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Autore: ThorinOakenshield    22/12/2018    1 recensioni
"Improvvisamente avverto un rumore alle mie spalle, un suono molto simile alla pietra che viene intagliata.
Il mio cuore fa un salto, esattamente come me. Quando mi volto, noto che si sta formando una scritta sulla parete della grotta, e la paura in me aumenta sempre di più: nessuno sta incidendo la roccia, sono assolutamente sola in questo luogo misterioso, deve trattarsi per forza di un fantasma."
Seguito di 'Just a dream?' Lo si può leggere e comprendere anche senza aver letto la mia vecchia fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Che cosa significa tutto questo?!” Thorin Scudodiquercia si precipita dentro alla sala, come una furia.
Lo seguo, un po’ gongolando perché, finalmente, farà passare un brutto quarto d’ora a quei quattro… e un po’ impaurita perché ho paura che possano farci qualcosa. Ma poi mi tranquillizzo, ricordandomi che quelle tre sono soltanto delle ragazzine sceme, mentre il Governatore è un vecchio panzone. Cosa potrebbero mai fare a un guerriero esperto come il Re sotto la Montagna?
Ovviamente l’uomo e le sue nipoti guardano Thorin stupefatti, consci di essere stati colti in flagrante.
Bombur esce dalla cucina, un’espressione feroce stampata in volto.
“Che… che volete dire?” chiede il Governatore, con un filo di voce.
Thorin si mette a ridere sarcasticamente.
Pure in una situazione così seria, non posso fare a meno di pensare a quanto ami il suono della sua risata. Non mi stancherò mai di dirlo: dovrebbe ridere più spesso. Rammento che ero rimasta incantata dalla sua risata, quando avevo visto per la prima volta La Battaglia delle Cinque Armate.
Finito di ridere, il nano risponde: “Sapete benissimo cosa voglio dire. Ho sentito quello che stavate dicendo.”
Il Governatore e le ragazzine sgranano gli occhi, dopodiché si scambiano un’occhiata. Non sanno cosa inventarsi.
“E pure io ho sentito quello che stavate dicendo” si intromette Bombur, serio e minaccioso quanto il suo re. “A dire il vero, vi avevo già sentiti la prima volta.”
I quattro guardano lui, allarmati, per poi posare nuovamente lo sguardo sul mio futuro marito. Stanno sudando freddo.
Sorrido compiaciuta e incrocio le braccia sul petto. “Anch’io vi ho sentiti,” dico, “non vi conviene mentire. State solamente peggiorando la situazione.”
Il Governatore e le sue nipoti mi guardano con la stessa espressione con cui avevano guardato Thorin e poi Bombur, non mi avevano mai guardata così prima d’ora. Devo dire che è una gran soddisfazione.
Non sapendo più cosa fare, i quattro provano a scappare.
Peccato che Thorin fermi subito l’uomo, mentre Bombur riesce a trattenere le tre gallinacce senza alcuna fatica.
“Guardie! Guardieeee!” grida Thorin, talmente forte che l’avrà udito la montagna intera.
In men che non si dica, dei nani armati di tutto punto si precipitano dentro alla sala delle cene.
“Rinchiudete questi esseri immondi nelle nostre celle!” ordina il Re sotto la Montagna, facendo molta fatica a trattenere la rabbia. “Domani mattina conduceteli dinanzi alla forca: voglio che vengano giustiziati pubblicamente davanti alle mura di Erebor, davanti al popolo intero! Nani, uomini di Dale… tutti!”
Quelli annuiscono, dopodiché afferrano i colpevoli.
Ovviamente l’uomo e le sue nipoti protestano, si lagnano, supplicano, ma sono tutte chiacchiere sprecate con Thorin Scudodiquercia. Li udiamo gridare anche fuori dalla sala, finché le loro suppliche non si allontanano sempre di più, fino a trovarsi fuori dalla portata delle nostre orecchie.
Faccio un sospiro di sollievo: in cella non potranno farmi proprio un bel niente, e una volta morti sarò ancora più tranquilla.
Quando è scesa finalmente un po’ di quiete, Thorin si avvicina a me e prende il mio viso tra le sue mani. “Mi dispiace non averti dato ascolto!” Sembra che stia per mettersi a piangere da un momento all’altro. “Ti prego, perdonami.” Mi bacia la testa.
“Non preoccuparti, davvero” lo tranquillizzo. “Tanto adesso giustizia verrà fatta, di tutto questo ne rimarrà solo un brutto ricordo.”
Il Re sotto la Montagna mi stringe a sé. “Se penso che avrei potuto perderti!” continua con lo stesso tono di prima. “Solo perché io sono uno stupido e non ti credevo!”
Chiudo gli occhi e mi stringo a lui.
Il nano scioglie l’abbraccio e mi afferra le spalle, guardandomi negli occhi. “Ti prometto che d’ora in poi ti crederò sempre, non dubiterò mai più di te, mai più!”
Devo dire che sarebbe bellissimo, ma non sono molto ottimista a riguardo: lo sappiamo tutti quanto sia bravo Thorin nel mantenere le promesse, così come sappiamo che aveva detto la stessa cosa per quanto riguarda Bilbo, eppure era andato avanti a dubitare. Magari non di lui, ma di me sì.
Però non posso fare altro che apprezzare queste parole, sperando bene per il futuro.
 
                                              ***
 
L’indomani, come promesso, ci troviamo tutti dinanzi alla forca.
“Quest’uomo e queste tre donne…” dice Thorin a gran voce.
Proprio come aveva detto il mio futuro sposo, ci sono tutti: i nani di Erebor e gli abitanti della nuova Dale.
“Hanno complottato alle spalle della prossima Regina sotto la Montagna” continua il nano, indicandomi.
A questo punto tutti gli occhi si posano su di me.
Devo dire che mi fa un certo effetto sentirmi chiamare Prossima Regina sotto la Montagna.
“Volevano ucciderla, e poi far sì che io sposassi una delle tre.” Thorin riprende il discorso, solenne come sempre. “E per quale ragione? Solo per salire nella scala sociale!”
La gente mormora scandalizzata, mentre i miei amici vorrebbero solamente prendere il posto all’esecutore e uccidere quei quattro con le loro stesse mani. Persino Bilbo vorrebbe fare ciò, lo si evince dalla sua espressione. Credo di non averlo mai visto così.
“E per questi motivi io li condanno a morte.” Dopo aver pronunciato queste parole, il nano guarda le guardie.
Queste annuiscono, dopodiché trascinano quegli scellerati sul patibolo.
Grida e urla sono del tutto inutili, ormai Thorin Scudodiquercia ha preso la sua decisione.
Il cappio viene messo intorno al loro collo, nessuno bada alle loro continue e superflue suppliche.
A un altro cenno del nano, la corda viene tagliata di netto.
I corpi dei colpevoli iniziano a contorcersi, mentre loro soffocano piuttosto rumorosamente.
Rhunyc mi invita a non guardare, anche se non è che la scena mi faccia molta impressione.
La loro morte termina rapida, forse fin troppo.
I loro lamenti soffocati si interrompono quasi subito, di loro rimane solo il corpo impiccato, la pelle bianca, quasi bluastra, e gli occhi spalancati, le labbra a formare un’espressione di dolore e disperazione.
L’incubo è finito.

   
 
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