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Autore: Lamy_    22/01/2019    0 recensioni
[Sequel di ‘Another World’]
Blake Harris e Niklaus Mikaelson sono la coppia più invidiata del quartiere francese. La loro relazione procede a gonfie vele da due anni, ma l’ibrido pensa che sia giunto il momento di compiere un grande passo. A minacciare la loro felicità, però, ci pensano i demoni del passato.
Il loro amore durerà sempre e per sempre?
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO QUARTO: FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI.

“Soltanto per amore amami – e sempre, per l’eternità.”
(Elizabeth B. Browning)
 
Una settimana dopo.
Elijah si aggirava nel palazzo alla ricerca dei suoi fratelli che sembravano essere scomparsi nel nulla. La sera prima avevano fatto tardi per via dell’addio al nubilato che si li aveva visti scolarsi quasi tutte le bottiglie del Rousseau, quindi immaginava che fossero ancora storditi dall’alcol. Dovette ricredersi quando l’odore acre della pittura gli fece arricciare il naso. Si diresse nello studio e trovò Klaus intento a dipingere.
“Fratello, ti ricordo che oggi è il tuo matrimonio. Spero che tu voglia essere in ritardo.”
“Ne sono consapevole.”
Elijah osservò suo fratello, spalle rigide, sguardo concentrato, tutto in lui era fuori tono.
“Sei teso. E’ il grande passo che ti mette in agitazione?”
Klaus bevve un altro sorso di bourbon direttamente dalla bottiglia e continuò a spennellare la tela. Non poteva negare di essere teso, le ultime ore lo stavano tormentando peggio di quanto avessero fatto i sensi di colpa. Stava per sposare Blake, la donna migliore che avesse mai conosciuto, e aveva il terrore di rovinare tutto poiché non era abituato alle relazioni stabili.
“Non sono teso. Sto solo dipingendo. Rilassati, Elijah, non sarò in ritardo.”
“Certo che sei nervoso, stai per sposarti per la prima volta!” esclamò Kol, entrando nello studio. Klaus gli lanciò il pennello che si andò a conficcare nella parete a pochi centimetri dalla sua faccia.
“Noto con disappunto che pugnalarti al petto è servito a ben poco, Kol.”
Kol, irritato dal sorriso strafottente del fratello, staccò il pennello e glielo scagliò contro, ma Klaus riuscì ad afferrarlo prima che gli bucasse un occhio.
“Sei davvero una piaga dell’umanità, Klaus. Mi chiedo come sia possibile che una come Blake voglia sposarti.”
Elijah si mise in mezzo tra i due per impedire ad altri pennelli di volteggiare in aria e ferire qualcuno.
“Chiarito che Niklaus è nervoso e che Kol non impara mai, direi che possiamo proseguire.”
Kol fece una smorfia, girò i tacchi e sparì nella sua stanza.
“Non sono nervoso, sono terrorizzato.” Confessò Klaus pulendosi le mani dalla pittura. Elijah sorrise mentre si versava un goccio di bourbon nel bicchiere e lo gustava con calma.
“Hai paura di una ragazza innocua di venticinque anni? Ti facevo più coraggioso, fratello.”
“Blake non è affatto innocua. Tutto il suo essere mi spaventa, è talmente perfetta da dilaniarmi l’animo. Ho paura di deluderla, di farle del male, e i miei timori potrebbero rivelarsi veri perché sappiamo bene quanto io sia incostante nelle relazioni. Prima di lei non avevo mai pensato a sistemarmi, a sposarmi, ad avere una dimora fissa. Prima di lei non avevo mai pensato che qualcuno potesse amarmi per davvero.”
Lui aveva sempre desiderato una famiglia vera, fatta d’amore e di rispetto, ma nel corso dei secoli il rapporto con i genitori e con i fratelli era stato altalenante e quasi sempre teso al tradimento. Ecco perché Blake rappresentava la speranza di ottenere quell’amore che aveva tanto agognato, ed era lo stesso motivo per cui era terrorizzato all’idea di poterla perdere per colpa del suo caratteraccio.
“Se c’è una cosa che ho imparato negli ultimi anni, è che la paura è una cattiva alleata. Più ti concentri sulle tue paure e più è alta la probabilità che essere si avverino. Hai amato molte donne nella tua vita ma Blake è la sola ad essere rimasta tanto da sposarti e questo la dice lunga sull’importanza della vostra relazione. Sposati e sii felice, Niklaus.”
Klaus abbracciò Elijah come se aggrapparsi al fratello fosse l’unica via di salvezza, come quando erano bambini e si abbracciavano per consolarsi dopo le botte di Mikael.   
 
Blake starnutì per la scia di profumo che Rebekah stava disseminando mentre gironzolava nella stanza. Klaus aveva lasciato l’appartamento all’alba, poiché non avevano rispettato la tradizione secondo cui i futuri sposi dormono separati, e solo dieci minuti dopo il soggiorno era stato invaso dai suoi genitori, dalle sorelle Mikaelson, da Hayley e Hope, e da Josh.
“Preferisci uno chignon semplice? Una pettinatura più elaborata? Magari dei boccoli? Oppure una treccia ornata da perline?” domandò a raffica sua madre Helen, eccitata ed agitata al tempo stesso. Blake, che non aveva neanche avuto la possibilità di bere il suo sacrosanto caffè mattutino, annuiva distrattamente.
“Blake!” strillò Freya per risvegliarla dal suo stato di trance.
“Che c’è?! Vi sto ascoltando, per quando sia difficile ascoltare dieci persone che parlano contemporaneamente!”
“Vuoi dello champagne per calmare i nervi? Funziona, fidati.” Le consigliò Freya, che stava bevendo già il secondo flute della giornata.
“Io ne vorrei un bicchiere, grazie.” Disse Josh beccandosi un’occhiataccia da parte della sua migliore amica. Hope, invece, andò a sedersi in braccio a Blake per abbracciarla.
“Sarai una bellissima sposina.”
“Oh, grazie, streghetta. Meno male che ci sei in questa gabbia di matti.”
Helen le accarezzò i capelli con fare materno, come faceva quando era piccola e la consolava dopo un brutto sogno.
“Bambina mia, devi stare tranquilla. Anche io ero in ansia il giorno del mio matrimonio, ma alla fine è stata una gran fortuna sposare tuo padre.”
Blake avrebbe tanto voluto raccontarle la verità su Klaus, sulla sua vera natura, sul suo passato, ma doveva tenersi tutto dentro. Non poteva condividere i suoi dubbi con Rebekah e Freya, e neanche con Hayley, essendo ormai parte della famiglia. Soltanto con Josh era libera di confidarsi, anche se dopo la morte di Davina evitava di menzionare spesso gli Originali per non ferirlo più del dovuto.
“Lo so, mamma. Considero questo matrimonio come una grande fortuna.”
“Allora non c’è nulla i cui preoccuparsi.” Disse Rebekah con quel suo tono che non ammetteva repliche.
“Non pianterò il tuo fratellino sull’altare, puoi stare serena.”
“Lo spero per te, nessuno vorrebbe un Klaus Mikaelson imbestialito a piede libero in città.” Aggiunse Hayley con una risatina. Blake le fece l’occhiolino, lei era l’unica con cui prendeva in giro l’ibrido. Alfred Harris irruppe nella stanza con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto.
“Scusate l’interruzione, ma di sotto c’è un ragazzone che chiede di poter parlare con Blake.”
“E’ Marcel.” Disse Josh, che stava sbirciando l’amico dalla finestra. Blake, ancora in pigiama, si infilò una felpa e scese in strada. Era mattina presto, perciò faceva ancora fresco, ma il tempo sarebbe migliorato nelle prossime ore. Marcel l’aspettava nell’atrio del portone con un bouquet rotondo di ortensie blu. Blake era totalmente confusa, non credeva che quel giorno lo avrebbe visto nei paraggi del quartiere.
“Marcel, è successo qualcosa?”
“Ciao, Blake. Non è successo niente. Sono qui per consegnarti i fiori e per porti i miei migliori auguri per le nozze.”
La ragazza accettò i fiori con un sorriso incerto, era allibita da quel gesto. Lei e Marcel avevano sempre avuto un rapporto amichevole, in fondo entrambi facevano parte della squadra degli Originali, però le cose erano cambiate dopo la morte di Davina.
“Ehm, ti ringrazio. Le ortensie sono splendide. Come mai questo regalo? Voglio dire, sto per entrare ufficialmente a fare parte della famiglia Mikaelson e dovresti odiarmi per questo.”
“Sei una brava persona, Blake, e stai per compiere un passo importante. Entrare nelle grazie dei Mikaelson è difficile, sono elitari e selettivi, ma essere scelti da loro è un privilegio. Per secoli sono stati la mia famiglia e, malgrado le divergenze, anche tu adesso ne sei un membro. Con questo non perdono Klaus e gli altri per quello che hanno fatto, ma ti accolgo anche nella mia famiglia. Se avrai bisogno di me, io ci sarò.”
Blake si issò sulle punte per abbracciarlo, e in pratica stava abbracciando il primo figlio di Klaus. Per quanto le tragedie spaccassero quella famiglia, non c’era nulla che potesse impedirle di tornare unita. Marcel aveva ragione a sostenere che essere un Mikaelson era un onore, ma era anche coraggio e dolore, era la vita ed era la morte.
“Vorrei che tu venissi alla cerimonia. Non ti chiedo di partecipare anche al banchetto, ma solo di essere presente durante le promesse. Lo so che sei arrabbiato e ne hai tutte le ragioni, ma ti prego di accantonare solo per un’ora la sofferenza. Niklaus ti vorrebbe al suo fianco.”
Marcel sospirò, combattuto tra la voglia di fare a pezzi chi aveva ucciso la sua protetta e la voglia di unirsi ai festeggiamenti.
“Ti concedo un’ora sola, dopodiché tornerò ad odiare i Mikaelson.”
“Non odierai mai i Mikaelson per davvero, Marcel. Sono la tua famiglia.”
 
Klaus aveva provato una tale emozione solo quando era nata Hope. Gli tremavano le mani e non riusciva a smettere di sistemarsi la cravatta. Bevve altro bourbon mentre camminava avanti e indietro nella sua stanza. Il cortile centrale del palazzo era stato addobbato, tutto era stato posizionato con cura, e i camerieri si erano rintanati in cucina in attesa del pranzo. Si girò verso la porta nel momento in cui Hope entrò con un cestino di petali di rosa bianchi. Indossava un vestitino bianco dalla gonna ampia e un fiocchetto viola in vita. I capelli erano stati allisciati e mantenuti da un frontino di brillantini.
“Oh, come è bella la mia principessa!” si complimentò abbassandosi alla sua altezza per baciarle la fronte.
La bambina sorrise e gli diede un bacino sulla guancia.
“Sei bello anche tu, papà. Ti posso confidare un segreto?”
“Certo.”
Hope si guardò intorno attenta che nessuno li ascoltasse, si avvicinò al suo orecchio e si coprì la bocca.
“Blake è stupendissima!”
Klaus, sorvolando sull’uso improprio dell’aggettivo, ridacchiò e la prese in braccio.
“Ne sono sicuro, piccola lupa.”
“Klaus, è ora!” lo avvisò Kol affacciandosi con un sorriso divertito, considerava l’agitazione dell’ibrido ilare. Hope sgattaiolò al primo piano per raggiungere l’ingresso dove sostava la sposa. Klaus trovò Hayley, vestita da un lungo vestito blu, ed Elijah, in uno dei suoi completi costosi, alle loro postazioni da testimoni. Si sistemò sotto l’arco decorato da rose bianche e blu e si raddrizzò la cravatta, dunque prese un bel respiro.
Rebekah occupava il posto dell’officiante, Kol sedeva insieme alla madre di Blake, e il duo di violini era pronto.
“Nik, iniziamo.” Gli disse Rebekah, dopodiché fece un cenno del capo e partì la marcia nuziale. Dall’ombra dei cancelli emerse dapprima Hope che lasciava cadere i petali ad ogni passo, poi una Freya sorridente, e infine Blake accompagnata dal padre e da Josh. Quando Klaus la vide, si commosse perché era una visione celestiale. Indossava un abito tradizionalmente bianco, lungo, con uno scollo significativo, e con un mantello attaccato alle spalline che fungeva da strascico. I capelli raccolti in uno chignon ordinato erano abbelliti da perline e piccoli diamanti. Recava un bouquet di ortensie blu che spiccavano sul candore del suo abbigliamento. Blake sorrideva da quando aveva mosso il primo passo verso l’altare, non riusciva a contenere l’emozione e stritolava il braccio di Josh e quello di suo padre. Niklaus era elegante nel suo completo scuro che gli fasciava alla perfezione il corpo. Elijah lo aveva obbligato a mettere il panciotto e la cravatta sui toni del grigio melange. Nel taschino della giacca era incastrata una rosa bianca. Quando Josh e suo padre si allontanarono, Blake e Klaus condivisero un sorriso. Gli invitati presero posto e i violini smisero di suonare in modo che Rebekah desse il via alla cerimonia. La vampira aprì un piccolo libricino dalla copertina consunta e incominciò a parlare.
“Nel 1930 ho avuto la fortuna di conoscere il poeta libanese Khalil Gibran durante una mostra di arte a New York. Ho assistito Khalil durante i suoi ultimi anni, la malattia lo consumava lentamente, e nei momenti di lucidità mi parlava dell’amore. Sua figlia ha trascritto tutte le sue parole e oggi mi sento in dovere di proporle per sancire l’unione tra Blake e Niklaus. Se aveste chiesto a Khalil cosa fosse il matrimonio, lui vi avrebbe risposto: ‘voi siete nati insieme e insieme starete per sempre. Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni. Ma vi sia spazio nella vostra unione, e tra voi danzino i venti del cielo. Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore; piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime. Riempitevi l’un l’altro le coppe. Datevi sostentamento reciproco. Cantate e danzate insieme. Siate l’uno il rifugio dell’altro. Donatevi il cuore.’. Ho vissuto una lunga vita insieme a mio fratello e, posso giurarlo, non l’ho mai visto tanto innamorato. E sebbene io conosca Blake da soli cinque anni, ho fiducia in lei che custodirà il cuore di Nik. Sono due personalità opposte, come il bianco e il nero o come il giorno e la notte, ma la loro forza risiede nello stare insieme. Ora, come è consuetudine, scambiatevi le promesse e gli anelli.”
Kol, che alla fine si era lasciato convincere, consegnò loro uno scrigno di diamanti, appartenuto a chissà quale re o regina, nel quale erano deposte le fedi. Elijah alle spalle del fratello sorrideva soddisfatto, finalmente nella loro vita tormentata stava accadendo qualcosa di bello come lo era stata la nascita di Hope. Klaus afferrò dolcemente la mano sinistra di Blake mentre con l’altra prelevava la fede.
“Blake, sappi che io ho scelto te. Nel silenzio della notte, ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te. Nell’incanto dell’aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell’arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gioia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te. Sono un uomo dal carattere difficile ma tu riesci a tenermi testa meglio di chiunque altro perché sei il perfetto equilibrio. Sei incredibile, Blake Harris, e io adoro tutto di te. Adoro quando prepari montagne di dolci e mi obblighi a farti da assaggiatore. Adoro il fatto che il tuo profumo resti sui miei vestiti dopo aver passato la giornata insieme. Adoro che tu sia la prima persona con cui voglio parlare al mattino e l’ultima prima di chiudere gli occhi. Ebbene, io prometto che continuerò a sceglierti e adorarti ogni giorno della mia vita perché, malgrado tutte le insidie che incontreremo lungo il cammino, io troverò la forza nel tuo amore. Sempre e per sempre.”
Quando il cerchietto d’oro le scivolò all’anulare, Blake sorrise raggiante come non mai. All’interno della fede era stata fatta incidere quella promessa: sempre e per sempre. Con le mani tremanti per l’emozione, Blake prese la fede e la baciò.
“Come al solito mi lasci senza parole, sei un abile oratore, e non mi aspettavo niente di meno da te nel nostro giorno. Negli ultimi cinque anni ci siamo sempre spalleggiati a vicenda, abbiamo affrontato insieme ogni avversità, abbiamo sofferto e abbiamo gioito, e tutto ciò ci ha condotti qui oggi. Sei il mio primo amore, Niklaus, e sarai anche l’ultimo perché non posso immaginare una vita senza di te. E sinceramente nemmeno voglio viverla una vita se non ci sei tu! L’amore per noi è verità, perdono, fiducia, speranza, è quello che Shakespeare ha definito come il faro che non vacilla mai nemmeno in mezzo alla tempesta. Allora io ti prometto di avere la pazienza che l’amore richiede. Di parlare quando le parole sono necessarie e di restare in silenzio quando non lo sono. Di considerare la tua casa e la tua famiglia la mia casa e la mia famiglia. Ti prometto di non dimenticare mai che questo è un amore che capita una sola volta nella vita. Sempre e per sempre.”
Dopo che Blake gli mise la fede al dito, Klaus prese un bel respiro per placare la miriade di emozioni che gli stava ingombrando la gola. La madre e la nonna di Blake stavano piangendo, così come Hayley e Freya, mentre Rebekah tirava su col naso per darsi la possibilità di proseguire.
“Pertanto, per il potere conferitomi da me stessa, vi dichiaro ufficialmente marito e moglie!”
Klaus non perse altro tempo e intrappolò Blake in un bacio intenso, fatto di sorrisi e promesse nascoste. Freya scoccò le dita e cadde giù una pioggia di petali blu e bianchi. Gli invitati esplosero in applausi, fischi, e schiamazzi.
“Ti amo.” Mormorò Blake sulle labbra dell’ibrido, che in tutta risposta la baciò ancora.
“Ti amo anche io, non immagini quanto.”


Blake rimase stupita dalla velocità con cui i camerieri soggiogati avevano smantellato le panche per disporre tavoli e sedie. Il cortile era illuminato da lanterne di ogni dimensione posizionate in alto e lungo il perimetro dei muri. Rose bianche e blu ornavano lo spazio, i petali erano disseminati per terra, e le tovaglie si abbinavano ai fiori. Sorrise quando sua madre le andò incontro per abbracciarla.
“Bambina mia, sei meravigliosa! Le vostre promesse sono state toccanti e sincere, davvero preziose.”
“Lo avevo capito, hai pianto per tutto il tempo!” rise Blake.
“Non prenderti gioco della tua mamma, signorina. Però una curiosità devi togliermela: com’è possibile che Rebekah fosse viva negli anni ’30? E’ così giovane!”
“Ehm, beh, ecco … Rebekah …”
Hayley aveva assistito alla scena, quindi si congedò dal padre di Blake per avvicinarsi a loro. Costrinse Helen a voltarsi e fissò gli occhi nei suoi.
“Helen, mi ascolti attentamente. Di questo matrimonio lei ricorderà solo le note positive. Si è commossa, ha mangiato, ha brindato, si è divertita. Non ricorderà nulla che abbia a che fare con i vampiri, i lupi e le streghe.”
“Non ricorderò nulla.” Ripeté confusa Helen, ma l’attimo dopo sorrise di nuovo e tornò da suo marito.
“Grazie per averla soggiogata, non credo che avrebbe reagito bene a tutte le stranezze.” Disse Blake osservando i suoi genitori chiacchierare allegramente con una strega.
“Elijah ha soggiogato tuo padre, perciò puoi goderti la festa senza preoccupazioni. Siamo una bella squadra!”
“Puoi contarci!”
Hayley si allontanò quando vide Klaus farsi strada per arrivare da Blake. Hope stava giocando con Kol e Megan, la cugina della sposa.
“Ho intravisto Marcel durante la cerimonia. Deduco sia stata una tua idea.” Esordì Klaus, stranamente rilassato.
“Il bouquet è stato un suo regalo, così ho colto l’occasione per invitarlo. E’ stato riluttante dapprima, ma alla fine sono riuscita a convincerlo a presenziare almeno alla cerimonia. Lo so che non è molto e che avrei dovuto fare di più.”
Klaus le sollevò il mento e le diede un bacio a stampo per cancellare il suo broncio.
“Blake, sei stata grandiosa. Io neanche ci speravo più di vedere Marcel oggi. Grazie per averlo reso possibile.”
A Blake si strinse il cuore a saperlo così fragile per questione di Marcel. Per lui era come un figlio, avevano vissuto insieme per secoli, e quella distanza lo stava uccidendo. Gli poggiò le mani sul petto come a volerlo consolare.
“Andrà tutto bene, Niklaus. Niente è perduto. Adesso siamo una famiglia a tutti gli effetti e riusciremo a ritrovarci con Marcel. Insieme possiamo farcela, lo abbiamo promesso.”
Klaus finalmente sorrise, e si sentì risanato da quel supporto. Blake non falliva mai nel renderlo felice.
“A questo punto non ci resta che aprire le danze, mia cara.”
Blake accettò la mano che suo marito le stava porgendo e insieme raggiunsero il centro del cortile. Elijah con un gesto della mano ordinò alla band di suonare il brano riservato al primo ballo degli sposi.
“Sono un disastro quando si tratta di ballare.” Disse Blake, frattanto che Klaus le stringeva la mano e posava l’altra sulla sua schiena.
“E’ per questo che balliamo, perché tu possa umiliarti davanti a tutti. Credevo fosse chiaro.”
“Sei un vero idiota!” disse Blake ridendo e affondando la guancia contro il suo petto. L’ibrido l’attirò a sé e si lasciò ristorare dal suo calore e dal suo profumo.
“Almeno sono un idiota che sa ballare!”
“Non essere altezzoso, Mikaelson. Comunque, prima ti ho visto in compagnia di mia nonna. Di cosa parlavate?”
Klaus la fece volteggiare per poi avvicinarla di nuovo. Intorno a loro tutti stavano ballando, incluso Kol che era stato trascinato in pista da Hope.
“Mi ha detto che devo stare attento perché, se ti faccio del male, lei mi sgozza letteralmente. Sai, tua nonna è davvero persuasiva con le minacce.”
Blake lanciò un’occhiata a sua nonna, che stava chiacchierando con Josh di cucina, e ridacchiò.
“Tu sarai anche il terribile ibrido originale, ma mia nonna può essere peggio.”
Klaus sorrise contro la sua spalla, immaginando che nonna e nipote avessero lo stesso carattere determinato.
“Farò attenzione. Inoltre, mi ha chiesto se abbiamo intenzione di avere un figlio.”
Il sorriso di Blake si spense e il loro ballo rallentò, era rimasta allibita.
“E tu cosa le hai detto?”
“Che non ci abbiamo ancora pensato e che, se dovesse capitare, sarà ovviamente un lieto evento. Volevi che le dicessi altro?”
“No, la tua risposta è stata esauriente.” Disse Blake, dopodiché gli baciò lentamente le labbra un po’ perché voleva e un po’ per sviare quel discorso serio. Klaus si girò quando avvertì Alfred alle sue spalle.
“Posso ballare con mia figlia?”
“Certamente.” Replicò l’originale lasciando le mani di Blake al padre. Prima che si allontanasse dal centro, Hope gli corse incontro e lui la prese in braccio al volo.
“Ehi, principessa, va tutto bene?”
“Sì, papà. Balliamo insieme? Zio Kol si è annoiato.”
Klaus scorse Kol insieme alla cugina di Blake, sorridevano e parlavano, almeno per quella sera avrebbe accantonato il dolore per Davina.
“Balliamo, sua maestà!”
Hope si accoccolò contro il suo petto mentre lui ondeggiava e abbracciava forte sua figlia, guardando sua moglie sorridere con il padre. Dall’altro lato del cortile Elijah, impegnato in un lento con Hayley, gli fece un cenno del capo. Loro si capivano solo con gli occhi, ogni parola era superflua. Avevano trovato finalmente l’amore che bramavano da quando erano bambini. Soprattutto Klaus poteva godersi sua figlia e sua moglie senza i timori che Mikael aveva instillato in lui. Sarebbe stato un uomo migliore, lo prometteva a sua figlia, a Blake, ai suoi fratelli, e a se stesso.
 
Erano circa le undici quando Blake si defilò in camera di Klaus con una scusa. La verità è che le scarpe le stavano mordendo i talloni e aveva bisogno di toglierle. Avevano mangiato, avevano ballato, avevano riso fino ai crampi, e si erano commossi alle parole dei parenti, e la stanchezza incominciava a farsi sentire. Chiusa la porta a chiave, si sedette sul letto e si sfilò le scarpe, poi si distese per riposarsi. Sussultò quando il legno cigolò e Klaus comparve alla sua vista.
“Diamine, mi hai fatto spaventare!”
“Stai bene? Ti sei rifugiata qui e ho pensato che qualcosa non andasse.”
“Mi fanno male i piedi, non sono abituata a sopportare i tacchi per tante ore.” Disse Blake indicando le costose scarpe abbandonate sul pavimento. Klaus si appoggiò al comò di fronte a lei e si liberò della cravatta, anche lui non era il tipo che soffriva quel capo d’abbigliamento.
“Rebekah mi ha confessato un segreto interessante.”
A Blake non piacque la malizia con cui gli occhi azzurri dell’ibrido stavano percorrendo il suo corpo.
“Di che si tratta?”
Klaus si accomodò accanto a lei e le accarezzò la porzione di pelle lasciata esposta dallo scollo dell’abito. Con l’indice scese verso il seno, verso l’addome, e infine verso la coscia sinistra, dove i suoi polpastrelli incontrarono qualcosa.
“Rebekah e Freya ti hanno obbligata a indossare la giarrettiera.”
Blake si coprì la faccia con le mani, imbarazzata e irritata dalla lingua lunga delle due sorelle.
“Non volevo dirlo a nessuno. Non avrei mai messo in scena lo spettacolino secondo cui mi sfili la giarrettiera davanti a tutti. Mi sono opposta, ma quelle due sono dotate di un efficace potere di coercizione.”
Klaus dovette convenire con lei, le sue sorelle sapevano essere decisamente autoritarie quando si impegnavano.
“Adesso la porta è chiusa e ci siamo soltanto noi, perciò credo sia importante rispettare la tradizione.” Mormorò Klaus con un sorriso felino sulle labbra.
“Da quando tu rispetti le tradizioni? Sei un farabutto!” ribatté lei, sebbene ridesse sotto i baffi.
“Impari l’importanza delle tradizioni quando vivi a lungo.”
“Oh, non lo metto in dubbio.”
Blake si morse le labbra quando Klaus si inginocchiò dinnanzi a lei, come quando le aveva proposto di diventare sua moglie.
“Mi è concesso?” domandò l’ibrido con voce suadente. Blake si limitò ad annuire, rapita dai suoi movimenti. Klaus allora adagio le sollevò il vestito per far risalire le dita lungo le gambe fino alla giarrettiera. Ogni tocco faceva rabbrividire la ragazza provocandole la pelle d’oca. Quando la giarrettiera fu tirata giù, Blake trasalì. Klaus era abile, ogni suo gesto era preciso e letale. Si rigirò il pezzo di stoffa tra le mani con un sorriso compiaciuto, poi lo conservò nella tasca interna della giacca. Stavano per baciarsi quando qualcuno bussò ripetute volte.
“Piccioncini, siamo al taglio della torta. Sbrigatevi a scendere. Avete tutta la notte per fare quello che state facendo.” Tuonò la voce di Freya, che era divina nel suo tailleur-pantalone bordeaux.
“I nostri invitati ci reclamano.” Disse Blake aggiustandosi le pieghe del vestito e prendendo Klaus per mano.
Tutti gli ospiti circondavano gli sposi intorno alla torta a cinque piani, preparata da Blake, coperta da glassa blu e decorata da piccole rose bianche, i colori del matrimonio. Helen non smetteva di singhiozzare e Alfred continuava a passarle montagne di fazzoletti per asciugare le lacrime, mentre nonna Harris si scolava un altro flute di champagne. Elijah cingeva il fianco di Hayley e il povero Kol era capitato tra le scalpitanti Rebekah e Freya. Hope, invece, stavano in mezzo a Blake e Klaus, voleva partecipare al taglio.
“Vuoi tagliare tu la torta, streghetta?” le chiese Blake, al che la bambina annuì energicamente. Klaus le affidò il coltello e la mise in piedi su uno sgabello perché raggiungesse il piano più alto del dolce.
“Vai, principessa.”
Hope affondò il coltello nella torta e ne tagliò un pezzo dalla forma frastagliata, ma bastò a scatenare applausi e fischi. In quell’istante nel cielo esplosero coloratissimi fuochi d’artificio, un regalo di Josh. Blake circondò il collo di Klaus con le braccia e si baciarono mentre sopra di loro la notte si illuminava di luci.
“Felice matrimonio, signora Mikaelson.”
 
Erano le due del mattino quando Blake e Klaus rincasarono. Il quartiere brulicava ancora di gente, esseri soprannaturali e turisti, e loro passeggiavano mano nella mano tra quella miriade di luci, suoni e odori. Non appena misero piede in casa, Blake si tolse di nuovo le scarpe e si fiondò in bagno per districare le perline dai capelli.
“Ahia! Che dolore! Ahia!”
Klaus si affacciò e la vide concentrata a tirarsi via le decorazioni dalle ciocche, perciò si cimentò ad aiutarla.
“Ci vuole pazienza con certe cose, Blake.”
“Ad esempio, a stare con te ci vuole pazienza.” Lo canzonò lei facendogli la linguaccia attraverso lo specchio. Klaus sorrise, alle volte quella ragazza si dimostrava più infantile di Hope.
“Ti dispiace che i tuoi parenti siano ripartiti così presto?”
Blake aveva dovuto salutare i genitori, la nonna e il resto della famiglia in aeroporto. Partivano presto perché l’indomani c’era chi tornava a lavorare e chi a scuola.
“Abbastanza. A Natale passeremo le vacanze dai miei genitori, vero? Vorrei portare Hope a Castle Combe, le piacerebbe molto.”
Klaus sganciò l’ultimo brillantino e lo lanciò nell’astuccio che la ragazza teneva in mano. La sua espressione era meditabonda, stava riflettendo su quanto fosse assurdo per una creatura come lui vivere una vita normale, sposarsi, trascorrere le vacanze dai suoceri, avere una figlia.
“Niklaus, va tutto bene? Mi dispiace che la mia idea ti abbia infastidito.”
L’ibrido alzò gli occhi su di lei e sorrise, era minuta ma la sua personalità valeva per cento.
“Non mi ha infastidito la tua idea, anzi la trovo perfetta. Tu vivi costantemente con la mia famiglia ed è giusto che io passi del tempo con la tua. Inoltre, Hope è anche un po’ tua figlia adesso e penso che portarla a Castle Combe la renderebbe entusiasta.”
Blake gli accarezzò gli zigomi con i pollici con fare materno e lui socchiuse gli occhi per dimenticare il mondo in quelle mani.
“La normalità non ti deve spaventare. Per secoli hai vissuto come un nomade, senza radici, senza qualcuno da cui tornare. Ora ti ritrovi con una figlia, una moglie e una fissa dimora, e sai che ogni sera dovrai tornare da noi. Può essere terrorizzante, certo, ma da oggi in poi non sarai più solo. Che poi di normale nella nostra vita non c’è niente, insomma Elijah e Hayley hanno soggiogato tutta la mia famiglia perché ricordassero solo l’aspetto ‘umano’ del nostro matrimonio!”
Scoppiarono entrambi a ridere al pensiero che tutti avrebbero avuto ricordi sconnessi e confusi delle loro nozze, ma a loro andava bene così.
“Ho paura di perdere. Di perdere te, Hope, quel poco di buono che sono riuscito a costruire. Non sono pratico con le relazioni, Blake. Sono un disastro. Rovino tutto quello che tocco.”
Klaus si stava arrovellando in una marea di pensieri e di parole, era timoroso, preoccupato, disperato. Era stravolto, e i suoi occhi azzurri erano lucidi. Blake era una delle poche ad averlo visto nel suo lato più fragile e umano. Gli strinse le mani al punto da far sbiancare le nocche.
“Ehi, Niklaus, basta. Va tutto bene. Ci sono io conte. Andrà tutto bene. Lo so che la famiglia e l’affetto che ne deriva per te sia un concetto astratto perché Mikael ti ha fatto credere di non meritare di amore, di non essere in grado di far parte di qualcosa. Però io sono qui, i tuoi fratelli sono, Hope è qui a riprova di quanto tu sia degno di essere amato. Qualunque cosa accada, non dimenticare mai che non sei solo.”
Klaus, sovraccarico di emozioni, avvolse le braccia intorno ai fianchi di Blake e premette la fronte contro la sua spalla. Blake sospirò, odiava vederlo in quelle condizioni. Tutte le botte, gli insulti, i tormenti causati da Mikael avevano prodotto in lui una spaccatura che non si rimarginava. Fece scorrere le dita tra i suoi capelli biondi per calmarlo, come faceva con Hope perché si addormentasse.
“Niklaus, calmati. Lui non può farti più male. Va tutto bene, amore. Sei al sicuro.”
“Ti amo da morire, Blake.”
“Tu non puoi morire, Mikaelson!” esclamò divertita Blake scaturendo in lui una risata.
“Questo non cambia il fatto che io ti ami immensamente.”
“Tu sei un vero adulatore, signorino!”
Mezz’ora dopo Klaus sedeva sul divano con in mano un bicchiere di bourbon mentre i raggi della luna filtravano attraverso le persiane. Blake era stata costretta a lavarsi i capelli a causa dell’abbondante quantità di lacca che Freya le aveva spruzzato, ed era finita per farsi una bella doccia calda. Ritornò in soggiorno in camicia da notte disseminando la fragranza del bagnoschiuma dappertutto.
“Impedirò a tua sorella di mettere ancora mano sui miei capelli, non è brava come parrucchiera.” Esordì, andandosi a sedere sulle gambe dell’originale. Era rimasto in pantaloni e in camicia, ormai semi sbottonata, e i ricci si stavano ammorbidendo dopo una giornata intera.
“Poco importa, in fondo ci si sposa una volta sola.” Replicò Klaus con un ghigno, poi sorseggiò altro liquore. Blake pose la testa sulla sua spalla e giocherellò con il colletto della camicia.
“Noi saremo sposati fino alla mia morte, poi tu potrai sposarti ancora.”
“Non morirai, Blake. Ho già pensato a tutto io.”
“In che senso?”
“Ho trovato una soluzione al nostro piccolo problema. Tra qualche anno, quando sarai pronta, ti trasformerò in un vampiro.”
Gli occhi scuri di Blake saettarono su di lui come una freccia scagliata da un arco.
“Vuoi trasformarmi?”
“Sì, è l’unica soluzione che abbiamo. Non posso perderti, tesoro, e non ho intenzione di farlo. Posso garantirti la vita eterna al mio fianco e farò il possibile perché ciò avvenga.”
“E se io non volessi diventare un vampiro? Ci hai pensato a questa eventualità?”
Klaus bevve un altro sorso, incurante dello stato d’animo turbato di sua moglie.
“Certo che ci ho pensato. Sapevo che avresti obiettato, è nella tua indole contraddirmi su tutto.”
“Niklaus Mikaelson, ti pianto un paletto di quercia bianca nel cuore se solo provi a rinfacciarmi il mio carattere!”
“Ops, mi sa proprio che sono colpevole.” Sussurrò Klaus contro il suo collo, dopodiché lambì la pelle tesa con baci roventi. Blake sospirò irritata, sapeva di non poter resistere a quella tentazione.
“Niklaus, la trasformazione non fa per me. Non è in sintonia con il mio modo di essere.”
Klaus sorrise sornione continuando a tempestarle il collo di baci.
“Io per te rappresento tutti i peccati che non hai mai avuto il coraggio di commettere, tesoro.” disse, citando Oscar Wilde. Blake, scombussolata da quelle attenzioni, gli afferrò il mento e lo baciò con foga. Klaus aveva ragione, tutto il suo essere era immorale e lei ci era cascata appieno nella sua rete peccaminosa senza pentirsene. Blake gli serrò le gambe intorno ai fianchi e l’ibrido le artigliò le cosce indirizzando entrambi in camera da letto. Non appena la schiena della ragazza atterrò sul materasso, procedette rapida a sbottonargli la camicia e farla cadere sul pavimento. Il fisico statuario di Klaus la sorprendeva sempre, era di una bellezza sconvolgente. Tastò ogni singolo muscolo, spalle, petto, addome, per sentirne la fattezza tonica sotto i polpastrelli. Le agili dita dell’originale le abbassarono le spalline della camicia da notte per avere a disposizione più pelle da baciare, collo, spalle, scapole, e giù verso il seno. La spogliò dell’indumento in un attimo per ammirare la meraviglia di quel corpo formoso che conosceva nei dettagli.
“Le curve del tuo corpo sono pura arte. Ne sono esterrefatto.”
Blake arrossì, non era abituata a quella spontaneità dell’ibrido e ogni volta ne rimaneva sorpresa. Poi le labbra di Klaus disegnarono un percorso di baci dal collo verso il ventre per concludersi nell’interno coscia. La ragazza annaspava sotto quella bocca fredda e piena, capace di farla tremare. In un baleno si ribaltarono le posizioni, adesso Blake gli stava sopra e gli baciava ogni centimetro di torso scoperto. Klaus gemette quando lei lo liberò dai pantaloni. Si baciavano con passione, stringendosi, accarezzandosi. Era un sensuale groviglio di corpi.
“Voglio morderti, Blake. Ho bisogno del tuo sangue.”
Blake si scostò per guardarlo negli occhi liquidi di desiderio. Si spostò i capelli sulla spalla destra e piegò la testa per dargli accesso al collo. Klaus annusò l’odore del sangue che scorreva sotto la pelle, quindi sfoderò i canini e affondò nella carne. Il sapore del sangue gli esplose in bocca mandandolo in visibilio. Succhiava piano per godersi ogni sorso, e Blake ansimava di secondo in secondo.
“Niklaus, basta.” Disse con la foce ridotta ad un filo. Klaus si staccò subito preoccupato di aver rovinato tutto.
“Stai bene? Ti ho fatto male?” le chiese dolcemente pulendosi le labbra col dorso della mano. Blake scosse la testa e sorrise, era serena.
“Non mi hai fatto male. E’ stato estremamente piacevole, però vorrei avere le forze per far proseguire la nostra prima notte di nozze.”
Klaus ghignò mentre le ripuliva il collo con un fazzoletto con accurata precisione.
“E la mia adorata moglie come intende proseguire la nostra prima notte di nozze?”
“Così.” Disse Blake, dopodiché lo spinse sul materasso e riprese a baciarlo con lussuria. Si spogliarono in fretta degli ultimi indumenti per perdersi tra le lenzuola di quel letto che li aveva uniti più volte. I loro corpi si fusero lentamente, le mani si cercavano avide di pelle, le labbra sorridevano e si baciavano. Klaus, che era abituato ad essere in posizione dominante in ogni aspetto della vita, in intimità lasciava che fosse Blake a condurre i giochi. La ragazza era in grado di destabilizzarlo, di annebbiargli i sensi, lo rendeva ebbro. Quella notte fecero l’amore nel modo più coinvolgente e viscerale, continuarono fino alle prime luci dell’alba.
 
Quando Klaus si svegliò, notò dapprima il letto vuoto accanto a sé e poi i vestiti impilati in ordine sulla sedia. Si mise seduto con la testa contro la testata e si passò le mani tra i capelli. Era stranamente stanco, aveva dormito poco perché aveva preferito ammirare sua moglie distesa accanto a sé per imprimere quell’immagine nella mente e nel cuore. Avrebbe ricordato quel momento se le cose, alla fine, fossero andate male.  La sua riflessione fu interrotta dall’arrivo di Blake, che si lanciò su di lui come una bambina.
“Buongiorno, Mikaelson!”
“Buongiorno a te, tesoro. A cosa devo questo assalto?”
“Perché questa volta sono io che ti ho fatto un regalo.”
“E sarebbe?”
Blake si allungò per tirare fuori dal comodino una busta e gliela sventolò davanti agli occhi.
“Sono i biglietti per il nostro viaggio di nozze. Ti porto a Sumbawa, una paradisiaca isola indonesiana!”
“E io che avevo già organizzato due fantastiche settimane in giro per la Spagna. Beh, a questo punto direi che potremmo approfittare di entrambi i viaggi.”
Blake rimase meravigliata, neanche questa volta era stata capace di superarlo in fatto di sorprese.
“Okay, approfittiamone! Josh potrà occuparsi della pasticceria per tre settimane.”
“Sei felice, tesoro?” le domandò Klaus accarezzandole le cosce nude.
“Sì. Sei tu la ragione, Niklaus.” Sussurrò Blake, poi lo intrappolò in un bacio affiatato. Klaus la fece stendere sotto di sé e le riempì di piccoli baci il collo facendola ridere per il solletico.
“Tu sei la mia occasione, Blake. Mi fai venire voglia di essere migliore, e credo di poterci riuscire con te.”
Blake fece incastrare le dita con quelle dell’ibrido, le loro fedi luccicarono nella fioca luce del sole.
“Tu puoi farcela ad essere migliore, ho fiducia in te. E io sarò al tuo fianco sempre e per sempre.”
“Sempre e per sempre.”
Si abbracciarono, il giorno sorgeva e loro si amavano più che mai.
 
Salve a tutti! ^_^
Klaus ha avuto il suo lieto fine e ha conquistato l’amore della sua vita.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie per aver seguito la storia.
Sicuramente tornerò con la terza parte, quindi state all’erta.
Alla prossima.
Un bacio.
 
Ps. Perdonate eventuali errori di battitura.
 

 
  
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