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Autore: Freya Crystal    28/12/2018    6 recensioni
La Granger non s'oppone, è in tuo potere, ora così piccola, così fragile. Immagini che le sue vertebre siano corde di violino, che la sua bocca sia un plettro, e che quel corpo bianco e sottile si spezzi tra le tue dita. Lei e la sua vita perfetta, lei che è l'amica di Potter, lei che ha il sangue marcio, lei che ha uno schifoso padre e una schifosa madre babbana con cui poter scappare per dimenticare quel mondo devastato.
Lei che è sbagliata, eppure spegne le voci e anestetizza l'angoscia.

Storia partecipante al contest La guerra del Raiting indetto da missredlights sul forum di EFP.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Harmonia Nectere Passus
 





Il dolore non è che un'eco soffusa. Sferri un altro pugno all'armadio, le nocche che tremano, eppure non senti niente.
È nella tua testa che tutto sanguina, lui ride di una risata sguaiata, le pupille frementi, la mano pallida che sfiora lenta la bacchetta – sferri un altro pugno – la gola di tua madre così bianca, il polso di lui che si flette verso di lei – niente, non senti niente – il capo chino di tuo padre mentre la guarda afflosciarsi sul pavimento, il suo respiro che si sfalda quando capisce che non si può tornare indietro.
Fallito. Hai fallito.
T'appoggi all'anta dell'armadio con la fronte e le braccia, quasi sperassi di sentire attraverso il legno qualcuno sussurrare "Eccolo, è questo il segreto per raggiungere la gloria."
Piton non ti dà tregua. Un gesto sconsiderato. Avventato. Patetico. Hai rischiato di farti scoprire. Potter...
Uno, due, tre calci.
La situazione è già uno schifo senza che Potter ci ficchi il suo disgustoso naso. Peccato che tu non sia riuscito a spaccarglielo in modo permanente, peccato che tu non abbia potuto sentire le sue costole incrinarsi, spezzarsi come ali di pipistrello gettate in un calderone.
Potter. Una piaga che s'espande a macchia d'olio lungo il tuo cammino, la ragione per la quale devi uccidere Silente.
Potter. Il trofeo che vale la tua vita, la tua e quella dei tuoi genitori. Ma tu non li hai più una madre e un padre, che differenza farebbe per te?
Hai sbagliato. Hai sbagliato tutto. Come ci si sente, Draco, a sapere di aver quasi ucciso qualcuno? Cosa si prova a camminare per i corridoi sapendo che una ragazza giace in un letto dell'Infermeria – tua, è tua la colpa – mentre fuori gli altri ridono, scherzano, si lamentano degli esami? Pansy si strugge per quello smalto che non può ancora comprare, Blaise perde tempo a rincorrere Daphne in una silenziosa sfida con Theodore, Tiger e Goyle si litigano una scatola di pasticcini, tu vivi con le braccia della morte ancorate alle spalle. Cosa? Cosa senti mentre il tempo passa e tu rimani sempre fermo?
Hai i piedi nella fossa prima ancora d'essertici avvicinato, le gambe che non sanno dove andare, gli occhi che non sanno dove guardare, la testa che non riesce a spegnersi.
Stai precipitando.
Le grida nella tua testa sono sempre più forti.
 
 
 
 
 
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Le notti non passano. Le aspetti per progettare – solo, in silenzio, nel buio di una stanza che dorme, dove non esistono distrazioni. Le aspetti col cuore che scalpita, le mani che fremono, gli occhi sbarrati. Le aspetti, eppure non ti portano a niente.
Silente è un grande mago. Un vecchio pazzo, completamente suonato, ma è un grande mago.
Una collana di opali. Una collana.
Come ti è venuto in mente di credere che potesse funzionare? Se anche non fossi stato così stupido da consegnarla a una ragazzina con un'amica troppo curiosa, come credi che Silente avrebbe avuto l'impulso di toccarla?
Devi pensare a un oggetto che potrebbe suscitare il suo interesse, incantare ancora Madama Rosmerta, fare in modo che nessuno ti veda, che nessuno la veda, che nessuno la fermi. Piton impedirà a Gazza di perquisirti, devi solo aspettare il momento giusto, la prossima giornata a Hogsmeade. Ma a Hogsmeade dove potresti andare? Cosa potresti trovare? La collana l'avevi presa quest'estate da Magie Sinister, l'unico modo che hai per farti spedire qualcosa dallo stupido ometto che ci lavora è riparare l'Armadio Svanitore. L'Armadio che servirà a far entrare i Mangiamorte nel castello e permetterà loro d'uccidere Silente al tuo posto.
No. Devi farlo tu. Devi essere tu a ucciderlo. Non vuoi il loro aiuto, non puoi chiedere il loro aiuto. Devi pensare a qualcos'altro. Il Signore Oscuro ha detto che è un tuo compito. Un compito... come se fosse uno stupido tema di Trasfigurazione, una ricerca di Pozioni.
L'Oscuro Signore ha affrontato Silente al Ministero e non è riuscito nemmeno a sfiorarlo. Cosa potresti mai fargli tu?
La sensazione che possa leggerti nella mente, che quel serpente marchiato sul braccio possa prendere vita e azzannarti, che quei suoi occhi rossi ti stiano fissando sottopelle ti fa mancare il respiro. Un brivido di sudore freddo ti cola lungo la schiena, t'alzi a sedere e corri in bagno, lo stomaco sottosopra. Senti l'acido risalire, agitarsi, sconquassarti, hai la pelle d'oca, il tuo cervello non riesce a fermarsi nemmeno in questi istanti in cui chiedi solo un po' di tregua. Continui a immaginare formule ignote, incantesimi dimenticati, passaggi segreti miracolosi (non c'è, non c'è niente), il Marchio che prende vita, il Signore Oscuro che ghigna, Piton che t'insegue, Potter che ti spia, tua madre che sanguina, tuo padre che grida dietro alle sbarre, Silente che cade a terra con un tonfo sordo – tu che uccidi Silente, lo pieghi, lo spezzi, lo ammazzi.
Non ricordi più qual è stata l'ultima notte in cui non hai vomitato.
 
 
 
 
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"Non starai barando un'altra volta, spero!" sibili irritata.
Harry fa spallucce e tenta d'assumere un'aria innocente. "Per chi mi hai preso? Sto seguendo le tue stesse istruzioni, giuro."
Come no.
Distogli lo sguardo, seccata, ma subito dopo te ne penti. Ti sei impegnata più che potevi per ricordarti di non guardare in quel punto, ma Harry e il suo stupido Principe Mezzosangue te l'hanno fatto dimenticare. Ed eccoti ben servito uno stucchevole quadretto in cui Ron e Lavanda si prendono a pizzicotti e ridacchiano smielati allo stesso tavolo. Speri che la coda di rospo che Lavanda sta per gettare nel calderone le rimbalzi in testa e la tramortisca a terra.
Infierisci sulla Pietra di Luna con veemenza, sbuffando. I vapori della pozione che stai preparando ti stordiscono, l'odore che proviene dal tuo calderone è quello giusto, ma è davvero pungente. Non lo sopporti, come non sopporti Harry che gioca sporco e Ron che...
Non.distrarti.
La sensazione che qualcuno ti stia rivolgendo un'occhiata omicida è talmente forte che non riesci a ignorarla. Sposti lo sguardo dal tuo kit d'ingredienti al tavolo alla tua sinistra. Malfoy ti punta addosso due occhi ridotti a fessure che se potessero lanciare fulmini ti avrebbero già carbonizzata. Lo ignori deliberatamente e torni a concentrarti sulla ricetta esposta nel libro.
Perché la pozione di Harry ha già assunto quella brillante tonalità di viola? E, soprattutto, perché la tua non l'ha ancora fatto?
"Dannazione, Granger!" prorompe Malfoy seccato. I tuoi occhi non sono i soli a scattare verso di lui. Lo vedi sbattere le palpebre, come se lui stesso non si capacitasse di aver dato voce a quel pensiero, e gettare subito dopo un'occhiata fugace a Lumacorno.
"Qualcosa non va, signor Malfoy?"
Pansy Parkinson, di fianco a lui, ti guarda come se gli avessi lanciato una Maledizione Senza Perdono.
Malfoy si rivolge al professore con espressione tirata. "È dall'inizio della lezione che la Granger sbuffa, non riesco a concentrarmi sul mio lavoro."
Serri la mascella, infastidita. Un leggero rossore ti compare sulle guance non appena noti che Ron ti sta osservando.
Lumacorno sembra perplesso, non sa cosa ribattere. Harry s'irrigidisce, sai che si sta trattenendo dall'impulso di rispondere solo perché siete in aula.
"Beh, ecco..." esordisce Lumacorno, incerto, "potrebbe cambiare postazione, che ne dice, signor Malfoy? E lei, signorina Granger, non si preoccupi, sono sicuro che la sua Pozione sarà perfetta quasi quanto quella del signor Potter, eheh!"
Quasi.
Harry incassa le spalle e china la testa sul suo libro, cercando di mascherare un sorrisino. Malfoy distoglie lo sguardo da Lumacorno con l'aria di chi è appena stato sommerso da un secchio di letame. Lo guardi arraffare i suoi ingredienti con gesti affrettati che ne tradiscono l'irritazione e ricambi la sua occhiata astiosa con fermezza.
"Giornataccia, eh, Malfoy?" ti mormora Harry all'orecchio, mentre Pansy stringe i pugni con stizza, "cosa lo renderà così pallido e malaticcio?"
Alzi gli occhi al cielo, esasperata, reprimendo l'ennesimo sbuffo. "Non ricomincare... piuttosto, pensa a scovare qualche nuovo suggerimento del tuo Principe."
Harry ha il buonsenso di non replicare. Lo schianto di una tracolla su una sedia pone fine a quel quadretto. Malfoy fa levitare il proprio calderone verso la sua nuova postazione, la più lontana dalla tua. Con una punta d'inaspettata gioia noti che il calderone levita per un istante pericolosamente vicino alla testa di LavLav. Scacci quel pensiero come fosse una mosca molesta, mentre continui a guardare Malfoy. Harry ha ragione, è pallido e sciupato. Ha gli abiti e i capelli in ordine, ma le occhiaie ne rivelano la stanchezza interiore, gli solcano il volto smagrito, reso ancora più appuntito, incattivito.
Smarrito. Ti sembra smarrito, braccato da un male a cui non può impedire di palesare i propri effetti all'esterno. E ora è già distratto, è già inglobato nel proprio mondo, non s'e nemmeno premurato di spargere altro veleno contro te e Harry.
Distogli lo sguardo. Mettersi a studiare Malfoy significherebbe fomentare le paranoie di Harry in pochi, semplici passi. Non distrarti, devi metterti in testa che adesso esiste soltanto quella maledetta pozione, capito, Hermione? E smettila di parlare da sola!
 
 
 
 
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L'inchiostro cola via dal tuo pugno chiuso. Uno specchio incrinato, un foglio  di bugie stropicciato – è tutto ciò che ti resta. Il lento gocciolare dell'acqua nel lavandino non è mai stato così pressante e frenetico. Anche il respiro di un fantasma è più vivo del tuo.
Se chiudi gli occhi le parole si diramano come ragnatele nella penombra. Sembrano più pesanti, le vedi galleggiare di fronte a te, beffarde, sussurrando di un'imminente disfatta. Finirai come loro – sangue che cola da un pugno contratto.
 
Draco, vorrei poterti dire che il tempo basta, ma non è così. Sii accorto, sempre. Agisci solo quando sei certo di non essere visto e non lasciare che nessuno si prenda spazio nei tuoi pensieri. Non puoi permetterti alcuna distrazione, è l'unico modo per intraprendere la strada verso il successo.
Hai sempre stimato Severus, non tenerlo lontano da te proprio ora. Tuo padre si fida di te, e io con lui.
Sigilla la mente, non dubitare mai di te stesso. Ricordalo.

 
Tua madre scrive frasi smozzicate, le sue lettere hanno il ritmo singhiozzante di chi perde progressivamente la speranza, la sua calligrafia è sempre più incrinata dal peso della preoccupazione. Hai smesso di credere nel successo – non ci sei mai riuscito veramente da quando tutto questo è iniziato. Eppure... eppure deve esserci una scappatoia, c'è sempre. Il tuo riflesso allo specchio ti restituisce uno sguardo indignato.
Scappatoia?
Tu sei stato scelto. Lui si fida di te.
Non fidarti di nessuno, Draco.
Non stai pianificando una fuga, non sei più un bambino. Hai una missione da compiere. Tieni dritte quelle spalle, smetti di tremare e di aspettare che qualcuno te le copra. Nessuno, nessuno deve mettersi in mezzo. Neanche Piton.
Se non puoi portare oggetti letali all'interno del castello, allora sarai tu a crearli. È di un veleno che hai bisogno – quello stupido tricheco di un insegnante farà al caso tuo con le sue feste serali.
Ti aggrappi al lavello con stanca ferocia. Sono stato scelto. Fingere che vada tutto bene è più facile di giorno.
È di notte, quando la luce svanisce, che l'abisso si fa sempre più vorace.
 
 
 
 
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A volte il modo migliore per non essere visti è lasciarsi circondare da molte persone.
Credevi che avrebbe funzionato. Scivolare tra la folla, rubare il necessario, andarsene – era così semplice...
Hai lo stomaco sottosopra, cammini senza vedere realmente dove vai, le parole di Piton che ti rimbombano nella testa.
Imprudente... vagare così di notte... farti sorprendere...
Non sei riuscito a trafugare nemmeno la metà degli ingredienti che ti servivano.
... fidarti di Tiger e Goyle...
Una fitta bruciante ti trapassa lo stomaco. È di lei che dovrei fidarmi, professore?
Schiacci le parole tra i denti, le mordi mentalmente.
... il Voto Infrangibile...
È solo un bugiardo (davvero?), vuole spingerti a confessare, rubarti la gloria (quella del futuro impiccato?), mandare a monte il tuo piano (quale piano?). Bugiardo, bugiardo, è solo un bugiardo!, se non si fosse messo in mezzo avresti raggirato Lumacorno una seconda volta. Voleva aiutarti? Allora avrebbe dovuto ordinare a Gazza di togliersi dai piedi e di lasciarti in pace!
Parli come un bambino.
Senti la vista pulsare, il mondo andare a fuoco, l'acido risalirti lo stomaco.
La sua mano pallida solleva la bacchetta, le labbra di tua madre tremano, c'è qualcuno nel corridoio, laggiù, ha una massa di capelli informi, tuo padre ha gli occhi sbarrati, iniettati di sangue, non devi essere visto, ma poi che differenza fa, cosa cambia, c'è davvero qualcuno – o sei di nuovo solo?  
Il Marchio punge, Lui ti chiama, è con te, non smette mai di seguirti.
... prigionia di tuo padre.... sconvolto...
Lo stomaco, la gola, il pavimento – tutto si capovolge.
 
 
 
 
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Stupida festa.
Il ticchettio nevrotico delle tue scarpe disturba la quiete del castello sonnecchiante mentre ti allontani dall'ufficio di Lumacorno. Un'armatura sussulta indignata al tuo passaggio quando pianti i piedi a terra con più forza.
Stupide scarpe.
Hai buttato quella che avrebbe potuto essere una produttiva serata di ripasso di Aritmanzia per stare con McLaggen.
McLaggen.
Stupida me.
La vista di Sanguini è stata forse la parte più eccitante della serata, il tuo "piano" geniale (ridicolo) non ha portato a nulla e fuggire dalle grinfie del tuo accompagnatore si è rivelato così facile che non è nemmeno servito a distrarti a sufficienza. Ron, non contento di continuare a prendersi tutto lo spazio nella tua mente, ti induce a compiere infantili gesti avventati. Ma la colpa non è sua, stavolta. Sono io la cretina.
"Uuuuh... qualcuno non è andato a nanna, vedo! Chi è che vuole finire in punizione? Ah, è la matta dei canarini!"
Alzi gli occhi al soffitto con aria omicida.
"Molla quel quadro o ti ci appiccico per tutta la sera, Pix."
"Ehi!" protesta indignato il suo abitante mentre tenta di reggersi il parrucchino a testa in giù. "Non voglio il suo didietro attaccato al mio tavolo da pranzo! Mettimi giù, per Merlino!"
Il Poltergeist sembra di tutt'altro avviso e dopo averti rivolto una pernacchia solleva le braccine, prendendo la mira.
Sei sempre stata svelta con la bacchetta, e quando sei anche arrabbiata...
"Fuori dai piedi!"
Pix inizia a imprecare mentre la sua testa viene ripetutamente colpita dallo spigolo del quadro, ma non gli dai tempo di generare troppa confusione perché gli sigilli le labbra con un secondo colpo di bacchetta. Furente, l'osservi allontanarsi lungo il corridoio con la testa che gli scatta avanti e indietro come uno yo-yo.
"Ma cosa c'entro io?" urla l'abitante del quadro, scosso da tutti quei movimenti improvvisi. Un po' ti senti in colpa per lui, ma non gli presti attenzione mentre ti precipiti nell'aula più vicina. Ci manca solo che mi faccia trovare in giro per il castello da Gazza e poi sì che potrò dire
di aver avuto un fantastico appuntamento... Sono anche un Prefetto, accidenti!
Ti accasci su una sedia dell'ultima fila, prendendoti la testa fra le mani. Non hai voglia di andare a dormire, sai che ora non ci riusciresti, eppure non hai nemmeno voglia di restare lì, da sola, a roderti il fegato e a rimuginare sulle solite sciocchezze. Se c'è una materia in cui vai male è Meccanica del Cuore, non riesci proprio a capire come funzionano i tuoi sentimenti e quelli in formato bradipo di Ron. A quanto pare, come per il Principe Mezzosangue, non esistono istruzioni ufficiali da seguire; sei tu che devi crearle.
Rimani in quell'aula vuota per un tempo indefinito, forse una manciata di minuti, e quando ti decidi a fare capolino sull'uscio della porta per poco non ti scappa un gridolino. Hai evitato Piton per un soffio. Probabilmente è stata la confusione provocata da Pix ad attirarlo da quelle parti, pensi, mentre l'osservi svanire dietro l'angolo con un fruscio del mantello. T'è parso molto arrabbiato, al punti tale da non accorgersi minimamente che hai aperto una porta a pochi metri da lui. Piton, rifletti, non è mai una persona piacevole, è meglio non rischiare di imbattersi in lui quando è di pessimo umore. Decidi di aggirarlo prendendo la direzione opposta, finché dopo un paio di svolte ti imbatti in qualcun altro.
L'istinto di fare dietro-front è immediato. Stai per dileguarti, ma Malfoy, che non sembra averti notata, sceglie quel momento per vomitare.
Ti blocchi, interdetta. Nell'istante successivo pensi che andarsene sia comunque la scelta migliore. Non proveresti qualcosa di meglio dell'umiliazione, se scoprissi d'essere stata vista in quello stato a ruoli invertiti.
Trattieni il respiro, le spalle contratte. Malfoy ha alzato lo sguardo – ti ha vista – e ora ti fissa con un misto d'ira, umiliazione, terrore – le sole cose a brillare in mezzo a tutte quelle ombre che gli mangiano il volto.
La mano con cui non si tiene appoggiato alla parete scatta verso la tasca del mantello ed estrae la bacchetta.
"Tergeo."
Apri la bocca per dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma poi ti blocchi, la riapri, ti guardi rapidamente alle spalle come sul punto di voltarti e poi ti fermi di nuovo.
"Io... ehm, credo..."
Malfoy ha il respiro irregolare e trema leggermente, nei suoi occhi si è cristallizzata una gelida furia. In un'altra circostanza troveresti la cosa quasi divertente, ma non così, non con te come diretta testimone dell'accaduto – non di fronte a quel volto  ridotto a uno spettro di se stesso. "Credo... che dovresti andare in Infermeria."
Forse è proprio quella constatazione, che Malfoy non sembra più Malfoy, a farti fare un passo avanti. Forse è un semplice gesto di pietà o il fatto che quella serata sembra stia andando da schifo per tutti.
"Sta' lontana!"
Malfoy ti punta la bacchetta contro, gli occhi sgranati, il respiro spezzato, e quel lampo di terrore che sembrava fosse riuscito a celare riaffiora ancora.
"Non lo dirai a nessuno" sibila tra i denti, "nessuno."
Abbassi lo sguardo senza sapere cosa fare. La spallata con cui Malfoy ti supera ti coglie impreparata, è un brusco scossone che per assurdo ti estrania ancor più dalla realtà. Senti il respiro tornare solo quando il corridoio torna deserto.
 
 
 
 
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Buon Natale.
Come se ci fosse qualcosa da festeggiare, come se ci fosse qualcuno per cui festeggiare. Il Marchio Nero sibila e striscia nel sonno, ti pretende costantemente vigile.
L'Armadio... l'Armadio Svanitore...
Se chiudi gli occhi vedi opali infranti, pupille rosse e piume lorde di sangue. Non funziona... non funziona...
Potter è tornato dalle vacanze e ti sta col fiato sul collo – Salazar, ti farebbe comodo una goccia di quella Felix Felicis che ti ha sottratto.
Le lettere di tua madre sono sempre più brevi e ripetitive e stropicciate.
Piton... devo dirglielo... lei dice che...
Svanire... come ...
Forse l'Idromele avvelenato è la soluzione, forse è finita ed è inutile preoccuparsi, forse è tutta una questione di pazienza. Devi soltanto aspettare che lo riceva – ma no, no, no!, perché me, perché ha scelto me?
Perché non ho altra scelta?
L'Occlumanzia è un'arte proficua che richiede un grande dispendio di energie.
Mio padre... mio padre ha bisogno che...
Ti aspettavi un grande futuro, un futuro in cui essere invidiato, rispettato. Volevi la gloria, tutta quella che era e non sarebbe più stata di Potter. Volevi poter vincere, almeno una volta. Volevi rendere l'Oscuro Signore fiero di te.
Non m'importa... non era così... non era questo che...
Il sangue sull'argenteria, gli occhi vuoti di chi non ha più speranza di salvarsi, le risa sguaiate di loro, della tua cerchia – io non sono come loro, chiudi la mente, Draco – ma come può essere facile chiudere la mente mentre in sottofondo si spargono le grida di uomini e donne torturati, come – come, Draco, non vuoi più avere questo onore, rifiuti di portare a termine il compito che ti ha affidato il tuo Signore?
Non lasciarlo entrare, no, no, non devi entrare.
Silente, Piton, Potter...
Potter è davvero il Prescelto? Può davvero fermarlo? Ssh, ssh... non pensare, lui è qui, lui vede, lui sente! Mentivo, mentivo, sì, non lo penso, non lo penso.
Il serpente sul Marchio scatta, il cuore ti balza in gola.
Nessuno, lo giuro... nessuno.
Non dormi da giorni.
Non parli più nemmeno a te stesso.
Sonno. Hai sonno, tanto sonno...
Il serpente si muove ancora, sinuoso, e sibila in echi infiniti.
Non l'hai detto a nessuno, vero?
 
 
 
 
 
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Aria, hai bisogno d'aria. Il suo respiro sibilante ti sferza la schiena, le sue mani pallide simili a ragni ti stringono la gola, ti spezzano le costole, ti schiacciano i polmoni. Non c'è soluzione, non c'è speranza. La marea di oggetti ammassati nella Stanza delle Cose Nascoste ora sembrano vipere e Inferi e Demoni. Tutto si muove, tutto vibra e si scuote. Gli scaffali ricolmi di libri sono sul punto di collassare per riversarsi su di te. Quella tiara – guardala, guarda quella tiara, è una zampa sporca d'argento, e ora quasi si muove, per poco non scatta, è un'Acromantula.
Aria. Hai bisogno d'aria.
Te ne vai da lì a passi rapidi, la testa che gira e la voce di Piton che s'insinua nella tua mente – lasciati aiutare .
No. No. Devo farlo io.
Sono mesi che cerchi d'essere prudente, ma stanotte dimentichi tutto. L'unica certezza che hai è d'esserti perso. Perduto, è tutto perduto.
Li ucciderà. Li ucciderà.
Aria, hai bisogno d'aria.
Percorri le scale della Torre d'Astronomia a passi rapidi, incurante degli scricchiolii che stai producendo. Ogni suono è il rumore di un collo che si spezza, di una bocca spalancata mentre il Signore Oscuro gli strappa via la vita. La prossima potrebbe essere quella di tua madre – il tempo scorre e tu resti fermo.
La luna ti ferisce quando raggiungi la cima della torre. I tuoi polmoni non fanno in tempo a gioire per l'arrivo di una ventata d'aria fresca perché quando alzi lo sguardo da terra t'accorgi che c'è qualcuno sul ballatoio. T'immobilizzi, frastornato, la bacchetta alla mano. La presenza di fronte a te stacca le mani dal parapetto, si volta e quando ti vede s'irrigidisce. Ha la sciarpa del Grifondoro, una massa di capelli crespi, il viso stravolto, due occhi gonfi, arrossati, che si fissano nei tuoi con incredulo smarrimento.
A quanto pare la Granger è capace di piangere. A quanto pare la sua schifosa vita non è poi così perfetta.
La guardi – immobile, fragile, non l'hai mai vista così – e sogni di poterla spezzare, di trascinarla con te giù nell'abisso, d'incatenarla al posto tuo, lei e il suo talento immeritato, lei e quell'alone sacro di cui tutti la rivestono, lei e il suo sangue marcio. È soltanto un istante quello che spendi a guardarla, eppure in quel breve lasso di tempo vedi stagliarsi orizzonti infiniti. Non le dai tempo di mascherare il pianto che ha soffocato vedendoti arrivare, di recuperare la bacchetta, di proferire una parola, lei e quella sua lingua maledettamente tagliente. Avanzi verso di lei senza esitare, come ubriaco – confuso, disorientato – e la sbatti contro il parapetto, le mani che tremano, le dita che le artigliano febbrili la schiena. Poi la baci. La baci in preda a una rabbia elettrica, vibrante, reprimendo il suo sussulto coi denti, denti che mordono in cerca di una distrazione, di un dolore da trasferire altrove, di un corpo in cui annegare, dimenticare. Ti premi addosso a lei, in sfregio a Lui, alle voci nella tua testa e le immagini che ti tormentano ogni notte si schiantano al suolo. La Granger ti preme le mani sul petto, si dimena, ma tu non molli la presa. Più lotta e più ti tiene impegnato a impegnare la testa d'altro, dove progetti e incantesimi malriusciti non esistono, dove esiste solo lei e il suo corpo sottile, lei che è marcia dentro e indegna, lei che è un morbo da ripulire e cancellare. Le blocchi i polsi, ma subito dopo indietreggi, come scottato. La Granger è riuscita a fare appello a un incantesimo non verbale, la sua bacchetta sprizza scintille dalla tasca del mantello, mentre lei ti guarda furente, allibita.
Sei inerme, le voci riprendono a cantare nella tua testa e desideri soltanto non sentire più niente. Le afferri il volto tra le mani e la baci ancora – perduto, accecato, completamente all'infuori di te stesso.
La sua pelle è fredda e umida di pianto. La sua bocca è un rifugio rivoltante e liberatorio quando si schiude inaspettatamente contro le tue labbra. E di nuovo la schiacci, l'assaggi, la incateni, mentre sogni lo sguardo scioccato di tuo padre – che ti ha trascinato in tutto questo – quello di Potter – che è l'origine di ogni male – quello di Weasley – che non ha niente ed eppure ha tutto – e l'idea che possano vedervi ti fa impazzire. La Granger non s'oppone, è in tuo potere, ora così piccola, così fragile. Immagini che le sue vertebre siano corde di violino, che la sua bocca sia un plettro, e che quel corpo bianco e sottile si spezzi tra le tue dita. Lei e la sua vita perfetta, lei che è l'amica di Potter, lei che ha il sangue marcio, lei che ha uno schifoso padre e una schifosa madre Babbani con cui poter scappare per dimenticare quel mondo devastato.
Lei che è sbagliata, eppure spegne le voci e anestetizza l'angoscia.
Non riesci a smettere di riempirti la testa e i polmoni e il corpo di lei.
 
 
 
 
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La detesti con tutta te stessa. E detesti Ron, perché è uno stupido, un maledetto idiota. Dovresti dormire a sufficienza per dare sempre il meglio di te alle lezioni, per essere pronta in vista degli esami. Se ti ritrovi a congelare sulla Torre di Astronomia è solo colpa sua.
Sua. È solo colpa sua, di Ron che è cieco – cosa mai ci troverà in lei? Si riduce davvero tutto quanto a un paio di ciglia lunghe e capelli setosi?
Non ti guarderanno mai come guardano una ragazza, vedranno solo la secchiona insopportabile coi libri sotto braccio, la chioma indomabile e la spilla da Prefetto guastafeste che scintilla sulla divisa. L'unica tipologia di ragazzo che sembra essersi accorto di te è McLaggen, un imbecille senza cervello e decisamente privo di fascino. Ma a te questo non importa, ti basterebbe soltanto che Ron – Ron che dovrebbe conoscerti, Ron che passa (passava) le sue giornate con te – capisse cosa provi, perché ce l'hai con lui. Era geloso di Viktor, credevi sentisse lo stesso... lo stesso – no, Ron era geloso della ragazzina perfettamente agghindata, con l'abito scintillante e i capelli acconciati.
Fissi il cielo buio con amarezza. Ron non ha mai voluto e non vuole la vera te.
Piangi in silenzio perché ti detesti e te ne vergogni e vorresti poter non pensare. Non hai tempo da perdere con questi insulsi piagnistei adolescenziali. Ma allora perché non riesci a smettere? Lasci che il freddo punisca te e quel tuo cuore sciocco e ingiusto, mentre cerchi un modo per dimenticare. Sei così presa dai tuoi scomodi pensieri che non senti un rumore di passi in avvicinamento su per le scale. La rabbia, lo sconforto, l'esasperazione – vuoi spegnerli, spegnere tutto. Ti accorgi che sta arrivando qualcuno quando è troppo tardi. Indossare il Mantello sarebbe inutile, perché quella persona è già dietro di te.
Finirò in punizione.
Quando ti volti hai la sensazione d'essere stata travolta da una secchiata d'acqua gelida. Di nuovo?
Draco Malfoy, bacchetta alla mano, è di fronte a te, l'espressione indecifrabile. È l'ultima persona dalla quale vorresti farti vedere in questo stato, eppure lui ti guarda in un modo così strano... come se non ti vedesse realmente e allo stesso tempo ti vedesse troppo bene. Prima ancora che tu possa solo pensare di reagire Malfoy ti viene incontro, poi senti la schiena cozzare contro la pietra dura e la sua bocca che preme disperatamente contro la tua.
Shock, disgusto – non sapresti dire cosa ti sommerge per primo. Cerchi d'allontanare Malfoy, ma lui ti si è avventato addosso e ora ti schiaccia, non ti lascia muovere. Così improvviso, assurdo.
Quando t'afferra i polsi senti l'ira montare a fiotti e in uno scoppio di ribellione liberi uno sprazzo di magia involontaria. Sei fuori controllo, rimani paralizzata su te stessa mentre Malfoy viene respinto e resta a guardarti.
Nessuna reazione.
Non riesci a crederci. È come se fosse sotto Imperio, ma ha gli occhi talmente agitati e frenetici che ti risulta impossibile prenderlo in considerazione. Non l'avresti mai creduto capace di toccarti, nemmeno per umiliarti, non in quel modo, con una foga così angosciata, con un'intensità tale da soffocare tutto il resto.
Il respiro ti muore in gola, le sue dita gelide attirano il tuo viso verso di sé e l'attimo successivo Malfoy ti sta baciando ancora. Non è Ron che lo sta facendo, ma la persona che Ron odia di più al mondo. E mentre ti chiedi cosa penserebbe, come si sentirebbe a vedere Malfoy che ti stringe, schiudi le labbra senza accorgertene. Schiudi le labbra per chi ti sta dando quello che vuoi, gli permetti di cancellare ogni pensiero, ogni lacrima, ogni tormento. Lui ti cerca e ti saggia con un trasporto che Ron non ti ha mai riservato, lui che ti odia, lui... ti sta facendo male, hai le labbra che sanguinano, ma non t'importa. Gli fai male anche tu, gli graffi le spalle perché non vuoi che se ne vada e non vuoi che resti, perché non è lui che dovrebbe baciarti, non è lui che dovrebbe essere qui, ma lui è l'unico che è qui e che farebbe impazzire Ron.
Ti disgusterai, ma non importa, non importa. Stasera vuoi solo sentirti come una ragazza qualunque che può agire sconsideratamente, senza pensare. Malfoy sta spegnendo tutto, Malfoy non ti permette di riprendere fiato, ti bacia come se volesse sparire dentro di te e al tempo stesso sbriciolarti al suolo – ma non importa.
Importano solo le vertigini, il disgusto che si mischia violento al piacere e che per assurdo lo acuisce. Hai l'impulso di toccargli il volto, d'imprigionarti sempre più in quel contatto nocivo, ma non appena le tue dita si scontrano involontariamente col suo polso Malfoy interrompe il delirio e s'allontana di scatto. Ti lancia un'occhiata scioccata da sotto le ciglia, la bocca tremante ancora socchiusa, il volto disfatto dall'angoscia.
Poi se ne va. Cammina senza voltarsi, il passo rapido eppure leggero di chi si sta lasciando consumare poco a poco. Malfoy è una figura ammantata di nero che svanisce nel buio, lasciandoti la sensazione di non esserci mai stato, d'esserti ancora addosso, a respirarti sulla pelle, nelle ossa.


 
 
**
 


 
L'acqua scorre ininterrottamente dal rubinetto e cola sul pavimento. Che cosa hai fatto, Draco, che cosa hai fatto?
"Sparisci!"
La ragazza fantasma si dilegua atterrita in un cubicolo del bagno e ti lascia solo. Che cosa hai fatto, Draco? Come ti sei ridotto?
Il tuo riflesso allo specchio non riesce a guardarti – tu non riesci a guardarlo.
È questo ciò che vuoi? Parlare ai fantasmi e avventarti sulla Sanguemarcio amica di Potter?
Ssh... ssh... lui vede, lui sente, nasconditi, nascondilo, non lo dirai a nessuno, non lo dirà a nessuno, non lo farà – non lo farai, vero, Granger? Che cosa hai fatto?

Il serpente brucia sottopelle, muove la coda inquieto e freme.
L'incantesimo, com'era l'incantesimo? Non lasciarlo entrare, non lasciarlo entraresapevano di buono, quelle labbra.
"Harmonia Nectere Passus... Harmonia Nectere Passus..."
Non pensare ad altro, non pensare ad altrole vuoi ancora, perché non puoi prenderle ancora?
"Harmonia Nectere Passus, Harmonia Nectere..."
C'è qualcuno alle tue spalle, proprio lì, vicino a quel cubicolo più a destra. Il tuo riflesso, ora che lo guardi, è devastato, prosciugato, sfigurato. Dove sono finiti i tuoi occhi, Draco? Se li chiudi, le piume lorde di sangue si moltiplicano, il suono del collo di tua madre che si spezza è assordante – lei, ora c'è lei dentro quell'Armadio. Un sapore ferroso t'invade la bocca, ha gli occhi sbarrati, vuoti, e il Signore Oscuro ride, e Silente è vivo.
Fallito, hai fallito. Tempo, non c'è tempo.
Il sangue ti risale in gola, ma poi ci sono quelle labbra, quella bocca tremante che si schiude contro la tua – ancora, ne vuoi ancora – e lo cancella, cancella tutto, ed è bello, e disgustoso e magnifico – ancora, solo un altro po'. Perché devo smettere, perché non posso tornare indietro?
"Harmonia Nectere Passus..."
Non funziona, non funziona.
Avresti voluto prenderla, spezzarla, schiacciarla, tenerla lì, dove non ci sono voci e sibili e urla, trattenerla con le unghie, sino a incorniciarle i polsi di rosso e illividirle la bocca, la schiena, la pelle.
Cosa ti sta succedendo? Cosa stai facendo? Lei, perché proprio lei?
Affondi le mani nell'acqua ghiacciata, per scuoterti, per spegnere tutto – voci, immagini, allucinazioni, e poi sei lì che ti sporchi ancora del pensiero di lei e hai il terrore che il Signore Oscuro t'invada la mente, che percepisca quel piacere feroce che hai provato mentre le stringevi i capelli e le toglievi il respiro. No, no, no, no – mani che cercano, toccano, pretendono, quel corpo così piccolo, quei capelli informi – tanti, ne ha tanti, li vorresti su di te – quelle labbra spaccate, mentre le mordevi, mentre le prendevi – ancora, ancora, ne vuoi ancora – perché?
Ti butti l'acqua sul viso, disgustato da te stesso.
Che cosa hai fatto, Draco? Perché lei?
Perché
non lei?
"Harmonia Nectere Passus" sussurri – spegnili, spegni quei dannati pensieri.
La figura alle tue spalle non c'è più, gli opali s'infrangono, le piume lorde di sangue svaniscono, le urla muoiono, ma il profumo di lei – inebriante, malato, lurido – ti è ancora addosso, ti respira sulla pelle, ti spinge a cercarlo.
Anche il Marchio Nero può sentirlo.
 
 
 
 
**
 
 
 
 
Calì è ferma davanti alla porta del bagno. La sua presenza è insopportabilmente ingombrante, come quella di un segugio che ti alita sul collo. Hai ancora il suo respiro addosso.
Ti dirigi verso il lavandino e apri il rubinetto, tamburellando le dita sulla sua superficie in un automatismo incontrollato.
"Sicura di stare bene? La festa?"
La festa, certo.
"Sì, sto bene. Vai pure a dormire."
La tua voce non è mai stata così innaturale, ma non t'importa, vuoi solo che Calì se ne vada e ti lasci sola col tuo sconcerto.
Che cosa hai fatto, Hermione? Cosa ti è successo? I suoi occhi
"Oh... va bene. Buonanotte."
... i suoi occhi smarriti, la sua presa febbrile, angosciata – non riesci a smettere di vederli puntati nei tuoi, accusatori, mentre ti smascherano. I fantasmi possono camminare tra i vivi, lui ne è la prova evidente.
Ti ha travolta senza darti modo di realizzare cosa stesse succedendo e tu l'hai lasciato fare, gli hai permesso di trascinarti giù, nell'abisso, di sporcarti – ti sei lasciata sporcare e non l'hai fermato.
Che cosa hai fatto, Hermione? Ssh, ssh... non è successo niente, non lo saprà nessuno, non lo dirà a nessuno, quel momento non è mai esistito – non lo dirà a nessuno, vero?
Ti passi con forza il dorso della mano sulle labbra e poi ripeti l'operazione più volte con gesti nevrotici. Hai paura che pensare equivalga a gridare, hai paura che qualcuno ti possa sentire, hai paura che la vergogna e il disgusto che ti stanno travolgendo ti tradiscano al tuo posto.
Non è successo niente, non è successo niente, ma hai ancora il suo sapore sulle labbra e l'acqua – l'acqua non riesce a cancellare la sensazione bruciante delle sue dita che ti stringevano la testa, le tempie, gli zigomi. Ce l'hai addosso, come se ti fosse entrato dentro, come se non avesse ancora smesso di respirarti sulla pelle. Quando ti sfiori le labbra ti accorgi che sono spaccate, le mordi a sangue e rivivi tutta quella follia – ti sporchi di quel ricordo che ha il suo stesso, ferroso sapore – perché lui? – ti sporchi di nuovo e non riesci a respirare.
Che cosa hai fatto, Hermione? Niente, non è successo niente, non lo scoprirà nessuno – perché è successo?
Aiuto. L'hai sentito gridartelo in silenzio mentre mordeva e tremava e stringeva.
Malfoy non è più Malfoy.
Aiuto, ti ha chiesto aiuto.
Ce l'hai addosso, e non riesci a cancellarlo.
 
 
 
 
**
 
 
 
 
L'hai quasi ammazzato.
Lo spettro di una risata beffarda t'incurva le labbra. Hai fallito di nuovo, il tempo stringe, ma per la prima volta non senti soltanto il peso della disperazione a toglierti il respiro – una soddisfazione meschina ti s'insinua in corpo, supera l'orrore e si pianta lì, al centro dello stomaco. Weasley che è uno stupido, Weasley che non ha niente ed eppure ha tutto – l'hai quasi ammazzato.
La Granger ti ha involontariamente aiutato nella faccenda. Sì, è stata lei a darti l'idea dell'Idromele avvelenato.
L'ironia della sorte sa essere geniale, a volte, ma nascondere l'errore agli occhi di chi ti guarda diventa sempre più difficile. San Potter, l'eterno salvatore, è sempre più sospettoso, e tu sei sempre più stanco, sempre più distratto...
Presto sarà tutto finito. Lascerai Hogwarts, lascerai tutto, in un modo o nell'altro.
Non lo dirai a nessuno, vero?
Nessuno. Non l'ha detto a nessuno.
 
 
 
 
**
 
 
 
 
Vi conoscete da anni, siete cresciuti insieme e insieme avete lottato, sofferto, aspettato, combattuto, riso. L'imprevedibilità di Ron è dolcemente e dannatamente prevedibile. L'osservi disteso su quel letto d'Infermeria e a poco a poco senti la rabbia svanire, gli è bastato sussurrare una semplice parola – Hermione... – per anestetizzare il tuo dolore. Continui a osservarlo e senti che tutto tornerà al suo posto. Presto tornerai al tuo mondo, dove spazientirsi è colpire qualcuno con un libro per i suoi modi maldestri, dove la rabbia non è un morso disperato di chi non sa più come restare a galla, dove la rassegnazione non è un sospiro lacerato inciso su un viso disfatto dall'angoscia.
Tutto ciò che sembrava così complicato è maledettamente semplice, ora. Hai visto il grigio sfaldato dal terrore, hai sentito il sapore del tuo sangue sporco sulla lingua, e ora aneli a quell'azzurro innocente, inconsapevole, da cui sei stata troppo a lungo lontana.
Ron dorme sereno, le dita della sua mano sinistra sono distese, come se aspettassero le tue, ma non riesci a toccarlo, non riesci a pensare di sporcarlo nel modo per il quale giorni prima avresti goduto. Se sapessi di chi è la colpa, oh, se sapessi chi l'ha ridotto così...
Sbagliato, devastato, sfinito. Malfoy è talmente inglobato nel proprio abisso che è facile nascondere al mondo come ti è rimasto sottopelle.
 
 
 
 
**
 
 
 
"Passa dalla parte giusta, Draco... tu non sei un assassino..."
Lo fissi sbalordito. "Ma sono arrivato fino a qui, no? Credevano che sarei morto, e invece sono qui... e lei è in mio potere... Ho la bacchetta in pugno... Lei è qui a chiedermi pietà..."
"No, Draco" ribatte Silente, tranquillo. "È la mia pietà, non la tua, che conta adesso."
Ti senti precipitare, come quella sera, quando eri lì con lei (ti trovavi nello stesso punto in cui sei ora – l'ironia della sorte è meschina).
Quel vecchio è di fronte a te, inerme, gli hai detto che stai per ucciderlo e lui ti parla con dolcezza.
Passa dalla parte giusta, Draco.
Qualcuno... chiunque...

Sono le grida dal piano inferiore, le risate dei Mangiamorte, i sozzi rantoli di Greyback a raggiungerti.
Passa dalla parte giusta, Draco.
Harmonia, Harmonia...
Hermione...

Piton s'avvicina, ti scosta bruscamente e ti supera.
È finita.
"Avada Kedavra."
Non l'hai detto a nessuno.
Perché non l'hai fatto?
 
 
 
 
 
 
 
 
~●~

 
 
 
 
 
 
Spazio dell'autrice
Mi sono approfittata delle vacanze di Natale per ultimare questa OS, anche se di natalizio ha ben poco (giusto il quasi omicidio di Ron). Inizialmente l'avevo scritta per partecipare a un contest, ma poi mi è mancato il tempo per farlo. L'ho quindi ultimata prendendo una strada diversa da quella che mi ero prefissata in precedenza, una strada che mi ha permesso di non stravolgere più di tanto il canon, e devo dire che mi piace di più. Spero sia piaciuta anche a voi che l'avete letta e che i personaggi vi siano sembrati il più IC possibile! Al solito i pov di Draco mi escono facilmente, mentre quelli di Hermione... faccio molto più fatica a mettermi nei suoi panni, ecco, e ho sempre la fissa di non riuscire a renderla sufficientemente "hermionesca". A voi la sentenza!
 
Qualche nota:
- Harmonia Nectere Passus è l'incantesimo utilizzato da Draco per permettere ai Mangiamorte di entrare nel castello tramite l'Armadio Svanitore. Sebbene io non ami prendere elementi dei film e utilizzarli come canon, questa volta ho fatto un'eccezione perché a conti fatti si tratta di aver aggiunto un nome a qualcosa di canonicamente esistente. Le traduzioni che ho trovato a riguardo non mi convincono, e qui ho optato per una resa ad hoc per la mia fanfiction: "Unire l'armonia e il dolore". Ho considerato "passus" come participio passato di "patior/patire", intendendo quindi quest'ultima parola come "ciò che è patito/sofferto." Ribadisco, non è una traduzione ufficiale, ma quella più giusta per la mia fanfiction, perché racchiude quel senso di scontrarsi/incontrarsi che sconvolge e anestetizza al contempo i protagonisti.
- Il divario di atmosfere tra i pov dei protagonisti potrebbe rivelarsi disturbante, mi spiace, l'ho volutamente lasciato inalterato perché ai miei occhi si è rivelato necessario, praticamente inevitabile.
Il cliché della Torre di Astronimia...  è Natale, a Natale si può fare quello che non si può fare mai :D
I dialoghi finali sono stati ripresi pari pari dal libro.
Non ho altro da aggiungere, se non grazie per essere arrivati fin qui.
Alla prossima!
  
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