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Autore: Signorina Granger    21/01/2019    5 recensioni
Raccolta di varie OS dedicate a coppie/singoli personaggi delle mie Interattive.
I: Joseph Richardson
II: Charlotte Selwyn
III: Ivan Petrov/Irina Volkova
IV: Constance Prewett
V: Markus Fawley/Berenike Black
VI: Jude Verrater/Isabelle Van Acker
VII: Jake Miller/Scarlett Anderson
VIII: Nicholas Bennet
IX: Antares Black
X: Gabriel Undersee/Helene Bergsma
XI: Altair Black/Elizabeth Abbott
XII: Aiden Burke/Eltanin Black
XIII: Adrianus Stebbins
XIV: Cecil Krueger/Isla Robertson
XV: Regan Carsen/Stephanie Noone
XVI: Pawel Juraszek
XVII: Phoebus Gaunt/Nymphea McLyon
XVIII: Hooland Magnus/Rose Williams
XIX: Dante Julius/Jane Prewett
XX: Lilian Blackwell
XXI: Oliver Miller/Ingrid Braun
XXII: Noah Carroll/Mairne Connelly
XXIII: Seth Redclaw/Kate Bennet
XXIV: Emil Bach/Rebecca Crawley
XXV: Sean Selwyn
XXVI: Jade Bones
XXVII: Andrew Maguire/Iphigenia Ashworth
XXVIII: Gabriel Greengrass/Elena MacMillan
XXIX: Wyatt Hill
XXX: Erzsébet Bathkein-Horvàth
XXXI: Carmilla Bathkein-Horvàth
XXXII: David Maguire
XXXIII: Maxine Keenan/Erik Murray
XXXIV: Charlotte/Adela/Hector/William/Aurora/Regan/Stephanie
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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An Auror and a Doctor 
 
David MaguireImage and video hosting by TinyPic



Dopo aver studiato per quasi due anni e aver superato innumerevoli esami per diventare Medimago, David decise di non voler semplicemente passare la sua vita tra le mura del San Mungo a curare patologie, a ricucire lesioni e sanare gli effetti di strampalati Incantesimi: molti gli diedero del pazzo per aver cambiato idea, ma il ragazzo decise di diventare un medico legale e nulla gli fece cambiare idea. 
Come sempre, a sostenerlo ci furono I suoi genitori: Iphigenia abbracciò il ragazzo, ormai da anni molto più alto di lei, e mormorò quanto gli volesse bene e quanto fosse fiera di lui in tutto e per tutto mentre Andrew, sorridendo, gli mise una mano sulla spalla e gli assicurò che qualunque cosa volesse fare a loro sarebbe andata bene, purché si sentisse felice e realizzato. 



“Ma non ti farà schifo con quei cadaveri? Bleah, io non ce la farei…”
“Millie, devo farlo io, non tu!”
“Ma non sarà pericoloso, vero?!”
“Marie, I morti non resuscitano per accoltellare il medico legale mentre fa l’autopsia!”
“E se ti trovassi su una scena del crimine in un momento sbagliato e spuntasse fuori il killer?!”
“Imogen, non penso che un assassino tornerebbe sulla scena del crimine vedendola piena di gente!”

“Beh, stai attento.”
“Già, e vedi di non presentarti da noi puzzando da morto, che orrore…”
“Marie, ti prego…”

Andrew sospirò, massaggiandosi una tempia mentre le voci delle tre sorelle lo tartassavano senza lasciargli un attimo di tregua: forse decidere di fare l’allevatore di pony sarebbe stato meglio, almeno non avrebbe dovuto sorbirei le loro manfrine da sorelle protettive.


*


Mentre aiutava Timothy ad impacchettare le sue cose David rivolse un sorriso quasi malinconico alla stanza ormai quasi vuota, parlando con il suo solito tono calmo, pacato e in grado di tranquillizzare chiunque:

“Sono felice per te, non fraintendermi, ma ammetto che sarà strano ritrovarmi a vivere da solo per la prima volta…. Tra le mie sorelle, Hogwarts e poi te sono sempre stato abituato a condividere gli spazi.”
“Potrebbe rivelarsi un cambiamento piacevole, aspetta a sentire la mia mancanza.”

Timothy sorrise all’amico mentre finiva di impacchettare I suoi vestiti, preparando gli scatoloni che avrebbe portato nella casa dove avrebbe vissuto con Elvira dopo le nozze. 

“Beh, ora come ora sento che potresti mancarmi, ma se dovessi cambiare idea te lo farò sapere.”
“Rilassati, verremo a trovarti spesso, conoscendo Elvira si preoccupa userà di venire a controllare se mangi o cose simili.”

“Come se non avessi già abbastanza sorelle apprensive…” 
“Già, che ci vuoi fare, la mia futura moglie ti adora.”


*



David aveva 25 anni e circa un due anni di intenso, ma appassionato lavoro alle spalle – alternandosi tra il San Mungo, il Ministero della Magia e il Quartier Generale degli Auror – quando, nel bel mezzo di un’autopsia al cadavere di un poveretto, fece una curiosa conoscenza. 

Non aveva ancora incontrato l’Auror a cui era stato assegnato il caso, ed era chino sul collo pallido della vittima quando la porta venne spalancata con tanta veemenza da farlo quasi sobbalzare: il suo superiore gli aveva chiesto di partecipare al caso perché sembrava che l’Auror non fosse molto incline a collaborare e molti dei suoi colleghi non volevano più averci a che fare, e David non ci mise molto per intuirne il motivo.

Una ragazza minuta, dalla pelle olivastra, capelli e occhi scuri, sguardo deciso e l’aria di chi non ama essere contraddetta o messa in discussione gli si avvicinò a passo di marcia, guardandolo dritto in faccia:

“Namae Oubaid. Perché ha cominciato senza di me?”
“Salve, sono David Maguire.”
“Le ho chiesto perché ha cominciato senza di me!”
“B-beh, perché pare ci fosse fretta…”

La strega – che a prima vista doveva avere circa la sua età – sbuffò e si avvicinò al corpo tenendo le mani sui fianchi, studiando il cadavere con occhio critico senza aggiungere altro. David non proferì parola, osservandola e temendo di lasciare la stanza su una barella come secondo cadavere della giornata finché la strega non gli rivolse con un’occhiataccia, parlando con uno sbuffo spazientito:

“E allora?! Non ho tutto il giorno, mi dica!”
“Certo, scusi… secondo una prima analisi sembrerebbe morto per strangolamento, ma non ne sono sicuro, credo ci sia bisogno di fare qualche altro esame, sa, per…”
“Lo so, non serve che me lo spieghi, grazie tante. Qualunque cosa debba fare si muova, spilungone: lei faccia il suo lavoro e io il mio, in questo modo non dovremmo avere problemi. Mi chiami quando avrà davvero qualcosa di utile per me.”

Nome girò sui tacchi e uscì a passo di marcia senza nemmeno dargli il tempo di dire altro, lasciandolo a bocca asciutta. 
Forse aveva intuito perché molti non volessero lavorare con quell’Auror… ma per fortuna lui si era già fatto le ossa con donne forti grazie a sua madre e alle sue sorelle.


*


David riuscì a risalire alla vera causa del decesso, un veleno, e fu di grande aiuto a Namae per risolvere il caso di omicidio che le era stato assegnato. 
Grazie al successo – e felice di aver trovato qualcuno in grado di lavorare pacificamente con la strega – il suo superiore iniziò ad assegnare David a quasi tutti I casi di Namae, immensamente sollevato e grato verso l’indole pacifica dell’ex Grifondoro. 

Dal canto suo, David non si sentiva affatto intimorito o a disagio nel dover lavorare insieme ad una donna, cosa che invece sembrava non piacere a molti dei suoi colleghi, specie se la donna in questione era tutto fuorché accomodante. Namae era un vulcano in eruzione e questo il rosso lo capì rapidamente, ma non se ne fece un crucio: infondo la trovava quasi divertente, anche se non aveva il coraggio di dirglielo apertamente, temeva di finire sbranato. 
Sua madre lo aveva cresciuto insegnandogli ad apprezzare le donne forti che volevamo costruirsi la propria strada nel mondo, perciò il ragazzo non aveva alcun problema con l’ambizione di Namae, che una volta capito di non aver a che fare con un retrogrado maschilista prese a trattarlo con un po’ più di gentilezza. 

Ma non troppa, certo: non voleva che lo “spilungone pel di carota” si montasse la testa. 


*


David e Namae, con somma gioia di una Elvira sempre più entusiasta e curiosa di sentire della nuova “amica” di David, iniziarono a passare molto tempo insieme, anche fuori dall’orario lavorativo.
David scoprì così che la strega era nata in Marocco, a Marakesh, e che di era trasferita in Francia da bambina, prima di iniziare a studiare a Beauxbatons. Aveva una famiglia numerosa, con diversi fratelli maggiori, ma con cui spesso non si era trovata in sintonia: fa da bambina aveva palesato un carattere poco incline ad essere contenuto e messo in un angolo. La sua famiglia aveva sempre avuto piani precisi per lei, ossia che si sposasse presto per mettere su famiglia, ma la ragazza aveva progetti diversi e aveva quasi rischiato di tagliare I punti con I genitori quando aveva deciso di andare in Inghilterra per studiare e diventare Auror. 

Sua madre non aveva mai lavorato in vita sua, si era sempre presa cura della sua famiglia, e per la donna immaginare sua figlia fare un lavoro “da uomo” era assolutamente inconcepibile. 
Namae, tuttavia, si era intestardita e, decisa a non cambiare idea, si era trasferita a Londra per entrare alla famosa Accademia, dove prima d’allora si erano diplomate non molte donne, seppur più che in molti altri Paesi europei. 

“Devi essere molto fiera di te, sei venuta da sola in un Paese straniero… non dev’essere stato facilissimo.”
“Oh, lo sono.” Namae aveva sorriso, gli occhi scuri luccicanti, e aveva accennato alle difficoltà che aveva riscontrato nel suo primo periodo in Inghilterra con una scrollata di spalle, asserendo che ormai era acqua passata. 

“Ormai ho la mia vita, il lavoro che volevo, degli amici. Dimmi, quando mi hai conosciuta hai pensato fossi una pazza, vero?” Namae sfoggiò un sorriso divertito e David s8 affrettò a scuoter eil capo, rischiando di farsi andare il caffè di traverso:
“No, cosa te lo fa credere!”
“Oh Maguire, tu non sai mentire, vero? Sei quasi adorabile.”

Namae scosse il capo mentre riprendeva a mescolare lo zucchero nel suo caffè, non badando al leggero imbarazzo del ragazzo, che chinò lo sguardo prima di mormorare qualcosa: 

“G-grazie.” 


*


“Namae?”
“Mh? Non mi distrarre, è importante.”
“Devo chiederti una cosa.”
“Dopo.”
“Ma…”
“Sh!”
“Ma volevo chiederti se ti andava di cenare con me venerdì sera…”
“Sì va bene, basta che mi lasci sola!”

Namae lo liquidò con un rapido gesto della mano, senza nemmeno guardarlo. David esitò ma annuì e sorrise appena, facendo un paso indietro per allontanarsi dalla sua scrivania:

“… Ok. Ci vediamo dopo.”
“Chiudi la porta, grazie.”

“Sei assurda…”
“Mh?!”
“Niente, niente…”


*


David aveva gli occhi di tutti puntati addosso, curiosi da parte della madre e inquisitori per quanto riguardava le sorelle. Quanto a suo padre, se ne stava tranquillo a capo tavola mentre si chiedeva come poter migliorare la ricetta della pasta al forno. 

“Ecco, quello che volevo dirvi è che… da qualche tempo esco con una ragazza.”
“LO SAPEVO! MARIE, TE L’AVEVO DETTO! DA QUANTO?”
“È così importante…”
“Sì diccelo!”
“Beh, credo cinque mesi…”
“Ma cavolo, io pensavo da quattro!”
“Imogen, hai perso, devi regalarmi il tuo vestito blu!”

“Perché ero l’unica a non saperne nulla! Dave, perché non ce ne hai parlato prima?”
“Cara, tu sei ottusa quanto un mulo, scusa se te lo dico.”

Andrew sorrise dolcemente alla moglie, sfiorandole il braccio mentre le figlie di avventavano su David, iniziando a sfornare domande su domande:

“Ma voi come facevate a saperlo?!”
“Non siamo mica nate ieri come la mamma, avevamo I nostri sospetti!”
“Signorina, come dici prego?”
“Ops… scusa mamma!”


*


Namae era terrorizzata all’idea di non piacere alla famiglia o agli amici del fidanzato, che però continuava a rassicurarla sostenendo che sua madre l’avrebbe adorata.
Com’era prevedibile l’Auror fece subito breccia nel cuore di un’Elvira molto entusiasta, che l’accolse con un caloroso abbraccio e trillò contenta che fosse più carina di quanto immaginasse. 

La norvegese aveva l’innato dono di mettere a proprio agio le persone e anche lei conquistò immediatamente Namae, che non riuscì a non trovare adorabile quella ragazza tanto quando suo marito, il migliore amico di David che già aveva avuto modo di conoscere.

Quanto alla famiglia del ragazzo, l’Auror venne accolta altrettanto positivamente da genitori e sorelle, che sembrarono molto soddisfatte dei risultati che la strega era riuscita a raggiungere con le sue mano.

“Allora, cosa ne pensate?”
“Beh, per il nostro fratellino abbiamo standard elevati, ma lei ci piace, vero ragazze?”
“Sì, approvata. Millie?”
“Concordo. Ma il voto finale spetta alla mamma.”

Tutti si voltarono verso Iphigenia, che sbuffò e liquidò il discorso con un rapido gesto della mano:

“Se piace a Dave mi piacerebbe in ogni caso, ma sì, ammetto che mi ha fatto una buona impressione.”

“Evviva! A papà non chiediamo, lui è troppo buono e adorabile per pensare male di chiunque.”
“Questo non è vero!”

Andrew sfoggiò un’espressione contrariata che venne immediatamente sanata dalla moglie, che gli prese il viso tra le mani e lo guardò dolcemente prima di mormorare che era assolutamente vero e, infine, dargli un bacio sulle labbra. 


*


Quando, a due anni dall’inizio della loro relazione, David chiese a Namae di sposarlo lo fece in modo molto poco romantico e decisamente diverso da come si era immaginato: stava lavorando quando Namae lo raggiunse in obitorio sbattendo la porta, esattamente come quando si erano incontrati per la prima volta. 
La strega però questa volta gli corse incontro con un enorme sorriso stampato sul volto, annunciando di aver finalmente risolto un difficile caso che la tormentava da settimane e a cui avevano anche lavorato insieme. David lasciò momentaneamente perdere il cadavere che stava esaminando e rispose al sorriso prima di abbracciarla e sollevarla dal pavimento per baciarla, felice per lei come sempre quando riusciva a mettere un punto ad un caso difficile. 

Probabilmente fu l’euforia del momento, o il fatto che si stesse pensando da qualche giorno, ma le parole “vuoi sposarmi” gli uscirono poco dopo quasi senza riflettere. David, resosi conto di ciò che aveva detto, avvampò e spalancò gli occhi con orrore quando colse lo sbigottimento sul volto di Namae, desiderando di sprofondare, sparire o di potersi rimangiare tutto, magari mandando indietro il tempo di qualche minuto. 

“Come?”
“Merlino, scusa, non volevo… siamo all’obitorio, dove ho la testa…”
“Mi hai appena chiesto di sposarti?! Spilungone, non balbettare e rispondi!”

Namae si mise le mani fui fianchi – anche se l’emozione sul suo volto era papabile – e David, sospirando, annuì senza avere il coraggio di guardarla in faccia:

“Sì. Mi dispiace, volevo chiedertelo…”
David però non finì la frase, tra loro dal poderoso abbraccio della fidanzata, che asserì quanto fosse imbranato e adorabile e che naturalmente l’avrebbe sposato senza farselo ripetere due volte. 

Il medico, dal canto suo, parve sorpreso ma non si lamentò, sorridendo prima di ricambiare la stretta: talvolta essere impulsivi poteva dare buoni frutti, a quanto sembrava. 


*


Isabella,Image and video hosting by TinyPic MayImage and video hosting by TinyPic e Joy Maguire Image and video hosting by TinyPic


David sedeva sulla sua poltrona, in salotto, mentre guardava le tre figlie giocare con i numerosi cugini, i figli delle sue sorelle, al centro della stanza. 
I bambini si erano gettati in un’agguerrita gara di Gobbiglie, e grazie a nonno Andrew, che aveva messo in palio una torta intera, tutti sembravano più che determinati a vincere. 

“May, lancia meglio!”
Isabella, la maggiore delle sue tre adorate figlie, rivolse un’occhiata di rimprovero alla sorella minore, mettendosi le mani sui fianchi e assumendo quello che il padre amava chiamare “lo sguardo di Namae”. Bella poteva anche somigliare più al ramo paterno fisicamente, ma caratterialmente era un micidiale mix tra sua madre e la nonna paterna. 

“Scusa Bella…”
“Bella, non fare pressioni a tua sorella, non si deve vincere per forza.”
“Ma vogliamo la torta del nonno! Forza Joy, lancia, tocca a te.”

“Le torte di tuo padre fanno miracoli, devo dire, ucciderebbero per averne una fetta.”  Quando sentì la voce della moglie David non si voltò, limitandosi ad annuire mentre l’Auror sedeva sul bracciolo, accanto a lui, e gli sfiorava i capelli rossi con le dita. 
“Già, era così anche quando eravamo piccoli noi.”
“Posso immaginarlo. Chissà com’eri adorabile da piccolo…”

“Sono sicuro che puoi immaginare anche questo, visto che le mie sorelle non fanno che ripeterlo!”

David alzò gli occhi al cielo e pensando alle tre sorelle pregò che le figlie da grandi non diventassero come loro, per quanto amasse Marie, Imogen e Mileva. 

“Brava Joy! Questo turno lo vinciamo noi!” Isabella sorrise soddisfatta e fece anche la linguaccia a suo cugino Beniamino, che ricambiò mentre Namae, assistendo alla scena, aggrottava la fronte:

“Anche io vorrei la torta, riflettendoci… non posso partecipare alla gara, vero?”
“Tesoro, per una volta sforzati di eterne a bada il tuo innato spirito di competizione, per favore, almeno con dei bambini.”

“Uffa, va bene. Ma solo perché me lo chiedi tu, spilungone.”

Namae gli diede un bacio sulla tempia prima di alzarsi, suggerire alle figlie di “farli secchi” e poi tornare in cucina dalle cognate, lasciando il marito ad assistere, sorridendo divertito, alla gara all’ultimo sangue di Gobbiglie dei bambini. 






………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Buonasera! 
Ecco anche la OS su David, prima o poi forse riuscirò a rimettermi in pari con quelle che mi mancano in questa Raccolta… e chissà, magari anche in tempi accettabili. 
La prossima sarà ovviamente quella del dolce Lud, chiedo umilmente scusa all’autrice per l’enorme attesa a cui la sto costringendo ormai da mesi. 
A presto, spero!
Signorina Granger 

   
 
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