché ricordi qualcosa” disse, anche se la sola idea che Harry avesse ricordato qualcosa da solo gli stava facendo batter il cuore a mille. “Rinfrescami la memoria” aggiunse subito dopo.

“Penso fosse per San Valentino, giusto?” Aspettò che Louis annuisse e poi riprese. “Te l'ho data quando sei venuto a casa mia per chiedermi scusa. Ero incredibilmente imbarazzato, soprattutto dopo tutte le scenate che avevo fatto, ma tu l'hai apprezzata comunque. Credo che non ricorderò mai cosa ho detto, la mia mente si vergogna troppo.”

Si allontanò quel tanto che bastava per guardarlo in faccia. “È nel libro a casa, posso leggertela se vuoi.”

“Non voglio, ma va bene” disse con una smorfia.

“Secondo me era carina, ma io sono di parte.”

“Puoi leggermi la prima poesia che hai scritto per me?”

“Posso perfino recitartela, la so ancora a memoria” disse, piuttosto orgoglioso. Gli era sempre piaciuta quella poesia, ma nonostante tutto non l'aveva pubblicata in nessuno dei suoi libri. Quella era privata, una cosa solo tra loro due.

“Andiamo.” Ripresero a camminare e a fermarsi ogni due minuti solo per abbracciarsi o perché Harry si ricordava qualcosa, ma finalmente arrivarono a casa. “Ti avevo promesso in bacio, credo.”

“Lo credo anch’io.” Sorrise divertito, il suo Harry era praticamente tornato. E il dottore aveva ragione, una volta iniziato sarebbe successo in fretta, non si sarebbe dovuto preoccupare troppo.

Harry si avvicinò sorridendo e lo bloccò contro la porta. “Ancora non ci credo che sei il mio fidanzato. Complimenti al piccolo Harry.”

“Piccolo Harry nel senso del tuo passato te o nel senso del tuo pene? Perché posso assicurarti che entrambi hanno fatto un ottimo lavoro per convincermi a restare.”

“Oh mio dio.” Scoppiò a ridere, una di quelle risate che riempivano il cuore di Louis di gioia, con la bocca aperta e la testa gettata all'indietro.

“Il tuo amichetto è stato un fidato alleato per anni. Mi ha sempre aiutato ad avere ciò che volevo. Bastava fare un patto con lui ed ecco fatto.”

“Oh sono sicuro che si lascia persuadere facilmente da te.” Portò la mano sul suo fianco e lo strinse in modo possessivo. “Appena possibile mi farò perdonare per queste settimane.”

“Non devi farti perdonare perché non abbiamo fatto sesso.”

“E se volessi?” chiese con un sorriso malizioso.

“In quel caso non sarò io a fermarti.”

“Posso sapere qualcosa di più sulla nostra prima volta?”

“Certo.” Gli diede un bacio veloce e si spostò per andare a sedersi sul divano, e Harry lo seguì immediatamente. Si sedettero entrambi con le gambe incrociate per potersi guardare e Harry gli prese di nuovo la mano. “Ok, vediamo. Sai già che è successo a Halloween a casa tua. Eravamo entrambi nella tua stanza, mi sono girato per darti il tuo spazio anche se avevi detto che non ti importava, ma ad un certo punto ti ho guardato e dà lì puoi immaginare cos’è successo.”

“Ho una vaga idea sì.”

Erano finalmente seduti sul divano; dopo aver aspettato per quasi venti minuti che la coppia che lo occupava se ne andasse, si erano lanciati su di esso e se ne erano appropriati. Louis era seduto, Harry a cavalcioni su di lui, le mani di Louis sul suo sedere con la scusa di tenerlo coperto visto che la gonna continuava ad alzarsi.

“Avete intenzione di staccarvi?’ chiese Niall, chiaramente scocciato. Liam e Zayn se ne erano andati già da un po', ed essendo che erano a casa di un amico di Liam, loro non conoscevano nessuno. Non che Niall avesse problemi a fare amicizia, anzi, ma gli piaceva andare sul sicuro e circondarsi di gente amica.

“Hai visto le sue braccia? Dovrai tirarmi via con la forza.” Harry stava per ricominciare a baciarlo quando Niall gli lanciò addosso una birra e poi scappò via prima che potessero reagire. “Lo ammazzo.”

“Andiamo da te a cambiarci, sei più vicino.” Fece alzare Harry, che era il più bagnato dei due, e iniziarono a camminare tra la folla.

“Inoltre da te ci sono Zayn e Liam, per quanto siano attraenti non è una cosa che voglio vedere.”

“Merda. Posso dormire da te questa notte?” chiese. Non era la prima volta, si era addormentato a casa di Harry già un paio di volte mentre guardavano un film e Harry si era sempre rifiutato di farlo guidare in quello stato.

“Certo.” Si fermò per raccogliere entrambi i loro cappotti da sopra il tavolo che era stato sistemato all’entrata e iniziarono a camminare verso il suo appartamento.

“Poi vuoi tornare?” chiese dopo alcuni minuti di silenzio.

“Sono solo le undici, se non ci mettiamo troppo possiamo tornare solo per vendicarci di Niall.”

“Mi piace come pensi.” Si portò le loro mani alle labbra e baciò quella di Harry.

“Sono fradicio e puzzo di birra.”

“Hai freddo?”

“Alle gambe, ma camminando sta passando.”

“Almeno le tue gambe stanno bene con questa gonna.” Gli circondò la vita con il braccio e lo strinse contro il suo fianco, sperando di riuscire a scaldarlo un po'.  “Non manca molto.”

Raggiunsero l'appartamento di Harry dopo pochi minuti, parlando di cose stupide giusto per passare il tempo.

“Cosa vuoi metterti?” chiese Harry mentre guardava il suo armadio per cercare qualcosa che andasse bene a Louis.

“Non mi interessa, ora che torniamo là saranno già tutti ubriachi.”

“Ottima osservazione.” Prese un paio di jeans, una maglietta e una felpa e li lanciò a Louis, che subito si girò per dare a Harry il suo spazio. “Sei serio?” chiese divertito.

“Non voglio fissarti” disse, imbarazzato, mentre si sfilava i pantaloni.

“Non mi interessa, puoi guardare quanto vuoi” disse, e Louis poteva chiaramente sentire il rumore dei suoi vestiti mentre si spogliava. “Giusto perché tu lo sappia io mi sto godendo la vista.”

Girò di poco la testa e trovò Harry a petto nudo, la gonna che a malapena arrivava a metà gamba, che lo guardava come se volesse saltargli addosso.

“Ciao.” Harry sorrise non appena notò che Louis lo stava guardando, lo sguardo che non riusciva a fermarsi su un punto perché voleva memorizzare ogni particolare di Harry.

“Ciao.” Finalmente si decise a girarsi del tutto, e senza staccare gli occhi da Harry si sfilò anche la maglietta.

“Forse avevi ragione” sussurrò Harry.

“Dobbiamo davvero tornare?” Face un paio di passi verso di lui e si fermò a meno di un metro di distanza.

“No.” Senza pensarci due volte chiuse la distanza tra di loro e baciò Louis, un bacio che fin dal primo momento era più spinto di qualsiasi altro bacio si fossero mai scambiati.

“Letto” ansimò Louis non appena Harry si spostò per baciare il suo collo, lasciando baci aperti e qualche morso di tanto in tanto.

Senza farselo ripetere due volte si spostò verso il letto camminando all'indietro, portando Louis con sé. Lo fece distendere e si mise a cavalcioni su di lui, sorridendo malizioso non appena le mani di Louis si spostarono sul suo sedere.

“Quanto hai bevuto?” chiese Louis in un attimo di lucidità. Voleva fare l'amore con Harry più di qualsiasi altra cosa, ma voleva che entrambi fossero in grado di ricordarselo il giorno dopo.

“Due birre, sto bene.” Riprese a baciargli il collo, salendo fino a sotto il suo orecchio. “Cosa vuoi?” sussurrò, facendolo rabbrividire.

“Quello che vuoi tu.”

“Dovrai essere più specifico.” Si mise a sedere, strusciandosi contro di lui senza davvero rendersene conto e facendo gemere entrambi.

“Vorrei fare l'amore con te” disse dopo averci pensato un attimo.

“Perfetto.” Riprese a baciarlo e iniziò a strusciarsi più velocemente, in modo quasi disperato. “Come?”

“È uguale.” E davvero, in quel momento voleva soltanto sentirsi più vicino a Harry, in qualsiasi modo il suo ragazzo glielo avesse permesso.

“Ok.” Si spostò da sopra le sue gambe per potergli togliere i boxer, e non appena se ne fu liberato riprese a baciare Louis, scendendo dal collo fino la pancia e fermandosi molto vicino a dove Louis lo voleva di più.

“Harry" gemette, sperando che avesse pietà di lui.

Per tutta risposta Harry afferrò il suo membro alla base e lo coprì con la sua bocca, iniziando subito a muoversi su e giù velocemente.

“Oh Dio.” Portò automaticamente una mano tra i suoi capelli, stringendo a volte più forte del dovuto quando Harry muoveva la lingua nel modo giusto. “Harry” ansimò, e in quel momento sembrava essere l’unica parola che conosceva.

“Mmh" gemette non appena Louis tirò più forte i suoi capelli, facendo inarcare la schiena di Louis per le vibrazioni. Si costrinse ad allontanarsi dal membro di Louis e tornò a cavalcioni su di lui, facendo strofinare insieme le loro erezioni, la sua ancora coperta dai boxer. “Ti voglio dentro di me” sussurrò, senza staccare gli occhi da quello di Louis per neanche un secondo.

“Volentieri.” Lo costrinse a distendersi e gli sfilò la gonna e i boxer, sporgendosi subito per lasciare dei baci lungo la sua lunghezza.

“Lou" gemette, impaziente.

“Ok, ok, suppongo che avremo tempo” disse dopo aver lasciato un altro paio di baci. “Dove tieni il lubrificante?”

“Primo cassetto.”

Si sporse verso il cassetto e recuperò il lubrificante e un preservativo. “Puoi fermarmi quando vuoi” disse, nervoso.

“Mi fido di te.” Gli sorrise dolcemente e si girò a pancia in giù, sistemando un cuscino sotto il suo bacino per facilitare i movimenti di Louis.

Presse un respiro profondo e si versò il lubrificante sulle dita, cercando di trattenersi dal piegarsi per baciare le gambe di Harry o il suo sedere.

“E da quel momento abbiamo iniziato a divertirci parecchio. Tu abitavi solo con Liam, che passava il tempo da me per stare con Zayn, quindi avevamo l'appartamento per noi.”

“Credo di ricordarmi di Liam che ci ha visti sul divano.”

“Oh sì, non ci ha parlato per una settimana e ci ha fatto disinfettare la casa da cima in fondo. Non posso biasimarlo però, ci ha trovato in una posizione alquanto scomoda.”

“Cioè?”

“Uhm, diciamo che la tua bocca era in un posto dove non batte il sole.”

“Capisco” disse serio, per poi scoppiare a ridere. “Povero Liam.”

“Povero me, non siamo riusciti a finire. Ha preteso che ci vestissimo.”

“Sono sicuro di essermi fatto perdonare.”

“Decisamente” sussurrò, più a se stesso che a Harry. Erano tre settimane che non faceva sesso, e nonostante prima fosse stato troppo preoccupato per Harry per pensarci, ora che stava meglio si rendeva conto di quando gli mancasse. Non solo la parte in cui aveva un orgasmo fantastico, ma l’intimità che aveva con Harry, il modo in cui ormai conoscevano l'uno il corpo dell’altro, come erano a loro agio quando erano insieme.

“A cosa stai pensando?” Harry lo richiamò gentilmente all'attenzione.

“Nulla di importante.” Si rilassò contro lo schienale del divano e chiuse gli occhi.

“Hai dormito tredici ore, non puoi essere ancora stanco.” Cercò di suonare casuale, ma Louis sapeva che era preoccupato per lui.

Si sforzò di aprire gli occhi per poter guardare Harry. “Sono esausto, ma non per il sonno. Tutta questa situazione è così stressante.”

“Lo capisco se hai bisogno di un paio di giorni da solo.” Si fece più vicino e appoggiò la mano sul suo braccio. “Posso andare a trovare Gemma, le farebbe piacere.”

“Non sei tu il problema, e non posso lasciarti ora che stai cominciando a ricordare. Sono solo stressato. E non aiuta che abbiamo già perso un sacco di appuntamenti per il matrimonio. Credo che dovremmo cancellarlo” solo dirlo gli fece male. Era quasi un anno che aspettava quel momento, non vedeva l’ora di essere sposato con l’amore della sua vita, e ora avrebbero dovuto aspettare un altro anno, perché si erano convinti che l’unica data accettabile fosse il ventotto settembre.

“Cosa bisogna fare?”

“Dovevamo confermare le bomboniere, andare a sistemare i vestiti, controllare i centritavola e i fiori per la sala. E non abbiamo ancora trovato un fotografo perché nessuno ti piaceva e-"

“Respira” lo interruppe Harry. “Va tutto bene, sono cosa fattibili.” Lo strinse tra le sue braccia nonostante la posizione scomoda. “Lascia che ci pensi io.”

“Ma-"

“Me ne occupo io, magari mi aiuta.”

Sospirò e si rilasso tra le braccia di Harry. “Scusa.”

“Non devi scusarti di nulla.” Gli baciò la testa e lo strinse più forte. “Siamo una coppia, non posso lasciarti fare tutto da solo. Dimmi cosa devo fare e me ne occupo io.”

“Poi ti preparo una lista.”

“Grazie.”

Si lasciò stringere da Harry e cercò di concentrarsi solo su di lui. “È per questo che ho bisogno di te” disse dopo alcuni minuti di silenzio “mi tieni con i piedi per terra, mi aiuti a non perdere la calma.”

“Come tu aiuti me.” Si allontanò per poterlo guardare in faccia, senza però lasciarlo andare. “Non ce l’avrei fatta senza di te, non so neanche se sarei uscito da quella macchina se non avessi pensato a te. Sei la mia metà migliore” sussurrò, asciugando la lacrima solitaria che rigava la guancia di Louis. “Non sono stupito di essermi innamorato di te sei anni fa, e so che mi innamorerò di nuovo di te ogni giorno, perché sei speciale e sei fantastico. Mi sei vicino nel momento più duro della mia vita, nonostante sia orribile anche per te, e non chiedi mai nulla in cambio. Hai fatto in modo che io fossi la tua priorità dal momento in cui mi sono svegliato, anche quando ti ho respinto. E anche se per qualche assurdo motivo ancora non mi ricordassi di te il giorno del nostro matrimonio, non avrei alcun dubbio sul fatto che sei la persona giusta per me. Sei la persona con la quale voglio costruire una famiglia, perché so che sarai un ottimo compagno e un giorno un ottimo padre.”

“Grazie” fu l’unica cosa che riuscì a dire, prima di tornare ad abbracciare Harry, la testa nascosto contro il suo collo.

“Grazie a te.” Si distese sul divano e portò Louis con sé.

“La tua costola.” Provò a spostarsi ma Harry gli circondò i fianchi con le gambe per bloccarlo.

“Sta bene, rilassati.”

Cercò di accontentarlo e lasciò che Harry lo stringesse e gli accarezzasse la schiena.

“Lou?” lo chiamò dopo alcuni minuti di silenzio.

“Dimmi.” Portò entrambe le braccia sul petto di Harry e vi appoggiò il mento per poterlo guardare.

“La prima volta che ti ho visto ho pensato che ti avrei sposato. Ero furioso perché mi stavo perdendo la finale, ma poi hai iniziato a parlare e mi sono reso conto di quanto poco mi interessasse. Non avevo mai conosciuto nessuno come te. Così interessante e loquace, e soprattutto intelligente. Mi piaceva il tuo modo di vedere il mondo, come parlavi della musica e delle tue canzoni preferite, e ho pensato che non mi sarebbe dispiaciuto condividere per sempre questi pensieri con te. Volevo sentirti parlare di più, volevo conoscerti, e con il tempo non mi hai mai deluso. E per quanto questa situazione faccia schifo, mi piace riscoprirti giorno dopo giorno.”

“Non me lo avevi mai detto.”

“Lo so, ma pensavo ti avrebbe fatto piacere saperlo.” Alzò la testa quel tanto che poteva e gli diede un bacio a stampo. “Penso di essermi innamorato di nuovo di te” ammise, le guance più rosse del solito. “Il che è assurdo, ma allo stesso tempo ha senso e sembra così giusto.”

“Non hai idea di quanto questo mi renda felice.” Tornò ad abbracciare Harry e nascose la testa contro il suo collo, respirando il suo profumo e concentrandosi sul respiro di Harry contro il suo collo. “Stai tornando” sussurrò, incredulo. Sapeva che sarebbe successo prima o poi, ma tutta quell'attesa gli aveva fatto perdere le speranze.

“Ci siamo quasi. Ormai sono già innamorato di te, devo solo ricordarmi la prima volta che ti ho visto fare la pipì e altre cose stupide.”

“Vuoi sapere com'è andata?” chiese, ridendo al solo ricordo. Si mise a sedere sulle gambe di Harry, le mani sul suo petto ma senza fare troppa pressione.

“Certo.”

“Qualcuno sa dirmi dov'è il bagno?” chiese Harry, sembrando piuttosto annoiato. A quanto pareva si stava perdendo un episodio di Bake Off per stare lì con loro e non era per nulla contento.

“Ci devo andare anch’io, ti accompagno” si offrì Louis. Gli dispiaceva vedere che il ragazzo si sentisse così poco a suo agio in loro compagnia, e no non aveva nulla a che fare con il fatto che lo trovasse attraente. Appena entrato aveva subito notato le sue gambe lunghe e snelle messe in risalto da dei jeans neri attillati, la camicia floreale a maniche corte che lasciava intravedere le sue braccia muscolose e i capelli ricci che coprivano le orecchie. Per non parlare dei suoi occhi verdi. Ok, forse aveva a che fare con il fatto che lo trovasse attraente.

“Grazie.” Si alzarono insieme dal tavolo e Louis gli fece fare lo slalom tra i tavolini e le persone in piedi che bevevano una birra fino ad arrivare al bagno degli uomini.

Harry andò subito verso l’orinatoio verso il muro, il più lontano possibile dalla porta, e Louis si mise accanto a lui, per evitare il vecchio signore dell'altro lato. Solitamente preferiva andare in uno dei cubicoli, ma gli sembrava strano visto che Harry non lo aveva fatto.

“Mi dispiace che ti stia perdendo l’episodio. Pensi di poterlo guardare in replica?” chiese, sentendosi in imbarazzo in quel silenzio in cui si sentivano solo loro due che facevano pipì e l’uomo che si lavava le mani dietro di loro.

“Sì, suppongo di sì. Senti, mi dispiace se-“ mentre parlava si girò troppo in fretta, mentre ancora faceva pipì, e delle gocce finirono sulla scarpa di Louis. “Oh mio dio, scusa” disse, diventando rosso tutto di colpo.

“Non fa niente” disse, indeciso se essere divertito per la faccia di Harry, o schifato per quello che era appena successo.

“Mi sento un idiota.” Finirono entrambi di sistemarsi e andarono a lavarsi le mani. “Posso?” chiese Harry indicando la scarpa di Louis con un pezzo di carta in mano.

“Davvero, non fa niente.” Ora si sentiva quasi in colpa per lui. Harry sembrava così imbarazzato e dispiaciuto, non voleva rendere quella serata ancora più insopportabile per lui.

“Invece si.” Si piegò davanti a lui dopo aver inumidito la carta e la passò sulla scarpa. “Ecco, meglio.”

“Grazie.” Sorrise a Harry e aspettò mentre si lavava di nuovo le mani.

“Posso offrirti una birra?”

“Harry, non serve.”

“Posso farlo lo stesso?” chiese, all’improvviso più timido.

“Certo, non rifiuterei mai una birra.” Si spostarono verso il bar e aspettarono in silenzio di essere notati dal barista.

“Cosa studi?” chiese Harry non appena ebbe preso un sorso della sua birra, quasi gli servisse un po' di coraggio per parlare con Louis.

“Letteratura. Sto scrivendo un libro di poesie, e mi piacerebbe pubblicarlo prima o poi, era la scelta migliore per poter controllare eventuali errori e per prendere ispirazione.”

“E che poesie scrivi?” chiese, chiaramente interessato. Non molti lo erano una volta che iniziava a parlare di poesia. Soprattutto i ragazzi pensavano sempre che fosse una cosa stupida e poco realistica, nessuno gli dava mai fiducia o lo incoraggiava a parlarne.

“Tutto quello che mi passa per la testa. Non sono molto bravo ad esprimere i miei sentimenti, quindi scrivo. È la cosa che mi riesce più facile” disse, leggermente imbarazzato, mentre giocava con la condensa sul suo bicchiere.

“Quindi, visto che non mi hai urlato addosso per averti praticamente pisciato, devo aspettarmi una poesia passiva aggressiva?” Sorrise, sembrando al tempo stesso imbarazzato ma divertito da quella situazione.

“Di sicuro, la metterò sulla prima pagina. E dedicherò a te il libro. ‘Al ragazzo che ha fatto la pipì sulle mie scarpe’.”

“Non vedo l’ora di essere famoso. Ti prego di non dimenticarti di includere le mie fossette.” Indicò la sua guancia e fece una faccia buffa per far comparire le fossette.

“Ovviamente. Scriverò una poesia solo per loro, non preoccuparti.”

“Grazie, lo apprezzerebbero molto.” Annuì convinto, riuscendo ad essere serio per solo pochi secondi prima di scoppiare a ridere, seguito a ruota da Louis.

“Avete intenzione di tornare da noi o cosa?” Liam li interruppe con un sorriso che non prometteva nulla di buono.

“Scusa, ora arriviamo.” Louis si alzò dalla sedia con la sua birra e seguì Liam al loro tavolo, assicurandosi che Harry fosse dietro di loro. Si mise a sedere accanto a Niall, mentre Liam tornò accanto a Zayn e Harry si fece posto accanto a lui. Era schiacciato tra Niall e Harry, e in tutta onestà non gli dispiaceva affatto. Iniziarono a parlare di musica, includendo Niall di tanto in tanto quando Zayn e Liam lo ignoravano e si chiudevano nella loro bolla, ma per la maggior parte del tempo parlarono solo tra di loro, e Louis si ritrovò a sperare che tra Liam e Zayn funzionasse perché non gli sarebbe dispiaciuto vedere Harry più spesso.

“Oh mio dio, ti ho pisciato addosso?” chiese, incredulo, mentre si piegava in due dal ridere, rischiando quasi di cadere dal divano.

“Già” fu tutto quello che riuscì a dire, guardando rapito il modo in cui Harry rideva. Se pensava che per alcuni giorni aveva temuto di non vederlo mai più ridere in quel modo gli si stringeva lo stomaco.

“Che cosa?” Harry lo guardò curioso non appena smise di ridere, le rughette ai lati dei suoi occhi ancora evidenti e le fossette più profonde che mai.

“Sono solo contento che tu sia qui e che stai bene. L’idea che avrei potuto non vederti ridere mai più è spaventosa. Non credo ce l’avrei fatta.”

“Non pensarci più.” Portò una mano dietro il suo collo e lo costrinse a piegarsi per poterlo baciare. “Nulla ci separerà più, promesso.” Gli lasciò un piccolo bacio sulla punta del naso.

“Promesso” sussurrò, stendendosi sopra Harry e nascondendo la testa contro il suo collo.

“Abbiamo mai avuto una brutta lite?” chiese dopo alcuni minuti di silenzio, passati ad accarezzare la schiena di Louis.

A questo Louis si irrigidì e tornò a sedersi, spostandosi dalle gambe di Harry per tornare sul divano. Non parlavano mai di quella lite, mai. Li aveva quasi distrutti, e si erano ripromessi che non sarebbe mai più successa una cosa simile.

“Così brutta?” chiese Harry, notando il cambiamento d’umore di Louis. Si mise a sedere anche lui e si fece più vicino per prendergli la mano. “Non devi parlarmene se non vuoi.”

“No, va bene. È solo … non arrabbiarti con te stesso, ok? Abbiamo sbagliato entrambi.”

“Come dire che ho fatto la cazzata più grande della mia vita.”

“Non è stato bello, ecco.”

Louis era appena rientrato dopo aver fatto la spesa e capì subito che qualcosa non andava. La casa era stranamente silenziosa, di solito Harry correva a salutarlo non appena lo sentiva entrare. “Harry, sono a casa” disse, titubante.

“Strano” rispose sarcastico.

Louis seguì la sua voce e lo trovò seduto in cucina, con un’espressione dura e arrabbiata che non gli aveva mai visto prima d’ora. “Cosa succede?” domandò, preoccupato. Non prometteva nulla di buono. Lasciò le borse sopra la tavola e si sedette davanti a Harry, notando solo ora delle carte davanti di lui, che sembravano essere delle bollette.

“Succede che sono stanco, ok? Sei a casa tutto il giorno a non fare un cazzo e scrivere quello stupido libro che mai nessuno pubblicherà e non fai niente. Questo appartamento è uno schifo, almeno pulissi visto che non hai niente da fare.”

“Scusa?” chiese, incredulo. “È questo che penso di me? Che sarò uno scrittore fallito e sto pesando sulle tue spalle?”

“Sì, esattamente. Riusciamo a malapena a pagare per questo stupido appartamento, e tu passi il tuo tempo a scrivere stupide poesie.”

A quello Louis non riuscì a rispondere. Sapere che Harry non credeva in lui, che trovava le sue poesie stupide e non lo supportava più come una volta. Era orribile.

“Sai cosa? Sono stanco di stare qui ad aspettare te e venirti sempre incontro.”

“Cosa stai dicendo?’

“Sto dicendo che me ne vado. Ti sto praticamente facendo da donna delle pulizie, l’unica cosa che riesci a fare e fare la spesa.”

La cosa peggiore era che finalmente una casa editrice lo aveva notato. Era andato a fare la spesa per festeggiare con Harry quella sera, e invece lui lo stava lasciando. Guardò mentre Harry si alzava, prendeva le chiavi e se ne andava.

“Ti ho lasciato?” Harry sembrava incredulo, con gli occhi spalancati e pieni di lacrime. “Lou, mi dispiace.” Lo strinse tra le sue braccia e gli lasciò dei baci sul collo.

“Avevi ragione però. Ero così concentrato sulle mie poesie che non ho mai pensato di trovare un altro lavoro temporaneo.”

“Ma era il tuo sogno."

“Le cose non stavano andando bene economicamente. Il nostro primo appartamento era davvero uno schifo.”

“Comunque. Mi dispiace non averti supportato.”

“È stato solo per poco.”

“Cos'è successo?”

“Avevamo in programma una cena a casa di Niall, con Zayn e Liam, e abbiamo deciso che non era il caso di dirgli che ci eravamo lasciati, così abbiamo provato a fingere di stare ancora insieme.”

Erano quasi a metà cena quando Louis iniziò a sentirsi sull’orlo delle lacrime. Per tutta la sera Harry non lo aveva guardato, e anche se dovevano fingere di stare ancora insieme era chiaro a tutti che qualcosa tra di loro non andava.

“Allora, questa estate pensavo che potremmo andare in campeggio” disse Niall per rompere il silenzio mentre mangiavano. “Voi piccioncini nelle vostre tende e io da solo. Dio solo sa che non voglio sentire ancora Harry e Louis che scopano.”

A questo Louis si irrigidì. Non ci sarebbe più stata nessuna vacanza per loro due. “Scusatemi, devo andare in bagno.” La sua voce si spezzò a metà frase, ma sperò che nessuno vi avesse fatto caso. Andò in bagno il più velocemente possibile e si accasciò sul water, le lacrime che scendevano senza il suo controllo.

Non sapeva da quanto fosse chiuso in bagno, ma ad un certo punto la porta si aprì e Harry entrò lentamente, quasi stesse valutando la situazione. Poteva vedere i loro amici che li guardavano dalla porta, ma provò ad ignorarli, già troppo imbarazzato per sopportare anche i loro sguardi di pietà.

“Louis” disse dolcemente Harry. Si mise davanti a lui e lasciò che Louis nascondesse la testa contro la sua pancia, portando subito le mani tra i suoi capelli.

“Cosa sta succedendo?” chiese Niall a quel punto.

“Io e Louis ci siamo lasciati due settimana fa” rispose Harry per entrambi, stringendolo di più contro di sé.

“Che cosa?” chiese Liam, sconvolto.

“Abbiamo litigato e me ne sono andato di casa. Sono tornato a prendere dei vestiti quando Louis non c’era.” Al solo ricordo Louis si sentì pervadere da un senso di nausea. Era tornato a casa un giorno dopo essere uscito per andare a trovare sua sorella ed era tornato a casa trovandosi tutte le scarpe di Harry sparite e la sua parte dell’armadio vuota.

“Vi siete lasciati lasciati o è solo una pausa?” chiese Zayn.

“Suppongo sia una pausa” disse Harry, anche se suonò più come una domanda. “Cosa dici?” Si allontanò di poco per poter guardare Louis, portando entrambe le mani sulle sue guance. “Ti senti bene? Sei pallido.” Lo guardò preoccupato e si inginocchiò davanti a lui. “Louis, ti stai sentendo male?”

Annuì appena e chiuse gli occhi, cercando di fare dei respiri profondi. Stava singhiozzando senza controllo, si sentiva sul punto di vomitare o svenire, o forse entrambe le cose.

“Ok, sono qui. Guardami.” Louis si costrinse ad aprire gli occhi e si concentrò su quelli di Harry. “Ti viene da vomitare?”

Riuscì solo ad annuire, sentendosi troppo debole anche per parlare.

“Ok, alziamoci.” Si alzò da terra e aiutò Louis ad inginocchiarsi davanti il water. “Va tutto bene.” Lo abbracciò da dietro e iniziò ad accarezzargli la pancia. “Va tutto bene” ripeté, e ora anche lui stava piangendo. Louis sentiva le sue lacrime bagnargli la maglietta. “Respira piano.”

Cercò di concentrarsi sulle mani di Harry sulla sua pancia, sul suo respiro contro il suo collo e il suo corpo premuto contro il suo.

“Mi dispiace” sussurrò Harry, e in qualche modo quelle due semplici parole riuscirono a calmare Louis. Si rilassò contro il petto di Harry e si lasciò stringere. “Proviamo ad alzarci da terra?” chiese dolcemente.

Non fidandosi della sua voce si limitò ad annuire di nuovo e lasciò che Harry lo aiutasse ad alzarsi. Solo in quel momento si rese contro che i loro amici li avevano lasciati da soli e avevano chiuso la porta per dare loro un po’ di privacy.

“Ti accompagno a casa, ok?”

“Resti?” chiese in un sussurro. Riusciva a malapena a vedere la faccia di Harry tra le lacrime, non sapeva se stava sorridendo o se sembrava arrabbiato.

“Se mi vuoi, sì.” Portò la mano sul suo fianco per tenerlo il più vicino possibile.

“Non me ne sono andato io.”

“Pensavo fossi arrabbiato per quello che ho detto, per questo non sono tornato prima” ammise. “Ho fatto lo stronzo, mi dispiace.”

“Ne parliamo domani” disse, non sentendosi pronto ad affrontare quella conversazione nel bagno di Niall, con la cena che minacciava di risalire e le lacrime che non smettevano di scendere.

“Va bene.” Gli asciugò delicatamente le guance e si sporse per lasciargli un bacio in fronte. “Andiamo.” Gli prese la mano e uscirono dal bagno, raggiungendo gli altri in salotto. “Porto Louis a casa.”

“Sedetevi un po', non sembri neanche tu in grado di guidare.” Niall si alzò dal divano per lasciare loro posto. “Forza, solo un paio di minuti.”

Andarono a sedersi e subito Louis si rannicchiò contro il fianco di Harry, che gli circondò le spalle con il braccio e gli lasciò un bacio tra i capelli.

“Quindi?” chiese Zayn.

“Domani parliamo” disse semplicemente Harry.

“Avete intenzione di risolvere?” domandò Niall, sembrando quasi spaventato. Era sempre stato il loro sostenitore numero uno.

“Mi piacerebbe” disse Harry “e penso che ci riusciremo” aggiunse subito, stringendolo più forte contro di sé, quasi avesse paura che potesse scappare.

Louis tirò un respiro di sollievo e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi.

“Altrimenti sarà imbarazzante leggere tutte quelle poesie su di te, no? Il libro perderebbe di credibilità" disse Liam, cercando di alleggerire un po' la tensione.

“Che libro?” chiese Harry, confuso.

“Hanno deciso di pubblicare il libro di Louis, non lo sapevi?” chiese, confuso.

“Lou" fu tutto quello che riuscì a dire Harry. Lo abbracciò subito, nascondendo la faccia contro il suo collo.

“Ce l'ho fatta” sussurrò.

Restarono così per un paio di minuti, mentre i loro amici parlavano come nulla fosse, abituati a loro due rinchiusi nel loro mondo.

“Andiamo?” chiese Louis dopo un po', sentendosi sfinito dopo tutto quello che era successo.

“Certo, subito.” Si alzarono dal divano contemporaneamente, sotto gli sguardi incuriositi dei loro amici. “Ci sentiamo domani, ok?”

“Sì, fateci sapere.” Niall li strinse entrambi in un abbraccio spacca ossa. “Non fate cazzate.”

“No, promesso” disse Harry, divertito.

“Niall, li stai soffocando.” Liam arrivò in loro aiuto e fece spostare Niall, per poi abbracciare Harry mentre Zayn abbracciava Louis. Si invertirono poco dopo, ma per tutto il tempo la mano di Harry restò sulla schiena di Louis, una piccola promessa che non se ne sarebbe andato.

“Oh, tesoro.” Louis asciugò le lacrime di Harry e gli baciò la guancia.

“Scusa.”

“Ssh, va bene.” Lo abbracciò e lasciò che Harry si sfogasse.

“Mi dispiace non aver creduto in te.”

“Non è vero, hai sempre creduto in me. Sei stato tu a spingermi a cercare qualcuno che pubblicasse il mio libro, sei sempre stato dalla mia parte. Eri solo frustrato, lo capisco ora.”

“Ti ho lasciando quando avevi più bisogno di me.”

“E sei tornato. Tesoro, sono passati anni, ok? Va tutto bene.”

“Mi sento uno schifo.”

“Avevi un sacco di responsabilità sulle spalle, eri tu a pagare tutto e occuparti della casa, io ero troppo preso dal mio libro.” Gli prese entrambe le mani e le ricoprì di baci.

“Avevi bisogno di me."

“Senza di te non avrei mai scritto. Sei la mia musa, lo sai.” Si spostò e si mise a sedere a cavalcioni su di lui per sentirlo più vicino. “Ecco.” Sorrise contento non appena Harry portò le mani sui suoi fianchi e si sporse per dargli un bacio a stampo. “Abbiamo fatto pace subito. Ci siamo messi entrambi a piangere in macchina e alla fine abbiamo parlato per un’ora. Hai detto che avevi paura di aver rovinato tutto e non hai avuto il coraggio di tornare da me.”

“E tu mi hai perdonato subito?”

“Ero miserabile senza di te.” Sorrise tristemente al ricordo di quelle settimane orribili. “Non riuscivo a fare nulla, ero raramente a casa perché mi faceva troppo male. Lottie però non ti ha parlato per un mese.”

“Hai detto che abita qui vicino?”

“Sì, a venti minuti da qui.  È venuta anche lei a trovarti in ospedale, ma non è rimasta molto, ha detto che non riusciva a vederti così.”

“Possiamo andare a trovarla?” chiese, quasi timidamente.

“Certo, vuoi andare ora?”

“Se non è un problema.”


Mezz’ora più tardi erano nell'appartamento di Lottie. Era piccolo ma ben arredato e luminoso, Louis si sentiva sempre a casa quando andava a trovarla, aveva un’aria familiare, probabilmente perché Lottie aveva ereditato lo stesso stile di sua madre.

“Harry.” Lottie gli saltò addosso non appena lo vide. Avevano deciso di farle una sorpresa ed entrare con la chiave di scorta che aveva Louis, ma erano arrivati solo fino il divano prima di essere scoperti. “È così bello rivederti.”

“Anche per me.” Lasciò la mano di Louis per abbracciare la sua futura cognata.

“Lou ha detto che stai iniziando a ricordare, è vero?” chiese, chiaramente entusiasta. Louis le aveva mandato un messaggio quella mattina, aggiornandola sui progressi di Harry. Si allontanò e si asciugò discretamente una lacrima, per poi avviarsi verso la cucina seguita da loro.

“Sì, solo qualche piccolo evento, qualche dettaglio, ma è qualcosa. E mi ricordo i miei sentimenti, è come se ricordassi le sensazioni che provavo con una persona, credo.” Si sedette accanto a Louis, mentre Lottie iniziava a preparare loro un thè.

“È fantastico. Sono così contenta.”

“Vorrei solo che fosse più veloce” disse tristemente, guardando Louis per supporto.

Louis semplicemente gli sorrise e si sporse per baciarlo sulla fronte. “Stai andando benissimo, nel giro di pochi giorni sarai come nuovo” promise.

“Quindi tra voi due è tornato tutto normale? Sdolcinati come prima?” chiese, fingendosi infastidita, anche se l'enorme sorriso che aveva sulla faccia la stava tradendo.

“Anche peggio, non riuscirai più a guardarci.” Per dimostrare quanto detto Harry si alzò dalla sedia e si sedette sulle gambe di Louis. “Visto quanto siamo carini?”

“E assurdi” aggiunse divertita. “Ma sono contenta, almeno ora non dovrò più vedere il mio fratellone triste.”

“Assolutamente, giuro che sarà sempre felice.”

In modo discreto, solo per Harry, portò una mano sopra la sua e la strinse appena più forte, quasi per ringraziarlo.

“Una bella scopata non gli farebbe male, è sempre così scontroso.”

“Lottie” quasi urlò Louis, scandalizzato, mentre Harry rideva e arrossiva al tempo stesso.

“Dico solo la verità. L’altro giorno stavi guardando quel tipo del telefilm come se-"

“Scusa?” la interruppe Harry.

“Oh, non fare il geloso, era solo un attore.” Lasciò dei baci sulle sue scapole, sorridendo contento non appena sentì Harry ridacchiare. “Aveva un bel culo, tutto qui.”

“Anch’io ho un bel culo” disse, con tanto di broncio.

“Lo so, mai visto un culo più bello." Gli prese il mento con una mano e lo costrinse a piegarsi verso di lui per baciarlo, facendo finalmente scomparire il suo broncio.

“Ecco, meglio.” Si rilassò tra le sue braccia, e nonostante fosse pesante, Louis si sentì leggero per la prima volta da quando aveva ricevuto la chiamata. Harry stava tornando, in solo un giorno si era ricordato un sacco di cose e sembrava molto più a suo agio con lui. Era un po’ come essere tornati all’inizio della loro relazione, quando erano ancora timidi e non sapevano come comportarsi ma non riuscivano a stare lontani.

“Allora, come stai?” Lottie si fece improvvisamente più seria. Louis sapeva quanto fosse preoccupata per Harry, ogni giorno lo chiamava solo per avere sue notizie.

“Meglio, decisamente meglio.” Portò una mano su quella di Louis, appoggiata sul suo grembo, e iniziò ad accarezzare le sue nocche. “È strano perché fino a ieri c’era il vuoto, mentre ora ricordo i nostri appuntamenti, cene di famiglia, momenti passati a casa. A volte è quasi troppo, non so bene come gestire tutte queste informazioni e i sentimenti che arrivano con esse, ma sono contento. Non è dura solo per me, voglio solo stare bene e non fare preoccupare nessuno.” Mentre lo diceva strinse forte la mano di Louis, che poi portò alle labbra.

“Non devi farlo per me" disse in un sussurro, non riuscendo a controllare la sua voce.

Si girò sulle sue gambe e si mise di lato per poterlo guardare. “È per noi. Voglio che tu stia bene, e voglio ricordarmi più cose possibili per il nostro matrimonio.”

“Lo farete comunque?’ li interruppe Lottie, chiaramente sorpresa. Louis l'aveva chiama in preda ad una crisi di pianto non appena aveva provato a disdire l’ordine per I fiori, ma poi non le aveva più detto nulla al riguardo.

“Se gli ho chiesto di sposarmi devo aver avuto dei buoni motivi.”

“E se non riuscissi a ricordare in tempo?”

“È una strana sensazione. Come se sapessi che è la cosa giusta da fare. Come ho detto prima ricordo le sensazioni, e il mio corpo reagisce alla presenza di Louis, mi sento al sicuro, come se fosse il posto dove devo stare” disse, senza staccare gli occhi da quelli di Louis per neanche un secondo.

“È la cosa più sdolcinata che ti abbia sentito dire. E ho sentito la tua proposta di matrimonio almeno venti volte.” Ancora una volta il suo sorriso tradì il suo tono sarcastico, non che Louis le stesse davvero prestando attenzione.

“Voglio farti vedere una cosa.” Recuperò l'anello da sotto la sua maglietta e lo girò fino a trovare la scritta che Harry aveva fatto incidere, poi lasciò che Harry lo prendesse dalle sue mani per guardarlo.

“Casa” lesse in un sussurro. “È inciso anche nel mio, vero?” chiese, e anche senza guardare i suoi occhi Louis sapeva che si stava commovendo.

“Sì.” Rimise l’anello sotto la maglietta e appoggiò la testa contro il petto di Harry per cercare di calmarsi. Sapeva che anche lui di lì a poco avrebbe iniziato a piangere, ma si era ripromesso di non farlo. Anche se erano lacrime felici, era stanco di piangere. Sembrava fosse l’unica cosa che era in grado di fare nell’ultimo periodo.

“Mi dispiace.” Appoggiò la testa sulla sua e lo circondò con le braccia.

“Non è colpa tua. Non sono arrabbiato con te.” Cerco di stringerlo a sua volta, nella speranza di riuscire a confortarlo. Sapeva che neanche per Harry era facile, che nonostante lui dovesse convivere con il fatto che Harry non si ricordasse più di lui, il suo fidanzato doveva accettare il fatto di aver perso cinque anni di memoria. “Piccolo.” Gli si spezzò il cuore non appena Harry iniziò a singhiozzare, e portò subito una mano tra i suoi capelli, un vecchio trucco che aveva imparato all’inizio della loro relazione. “Amore, devi calmati ora” disse dopo un po’, quando ormai sembrava che Harry faticasse perfino a respirare.

Harry si allontanò di poco per poterlo guardare negli occhi, e Louis si sentì di nuovo male. Vedere Harry così triste lo distruggeva, si era ripromesso di farlo stare bene sempre e comunque e ora non riusciva nemmeno a farlo calmare.

Senza pensarci troppo si sporse verso di lui, e non appena ebbe la conferma che Harry non si sarebbe tirato indietro, lo baciò. Un bacio disperato e per nulla delicato, ma non spinto. Non era come il bacio di solo poche ore prima al parco, desiderio puro senza alcun freno, questo era il semplice bisogno di stare vicini, di rassicurare l’altro che tutto sarebbe andato per il meglio.

“Non vedevo l’ora di fare di nuovo la terza incomoda. Come mi diverto” cercò di sdrammatizzare Lottie, facendo ridere entrambi mentre ancora si baciavano. “No continuate pure, non è la mia cucina o altro.”

“Scusa” disse Louis divertito, lasciando che Harry si accoccolasse contro di lui.

“Succedono spesso queste crisi di pianto di coppia?”

“Più di quanto io voglia ammette.”

“È avvengono spesso in pubblico” aggiunse Harry.

“Fate le cose in grande insomma.”

“Sempre.” Lasciò un bacio sulla spalla di Harry giusto perché poteva. “Ma sono sicuro che non dureranno molto.”

“Basta lacrime” concordò Harry.

Finirono con il passare tutto il giorno con Lottie, accoccolati tutti insieme sul divano a guardare la televisione e mangiare gelato.

***

Era finalmente arrivato il giorno del loto matrimonio e Louis non riusciva a crederci. Dopo tutto quello che era successo negli ultimi mesi, gli sembrava surreale trovarsi all’altare in attesa che Harry lo raggiungesse. Gli tremavano le mani e stava sudando nonostante non fosse troppo caldo.

Proprio mentre stava per sistemarsi la cravatta blu scuro abbinata allo smoking, per l’ennesima volta, la musica iniziò, e finalmente Harry iniziò a camminare lungo il corridoio creato dalle file di sedie con Anne al suo fianco. Era semplicemente mozzafiato, con un completo rosso scuro con dei fiori bianchi, una semplice camicia bianca sotto e i capelli ricci liberi da gel o altri prodotti.

Harry si fermò davanti a lui, e per poco non si sciolse sul posto. Stava per sposarlo davvero, l’uomo della sua vita.

“Sei bellissimo” disse, e si rese conto che la sua preoccupazione di sentirsi in imbarazzo davanti i loro parenti era stupida, perché aveva occhi solo per il meraviglioso uomo al suo fianco.

“Anche tu.” Gli prese la mano, e si spostò quel tanto che bastava perché Anne potesse abbracciare Louis.

“Ti voglio bene” sussurrò al suo orecchio.

“Anch’io.” Lasciò andare la sua futura suocera e si voltò verso il celebrante.


I primi minuti passarono fin troppo in fretta, e Louis riuscì a registrare gran poco di ciò che stava accadendo, troppo estatico ed entusiasta all’idea che nel giro di un’ora Harry sarebbe stato suo marito.

“E ora i vostri voti.” A questo Louis tornò in sé. Avevano deciso che Harry sarebbe andato prima, perché era sicuro che non sarebbe riuscito a smettere di piangere dopo i voti di Louis.

“Lou" disse timidamente, stringendo più forte la sua mano, e istintivamente Louis si fece più vicino, cercando di fornirgli il supporto di cui aveva bisogno. “Ci sono un’infinità di cose che potrei prometterti, e sono tutte cose che spero di stare già facendo, come lo stare sempre al tuo fianco, amarti incondizionatamente, tutte quelle smancerie insomma. Quello che voglio prometterti è che sarò sempre il tuo Harry, qualsiasi cosa accada, sarò sempre io: il tuo migliore amico, e presto tuo marito. Sei la persona più importante della mia vita, la ragione per cui sono ancora qui, e ti prometto che non cambierà mai, sarai sempre la persona per la quale voglio lottare, la persona per la quale vale la pena mettere impegno e fatica, perché sei speciale. Mi sei stato accanto nel momento peggiore della mia vita, e anche se so che non dipende da me, voglio prometterti che d’ora in avanti avremo solo momenti meravigliosi e sarò al tuo fianco per condividerli tutti. Ti meriti tutta la felicità del mondo, e voglio impegnarmi a dartela.” Si asciugò alcune lacrime e tirò Louis più vicino per potergli dare un bacio sulla guancia. “Ti amo” sussurrò, solo per lui.

“Ti amo anch’io.” Prese dei respiri profondi per calmarsi e sorrise grato a Harry quando gli asciugò le guance. “Ok.” Cercò di concentrarsi su Harry per ricomporsi e riuscire a parlare, e dopo alcuni secondi riuscì finalmente a calmarsi abbastanza per parlare. “Harry, quello che voglio prometterti è che ci sarò sempre per te. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi sia il problema, siamo una squadra ora.” Sorrise a Harry, che si stava trattenendo dal piangere. “Lo siamo sempre stati in realtà, ma ora è ufficiale e tutto quanto, roba seria” disse in finto tono solenne, facendo ridere Harry. “Sei senza ombra di dubbio la cosa migliore che mi sia capitata, e per nessun motivo al momento smetterò di lottare per noi. Negli ultimi mesi mi hai provato quanto sia speciale quello che abbiamo, un vero e proprio amore da favola, con tanto di bacio miracoloso, e ti prometto che sarà sempre così, la nostra favola. E la parte migliore è che il punto di climax è già passato, e ora ci attende una normale e spero noiosa vita da coppia sposata che litiga per il latte.”

A quel punto Harry stava piangendo e ridendo allo stesso tempo, la mano ancora stretta attorno quella di Louis. “Te l'ho detto mille volte di buttare il cartone finito” disse divertito.

“E stai per essere incastrato altre mille volte.”

“Non vedo l’ora.”



 




NOTE: ciao! Ebbene sì, a fine 2018 ancora scrivo storie sull'amnesia. Ovviamente non troppo accurata per quanto riguarda la parte medica, ma ho fatto delle ricerche.Spero qualcuno sia ancora interessato a leggere le mie storie e che vi sia piaciuta! Buone feste!

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Yolo_you_only_live_once