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Autore: ghostmaker    12/01/2019    2 recensioni
[Storia partecipante al contest “Share with me…” indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP]
Trama originale: Nick Fury, non è riuscito a decriptare i dati recuperati da Natasha Romanoff durante lo scontro tra il gruppo S.T.R.I.K.E., del quale facevano parte Captain America e lei, e i terroristi guidati da Batroc. Fury ha dei sospetti e decide di far partecipe dei suoi dubbi il segretario generale dello S.H.I.E.L.D., Alexander Pierce, incontrandolo al Triskelion. L’incontro con Pierce aumenta le perplessità di Fury che, salito in macchina, si mette in contatto con Maria Hill e le chiede di raggiungerlo a Washington, ma, prima che i due si possano vedere, Nick subisce un attentato per opera del fantomatico “soldato d’inverno”. Seppur ferito Fury riesce a fuggire. What If!?: Maria Hill raggiunge una pista d’atterraggio dello S.H.I.E.L.D. nei pressi di Washington, ma appena il suo gruppo d’azione sbarca dall’aereo è attaccato e l’unica persona con cui può mettersi in contatto è Natasha Romanoff.
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Maria Hill, Natasha Romanoff
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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UN SEGRETO TRA SPIE





Un quinjet atterra in un centro dello S.H.I.E.L.D. che dista pochi chilometri da Washington; dalla scaletta scendono alcuni uomini e dietro a loro Maria Hill è intenta a rintracciare Nick Fury attraverso il cellulare auricolare. Il gruppo mette i piedi a terra quando degli uomini in divisa si presentano davanti a loro con le armi spianate.
«Vice direttore Hill, lei è in arresto per associazione terroristica avente lo scopo di neutralizzare il “progetto Insight”. La prego di seguirmi senza obiezioni».
Maria segue l’uomo per qualche passo poi, repentinamente, estrae la sua pistola puntandola verso il soldato.
«Conosco tutti gli agenti di questa base e tu non sei uno di loro».
«La prego di non fare sciocchezze» dice l’uomo, ma Maria ha le idee ben chiare e inizia a sparare contro tutti i soldati che la stavano scortando. Il conflitto a fuoco si estende perché gli uomini che erano con Maria sull’aereo partecipano alla difesa del loro vice direttore. La Hill è coperta dall’uomo che la stava scortando, ma non può immaginare che quella persona è sacrificabile. Una sventagliata di mitra uccide il soldato e ferisce a un fianco Maria che, senza lamentarsi del dolore, riesce a salire su un auto blindata e a fuggire dal centro S.H.I.E.L.D.
«Agente Romanoff, raggiungimi nella “casa sicura” di Manassas, ma fai molta attenzione, non fidarti di nessun elemento dello S.H.I.E.L.D.» dice Maria mettendosi in contatto con Natasha.

La Romanoff ha raggiunto per prima Manassas, ma non è entrata nella casa rimanendo in attesa dell’arrivo della Hill e quando vede sopraggiungere la macchina crivellata di colpi, raggiunge Maria per aprirle la portiera. La Hill, sanguinante, scende dall’auto e sviene immediatamente tra le braccia della Romanoff.
Natasha capisce che non c’è tempo da perdere, porta in casa Maria e la adagia sul divano, la denuda per poterle tamponarle il sangue che fuoriesce copioso quindi le inietta un narcotico per operarla in modo più agevole. Con pazienza e maestria Natasha riesce a estrarre la pallottola dal fianco di Maria in modo che non avvenga un’infezione, le ricuce la ferita e, dopo averla fasciata, la solleva di peso per potarla nella stanza da letto dove la adagia con cura. La Romanoff si accorge che a Maria sta salendo la febbre così, dopo essersi completamente spogliata, si sdraia nel letto accanto alla Hill e la stringe a sé per tenerla più al caldo.

Maria, dopo qualche ora, si risveglia, apre gli occhi e si accorge di trovarsi a pochi centimetri dalla bocca di Natasha.
«Stai cercando di sedurmi?» chiede Maria con un filo di voce.
«È quello che pensi?» domanda Natasha.
Le due donne sorridono, ma subito dopo l’espressione facciale di Maria cambia.
«Qualcuno sta agendo all’interno dello S.H.I.E.L.D., l’attacco che ho subito è un ulteriore prova dei timori di Fury. Lui si è messo in contatto con me, mi ha comunicato la frase in codice “condizione Ombra Profonda”, che equivale a tenere segreto ogni nostro movimento prima di elaborare un piano d’azione, eppure, alla pista di atterraggio, c’erano delle persone per arrestarmi e nessuno, oltre a Fury e agli uomini che mi accompagnavano, sapeva che sarei arrivata a Washington».
«Quindi non sei al corrente di cosa sia successo in pieno centro città? Ho intercettato delle comunicazioni del centro di controllo del Triskelion nelle quali si menzionava l’attacco della polizia cittadina alla jeep di Fury e che questi falsi poliziotti hanno utilizzato delle armi fornite proprio dallo S.H.I.E.L.D. Non mi sono sorpresa di sentire la tua voce quando mi hai chiamata».
«È vivo?» chiede Maria preoccupata.
«Hanno detto che è sicuramente ferito; hanno rilevato tracce di sangue nell’auto, ma di lui nessuna traccia perché si è aperto un varco tra la macchina capottata e il manto stradale».
Natasha rimane un istante in silenzio poi dice: «Nell’intercettazione hanno comunicato che il soldato d’inverno è incaricato di scovare Fury».
Maria è attonita a questa rivelazione ma non dice niente delle cose che conosce sul soldato d’inverno.
«È un mito, nessuno sa se esiste davvero, forse hanno usato quel nome come codice per non far capire chi c’è dietro a tutta questa faccenda».
«Probabile» risponde Natasha senza indagare oltre. Anche Natasha è una spia e sa che certe cose non si devono dire a nessuno, neppure alle persone più fidate, infatti, anche lei non ha parlato della chiavetta USB recuperata sulla nave di Batroc che ha consegnato direttamente a Fury.
«In questo momento non possiamo fare niente, non sappiamo di quali persone ci possiamo fidare ed è meglio rimanere qui fino a quando uno dei nostri contatti, autorizzati da Nick, ci comunicherà delle informazioni. Cerca di riposare, hai perso molto sangue ed è inutile pensare al peggio» dice Natasha, mentre Maria, ancora debilitata e febbricitante, sta già chiudendo gli occhi. La Romanoff, istintivamente, accarezza il viso della Hill.


È passata da poco la mezzanotte, Natasha sveglia Maria e le porge un bicchiere d'acqua.
«Bevi questo ricostituente».
Maria osserva il bicchiere senza parlare.
«Se avessi voluto toglierti di mezzo, non staremmo qui a parlare» dice Natasha sorridendo.
«Lo so, non ti avrei chiamata se non mi fidassi di te. Stavo pensando che questo è un rifugio segreto, come quello di Clint, ma se hanno saputo del mio arrivo, potrebbero aver manomesso l’integrità di questa struttura».
«Mentre riposavi, ho violato il sistema di sicurezza e adesso le mitragliere del perimetro si attiveranno al passaggio di chiunque; a parte me e te ovviamente».
«Sei sempre efficiente, ormai ho compreso perché Fury, nonostante i tuoi trascorsi, ti consideri una delle sue risorse migliori».
Le due donne sono interrotte dal segnale acustico dell’allarme. Maria si alza dal letto e, nonostante sia dolorante, si veste. Natasha osserva la donna, ma non si permette di darle dei consigli quindi, senza perdersi in chiacchiere, osserva il monitor per scoprire chi ha attivato l’allarme di sicurezza.
«Nessuno, e questo non va bene» dice Natasha.
«Utilizzeranno qualche sistema di occultamento, ma non conoscono i codici di sicurezza di questa casa perché sono attivati solo da agenti qualificati da Fury come “indispensabili”» dice Maria mentre controlla che le sue pistole siano cariche.
Un’esplosione abbatte la porta della casa mentre qualcuno lancia dei fumogeni attraverso le finestre; Maria inizia a sparare verso l’esterno mentre Natasha si occupa degli aggressori entrati dall’ingresso in uno scontro “a corpo a corpo”. Le due donne sono costrette a indietreggiare verso la stanza da letto, Natasha imbraccia un mitra e inizia a sparare senza badare a quali bersagli sta colpendo mentre Maria si avvicina al comodino dove è posta una sveglia.
«Romanoff, vieni dietro di me» urla Maria prima di premere un pulsante della sveglia elettrica. Natasha raggiunge Maria mentre, in pochi istanti, il letto si solleva da terra fino a raggiungere il soffitto e, al suo posto, escono dal pavimento delle mitragliatrici a ricerca termica. Tutte le mitragliere poste nell’intero perimetro si attivano all’unisono e le raffiche si susseguono senza soluzione di continuità. Il fuoco incrociato è devastante e tutto ciò che sta di fronte alle due donne, è completamente raso al suolo. Il fumo bianco e denso dei fumogeni misto a quello proveniente dalle armi surriscaldate impregna l’intera casa, così Maria attiva un altro pulsante posto sul suo orologio da polso e si dirige verso l’armadio a muro e, aprendo le ante, svela a Natasha l’apertura di un passaggio segreto. Le donne, prima di muoversi verso la sicurezza dei sotterranei, attendono che le mitragliatrici cessino di sparare e che l’allarme di sicurezza si spenga definitivamente.

Il silenzio dopo la tempesta indica che possono nascondersi; Maria osserva Natasha e si accorge che la Romanoff è ferita.
«Sorreggiti a me» dice Maria mettendo il braccio di Natasha intorno al suo collo.
«Potevi dirmelo prima di questo passaggio segreto».
«Dovevi tenermi sveglia» replica Maria sorridendo.
Le due donne attraversano l’armadio, Maria chiude le ante e attiva un raffinato sistema di occultamento mentre Natasha cerca di non farle fare troppa fatica nel sorreggerla, quindi, insieme, scendono una rampa di scale raggiungendo una nuova stanza da letto, ma molto più piccola della precedente. Maria si accorge del sangue che Natasha perde da una ferita sulla schiena, la aiuta a togliersi il vestito e la corica sul letto.
«La ferita è profonda, meglio se ti addormento» dice Maria.
«Fai ciò che devi, sopporterò il dolore».
«Avengers! Sempre a voler fare gli eroi» esclama Maria ridacchiando.
«Io so cosa credo dentro e di certo non sono un eroe. Ora è il mio tempo e farò quello che voglio per cancellare il mio passato perché, adesso, questa è la mia vita, sia da Black Widow sia da Avenger».
Maria inizia ad applicare i punti sulla schiena di Natasha che, stringendo i denti e senza fiatare, permette alla Hill di operare in pochi minuti senza problemi.
«Come ti senti?» chiede Maria senza ricevere risposta. La donna si abbassa e guarda il viso di Natasha scoprendo che la Romanoff è svenuta così, con molta delicatezza, la fascia per bene e le somministra un sedativo per farla riposare.


Sono passate due ore dal combattimento, Natasha si risveglia, apre gli occhi e si accorge di trovarsi a pochi centimetri dalla bocca di Natasha.
«Stai cercando di sedurmi?» chiede Natasha accennando un sorriso.
«È quello che pensi?» domanda Maria.
«Difficile a dirsi. Sei una donna molto ermetica, non lasci mai trasparire emozioni neanche nei momenti di calma, eppure, ti sento uguale a me, desiderosa di attenzioni, ma intimorita dalle reazioni che potresti provare».
«Noi siamo delle spie e non possiamo permettere ai sentimenti di offuscare la nostra concentrazione; l’amore per noi è un desiderio che si esaudisce solo quando saremo troppo vecchie per impegnarci a fondo in una relazione stabile. Sempre che il nostro lavoro ci permetta di vivere tanto a lungo e...»
Natasha non permette a Maria di continuare a parlare perché, sporgendo in avanti il capo, la bacia e la tira vicino a sé.
Maria è silenziosa ma contraccambia il gesto affettuoso, lascia che Natasha continui a baciarle le labbra voluttuosamente mentre le sale sul corpo.
«Devo stare io sopra, ho la schiena ferita» dice Natasha mentre accarezza i seni di Maria che, tra un gemito di piacere e un movimento scomposto del corpo, risponde ansimando: «Ricorda che io sono ferita al fianco».
Le due donne si lasciando andare alla passione, uniscono i loro corpi senza chiedere amore ma soltanto affetto, si scambiano baci e carezze come fidanzate, ma nessuna delle due mira ad avere una relazione. Questo momento è solo una piccola parentesi, un attimo in cui possono lasciare le armi a terra. Nessuna delle due vuole rinunciare a questo frammento di pace raggiunto attraverso un rapporto sensuale senza implicazioni.


Le due donne, affaticate ma visibilmente rilassate, sono distese sul letto e Maria, osservando Natasha, chiede: «Siamo così simili ma così diverse, eppure, in un momento intimo come questo, sono stata attratta da te senza rimorso».
«È l’effetto glasnost» risponde Natasha ridendo. «Avevamo entrambe bisogno di lasciare libera la nostra femminilità».
Maria sorride. «Lo so che è una giustificazione, ma penso che poteva accadere solo tra noi due perché siamo delle brave spie e manteniamo i segreti». Le due donne ridono come mai avevano fatto in vita loro, si alzano dal letto e si rivestono aiutandoci a vicenda, con la delicatezza di due amanti prima di allontanarsi per sempre. Maria attiva nuovamente il suo orologio da polso per monitorare l’esterno di questo del sotterraneo, Natasha osserva con molta attenzione tutte le attrezzature che sono presenti anche in questo luogo quando, a entrambe, suonano i comunicatori.
Maria sposta i cuscini e si side sul letto. «Agente Carter».
«Vice direttore Hill, abbiamo un grosso problema».
Natasha si siede ai piedi del letto e risponde alla sua chiamata.
«Nat, devi correre subito all’ospedale» dice preoccupato Captain America.
Maria e Natasha chiudono le comunicazioni nello stesso istante; ciò che hanno sentito è la stessa cosa riportata da due persone diverse: Nick , dopo una fuga nei sotterranei di Washington, si era rifugiato da Steve Rogers, ma il soldato d’inverno era riuscito a colpirlo ugualmente sparando da un palazzo posto di fronte alla casa del Capitano e ora Fury è in fin di vita.
La sconvolgente notizia tramuta Maria Hill e Natasha Romanoff da donne sensuali e amorevoli a spie determinate a raggiungere l’ospedale nel più breve tempo possibile; senza dire una parola, si armano con ogni pezzo di artiglieria a loro disposizione, attraversano un tortuoso cunicolo arrivando davanti ad un muro sul quale la Hill attiva uno scanner di riconoscimento biometrico. La parete si solleva come una saracinesca e dietro c’è una scala; salgono più velocemente che possono, non sentono più il dolore delle ferite, non si preoccupano di chi potranno trovare dall’altra parte, non pensano ad altro che raggiungere Fury. Alla fine della scala c’è una botola, Maria la apre e osserva l’intera area con circospezione senza trovare pericoli nelle vicinanze. Le due donne escono dalla botola trovandosi al centro del parco che circonda la casa sicura di Manassas.
«Direi che la casa non è più sicura» dice Maria osservando le pareti bucherellate dai colpi delle mitragliere.
«Direi che questa non è neanche più una casa» risponde Natasha senza sorridere.
«Romanoff, io raggiungerò per prima l’ospedale e nessuno deve vederci arrivare insieme».
«Hill, io andrò nel mio appartamento, cambio abito e ti raggiungo lì».
Le due donne si stringono la mano, niente altre parole, niente sorrisi: è ora di tornare in azione!
  
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