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Autore: Babypenguin    23/12/2018    0 recensioni
... le mani opposte a stringersi l'un altra per la prima volta. Una prima volta che gli occhi davanti a lui sembrano negarla gridandogli " Ti ho già conosciuto..." e lui di rimando, illuminandogli la mente di mani piccole, paffute e sporche di marmellata ancorate tra di loro, mani inesperte e morbide, senza peli, timide nel cercasi solo con la punta delle dita, mani una un po' più grande dell'altra, quella più grande, la sua, un po' più abbronzata e poi il contrario, forse dopo anni, dove ad avvolgerlo, a proteggerlo, ci sarebbe sempre stato l'altro, e poi mani ormai al limite della crescita, della maturazione, con solo un lieve filo di metallo luccicante a riflettere due sorrisi identici, intenti a pronunciarsi un sì a fior di labbra ed infine le loro due mani, sempre uguali, sempre strette nel loro identico modo, con rughe già viste, ad intrecciarsi per formare la storia della loro vita insieme.
Una vita, attesa, sognata ed in quel momento, come uno schiaffo dritta in faccia, perchè era la vita reale e la vita di Harry era sempre stata tutto fuorchè un sogno.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora, ciao a tutti, prima di lasciarvi a questa piccola storia partecipante al contest vorrei fare una piccola premessa. Questa storia è un po' come la mia bambina, deriva da una storia, purtroppo (e dico purtroppo perché ormai è da tanto che non riesco a continuarla, quasi un anno)  in parte diversa da questa ma soprattutto con una struttura decisamente più ampia, una long per intenderci, che ho scritto, non vi scandalizzare, alla meravigliosa età di 15, 16 anni, circa quattro/cinque anni fa, quando ho iniziato ad avvicinarmi alla scrittura ed al magico mondo Larry. Leggendo questo promt su wattpad sono stata ispirata ed in un attimo ho rimaneggiato alcune parti di essa e l'ho trasformata. Non nego che la voglia di finire anche l'altra versione mi è tornata dopo mesi di stallo, quindi chi lo sa, magari prima o poi pubblicherò anche quella.
Ultima cosa, in questa storia Louis ed Harry hanno circa 70 anni.
Preparate i fazzoletti, buona lettura...
 
Molte persone vivono una vita con la convinzione che si arriva ad un momento, un secondo a cui non ci si può sottrarre, in cui tutto inizia ad avere un senso al quale non si aveva mai prestato attenzione.
Quando con troppe rughe sul volto ed una biblioteca di esperienze sulla schiena, la chiave di tutta la tua vita dovrebbe produrre quel din che tanto attendevi, aprendo quella porta di verità che potranno distruggere o concludere il cerchio.
Orribile quando questo non accade...
Quando nel silenzio di una strada vuota, la vigilia di natale, con la consapevolezza di essere arrivato a quel punto, niente decise di produrre alcun suono.
E si sentì stupido, pieno di speranza ad attendere un rumore che, avrebbe dovuto saperlo, non sarebbe mai arrivato. Era un scrittore in fondo, avrebbe dovuto conoscere a pieno il modo di dare voce ai sentimenti delle persone, persino a quelle dei vecchi pieni di rimpianti come lui, ma in quell'istante, di fronte alla pasticceria più rinomata di Londra,con un vecchio dal lungo bastone e gli occhi azzurri come il cielo, dall'altra parte della strada, intento a scrutarlo, le parole sembravano solo superflue.
In fondo che diritto aveva di vivere più di altre persone che sicuramente avrebbero meritato molto più di lui?
Forse era una punizione, Dio aveva deciso di farlo vivere così a lungo per osservarlo piangere cari i quali, forse, lo avevano amato con la consapevolezza di star amando un fantoccio costruito dal vero Harry, quell'essere che tutti avevano sperato di conoscere prima o poi.
Il fatto che tutti fossero volati via con  quella speranza bastò a far scendere una lacrima da quegli occhi che chiunque, persino i bambini, avevano sempre definito due pezzi di prato baciati dalla neve, troppo ghiacciata per potersi sciogliere.
Poi abbandonando quegli occhi di ghiaccio attraversò la strada...
 
Harry aveva sempre amato il natale, ma la cosa che più attendeva tutti gli anni erano i biscotti allo zenzero. Aveva tirato un sospiro di sollievo quando, quella notte, aveva trovato ad attenderlo in pasticceria l'ultima scatola di biscotti. Non trovarli sarebbe stato un perfetto modo per rovinarsi il Natale. Fu così che quel pomeriggio della vigilia, con il camino a scoppiettare ed il sorriso sulle labbra, si accinse ad aprire la scatola. Inutile sottolineare il suo disappunto quando ad attenderlo non trovò altro che un misero omino di zenzero.
" Maledizione..."borbottò al nulla buttando la scatola, alzandosi con fatica dalla poltrona e dirigendosi come una furia verso il piano superiore, delle stupide lacrime di frustrazione riempirono i suoi vecchi e stanchi occhi. Era così stufo di vivere in quel modo, così frustrato da essere persino  ferito dall'assenza di alcuni stupidi biscotti.
"Patetico..."si disse lasciandosi sprofondare nel suo dolore.
 
Era circa l'alba quando fu svegliato da dei rumori sospetti e da una parte beh, si disse, forse era la volta buona che qualcuno provvedeva per lui a farla finita. Chissà magari il ladro in questione era in vena di buone azioni, era Natale in fondo...
Lentamente scese le scale dirigendosi verso il rumore, che lo aggredisse pure non gli importava.
Poi successe tutto troppo in fretta, un urletto strozzato lo bloccò sul posto, seguito poi da un corpo ingobbito dagli anni e più o meno sulla settantina, apparso improvvisamente al suo cospetto, come venuto dal cielo. Dire che Harry fosse sconvolto sarebbe stato un eufemismo...
Ma l'anziano non sembrò essere dello stesso avviso ed anzi decise, con tutta la naturalezza possibile, di presentarsi.
" Louis..." fu il sussurro che lo riscosse da quel torpore, quella mano piccola e calda protesa verso di lui e segnata da eventi che neanche si sognava, una di quelle classiche mani che al minimo tocco erano in grado di raccontare storie intrise di emozioni neanche lontanamente paragonabili a quelle che, lui, aveva provato durante la sua miserevole vita.
E poi quei due piccoli e dolci occhi, sì decisamente troppo dolci per essere reali, ma allo stesso tempo quasi tristi e malinconici, intrisi, profondi, insidi di un qualcosa di così denso ed avvolgente da essere in grado di lenire le sue mancanze.
Perché fu in quell'istante che ne fu certo, lui e quel vecchio erano talmente simili da essere al limite degli opposti, pieni di storie da raccontare o da riscrivere nel suo caso, infelici in un certo senso anche se in modi diversi.
E fu proprio in quell'istante, immerso in quegli occhi che sembravano scrutarlo in una maniera che mai nessuno aveva avuto il permesso di manifestare, con le mani opposte a stringersi l'un altra per la prima volta. Una prima volta che gli occhi davanti a lui sembrano negarla gridandogli " Ti ho già visto, ti ho già conosciuto..." e lui di rimando, illuminandogli la mente di mani piccole, paffute e sporche di marmellata ancorate tra di loro, mani inesperte e morbide, senza peli, timide nel cercasi solo con la punta delle dita, mani una un po' più grande dell'altra, quella più grande, la sua, un po' più abbronzata e poi il contrario, forse dopo anni, dove ad avvolgerlo, a proteggerlo, ci sarebbe sempre stato l'altro, e poi mani ormai al limite della crescita, della maturazione, con solo un lieve filo di metallo luccicante a riflettere tremulo due sorrisi identici, intenti a pronunciarsi un sì a fior di labbra ed infine le loro due mani, sempre uguali, sempre strette nel loro identico modo, con rughe già viste, già toccate, ad intrecciarsi per formare la storia della loro vita insieme.
Una vita, attesa, sognata ed in quel momento, come un schiaffo, dritta in faccia, perché quella era la vita reale, la sua vita reale, e la vita di Harry era sempre stata tutto fuorché un sogno.
Ma quello pareva decisamente esserlo.
"Tu saresti?" tremò impercettibilmente Harry, buttando un occhio verso la scatola di biscotti vuota sul tavolo, che fine aveva fatto quell'unico pan di zenzero?
" Mi sembra ovvio..." borbottò il più basso roteando il suo bastone di legno dandogli poi un colpo d'anca.  "Sono Louis, il tuo dono di natale..." e Harry beh...
Svenì.
 
" Svegliati! " un urlo che gli fece sbarrare definitivamente gli occhi di fronte a quel volto d'angelo, seduto al suo fianco in quello che sembrava il suo letto e con ancora una mano posata lieve sul profilo della sua mandibola, una mano che quasi ignara del contatto non sembrava intenzionata a staccarsi da lì e di certo Harry non glielo avrebbe fatto notare con così tanta fretta.
" Come sono arrivato qui? " chiese quindi, alzandosi lentamente con solo la forza dei gomiti, con quella tipica lentezza di chi in fondo non vuole perdere il momento, di chi non vuole rompere quella magia che, gli occhi lucidi di preoccupazione di fronte a lui, gli gridavano come solo loro sapevano fare. Ed infondo, si disse, erano soli in quella che ormai era una notte piena di neve, nessuno lo avrebbe giudicato se avesse alzato il volto per inseguire quella mano simile ad un pezzo di neve. Louis alzò le spalle con noncuranza, quel vecchio era più ambiguo ogni minuto che passava.
"Senti freddo?" sussurrò Louis di punto in bianco, inginocchiandosi sul materasso e protendendosi con il corpo, per quanto la sua età gli permettesse, verso la mano dell'uomo dalle mani più tremati delle foglie secche del giardino, aveva paura, si disse Louis, probabilmente aveva paura di lui. Harry negò impercettibilmente
Poi lentamente, quasi come disorientato, spaventato, Louis scivolò vicino al suo fianco, sedendosi a qualche centimetro di distanza dal suo corpo, a quella distanza che sembrava tanto una semplice rassicurazione, allungando infine le dita la dove ancora riposavano con diffidenza le sue, ferree nel tastare a nocche bianche il bordo caldo della sua coperta. "Io sì" rispose al suo sguardo esterrefatto con una piccola alzata di spalle, curioso di fronte a quell'enorme dilemma che però, sapeva già perfettamente di voler tenersi per se.
Poi semplicemente strattonò la coperta, coprendosi fino al collo come nel più naturale dei gesti, chiudendo gli occhi appoggiando infine il viso sullo stipite opposto a quello dove Harry si era avvicinato poco prima, così da fronteggiarlo in quel muto dialogo silenzioso che parevano essere in grado di produrre anche al buio, anche con una coperta condivisa, anche con una semplice finestra a dividerli, anche ad occhi chiusi.
E rimasero in quella posizione per minuti interi, ogni tanto a guardarsi, ogni tanto di nascosto,  uno alla volta ad attendere il momento giusto per non essere scoperti a spiare l'altro, ogni tanto cambiando posizione la dove le loro ginocchia minacciavano di sfiorarsi da sotto quella coperta infeltrita, ogni tanto semplicemente sorridendo ad occhi chiusi consapevoli della inutilità delle parole.
E le ore passarono così, una dopo l'altra, minuto dopo minuto, respiro dopo respiro, finché come in una bolla magica, tanto bella quanto fragile scoppiata dal nulla, un sussurro bastò ad iniziare qualcosa di, forse, più atteso della morte stessa, quando una stessa frase, uscì da entrambe le loro bocche e quel " Perchè... " non terminò per entrambi. 
E risero, risero insieme a testa buttata indietro e mani di fronte alla bocca, per quelle che sembrarono altre dieci ore, anche se in effetti passarono quasi solo pochi secondi.
Talmente presi da quei nuovi rumori neanche si accorsero di aver allungato le ginocchia da sotto le coperte sfiorandosi appena.
" Ok...ok prima tu..." riuscì poi a biascicare Louis, scuotendo la testa ed asciugandosi  una piccola lacrima dal sapore decisamente diverso a quelle a cui era solito.
Harry si chiese semplicemente se l'uomo di fronte a lui, con la luna a colorargli metà volto, fosse reale...
Poi si ricordò per quanto l'aveva atteso e sorrise...
" Perchè sei qui?... " ruppe poco dopo il silenzio Harry, mettendosi più comodo con le ginocchia stese di fronte a lui e con il viso ben puntato sulle luci tenui di una notte decisamente quasi conclusa.
" Tu hai un sogno Harry? "
" Credo di essere ormai un po'troppo vecchio per sperare in un sogno..." rispose piano l'uomo più alto interrompendolo, ghignando appena e sfiorandosi la fronte contrassegnata da piccole rughe quasi come in una sorta di dimostrazione.
" Ti stupiresti di tutte le cose che si riescono ad apprezzare quando si è in attesa." provò Louis quasi come in una tacita continuazione alla frase proco prima interrotta.
" Ed allora dimmi un po', dammi un buon motivo, una cosa bellissima per cui un vecchio come me dovrebbe sperare nei sogni." propose risistemandosi, se il suo piede congelato sfiorò accidentalmente il polpaccio di Louis, beh preferì non esprimersi ad alta voce.
" Tutto è soggettivo ai nostri occhi, una cosa bellissima per me per te potrebbe essere orribile. " pronunciò, in fondo Louis aveva sempre adorato gli spettacoli mozzafiato ma, non così celatamente, da sempre aveva amato quelli sottovalutati persino da loro stessi.
Se stesse fissando sempre e solo gli occhi di Harry beh, quello era solo un dettaglio da non sottolineare.
" Sono più uno che i sogni, i rimpianti tenta di cancellarli non riviverli " ma questo Harry non lo disse ad alta voce.
" Ci hai mai provato? " fu Louis questa volta quello ad avvicinasi,  quel poco di spazio personale che Harry si era poco prima creato svanì in un istante.
" No..."
" Beh dovresti... " finì Louis in un chiaro ultimatum, una frase che così sussurrata suggellò un silenzio che li avvolse per altri interminabili minuti, silenziosi ad osservare per la prima volta insieme quello spettacolo mozzafiato che, ben presto, sarebbe diventata una delle loro più intime e segrete ammiratrici.
Proprio mentre il sole sorgeva all'orizzonte con lentezza estenuante ed un "Dio che stupido!...credo di averli sempre considerati una gran perdita di tempo..." rise Harry,  una frase spezzata gridata da un uomo forse, un po' troppo fragile, un po' troppo sopraffatto da quelle dure verità in una notte soltanto.
E Louis li vide quegli occhi pieni di lacrime di fianco a lui, anch'essi persi a fissare quella palla di fuoco rosa ed arancione salire sempre più in alto, allungare il mignolo ed agganciarlo a quello di Harry da sotto la coperta fu un po' il suo modo di rispondere a quegli occhi.
" Sai il biscotto di fianco a me, oltre ad essere un grande rompiscatole, diceva sempre una frase..." provò  tirandolo per il mignolo giusto per attirare la sua attenzione " ... Non è mai troppo tardi per le cose che ci fanno stare bene..."
Ed  " Avanti..." gli urlò in quel modo tutto loro " ...Apri i tuoi rimpianti con me  " in silenzio e solo con gli occhi a parlare e mentre una goccia di pioggia gli colorava la guancia di rosa, un piccolo bisbiglio si innalzò alla stessa velocità del sole alle loro spalle.
In fondo, si disse, una nuova alba per tutti arriva prima o poi.
Ed Harry, beh...
Parlò.
 
E passarono i giorni, o come preferiva pensare Harry passarono le albe spese a raccontasi come mai avrebbe pensato di essere in grado di fare; storia dopo storia, ricordo dopo ricordo, una routine che appena la notte calava era ormai diventata il suo porto sicuro.
In fondo era rassicurante alzarsi con la consapevolezza di svegliarsi il giorno successivo con un peso in meno sulle spalle.
Ma allo stesso tempo aveva paura, un insana e stupida paura di lasciarsi troppo andare di fronte a quella che, in fondo, non era altro che la sua paura più grande.
La paura di cadere vittima della paura stessa, che grande idiota...
Ecco perché aveva deciso di andare per gradi.
In fondo per lui non era mai stato difficile camminare in mezzo a tutte quelle anime perennemente in affanno. Diceva a se stesso che così avrebbe assaporato meglio tutto il resto, ma sapeva che quella era solo un inutile scusa per allontanare un traguardo pieno di consapevolezze, troppo amare per essere raggiunte. Era sempre rimasto dell'idea che allontanare i problemi fosse un po' come risolverli.
Così era partito dalle cose più semplici, raccontandogli di sua madre, di quel bastardo di suo padre o di come si era sentito dopo aver terminato uno scritto suo alla tenera età di dodici anni, parlandogli di quei racconti che scriveva per sua sorella, alla solo luce di una torcia sotto al piumone,  che negli anni aveva sempre avuto paura di ritoccare, di riscrivere o semplicemente di rileggere. In fondo sapeva perfettamente che il ragazzino che le aveva plasmate si era perduto tra quelle pagine, cercare di ritrovarlo gli era sempre apparso impossibile.
Ricercare un bambino che, forse, dopo averle rinarrate, gli parse di veder fare capolino tra le macchie d'inchiostro. Appoggiarle sul comodino non era apparso poi così spaventoso. Storia dopo storia tutto si era fatto più semplice, ed il fatto che Louis, lo cullasse, con le sue mille avventure beh...
Aveva decisamente aiutato il suo subconscio. In più doveva ammetterlo, immaginare il viso giovane di Louis tra tutti i suoi vecchi ricordi, come una presenza reale, beh...
Forse era una storia che gli sarebbe piaciuto riscrivere.
Poi in una notte senza particolare importanza dalla sua bocca erano uscite istantanee che mai avrebbe pensato di riuscir a tirare fuori. Steso a gambe incrociate, con le braccia pigre sullo sterno e con la semplicità di un bambino, aveva come fermato il tempo, il gelo che aveva attraversato e contratto le spalle del vecchio di fronte a lui non l'avrebbe mai dimenticato.
" Mia moglie è morta tre anni fa, non l'ho mai amata... "
E si dovette ricredere, i ricordi se condivisi con la persona giusta non erano poi così spaventosi...
Non ci furono momenti di silenzio e fu molto più che interdetto, Louis non sembrava aver fatto una piega.
" ...ed l'hai sposata comunque? " sussurrò Louis, seduto al suo fianco sul bordo del materasso, con la mano incerta, come indeciso se stringere quella dell'altro posta nello spazio vuoto tra di loro.
Alla fine la poggiò poco distante dalla sua, non voleva calcare troppo la mano, fu più che sorpreso quando avvertì chiaramente le dita dell'altro scivolare furtive ed incastrarsi alla perfezione con le sue. Ma in fondo Harry era più che imprevedibile.
" Si..."
" Perché? "
" Era l'unica persona al mondo che diceva di amarmi e lo facevo anche io seppur a modo mio..."
"Vi siete negati troppe cose, avresti potuto aspettare, attendere di essere pronto, qualcuno di importante come... Qualcuno tipo..." intervenne Louis bloccandosi a metà frase, entrambi compresero quella parala non detta, quel Me si intrise troppo nell'aria perché entrambi potesse decidere di ignorarlo.
" Sai Louis... io e Cecille ci conoscevamo dai tempi dell'asilo, dai giorni in cui io non ero altro che il principe azzurro che la salvava dal mostro nascosto sotto lo scivolo del parco. Eravamo inseparabili, ognuno di noi conosceva i segreti e i desideri più nascosti dell'altro, il mio ruolo, da sempre, era stato quello di farli esaudire uno dopo l'altro..." rise, quasi a nascondere un piccolo singhiozzo e prendendo di nuovo fiato, non voleva piangere.
" ... Ho fatto l'audizione per il ruolo del ranocchio, nonostante odiassi stare su un palco, consapevole che avesse bisogno di un partner. Ho rinunciato alla paghetta di tre mesi per regalarle il vestito del ballo al quale voleva tanto partecipare. L'ho baciata una sera d'estate, sapendo che Tony, il pallone gonfiato che tanto le piaceva, ci stesse guardando da dietro un albero. Ho fatto tutto questo perché le volevo bene e quindi quando lei mi ha detto che..." ma poi semplicemente non ce la fece più e con un singulto si piegò su se stesso.
" Harry? ..." provò Louis osservando confuso gli occhi rossi e pieni di lacrime dell'altro, sembravano essere completamente immersi in un altro mondo.
" Si è ammalata, è venuta da me e mi ha detto tutto, i medici dicevano che non sarebbe sopravvissuta che..." Louis voleva così tanto fermarlo.
"...Io sapevo quanto sognasse sposarsi, avere una famiglia, avere quel matrimonio da favola che già da bambina metteva in scena nel retro di casa mia. Io non potevo deluderla , io non potevo rischiare di deludere l'unica persona al mondo che mi amava così tanto... Se solo avessi saputo che si sarebbe ripresa, che..." terminò con voce strozzata.
" Così ho messo in scena la nostra vecchia proposta, avresti dovuto vederla, era così felice..." non avrebbe mai dimenticato il sorriso di sua moglie, quel sorriso consapevole, il sorriso di chi in fondo sapeva ogni cosa.
" Pensi che io sia sbagliato vero, ho qualcosa che non va vero? " domandò con la voce devastata dai singulti e fu a quel punto che Louis mandò tutte le sue restrizioni a farsi fottere.
Agendo d'istinto,lasciò andare la mano stretta sotto quella dell'altro che boccheggiò in attesa, poi scivolò con le gambe più indietro lungo il materasso, allungando le mani verso i fianchi di un Harry, decisamente confuso ma troppo stanco per apporre resistenza, trascinandoselo addosso e stendendosi sui cuscini di quell'unica piazza, mentre il volto di Harry si accucciava in prossimità del suo cuore versando una miriade di lacrime. Nella perfetta posizione per sussurragli quando fosse stato coraggioso e buono, semplicemente meraviglioso.
" Allora siamo sbagliati in due " ammise anch'esso quel suo modo di essere che nel suo caso, mai era stato un grande segreto per gli altri.
E fu strano ammetterlo ma Harry, per la prima volta, sentì di essere al posto giusto nel momento giusto, così, stretto da quella paura che in un modo o nell'altro ora era in grado di cullarlo.
E si sentì a casa, così stranamente felice che, alzare lo sguardo fu come automatico. Solo allora di resero conto della ridicola distanza che li divideva ed Harry, già proprio lui, chiuse gli occhi. Poi con un coraggio non suo si avvicinò di quei pochi centimetri perché le sue labbra si posassero sulla bocca di Louis in un delicato bacio, sussurrandogli contro la pelle un debole "Sei il dono che più ho atteso"
Chiudere gli occhi non fu mai così semplice, tutto, in fondo, profumava di zenzero...
 
"Hai letto il giornale Jane?"
"No avevo il turno di notte" disse la donna con il grembiule da pasticcere stropicciato in più punti e lo sguardo assonnato.
" Guarda qui... I due anziani dell'incidente qui fuori, l'uomo che si è buttato per salvare l'altro si è svegliato e guarda..." disse indicando la foto di un anziano piegato ed addormentato con le mani intrecciate a quelle di un altro signore ancora ad occhi chiusi. "Non si conoscevano, ma nessuno riesce a farlo staccare da lì, veglia da giorni..." sospirò la donna chiudendo il giornale.
"Torniamo al lavoro..." rise l'altra "Mi sa che rifaccio quei biscotti allo zenzero, fanno miracoli..."
 
4 mesi dopo...
 
"Avanti Louis, il signor Styles si sveglierà, abbia fede..." parole dolci e poi quel calore, quel vento quasi primaverile.
" Signori?..." coperte scostate e poi due figure, abbracciate ed ad occhi chiusi, immerse nel migliore dei sogni.
Harry, in fondo, diceva spesso che morire nel silenzio della notte, con il suo stesso respiro a fare da sottofondo, sarebbe stata la migliore tra le sorti.
" Chiamate qualcuno... " urla inutili, rimbombanti, praticamente fantasma in quell'ombra silenziosa che avvolgeva l'ospedale a quell'ora della mattina, quell'alba che era un po' sempre stata solo loro.
" Ora del decesso... " una frase che si espandeva nel vento pungente appena fuori dalla finestra, una piccola ed inattesa nevicata in quella mattina di primavera. " Non separateli... " ripeté mentre, a sorridere dal cielo, due fiocchi di neve cadevano tenendosi per mano.
 
 
 
Buon Natale a tutti...
  
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