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Autore: NeverEnoughOfStyles    14/01/2019    0 recensioni
"Louis Tomlinson, piacere." Disse con un sorriso cordiale il ragazzo dalle iridi cristalline.
"Harry S-styles." Balbettò a sua volta, indugiando qualche secondo di troppo nel stringergli la mano.
Si accorse soltanto dopo averla ritratta, di avere i palmi sudati e non solo. Tutto il corpo si era improvvisamente scaldato e per fortuna c'era la brezza primaverile a salvarlo dall'iperventilazione. Cercò di ricomporsi un minimo, ma la sua mente continuava ad urlare: che stupido che sei! Figura di merda al primo minuto del primo incontro, grandioso. E chissà quante altre ne farai.
***
HOUSEMATES AU
Dove Harry sta ancora soffrendo per la recente rottura con il suo ex e si trova costretto a dover trovare un nuovo appartamento. C'è solo un problema: non può permettersi di pagare l'affitto da solo...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SECONDA PARTE

***

Il resto della settimana trascorse in maniera abbastanza tranquilla.

Harry cercava sempre di evitare il coinquilino per quanto gli fosse possibile, decidendo più sere di andare a cena fuori. Louis si era accorto del suo allontanamento ma aveva ancora fiducia che non significasse per forza che non lo volesse. Anzi, era sempre più convinto che il riccio si stesse comportando così perché spaventato di provare qualcosa per lui.

Louis era un ragazzo abbastanza ottimista e per ammettere una sconfitta doveva prima essere sicuro al 100% che il suo piano fosse fallito. Quello non lo era, anche perché era a malapena cominciato.

Giovedì mattina Harry si era svegliato molto presto per andare a correre tanto che era già di ritorno alle 7.20. La temperatura si stava alzando con l'avanzare della primavera, per quanto Londra rimanesse comunque una città dal clima fresco e per la maggior parte nuvoloso.

Louis era ancora sotto le coperte che ronfava beato quando si chiuse la porta del bagno alle spalle, sfilando immediatamente la t-shirt fradicia di sudore che l'aveva fatta attaccare al busto. Sospirò sollevato dopo essersi liberato di tutti i vestiti sporchi e averli messi da parte.

Non aspettò che l'acqua diventasse calda e si posizionò subito sotto il getto freddo che lo fece sussultare e serrare i denti per l'impatto spiacevole. Nemmeno un minuto dopo si era già abituato alla temperatura afferrando la sua spugna rossa e il bagnoschiuma al cocco dal piccolo scaffale in metallo. Cominciò ad insaponarsi partendo dai ricci che strofinò bene con un massaggio al cuoio capelluto.

Quando prese a spalmare la schiuma sul petto con attenzione e lentezza, un imprevisto lo colse al bassoventre. Si ritrovò un erezione dolorosa tra le gambe senza volerlo e quella volta capí di non poter rimandare a più avanti quello che non faceva da troppo.

Doveva liberarsene ora.

Finì di lavarsi il corpo, riaprendo il rubinetto ma girando la manopola verso la tacca rossa. Il vapore lo avvolse dolcemente appannando il vetro della doccia e molto probabilmente anche lo specchio del bagno.

Fece scendere una mano sull'addome piatto, fino a raggiungere il membro eretto che strinse tra le dita. Un sospiro estasiato lasciò le sue labbra, le quali si schiusero alla fantastica sensazione che non si era accorto gli fosse mancata così tanto. Si domandò come fosse riuscito ad aspettare mesi per lasciarsi travolgere dal piacere, quando era solito venire almeno due volte al giorno, con o senza ragazzo a dare il suo contributo.

Mosse il polso sempre più veloce sulla lunghezza pulsante, delle immagini a prendere forma nella sua mente per facilitargli e velocizzargli il lavoro. Si sforzò di pensare all'uomo ideale dei porno tutto palestrato e rude ai suoi piedi, ma quello che riuscì a dipingere nei suoi pensieri fu una faccia e un corpo familiare e non si trattava del suo ex, stranamente.

Era Louis. Era il suo fottuto coinquilino che qualche giorno prima gli era saltato addosso in soli boxer, mentre lui era nudo e nascosto miracolosamente da un misero lenzuolo. Non poteva pensare a lui durante una sega, ma per quanto ci provasse ad allontanarlo dalla testa, l'immagine del suo corpo non si decideva a sparire.

Nel frattempo diventava sempre più duro e grosso nella sua presa, dei gemiti rochi a scappare dalla bocca spalancata e a scuoterlo interamente. Ad un certo punto dovette chiudere gli occhi incapace di tenerli aperti ed inevitabilmente la sagoma di Louis si fece ancora più nitida e piccante dietro le sue palpebre. Si morse forte il labbro inferiore quando rivide il suo fisico perfetto disteso sopra di lui, il respiro caldo sulla pelle, il suo magnifico e peccaminoso culo contro il proprio pube a farlo impazzire completamente.

Gli parve addirittura di sentire la sua voce cristallina risuonargli nei timpani a ripetere il suo nome pesantemente, interrotto da ansimi disperati a soffiargli sul collo. Harry rabbrividì e si sbilanciò in avanti, dovendo appoggiare il palmo sinistro alla parete di fronte per sostenersi e non scivolare sulle piastrelle fredde.

Le gambe gli tremarono, i polmoni bruciavano dalla velocità con la quale pompavano l'aria dentro e fuori. Il movimento della sua mano destra era incontrollato e furioso, stava per raggiungere uno degli orgasmi più potenti della sua vita quando una voce, la stessa voce che gemeva nella sua immaginazione, si distinse tra lo scoscio dell'acqua bollente.

"Harry?" Domandò Louis entrando in bagno dopo aver bussato un minuto senza aver ottenuto risposta. Aveva sentito il rumore della doccia trascinando stancamente i piedi dalla sua stanza e nonostante la porta non fosse stata chiusa a chiave, si era premurato di annunciare il suo ingresso. Ma Harry non aveva detto nulla e lui si stava pisciando addosso e preoccupando, così ora si trovava lì dentro.

Harry non se ne accorse subito perché pensò di esserselo immaginato, ma questo ripeté il suo nome ancora più forte e non poteva che essere dietro di lui. Sudò freddo e caldo assieme, rincuorato solamente dal vapore che aveva annebbiato l'ambiente e il rumore dell'acqua che aveva coperto i suoi gemiti. Fermò la mano che ancora era avvolta su di lui quando sentì il ragazzo parlare ancora.

"Harry, tutto bene?"

Fu spontaneo e repentino.
La voce di Louis dal tono leggero e perplesso, fu sufficiente a fargli raggiungere l'apice del piacere ed a farlo svuotare nel pugno. Venne mordendosi la lingua per non urlare.

Cercò di riprendere fiato velocemente perché non poteva continuare ad ignorarlo. Così gli rispose dicendogli di stare bene e mettendo in ballo la scusa della corsa per spiegare il respiro affannato.

Louis parve cascarci ma intanto a Harry sorse un dubbio.

"Che ci fai qui? Come ci sei entrato?"

Louis scoppiò a ridere, giustamente. E non aveva tutti i torti perché erano davvero delle domande stupide, d'altronde però Harry era ancora scosso dall'orgasmo e dal fatto che il ragazzo stesso a cui aveva pensato, l'avesse appena beccato mentre si toccava, o quasi.

"Mi stavo pisciando addosso e la porta era aperta. Ho anche bussato ma sai, se nessuno risponde io la prendo come un via libera." Rispose Louis sarcasticamente osservando la sagoma nuda e sfuocata del riccio, che non sembrava intenzionato a voltarsi. Sembrava avere proprio un bel sedere, le cosce muscolose e toniche. La tentazione di aprire l'anta trasparente per ammirare il suo corpo in quel momento gli fu quasi insopportabile, così la calmò girandosi e andando a sollevare la tavoletta del water.

Harry si stava sciacquando da cinque minuti e non c'era più una bolla di sapone rimasta nell'angusto abitacolo, ma non sarebbe uscito da lì finché non fosse rimasto solo. Al diavolo la bolletta salata che avrebbero dovuto pagare.

Non sentendolo più parlare, volse leggermente il collo e per poco non ebbe un mancamento quando il suo sguardo cadde sul fondoschiena scoperto di Louis che da in piedi stava facendo i suoi bisogni dandogli le spalle. Lo osservò a lungo fino a quando non lo vide piegarsi per rimettersi i boxer. Ma non fu abbastanza svelto a girarsi che Louis incrociò i suoi occhi attraverso il vetro accennando un sorriso.

E com'era entrato se ne andò dal bagno, silenzioso come un fantasma, lasciando Harry senza parole, turbato e smarrito ancora e ancora.

E una domanda ad assillarlo:
Perché questa convivenza dev'essere così complicata e snervante?

***

Quel primo pomeriggio Harry stava smanettando al computer seduto a gambe incrociate sul suo letto, quando lo schermo del suo cellulare si illuminò annunciando una chiamata in entrata.

Non aveva salvato quel numero ma decise di rispondere lo stesso.

"Pronto?"

"Harry? Harry Styles?" Dall'altra parte della cornetta parlò una voce delicata femminile. Sorrise immediatamente riconoscendo a chi appartenesse.

"Sì, sono io."

"Ciao, sono Alice. La barista di Starbucks, ricordi?"

"Hey! Sì, certo."

"Ho parlato con il capo e se non hai impegni ti attende domani mattina alle 10. Potrebbe andarti bene?"

Harry saltò in piedi sul materasso balzando sulle molle come un bambino il giorno di Natale, trattenendo a stento un urletto.

"Sarebbe perfetto, posso sicuramente. Grazie mille, Alice." Disse con un sorriso raggiante ed emozionato. Forse aveva finalmente trovato il lavoro che cercava da settimane.

"È un piacere... a domani allora!" Esclamò la ragazza che sembrava quasi tanto felice quanto lui.

"Sì, a domani. Ciao!"

Non appena pigiò sul pulsante rosso, si mise a saltellare in giro per la camera cercando di non fare troppo rumore e quindi attirare l'attenzione del suo coinquilino. Passò il resto della giornata a programmare una presentazione impeccabile di sé e delle sue capacità lavorative. Aveva il presentimento che avrebbe ottenuto quel lavoro. Sì, ce l'avrebbe fatta e molto presto sarebbe diventato un dipendente di Starbucks.

***

Voleva evitarlo, ma non apparire lo stronzo di turno. Perciò Harry si sentì obbligato a raccontare a Louis di quel colloquio, rimanendo a casa quel giovedì sera e preparando lui stesso una pasta al pomodoro per entrambi.

Aveva archiviato in un angolino della memoria ogni episodio ambiguo accaduto in quei giorni, preso un respiro profondo ed era tornato ad agire normalmente. Inoltre, non poteva andare a spifferare la notizia in giro rischiando di fare una figuraccia dato che ancora non aveva la certezza dell'assunzione, ma aveva comunque bisogno di confidarlo a qualcuno e magari sentirsi dire qualche parola di conforto o consiglio.

Non sapeva esattamente cosa aspettarsi da Louis, ma quello che ne uscì dalla conversazione gli diede la carica e la sicurezza necessaria per affrontare il capo di Starbucks a testa alta.

"Sii solo te stesso, Harry. Non dimostrare di più o di meno rispetto quello che sei in realtà, fatti vedere umile e disponibile. Stai tranquillo che andrà tutto bene e mi raccomando, non nominare i pancakes. Evitali come la peste." Gli aveva detto tra una forchettata di spaghetti e l'altra, facendolo ridere come un matto.

Così giunse venerdì e si presentò al colloquio puntale, vestito con una semplice camicia bianca e dei pantaloni neri eleganti sempre su consiglio del ragazzo dagli occhi azzurri. Quella mattina si era piazzato davanti al suo armadio tirando fuori una montagna di capi con i quali aveva cosparso il pavimento. Harry si era sentito male nel vedere tutto quel disordine, ma l'ansia per l'appuntamento era più forte di quella bomba scoppiata in camera.

Il colloquio fu, a discapito di quello che si era immaginato, più breve e indolore. Il signore basso e grassoccio, si era da subito mostrato cordiale e propenso all'ascolto. L'aveva lasciato parlare per quasi tutto il tempo, annuendo spesso e interrompendolo ogni tanto per chiedergli dettagli riguardo le sue esperienze lavorative precedenti.

Dopo dieci minuti gli aveva stretto la mano con forza sorridendo sotto i baffi grigi e ringraziandolo. Lo fece accomodare fuori dal suo ufficio dicendogli di aspettare per l'esito finale.

Passò mezz'ora e lo vide uscire dalla porta venendogli incontro. L'ansia gli attanagliò tutti gli organi e rimase col fiato sospeso e i palmi delle mani sudati, finché non lo informò della sua decisione.

"Ti è andata bene, ragazzo. Mi hai convinto con la tua chiacchiera, sei simpatico e hai le potenzialità giuste per lavorare con noi. Cominci la prossima settimana, ma adesso parleremo meglio del contratto e scartoffie varie. Seguimi in ufficio."

Harry provò una felicità immensa nel sentirsi dire quelle parole che bramava da tempo. Per la seconda volta dopo mesi, si sentì fiero di sé per aver seguito il suggerimento del migliore amico di riprendere in mano la propria vita e ripartire da capo. Forse poteva superare Christopher e aggiustare i pezzi del cuore che gli aveva spezzato.

***

"LOUIS MI HANNO ASSUNTO! LAVORERÒ DA STARBUCKS OH MIO DIO NON CI CREDO!!" Harry non aveva ancora messo piede in casa che già stava urlando.

Louis si precipitò giù dalle scale per raggiungerlo a braccia aperte con un gigantesco sorriso.

"Grande! Cosa ti avevo detto io?" Esclamò avvolgendolo in un abbraccio accompagnato da numerose pacche sulla schiena. Si allontanò giusto di un passo per mettergli le mani in testa e scompigliargli la massa di ricci.

Harry era troppo felice per lamentarsi di quel gesto, così si limitò a scansarsi e a scuotere la testa per sistemare i capelli. "Grazie per ieri sera, mi serviva il parere di qualcuno."

Louis lo guardò negli occhi che sembrarono brillare d'orgoglio.
"Non c'è di che. Quando inizi?"

Harry si accorse solo allora di essere ancora fuori dalla porta, perciò fece cenno al ragazzo che si era piazzato in mezzo all'ingresso di voler entrare.

"Lunedì mattina, sei ore al giorno per cinque giorni. Domenica e mercoledì giorno di riposo." Spiegò brevemente togliendosi la giacca per poi lanciarla sul divano. Sfilò le scarpe cercando di rimanere in equilibrio su un piede alla volta.

"Wow! Allora bisogna per forza festeggiare." Disse Louis alle sue spalle schioccando le dita.

"Uhm... non serve."

Il ragazzo dagli occhi blu gli si avvicinò per mettergli un braccio sulle spalle. Ma la prossemica per lui non valeva?

Lo spinse verso di sé abbassandolo per potergli parlare all'orecchio. No, non contava nulla a quanto pareva.

"Eccome, serve sempre. Stasera ti porto a cena fuori, discorso chiuso."

"Se proprio insisti..." Borbottò Harry in uno sbuffo alzando gli occhi al cielo.

"Ormai sai che quanto mi punto in testa qualcosa, niente e nessuno può farmi cambiare idea." Appuntò Louis ridacchiando sulla sua spalla.

"Purtroppo lo so." Sospirò il riccio con fare tragico.

Louis si staccò e lo punzecchiò al fianco. "Zitto, assassino di pancakes."

"Ancora con questa storia?"

"Tranquillo, te la rinfaccerò a vita." E se ne tornò in camera con il sorrisetto più strafottente di sempre.

***

Louis era riuscito a trascinarlo fuori di casa fino ad un pub che Harry non aveva mai notato, nonostante si trovasse a soli 100 metri da casa loro.

17Black era il nome del locale. L'ambiente era rustico e casual, adatto ad un posto che serviva hamburger e patatine fritte.

La cameriera al bancone li fece accomodare controllando la prenotazione che Louis aveva richiesto l'ora prima. Questa li accompagnò ad un tavolo riservato che era posizionato contro la parete in vetro che dava sulla strada. Era una zona tranquilla e passavano poche macchine di lì, quindi la loro postazione non avrebbe compromesso l'atmosfera piacevole.

Harry aveva smesso di tenere il muso e infatti Louis notò l'ombra di un sorriso sulle sue labbra, mentre si guardava attorno incuriosito.

"Carino." Disse riportando l'attenzione davanti a sé e quindi su Louis che lo stava già fissando da chissà quanto.

Il riccio fece di tutto per controllare il rossore sulle guance ma era sicuro di essere diventato rosso fuoco. Come poteva rimanere impassibile sotto quegli occhi così limpidi che solo qualche giorno prima aveva immaginato in una circostanza del tutto compromettente?

Louis non gli tolse lo sguardo di dosso finché non si decise ad afferrare il menù e concentrare l'attenzione sul foglio.

Harry tornò a respirare e si mise a scegliere a sua volta il piatto per la cena. Cinque minuti dopo una cameriera diversa dalla precedente, si affiancò al loro tavolo con un blocchetto di carta e penna in mano.

"Ciao ragazzi, avete già scelto cosa prendere?"

Entrambi annuirono e chiusero quasi simultaneamente il menù per poi poggiarlo sul tavolo.

"Per me una birra media e un club sandwich classico." Disse Louis che puntando un attimo l'attenzione sulla ragazza, si accorse subito che stesse fissando il riccio con un po' troppo interesse. Per precisare, se lo stava bevendo con gli occhi.

Questa non notò nemmeno lo sguardo severo che gli stava indirizzando Louis, perché a quanto pareva era appena stata rapita dalla bellezza di Harry Styles.

Non la poteva biasimare di certo, ma cavolo, lui aveva decisamente priorità rispetto a quell'anonima sconosciuta. Era lui che ci viveva assieme, lui che lo aveva svegliato provocandogli una particolare reazione saltandogli sopra e sempre lui soltanto che l'aveva scorto nudo sotto la doccia. E poi, la cosa più importante, Louis era un uomo e da quello che Liam gli aveva svelato, a Harry non piacevano le tette.

Infatti il riccio la stava ignorando completamente, lo sguardo perso da qualche parte davanti a sé. Si volse verso di lei, solo quando la cameriera li ringraziò con un'evidente nota scocciata nella voce e i passi pesanti.

Non appena fu abbastanza lontana per sentirli, Louis scoppiò a ridere piegandosi in due.

"Oddio Harry, l'hai vista vero?!" Aveva la visione offuscata dalle lacrime, il cipiglio perplesso sulla fronte del ragazzo fuori fuoco.

"Di che parli?" Chiese allora Harry, confermando di non aver colto la situazione.

Louis gli rispose dopo essersi ripreso un attimo. "La cameriera! Ti stava sbavando dietro e tu non l'hai manco degnata di uno sguardo, povera. Ahahah e se n'è andata parecchio infastidita."

Harry allargò le palpebre e socchiuse le labbra per dire qualcosa. Gli ci volle un po' per formulare una frase e uscire dall'imbarazzo. "Non è vero niente. Te lo sei immaginato."

Louis ricominciò a ridere ancora più forte, tanto che alcuni clienti attorno a loro si girarono per guardarli male. Harry divenne ancora più rosso sulle gote, scusandosi ripetutamente per il baccano che stava facendo l'altro.

"Louis." Lo rimproverò a denti stretti, sottolineando il concetto tirandogli un leggero calcio sulla tibia.

A quel punto si zittì e abbassando il volume aggiunse: "Io resto nella mia convinzione. Te ne renderai conto da solo che ho ragione."

Purtroppo, pensò Harry, Louis aveva visto bene. Lo capì immediatamente quando la ragazza tornò al loro tavolo per servire i piatti e quell'occhiata intensa e maliziosa era tutto fuorché fraintendibile.

"Ho un'idea." Annunciò all'improvviso Louis dopo il primo boccone.

Harry gli fece cenno di continuare, immergendo una patatina fritta nella salsa.

"Visto che non ti interessa e ti mette a disagio perché non farle capire che non ha speranze?"

"E in che modo?" Non osò chiedergli come avesse fatto a leggerlo nel pensiero così facilmente. Chissà in quali discorsi si sarebbero imbattuti. Aveva capito che fosse preferibile aggirare certi dubbi con il ragazzo e tenerseli per sé.

"Fingiamoci una coppia, vedrai che ti lascerà subito in pace."

Harry si strozzò con la Coca-Cola che si era inventato di bere proprio in quel momento. Tossì preso da un insieme di attacchi che nemmeno lui sapeva distinguere tra loro.

"C-cosa?" Riuscì a soffiare a corto di respiro. Louis intanto se la stava ghignando silenziosamente perché era un fottuto genio.

"Mi hai sentito bene riccio." Ribatté il ragazzo dagli occhi blu incatenandolo con lo sguardo.

Harry sentiva un caldo insolito per tutto il corpo al solo pensiero di intraprendere una relazione con lui. Non che gli dispiacesse ovvio, però ancora non lo conosceva abbastanza bene da immaginarsi al suo fianco, a tenerlo per mano e a baciarlo. Senza aggiungere il fatto che non avesse certezze sul suo orientamento sessuale, sebbene i segnali che gli aveva lanciato nell'ultimo periodo sembravano solo confermarlo.

Si rese conto di dovergli dare una risposta, ma quale? Non aveva per nulla voglia di mettere in piedi quel sciocco siparietto, ma da quel poco che aveva imparato del ragazzo, era difficile tenergli testa.

Spaventato e allo stesso tempo curioso, decise fosse meglio acconsentire.

Louis sgranò impercettibilmente le palpebre non aspettandosi che fosse d'accordo con la sua malata idea, ma si ricompose subito evitando di fargli rivalutare la proposta.

Harry prese un respiro, aspettando gli spiegasse nei dettagli il piano, ma Louis non fece in tempo ad aprire bocca che la ragazza tornò con l'acqua che avevano ordinato poco prima.

E visto che non poteva farsi scappare una simile occasione per mettere al più presto dei paletti tra lei e il riccio, allungò una mano sul tavolo fino a poggiarla su quella del ragazzo seduto di fronte. Mano che si paralizzò insieme al resto del corpo, sotto il suo calore e qualche carezza per tranquillizzarlo e allibire la giovane che non riusciva più a staccare gli occhi da loro, da quel gesto inaspettato, completamente sconvolta.

Lasciò la bottiglia farfugliando dei balbettii sconnessi, prima di voltarsi e darsela a gambe.

Non appena sparì in cucina, Louis tornò a ridersela, senza però allontanare la mano da Harry, il quale faticava a restare impassibile con tutte quelle sensazioni di scombussolamento nello stomaco. Quando quel contatto venne meno, sentì un senso di freddo colpirlo e si impose di non pensarci e di forzare invece un sorriso, fingendosi divertito quanto lui.

"Vedrai che non ti darà più fastidio adesso." Pronunciò con la voce roca dalle risate.

Harry annuì solamente tornando a masticare gli ultimi pezzi di cibo rimasti, nonostante gli fosse passata la fame.

Il momento peggiore però non fu quello. Una volta finito e chiesto il conto, i due ragazzi si spostarono alla cassa per pagare. La cameriera non si era più avvicinata a loro se non per buttare qualche occhiata da lontano nella loro direzione. Ora stava preparando dei caffè appena più a destra rispetto dove si trovavano Harry e Louis.

Il riccio fece per tirare fuori il portafoglio ma una stretta sul polso glielo impedì.

"Pago io." Comunicò statuario il castano, appositamente forte da farsi sentire nelle vicinanze. Harry alzò gli occhi al cielo provando a contestare, ma ancora una volta si ritrovò un dito pressato sulle labbra.

Capito il concetto, stette zitto sibilando un grazie leggermente contrariato. Non era necessario che gli pagasse persino la cena per mantenere viva la recita di coppia.

Almeno non costava l'ira di Dio quel posto. Gli avrebbe comunque restituito i soldi dopo essere usciti.

Raccolto lo scontrino, salutarono i proprietari dirigendosi verso l'uscita.

Uscita che non raggiunsero subito perché Harry venne afferrato per i fianchi e fatto scontrare contro un petto muscoloso. L'istante successivo lo sorpresero delle labbra all'angolo della bocca, leggere e morbide, una farfalla che si posa passeggera su un fiore.

Louis l'aveva appena baciato. Per uno stupido scherzo infantile.

Il bacio durò pochissimo, ma abbastanza da lasciare Harry completamente senza fiato. Il ghigno che l'altro indirizzò alla ragazza dietro il bancone brillava di un'audacia e sfrontatezza unica, come se avesse vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi e volesse sfoggiarla alla faccia dei perdenti.

Udì soltanto un bicchiere frantumarsi al suolo, prima di venir trascinato fuori dal locale dallo stesso ragazzo che ora gongolava e sorrideva orgoglioso.

"L'hai vista, eh? È stato epico." Rise Louis accasciandosi sulla sua spalla con ancora un braccio ancorato dietro la sua schiena. Ebbe un flashback del loro primo giorno di convivenza, quando l'aveva costretto ad uscire ed erano andati a festeggiare la nuova casa. Quella notte aveva dovuto sopportare il suo peso e atteggiamento appiccicoso da ubriaco marcio, per tutto il tragitto dal locale alla camera da letto. Per non parlare del momento in cui aveva iniziato a spogliarsi in sua presenza senza il minimo ripensamento.

Cosa poteva rispondergli? E come poteva farlo se aveva perso la parola e ogni connessione al cervello?

Poteva un bacio così innocuo ridurlo in quella maniera? Perché era per quello che non riusciva a capire e sentire più nulla, se non il proprio cuore rimbombare nei timpani?

Forse sì. E se era così che stavano le cose, allora il riccio, forse, era un po' fottuto. No, lo era decisamente.

***

Fortunatamente il weekend era volato e quel lunedì mattina Harry cominciava con il suo primo giorno di lavoro. In quel modo poteva allontanare tutti i pensieri scomodi che l'avevano tormentato per ore e ore, lasciandolo spesso insonne.

Avere 24 ore su 24 il problema principale della questione a ruotargli intorno, era davvero complicato da gestire per mantenere la calma e i nervi saldi.

Così si era presentato a Starbucks con un sorriso insolito da scorgere nel volto di un dipendente, dettaglio che di certo non era passato inosservato all'occhio attento del capo che l'aveva accolto al negozio con entusiasmo. Il ragazzo riccio gli era piaciuto immediatamente e non si pentiva della scelta ora che lo vedeva all'opera tutto pimpante.

Verso le 10 Alice iniziò il turno, più allegra del solito nel notare il nuovo collega condividere il bancone con lei e altri due baristi.

"Hey Harry!"

Nel sentirsi chiamare, si volse a salutarla con un bel sorriso, il quale abbagliò decisamente la ragazza che, come Harry aveva già previsto, si era presa una bella cotta per lui. E non si sarebbe davvero tirato indietro di fronte una bella donna, se solo fosse stato nella sua natura apprezzare il genere femminile. Peccato non fosse quello il caso.

Nemmeno un'ora più tardi, mentre passava lo straccio su una macchia di caffè sul marmo lucido, Harry alzò casualmente lo sguardo, specchiandosi in due occhi azzurri fin troppo familiari.

Che ci faceva qui...

"Louis?"

Ma poteva stare un'ora senza ritrovarselo davanti ovunque?

"Harry! Ti stai già dando da fare vedo." Lo salutò il giovane sedendosi su uno sgabello e abbandonando lo zaino per terra, sorriso lucente in mostra.

Il riccio si ritrovò a deglutire e a gettare via lo straccio sporco contenendo a stento la frustrazione. Sarebbe scoppiato prima o poi. "Come mai sei qui?" Gli chiese tornando da lui e mordendosi la lingua per allentare la tensione.

"Non penso di avertelo mai detto, ma la mia università dista meno di 100 metri da qui e spesso vengo a prendermi un cappuccino a metà mattina, prima di andare a lezione di psicologia. Necessito rifornirmi di una buona dose di caffeina a questo punto della giornata." Spiegò, incatenandolo con lo sguardo colorato della stessa sfumatura di cielo primaverile che caratterizzava quella giornata.

"No, non lo sapevo."

Louis gli sorrise ancora, con il suo tipico sorrisetto storto e punzecchiante. "Quindi me lo prepari questo cappuccino?"

"C-certo, un attimo solo." E scappò lontano da lui, dalle sue iridi magnetiche e da quel maledetto ghigno.

Azionò la macchinetta del caffè e nell'attendere che la tazza si riempisse, chiuse un attimo le palpebre massaggiandosi le tempie pulsanti. Cercando degli aspetti positivi che potessero consolarlo, si accorse soltanto in quel momento che l'introduzione tempestosa di Louis nella sua vita, gli aveva permesso di mettere da parte il suo ex e tutta la crisi della rottura.

Non dedicava un pensiero a Christopher da più di due settimane e sì, era decisamente un passo avanti per dimenticarlo, o perlomeno superarlo.

"Ecco a te." Pronto il cappuccino glielo porse lasciando a lui la scelta dello zucchero, scoprendo lo preferisse amaro.

Quando vide Louis spostare l'attenzione dietro di sé e cambiare espressione, scoprì di avere una figura alle spalle. La riconobbe come si volse.

"Alice, ti presento Louis: il mio coinquilino."

Dopo un attimo di incertezza, Louis tese la mano verso la ragazza che ricambiò subito la stretta con un dolce sorriso. A differenza sua, il ragazzo non lasciò trasparire alcuna emozione e si mise invece a sorseggiare la bevanda calda improvvisamente silenzioso senza però staccare gli occhi dalla barista che sentendosi osservata in quel modo strano, quasi inquisitorio, si schiarì la voce un po' imbarazzata pronunciando: "Piacere di conoscerti Louis. Ora devo andare, ciao."

E come era apparsa, scappò a servire altre persone che aspettavano in coda impazienti.

Harry non capì la ragione dietro quell'odioso atteggiamento, infatti sporgendosi sul bancone gli sussurrò: "Non potevi mostrarti più cortese? È una ragazza dolcissima, non merita di venir trattata così."

Due occhi blu lo fissarono per qualche istante, poi tutto ciò che ricevette come risposta fu: "Ti piace, non è vero?" Il tono fintamente sarcastico accompagnato da una risata priva di divertimento.

Il riccio si allontanò da lui aggrottando la fronte indignato e forse anche un po' ferito dalle sue parole. A che gioco stava giocando ora?

Non volendo perdere altro tempo inutilmente, Harry prese in mano un vassoio e si scusò non degnandolo più di uno sguardo.
"Torno a lavorare."

"Buon lavoro! Ci si vede riccio." Sentì il castano urlargli dietro ma gli aveva già rivolto le spalle.

***

E quel maledetto cappuccino era diventato protagonista della routine delle successive settimane. Louis era peggio di un'ombra, ovunque Harry andasse, lui prima o poi compariva.
Non c'era più da sorprendersi.

"Giorno riccio!"

Erano appena le 9 e Harry che aveva iniziato a lavorare da mezz'ora, non ne poteva già più.

Ricambiò il saluto con un borbottio parecchio infastidito, afferrando subito una tazza per preparargli la solita colazione.

"Vorrei anche qualcosa da mangiare." Continuò il suo coinquilino.

Harry gli chiese cosa gradisse e se avesse saputo quale sarebbe stata la sua prossima battuta, non gli avrebbe nemmeno indirizzato un "ciao" quel venerdì mattina.

"Pancakes."

Ecco.
Prima o poi l'avrebbe cacciato di casa.

"Seriamente?" Harry si voltò verso di lui, il quale era già disteso sul banco a ridersela come un matto, le iridi azzurre nascoste dalle palpebre socchiuse.

Harry si piazzò di fronte a lui, le mani piantate sui fianchi e lo sguardo serio, mentre l'altro era piegato in due ancora scosso da risa isteriche. Qualcuno lì vicino si volse a guardarlo perplesso.

"La vuoi smettere? Ti stai mettendo in ridicolo davanti a tutta questa gente." Sibilò il ragazzo dagli occhi verdi cercando di fermarlo con le braccia a gesticolare frenetiche. Louis riportò l'attenzione su di lui con un ghigno sulle labbra sottili che tinse immediatamente le sue guance di rosso.

"Scommetto saranno buonissimi." Aggiunse invece, ricominciando a ridere e imbarazzandolo ancora di più. Harry si chiese come e perché avesse deciso di andare a vivere sotto il suo stesso tetto.

"Giuro che... ti odio." Sbuffò abbandonando svogliatamente la tazza sul tavolo, prima di lasciarlo solo ignorando la battuta di cattivo gusto, per andare a servire un giovane cliente che di sicuro non si sarebbe preso gioco di lui.

Louis, nonostante avesse finito di bere da un pezzo, rimase seduto sullo sgabello dove prendeva posto ogni giorno per almeno altri 20 minuti a seguire ogni movimento del suo barista preferito che si muoveva impacciato nel percepire un certo sguardo intenso addosso.

***

"Dove vai?"

Era sabato pomeriggio quando Harry aveva aperto l'armadio per cambiarsi, realizzando di doversi procurare nuove t-shirt per l'estate alle porte. Inoltre quei pochi paia di jeans che possedeva, erano tutti scoloriti o strappati anche in punti dove non sarebbero dovuti esserlo.

Stava quindi per uscire di casa, quando una voce l'aveva bloccato nei suoi passi.

E chi se non Louis Tomlinson?

"Al centro commerciale." Rispose senza voltarsi, ma come chiuse la porta d'ingresso, questa venne riaperta dall'interno.

"Ti accompagno." Disse Louis trafelato, con una mano appoggiata alla parete e l'altra ad infilare le Vans ai piedi scalzi.

"Oh, mi arrangio. Grazie lo stesso." E di nuovo venne fermato da delle dita attorno al polso. Harry alzò gli occhi al cielo di nascosto, pregando Dio che gli desse forza, ma soprattutto pazienza.

"Invece accetti, dato che non hai la macchina mentre io sì, e dovresti farti 3 chilometri a piedi. Lo so che mi stai ringraziando mentalmente perciò taci e amami."

Harry aprì la bocca per ribattere, ma non uscirono parole. Cosa poteva dirgli? Tanto valeva accettare un passaggio che faceva sempre comodo.

Montò in auto, sedendosi sul sedile del passeggero mentre Louis si sistemò alla guida. Prima di mettere in moto gli rivolse un sorriso strano, diverso, che Harry non seppe come ricambiare.

Arrivarono al centro commerciale dove era già attiva l'aria condizionata viste le calde giornate di sole dell'ultimo periodo.

Louis lasciò a Harry il compito di fare loro strada nei negozi. Per primo scelse lo store Adidas, non perché fosse la marca preferita del suo coinquilino, ovviamente.

Andò subito alla ricerca di magliette leggere, mentre Louis si era distratto ad osservare alcuni cappelli. Senza dirgli niente, raccolse i capi e si diresse verso i camerini.

Entrò nel primo che scorse libero, guardandosi brevemente allo specchio che occupava tutta la parete dopo aver tirato la tenda. Si spogliò della vecchia t-shirt con il logo dei Rolling Stones e allentò la cintura per calarsi i pantaloni con più facilità.

Però come stava per sbottonarli, qualcuno infilò la testa dentro il piccolo spazio, facendolo saltare e per poco anche urlare dallo spavento.

"Ma che cazzo!" Era la prima volta che Harry imprecava davanti a Louis, ma diamine, aveva tutto il diritto di farlo in quel momento. Quale sfrontatezza bisognava avere per fare una cosa simile? Perché poi? Non era divertente e non avevano più 15 anni.

Lo guardò sbalordito tentando di coprirsi il busto con la maglietta che stava per provare. Louis fece scorrere lo sguardo sul suo corpo mezzo nudo dall'alto in basso, fino a riportarlo sul suo volto infuocato.

Poi sospirò un commento che paralizzò il riccio definitivamente:
"... bel corpicino."

Cosa?

E scomparve.

A quel punto, fu inevitabile per il riccio porsi una serie di domande.

I segnali che riceveva sembravano significare solo una cosa: Louis ci stava provando con lui e anche spudoratamente. Almeno così poteva avere un senso la mattina in cui l'aveva svegliato distendendosi su di lui, la continua invasione dei suoi spazi, quel momento strano durante Bambi che erano finiti pericolosamente vicini, la scenata al ristorante e quella sorta di bacio per fare ingelosire la cameriera, le colazioni a Starbucks e quello che era appena successo.

Inoltre era sempre più convinto del fatto che fosse gay, o bisex perlomeno, altrimenti un bel ragazzo come Louis si sarebbe portato a letto una ragazza differente ogni notte. Ok, avrebbe potuto farlo allo stesso modo con gli uomini, allora forse davvero era interessato a lui.

Come poteva averne una conferma però? E perché ne aveva così tanto bisogno?

Era ormai inutile nasconderlo: Harry aveva ufficialmente messo da parte la sua relazione con Christopher, voltando pagina una volta per tutte. C'era riuscito sebbene l'avesse pensato impossibile fino a un mese prima.

E sì, probabilmente ora poteva anche ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto avere di nuovo un compagno, uno come Louis ad esempio. Più che il sesso, gli mancava quella certezza sempre presente al proprio fianco dal primo risveglio alla mattina, a quando ci si addormenta alla sera abbracciati alla persona che si ama.

Aveva quindi bisogno di capire le vere intenzioni dell'altro ragazzo per decidere quale sarebbe stata la corretta direzione futura: se arrendersi in partenza e dimenticare ogni pensiero correlato o se farsi avanti e provare a far nascere qualcosa di interessante.

L'unica persona che poteva dargli delle risposte senza rischiare brutte figure, era il fidanzato del suo migliore amico: Liam.

Intanto doveva uscire vivo da quella giornata di shopping.

Provò tutti i vestiti e andò alla cassa a pagarli, notando il protagonista dei propri pensieri aspettarlo appoggiato alla vetrina del negozio, appena fuori l'ingresso.

Lo raggiunse con una borsa per mano, soddisfatto dei suoi acquisti e ancora un po' imbarazzato dall'episodio in camerino, ma specialmente da quello che nella sua testa era scaturito in seguito.

Louis fortunatamente non disse nulla a riguardo e lo seguì dentro Levi's.

Il riccio comprò diversi pantaloni, stavolta ordinandogli di stare alla larga mentre si cambiava e si fece presto ora di cena. Pensarono di fermarsi a mangiare al McDonald's visto che vi passarono davanti.

Svuotati i vassoi, si incamminarono verso l'uscita, quando riconobbero un volto familiare tra le persone lì vicino.

Alice.

"Non fare lo stronzo." Harry bisbigliò all'orecchio di Louis giusto un attimo prima che la ragazza alzasse lo sguardo su di loro.

Era insieme ad un'amica che le corse dietro quando Alice si spostò nella direzione opposta.

Come Louis la vide, si irrigidì completamente infastidito dal sorriso splendente che le colorava le labbra insieme al rossetto.

"Harry!"

Il ragazzo in questione ricambiò il saluto, riflettendo la stessa felicità della bionda nel sorriso. Louis non riuscì a controllarsi e allungò una mano dietro la schiena di Harry, attirandolo al proprio fianco con fare protettivo.

L'espressione del riccio mutò per qualche secondo insieme a quella di Alice che fissò confusa quel contatto inaspettato. Il ragazzo però non fu capace di ribellarsi, uno perché conosceva Louis e l'avrebbe messo ancora più in ridicolo facendo chissà cosa, e secondo per il semplice motivo che sotto sotto gli stava scaldando il ventre quel gesto che pareva voler confermare le sue teorie. Che fosse geloso della sua collega o lo stesse facendo per alimentare il suo orgoglio, era chiaro che volesse marcare il territorio.

Sperava soltanto che non dicesse qualcosa di offensivo, perché davvero Alice non aveva fatto nulla di male a nessuno.

Cercando di tenere a bada il rossore sulle gote, parlarono per un po', l'unico a stare zitto per fortuna fu Louis. Poteva almeno forzare un saluto ma glielo avrebbe fatto notare più tardi.

Louis azionò il motore non appena raggiunsero la macchina, nessuno dei due aveva ancora osato parlare.

Harry però non ne poteva più di quel silenzio.

"Perché ti comporti sempre così con lei?"

Si volse con il busto per guardare il suo profilo, mentre Louis non accennò ad alcuna reazione di fronte a quella domanda. Solo il sopracciglio destro leggermente più alto dell'altro.
"Così come?"

"Lou sii serio per una volta nella tua vita." Sbuffò il riccio, allacciandosi la cintura e tornando subito a concentrarsi sul ragazzo.

Ma venne rinfacciato con una risata e il suo sguardo blu divertito che si appoggiò un istante sul suo volto serio. "Lou?"

"Ho capito, lasciamo perdere." Era proprio inutile provare a ragionare con un bambino di 5 anni.

Harry rivolse l'attenzione alla strada che sfrecciava fuori dal finestrino, pizzicando un filo dei jeans strappati sul ginocchio. Dopo un tempo indeterminato di totale silenzio, Louis si schiarì la voce e scrollò le spalle per constatare indifferente:
"È solo che non... non la trovo simpatica."

Magnifica scusa, molto credibile.
"E quindi hai il diritto di trattarla male?"

"Ma non le ho detto mai niente." Si lamentò il liscio. Harry si accorse come le sue nocche sbiancarono attorno la presa sul volante.

Per quanto si stesse comportando in maniera infantile, Harry venne trafitto dalla solita supposizione che sembrava delinearsi sempre di più in una prova evidente della sua gelosia.
"Anche l'indifferenza è maleducazione." Gli fece comunque notare, faticando a trattenere un sorrisetto compiaciuto.

"Certo mamma."

A quel punto gli scappò una risata, che bloccò portandosi una mano alla bocca.
"Sei un caso perso, davvero."

Il viso di Louis si illuminò rispecchiando la sua espressione, indirizzando ancora un'occhiata nella sua direzione.

"E hai scelto di vivere con me comunque."

"Infatti rimpiango amaramente quel giorno." Disse Harry ma non poteva essere più falso di così.

"Sappiamo entrambi che non è vero." Ribatté infatti Louis con una strana luce negli occhi.

"Taci sciocco." Eppure stava sorridendo.

***

Harry doveva farlo assolutamente o sarebbe impazzito. Doveva andare da Liam e schiarirsi le idee.

Lo incontrò fuori dall'università come si erano accordati per messaggio. Liam gli aveva subito domandato di cosa volesse parlare, ma non gli aveva concesso alcuna spiegazione.

Era seduto su una panchina, quando lo intravide tra la massa di studenti che usciva per la pausa pranzo. Si alzò e gli andò incontro chiamandolo a gran voce per farsi sentire.

Liam lo notò quasi subito e gli sorrise.

"Allora, a quale onore devo la tua compagnia?" Disse sarcastico come lo raggiunse, avvolgendo un braccio attorno le sue spalle.

"Volevo chiederti una cosa." Parlò Harry timidamente, torturandosi le mani tra loro.

"Certo, spara." Lo spronò Liam, indicandogli la panchina sulla quale si era precedentemente seduto. Presero posto e il riccio fissò il pavimento, nel tentativo di trovare le parole giuste che aveva dimenticato nonostante le avesse ripetute tutta la mattina.

"Ecco, visto che lo conosci, mi domandavo se sapessi quello che sto cercando di capire... perché sai, non posso andare da lui e-"

"Aspetta un attimo, il soggetto è Louis vero?" Lo interruppe l'altro, facendolo sbiancare.

Harry mantenne lo sguardo basso e si morse il labbro a sangue nel confermare nervoso: "Uhm, sì."

"E cosa vuoi sapere di lui?"

Ok, forse non era così pronto come credeva.

"Se, insomma- ecco, non per farmi gli affari suoi ma-"

"Louis Tomlinson è single e bisessuale, prego tesoro."

Harry fu sul punto di svenire per la vergogna. Era così facile leggergli la mente?
E da quando Liam era capace di farlo dato che non lo frequentava mai? Zayn lo influenzava troppo.

"Ma... come...?" Biascicò senza fiato, gli occhi ancora incollati al suolo.

"E secondo me potresti farci un pensierino." Liam rise e si alzò in piedi, rimettendosi lo zaino in spalla. Harry lo guardò finalmente negli occhi, in completo panico.

"Hey, aspetta! Come facevi a sapere già cosa ti stavo per domandare?"

Liam si lasciò scappare un'altra risata e con un'alzata di spalle e un occhiolino, si congedò:
"Intuito."

E sparì nuovamente tra gli universitari sparsi per il cortile.

Cosa era appena successo?

Perché, come, quando, dove?

Dire che si sentisse intontito era scontato.

Non gli piaceva né tranquillizzava il fatto che avesse già la battuta pronta ancor prima che gli ponesse la domanda, era parecchio inquietante ma perlomeno adesso aveva in mano le risposte che aveva per mesi provato a scovare.

Ora toccava a lui fare il passo decisivo, perché Louis ormai l'aveva inquadrato: stuzzicava, scherzava e tormentava, ma non arrivava mai dritto al punto. E il riccio aveva troppo bisogno di un po' di stabilità nella sua vita.

Il coraggio non era un compagno familiare con cui era solito affrontare le situazioni quotidiane, per un giorno però sarebbe stato il suo alleato.

***

Liam diede le ultime violente stoccate prima di riversarsi dentro il proprio ragazzo e crollare sul suo petto sudato con un gemito profondo.

Premette un bacio proprio dove Zayn aveva tatuata l'impronta delle labbra sopra lo sterno e al centro tra le due clavicole sporgenti. Dopo che entrambi ebbero ripreso fiato e coscienza dal potente orgasmo, Liam si scostò da lui per permettergli di recuperare una sigaretta e l'accendino.

Intanto stese il lenzuolo stropicciato sopra i loro corpi che si stavano raffreddando velocemente. Zayn diede vita alla piccola fiamma bluastra, bruciando la punta del mozzicone che gli illuminò per un istante il viso svelando una serena espressione di appagamento, il luccichio del sesso ancora brillante nelle sue iridi scure e acquose.

Aspirò la prima boccata di fumo con calma per gustarsi al meglio il sapore dell'erba. Chiuse gli occhi e li riaprì per posarli nuovamente sul fidanzato steso al suo fianco.

Liam schiuse le labbra come gli avvicinò la sigaretta al volto. Lo guardò negli occhi mentre prendeva un lungo tiro, infossando le guance con un ghigno tra i lineamenti.

"Smettila o ti costringerò a fare l'amore di nuovo." Lo avvisò il moro, abbassandosi per rubargli un bacio incapace di resistergli.

"Questa minaccia non mi dispiace per niente." Scherzò l'altro, facendo scorrere una mano sulla coscia nuda del ragazzo che gliela bloccò subito, intrecciando invece le loro dita.

"Mi piacerebbe ma domani mattina devo alzarmi in qualche modo."

Liam rise accoccolandosi contro di lui, aspettando che finisse di fumare per venire abbracciato a sua volta.

Zayn era un fumatore accanito e dopo l'orgasmo aveva sempre necessità di nicotina. Liam e le sigarette erano la sua unica grande dipendenza senza le quali non sarebbe più stato in grado di vivere.

"A che pensi?" Zayn ruppe il silenzio ad un certo punto notando il proprio ragazzo fissare un angolo imprecisato della stanza, le dita a disegnare segni casuali sul suo addome.

"A Harry."

Zayn spense il mozzicone, accigliandosi nel sentire il nome del migliore amico.

"Che c'entra Harry adesso? Devo preoccuparmi?"

Liam scosse la testa e sospirò ridacchiando: "È venuto a chiedermi se Louis è gay."

"Cosa?! Seriamente?" Esclamò l'altro sconvolto.

"Non scherzo."

Non vedeva Harry da una settimana e non aveva notato nulla di diverso in lui. Di solito riusciva a leggergli nel pensiero in un attimo, solo guardandolo negli occhi, ma a quanto pareva questa volta gli era sfuggito un dettaglio importante.

"Ma non era venuto anche Louis a chiederti la stessa cosa su Harry?" Gli chiese allora, ricordando quel giorno in cui Liam gli aveva raccontato di quella sospettosa discussione con il compagno di corso.

"Proprio così." Annuì il suo ragazzo, avvolgendogli un braccio attorno le spalle per attirarlo a sé.

Zayn abbandonò la testa nell'incavo del suo collo, strofinando il naso sulla sua pelle e annusando il suo profumo, il quale era di sicuro il migliore del mondo. Perlomeno era quello che lui credeva.

"Dimmi che stai pensando alla stessa cosa che ho in mente." Mormorò contro di lui, facendolo rabbrividire e ridacchiare allo stesso tempo.

"Al fatto che molto presto dovremo festeggiare una nuova coppietta? Certo."

I due innamorati scoppiarono entrambi a ridere. Poi Liam, aumentando la presa sui fianchi magri del moro e alzandogli il mento con un dito, aggiunse: "Ora però pensiamo a festeggiare questa coppia perfetta."

E non gli lasciò nemmeno il tempo di rielaborare le parole, che gli stava già divorando le labbra, come la caramella più buona dell'universo.

***

Era arrivato il grande giorno.

28 giugno 2017.

Chissà se quella data avrebbe segnato un profondo cambiamento nelle loro vite, tanto da venire sottolineata nel calendario per futuri anniversari.

Questo Harry non lo poteva sapere, ancor meno Louis che non aveva la minima idea o sospetto riguardo quello che il riccio aveva pianificato.

Una dolce sorpresa. In tutti i sensi.

Era un torrido venerdì e Louis stava dando l'ultimo esame per completare la sessione estiva. Harry quel giorno non lavorava, così si era presentata l'occasione perfetta per quel famoso passo avanti.

Si era svegliato prima per mettersi da subito ai fornelli, cucinando una serie di delizie con le proprie mani, vigile a non combinare disastri.

Sorrise ripensando all'incidente mentre mescolava l'impasto del dolce incriminato. Sollevò lo sguardo verso il punto del bancone dove Louis aveva messo le mani in pasta per la prima volta in vita sua, ridendo a crepapelle quando si era ricoperto di farina, per poi buttarsi a terra e sporcarsi ovunque.

Da quel giorno aveva continuato a fare battutine sui suoi poveri pancakes, ma quel giorno li avrebbe finalmente assaggiati e si sarebbe rimangiato ogni parola.

Erano le 2 del pomeriggio quando la porta d'ingresso finalmente venne aperta da un Louis decisamente stanco, ma felice al pensiero di non dover andare a scuola per i prossimi tre mesi. Dopo aver abbandonato lo zaino in corridoio, si trascinò a piedi scalzi fino a raggiungere la cucina, bloccandosi come notò la piacevole scena davanti a sé: Harry chino sul tavolo ricoperto di una quantità industriale di dolciumi, intento a decorare una torta al cioccolato con una strana glassa azzurra.

"Che stai combinando?" Domandò subito perplesso, avvicinandosi a quel ben di Dio con lo sguardo luccicante e l'acquolina a formarsi in bocca. L'aspetto e il profumo delle pietanze era davvero allettante, specialmente dopo un'intensa giornata tra verifiche, interrogazioni e stress.

"Ho preparato qualcosa per festeggiare e farti ricredere sulle mie doti culinarie." Gli rispose il coinquilino, che aveva ormai concentrato la piena attenzione su di lui.

Louis sbatté le palpebre confuso, ma con le labbra che si stavano piegando in un bellissimo sorriso, con tanto di rughette attorno gli occhi chiari.
"Wow."

Harry tentò di frenare un sorriso sul nascere, fallendo. Era impossibile non venire influenzato dalla sua espressione meravigliata, così tanto da scaldargli il cuore e arrossargli le guance.

Per questo motivo lo spronò a farsi avanti.
"Dai, assaggia qualcosa."

Louis non se lo fece ripetere due volte, prima di lanciarsi sul primo piatto, quello ricoperto di pancakes alla nutella ancora caldi. Ovviamente.

Gli dedicò un'occhiata divertita che la diceva lunga ma non commentò, assaggiando invece un pezzo di dolce ricoperto di crema scura e zucchero a velo. Gli bastò un boccone per lasciarsi andare ad un gemito, prendendone subito un secondo, le labbra già sporche di polvere fin sul mento.

Harry rise passandogli un tovagliolo.

"Cazzo ma che buoni!" Parlò con la bocca piena, tentando di impedire alle briciole di uscire con una mano davanti. "Mi aspettavo un sapore totalmente diverso ma diamine se non sono i pancakes più deliziosi che abbia mai mangiato! Cristo, Harry pretendo che tu me li cucina ogni giorno d'ora in poi."

Harry scoppiò a ridere, provando a non arrossire maggiormente a quel commento.

"Dico sul serio." Continuò Louis alzando gli occhi dal piatto ormai quasi vuoto.

L'altro annuì mordendosi il labbro, leggermente imbarazzato. Poi gli indicò un'altra portata, ossia la torta che qualche istante prima stava finendo di abbellire. Come Louis vide il disegno sulla superficie, lanciò un urlo eccitato.

"Cosa? Non ci credo!"

Harry aveva tentato di riprodurre la sagoma del suo coinquilino, scrivendo affianco il nome Louis in una calligrafia corsiva un po' irregolare. Ci aveva messo parecchio ma a quanto pareva ne era valsa tutta la pena, se significava ottenere una simile reazione da parte sua.

Il ragazzo in questione si alzò dalla sedia in cui si era seduto e gli corse incontro. In un battito di ciglia, Harry se lo ritrovò addosso, le sue esili braccia avvinghiate alla vita in una stretta mozzafiato. E gli tolse il respiro non solo per la forza con la quale lo stava abbracciando, perché forse c'entrava anche il sentimento che stava nascendo nei suoi confronti, il profumo dello shampoo al cocco che gli arrivava alle narici prepotente, mischiato a quello che definiva semplicemente come Louis: l'odore dolce e unico della sua pelle.

Gli bastarono alcuni secondi per riprendersi e ricambiare il gesto affettuoso, poggiando la fronte contro la sua spalla destra che era in parte scoperta dal tessuto sottile della canottiera.

Non si mosse per un po', cercando di inalare il più possibile quel profumo inebriante, di certo capace di stordirlo. Ad un certo punto, sentì delle dita inserirsi tra i propri ricci, leggere e inizialmente incerte, una carezza pari a quella che regalava un soffio di vento estivo, lo stesso che in quel medesimo momento stava facendo ondeggiare le foglie verdi degli alberi.

"Grazie." Un sussurro contro la guancia che gli scatenò una serie di brividi lunga la spina dorsale.

Inspirò una boccata ancora più evidente del suo odore, perdendosi nella dolcezza del momento. Mai, prima di allora, si era sentito così in pace con il mondo, protetto da ogni male, nel posto giusto, a casa. Perché Louis era diventato sinonimo di famiglia e sì, probabilmente anche di amore.

Tutta quella realizzazione lo colse di sorpresa, abbattendo ogni muro di incertezza rimasto in piedi. Ora non aveva più alcun dubbio e aveva tremendamente bisogno di capire se quel sentimento poteva essere ricambiato.

"Ti piace il gelato?" Iniziò con una domanda, ancora immobile contro di lui, le palpebre chiuse, tranquillo e rassicurato dal suo calore.

Louis non smise di carezzargli il cuoio capelluto, cosa che lo stava mandando in ecstasy come un cucciolo bisognoso di coccole.

"Certo, che domande!" Ridacchiò spostandosi indietro per cercare una spiegazione ulteriore nei suoi occhi.

Di fronte quelle iridi verdi brillanti e mai così vicine prima di quel giorno, Louis sentì le ginocchia farsi improvvisamente molli. Per fortuna aveva ancora le braccia avvolte al suo busto che gli impedivano di cadere.

Le labbra di Harry si tirarono in un timido sorriso, prima di aprirsi per pronunciare: "Ho fatto un esperimento." Lanciando uno sguardo verso l'angolo destro della tavola.

Louis si volse, notando due ciotole colme di palline di gelato assortite.

"Non mi dirai mica che l'hai preparato tu?!"

"E invece sì." Gli rispose il riccio ridendo, sempre più soddisfatto del proprio lavoro.

Il ragazzo dagli occhi blu afferrò una coppetta saltellando di gioia come un bambino al luna park che dopo tanta insistenza con i genitori, riesce ad ottenere una nuvola gigante di zucchero filato.

"Mi sorprendi sempre di più Styles! Sei proprio da sposare." Gridò gioioso quest'ultimo assaggiando voracemente ogni gusto, cosa che spiazzò il riccio nel realizzare ciò che aveva appena detto.

Sei proprio da sposare.

Harry arrossì di colpo fino alla punta delle orecchie, divertendo l'attenzione sulle proprie ciabatte.

Passarono alcuni secondi di totale silenzio, solo il rumore del cucchiaino che colpiva la porcellana a riempire lo spazio teso.

Harry allora disse la prima sciocchezza che gli attraversò la mente.

"Il gelato è il mio dolce preferito ed è... la cura perfetta per i cuori infranti."

Louis sollevò lo sguardo sul suo viso, interessato a quella curiosa confessione. Fece un passo avanti, soltanto un metro di distanza a separarli.

Portò l'indice sotto il suo mento per alzarglielo con gentilezza e incrociare nuovamente i suoi magnifici smeraldi.

Harry trovò il coraggio di guardarlo dritto negli occhi, il cuore a battere furioso nel petto vista la vicinanza tra i loro volti, tanto da percepire il suo respiro addosso.

Louis arricciò le labbra in un tenero sorriso, mentre faceva scorrere il pollice lungo la linea definita della sua mascella, gesto che gli venne spontaneo e fece trasalire il ragazzo impercettibilmente.

Harry schiuse appena la bocca per cercare ossigeno, attirando così l'attenzione dell'altro su di essa. Si sentì mancare la terra sotto di sé, quando questo gliela sfiorò con il dito che lo stava toccando come si fa di fronte un'opera d'arte fragilissima che si desidera ammirare per il resto della vita.

Louis si perse qualche istante ad osservare il loro colore ciliegia, talmente vivace da sembrare merito di un rossetto. Eppure erano rosse e morbide, esattamente come aveva immaginato, per natura.

Aveva compreso sin dall'inizio quanto fosse affascinate, ma non si era mai fermato a studiare ogni suo dettaglio, ogni angolo di quel viso privo di difetti. Forse non ci aveva fatto caso perché aveva sempre sottovalutato le cose più preziose e importanti, d'altronde era un suo tratto caratteristico la superficialità. Ora però aveva scoperto la verità nascosta e non sarebbe più stato in grado di tornare indietro, al Louis ignaro.

Non dopo aver capito di essersi finalmente innamorato di qualcuno.

Perché se c'era una cosa di cui fosse sicuro, era il fatto che quella nei suoi confronti non era mai stata sola e pura attrazione fisica. Harry era molto, molto più di un bel corpo. Era oltre ogni limite che si era imposto di non vedere fino a quel giorno. Harry superava ogni barriera e Louis l'avrebbe volentieri raggiunto.

Per questo, ancora un po' scosso dai pensieri appena avuti, gli chiese:
"E non pensi che sia ideale anche per i cuori innamorati?"

Harry non disse nulla, ma i suoi occhi parlarono da sé, raccontandogli tutto ciò che avrebbe voluto sentire, più efficaci di mille profonde parole.

Louis a quel punto non riuscì più ad aspettare o a trattenersi, così si liberò della ciotola e annullò lo scarso spazio rimasto tra loro, prendendogli le guance calde per attirarlo contro le proprie labbra.

Fu il bacio più emozionante e indimenticabile della sua vita. Delle loro vite.

Bocche che si incastrarono subito come due pezzi di un puzzle destinati a congiungersi dopo troppo tempo di ingiusta separazione. Bocche che trovarono una nell'altra la soluzione a ogni necessità e sogno che fino a quel momento non aveva assunto una forma chiara. Lingue e gusti che si univano per creare il miscuglio ideale.

In quell'istante Harry e Louis capirono che tutto al di fuori di quel bacio non sarebbe mai stato tanto perfetto o così giusto, nemmeno lontanamente. Il tempo avrebbe potuto fermarsi e loro l'avrebbero ringraziato. E forse si fermò davvero per i due giovani, che rinchiusi in quella bolla, dimenticarono di trovarsi in un universo affollato che non fosse limitato alla cucina della loro casa.

Si baciarono per interminabili minuti, nessuno dei due capace di dare una fine a quel momento significativo.

Quando si allontanarono, fu solo perché in mancanza di ossigeno. I loro petti rimasero attaccati, le fronti unite, entrambi con gli occhi ancora chiusi e le labbra completamente intorpidite e gonfie che si sfioravano appena. Per non parlare dei loro cuori che tentavano di balzare fuori dalle gabbie toraciche da quanto forte battevano, sincronizzati.

Non si sa bene dopo quanto tempo, ma ad un tratto Louis mormorò, la voce più bassa e roca del solito: "E ora come farò a prenderti in giro?"

Harry aprì finalmente gli occhi trovando subito quegli azzurri a fissarlo con un'intensità nuova che già amava.

Si dimenticò per un attimo le sue parole, troppo preso da quello sguardo pieno di affetto e adorazione. Poi scoppiò a ridere, successivamente imitato dal più basso. E si accorse allora come le loro risate suonassero meglio in unisono. Tutto in loro sembrava migliore se condiviso.

Harry sentì le farfalle nello stomaco e non si spaventò nel dare un nome reale a quel sentimento, perché ora sapeva fosse ricambiato e cazzo se era felice! Non si sentiva così vivo da troppo. Forse non era mai stato davvero così sereno prima di quel giorno.

Gli ci volle un po' per calmarsi, ed aumentando la presa attorno il busto di Louis, infine disse: "Sono certo troverai altri mille pretesti per farlo."

"Mi conosci già così bene, Styles." Ridacchiò il suo coinquilino, scostandogli delicatamente un riccio che gli era caduto davanti alle ciglia.

Harry sorrise, e dopo averlo sorpreso sporcandogli il mento di cioccolato, esclamò:
"Ora zitto e baciami sciocco!"

Louis lo accontentò all'istante, stringendolo ancora di più a sé.

E se nel giro di poco, finirono raggomitolati a terra ricoperti di dolci ovunque, non fu un problema. D'altronde essere due disastri insieme aveva il suo lato positivo e loro potevano confermarlo.

 

THE END.

 

 

   
 
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