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Autore: sissi04    20/01/2019    2 recensioni
La compagnia di Thorin Scudodiquercia è decisa a mettersi in viaggio verso la Montagna Solitaria, uccidere il drago Smaug e riprendersi la loro terra natia, ma avranno bisogno di due braccia in più.
E se la compagnia avesse un altro membro?
Tra nani testardi, orchi, elfi, amori nascenti o forse no e strane entità, riusciranno i nostri eroi a portare a termine la loro missione e ad uscirne tutti vivi?
Tenetevi forte, ci stiamo per calare nella Terra di Mezzo, in un avventura che cambierà la nostra vita!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ripensò a tutto ciò che era accaduto, tutto ciò che aveva affrontato, il coraggio di chi le era stato accanto, di chi l’aveva cresciuta, la speranza che aveva abbandonato il suo cuore e quello dei suoi amici.
Un turbinio di emozioni incontrollabili prese il sopravvento su di lei.
 No non poteva fare questo dopo tutto ciò che aveva passato; si sarebbe ripresa il Thorin che conosceva ad ogni costo.
 
 «Allora? Qual è la vostra decisione?» chiese Thranduil mal celando l’impazienza che traspariva però chiara dai suoi occhi di ghiaccio; 
 Miriel stava per rispondergli anche sgarbatamente quando l’entrata della tenda si aprì nuovamente, facendole rivedere un vecchio amico.
 «Gandalf!» esclamò trattenendosi dal correre da lui come una bambina, mantenendo la sua posa rigida e composta osservando il vecchio.
 
 «Miriel, vederti mi allieta il cuore, cosa mai fai qua cerco di non domandarmelo anche se credo che la risposta sia Thorin» disse Gandalf sorridendo in maniera forzata a causa dei cupi pensieri che dimoravano nella sua mente saggia.
 «La tua intuizione è giusta saggio stregone, da molte lune il mio cuore sospirava di rivederti. Di molte cose ho bisogno di parlarti» disse  l'altra guardandolo, facendogli intendere dai suoi occhi che si trattava di cose importanti e urgenti.
 
Lo stregone decifrò il suo sguardo e annuì, scurendosi ancora di più in volto, stringendo maggiormente il bastone. 
 
 «In quanto a voi, non ho intenzione di cedere alla tentazione che per un attimo ha offuscato la mia mente; anche se ho rinnegato il popolo che mi ha cresciuta non ho intenzione di tradirlo in modo così esplicito. Già l’avervi consegnato la pietra è per me un dolore» controbatté osservando l’Elfo con un’aria di decisa superiorità, sollevando di poco il mento, un gesto che aveva sempre visto fare da Thror, Thrain e successivamente Thorin.
 
Sire Thranduil non diede segni di sbigottimento anche se ne era pieno in cuor suo «Altezzosa esattamente come una Durin… Bene, la vostra decisione è presa, questo non toglie che le porte del mio reame saranno sempre aperte per voi. 
Vogliate ora accettare la mia ospitalità per la notte, domani all’alba marceremo sulla Montagna e faremo piegare Scudodiquercia al nostro volere, gradirei che ci foste anche voi; dopotutto, il Nano ha un debole per il vostro viso, se la situazione si dovesse complicare siete autorizzata ad intervenire, per il suo bene» disse tranquillo tornando a sedersi sulla sedia con regale compostezza.
 
 «Molto bene, sarò presente domani mattina ma non per vedere Thorin piegarsi, bensì per bearmi della vostra sconfitta e del rinsavimento del mio re» rispose altera per poi seguire, insieme a Gandalf, un Elfo che li condusse alle loro tende.
 
 
Da ormai ore Thorin era immerso nel tesoro, lo prendeva ad asciate come a volerlo distruggere ma ad ogni moneta che tintinnava via se ne sostituiva un’altra, creando così una sadica e infinita tortura per l'orecchio.
 I suoi nipoti lo guardavano dall’alto affranti cercando di pensare ad un modo per farlo tornare in se, farlo ragionare e cercare di alleviargli il dolore ma pareva loro impossibile; sembrava un animale rabbioso perché ferito, che si aggira irrequieto per la sua gabbia indistruttibile, alla ricerca del antidoto a tutta quella sofferenza senza trovarlo.
 
Urlava parole incomprensibili in nanico antico, sconnesse tra loro, senza un senso.
La sua Miriel se ne era andata, era scappata da lui e di chi era la colpa? Perché dopo una vita di giuramenti e promesse lo aveva lasciato?! 
Non riusciva  a comprendere cosa mai potesse esser accaduto tra le mura della loro casa di tanto orribile da farla fuggire.
 
Portò una mano al petto stringendo la loro pietra chiudendo gli occhi, smise anche di urlare e dimenarsi, rimanendo nel silenzio più totale, a parte per il gocciolio lontano di qualche fonte d'acqua a lui ignota.
In quel momento però la ragione di Thorin Scudodiquercia fu nuovamente offuscata dalla malattia del drago, che continuava a corroderlo dall’interno.

Ma certo, uno dei suoi doveva averla importunata, forse proprio coloro di cui si fidava maggiormente.
Dwalin forse, invidioso che lui avesse una tale gemma e lui invece fosse solo come un cane; oppure i suoi nipoti, da troppo tempo seguivano i passi di Miriel e presi dagli ormoni e dalla giovinezza devono aver allungato le mani sui di lei, sul suo… tesoro.

Una furia cieca prese nuovamente il controllo di lui, facendolo urlare con ira e brandire nuovamente la sua ascia, infrangendola contro qualsiasi cosa.
Riuscì a calmarsi diverse ore dopo, quando ormai la notte aveva sostituito il giorno; a mente lucida ma folle andò a svegliare tutta la compagnia, dovevano prepararsi alla guerra.
 
 «In piedi figli di Durin, un branco di pescatori e orecchie a punta ha intenzione di depredarci dell’oro del nostro popolo, noi non glielo permetteremo» disse risoluto con un tono che non ammetteva repliche guardandoli negli occhi, senza vederli però veramente.
 
Subito andarono tutti nelle armerie, spolverando le vecchie e pesanti armature, prendendo tra le mani asce e lame ricoperte di ragnatele ma affilate.
I Nani si stavano preparando alla guerra e mai si sarebbero arresi.
 
 «Mastro Baggins» lo richiamò Thorin una volta che lo vide in fondo al corridoio; lo Hobbit si avvicinò a lui titubante, attendendo.
 «Desidero che indossiate questa» disse il Nano mostrandogli una cotta fatta di uno strano ferro, sembrò emanare luce propria agli occhi di Bilbo ed era facile notare la sua sottigliezza.
 
 «Oh no io non sono un guerriero…» rispose umilmente Bilbo
  «È mithril» mormorò l'altro facendogliela indossare ignorando le sue proteste «Forgiata dai miei padri, nessuna lama può trafiggerla, neanche la più robusta» sorrise leggermente e per un attimo a Bilbo parve di rivedere il Thorin che aveva imparato a conoscere ma durò poco.
 
In un lampo il Nano lo prese per un braccio portandolo in un corridoio laterale.
  «È impossibile che l’Archengemma non sia ancora stata trovata, ho setacciato personalmente il tesoro da cima a fondo; vi è un’ unica spiegazione… » mormorò con tono altero squadrandolo da capo a piedi, lo Hobbit si sentì tremare fin nelle viscere.
  «Uno di loro deve averla rubata; io, Thorin re Sotto la Montagna, tradito dai suoi stessi familiari e da coloro che considerava amici. Solo in voi posso riporre fiducia» lo sguardo folle «Hanno fatto scappare la mia Miriel e hanno rubato la gemma ma di una cosa devono essere certi…» si allontanò da lui mentre, pronti e a passo di marcia, i Nani uscirono in fila dall’armeria.
 
 «Io non mi distaccherò da una sola moneta» sibilò guardandolo negli occhi, le stesse parole che anche Smaug aveva pronunciato a suo tempo.
 Bilbo rabbrividì e annuì in pensiero per l’amica.
 
 
Prima di prendere sonno, Miriel e il vecchio stregone trascorsero il loro tempo a fumare e a discorrere degli avvenimenti di quei mesi trascorsi, primo fra tutti la scoperta delle sue origini, che ancora la lasciavano incredula.
 
 «Capisco la tua sorpresa, questo pensiero tediava da tempo la mia mente, è giusto che tu ne venissi a conoscenza, forse sarebbe stato più opportuno che accadesse attraverso modi più pacifici e garbati ma nessun altro se non sir Thranduil avrebbe potuto spiegartelo meglio» disse il vecchio fumando la pipa, osservando la notte buia, priva di stelle e luna.
 «Forse non è ciò che desideri ma se lo vorrai, potrei aiutarti a scoprire il potere benevolo che hai ereditato da tua madre» proseguì

 «Stai dicendo che mi addestreresti?» domandò Miriel voltandosi a guardarlo con un sopracciglio alzato e un'espressione dubbiosa dipinta in viso.
 «Oh no, non io mia cara, certo qualcosa sulla luce delle stelle so ma non abbastanza per aiutarti; c’è però chi potrebbe, e non è per forza Thranduil» le sorrise bonario dandole una spintarella con la spalla.
 
Miriel parve rifletterci un attimo per poi scuotere la testa
 «No, non voglio sapere nulla di più, tutto ciò che desidero è riavere Thorin come prima e con lui governare il nostro popolo; in ogni caso grazie Gandalf, se mai un giorno le mie sorti dovessero cambiare, prenderò in considerazione la tua offerta, puoi starne certo» sorrise anche lei continuando a fumare e a discorrere con lui finché il sonno non sopraggiunse.      
 
 
 ANGOLO AUTORE: ecco a voi il capitolo n°22!
 Perdonate l'assenza della scorsa settimana ma giovedì scorso mi è venuta la febbre che purtroppo ho ancora oggi.
Anyway, sono riuscita a scrivere e a pubblicare!🤒👏🏻
Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, il conflitto interno che Miriel e Thorin affrontano nello stesso momento per cose differenti è strano e divertente (I DON'T KNOW WHY😂), poi va beh, spero abbiate apprezzato la tenacia di Miriel e i dialoghi con Thranduil e Gandalf.
Fatemi sapere la vostra opinione tramite RECENSIONE!
Ringrazio tutti i lettori silenziosi ai capitoli precedenti.
Prossimo appuntamento, salvo problemi di salute, è per DOMENICA 27 GENNAIO!
Un bacione😘
Sissi04
   
 
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