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Autore: Lyneea    01/01/2019    2 recensioni
Piccola Dramione natalizia ambientata pochi anni dopo la fine della guerra.
Sono passati più di cinque anni dalla fine della guerra e a pochi mesi dalla fine del conflitto Hermione è scomparsa dal mondo magico senza lasciare alcuna traccia. La magia ha tolto molto alla riccia e la ragazza non è riuscita a sopportare oltre di vivere in quel mondo che le aveva portato via l’amore dei genitori, gli amici e quello che pensava essere l’amore della sua vita.
Draco invece si è rifatto una nuova vita, trasferendosi a New York e diventando uno stimato medimago.
L’invito al matrimonio del suo migliore amico Blaise, porterà Draco a tornare a Londra proprio a qualche giorno dal Natale e dopo un incontro “con il destino”, il biondo incontrerà anche la sua anima gemella proprio nel posto dove meno si sarebbe aspettato.
Nota dell’autrice: In questa storia non sarà presente Ron. Per una volta ho deciso di far scomparire il rosso dalla mia storia visto che quando è presente nelle mie storie non finisce mai bene.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Piccola Dramione Natalizia ambientata pochi anni dopo la fine della guerra.
Sono passati più di cinque anni dalla fine della guerra e a pochi mesi dalla fine del conflitto Hermione è scomparsa dal mondo magico senza lasciare alcuna traccia. La magia ha tolto molto alla riccia e la ragazza non è riuscita a sopportare oltre di vivere in quel mondo che le aveva portato via l’amore dei genitori, gli amici e quello che pensava essere l’amore della sua vita.
Draco invece si è rifatto una nuova vita, trasferendosi a New York e diventando uno stimato medimago. 
L’invito al matrimonio del suo migliore amico Blaise, porterà Draco a tornare a Londra proprio a qualche giorno dal Natale e dopo un incontro “con il destino”, il biondo incontrerà anche la sua anima gemella proprio nel posto dove meno si sarebbe aspettato.
Nota dell’autrice: In questa storia non sarà presente Ron. Per una volta ho deciso di far scomparire il rosso dalla mia storia visto che quando è presente nelle mie storie non finisce mai bene.
Buona lettura
Lyn


Il Galeone del Destino

Prologo

 

 

1 giugno 1998 Australia dintorni di Melboune

Hermione e Ron erano arrivati in Australia da circa una settimana. I giorni successivi all'ultima battaglia erano stati molto frenetici e la nata babbana non era riuscita a lasciare l'Inghilterra fino a pochi giorni prima.
La giovane maga ci aveva messo qualche giorno a rintracciare i genitori ma alla fine era riuscita a trovarli. I coniugi Granger avevano aperto uno studio dentistico nei dintorni di Melbourne in una piccola cittadina  isolata. Lei aveva passato gli ultimi giorni a studiare il modo corretto per pronunciare il contro incantesimo per restituire la memoria ai genitori e pensava di essere abbastanza preparata da riuscirci.
Hermione decise di avvicinare i genitori con la scusa di un controllo dentistico di routine. Quello a cui non aveva dato peso però era l'impatto emotivo che incontrarli le avrebbe causato. Non poterli riabbracciare dopo tanto tempo, non poter dire loro chi era veramente, causò nella ragazza uno stato di profonda angoscia e quando finalmente la maga trovò il coraggio di pronunciare il contro incantesimo all'Oblivion, questo non funzionò.
La ragazza provò ad avvicinarli ancora molte volte ma non riuscì mai a sbloccare la memoria sopita dei genitori. Dopo più di due settimane di tentativi Ron decise che era arrivato il momento di arrendersi e che la cosa più saggia fosse quella di tornare a casa. Hermione però non volle arrendersi all’evidenza e il rosso, stanco di aspettare, decise di tornare a Londra senza la compagna, convinto che la ragazza si sarebbe data per vinta pochi giorni dopo.
Passarono sei mesi prima che la riccia si arrendesse all’idea di non poter ridare la memoria ai genitori e decidesse di tornare a casa. In quel periodo si era sentita regolarmente con Ron e le sembrava che le cose tra loro andassero comunque bene. Da quando però la ragazza aveva comunicato al compagno che da lì a giorni, lei sarebbe tornata a Londra, il rosso era diventato più schivo, arrivando a non risponderle più ai gufo e alle chiamate via camino. Nel periodo successivo alla fine della guerra, Hermione aveva vissuto alla Tana con la famiglia di Ron. La riccia non aveva più una casa da quando aveva cancellato la memoria ai genitori e i Weasley avevano insistito che lei si trasferisse da loro visto che la consideravano come una figlia. 
Di ritorno dall’Australia, Hermione si precipitò quindi a casa Weasley, preoccupata che fosse successo qualcosa al suo fidanzato. Ad accoglierla alla Tana fu Molly che, imbarazzata, fece accomodare la riccia e si dileguò ai piani superiori.
«Ben tornata Hermione...» Esclamò Ginny apparendo in salotto qualche istante dopo.
La riccia le corse incontro e l’abbracciò forte. «Grazie amica mia. Mi siete mancati tantissimo tutti quanti ma spero tu possa capire che dovevo tentare il tutto per tutto prima di arrendermi all’idea di aver perso i miei  genitori per sempre.» Mormorò lei ancora stretta nel suo abbraccio.
La rossa annuì. «Si, io l’ho capito.» Rispose solidale con le ragioni dell’amica.
«E gli altri dove sono?» Chiese quindi Hermione notando quanto la casa fosse deserta quel giorno.  Era preoccupata per Ron e voleva vederlo al più presto per assicurarsi che stesse bene e che tra loro fosse tutto a posto. La sua testa continuava a dirle che c’era qualcosa che non andava con lui, ma il suo cuore non voleva accettarlo.
«Harry sta facendo l’accademia per diventare Auror. I primi mesi sono i più duri e non potrà tornare a casa per qualche tempo...» Raccontò Ginny mordendosi il labbro. Si era sentita abbandonata da tutti loro in quei mesi. Il suo ragazzo era entrato in accademia ed era sempre troppo preso per avere tempo per lei, e la sua migliore amica era stata lontana per sei lunghi mesi. Certo, capiva le motivazioni che avevano spinto entrambi a fare quelle scelte, ma questo aveva portato la rossa inevitabilmente ad allontanarsi da loro.
«Mi dispiace di non esserci stata in questi mesi...» Mormorò la riccia sentendo il turbamento dell’amica. «Sono stata egoista a pensare solo a me in questo periodo, scusami.» 
Ginny si scostò dall’abbraccio dell’amica per poterla guardare negli occhi. «Non dire sciocchezze  Mione! Sono i tuoi genitori, è normale che tu volessi restituirgli la memoria. E poi hai pensato sempre agli altri per tutti gli anni di scuola. È giusto che tu abbia voluto fare qualcosa per te stessa.» Esclamò la rossa con convinzione. «Avresti dovuto chiedere a me di accompagnarti però. Io non ti avrei mai abbandonata come ha fatto mio fratello.» Si lasciò sfuggire poi.
«C’è qualcosa che non mi stai dicendo su di lui non è vero? Dove è Ron?» Chiese Hermione cogliendo il tono della sua ultima frase.
 «Lui... non è qui.» Rispose rammaricata Ginny. «Mio fratello non è cattivo ma sai che ha bisogno di qualcuno che dedichi tutta la sua esistenza a lui... »
«Ginny ti prego dimmi dove è Ron.» Supplicò Hermione sentendo sempre più forte la brutta sensazione che qualcosa non andasse.
«Lui è a Parigi...» Rispose evasiva la rossa.
Hermione la guardò perplessa. «A Parigi? E cosa ci è andato a fare lì?» 
«Quando è tornato dall’Australia durante una delle riunioni di famiglia ha rincontrato Gabrielle Delacourt, la sorella di mia cognata Fleur. Loro... hanno cominciato a frequentarsi a Londra e quando lei è tornata a casa per un po’ si sono sentiti via gufo e via camino. Quando l’altro giorno tu hai detto che saresti tornata, Ron ha deciso di partire. Non c’è la faceva a spiegarti la situazione... Mi dispiace.»  Mormorò Ginny abbassando lo sguardo.
Hermione sentì qualcosa in mezzo al petto rompersi. L’unica volta nella sua vita che aveva cercato di fare qualcosa per se stessa, lui le faceva una cosa orribile come quella. Avrebbe potuto farle capire in qualche modo che non tollerava più una situazione come quella, invece che non avere nemmeno il coraggio di dirle che tra loro era finita. «Io... io devo andare...» Mormorò  Hermione sentendo il respiro farsi sempre più affannoso. Doveva uscire di lì, prendere aria.
«Aspetta ti prego. Non devi andare via. Non cambia niente per noi se stai o meno con quell’idiota di mio fratello. Tu sei parte della famiglia.» Esclamò la rossa prendendole la mano. «Rimani qui con noi. Vedrai, sarà come ai tempi della scuola, anzi sarà anche meglio perché divideremo la stanza.» Cercò di convincerla Ginny.
«Io..io non so.» Disse lei sentendosi sempre più male. «Voi siete la sua famiglia, non la mia.» 
«Non dire sciocchezze. » Esclamò la rossa con convinzione. «Aspetta, vado a chiamare mia madre così te lo dirà anche lei quanto piacere ci farebbe se tu restassi qui.» Aggiunse poi andando al piano superiore.
Ma Hermione reagì d’impulso. Prese la bacchetta e si smaterializzò in un vicolo malfamato della Londra babbana. Quella fu l’ultima volta che la riccia utilizzò la magia. Il mondo magico le aveva tolto troppo. I suoi genitori, gli amici che aveva perso durante l’ultima battaglia, e infine anche quello che lei aveva sempre pensato potesse essere l’amore della sua vita. Da quel giorno si perse ogni traccia di Hermione Granger. Nessuno nel mondo magico sentì più parlare dell’eroina dell’ultima guerra. Fu come se si fosse dissolta nel nulla.


Cinque anni più tardi...

Diagon Alley 3 Dicembre

Draco Malfoy era appena tornato in patria dopo un lungo periodo di assenza. Il biondo aveva infatti deciso di lasciarsi tutti gli strascichi che la guerra  gli aveva lasciato alle spalle, rifacendosi una nuova vita negli Stati Uniti D’America. Aveva scelto un’occupazione nobile, che aiutasse gli altri. Era diventato uno stimato medimago, specializzato nell’aiutare i soggetti che avevano subito incantesimi mal riusciti o torture tramite maledizione. Quello era stato il suo modo per redimersi da tutto l’orrore a cui aveva dovuto assistere durante la guerra. Perché dentro di sé Draco non aveva mai smesso di sentirsi in colpa per aver partecipato a quella guerra stando dalla parte sbagliata.
Un altro motivo che aveva spinto il biondo ad allontanarsi da Londra, era stato per mettere più distanza possibile tra lui e suo padre. Draco non aveva mai perdonato Lucius per averlo costretto a prendere il Marchio Nero. Per colpa sua aveva quasi dovuto uccidere il preside Silente e sempre per colpa sua, il biondo aveva quel segno indelebile sul braccio, quel segno che gli avrebbe  ricordato per ogni giorno della sua esistenza, che era un Mangiamorte.
Lucius era morto pochi mesi prima, portato via da un male incurabile e quella era la prima volta che Draco tornava in patria dal funerale del genitore. Sua madre gli aveva chiesto di tornare a vivere in Inghilterra ma a lui piaceva molto la sua vita nella Grande Mela. Tutte le mattine faceva jogging a Central Park in compagnia di Willow la sua disperata cucciolona di Labrador Chocolate. Dedicava gran parte del suo tempo buttandosi nel lavoro e solo saltuariamente si intratteneva con qualche compagnia di genere femminile. Nessuna gli aveva mai fatto perdere la testa. Nessuna almeno dalla fine della guerra, e il biondo era ormai quasi sicuro che il suo destino fosse quello di rimanere tutta la vita da solo. 
L’occasione per tornare in Inghilterra si era presentata quando il suo migliore amico lo aveva invitato al suo matrimonio. Per poco non era caduto dalla sedia quando aveva letto il nome della futura sposa sul biglietto d’invito alle nozze. Blaise Zabini che sposava Ginevra Weasley era certamente la notizia del secolo.
Draco, dopo lo stupore iniziale, era stato felice di quella notizia. Sapeva del debole che l’amico aveva per quella che tutti consideravano la futura signora Potter, ed era contento che lui non avesse mai demorso e alla fine l’avesse conquistata. Era stato molto più coraggioso di quanto lui sarebbe mai stato. Aveva mostrato i suoi sentimenti e l’aveva corteggiata, riuscendo a superare il muro di diffidenza sua e di ostilità dei suoi parenti.
Quella sera ci sarebbe stato l’addio al celibato del suo amico e Draco era andato a ritirare il completo per quella serata e l’abito che aveva fatto confezionare per il matrimonio. Lui e Theo sarebbero stati i testimoni dello sposo.
Il ritiro degli abiti da Madame Malkin richiese per il biondo meno tempo del previsto. Per questo motivo Draco decise di andare a prendere qualcosa di caldo al Paiolo Magico. Quel giorno faceva veramente freddo e l’unica cosa che il biondo desiderava era una tazza di caffè nero bollente. Davanti all’ingresso del locale c’era una vecchietta che chiedeva l’elemosina. Draco la fissò qualche istante. Seppur avesse l’aria dimessa, la donna aveva uno sguardo fiero, pieno di dignità.
«Signor Malfoy, se la mendicante l’ha infastidita posso farla spostare.» Esclamò uno dei camerieri del locale mal interpretando lo sguardo del biondo.
«No, non mi ha infastidito affatto.» Rispose Draco tonando sui suoi passi e riavvicinandosi all’anziana signora.
«Mi scusi, posso offrirle qualcosa di caldo?» Chiese infine alla donna sorridendole. «Venga, si riscaldi un poco accanto al fuoco.» 
«Non penso che il padrone del locale apprezzerebbe la presenza di una come me.» Disse la donna incerta.
«Sciocchezze. Lasci che sia io a vedermela con lui ... » Detto questo le offrì il braccio e l’aiutò ad alzarsi e la condusse fino al tavolo accanto al camino acceso.
Il cameriere subito si agitò per l’iniziativa di Draco. «Signor Malfoy, non penso che gli altri clienti apprezzerebbero il suo gesto.» 
«Offrirò le consumazioni dell’intero locale. E questo penso che lenirà il disagio che vi sto arrecando.» Disse l’uomo allungando al cameriere un sacchetto di galeoni.
Poi si avvicinò alla donna, «Ordini pure quello che vuole e mi permetta di darle qualcosa per trovare un riparo caldo per stanotte.» Esclamò prendendo dalla tasca del cappotto un altro sacchetto di monete.
«Lei è troppo gentile. Non so come sdebitarmi...» Mormorò la vecchietta grata.
«Per me è sufficiente sapere che non passerà la notte alla diaccio.» Rispose Draco porgendole il sacchetto di monete.
La donna gli prese la mano libera e gli porse una strana moneta. «Sa una volta ero una veggente. Sento che presto incontrerà l’amore della sua vita e voglio farle un dono. Questa è una moneta incantata. Ne farà dono ad una donna. Lei ancora non lo sa ma è lei la sua anima gemella. Grazie a questa moneta potrete incontrarvi nei vostri sogni, ma sarà  solo la volontà  e il coraggio di entrambi che vi permetteranno   di coronare il vostro sogno d’amore.»
Draco aprì la mano e vide un galeone di uno strano colore turchese scintillare nel suo palmo. Logicamente non credeva a quello che la donna gli aveva appena detto ma decise di non offenderla e accettò il suo dono. Dopo averla ringraziata si congedò e uscì dal locale per andare a prepararsi.

Draco era rimasto molto sorpreso quando Theo gli aveva detto che l’addio al celibato si sarebbe svolto in un locale equivoco babbano. Non avrebbe mai pensato che Nott frequentasse quel genere di locali e se la sposa avesse scoperto dove avevano trascorso  la loro ultima sera di baldoria da scapoli, probabilmente sia Blaise che loro, in qualità di testimoni, si sarebbero trovati in guai molto seri. «Non capisco perché hai scelto un locale come questo per l’addio al celibato di Blaise.» Disse Draco arrivando con la passaporta che l’amico gli aveva consegnato il mattino precedente. «Se la Weasley scopre dove abbiamo portato il suo fidanzato, farà la pelle a tutti e tre.» Aggiunse ricordando le fatture per cui la rossa era famosa a scuola.
Il moro non fece in tempo a rispondere che i suoi timori vennero confermati dall’arrivo dello sposo insieme a Harry Potter e a Neville. Paciock. Blaise aveva deciso di invitare i due amici della fidanzata per dissipare qualunque dubbio quest’ultima avesse sulla natura della serata fra uomini che i suoi testimoni di nozze avevano organizzato. I tre fissarono per qualche minuto l’insegna a neon che ritraeva una donna in costume da bagno che faceva la lap dance. “Morgan Sexy Entertainment” diceva l’insegna. «Ragazzi, ma dove caspita ci avete portato?» Chiese Blaise immaginandosi lo sguardo furente della giovane Weasley.
In quel momento arrivarono anche Goyle e altri ex studenti di serpeverde  che erano stati invitati sempre da Theo. «Bravo Nott! Devo dire che avevo dei seri dubbi sulla riuscita della serata quando hai parlato di un locale babbano ma ora che lo vedo, direi che tu e Malfoy non potevate fare scelta migliore.» Esclamò ghignando Goyle.
«Io non c’entro nulla è tutta opera di Theo.» Esclamò Draco prontamente. «Non oserei mai prendermi il merito della riuscita di questa serata.» 
«Io penso che dovremmo cambiare  locale. Potremmo andare a bere una burrobirra Al Testa di Porco o Ai Tre Manici di scopa come ai vecchi tempi.» Disse Blaise appuntandosi mentalmente di fare un bel discorsetto all’amico una volta soli.
Il gruppo di ex serpeverde stava per protestare quando il padrone del locale scorse l’arrivo della comitiva che stava aspettando e uscì per accogliere gli ospiti vip della serata. «Oh bene signor Nott. Siete arrivati.» Disse l’uomo mostrando i denti poco curati, facendo un sorriso sornione. «Il mio nome è Stephen Morgan e sarà mio compito farvi passare una serata indimenticabile prima che uno di voi metta il cappio al collo... Ora ditemi chi di voi è Blaise Zabini.» 
Goyle indicò lo sposo alzando poi le spalle come a scusarsi di aver fatto la spia.
«Bene signor Zabini. Abbiamo tante cose in serbo per voi stasera. Il suo migliore amico ha riservato una saletta privata dove potrete assistere a degli spettacoli esclusivi per voi. Oltre a questo cenerete con ostriche, aragoste e fiumi di champagne e, se alla fine una delle mie ragazze dovesse destare il vostro interesse potrete avere anche un “dopo spettacolo” in privato.» Nott aveva pagato fiumi di sterline babbane per organizzare quella serata.
«Temo che ci sia un equivoco signor Morgan. Questo non è il genere di intrattenimento di mio gusto...» Esclamò il moro guardando l’amico contrariato. «Forse non è il caso che continuiamo con la serata.» Aggiunse poi sperando di cavarsi dall’impiccio.
Morgan rimase deluso da quella risposta. Molti degli introiti della serata sarebbero entrati anche dalle laute mance che gli uomini lasciavano alle sue ragazze. Mance di cui lui tratteneva il settanta per cento. Oltre a questo nessuno nel suo locale avrebbe mai ordinato tutta quella roba da mangiare così sofisticata. «Se lo spettacolo non è di suo gradimento posso anche cancellarlo. Avrete la vostra saletta privata per fare baldoria e mangiare quanto volete. Vi manderò la mia cameriera migliore. Discreta, raffinata e molto veloce. La prego signor Zabini se deciderete di restare sono sicuro che non ve ne pentirete.» 
Blaise ci pensò qualche istante e alla fine decise di accettare. Dopotutto anche se il locale era un po’ equivoco, un innocua cena non avrebbe potuto scatenare l’ira della sua fidanzata. «Va bene, rimaniamo.» Disse quindi accomodandosi. 
Morgan si fregò le mani soddisfatto. Avrebbe incassato molte sterline quella sera e le sue spogliarelliste sarebbero state libere di accontentare gli altri clienti. Meglio di così non poteva andare.
Dopo aver fatto accomodare il gruppo di uomini, Stephen andò nel retro a chiamare la sua cameriera più affidabile: Jean Granger.
«Gli ospiti della saletta privata non hanno intenzione di usufruire del nostro intrattenimento quindi li lascio nelle tue mani, mi raccomando.» Jean era senza dubbio la sua cameriera migliore. L’uomo le affidava sempre i clienti più problematici e quelli che non desideravano un altro genere di intrattenimento. La Granger era infatti l’unica del suo personale che si fosse rifiutata di diventare una spogliarellista quando lui glielo aveva proposto. La donna era molto orgogliosa e nonostante non navigasse in buone acque e avesse anche un lavoro come cameriera di giorno per sopperire alle spese, aveva sempre rifiutato di diventare “ballerina”. Se fosse stata Jean a occuparsi di quella tavolata, lui avrebbe potuto sfruttare al massimo le altre ragazze, guadagnando un sacco di soldi.
Hermione lavorava in quel locale equivoco da un paio d’anni sotto falso nome. Da quando aveva lasciato alle sue spalle la vita nel mondo magico, le cose per lei erano state parecchio dure. Per il mondo babbano lei non esisteva, aveva quindi speso tutti i soldi che aveva per poter avere un documento d’identità che le consentisse di trovare un lavoro. Non potendo però mostrare il tipo di istruzione con cui era stata formata, l’unico lavoro che aveva trovato era stato quello di cameriera. Lavorare come cameriera in quel sexy club le consentiva di pagarsi un monolocale in affitto in una zona di periferia. Cosa che con lavori diurni era stato impossibile ottenere. Per questo motivo nonostante odiasse l’uniforme poco coprente e il genere di frequentatori del locale, la riccia era resistita per ben due anni senza scappare. Per fortuna la divisa comprendeva una maschera. Così Hermione si sentiva in qualche modo protetta dallo sguardo giudicatore dei clienti del locale. Aveva cominciato a farsi chiamare con il suo secondo nome e ogni sera ingoiava il suo orgoglio e si recava al lavoro. Nonostante Morgan le avesse fatto una proposta economicamente molto soddisfacente per convincerla a diventare una ballerina, Hermione aveva seccamente rifiutato. Lei non era quel genere di persona. Non si sarebbe trovata a suo agio nei panni di ballerina in un strip club.
Appena la riccia entrò nella saletta privata, il sangue le si gelò nelle vene. Sembrava un incubo. In quella stanza erano presenti i suoi più cari amici e anche i suoi acerrimi nemici, tutti insieme nella stessa stanza senza nemmeno lasciarsi qualche maledizione. In un’altra circostanza Hermione avrebbe riso a crepapelle assistendo a quella scena. Ma servire il loro tavolo sarebbe stato troppo rischioso.
«Stephen ti prego, puoi affidare i clienti della saletta privata a qualcun’altra?» Chiese la riccia sgattaiolando fuori dalla stanza senza farsi vedere da nessuno degli ospiti.
«Non se ne parla Jean. Tu sei l’unica che si rifiuta di ballare quindi mi serve che sia tu a servirli visto che non vogliono nessun tipo di “balletto.”» Rispose il proprietario serio in volto. La testardaggine di quella ragazza gli sarebbe potuto costare molte sterline quella sera.
«Io non me la sento per favore... credo di non stare molto bene.» Provò nuovamente Hermione.
«Ascoltami bene o servi gli ospiti della saletta privata o sei licenziata.» Disse l’uomo conscio che la riccia non avrebbe potuto perdere quel lavoro. 



 

To be continued...




Ecco un piccolo regalo un po’ in ritardo. E’ una Dramione natalizia e non sarà molto lunga.  Avevo questa storia in testa da molto tempo e il periodo di festa l’ha fatta tornare prepotentemente nei miei pensieri. Spero che questo piccolo intermezzo prima di tornare alle altre storie sia di vostro gradimento. 
A presto e Auguri di Buon Natale e uno spumeggiante 2019
Lyn

 

  
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