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Autore: Caterina_98    23/01/2019    1 recensioni
A quella volta in cui Harry si addormentò in autobus
Louis conosceva un buon posto dove mangiare
E i loro baci sapevano di vodka.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bentornati amici!!
Sono di nuovo qui, con un altra Larry che spero possa entusiasmarvi.
Vi auguro buona lettura e vi invito a lasciare qualsiasi commento o critica vi passi per la testa!
All the love, Cate. 




Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, troppo impegnato a ripetersi nella mente gli argomenti che per settimane aveva studiato e troppo agitato per potersi concedere qualche ora di sonno.

L’università, quel meraviglioso mondo in cui ventiquattro ore al giorno non sembravano più sufficienti per vivere e preparare la sessione di esami contemporaneamente.

Si passò una mano tra i ricci che gli ricadevano davanti agli occhi, mentre a passo spedito si dirigeva alla fermata dell’autobus, con la borsa dei libri tenuta su una spalla, che oscillava avanti e indietro ad ogni suo passo.

La tensione che nei giorni precedenti aveva accumulato era scemata con l’inizio della prova, e ora, finalmente in libertà, già pregustava il letto morbido e una bicchiere di smoothie naturale come premio per la sua tenacia.

Aspettò solo qualche minuto prima che l’autobus accostasse al margine della strada per farlo salire, occupò uno dei posti in cui gli ultimi raggi del sole scaldavano l’aria, infilò le cuffie e prese ad osservare l’alternarsi di case e vie che scorreva fuori dal finestrino.

Lottò contro le sue palpebre che minacciavano di chiudersi, ancora pochi minuti e sarebbe arrivato a casa, doveva resistere al sonno.

Superarono un parco in cui bambini di ogni età giocavano tra loro, un serie di negozi e innumerevoli abitazioni di mattoni rossi.

Posò la testa contro il finestrino mentre le oscillazioni del veicolo lo cullavano e nonostante la sua mente cercasse di convincerlo che addormentarsi sull’autobus non fosse la scelta migliore, chiuse gli occhi, e si lasciò accarezzare dal torpore di una sera di fine maggio.

 

Louis era uno dei tanti giovani che facevano un lavoro ereditato dal padre ma sognavano in grande, con la schiena dritta contro il sedile sbiadito dell’autobus osservava la strada difronte a se e il tramonto che stava colorando il cielo di un tenue arancione.

Amava quel momento di fine turno in cui l’autobus si svuotava del miscuglio di voci e lui poteva godersi quei pochi chilometri di viaggio in solitario, ammirando il cielo cambiare colore sotto al suo sguardo.

Parcheggiò il veicolo nel deposito e si stiracchiò alzandosi, stava facendo una breve ronda tra i sedili per raccogliere tutto ciò che i passeggeri di quel giorno avevano smarrito, quando, a metà percorso si rese conto che il suo viaggio in solitario, non era stato in solitario tanto quando aveva creduto.

Raggomitolato sul seggiolino in plastica, un giovane alto e dai capelli ricci, dormiva, con la testa appoggiata contro il vetro e le gambe accavallate.

Si prese qualche secondo per osservare il suo profilo rilassato, le braccia che tenevano stretta al petto una borsa a tracolla color terra bruciata, la camicia bianca sbottonata nei primi bottoni che faceva intravedere la peluria dorata del suo petto, ebbe l’irrefrenabile desiderio di sedersi accanto a lui e osservarlo dormire.

Si riscosse dai suoi pensieri mentre allungava una mano per scuotergli delicatamente una spalla, nel tentativo di svegliarlo.

 

 

Harry si svegliò di soprassalto, con la schiena dolente e la mente confusa, impiegò qualche secondo per capire dove si trovasse e il panico velò i suoi occhi quando si rese conto che non solo aveva perso la sua fermata, ma era arrivato fino alla fine della corsa.

Guardò il ragazzo in piedi accanto a se, non doveva avere molti anni in più di lui, indossava una polo bianca e dei lunghi pantaloni blu. Impiegò solo qualche attimo a capire che si trattava dell’autista e che aveva appena fatto una figuraccia colossale.

Aprì la bocca per dare spiegazioni, ma ne uscì solo un sospiro di sconforto.

Si districò dalla sua posizione e si alzò in piedi

“Scusa, mi sono addormentato, grazie per avermi svegliato”

L’altro ragazzo sorrise

“Non potevo lasciarti qui”

Harry si concesse una risata nervosa, mentre catturava i dettagli del viso dell’autista, che si voltò per incamminarsi verso l’uscita.

Solo quando fu nel grande parcheggio si rese contro che il suo cellulare, a cui ancora erano collegati gli auricolari bianchi si era spento tra le sue mani. Sbuffò nuovamente, infastidito, e si passò i polpastrelli delle dita sul viso sfregandosi gli occhi, nel tentativo di riordinare le idee e trovare una soluzione per rientrare a casa prima che facesse buio.

Il giovane autista gli si avvicinò lentamente

“Sai come tornare a casa?”

In risposta ricevette uno sguardo imbarazzato “No, questo era l’ultimo autobus, cercherò un taxi nella zona”

“Vuoi un passaggio? Ho la macchina”

Lo guardò, temporeggiano, indeciso su cosa fare

“Pensaci, io nel frattempo vado a cambiarmi” disse il giovane in tono leggermente divertito mentre si voltava e si avviva a passo spedito verso un edificio poco lontano.

Harry lo aspettò dondolandosi sui piedi, e quando pochi minuti dopo fece il suo ritorno con degli skinny che sostituivano i larghi pantaloni della divisa e una felpa con il cappuccio sopra una maglia nera, allungò la mano aperta verso di lui:

“Harry, piacere”

“Piacere mio, Louis” sorrise il giovane stringendogliela.

Non riuscì a trattenersi Harry e mentre le loro dita si toccavano pensò che Louis fosse bello, maledettamente bello con i capelli scompigliati e le gambe muscolose strette nel tessuto dei pantaloni fascianti.

Camminarono fianco a fianco fino alla macchina di Louis, i passi sincronizzati come in una marcia e solo quando furono all’interno Harry spiegò dove si trovasse casa.

“Abitiamo vicini, ma non ti ho mai visto nelle zone” commentò Louis pensieroso, mentre ingranava la retromarcia e usciva dal parcheggio.

“Esco solo per andare in università e per correre la mattina, non conosco nemmeno i miei vicini di casa” ricevete un sorriso in risposta, ma prima che potesse aggiungere altro, la pancia di Harry brontolò per la fame.

“Vuoi fermarti a mangiare qualcosa?” chiese allora l’autista con una risatina “C’è un locale niente male al prossimo incrocio”

Harry ci pensò per qualche secondo, e quando voltandosi alla sua sinistra vide il profilo rilassato di Louis concentrato sulla strada difronte a se, si lasciò tentare dal desiderio di conoscere quel giovane e accettò l’invito.

Non era solito parlare con gli sconosciuti, o uscirci a cena, ma ammise che Louis aveva un aria responsabile e gentile e nel caso in cui le sue impressioni si fossero rivelate sbagliate, il corso di autodifesa finito solo qualche settimana prima avrebbe portato i suoi frutti. Il suo metro e ottanta di altezza non era certo da sottovalutare.

Come previsto Louis svoltò a destra qualche centinaio di metri più avanti e parcheggiò la macchina nel posteggio di un diner dall’aria informale.

Occuparono uno dei tanti tavoli liberi, uno di fronte all’altro, ed ordinarono hamburger.

“Allora Harry, cosa studi?”

“Giurisprudenza, è un percorso lungo, ma è il mio sogno sin da quando ero bambino”

Louis sorrise, ma non ammise di aver pensato ad un bambino paffutello e riccio mentre faceva progetti per il suo futuro, indeciso se diventare un astronauta o un avvocato.

“Tu, perché hai scelto di fare l’autista?”

“Non l’ho proprio scelto” ammise Louis “Mio padre è un autista e quando ho potuto iniziare a lavorare mi ha trovato un posto”

Ringraziò mentalmente i suoi genitori di non aver mai ostacolato le scelte della sua vita e di avergli sempre permesso di rincorrere i propri sogni.

“Cosa vorresti fare tu?”

“Suppongo mi vada bene così” e anche un’idiota avrebbe capito che quella frase, buttata tra di loro come se nulla fosse, era solo una rispettosa accettazione di ciò che il padre aveva scelto per lui.

Improvvisamente Harry si sentì triste.

Il discorso fu accantonato con l’arrivo dei panini e per qualche minuto si guardarono solamente, con le bocche piene di carne.

“Non hai dormito questa notte?” chiese d’un tratto Louis “Insomma, ti sei addormentato in autobus”

“Non ho dormito, no, oggi pomeriggio avevo un esame ed ero troppo occupato ad andare in panico per poter riposare decentemente”

“Com’è andato?”

“Soddisfatto” rispose il riccio, mentre pensava che in quel momento sembravano due amici ritrovatisi dopo molto tempo a parlare del più e del meno.

Lasciarono il locale poco tempo più tardi.

In una manciata di minuti giunsero a destinazione, Harry slacciò la cintura e aprì la portiera per scendere:

“Grazie per il passaggio e grazie per la cena, se non fosse stato per te sarei ancora rinchiuso in un autobus”.

Louis rise ed Harry ammirò i suoi occhi allegri alla luce giallognola dei lampioni

“Non c’è problema”

Aveva un piede già fuori dalla macchina quando si voltò e si scontrò con lo sguardo di Louis fisso su di lui.

“Mi chiedevo se, ecco, volessi salire a bere qualcosa”

Cercò di sfoderare tutto il suo fascino in quella frase, nei film funzionava sempre, e anche se dubitò di essere riuscito nel suo intento, Louis spense l’auto e si tolse la cintura a sua volta.

Harry non ricordava di aver lasciato il suo appartamento in quelle condizioni, e quando fece strada al liscio verso il soggiorno, si mise d’impegno per raccogliere tra le mani ogni cartaccia, vestito e avanzo di cibo che aveva precedentemente abbandonato in ogni dove.

“Rilassati Harry, dopo aver vissuto in casa mia nulla può più sconvolgermi” rise Louis mentre lo seguiva a piedi scalzi e si guardava intorno nell’alloggio del riccio, alla ricerca di qualcosa che parlasse di lui.

Ci trovò una grande libreria colma di volumi dall’aria noiosa, qualche vaso contenete piccoli cactus, delle foto di famiglia appese alla parete dentro cornici di legno, una lampada in stile orientale e un giradischi.

“Accomodati” Harry fece un gesto con la mano verso il divano sul fondo della stanza prima di sparire in cucina.

Tornò pochi minuti dopo con una ciotola di patatine e due bicchieri in vetro che lasciò sul tavolino in legno scuro posto nel centro dell’ambiente.

“Preferisci birra o qualcosa di più forte?”

“La birra andrà benissimo”

Recuperò dal frigorifero due bottiglie e raggiunse l’ospite sul divano, alzò la sua bevanda e aspettò che Louis facesse lo stesso prima di lasciar scontrare i due colli in vetro verde

Alla salute

Alla vita

Alla felicità e

A loro due.

Quando la prima bottiglia finì, Harry si era seduto sul pavimento e aveva buttato indietro la testa, posandola sulla seduta del divano mentre guardava dal basso il viso rilassato di Louis.

“Non mi hai ancora detto cosa sogni di fare nella vita” puntualizzò

“Perché ci tieni tanto a saperlo?”

“Perché sto cercando di capire che persona sei” rispose ovvio mentre allungava la lingua cercando di catturare le ultime gocce di birra rimaste nella bottiglia.

Louis lo guardò, cercando con tutto se stesso di non pensare a quella lingua umida su un altro collo, il suo.

Si decise a parlare

“Il fotografo, ho sempre amato immortalare momenti con la mia macchina fotografica, persone, luoghi, attimi di vita comune che restano per sempre incastrati nel mio obbiettivo.”

Harry si alzò dalla sua posizione e frugando in un piccolo mobile estrasse una bottiglia quasi piena di vodka, versò un po’ del liquido trasparente nei due bicchieri sul tavolino e passandone uno a Louis propose un brindisi.

“Alla tua carriera da fotografo, un giorno il mondo conoscerà la tua arte”

Lasciarono che la vodka bagnasse le loro labbra e bruciasse le loro gole mentre gli sguardi restavano incastrati in quell’istante sospeso nel nulla.

Louis riempì nuovamente i bicchieri

“Al tuo futuro come miglior avvocato di tutta la Gran Bretagna”

Ancora una volta i bicchieri furono svuotati e ancora una volta riempiti

“Al sonno che mi ha fatto addormentare in autobus e mi ha permesso di conoscerti”

Louis abbassò gli occhi sulle punte nere delle sue scarpe, imbarazzato dalle parole di Harry e dal calore nel petto che gli avevano provocato, rialzò lo sguardo solo quando sentì il divano infossarsi accanto a lui sotto il peso del corpo del riccio.

Si guardarono in silenzio,

fu come ammirare un’opera d’arte scoprendone ogni particolare:

Gli occhi azzurro cielo, luminosi nonostante la stanza fosse avvolta dalla penombra.

I corti capelli ricci che gli incorniciavano il viso.

Il tatuaggio sul petto, di cui erano visibili solo i contorni superiori dalla scollatura della maglietta.

Le lunghe gambe accavallate, strette nei jeans.

Louis fece scorrere la lingua sulle labbra che conservavano ancora il sapore amaro della vodka

“Al nostro primo bacio” soffiò mentre si spostava in avanti e catturava la bocca rosea di Harry.

Si mischiarono i sapori e la saliva, mentre inevitabilmente le loro mani corsero ad afferrarsi le spalle, incastrasi tra i capelli e carezzarsi il volto, sopraffatti dalla sensazione delle loro labbra a contatto.

Nessuno dei due seppe quantificare il tempo che passarono in quella posizione, e a nessuno dei due importò saperlo.

Sarebbero potute trascorrere intere ere geologiche e a loro sarebbe bastato il rumore dei baci,

sarebbe potuto finire il mondo e avrebbero continuato a sentire solo le loro labbra che si intrecciavano.

Come in una fotografia.

Pietrificati in un attimo senza fine.

“Alla luna che ci guarda” sussurrò Harry dopo un po’ con la voce graffiante di passione

“La luna mantiene sempre i segreti” Aggiunse il compagno, le mani già impegnate a sollevare i lembi della camicia per sfilargliela dalla testa.

Quando fu a petto nudo si prese tutto il tempo necessario per percorrere prima con le punte delle dita e poi con le labbra il contorno dei tatuaggi che gli costellavano il torace e l’addome, mentre le sue mani grandi affondate tra i suoi capelli gli lasciavano lente carezze.

“Andiamo in camera, ho tutto lì”

“Al sesso protetto” disse Louis con una risatina, mentre si rialzava dal divano e aggrappato al minore lo seguiva verso la camera da letto.

“Sei sicuro di volerlo fare?” chiese una volta che furono sdraiati e intrecciati tra le coperte fredde del letto “Non voglio bruciare le tappe”.

Harry gli fece un sorriso dolce e con il pollice accarezzò lo zigomo pronunciato

“Abbiamo tutto il tempo di conoscerci fuori di qui, godiamoci questo momento, nel peggiore dei casi resterà solo un dolce ricordo di questa notte”.

Louis sollevò il busto e tirandosi il riccio contro, lo baciò con una rinnovata passione

“Allora, alla nostra prima volta” gli sussurrò sulle labbra mentre invertiva le posizioni e gli saliva a cavalcioni.

Nessuno dei due guardò fuori dalla finestra, o avrebbero scoperto che la luna, dopo essere stata invocata, li avrebbe osservati per tutta la notte, arrossendo difronte ai loro tocchi amorevoli.

Si baciarono, si sfiorarono, si assaggiarono e quando i loro corpi chiesero di più si riempirono.

I cuori traboccanti di tenerezza e gli occhi pieni della purezza di un bambino, nonostante il maggiore avesse il sesso completamente affondato nel corpo del riccio e i gemiti che lasciavano le loro labbra si mescolavano al rumore delle loro pelli a contatto.

Si fecero una doccia, lavandosi il corpo a vicenda intervallando le carezze di tanto in tanto con sorrisi e baci a fior di labbra e si addormentarono poco dopo abbracciati, tra le lenzuola che ancora profumavano di sesso.

“Alla nostra prima colazione insieme” annunciò di buon ora il mattino seguente Harry, entrando in camera con un vassoio colmo di cibo e svegliando definitivamente un sonnacchioso Louis che stava solo aspettando un bacio del buongiorno.

Bacio che, per altro, non tardò ad arrivare, con un supplemento di coccole, biscotti ancora tiepidi e una tazza di te dello Yorkshire.

Louis si premunì di ripagare tutte quelle attenzioni.

Un pompino, se ve lo stiate chiedendo.

Louis tornò dai suoi autobus e Harry si mise d’impegno per preparare l’ennesimo esame del suo corso di studi. Se qualcuno li avesse guardati negli occhi, ci avrebbe trovato la medesima profonda gioia.

Si rividero la sera stessa, avevano deciso di fare una passeggiata per godersi le serate che precedevano l’estate.

Harry aveva già preparato due birre in frigorifero per il loro ritorno, e quando andò ad aprire la porta di casa, trovò Louis con una macchina fotografica al collo.

   
 
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