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Autore: Flos Ignis    11/01/2019    1 recensioni
Un amore come quello di Alexander Lightwood e Magnus Bane non si trova facilmente.
Lo stregone lo sa meglio di tutti, ecco perché ha paura di perderlo e di certo il suo giovane fidanzato non lo aiuta andando a caccia di demoni e tornando a casa ferito e ricoperto di sangue.
Ma dopo aver rischiato tanto, il suo Alec saprà come farsi perdonare: una serata all'insegna dell'amore, di progetti per il futuro e di ogni altra cosa da dividere in due, da affrontare insieme. Per sempre.
Tratto dal testo:
Gli occhi azzurri di Alexander erano capaci, da soli, di farlo annegare e tornare a respirare, davano un senso al tempo che scorreva, facendo ripartire anche il suo vecchio cuore che aveva smesso di battere, quasi fossilizzandosi insieme al tempo eterno dello stregone.
"Seconda classificata al contest ‘Di fiori, amori e passioni – 2° Edizione’ indetto da Emanuela.Emy sul forum di efp e valutata da wurags"
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Sei un incosciente!-

Il giovane cacciatore sbuffò silenziosamente, alzando gli occhi al cielo, sicuro che il suo fidanzato fosse troppo occupato a creare un solco nel pavimento per accorgersi della sua insofferenza.

A quanto pareva però aveva sottovalutato i magici occhi felini del Sommo Stregone di Brooklyn, che lo fulminarono prima di continuare a borbottare insulti contro di lui, la dinastia dei Lightwood e l'intera stirpe dei Nephilim.

Quando iniziava le sue disquisizioni su quanto fossero stupidi i figli degli angeli era capace di continuare per ore, ma Alec non aveva la minima intenzione di passare una delle poche serate libere di entrambi a sentire il suo immortale fidanzato sparare insulti a raffica, non quando il motivo di tutta quell'assurda situazione era, a conti fatti, insignificante.

-Magnus, cerca di calmarti, mi rimarrà a malapena una cicatrice e già non sento più nessun dolore!-

-Gli artigli di quel demone ti hanno squarciato la carne quasi fino all'osso! Ti rendi conto del rischio che hai corso?-

-Me ne rendo conto, ma non è successo niente di diverso da una normale missione di ricognizione come ne faccio quasi tutti i giorni.-

-Questo non mi rassicura affatto, Alexander!- Sbottò di nuovo lo stregone.

-Stai esagerando ed è terribilmente sleale utilizzare la magia per impedirmi di alzarmi! Sai che lo detesto.-

Magnus sospirò, sembrando improvvisamente sfinito, sedendosi accanto a lui sul letto dove lo aveva relegato fin da quando, quel pomeriggio, era rientrato con un braccio ricoperto di sangue e una runa di guarigione che spiccava in maniera netta rispetto alle altre, segno che era stata appena attivata.

Si era spaventato come poche altre volte in vita sua a vedere il suo fidanzato, dalla carnagione già chiarissima, ancora più pallido di un fantasma a causa dell'emorragia; era così debole che aveva persino accettato di farsi prendere in braccio per salire gli scalini che li dividevano dal loft, situazione che in qualsiasi altra occasione avrebbe evitato come la peste iniziando a borbottare che non era una sposina indifesa mentre arrossiva in quella maniera che faceva impazzire lo stregone, colorando di fuoco le sue guance e di un rosso appena meno intenso le orecchie e il collo.

Magnus gli proponeva spesso di prenderlo in braccio, anche con le scuse più sciocche, solo per il gusto di vederlo imbarazzato. Diventava ancora più adorabile di quanto non fosse normalmente, il che era tutto dire visto che lo stregone trovava indicibilmente tenero il suo fidanzato in qualsiasi occasione. 

Sì, anche quando lo rimproverava mettendo su quel cipiglio serio e responsabile che lui si divertiva da matti a baciargli via, contando mentalmente quanti secondi fossero necessari per far rilassare i lineamenti tesi del più giovane mentre lo stringeva tra le sue braccia. Due, per inciso, quando l'altro era particolarmente propenso a un contatto fisico tra loro.

-Fiorellino, prima o poi il mio povero cuore cederà a causa della paura che mi fai provare.-

Alec si sentì sciogliere il cuore per la tenerezza, lasciando perdere l'irritazione che l'aveva invaso nell'ultima ora. In fondo, il suo stregone preferito non aveva tutti i torti, era tornato a casa praticamente grondante di sangue, non doveva essere stato un bello spettacolo. A parti invertite, lui probabilmente avrebbe reagito peggio.

Sicuramente, avrei dato di matto.

Gli donò una dolce carezza sul viso, sorridendo con amore infinito quando lo vide strusciarsi contro il suo palmo allo stesso modo in cui lo faceva Presidente Miao.

-Magnus, sono vivo e sto bene, non hai nulla di cui preoccuparti.-

-Ricordami chi è che rientra a casa ferito un giorno sì e uno no, sciocco Nephilim.-

-Ma torno sempre da te. E continuerò a farlo finché l'Angelo mi concederà di restare su questa terra.-

Magnus, a quelle parole, perse il controllo della sua magia e dalle sue mani partirono scintille azzurrine che carezzarono la pelle del primogenito dei Lightwood, il quale rise leggermente per il solletico che queste gli causarono.

-Ne sono estremamente lusingato. Non voglio chiedere troppo, ma se oltre a tornare cercassi di farlo un po' meno ammaccato io te ne sarei molto grato.-

-Farò del mio meglio, te lo prometto.-

-Lo spero bene.-

Avvicinarono i loro visi fino a far combaciare le fronti, in modo che i loro nasi si sfiorassero in un bacio all'eschimese, prima di far congiungere anche le labbra, su cui riversarono le loro stesse anime, che si toccarono e fusero insieme facendo l'amore prima ancora dei loro corpi.

Alec mantenne il contatto visivo anche se moriva dalla voglia di abbandonarsi a tutte quelle sensazioni meravigliose, ma vederle riflesse nel verde-oro degli occhi dell'uomo che amava era mille volte meglio.

Anche Magnus fu ben felice di sprofondare nelle iridi azzurre dell'amore della sua esistenza, certo che annegarci dentro fosse la più dolce delle morti.

Facendo molta attenzione a non far sforzare il braccio ferito di Alexander, lo stregone dagli occhi felini si prese il suo tempo per amare il suo giovanissimo fidanzato, cercando di imprimere in ogni bacio e carezza tutta la gratitudine che provava per la semplice presenza del ragazzo nella sua vita, che non solo ricambiava il suo amore, ma senza neppure accorgersene gli stava facendo capire che lui stesso era degno di essere amato, qualcosa che nessuna delle persone che gli avevano catturato il cuore nei suoi ottocento anni di vita era riuscita o aveva voluto fare.

Gli occhi azzurri di Alexander erano capaci, da soli, di farlo annegare e tornare a respirare, davano un senso al tempo che scorreva, facendo ripartire anche il suo vecchio cuore che aveva smesso di battere, quasi fossilizzandosi insieme al tempo eterno dello stregone.

Perciò Magnus disse "grazie per essere qui con me" con le mani, accarezzando la pelle marchiata del ragazzo che sospirava di piacere sotto di lui con tutta la passione di cui era capace; trasmise la sua gioia con un milione di baci, perché voleva dirgli "è grazie a te, mio bel cacciatore, che mi sento di nuovo vivo"; soprattutto però, i suoi occhi parevano urlare "ti amo" rimanendo incatenati a quelli impossibilmente azzurri del suo amato, ogni secondo di ogni minuto di ogni ora di quella lunga notte in cui lo stregone si mise d'impegno per ricordare al suo ragazzo che doveva tornare sempre a casa da lui, per ricordargli perché era necessario che restasse vivo.

Perché lui l'avrebbe aspettato al rientro da ogni battaglia, pronto a festeggiare con lui la vittoria o a piangere insieme le perdite inevitabili, a curare le sue ferite e asciugare le lacrime che permetteva solo a lui di vedere.

Qualunque cosa, Magnus poteva fare di tutto per quel ragazzo che gli aveva rapito il cuore, ormai lo aveva capito e accettato.

Bastava che Alexander non se ne andasse dove non poteva raggiungerlo.





Quando ripresero fiato era quasi l'alba, ma nessuno dei due voleva cedere al sonno. Volevano godere ancora per un po' della reciproca compagnia, del calore e della forza che solo vicini riuscivano a percepire.

-Stupido Nephilim, vedi di restare tutto intero ancora per un bel po'. Non sono pronto a dirti addio.-

Magnus credeva che davvero pronto non lo sarebbe stato mai, ma questo non era necessario che il suo fiorellino lo sapesse.

-Nemmeno io. Non sono pronto a saperti di nuovo libero sulla piazza, non ancora. Ti voglio esattamente qui, dove sei ora, incollato a me.-

-Siamo un po' possessivi stasera?-

-So che prima o poi morirò e tu andrai avanti. Non è facile da accettare, ma ho raggiunto una specie di compromesso con me stesso.-

-Un compromesso? Mi hai incuriosito, Alexander, di cosa si tratta?-

-Posso accettare che tu, un giorno, possa innamorarti nuovamente di qualcun altro solo se prima avrai trascorso il tempo di un'intera vita mortale al mio fianco. Perciò, Magnus, finché non avrò i capelli bianchi e le rughe, non ho alcuna intenzione né di morire né di lasciarti andare.-

Il cuore dello stregone mancò diversi battiti. Cosa intendeva dire precisamente il suo ragazzo? Prima ancora che il suo cervello potesse davvero elaborare quelle parole così cariche di amore e determinazione, la commozione e la tenerezza traboccarono dal suo cuore, finendo per esondare dai suoi occhi che lampeggiavano al buio a causa della sua magia in fibrillazione.

Il cacciatore si sollevò tra le lenzuola color borgogna, senza mai interrompere il contatto visivo.

-Non era così che avevo intenzione di chiedertelo, ma immagino che per noi le tradizioni siano inutili. Magnus Bane, non è mai stato facile tra noi e sono sicuro che continueranno a esserci problemi e incomprensioni, ma so per certo che, insieme, siamo più forti di qualunque cosa il mondo possa metterci davanti da affrontare. Non mi interessa di cerimonie e ufficializzazioni, ma se vorrai le faremo, so quanto adori le feste in grande stile.- gli rivolse un sorriso carico di affetto, mentre si toglieva l'anello di famiglia ornato da fiamme d'argento che portava da tutta la vita.

-Se accetterai di indossare questo anello, la mia famiglia diventerai tu e io sarò la tua. Da quando ti ho incontrato il mio cuore ti è appartenuto e con questo dono ti prometto che questo non cambierà fino al mio ultimo respiro. Vuoi essere mio, per tutto il tempo che mi sarà concesso di vivere?-

Non rispose a parole, la sua gola era chiusa da un groppo di emozioni troppo forti per consentirgli di parlare, ma lo aiutò a infilargli l'anello all'anulare sinistro, siglando la sua risposta con un bacio entusiasta e pieno di venerazione e amore.

Stava riponendo il proprio cuore nelle mani del suo Alexander con quel gesto, certo che se ne sarebbe preso cura fino all'ultimo istante con tutto il coraggio e la dedizione che lo caratterizzavano. Quando il tempo, l'unico nemico che non avrebbero mai potuto sconfiggere, si sarebbe portato via l'uomo che amava avrebbe provato un vuoto incolmabile.

Ne sarebbe uscito a pezzi, già lo sapeva. Ma, per Lilith, se ne valeva la pena!

Quello che stavano vivendo in quel momento era appena un attimo, un fugace istante che però per lo stregone valeva ogni secolo vissuto e tutta l'eternità che lo attendeva.

La vita che avrebbe vissuto con l'uomo meraviglioso che lo stava cullando tra le sue forti braccia, incurante di farsi male alla ferita a malapena rimarginata, sarebbe stata sicuramente piena e bellissima.

Mancava solo...

-Un giorno, pensi che la nostra famiglia potrebbe allargarsi?-

Un lampo di selvaggia gioia e timida aspettativa animò gli occhi azzurri del cacciatore, portandolo a distanziarsi appena dal suo fidanzato per prendergli il volto dai tratti orientali tra i palmi delle mani, sorridendogli con una dolce speranza ad animarlo tale da contagiare anche lo stregone.

-Da quando ti conosco, Magnus, ho imparato a non dare mai nulla per scontato e ad aspettarmi sempre l'imprevedibile. Non penso sarà facile, ma non voglio escluderlo per certo. Credo che se davvero accadesse, sarei l'uomo più sfacciatamente fortunato che sia mai vissuto.-

Si scambiarono un tenero bacio, prima che lo stregone decidesse che doveva assolutamente stemperare l'emozione del momento se non voleva morire d'infarto in quel preciso momento, cosa tutt'altro che impossibile visto quanto batteva forte il suo cuore.

-Potremmo adottare un bambino e chiamarlo Pemburu!-

-Sul mio cadavere! Che nome è?- Alexander lo guardava con un'espressione tra il rimprovero e lo sconvolto, ma gli occhi felini del maggiore notarono senza problemi il leggero sollevarsi di un angolo delle rosee labbra del suo scorbutico e dolcissimo fidanzato- no, marito. Cerimonia ufficiale o meno, era questo per lui Alexander Lightwood, da quella notte in avanti, per sempre.

-Vuol dire "cacciatore" in indonesiano, è un nome forte e mi ricorda te.-

-Resta un nome terribile.-

-Vuoi proporre tu qualcosa?-

-Aureus, per un maschietto.-

-E poi osi criticare i miei gusti? Piuttosto getto tutti i miei glitter nella spazzatura!-

-Ehi, non è così tremendo! Vuol dire "dorato" e dovrebbe portare fortuna.-

-Ok, abbiamo tempo per trovare un nome decente, ma per ora direi che non ci siamo proprio...-

Il giovane shadowhunter si morse il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo in imbarazzo, come se volesse in qualche modo dissentire dalle parole appena pronunciate.

Magnus se ne accorse, perciò lo esortò a parlare. Alec ci mise un po', ma alla fine gli rivelò i suoi pensieri.

-Se adotteremo una bambina, vorrei chiamarla Sejenis.*-

Da quanto tempo non sentiva una parola nella sua lingua natale? Secoli forse, letteralmente parlando. 

E poi, sentirla pronunciare proprio dall'uomo che amava era un'emozione assolutamente unica e indescrivibile, un sogno ben oltre ogni sua aspettativa.

-Come conosci...?-

-Ho cercato di imparare qualche parola nella tua lingua. Ti dispiace?-

Scosse il capo, sorridendo sinceramente come solo con il suo fiorellino gli capitava di fare.

-La trovo una pensata davvero dolcissima. Ma perché proprio questo nome? Mi piace davvero moltissimo essendo quello di un fiore, considerando poi che ti chiamo "fiorellino" è davvero azzeccato.-

Alexander arrossì talmente tanto che i suoi occhi azzurri rifulsero ancora di più nei primi bagliori che preannunciavano l'alba, ma quel rossore diede una parziale risposta allo stregone che fu confermata dal ragazzo stesso dopo qualche attimo di lotta interiore contro il proprio imbarazzo.

-Ho pensato che fosse una trovata carina cercare nomi che avessero a che fare con i fiori, visto il soprannome che ti ostini a darmi. Li ho cercati nella tua lingua perché ti amo e voglio che tu sappia che è così per ogni singola parte di te, compreso il tuo passato. E il biancospino significa "fiore delle dolci speranze": quando l'ho letto, ho pensato che non ci fosse nulla di più appropriato per una figlia.-

-Non potevo trovare un nome più perfetto di questo.-

In attesa di ampliare la famiglia, però, Magnus decise di godersi ancora per un po' il loro essere in due per festeggiare a dovere l'anello al suo dito e il progetto di un futuro che, ora lo sapeva, poteva essere solo con quel cacciatore dagli occhi azzurri.

Da qualche parte nel mondo, la loro piccola Sejenis aspettava di venire al mondo e di incontrarli per far crescere il loro amore e la neonata famiglia Lightwood-Bane e loro l'avrebbero aspettata per tutto il tempo necessario.

Il sole sorse con i due innamorati appena caduti nel mondo dei sogni, con la speranza di una famiglia nel cuore e due sorrisi innamorati in volto, mentre si stringevano con forza in un abbraccio dal sapore eterno.





Note:


*Sejenis Semak è la traduzione di "biancospino" in indonesiano: è il fiore delle "dolci speranze", e quale migliore definizione per un futuro figlio? Siccome tutto intero però era davvero tremendo, ho preso solo la prima parola come nome. Se è una traduzione sbagliata, prendetevela con Google traduttore, ma ci tenevo davvero a prendere una parola indonesiana, credo che Alec sia abbastanza dolce da poter ideare davvero qualcosa del genere.

 
  
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