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Autore: Nocturnia    25/12/2018    1 recensioni
La verità è esplosa tra di loro come un fiore di sangue e carne.
Ne sono stati colpiti entrambi, ma chi si trascina tra le sue stesse miserie è lei - sempre e solo Alex.
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Alex Wesker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Broken inside'
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Fanfiction Natale Disclaimer: Albert Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"The only way to find true happiness is to risk being completely cut open."
- Chuck Palahniuk -




To us




Dicembre 1988 (1)

Clic: questo il suono con il quale la neve annuncia il suo arrivo.
Alex socchiude un occhio, fissa fuori dalla finestra - incontra solo bianco e bianco, una distesa immacolata che non offre appiglio alcuno.
Le luci dei lampioni sono spente, quelle verdi e rosse che adornano il balcone dei Thompson anche.
"Il contatore." mormora, raggomitolandosi sotto le coperte "Deve essere saltata la corrente."
Passi quieti, attutiti dal tappeto persiano blu (nodo asimmetrico, farsibaff, trama e ordito di seta) che scendono poi per le scale, si fermano in cucina - clic clic, clic clic.
Alex sospira, sfregando la guancia contro il cuscino; fuori, la neve continua a cadere in grossi fiocchi, densi e pesanti.
"Raccoon City è al buio."
Alex percepisce il materasso piegarsi alle sue spalle, fare spazio a un uomo di cui cerca il profilo, il calore.
"Birkin ha già avuto un attacco di panico."
"Te l'ha detto Annette?"
Wesker scivola con il ginocchio tra le sue cosce, la trova ancora umida - pronta.
"No; quell'imbecille è riuscito a contattarmi sul cercapersone in una sola, lagnosa, protesta."
Alex abbozza un sorriso, si inarca all'indietro, accogliendo le sue mani lungo i fianchi, attorno all'ombelico - più in basso, dove il sangue di prima è diventato ormai una serie di sbavature rossastre e asciutte.
"Ha paura di rimanere senza dolci?"
Wesker ride, ed è una vibrazione profonda, bassa - che si riverbera tra le costole, nelle ossa, dentro, dove il virus mormora.
"Li ruberà a Sherry."
Alex soffoca la risposta sulla sua bocca, libera un ansito a metà quando Albert affonda, la sovrasta, regalandole ciò che ogni Natale aveva chiesto - supplicato.
Raccoon dorme, serena: officia una vigilia bianca, senza colore.
Alex si abbandona contro la pelle di uomo già morto.


Dicembre 1998

La verità è esplosa tra di loro come un fiore di sangue e carne.
Ne sono stati colpiti entrambi, ma chi si trascina tra le sue stesse miserie è lei - sempre e solo Alex.
Raccoon City non esiste più, ma i suoi - loro - ricordi sì.
Cade la neve, grigia di cenere, rossa di sangue: si deposita tra i loro capelli, intrecciandosi a fili d'oro e bianco.

Una corona pesante, che spezza il capo, il destino.

Alex solleva il viso verso il suo, lo cerca - sfiora con la punta delle dita il suo pugno chiuso, contratto.
"Albert." lo chiama.
E snuda i denti, Albert.
Respira, Albert, invocato come il dio che mai sarà - mutevole come la pelle del Serpente che sceglierà d'indossare.
Alex torna a guardare l'orizzonte, una piana asciutta e arida - tomba di desideri e vite, speranze e sogni.
Un abete superstite piega le sue fronde a un vento malsano, saluta un futuro già spento - combusto, arso vivo.
Chiude gli occhi, ascolta il crepitio della neve, il battito lento del cuore di Wesker - la risata di William, le grida inascoltate di Annette.

Il pianto inconsolabile di Sherry.

"È ora." le dice poi, svegliandola dal suo torpore "Dobbiamo andare."
Dove? vorrebbe chiedergli, cosa ci aspetta adesso, Albert?
Ma queste sono le domande che porrebbe una donna innamorata, non lei; non Alexandra Wesker.
Queste sono le domande che farebbe chi non crede di poter stringere la ruota del fato e spezzarla - farla virare per dove e quando decide lei, non il contrario.
Queste sono le domande di una femmina debole, inetta - fallita mille e mille volte, imperfetta, indegna.

"E il soggetto numero Dodici, signore?"
"Abortitelo."

Alex studia il suo profilo in silenzio, si perde nei suoi occhi - non più artici, ma pieni di sangue, da rettile e bestia.
Le tende la mano guantata di nero e Alex vi appoggia la sua - bianca, eterea.
Wesker intreccia le dita alle sue e salta.


Dicembre 2008

"Da quanto è in questo stato?"
"Cinque giorni, dottor. Wesker."
Un suono irritato; una rabbia che si propaga a ondate attorno a lei, dalla sua figura contratta, ferita.
"E non hai pensato di contattarmi prima, vecchio?"
"Master Alex non voleva."
"Certo." uno schiocco secco, seguito da passi marziali, pesanti "Perché la signorina era offesa. Da Excella. Dal fatto che avessi del lavoro da fare."
"Crepa, stronzo."
"Oh, la lingua l'abbiamo ancora, vedo."
"Lo sai benissimo, idiota, dato il pompino dell'ultima volta."
Stuart si schiarisce la voce, imbarazzato; Wesker la solleva di peso, guadagnandosi un pugno in pieno viso.
"Guarirà."
"Il suo occhio oppure Master Alex?"
"Entrambi, vecchio."
Alex trattiene un conato, brucia - una febbre che la consuma da ore, anni.
"Quanto?"
"Quaranta, poi ho smesso di misurarla."
Wesker la trattiene contro il suo petto, si dirige verso il bagno, aprendo la porta con la spalla e richiudendola con il tallone.
L'appoggia sulla piccola poltrona vicino alla vasca, comincia a rovistare tra i diversi armadietti - garze, disinfettante, due siringhe, un laccio emostatico, la borsa del ghiaccio.
"Non funzionerà."
"Ti stabilizzerà."
Alex libera un guaito che vorrebbe essere una risata - tossisce.
"Sto morendo, Al: un cazzo di siero non mi farà proprio un bel niente."
"Non sai quello che stai dicendo."
"È la verità."
"No; non lo è."
Non permetterò che lo sia, la promessa che si impedisce di pronunciare - che non può fallire.
Alex solleva su di lui uno sguardo spento, opaco: occhi lattiginosi, che gli ricordano quelli degli infetti.

Ma lo siete, in fondo, no?

"Non voglio morire." confessa all'improvviso, ed è piccola Alex mentre lo dice - fragile.
È la stessa bambina che dondolava i piedi oltre il bordo della sedia in un'asettica sala d'aspetto dell'Umbrella - a cui non piacevano i biscotti al pan di zenzero e rideva mentre lui le porgeva il suo al cioccolato, decapitando lo sfortunato omino dal sorriso ebete.
È la stessa ragazza di venticinque anni che modificava proteine virali come semplici origami di carta; la stessa donna crudele e spietata che deformava vite nel suo pugno d'acciaio, e godeva mentre lo faceva.
È la stessa persona che non si era piegata a null'altro che non fosse la sua bocca, la sua voglia - un sesso vorace, nel quale entrambi trovavano rifugio e liberazione.
È Alex: sempre e solo Alex.
"Non morirai." ripete Wesker, risoluto.

Non adesso.

Alex sospira, cerca di sorridere - fili di sangue tra i denti, lungo il mento.
Wesker si toglie i guanti, infila quelli in lattice, cominciando a preparare il siero; Alex gli porge il braccio, lasciando che le arrotoli la manica della camicia fino al gomito e le sfiori l'interno del polso con una delicatezza inaspettata - che le dedica solo quando.
Albert le cerca gli occhi, Alex ricambia - annuisce: tra di loro una storia alle sue ultime, disperate, pagine.


Dicembre 2018

Ha riso in faccia alla Morte, Alex.
L'ha guardata dritta negli occhi - giù, giù fino al fondo più buio di quelle cavità oscure e senza riflesso, e ha riso, facendosi beffa di lei e del suo potere.
Le ha sorriso, dicendole vedi? Non puoi prendermi. Non ancora.
E la Morte ha taciuto. Si è seduta, sporgendo verso di lei la sua ossuta e disarticolata bocca - ghignante, consapevole.
Ha aspettato, e per un po' non si sono più viste.
Poi Alex era tornata - e la Morte con lei.

Un eterno valzer fatto di attese e fughe.

La prima volta era da sola, Alex: una bambina spaventata e il cui retaggio si nascondeva in un sangue marcio come i suoi sogni.

Spencer e le sue oscene voglie; deliri e incubi di un'immortalità profana quanto i suoi desideri.

La seconda volta si era presentata alla Morte come una donna coperta di stracci e in miseria, senza più nulla di valore tra le dita scheletriche se non loro: carcassa di un mondo ormai consumato.

Bruciata troppo in fretta, buttata via come un oggetto difettoso - senza valore.

Strattonata da un filo invisibile e nerastro, richiamata dal canto di una sirena senza labbra - Progenitore.

Madre, padre, figlio, amante, difensore, carnefice, tutto.

E scappò, allora, Alex - ancora, sempre.
E aspettò, allora, la Morte - ancora, sempre.
Si vestì del suo mantello più bello e raccolse altre vite - altre spighe.

Jill, Ricardo, Excella. Albert.

E Alex tornò - a metà.
Non sei tu, le sussurrò la Morte, interdetta, e al tempo stesso lo sei.

"Ti piace, Nat? Come ti senti, Nat? C'è qualcosa che non va, Nat? Hai paura, Natalia?"

"Ti piace?" le ripete Wesker, e Alex sbatte le palpebre una, due volte.

Svegliati.

"Uhm?"
"Il locale."
Tra le dita una forchetta da dolce, nel piatto un punschkrapfen - sotto la lingua il sapore acceso del rum e della glassa rosa.

Lui; tra le cosce, nei pensieri.

Al centro del tavolino una corona di vischio e candele rosse - tra i capelli una ghirlanda di ricordi e ossa.
"Sì." ribatte poi Alex, guardandosi intorno e bevendo un sorso di cappuccino, pulendosi dalla schiuma con il bordo del tovagliolo in lino bianco "Moltissimo."
Un gesto assertivo con il mento, la testa dell'aspide appoggiata vicino a una tazza di caffè nero e bollente - fuori, Vienna splende di quella bellezza un po' triste che solo il Natale riesce a regalarle.
Nello specchio dietro il bancone del bar la Morte cammina lenta, non li abbandona mai - non posso, pare di sentirla mormorare, siete i miei figli prediletti. Per voi ho rinunciato a tutto.

Persino a me stessa.

Alex si sporge verso Albert, cerca la sua mano - nuda, tiepida: stringe, sorride al suo profilo invecchiato, indurito da nuove rughe d'espressione, fili grigi lungo le tempie, sulla nuca.
"Venezia come ti sembra per la fine dell'anno?"
Wesker inclina il viso verso il suo, la studia in silenzio - un volto nuovo, sempre uguale.
"Il Gritti Palace." (2)
"È una domanda, Al?"

Sì, ha conosciuto la Morte, Alex.

"No."

Entrambi l'hanno fatto.

"Lo immaginavo."

Ma non la Vita.

Sotto una neve senza più sangue Alex cerca la sua bocca e respira.




"Happiness is an accident of nature,
a beautiful and flawless aberration."
- Pat Conroy -




Note dell'autrice: a ccr456; auguri di buon Natale e di tutto. Senza di te questo percorso sarebbe stato molto più difficile e meno divertente.
A tutti voi, lettori silenziosi e non - costanti o meno - i miei più sentiti auguri di buon Natale e buone feste: perché Albert e Alex meritano un po' di quella serenità che, alla fine del giorno, tutti noi cerchiamo.

(1) Lost days (prossima pubblicazione).
(2) Collide.


   
 
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