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Autore: Kira Eyler    18/01/2019    4 recensioni
[Questa storia non è stata né scritta, né ideata da me, ma da un mio caro amico! Tutti i crediti vanno a lui]
"[...] «Io sono Vita» disse la bimba «e mi vedi giocare con la Morte; Noi siamo inseparabili. Siamo il bianco e il nero che creano gli altri colori che ti circondano. Noi siamo il silenzio e il suono, che creano le voci e la musica. Per troppo tempo gli umani hanno escogitato modi per separarci. Lo avete trattato nei modi peggiori, come un vecchio spettro con la falce, nascosto dietro l'angolo.» Alex sentì rabbia nella sua confusione. Si sentì come se l'altalena sulla quale i due giocavano. La Vita disse che lui fosse ingiusto con la Morte, e la Morte che lui desse la Vita per scontata. «Noi, portiamo avanti l’Universo» disse la Vita. «E tu sei parte di esso, anche tu ci stai giocando. È un posto sia per vivi che per morti. Esso inizia. A volte sembra giusto, a volte scorretto... e poi finisce. E se non finisce non avrebbe senso giocarci.[...]"
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ho detto, la storia non è stata scritta da me, ma da un mio caro amico (che deve avere più autostima :P). Mi ha solo chiesto di postarla, ma tutti i crediti vanno a lui e solo a lui.

 

Are you willing to die?

Avvolto dall'oscurità e inconsapevole del suo stato attuale, dovette affidarsi ai suoni per capire cosa stesse accadendo. La superficie sulla quale poggiava era dura e ruvida, quasi come carta vetrata e la sua posizione era molto scomoda. Non percepiva altro. "È sangue?" Aveva un sapore ferroso, quasi metallico in bocca. Incapace di formulare frasi, riuscì solo ad esalare tre parole: Incidente, Battito e defibrillatori. Alex aveva paura. Provò a ricordare cosa fosse accaduto. Come finì in quello stato. Ma non ci riuscì. Il mondo che conosceva stava svanendo e la paura di morire lo logorava. "Sono troppo giovane per morire per morire; ho solo diciannove anni e ho una vita intera davanti. Non ho ancora visto le piramidi, non sono stato alla Torre Eiffel, ho promesso a Monica di vedere l'Aurora Boreale in Islanda."
»Tieni duro.» disse il paramedico. «Non arrenderti! È importante che mi parli. Dimmi qualcosa di te, sei in grado di farlo? Batti gli occhi due volte se hai capito.» [...] «Sbrigatevi! Lo stiamo perdendo!» mentre l'ambulanza andava.
"No, non posso morire così... aiutatemi... io voglio vivere!" Urlò, ma nessuno poteva sentirlo... non avendo voce da dare ai pensieri. Alex era di Colorado Springs dove studiava ingegneria del software. Lui e la sua fidanzata Monica stavano insieme da cinque anni. Voleva sposarla un giorno, appena avesse trovato  un lavoro ben retribuito e si fosse stabilito. Aveva sempre pianificato di viaggiare con lei per il mondo. Ma nonostante il suo zelo, non poteva dire ciò ad alta voce. Non riusciva a sbattere nemmeno le palpebre. La sua pressione sanguigna iniziò a scendere. Mentre Alex veniva sceso dall'ambulanza, team d'infermiere e dottori gli venivano incontro. I dottori presero i defibrillatori ed erogarono  gli shock.
Una luce iniziò a lampeggiare. Il suo petto scendeva e risaliva, le sue dita divennero fredde e ora, l'intero corpo era rigido. "È davvero così che morirò? È stato tutto vano? Verrò dimenticato nel giro di due anni? Cosa diranno al mio funerale? Piangeranno "il ragazzo ucciso da un'auto", patetico. E perché è successo a me? Dov'era l'angelo che doveva proteggermi? Non ha più importanza. Il mio cuore deve aver cessato di battere e sento il cervello che finisce l'ossigeno. Sto per chiudere gli occhi." Ma Alex non morì. Cadde infatti in uno stato di coma profondo. Famiglia e amici continuavano a fargli visita. Lo aggiornarono, si preoccupavano, piangevano e ridevano insieme a lui. Ma Alex era in un altro posto, sul filo che separava vita e morte. E in quello stato, Alex si ritrovò seduto su una panchina di un parco giochi. Là, vide un bimbo e una bimba seduti sull'altalena. Gli venne vicino e chiese dove si trovasse, ma all'inizio non lo notarono. "Forse anche loro si trovavano tra la vita e la morte?" Insistette nel chiedergli cosa stessero facendo là ma i bambini continuavano a giocare senza curarsene. Dopo un po', il bimbo finalmente notò Alex. Voltandosi e guardandolo, il bimbo si presentò come la Morte e la bimba (sua sorella), come la Vita. I due non si fermarono mai, usando il terreno solo come spinta per i piedi. Lui spiegò che se si fossero fermati, sarebbe svanito tutto. «La tua e ogni altra esistenza è il risultato del nostro gioco. Vita e Morte sono necessarie perché tu esista. Allora perché la gente ama solo la vita e odia la Morte? Perché non ci vedete come una cosa sola?» domandò la Morte. Alex non aveva parole. Ancora non credeva di essere in coma e parlare con la Vita e la Morte. Chiese al bimbo se fosse morto, e lui rispose: «Nulla è simile alla Morte. Quest'ultima sono io, eppure sto ancora giocando con la Vita»
«Io sono Vita» disse la bimba «e mi vedi giocare con la Morte; Noi siamo inseparabili. Siamo il bianco e il nero che creano gli altri colori che ti circondano. Noi siamo il silenzio e il suono, che creano le voci e la musica. Per troppo tempo gli umani hanno escogitato modi per separarci. Lo avete trattato nei modi peggiori, come un vecchio spettro con la falce, nascosto dietro l'angolo.» Alex sentì rabbia nella sua confusione. Si sentì come se l'altalena sulla quale i due giocavano. La Vita disse che lui fosse ingiusto con la Morte, e la Morte che lui desse la Vita per scontata. «Noi, portiamo avanti l’Universo» disse la Vita. «E tu sei parte di esso, anche tu ci stai giocando. È un posto sia per vivi che per morti. Esso inizia. A volte sembra giusto, a volte scorretto... e poi finisce. E se non finisce non avrebbe senso giocarci. E quando questo gioco finisce, non significa che un altro inizi. Ma voi umani non state né vivendo né morendo, state sopravvivendo per restare vivi. Dovete andare avanti, non dovete andare ammalarvi e non dovete arrendervi. Perché? Per paura di morire non state vivendo, solo sopravvivendo. Non vi godete nulla, spaventati di tutto. E in punto di morte vi pentite di non aver vissuto. Vi pentite di non aver visto le piramidi, perché credevate di avere abbastanza tempo. Ma quanto tempo è abbastanza? [...]Oh, il futuro è la bugia più dolce del mondo.»
«Prima di morire, nessuno pensa al fatto che tu e tutti gli altri, un giorno ve ne andrete. L'hai veramente considerato? Hai accettato l'inevitabilità della morte? Certo che no, altrimenti ameresti il presente con tutto il tuo cuore. Ameresti amici e famiglia a livelli immaginabili. Li hai amati veramente? Ti sei goduto il presente? No, non l'hai fatto altrimenti ne avresti apprezzato ogni singolo istante. Stavi respirando, vedendo, sentendo, ascoltando, odorando, assaporando. Avevi le opportunità per vivere e le hai date per scontate, assuefatto a quella droga chiamata futuro. Dimmi, quando mai il tempo ti ha risolto qualcosa? Ti ha aiutato?». Le loro parole lasciarono Alex in lacrime, pentendosi di non aver né vissuto né essere morto quando doveva. Vedendo i bambini scendere e salire, Alex capì il gioco della Vita e della Morte. Nessuno può decidere se spingere o tirare ma la scelta di temere la Vita o la Morte è la stessa. I bimbi lo misero davanti ad un bivio: svegliarsi e vivere o morire lasciandosi tutto alle spalle. Scelse di vivere. Gli dissero che non avrebbe ricordato la loro conversazione ma che avrebbe mantenuto con sé il senso della serenità. Da ora in poi, avrebbe saputo che nonostante tutto, La Morte gli avrebbe ricordato che alla fine tutto sarebbe andato per il meglio e che se a volte venisse sopraffatto dalla paura di morire, lui lo accetterà. Non odierà più la Morte, ma la vedrà come un dono della natura, un modo di lasciare ciò che hai di più caro, per provare piacere ed Amore, per sperimentare la Morte. Vedrà il peso che ha essa sulla sua vita, la sua grandezza e importanza. E in qualche modo vedrà che la Morte è essa stessa la Vita. Così la Vita schioccò le dita, e Alex aprì gli occhi. Con l'aiuto dei suoi cari, riottenne velocemente le forze. Alex riuscì a laurearsi, ed insieme a Monica, videro le piramidi, andarono sulla Torre Eiffel e videro l'Aurora Boreale e si sposarono.
A settantadue anni, tenne per mano Monica mentre moriva in ospedale, vecchia e malata. Per onorare la sua promessa che si erano fatti, viaggiò in Inghilterra portando con sè le sue ceneri. Lui era là, ad assistere il tramonto di Stonehenge. Versò una lacrima mentre spargeva le ceneri di Monica e disse «Addio.»
Una volta tornato a casa, Alex visitò il parco giochi vicino. Si stava godendo la giornata di sole. Là vide due bambini su un'
Altalena che giocavano come se non ci fosse un ieri... un oggi... o un domani. Erano fuori da tempo, spazio e loro stessi. In quel momento, sentì un inspiegabile serenità.
In quel momento, lui fu assolutamente disposto a morire.


 
   
 
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