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Autore: AlessiaDettaAlex    03/01/2019    2 recensioni
[LLS! | AU in cui le Aqours non esistono | Yoshiko!centric | Hanamaru/Yoshiko brotp | attacco di panico, ansia e angst, yay]
«Questa è la mia cherofobia: no, non è negatività
Questa è la mia cherofobia: fa paura la felicità
Questa è la mia cherofobia: ma tu resta
» [da "Cherofobia" di Martina Attili]
Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hanamaru Kunikida, Yoshiko Tsushima
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cherofobia
 
 
Yoshiko si guarda le mani sudate; tenta di asciugarle più volte sui propri pantaloncini, ma le sembra che ogni volta le ritrovi più bagnate e tremanti di prima. Nel buio deglutisce a vuoto: sente il suo cuore galoppare senza alcun motivo, in preda al panico per un pericolo che non esiste realmente. Vorrebbe regolarizzare il respiro per cominciare a calmarsi, ma ogni volta che si concentra i polmoni sembrano rifiutare di collaborare e finiscono per lasciarla senza fiato. Ora è sicura che se accendesse le luci vedrebbe la stanza girare come una trottola. Porta le mani agli occhi sperando almeno di piangere, pregando che l’oscurità della sua stanza la accolga tra le sue braccia rassicuranti e le permetta di far fuoriuscire tutta la paura.
Paura che il live di quel gruppo di idol, a cui lei, Hanamaru Ruby e Dia devono andare, la renda felice. Pericolosamente felice.
Ma invece di ritrovarsi i palmi umidi di lacrime, li sente nuovamente madidi di sudore.
«Yoshiko?»
Chiama una voce al di là della porta. Non somiglia a quella di sua madre, ma non riesce a riconoscerla con le orecchie ancora piene della sua tachicardia.
Prima che possa realizzarlo, uno spiraglio di luce si apre davanti ai suoi occhi e una familiare chioma castana fa capolino da dietro il legno scuro. Yoshiko apre la bocca e sbarra gli occhi, vorrebbe urlarle di andarsene, o di venire a soccorrerla: non lo sa nemmeno lei. Deglutisce a vuoto un paio di volte.
La figura inondata di luce si avvicina in silenzio e Yoshiko trema più forte a ogni passo, come se la vicinanza dell’altra attentasse alla sua vita. Hanamaru arriva ai piedi del letto e si siede, le sfiora un braccio: Yoshiko si rende conto in quel momento di essersi raggomitolata su se stessa.
«Yoshiko?» riprova piano, «Non aver paura»
Ora la voce di Hanamaru le sembra un canto materno che ha in sé la promessa di prendere su di sé il terrore del suo bambino e di cullarlo sul suo grembo. Yoshiko allora le lascia spazio e la carezza sulla sua pelle si trasforma in un abbraccio.
«Ho paura che tutto finisca» mormora impercettibilmente con le labbra tremanti.
Hanamaru aggrotta le sopracciglia e comincia a massaggiare lentamente la sua schiena. Resta in silenzio, in paziente attesa che Yoshiko dica tutto quello di cui ha bisogno per sfogarsi.
«Ho paura... ho paura... non voglio uscire»
Come se fossero parole catartiche, finalmente si scioglie in pianto. Sente Hanamaru che appoggia la guancia sui suoi capelli e che annuisce piano.
«Va bene, non andiamo»
Yoshiko sospira. Il suo fisico sembra rilassarsi un attimo, la tachicardia allenta e tutta la confusione trova finalmente un posto preciso nella sua testa. Un’ultima lacrima cola sulla maglia dell’amica. Piano piano torna al suo stato mentale più confortevole: la grigia indifferenza di fronte delle cose che accadono.
Lo status quo che la rassicura e che desidera più di ogni altra cosa; la sua neutralità, il suo equilibrio stoico tra bene e male, la benedizione e maledizione di non volersi sbilanciare nella gioia per non rischiare di incappare nel dolore.
Ha sempre guardato da lontano i fiori colorati del giardino della vita per evitare le spine che possono nascondersi sui loro gambi; non ha mai desiderato altro che delle stabili mura grigie potessero proteggerla dal mondo e circondarla come in un abbraccio.
Lo stesso abbraccio che le sta dando Hanamaru: ma Hanamaru è una rosa di quel giardino, dal profumo discreto e rassicurante. Stare con lei la fa sentire bene.
Stringe i denti per scacciare la tentazione di allontanarla da sé, dalla sua stanza, dalla sua vita, come vorrebbe fare con tutte le cose e le persone non grigie: ma è un dolore che non vuole dare a un fiore puro qual è la sua migliore amica. Sa bene che Hanamaru ce la mette tutta per sostenerla, ogni volta; sa bene che si sente impotente di fronte alle sue crisi di panico che non riesce a comprendere fino in fondo.
Ma anche se non può capirla, non vuole realmente che lei se ne vada. Yoshiko ha permesso che quella rosa crescesse tra le crepe della sua asettica e sicura stanza grigia; è un raggio di speranza che filtra nella prigione di se stessa. Ne ha istintivamente paura, ma ha deciso molto tempo fa che l’avrebbe lasciata fare. Che per una volta andava bene anche così.
«Zuramaru?»
«Mh?»
«Resta»


 
Note di Alex
E rieccomi in sezione! Anche stavolta si parte da una canzone che mi ha particolarmente colpito, ascoltata in questo periodo. Applicarla a un personaggio psicologicamente complesso come Yoshiko è stato quasi automatico. Mi sono veramente divertita a scriverla, è stata una bella esperienza indipendentemente dal risultato che comunque mi piace.
P.s. è la mia seconda AU! *stappa spumante*
Grazie di aver letto,
Alex
   
 
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