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Autore: Bluemoon Desire    19/01/2019    1 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\'Allieva ]
Nel tentativo di proporre una continuazione ideale delle avventure dei protagonisti de "L'Allieva", questa storia riparte lì dove il finale della prima serie si è interrotto, con la nostra simpatica Alice divisa tra gli amori della sua vita, Claudio ed Arthur.
Forse nel suo cuore la decisione è già presa, ma riuscirà a perseguirla senza più paure ed incertezze? [ ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction Rai che dai romanzi di Alessia Gazzola]
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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                                            CAPITOLO 10 - SE SEI FELICE E TU LO SAI...


"I've got nothing to do today but smile. "

— Simon & Garfunkel 

 

« Mamma, ti prego...io sto benissi--»

« Non azzardarti a dire che stai bene, Alice, perché non è così! Quel pazzo avrebbe potuto ammazzarti e seppellirti chissà dove in mezzo a quei boschi deserti e nessuno di noi avrebbe mai più saputo dove fossi finita! Te ne rendi conto, oppure no? »

« Certo che me ne rendo conto, mamma, che cosa credi che mi stessi divertendo laggiù? Ho avuto paura da morire anche io, ma ora sto bene...okay? Sono cose che capitano in questo lavoro, non possiamo controllarle... »

« Ma sentitela... »

« Ascolta...lasciala un po' stare la piccoletta che ha solo bisogno di riposarsi e di mangiare qualcosa di caldo! Anzi, perché non vai in cucina a prepararle un po' di pastina in brodo, così ti rilassi e la smetti di starle addosso? Resto io qui a fare compagnia ad Alice...vai vai. »

Alice rivolse un silenzioso sguardo carico di gratitudine a Nonna Amalia. Una delle poche certezze della sua vita era quella di poter sempre contare sul suo appoggio, soprattutto durante le discussioni familiari.

Ma l'espressione di manifesta disapprovazione dipinta sul volto di sua madre bastò a farle capire fino a che punto trovasse assurdo il suo modo di interpretare ciò che le era accaduto, come se fosse una normalissima conseguenza del suo impegno professionale e nulla di cui doversi realmente preoccupare. Comprendeva le sue paure, e le condivideva anche, ma non poteva di certo pretendere che rinunciasse ai suoi sogni a causa di ciò che era accaduto.

« Tua madre esagera sempre, è vero... »

La voce austera di sua nonna la riportò con la mente alla realtà, distogliendola dai suoi pensieri.

« ...stavolta ha ragione, però. Non lo dico spesso, e lo sai, ma anche io ho temuto davvero che ti accadesse qualcosa di brutto, bella di nonna...un altro spavento come questo e ci resto davvero secca! »

La mano di Alice si allungò rapida verso quella di nonna Amalia, afferrandola e carezzandone dolcemente il dorso con il pollice.

Aveva gli occhi lucidi e il mento le tremava appena per lo sforzo di trattenere le lacrime. Doveva essere stato difficile per lei mostrarsi forte davanti a suo figlio, a sua nuora e a suo nipote in quelle lunghe ore di terrore e angoscia.

« Mi dispiace avervi fatti preoccupare, nonna »

« Non devi dispiacerti, tesoro mio, ma promettimi che starai più attenta in futuro! Non posso vivere sempre con quest'ansia perenne addosso...per te, per tuo fratello...a proposito, sapessi quanto era preoccupato Marcolino quando è arrivata la notizia della tua scomparsa! »

« Scherzi, vero? Stiamo parlando dello stesso Marco che mi ha a malapena abbracciata quando sono rientrata in casa? »

« Eeeeeh, Alice mia...quante cose devi ancora imparare tu sulle persone! Per esempio, il tuo dottorino... »

« Oddio, nonna... »

« Lasciami parlare! Il tuo bel dottorino è venuto di persona a casa ad informarci della tua scomparsa ed è rimasto qui per gran parte della notte, prendendosi cura di me e di tua madre quando ci siamo sentite male...lui e Marco sono rimasti a chiacchierare per parecchio tempo in soggiorno, fino a quando non si è unito pure il tuo reporter...erano preoccupatissimi, tutti e due! »

Nella mente di Alice si figurò all'istante una scena quasi al limite dell'assurdo. Marco, Claudio e Arthur seduti insieme attorno al tavolo del soggiorno della sua casa di Sacrofano, intenti a scambiarsi confidenze tra un bicchierino di scotch e una tirata di sigaro cubano.
Era così strano pensare a Claudio ed Arthur in quelle vesti quasi complici ed amichevoli, ma d'altronde per lei era stato un autentico shock anche ritrovarseli davanti insieme, durante la retata della polizia che le aveva salvato la vita.

« ...nonna...ho bisogno di vederlo. »

« E' quasi notte fonda, tesoro della nonna, non puoi aspettare con calma domani mattina? Devi riposarti... »

« Ti prego, nonnina...TI PREGO. »

Le sue mani si ricongiunsero di colpo all'altezza del petto, mentre il volto si piegò leggermente verso destra in un atteggiamento che voleva apparire marcatamente supplichevole. Cinque minuti più tardi, stava guidando la vecchia e fedele utilitaria di nonna Amalia attraverso le silenziose e deserte colline del Viterbese, diretta verso la Capitale.

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Aveva atteso inutilmente fino a ben oltre la mezzanotte, seduto sul divano del suo soggiorno, con lo sguardo perennemente fisso sullo schermo del suo telefono, ma Alice non si era fatta sentire. Né una chiamata, né un messaggio.

Immaginava che, dopo aver temuto di non vederli mai più, avesse bisogno di trascorrere del tempo con la sua famiglia, nel rassicurante calore del focolare famigliare, ma - inutile mentire - aveva sperato di poterla sentire.
Anche solo per augurarle la buonanotte.

Dopo il salvataggio, non avevano avuto neppure il tempo di scambiare due parole.
L'ambulanza l'aveva trascinata subito in ospedale per svolgere i dovuti accertamenti medici del caso, per assicurarsi che non avesse risentito delle spiacevolezze che Marchesi le aveva riservato durante la breve prigionia, e immediatamente dopo la sua famiglia era venuta a prelevarla.

Si era appena infilato sotto le coperte, quando il suono del campanello risuonò assordante nel silenzio dell'appartamento, facendolo sobbalzare.
Lo sguardo virò rapido in direzione della sveglia appoggiata sul suo comodino.
Era appena l'1 e 30 del mattino.
Chi diavolo poteva essere a quell'ora?

« ...ti ho svegliato? »

Claudio non ebbe neppure il tempo di metabolizzare la visione inaspettata di Alice, lì in piedi sulla soglia di casa sua, sorridente, che lei si fiondò dentro come una furia, iniziando a sproloquiare a ruota libera come al suo solito.

Era così ispirata che neppure si prese la briga di prendersi un momento per riprendere fiato, dopo aver salito di corsa la lunga scala a chiocciola del condominio.

« Ma è ovvio che ti ho svegliato, che domanda idiota...è l'una di notte! Cos'altro avresti potuto fare? Senti, Claudio, lo so che probabilmente non ti aspettavi di vedermi qui, a quest'ora, ma sentivo il bisogno di parlarti... »

Il volto di Claudio passò rapidamente dallo sconcerto più totale ad una confusa incredulità, per poi allargarsi in un sorriso divertito nel riscontrare una difficoltà quasi comica nel modo in cui Alice stava cercando di spiegargli le ragioni di quella sua improvvisata notturna.

« Alice... »

Provò ad interromperla, ma inutilmente.

Quando prendeva il via in quel modo era praticamente impossibile chiuderle la bocca. Anche se lui conosceva da sempre un metodo a dir poco infallibile per zittirla. Così, con un guizzo repentino del corpo, si mosse rapido verso di lei e, afferrandole il viso tra le mani, le catturò le labbra in un bacio travolgente e quasi disperato, un bacio carico di tutta quella frustrazione e quell'angoscia paralizzante che, così a lungo, avevano tenuto la sua mente sotto scacco.

Alice ebbe una vertigine, forte...spiazzante.

Un po' come un colpo di fulmine nel bel mezzo di una splendente giornata di sole. 
Inaspettato e devastante. Il suo corpo, ormai libero da qualsiasi resistenza, si abbandonò completamente a quello di Claudio, così forte e rassicurante, le labbra che inseguivano come impazzite quelle di lui in un continuo e ardito rincorrersi, mentre le sue mani scivolavano rapide tra i suoi folti capelli scuri, andando a massaggiargli dolcemente la nuca con i polpastrelli.

« ...che c'è? » gli domandò d'un tratto, sentendolo distintamente sorridere contro le sue labbra.

Lui fece un leggero segno di diniego con la testa, dopodiché serrò ulteriormente la presa attorno al suo corpo, stringendolo così tanto a sé da non saper più riconoscere dove iniziasse l'uno e finisse l'altra.

« Ti amo, Alice »  sussurrò infine, riuscendo chissà come a pronunciare quelle parole, riuscendo a mantenere il controllo.

Alice lo guardò, sconvolta, un sorriso incerto cristallizzato sulle labbra delicatamente rosate, e gli occhi che le brillavano di una felicità inaspettata ed incontenibile. Se qualcuno in passato le avesse detto che, un giorno non molto lontano, avrebbe sentito quelle due paroline magiche uscire dalla bocca di Claudio, probabilmente gli avrebbe dato del folle e ci avrebbe riso su.

Perché sì, fino a pochi istanti prima, il solo pensiero che lui potesse essere in grado di dirle una cosa simile, le appariva una follia. Ma ora...

« ...Claudio, io--»

Provò a replicare, ma lui le posò prontamente un dito sulle labbra, zittendola con inusuale dolcezza.

« Non te l'ho detto perché volevo che anche tu lo dicessi a me, volevo solo che tu lo sapessi... »

Si affrettò a sottolineare Claudio, con un tono di voce così intenso e sensuale da far rabbrividire ogni parte del suo corpo.

Fu come se, improvvisamente, si fosse ritrovata "nuda" davanti ai suoi occhi, con l'anima totalmente sdoganata da qualsiasi freno emozionale, ormai pronta a lasciarsi andare completamente a lui.

Niente più ripensamenti o indecisioni.

Se c'era una cosa che quella orribile avventura con Marchesi le aveva insegnato, era che ormai non v'era più spazio per la paura nel suo cuore. O almeno, per un certo tipo di paura...lo stesso che, per così tanto tempo, le aveva impedito di essere felice. 
Davvero felice.

« Ti amo anche io, da morire » ammise a sua volta, con la voce carica di emozione e senza più alcuna traccia d'esitazione, il volto affondato nell'ampio petto di Claudio, alla ricerca di quel calore e di quell'odore così rassicurante che tanto le era mancato durante la prigionia. 
Il SUO odore. Sentì l'abbraccio di Claudio farsi via via più serrato attorno al suo corpo e, anche se lui non disse una sola parola, lei seppe riconoscere in quel silenzio tutta l'emozione di quel comune, folle batticuore.
E questo le bastò.

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« L'intero Istituto di Medicina Legale si è riunito qui oggi per dare un sentito bentornato alla nostra carissima Dottoressa Allevi che, come tutti saprete, ha vissuto un'esperienza piuttosto spiacevole nei giorni scorsi, ma è riuscita ad affrontarla in modo egregio, mantenendo un sangue freddo ed una lucidità invidiabili... »

A quelle parole del professor Malcomess, nell'affollatissima sala del locale si alzò un massiccio vocio carico di consensi e grida di giubilo, accompagnati da un contorno di fischi e applausi scroscianti che tinsero rapidamente il volto di Alice di un'imbarazzante colorazione rosso carminio. Lara e Paolone, poi, calcarono la mano a modo loro urlando a squarciagola il suo nome tra la folla, neanche fossero allo stadio. Perfino la professoressa Boschi, colei che per anni non aveva fatto altro che remare contro la sua carriera a vele spiegate, parve quasi sincera quando le si avvicinò per darle il suo personale bentornato nel team. 

Claudio, al contrario, si mantenne quietamente in disparte per tutto il tempo, godendosi da lontano lo spettacolo di quella piccola celebrazione pubblica che le avevano riservato, sprizzando di quando in quando una giusta dose di fierezza. Alice provò ad avvicinarlo un paio di volte durante la serata, ma c'era sempre qualcuno a sbarrarle il percorso, impedendole di raggiungerlo.

Chi voleva complimentarsi per il modo in cui aveva gestito la situazione, chi le domandava i dettagli più cruenti della prigionia, altri ancora - quelli più dubbiosi - si domandavano ancora per quale motivo quell'uomo avesse scelto proprio lei.

A furia di rispondere alle stesse domande, ancora e ancora, cominciò ad avvertire le prime allarmanti avvisaglie di un imminente cerchio alla testa e si rifugiò fuori dal locale per prendere una boccata d'aria fresca.

Il cielo di Roma si mostrava alquanto terso quella notte, quasi del tutto sgombro di nubi, e nell'aria soffiava una brezza leggerissima e mite che si soffermò ad accarezzarle piano i capelli e il viso teso verso l'alto ad osservare quelle piccole stelle immobili e luminose che vibravano nel cielo scuro e silenzioso. Era così bello poterle guardare di nuovo.
Aveva temuto seriamente di non poterlo fare più, esattamente come aveva temuto di non poter fare più tante altre cose...cose che amava, e a cui si era psicologicamente preparata a rinunciare.  

Era così persa nel ricordo di quei traumatici eventi che quando quella mano le sfiorò con delicatezza una spalla, sobbalzò così bruscamente da rischiare quasi di scivolare giù dal muretto di pietra.

« Scusami, non volevo spaventarti... »

La familiare e carezzevole voce di Arthur bastò a far rallentare in un attimo i battiti impazziti del suo povero, vulnerabile cuore.

« Tranquillo, ho solo--ho ancora qualche piccolo problemino nel controllare le mie emozioni »

Lui accennò un tiepido sorriso, senza dire nulla.

Esattamente come Claudio, anche Arthur sembrava aver capito quanto quell'esperienza l'avesse segnata nel profondo e, a differenza di tutte le altre persone che non facevano altro che vessarla giorno e notte con domande scomode ed insistenti, sembrava del tutto intenzionato ad evitare l'argomento.

« Sono contento che ti senta meglio, Alice » le disse con la sua solita voce rassicurante e quel suo italiano un po' imperfetto che gli donava quel certo fascino esotico che tanto le aveva fatto girare la testa in passato « Ho temuto davvero il peggio quando Yukino mi ha chiamato e mi ha raccontato tutto...credo di non aver mai provato così tanta paura per qualcuno, neppure per me stesso... »

« Arthur--»

« Non fraintendermi, Elis, non ti sto dicendo queste cose nella remota speranza che tu possa decidere di tornare con me...è finita, l'ho capito. E sai, ho capito anche un'altra cosa mentre eri via, una cosa che forse non ero stato in grado di comprendere prima a causa della mia testardaggine. »

Alice aggrottò la fronte, trasmettendogli con un solo sguardo tutta la sua perplessità. Per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a capire dove Arthur volesse andare a parare con quel discorso. Per di più, il solo pensiero che Claudio potesse uscire dal locale in qualsiasi momento e trovarli lì fuori, da soli, la rendeva oltremodo nervosa.

Probabilmente stava solo esagerando, un'eventualità tutt'altro che discutibile, ma i loro precedenti la dicevano piuttosto lunga sull'argomento "momenti imbarazzanti e dove sperimentarli".

« Non avevo capito proprio niente di te, di me...e di Conforti. Me ne sono reso conto il giorno in cui sei scomparsa, quando l'ho incontrato a casa tua. Ho sempre pensato che fosse un coglione arrogante, pieno di sé, narcisista e preoccupato soltanto della sua carriera. Beh, non è così...o almeno...non è così quando si tratta di te. »

Colta da un improvviso e lancinante senso di vergogna, Alice indirizzò rapidamente lo sguardo sulle sue ginocchia. La imbarazzava tremendamente parlare di ciò che provava per Claudio davanti ad Arthur, anche se lui si stava mostrando insolitamente disinvolto nell'affrontare l'argomento.

« Ti ama davvero, Alice...adesso lo so. »

Alice si costrinse a guardarlo negli occhi.
Il suo sguardo era deciso ed intenso come forse non lo era mai stato prima di allora, tanto da farla quasi sentire a disagio.

« Lo amo anche io, Arthur » ammise infine con un debole sorriso, allungando timidamente una mano ad afferrare quella di Arthur, stringendola forte « Sei stato molto importante per me, e voglio che tu sappia che è anche grazie a te se sono diventata quella che sono oggi...e te ne sarò per sempre grata. Ma tutto cambia nella vita...le mode, le persone, i sentimenti. Ti vorrò sempre un bene immenso e non dimenticherò mai quello che hai significato per me, ma credo che l'amore sia qualcosa di diverso. E forse io e te non lo abbiamo mai condiviso realmente. Ci siamo solo illusi che fosse così, perché sentivamo il bisogno di appoggiarci l'uno all'altra per trovare il nostro posto nel mondo...ma ora so cosa si prova nel sentirsi realmente parte di qualcun altro. E sono sicura che un giorno troverai anche tu qualcuno che ti farà provare le stesse cose...perché te lo meriti, Arthur Malcomess »

Arthur la guardò, un leggero sorriso tinto d'imbarazzo ad incurvare le sue belle labbra rosate. Dopodiché strinse forte la mano di Alice nella sua. Una presa serrata e decisa, come se in quel piccolo gesto vi fosse racchiuso tutto il peso di quell'addio.

« Resterai sempre la mia Elis... »

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« Avete finito di confabulare intimamente tu e il Principe Senza Terra? »

Il vocione autoritario e squillante di Claudio risuonò di colpo alle sue spalle, facendola sobbalzare sul posto.

« Mi hai fatto prendere un accidenti, Claudio! » protestò Alice, colpendolo al petto con un debole pugno « Che c'è? Sei geloso, forse? »

Di fronte a quella gretta insinuazione, il sopracciglio bruno di Claudio schizzò così tanto verso l'alto che lei ebbe il forte timore di vederlo scomparire tra i suoi folti capelli corvini. 
Era decisamente geloso. Marcio.

« A volte ti dai davvero troppa importanza, Alice... »

« E tu sei odiosamente adorabile »

« Sei una stronzetta manipolatrice, Allevi, te l'ha mai detto nessuno? »

« Mi inviti a ballare, oppure devo andare a chiederlo ad Arthur? »

Con un'espressione vagamente indispettita, Claudio la agguantò al volo per un braccio e se la trascinò di peso verso il centro nevralgico del locale, tramutatosi in una piccola pista da ballo. Alice si sentì avvampare in volto quando tutti gli sguardi dei presenti si focalizzarono su di loro, compresi quelli della Wally e del Supremo. Claudio, al contrario, non sembrò prestarvi attenzione, occupato com'era a farla volteggiare candidamente al suono di quel vecchio brano di Elton John.

Un comportamento decisamente sospetto, il suo, soprattutto considerando il fatto che tutti sapevano quanto detestasse mescolare il lavoro e la vita privata.

Per giorni, prima del suo rapimento, si era rifiutato di farsi vedere in giro per l'Istituto in sua compagnia per non trasmettere agli altri "vibrazioni equivoche"...così come le aveva chiamate.

E adesso, invece, eccolo lì intento a stringerla tra le braccia con una sensualità ed un trasporto tali da farle girare la testa, alla presenza di mezzo Istituto di Medicina Legale.

« Claudio... »

« Mh? »

« ..forse non lo hai notato, ma ci stanno fissando tutti »

« E allora? »

« Beh, io...scusa, non eri tu quello che detestava mettere in piazza i fatti propri? »

« Si cambia, Sacrofano...si diventa più maturi... »

« Nel giro di due giorni? »

« A volte basta un solo istante... »

Alice sollevò lentamente lo sguardo, scrutandolo con attenzione in volto.
Sembrava dannatamente serio.

« In tal caso...mi piace davvero tanto questo cambiamento, Dottor Conforti » gli sussurrò contro le labbra, cingendogli il collo con entrambe le braccia, la punta del naso che quasi sfiorava quella di lui.

« Non avevo dubbi » ribatté Claudio con espressione divertita, chinandosi verso di lei per unire le loro labbra in un lungo e profondo bacio.

Sarebbe durata una settimana, un mese oppure un anno?
Poco le importava...ciò che contava davvero, era quello che provava in quel momento, tra le braccia di Claudio. Era felice. 

Felice come, forse, non era mai stata prima.
E se anche quella felicità fosse stata fugace, destinata a svanire in un battito di ciglia, intendeva godersela fino all'ultimo istante. 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati alla fine del "viaggio"! Chiedo umilmente perdono per il ritardo con cui ho pubblicato questo capitolo conclusivo, ma ho incontrato qualche difficoltà di percorso che mi ha un po' fatta andare fuori strada, per così dire. Ma l'importante è riuscire a rientrare nei ranghi, giusto? Piaciuto questo finale? Chissà che le avventure del nostro dinamico Duo non procedano un giorno o l'altro...A PRESTO! 

   
 
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