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Autore: ElfaNike    24/01/2019    2 recensioni
Un viaggio attraverso l'incredibile per trovare il coraggio di chiedere l'impossibile.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rapunzel, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Disney; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
 

Le scale erano il sogno più bello per Rapunzel, specie se a chiocciola, in discesa e che conducono a una porta. Queste in realtà no, queste salivano, larghe, dritte, grigie. Portavano a un varco nel muro e, una volta superata la soglia, la fanciulla si ritrovò in cima a gradini del tutto identici, che scendevano, mentre lei, guardando in alto a sinistra, vide la scala da dov’era appena arrivata, orizzontale, sopra la sua testa.
A ben osservare, però, tutto l’enorme ambiente in cui si trovava era composto da scale, passaggi, archi, e lei spiccava, col rosa del suo abito e l’oro dei suoi capelli, sul grigio fumoso della pietra.
Incuriosita da quello strano fenomeno risprese a vagare per quel labirinto misterioso. Camminava col naso all’insù, i capelli la cui punta sfiorava appena per terra, la bocca spalancata e gli occhi sgranati dalla meraviglia. Fu per questo che poté cogliere solo con la coda dell’occhio il movimento rapido dietro un arco poco lontano. Incuriosita, si avvicinò cautamente e aguzzò la vista, ma quando fu a pochi metri una figura si staccò dalla penombra e fuggì saltellando un po’ più in là.
Rapunzel ridacchiò e accelerò il passo ma, di nuovo, poco prima di raggiungerla vide la sagoma allontanarsi ancora.
-Aspetta!- Esclamò allora, prendendo a correre.
L’altro però non le diede ascolto e cominciò a fuggire, e lei gli corse dietro ripetendo: -Aspetta, non scappare! Non voglio farti male!-
E quindi si avventurò per quel dedalo, su e giù per le scale, attraverso usci e archi, a testa in giù o orizzontale. Girava intorno alle colonne senza sapere in che direzione si sarebbe ritrovata dopo, se avrebbe guadagnato o perso terreno, finché, quando l’altro finì la rampa e girò per scenderne una seconda più in basso, lei con un salto riuscì ad atterrargli davanti e tagliargli la strada. Lui allora cadde sui gradini e, preso dal panico, si coprì il volto con le mani. Lei si sporse un po’ in avanti e con dolcezza allungò le sue dita sottili. Lui cercò di allontanarla agitando un po’ le braccia, poi si lasciò gentilmente scostare un polso.
Rapunzel vide allora ciuffi castani, occhi timidi e sfuggenti, un naso grande e un’espressione triste rivelata dalla bocca curvata all’ingiù.
-Non voglio farti male.- ribadì con un sorriso la fanciulla.
-Non… non hai paura di me?- si difese invece lui.
-No… no. Perché dovrei?- si fece indietro per lasciarlo alzare.
-Mi stai prendendo in giro? È così, vero? Vuoi forse ridere di me?- guardava a destra e a sinistra, come per cercare una via di fuga.
-Perché dovrei ridere di te?-
Lui si fermò un attimo e la scrutò con aria diffidente: -Il mio aspetto non ti fa orrore?-
Lei posò il piede un gradino più in basso e lo squadrò per un attimo dalla testa ai piedi. Era vero: quel ragazzo era poco più basso di lei, e le sue spalle e le sue braccia erano molto robuste. Ma lei, nonostante non avesse mai visto un uomo, sapeva dai libri che questi erano generalmente più spessi delle ragazze (le quali, nella sua testa, dovevano avere tutte più o meno la sua stessa costituzione). Quel ragazzo, quindi, era per lei certo una cosa mai vista, ma non per i motivi che credeva lui.
-No.- ripeté quindi -Perché dovrebbe?-
Lui la fissò per qualche istante con la bocca aperta, poi -Non è possibile.- la superò e scese a balzelloni fino al pianerottolo più in basso. Lei lo seguì senza aggiungere niente.
Una volta arrivato lui si voltò e cercò conferma: -Davvero non ti faccio paura?-
Lei sorrise: -No, davvero. Perché dovresti?-
Lui abbassò lo sguardo sulle sue mani: -Perché io non sono come gli altri. Io… io sono un mostro.-
Rapunzel lo guardò perplessa mentre lui chinava la testa e andava a sedersi sul bordo del pianerottolo a contemplare quell’intrico di scale. Poi si sedette accanto a lui.
-Sai,- mormorò -io non ho mai incontrato nessuno, però non vedo perché tu debba sentirti diverso da me. Anche tu hai due braccia e due gambe, no? I mostri dei miei libri di solito hanno tre teste o un occhio solo!-
Il ragazzo ridacchiò incerto, con la sua voce innocente: -Quelli non li avevo mai sentiti. A me non è permesso leggere.-
-Allora chi ti ha detto che sei un mostro? Gli altri?-
-Non mi è neppure permesso incontrarli.-
-Oh.- si dispiacque lei -E perché?-
Lui si indicò il volto con un sorriso amaro, poi chiese: -E tu perché non hai mai incontrato nessuno?-
Rapunzel sospirò, stringendosi una ciocca dei suoi capelli: -Perché potrebbero farmi del male...-
La frase cadde nel silenzio. Il ragazzo ci pensò un attimo su, poi considerò: -Non credo che qualcuno farebbe del male a una persona gentile come te.-
-Tu credi?-
-Sì. E poi, ora che ti ho conosciuta, spero che ci siano altre persone così, al mondo.-
Rapunzel sorrise.
-A proposito… non ci siamo ancora presentati.-
-È vero! Io mi chiamo...-

-Rapunzel! Sciogli i tuoi capelli!-
La ragazza alzò la testa di scatto. I suoi capelli la circondavano nella loro magica lunghezza. Si era addormantata sul tavolo e aveva fatto uno strano sogno. Ne aveva solo un vago ricordo, ma le aveva lasciato una sensazione di allegria e speranza.
Sì. Di lì a poco sarebbe stato il suo compleanno, e ora aveva trovato il coraggio di farlo. Di affrontare sua madre. Di chiederle di farle il più grande dei regali.

-Quasimodo!- Hugo lo picchiettò sul braccio.
Il ragazzo aprì gli occhi e mise a fuoco: si era addormentato con la testa fra le casette di legno della sua Parigi in miniatura.
-Allora, vieni a goderti lo spettacolo con noi o no?- lo chiamò Laverne.
Lui li raggiunse alla balaustra stropicciandosi gli occhi e guardò giù: la città si stava preparando alla festa dei folli. Una strana sensazione di fiducia e coraggio, rimastagli da un qualche sogno appena fatto, gli fece sorgere un’idea. Si passò le dita sulla guancia, sulla tempia deforme. E se quell’anno non si fosse limitato a… guardare?


 





Angolino dell'autrice:
Eccomi qui per una capatina veloce veloce! Rapida one shot che mi è venuta in mente quando ho rivisto Il Gobbo di Notre-Dame l'altro giorno.
L'unico appunto è: perché Rapunzel non nota la famosa gobba di Quasimodo? 
Perché lei non ha mai visto una gobba né ha mai incontrato questa parola nella sua vita (immagino), quindi non e in grado di riconoscerla quando ne vede una.
Detto ciò, torno in letargo.
Nike
 

 
  
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