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Autore: Darlene_    02/01/2019    10 recensioni
La taverna non è un luogo in cui Artù alloggerebbe volentieri, ma Merlino è in gravi condizioni di salute e deve restare al suo fianco.
Storia partecipante alla 12 task challenge sul gruppo hurt confort fanfiction e fanart
Storia partecipante al concorso: Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia scritta per la 12 task challenge
del gruppo fb hurt/confort

Task 5


Storia partecipante al concorso

Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito!
II edizione indetto da Elettra.C





Fandom: Merlin






Prenditi cura di me





 


C’era un ronzio costante e persistente, forse proveniva da quella mosca che, caparbiamente, sbatteva contro il vetro della finestra nella speranza di uscire all’aria aperta. Coricato nel suo letto poteva vederla mentre si sforzava con quelle alette pallide; avrebbe voluto alzarsi per aiutare il povero insetto, ma il solo pensiero gli faceva chiudere le palpebre e ricadeva in un sonno profondo e senza sogni. 
Quando rinvenne nuovamente si accorse che la mosca non c’era e il rumore martellante proveniva in realtà dal vociare al piano di sotto; si chiese se mai fosse esistito l’insetto al di fuori della sua mente. Si agitò, cercando di sollevare le coperte madide di sudore che lo immobilizzavano al letto, ma le sue membra erano talmente intorpidite che non riuscì a muovere nemmeno un muscolo; provò a gridare, ma aveva la bocca secca e la gola in fiamme. Chiudendo le palpebre percepì una mano carezzargli i capelli, mentre una voce familiare gli sussurrava di riposare. Non riuscì a collegare un nome alla voce, ma era sicuro che fosse qualcuno di familiare perché gli diede una sensazione di sicurezza e così ricadde ancora una volta nell’oblio. 
Fu il dolore che dilagava nel corpo a farlo svegliare definitivamente. Non sapeva dove si trovasse, ma le travi del soffitto non erano sicuramente quelle della cameretta di Gaius. Era steso su un letto morbido, ma che puzzava di sudore, di alcol e di muffa. Qualcosa gli teneva immobilizzata la mano; provò a ritrarla, ma dita forti e affusolate la tenevano stretta. 
“Buongiorno Merlino.”
Il giovane voltò molto lentamente il capo e lo accolse il sorriso gioviale di Artù. Nonostante l’espressione sollevata, il viso mostrava i segni della stanchezza e i vestiti stropicciati indicavano che non si cambiava da almeno una notte. Con gesti cauti e precisi il principe tolse lo strato di bende dalla mano del servo, dove comparve un brutto taglio che attraversava l’intero palmo. 
“Questo unguento dovrebbe evitare l’infezione, ma appena torniamo a Camelot devi lasciare che Gaius controlli il mio lavoro.” Con tale spiegazione spalmò una sostanza verdastra sulla ferita. 
“Dove avete preso quel rimedio?” 
“Credi forse che io non sia in grado di sminuzzare qualche erbetta in un mortaio?”
Merlino sollevò un sopracciglio per dissentire, un lieve sorriso gli increspò le labbra secche. 
Artù scosse le spalle con indifferenza e spiegò: “Me lo ha dato la signora della taverna. Alloggiamo qui da quando sei svenuto.”
Merlino si mise improvvisamente a sedere e il movimento repentino fece scivolare la benda dalla mano.
“Da quanti giorni siamo qui?”
Il principe ci pensò per un istante, come se quel periodo fosse stato estremamente lungo.
“Sei rimasto incosciente per tre giorni.”
In un attimo i piedi del mago poggiarono sul pavimento e provò ad alzarsi, nonostante i muscoli intorpiditi e il giramento di testa. Solo la prontezza di riflessi del futuro re gli impedì di cadere a terra. Artù lo prese tra le braccia e con delicatezza lo depose nuovamente sul letto.
“Dove pensi di andare? L’antidoto per il veleno ha funzionato, ma sei restato a letto per troppo tempo, aspetta ancora un po’ prima di alzarti.”
Merlino dissentì, preoccupato. “Dobbiamo terminare la missione, altrimenti Uther…”
Non finì nemmeno la frase. 
“Ho già inviato un messaggero per informare mio padre che abbiamo avuto un contrattempo e che torneremo a Camelot il prima possibile.” Gli sistemò meglio i cuscini sotto alla testa, scostandogli i capelli corvini dalla fronte. 
“Perché avete rinunciato? Potevate lasciarmi qui e…”
“Perdiana Merlino, stai zitto un momento! Da quando ti sei svegliato hai già parlato più di Galvano!” Si alzò dal letto e andò verso un traballante tavolino. Prese la brocca dell’acqua e versò il contenuto in un bicchiere. “Siamo al confine del regno e molti sudditi vorrebbero non appartenere a Camelot, non mi fidavo a lasciarti qui.” Si avvicinò nuovamente al capezzale di Merlino e si sedette sulla scomoda sedia di paglia su cui era rimasto per tutta la notte. 
Il giovane mago volse il capo verso il principe con un sorriso sornione dipinto sulle labbra. 
“Perciò avete rinunciato alla possibilità di cercarvi un nuovo servitore?”
Artù sorrise, mostrandosi compiaciuto all’idea. “In effetto sei il peggior servo che io abbia mai conosciuto: sei sempre in ritardo, corri troppo spesso alla taverna e ti sei fatto salvare dal tuo re!”
Provò a ridere, ma fu stroncato da un colpo di tosse. Il principe si portò prontamente di fianco a lui e gli sollevò il mento. Merlino schiuse le labbra e lasciò che il calice vi si posasse sopra, prima di bere avidamente. Una goccia d’acqua gli scivolò sul collo e il cavaliere gliela asciugò senza commentare. 
“Già e poi doverti portare in braccio dal bosco fino a qui! Nemmeno le fanciulle approfittano di me in tal modo.” Infierì ancora Atrù mentre posava il bicchiere sul tavolo. Chiuse la finestra e cominciò a togliersi i vestiti. Non appena notò che il principe stava per coricarsi su uno scomodo giaciglio di paglia il mago fece per protestare, ma il tutto fu vano. Il cavaliere si distese supino, un braccio come cuscino. Rimase un attimo in silenzio, forse meditando alle avventure degli ultimi giorni poi disse: “Adesso riposa perché quando torniamo al castello dovrai pulire le stalle, lucidare l’armatura…”
“E scommetto che dovrò anche mettere in ordine la stanza.” Scherzò il giovane. 
Dopo di che entrambi si chiusero nel silenzio, sperando in un sonno quieto e senza sogni. 
  
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