Anime & Manga > Il mistero della pietra azzurra
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Autore: Vitani    14/01/2019    2 recensioni
Dopo la sconfitta di Gargoyle, i superstiti del Nuovo Nautilus cercano lentamente di far tornare alla normalità le proprie esistenze. Non è semplice, quando si è vissuta un'avventura come la loro.
Electra ha visto morire l'uomo che amava e si trova da sola con un bambino da crescere. Nadia non riesce a smettere di guardare al passato nonostante abbia ormai la vita che desidera.
Presto, troppo presto, l'incubo di Atlantide torna ad addensarsi sul futuro.
E, stavolta, sembra esigere la vita dei suoi Figli.
Basteranno a salvarli l'abnegazione di una madre, il legame di una sorella e di un fratello?
Basterà il comandamento di un padre, "vivi"?
Basterà l'amore?
"Nadia, noi non siamo obbligati a dare o ricevere amore. Noi siamo amore."
Genere: Science-fiction, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Medina Ra Lugensius, Nadia Ra Arwol, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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FIGLI DI ATLANTIDE
PROLOGO
 
 




 

 
Royal Greenwich Observatory, 4 giugno 1890
 
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United States Naval Observatory, 4 giugno 1890
 
Il telegramma era arrivato all’osservatorio navale degli Stati Uniti alle ore 6:49 p.m. ora locale. A mandarlo era il Royal Greenwich Observatory e, data l’urgenza, doveva trattarsi di qualcosa di interessante. I membri dell’osservatorio di Greenwich non si scomodavano per nulla. Stimson J. Brown alzò gli occhi dalle planimetrie della Clock House, che stava studiando intensamente da mesi più di quanto facesse con il cielo. Dopo la scoperta delle Lune di Marte non si era registrato più niente di particolarmente interessante, così aveva deciso di approfittarne per dotare l’Osservatorio di nuove strumentazioni e soprattutto per ampliarlo così che potesse rivaleggiare coi grandi osservatori europei di Greenwich, Parigi e Berlino, spalleggiati e riforniti dai rispettivi governi. E ora proprio da Greenwich, dov’erano le 11:49 p.m., giungeva comunicazione di puntare i telescopi al cielo.
Brown si grattò pensoso i baffi scuri. Aveva trascorso la notte precedente puntando gli strumenti verso i cieli europei e aveva notato qualche meteora più del solito, ma niente di particolare. Ora venivano a parlargli di uno sciame meteorico ancora non identificato e quindi, con ogni probabilità, di una cometa o un asteroide che correvano nei pressi dell’orbita terrestre. Era una scemenza. Doveva esserlo. Gli sciami meteorici non comparivano all’improvviso ma seguivano leggi ben precise. Alcuni di essi erano noti sin dall’antichità. Soprattutto era impossibile che fosse visibile contemporaneamente da ogni punto del globo. Ed era impossibile che, nel caso, lui non se ne fosse accorto.
Decise comunque di attendere qualche ora, senza riporre troppe speranze in quello che avrebbe trovato. Fece un pisolino, mangiò una cena leggera, si preparò a mettersi all’opera.
S’affacciò. Il Sole era ormai calato, la Via Lattea emergeva dal buio in tutto il suo splendore. Le stelle erano incalcolabili. Ne cadde una.
Stimson J. Brown sorrise, prese un panno per pulire la lente di uno dei telescopi.
Sarebbe stata una notte tranquilla.
Questo pensava.
La luce giunse all’improvviso, intermittente, un lampo verdognolo che illuminò la stanza a giorno.
Brown corse fuori, incurante del telescopio, incurante dei telegrammi e delle planimetrie.
Stava cadendo il cielo.
Le stelle venivano giù, impossibili da contare, impossibili da descrivere.
Sapeva che non erano stelle.
Erano bolidi dalla scia verde, meteore che bruciavano e si spegnevano prima di toccare terra.
Ma erano innumerevoli e così brillanti che per un attimo Brown si sentì ancora bambino, come quando aveva alzato gli occhi al cielo notturno la prima volta. “Pioggia di stelle” era un titolo inadatto a uno scienziato ma, dopotutto, si addiceva a uno spettacolo del genere.
Ricordò il telegramma. Se quello che riportava era vero, lo spettacolo si ripeteva di ora in ora da almeno un giorno e mezzo. Non con la stessa intensità, magari, ma si ripeteva.
Tornò dentro e corse a inviare un telegramma.
 
 

 
Osservatorio di Madras, 6 giugno 1890
 
Portarono dentro il frammento, con cautela.
Era passato meno di un giorno da quando il fenomeno inaspettato dello sciame meteorico si era spento, ed era giunto il tempo delle ipotesi.
Lo sciame, infatti, si era lasciato dietro dei regali.
Uno di essi era piovuto su un villaggio rurale dell’India del nord e aveva incendiato diverse baracche.
Era stato così che si erano accorti che, be’, non era un normale meteorite. Tanto per iniziare era più simile all’acciaio che a una roccia, e poi era pigmentato di rosso vivo. Se non l’avessero trovato ancora fumante dentro un cratere e non avesse presentato chiari segni di ablazione atmosferica, Norman Pogson avrebbe dubitato di avere di fronte qualcosa di caduto dal cielo.
Gli astronomi di tutto il mondo erano in fermento, inoltre, e tanto bastava.
Aveva dato ordine di far spedire immediatamente il frammento all’osservatorio.
Se ne fossero caduti altri non ne aveva idea, ma non se la sentiva di escluderlo.
Non si trattava di acciaio, lo capì a una prima occhiata, e capì pure che era un materiale infinitamente più resistente. L’atmosfera l’aveva corroso, incendiato e levigato, ma non era riuscita nemmeno a far sparire del tutto il pigmento.
Provò a toccarlo con un dito. Era freddo. Era metallo lavorato.
In altre circostanze avrebbe detto che si trattava di un falso, una fregatura, un colossale fraintendimento. Ma non c’erano artigiani in grado di produrre qualcosa di così sofisticato in un villaggio rurale dell’India del Nord. Non esisteva neanche un materiale del genere, in India del Nord. Forse non esisteva niente del genere in tutto il pianeta. E se non avesse visto coi suoi occhi, solo pochi giorni prima, l’immagine di un gigantesco essere umano vestito come un antico egizio che si stagliava di netto contro il cielo, l’avrebbe definita roba adatta per un romanzo di fantascienza.
Chiunque fosse stato l’autore dello scherzo che aveva semi-distrutto Parigi, quel frammento c’entrava qualcosa. Norman era pronto a scommetterci. Ah, avrebbe avuto tempo per approfondire. Il mondo non era finito, l’apparente minaccia era scomparsa e il frammento sarebbe stato lì anche l’indomani.
Anche quando il resto del mondo l’avesse dimenticato.
Il che, era pronto a scommettere anche su questo, sarebbe accaduto molto presto.
 
 
 
 
Baia di Suruga, prefettura di Shizuoka, 3 giugno 1890
 
«Una stella cadente!»
Marie indicò il cielo. Icolina le sorrise.
«Che desiderio hai espresso?»
«Ho chiesto che Sanson e tutti gli altri tornino presto! E tu?»
L’infermiera guardò in alto, verso la volta stellata. I suoi compagni e suo nonno erano lassù, da qualche parte, e sapeva Dio quanto avrebbe desiderato essere con loro. Poteva solo sperare che andasse tutto bene, di vederli rientrare sani e salvi da un momento all’altro. Quell’attesa era più logorante di qualsiasi battaglia avesse mai vissuto.
«La stessa cosa. E ho chiesto anche che nessuno di noi debba più vivere un’esperienza del genere.»
Anche quello lo sperava con tutto il cuore. Che Gargoyle fosse sconfitto e non ci fossero più vite e famiglie spezzate a causa della sua malvagità. Desiderò una volta di più che il mondo fosse davvero salvo. Sorrise ancora. Era una ragazza forte e nutriva una fiducia profonda nell’equipaggio del Nuovo Nautilus. Sarebbero tornati.
«Lo spero anch’io.»
Marie, accanto a lei, era tranquilla.
Icolina la invidiò. Era una bambina che aveva conosciuto la morte ma non l’aveva ancora del tutto compresa. Pregò che rimanesse a lungo tale, che perdesse quell’innocenza il più tardi possibile.
Le luci della città di Shizuoka, giù sulla costa oltre il promontorio in cui si trovavano, sembravano dare ragione ai loro pensieri. L’aria era tiepida e quieta, sembrava impossibile che altrove si stesse combattendo una guerra.
Pregarono ancora la lunga notte stellata.
Riportali indietro.
Cadde una stella.
 
 
- continua -
 
 
 
N.d.A. Buonasera! Bentrovati a tutti i lettori, soprattutto quelli che hanno sopportato le mie oneshot nel corso degli ultimi due anni. Questa volta, come avrete notato, si tratta di un lavoro molto diverso. Avete appena letto il prologo della longfic che sarà il mio personale seguito a “Il mistero della Pietra Azzurra”. La storia riprende, come avrete capito dall’ultima scena, direttamente dalla fine dell’anime, prima dell’epilogo. Per quanto riguarda invece le due brevi scene precedenti, le ho inserite per dare un tocco più “verniano” alla narrazione in termini di incipit. Gli osservatori menzionati esistevano o sono esistiti davvero, idem gli astronomi menzionati. Non entro nel merito delle nozioni astronomiche che ho inserito perché sicuramente avrò scritto e scriverò una marea di castronerie. Ho scelto di lasciare la menzione riguardante il proclama dell’imperatore Neo perché in effetti in uno dei radio-drama di Nadia, quello ambientato nel futuro, si racconta che la pronipote di Nadia e la sua amica Ritsuko sono a conoscenza dei fatti avvenuti nel 1890 e della quasi distruzione di Parigi a opera di “navi spaziali”. Segue che la memoria dell’avvenimento deve essere rimasta, anche se magari viene ormai accettato come evento storico visto che, comunque, non ha apparentemente avuto conseguenze (ammesso e non concesso che Evangelion non sia a tutti gli effetti un sequel di Nadia, teoria che comunque non svilupperò in questa sede perché sarebbe seriamente troppo complicato e questa storia sarà già lunga abbastanza).
Dicevo, la storia sarà parecchio lunga e sarà divisa in dieci parti, a loro volta suddivise in capitoli. Il protagonista sarà un personaggio originale, Etienne, il figlio di Nemo ed Electra. Questo perché non ho mai digerito il fatto che nel film che fa da sequel a Nadia (lasciamolo perdere che è meglio), il bimbetto non si veda neanche di sfuggita. Ho deciso quindi di crearlo da me e dargli una storia e una sua propria vicenda legata alle Pietre Azzurre. Spero che sia un personaggio che apprezzerete e di riuscire a caratterizzarlo come si deve. Non mancheranno i personaggi principali della saga ufficiale, su tutti Electra e Nadia. Ci saranno un po’ anche tutti gli altri, alcuni come Marie in ruoli minori poiché hanno esaurito il loro compito nella serie madre.
Non so darvi dei tempi di aggiornamento precisi ma cercherò di assestarmi su un capitolo alla settimana, al massimo uno ogni due. Il rating per ora è giallo, ma in futuro dovrò quasi certamente alzarlo sia per via di battaglie in arrivo che per via di intrallazzi amorosi (sì, ci saranno anche quelli, ecco perché ho inserito l'avvertimento "lime" anche se saranno piuttosto in là nella vicenda). La storia, in verità, parlerà molto di amore ma non necessariamente nella sua declinazione romantica.
A presto e grazie, spero di non deludervi.
 
 
Vitani
   
 
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