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Autore: Dida77    27/12/2018    3 recensioni
"Dove altro potrei andare secondo te? Non c'è nessun altro posto dove voglia stare, se non qui. Con te. "
La storia è stata scritta per la challenge "12 Days After Christmas"
del gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart"
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano caduti in un'imboscata.

Quei capannoni erano immensi, pieni di corridoi, scale e stanze, senza uno schema preciso. Un vero labirinto. Era stato facile separarli dal resto del gruppo.
"Tony, siamo solo io e Bucky. Ho perso gli altri. Sai dove si trovano?"
"Si stanno muovendo verso l'uscita. Sono troppi per noi. Dovete uscire anche voi. Andate fino in fondo al corridoio e poi scendete le scale. A quel punto dovreste vedere l'uscita. Ma fate attenzione Cap, è pieno di uomini armati". Avere Tony che monitorava la situazione da fuori era diventato un punto di riferimento durante le missioni.

Steve fece cenno al compagno di una vita di seguirlo. Ma sapeva che non ce ne era bisogno. Bucky lo avrebbe seguito fino in capo al mondo e gli avrebbe coperto le spalle fino alla fine.
Averlo lì, a combattere al suo fianco, come durante la guerra, lo faceva sentire al sicuro malgrado tutti quegli uomini armati pronti a sparare a qualsiasi cosa si muovesse.

Percorsero il corridoio abbastanza facilmente ed arrivarono alla porta che dava sulle scale. Steve si affacciò e vide tre uomini pronti a sparare non appena avessero provato a varcare la porta.
"Tony, c'è un'altra via? Qui la situazione è difficile."
"Purtroppo no Steve. Dico agli altri di tornare indietro ad aiutarvi, ma quella è l'unica via di uscita."
"Ok Tony. Ci proviamo. " rispose secco Steve voltandosi verso Bucky. Questi rispose con un cenno di assenso. Erano usciti da situazioni peggiori... D'altra parte era solo un piano di scale.

Varcarono la porta insieme, sparando in tutte le direzioni per pararsi le spalle, correndo all'impazzata per rimanere scoperti il minor tempo possibile.
Arrivarono alla porta del piano terra in una manciata di secondi. Steve la aprì e arrivarono nel grosso capannone, la porta aperta sullo sfondo. La loro via di fuga.

Correvano, fianco a fianco, quando Bucky vide la canna di un fucile puntato verso di loro. Un cecchino che nessuno aveva visto.
"Steeeeeeeeve" urlò e lo buttò a terra nel momento stesso in cui il cecchino fece fuoco.
Non poteva fermare quella maledetta pallottola, ma difendere Steve era la priorità, lo era sempre stata. Allora fece l'unica cosa che poteva fare in quel momento. Senza pensare alle conseguenze, si frappose fra Steve e quel maledetto cecchino.

All'inizio non sentì niente, poi un dolore lancinante alla spalla gli mozzò il fiato. Le ginocchia cedettero e mentre cadeva addosso a Steve l'oscurità lo avvolse.
Steve si era a malapena reso conto di cosa fosse successo. Poi sentì il sangue di Bucky su di sé, caldo e vischioso, e una paura folle gli stritolò le viscere.

"È ferito Tony. Bucky è ferito." rantolò Steve nel microfono, incapace di fornire altre spiegazioni.
"Tenete duro Cap. I rinforzi stanno arrivando. Quanto è grave?".
"Non lo so Tony. Non lo so. Ha perso conoscenza".
"Mettetevi al riparo. I ragazzi sono già dentro."

Steve trascinò il corpo di Bucky dietro a delle casse e si mise in ginocchio al suo fianco premendo forte sulla ferita che sanguinava copiosamente.
"Resta con me Bucky. Non fare scherzi. Resta con me". Ripeteva Steve mentre premeva con tutte le sue forze. Ma la ferita continuava a sanguinare. Aveva l'impressione di arginare una fiume in piena con le mani.

I ragazzi non si fecero attendere e nel giro di cinque minuti la zona fu bonificata senza ulteriori incidenti.
I paramedici arrivarono subito dopo. Caricarono Bucky sulla barella e iniziarono a praticare i primi soccorsi.

Servì tutta la pazienza di Natasha per convincere Steve ad allontanarsi quel tanto che bastava per permettere ai paramedici di lavorare.
"La situazione è critica. Ha perso moltissimo sangue. Deve essere trasportato immediatamente in ospedale. Cercheremo di fare il possibile."

"Vengo con voi" rispose Steve con un tono che non ammetteva repliche.
Le ore successive furono le più difficili per Steve. Fermo su una sedia in una saletta dell'ospedale, ad attendere notizie che sembrava non arrivassero mai.

Erano tutti lì con lui. Tony, Nat, Sam, tutti.
Ma era come se non ci fossero. Stava seduto in silenzio, a testa bassa, logorandosi per i sensi di colpa e domandandosi come il mondo potesse girare ancora.
Aveva fissato la sua attenzione sul disegno delle piastrelle del pavimento, solo per trovare un modo per non impazzire. Aveva l'impressione che avrebbe ricordato quel disegno per il resto della sua vita.

Poi un medico dall'aria esausta entrò e il mondo parve fermarsi.
"Lo abbiamo operato. Ce la siamo vista brutta un paio di volte, ma il vostro amico è un combattente. Adesso è sotto sedativi, ma credo che ormai il peggio sia passato".

Mentre gli altri si lasciavano andare al sollievo e si abbracciavano tra di loro, Steve chiese con urgenza.
"Posso vederlo? Posso stare con lui?"
Il sollievo provato a sentir quelle parole gli aveva dato un capogiro, ma doveva vedere Bucky con i suoi occhi. Doveva vederlo respirare per essere definitivamente certo di non averlo perso ancora una volta.

"Sì, credo di sì. Ma se si svegliasse deve esser lasciato tranquillo. Ha perso moltissimo sangue ed è ancora molto debole. Sarebbe bene che non parlasse".
Steve annuì è seguì il dottore in silenzio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di essere lì al suo fianco quando si fosse svegliato.

Come aveva detto il dottore, Bucky era ancora sotto sedativi. Dormiva tranquillo, collegato ai macchinari che monitoravano in suo stato. Era pallido come un lenzuolo, ma il suo petto si alzava e si abbassava in modo regolare, e per adesso a Steve questo bastava.
Il bip bip regolare delle macchine era un suono dolcissimo.

"Imbecille" gli disse mettendosi seduto sulla sedia già pronta di fianco al letto, prendendogli la mano tra le sue e portandosela al volto.
"Imbecille" ripeté con le lacrime agli occhi.

Ore dopo era ancora lì, nella stessa posizione. I medici erano venuti spesso durante la notte e tutto procedeva bene.

Steve si era appisolato da pochi minuti quando Bucky si mosse. Si era svegliato prima del previsto e si stava guardando intorno spaesato, cercando di capire dove si trovasse.

Le sbarre al letto, gli elettrodi dell'elettrocardiogramma, la flebo, le luci al neon, l'odore del disinfettante. Tutto gli ricordò il laboratorio dell'Hydra. Tutti i suoi peggiori incubi si materializzarono davanti ai suoi occhi.

Non si rese conto della presenza di Steve al suo fianco. Iniziò ad urlare, cercando di strapparsi la flebo, iniziando a respirare affannosamente. La testa gli girava vorticosamente, e questo non faceva altro che aumentare il senso di panico.

Mentre i medici e gli infermieri accorrevano nella stanza, Steve scattò in piedi e si avvicinò a lui per entrare nel suo campo visivo. Con una mano gli bloccò il braccio meccanico, con l'altra gli accarezzò la guancia.

"Bucky, sono io. È tutto ok. Sei in ospedale. È tutto ok".
Ma Bucky guardava i medici terrorizzato.
Il petto che si alzava e si abbassava all'impazzata.

"Hey Bucky - non guardare, ok? Guarda me. Voltati verso di me e lascia perdere tutto il resto. Ci sono qui io, non sei solo. Va tutto bene." continuò Steve accarezzandogli piano la guancia.

Piano piano quelle parole, pronunciate da una voce gentile, conosciuta da tutta la vita, ebbero la meglio sul panico, e Bucky avvicinò il volto alla mano di Steve, come per impedire che interrompesse il contatto. Un sorriso timido sul volto.

Quando il respiro si calmò, provò a parlare.

"Non te ne andare" disse in un sussurro.
"Dove altro potrei andare secondo te? Non c'è nessun altro posto dove voglia stare, se non qui. Con te. " rispose Steve sorridendo e riprendendo posto sulla sedia.

Le mani sempre intrecciate, insieme fino alla fine.
   
 
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