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Autore: Flos Ignis    10/01/2019    2 recensioni
In questo mondo ogni persona ha un'anima gemella. Si può incontrarla, come vivere per tutta la vita senza conoscerla mai.
Ma c'è qualcosa che si sa di quella persona: il colore dei suoi occhi, l'unico che si può vedere fino al momento in cui non si incontra la propria Soulmate.
Aizawa Shota può vedere il cielo, il mare e tutte le sfumature dell'azzurro esistenti in natura. Le iridi celesti della persona a lui destinata lo salvano ancora prima che sappia chi essa sia, lo portano a diventare un eroe, lo rendono abbastanza coraggioso da prendere in mano la sua vita e renderla ciò che è.
Perché è questo il compito di un'Anima Gemella: sostenersi, proteggersi... amarsi.
Combattere per amore è la più alta forma di coraggio che ci sia ed è proprio questo che Aizawa e All Might impareranno in questa storia.
L'intera raccolta partecipa al contest "Un fiume di soulmate!AU " indetto da rhys89 sul forum di EFP.
Piccolissimo spoiler nell'ultimo capitolo per chi segue solo l'anime.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Shōta Aizawa
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Non era difficile capire dove si trovasse.

Il rumore assordante di una sirena, l'odore ferroso del sangue, il furioso vibrare di una vettura in movimento, le urla incomprensibili di persone sconosciute e il caos che scoppiettava tutto intorno a lui, occhio immobile del ciclone, erano tutti fattori piuttosto indicativi...

Nonostante Yagi Toshinori fosse parzialmente consapevole di trovarsi in un'ambulanza, sotto le mani esperte di medici che stavano tamponando le sue numerose ferite, gli sembrava di galleggiare nel vuoto, di star vivendo quell'esperienza solo con il corpo, mentre la mente vagava verso ricordi assai più piacevoli della realtà attuale.

Quella mattina si era svegliato abbracciato al suo compagno, che durante la notte si era accoccolato sul suo petto come un tenero gattino, mentre gli faceva il solletico respirandogli sul collo. Ricordava di aver provato un istante di splendida pace, prima di ricordare che uno dei suoi studenti era stato rapito e che quella sera stessa sarebbe scattata l'operazione congiunta di eroi e forze di polizia per andare a salvarlo.

Aveva salutato Shota con un bacio leggero e la raccomandazione di non mangiarsi vivi i giornalisti alla conferenza stampa a cui avrebbe partecipato, senza sapere di stare andando incontro al suo destino. L'altro l'aveva fissato per un po' con quei suoi penetranti occhi neri, apparentemente inespressivi, ma dopo così tanti anni insieme Toshinori era stato in grado di leggervi dentro una buona dose di inquietudine e una tinta di timore. Senza commentare, perché nonostante i dubbi in proposito del suo compagno era davvero dotato di un minimo spirito di sopravvivenza, se ne era andato lasciandogli una carezza sulla cicatrice sotto il suo occhio destro, quella che si era procurato alla USJ nella battaglia in cui aveva davvero temuto di perderlo e non si era più voltato indietro.

Oh, quanto si sarebbe arrabbiato il suo uomo! Gli aveva fatto promettere di tornare tutto intero, come ogni volta, perché lo conosceva e sapeva del suo patologico bisogno di fare anche più del suo meglio pur di salvare tutti. Non appena avesse saputo del disastro che aveva combinato, svelando il suo segreto al mondo intero, avrebbe di certo trovato il modo di fargliela pagare molto cara... sapeva essere piuttosto fantasioso quando si trattava di punirlo per qualche sua imprudenza.
Si sarebbe dovuto ingegnare per farsi perdonare molte cose, quella sera, quando sarebbe tornato a casa. 

Prima avrebbe voluto riposarsi un po', affrontare l'ira di Aizawa quando non era nel pieno delle sue facoltà non era mai una buona idea, gli servivano tutte le sue capacità di persuasione per arginare l'ira dell'altro. Non glielo avrebbe mai detto, Yagi ci teneva a vivere, ma la sua Anima Gemella somigliava terribilmente a una madre ansiosa quando era preoccupato.

Tutti i rumori che avvertiva intorno a lui però non lo lasciavano riposare come si deve, lo tenevano in bilico tra il sonno e la veglia, impossibilitato a riposare, ma troppo stanco per prestare davvero attenzione alle parole che gli venivano rivolte. 

Alla fine la stanchezza l'ebbe vinta, riuscì a malapena a percepire un urlo familiare chiamarlo prima di cedere definitivamente all'oscurità e iniziare a sognare.



-Dov'è finito il tuo sorriso, All Might?-

All For One, non permetterò che tu rubi il sorriso di qualcun altro. Hai già fatto soffrire innumerevoli persone innocenti. Come puoi tu, essere malvagio, gioire del dolore che infliggi?

Nel momento in cui devi salvare la vita di qualcuno, devi proteggere anche il suo cuore: è questo che per me vuol dire essere un eroe.

Maestra, sei tu? Ho bisogno di te e del tuo consiglio, ora più che mai. Tuo nipote è l'allievo del nostro nemico, come ho potuto lasciare che le cose degenerassero a tal punto?

Rimpiangi tutto quello che hai fatto. Rimpiangilo e perisci, All Might!

Oh, di errori ne ho fatti così tanti! Ho sempre voluto portare da solo il peso del mio destino, credevo fosse una mia sola ed esclusiva responsabilità quella di mantenere la pace. Ma se avessi avuto qualcuno al mio fianco, se avessi accettato l'aiuto che più volte mi è stato offerto, avrei potuto cambiare il corso degli eventi? Avrei potuto salvare anche solo una manciata in più di persone, se avessi messo da parte il mio inutile orgoglio?

Il prossimo sei tu!

Alla fine ho finalmente sconfitto il mio nemico. Quanto ancora perdurerà questa infinita spirale di odio? Non riesco a credere che per tutto questo tempo sono stato così cieco da credere che fosse già tutto finito, mentre invece egli ancora tramava nell'ombra. Mi dispiace Midoriya, ragazzo mio, devo lasciare il resto nelle tue mani: io non posso più combattere, sono arrivato ben oltre il mio limite. Sarai tu, il nuovo portatore di One For All, a porre fine a questa guerra. Ho fede nel tuo cuore buono, nella tua inscalfibile volontà e nella giustizia che so perseguirai, supportato da ottimi e leali compagni.

Se percepisci che sei giunto al limite, ricordati del motivo per cui hai intrapreso questo cammino...

Perché ho scelto di diventare un eroe? Ho intrapreso la mia strada così tanti anni fa che quasi non ricordo il momento esatto in cui tutto si è messo in moto, la precisa svolta che mi ha permesso di diventare chi sono... 



*****


Ci mise molti giorni a riprendersi parzialmente dalle ferite conseguite a quella che sarebbe passata alla storia come la "battaglia di Kamino",  ma non appena fu in grado di restare in piedi da solo insistette per partecipare a una serie di conferenze stampa in cui diede spiegazioni su quanto era avvenuto quella fatidica notte. 

Aveva menzionato la lunghissima rivalità con il criminale contro cui aveva combattuto - ovviamente, senza specificare effettivamente da quanto durasse - e aveva dato conferma di quanto i più avevano supposto: il suo quirk si era esaurito. In qualche modo era riuscito a tenere fuori il giovane Midoriya dall'assalto mediatico, affermando che la formidabile forza che la sua Unicità donava aveva come controindicazione il fatto che, a un certo punto, essa spariva.

Erano state giornate davvero molto lunghe ed estenuanti, aveva fatto avanti e indietro per tutto il Giappone e gli Stati Uniti, suo Paese natio. 

Erano passate più di due settimane da quando il suo segreto era stato rivelato, quando finalmente riuscì a liberarsi dall'assedio di domande che lo aveva circondato per poter finalmente tornare a casa.

Mentre girava la chiave nella serratura, prese un profondo respiro, preparandosi alla tempesta che lo aspettava lì dentro. I contatti con Aizawa si erano limitati a brevi messaggi, la sera prima di addormentarsi o la mattina presto, ma non si vedevano da quando Toshinori era ancora ricoverato. Gli era stato accanto ogni notte, lo raggiungeva nella sua stanza di nascosto essendo ben oltre l'orario di visita, ma durante il giorno era occupato a badare ai loro allievi e a occuparsi di tirare fuori dai guai i giovani incoscienti che si erano gettati nella tana del lupo per salvare Bakugou.

Non avevano avuto modo di parlare molto, Shota si era accontentato di stringergli la mano e rassicurarlo sulla salute dei loro giovani alunni, ma gli aveva anche minacciosamente promesso che non appena si fosse rimesso abbastanza avrebbero dovuto seriamente parlare.

Ora che il momento era arrivato, l'americano non osava immaginare l'apocalisse che il suo uomo aveva in serbo per lui. 

E se avesse voluto lasciarlo? Nonostante gli anni, le promesse e il destino che li tenevano legati non si poteva dare per scontato che due anime gemelle sarebbero state insieme per sempre. 

Aveva omesso molte cose su di sé al compagno, tutt'ora gli teneva nascosta la vera natura del suo legame con il giovane dai capelli verdi cui aveva trasmesso One For All, anche se sospettava che Shota avesse intuito da tempo la verità.

Richiuse piano la porta dietro di sé, c'era pur sempre la possibilità che l'altro ormai fosse andato a dormire...

-Sei tornato, Toshinori. Sei in ritardo.-

...o forse no. 

-Mi dispiace. Mi hanno trattenuto più del previsto.-

Aizawa lo squadrò con i suoi penetranti occhi scuri, forse cercando di capire lo stato delle sue ferite. Era uscito contro il parere dei medici dall'ospedale, ma non pensava che l'altro lo sapesse...evidentemente, dall'occhiataccia che gli lanciò, lo aveva scoperto.

Cercò di abbozzare una frase che risultasse veritiera e rassicurante al tempo stesso, ma l'altro gli fece cenno di tacere: voleva essere lui a parlare per primo ed era evidente dal suo volto teso che ne sentisse un bisogno urgente.

Il suo compagno aveva la mascella serrata e le spalle tese, avrebbe tanto voluto correre da lui e stringerlo per rassicurarlo, ma sapeva per certo che se solo ci avesse provato l'altro l'avrebbe immobilizzato con le bende che usava contro i criminali.

-Hai rischiato di morire, due settimane fa.-

-Siamo eroi, Shota... sono i rischi del mestiere, lo sai meglio di molti altri.-

Venne fulminato da un paio di iridi nere come la notte, perciò fece segno al compagno di continuare, lasciandogli il tempo per elaborare un discorso evidentemente difficile.

-Non si tratta del fatto che hai rischiato di morire. Ho accettato da molti anni la possibilità che, un giorno, uno di noi due potrebbe non tornare a casa. Il problema non sono neppure i segreti sul tuo quirk... e non mi guardare così, so che non mi hai detto molte cose, ma avrai le tue buone ragioni.-

Il moro si passò le mani tra i capelli, cercando di trattenere l'evidente irritazione che infiammava i suoi occhi e affilava i tratti del viso. Toshinori non riuscì a non pensare che, anche così, il suo uomo era davvero bellissimo.

-Ciò che non posso accettare è che tu, in quella battaglia, avevi accettato di morire. Ti sei rassegnato, hai accettato di poter perdere la vita pur di sconfiggere quell'uomo. Non hai pensato alle persone che ti stavano aspettando, al terrore e alla preoccupazione di tutti quelli che tengono a te, come al solito!-

Toshinori si fece più piccolo che poteva: ogni singola parola del compagno era affondata con violenza nella sua anima, istigando il suo senso di colpa. Sapeva che era la verità pura e semplice, eppure sentiva che non era tutto lì, c'era di più. Quella notte aveva in cuor suo accettato il suo destino, lo stesso che il suo vecchio amico Nighteye gli aveva preannunciato anni prima, ma non era vero che non si era preoccupato delle persone che lo amavano.

-Ho combattuto pensando a voi... per creare un mondo più sicuro per le persone che amo. Sapevo che il mio tempo come Simbolo della Pace era agli sgoccioli, perciò ho voluto terminare la mia carriera portando con me il nemico più pericoloso di tutti.-

-Questa volta sei arrivato al limite, ma sono anni ormai che sembra tu ti sia rassegnato. Credevo che con il tempo ti avrei fatto capire che accettare di morire non ti rende più eroico, ma solo più sciocco e crudele! Non so perché tu sia tanto convinto che morirai a breve e non mi interessa nemmeno. Sappi però che non resterò fermo a guardarti mentre attendi in silenzio la tua morte.-

Gli si avvicinò a grandi passi, afferrandolo per il bavero della giacca per farlo abbassare di quei pochi centimetri necessari a baciarlo con irruenza e la traccia di un aggressivo rimprovero che Toshinori conosceva bene. Era il segno che il compagno aveva detto tutto quello che credeva necessario per farlo ragionare, ma che ora spettava a lui prendere una decisione su come comportarsi.

L'uomo biondo decise però che, in quel momento, tutto ciò che gli importava era di continuare a stringere l'amore della sua vita tra le sue braccia, ora per sempre fragili senza più la sua forza, ma tutta quella che gli restava l'avrebbe dedicata al benessere del suo compagno.



Era notte fonda ormai, ma nessuno dei due riusciva a dormire. Avevano fatto l'amore con calma, riscoprendo i loro corpi con la flemmatica calma con cui era accaduto la prima volta, così tanti anni prima.

Poi, quando la passione era scemata, si erano abbracciati ed erano rimasti vicini per fissarsi negli occhi grazie alle tenue luci che filtravano dalla città. E nei profondi pozzi oscuri che erano le iridi di Aizawa, Toshinori aveva ricordato perché aveva scelto di diventare un eroe.

-Sai, da bambino vedevo solo il nero ovunque. Ora so che era il colore dei tuoi occhi e anche all'epoca me lo spiegarono, ma tutto è un po' più spaventoso quando sei piccolo. Poi però ho notato che grazie alle tinte scure che il mondo mi mostrava, di notte potevo apprezzare le stelle e la luna molto di più rispetto a chiunque altro. Ho imparato che più c'è oscurità, più la luce brilla meravigliosa. A volte le due cose però entravano in conflitto, un po' come eroi e cattivi: cercano continuamente di prevalere gli uni sugli altri e a rimetterci sono le persone innocenti. Da giovane ho pensato che avrei voluto interrompere questa spirale e diventare colui che avrebbe portato la pace, in modo che tutti potessero apprezzare sia la luce delle stelle sia l'oscurità della notte.-

A ripensarci dopo tanto tempo, era stato un pensiero abbastanza sciocco, degno di un adolescente sognatore qual'era. Le ultime vicende però lo avevano portato a riflettere molto, riportando a galla vecchi ideali e i primi pensieri che aveva fatto sul mondo oscuro che lo aveva circondato per molti anni.

Poi aveva conosciuto l'uomo che era accanto a lui in quel momento, nel loro letto, e allora l'oscurità era diventata il rifugio in cui cercare un po' di pace dopo il caos di colori che era esploso nel mondo. Il nero era diventato per lui sinonimo di calore e tranquillità, qualcosa che non era disposto a perdere. Nel corso degli ultimi mesi molto era cambiato, ora aveva un allievo da crescere e aveva finalmente realizzato che aveva così tanti motivi per combattere contro il destino che lo attendeva che non aveva senso aspettare oltre. Aveva fatto la sua scelta e l'uomo davanti a lui ne era una parte fondamentale: gli prese il volto tra le mani, prima di aprirgli il suo cuore come mai prima.

-Ho scelto di vivere con te fino al mio ultimo respiro, perché ho scoperto grazie a te quanto l'amore renda piena e meritevole persino un'esistenza come la mia, piena di errori e guerre.-

Prese una scatolina rossa dal comodino in cui l'aveva nascosta alcuni mesi prima, avendo fiducia nella discrezione del compagno affinché rimanesse al sicuro fino al momento propizio. Momento che sembrava finalmente giunto.

La aprì davanti agli occhi sgranati di Shota, che si alzò sui gomiti per capire se ciò che aveva visto fosse un'allucinazione o meno. Non lo era: il cofanetto aperto aveva rivelato due fedine d'oro bianco, molto semplici e piatte, con due incisioni all'interno che fecero nascere un piccolo sorriso sulle labbra del più giovane: "nero" in quella di All Might, "azzurro" in quella destinata a Shota.

Gli unici colori in cui avevano conosciuto il mondo prima di incontrarsi, per ricordarsi dove tutto era iniziato.

-Vuoi sposarmi?-

-Sì. Voglio vivere con te tutta la vita che ci resta.-




 
  
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