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Autore: inzaghina    25/01/2019    6 recensioni
Remus Lupin convive con dolorose trasformazioni dall'età di quattro anni.
Giunge a Hogwarts, consapevole di non essere un bambino come gli altri, ma pronto ad imparare, grato della possibilità offertagli da Silente.
Quello che Remus non si aspetta è che tra le mura del castello troverà tre ragazzi pronti a tutto per conoscerlo veramente, in barba al fardello con cui il giovane convive da anni.
In occasione dell'ultimo plenilunio a Hogwarts, Remus e gli altri Malandrini ricordano i momenti che hanno contraddistinto la loro amicizia, rendendola il legame esclusivo, di cui tutti e quattro avevano bisogno, accompagnati come sempre dalla luna, che brilla sicura nel cielo scozzese.
[Terza classificata al contest "Sull’amicizia" indetto da eleCorti sul forum di efp.]
[Storia partecipante al contest "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!" indetto da amicadeilibri sul forum di efp.]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Marauders Tales - Cronache di vita Malandrina'
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Fanfction partecipante al contest sull’amicizia indetto da eleCorti sul forum di efp.
 
 
 
Accompagnati dalla Luna
 
 
 
“Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere,
e la cosa migliore che tu possa essere.”
Douglas Pagels
 


Se lui fosse stato un normale mago adolescente, quella notte avrebbe dovuto preoccuparsi solamente del ripasso per l’esame scritto di Astronomia che avrebbe dovuto sostenere il mercoledì successivo, ma Remus Lupin non era un normale mago adolescente. Era un licantropo e, la sera di lunedì 19 giugno 1978, era ricoverato in infermeria come alla vigilia di ogni luna piena, fin da quando aveva iniziato a frequentare Hogwarts.
Quella sarebbe stata la sua ultima luna nel castello scozzese, sarebbe stato impossibile non abbandonarsi ai ricordi che un simile evento portava innegabilmente con sé.
 
Era il suo primo sabato in assoluto a Hogwarts e Remus si preparava all’incombente plenilunio, Madama Chips gli aveva detto di presentarsi da lei prima di cena, l’infermiera lo avrebbe accompagnato nel luogo sicuro, che Silente aveva individuato per la sua trasformazione. «Dove te ne vai, Remus?» Sirius, uno dei suoi compagni di stanza, lo chiamò, mentre s’apprestava ad arrampicarsi oltre al buco del ritratto.
«Non mi sento molto bene» rispose, abbassando lo sguardo nervosamente.
«Che sfortuna, proprio di sabato sera» commentò, comprensivo, James.
Remus annuì, abbacchiato. «Eh, già…» sarebbe stato inutile aggiungere che quella sarebbe stata solo la prima delle sue numerose assenze. Non voleva affezionarsi a loro, temeva di rimanere deluso quando i suoi segreti sarebbero diventati troppo difficili da nascondere.
«Speriamo che tornerai presto» concluse James, i caldi occhi nocciola ridenti, dietro la montatura tonda degli occhiali. Sirius e Peter, al suo fianco, annuirono incoraggianti e Remus ricambiò il sorriso. «Lo spero anch’io» mormorò, prima di incamminarsi, pronto a passare una notte in solitudine.
 
Il se stesso undicenne non aveva alcuna idea che quei tre ragazzini sarebbero diventati i suoi migliori amici, né che avrebbero scoperto ed accettato il fardello che Remus sopportava dall’età di 4 anni. Il segreto che aveva costretto i suoi genitori a cambiare continuamente città, quando le domande si facevano troppo insistenti e gli sguardi troppo attenti. Tre anni prima, Hope e Lyall Lupin avevano finalmente trovato un cottage nel Devon in cui stabilirsi a tempo indeterminato e Remus aveva tirato un sospiro di sollievo all’idea di un po’ di pace per i suoi affettuosi genitori.
Voltò la pagina degli appunti che confrontavano l’aurora boreale a quella australe, avrebbe potuto tranquillamente evitare il ripasso, ma odiava starsene con le mani in mano, avrebbe solamente finito col fare pensieri decisamente troppo complicati per quella sera. Pensieri sul suo futuro fuori da Hogwarts, pensieri che non avrebbero avuto alcuna risposta positiva, perché fuori da lì lui era considerato un mostro, poco importava l’opinione dei suoi amici, o quella di Silente.
Quella sera voleva solo divertirsi, scorrazzando nella Foresta Proibita per un’ultima volta insieme a loro, sentire il vento accarezzare il suo corpo possente, farsi guidare dai sensi, sempre acuiti quando si trasformava, seguire Sirius in una delle sue avventure audaci. Il membro assennato del suo gruppo era proprio lui, quello che poneva un freno agli scherzi più esagerati, che trovava un modo per farla franca nelle situazioni più disperate e quello che riusciva, solitamente, a far ragionare anche Sirius e James. Ma per quella sera avrebbe seguito l’istinto, divertendosi con i suoi migliori amici e non considerando nient’altro. Al futuro, e alle responsabilità che quello si trascinava dietro, ci avrebbe pensato dopo il diploma…
 
***
 
Stretti sotto al mantello dell’invisibilità, con la bacchetta di James che illuminava la mappa, gli altri tre Malandrini stavano scendendo le scale, per dirigersi al Platano Picchiatore.
«Perché non ti sei trasformato, Pete?» domandò, infastidito, Sirius.
«Stavo finendo di mangiare…» rispose l’altro, mandando giù l’ultimo boccone di zuccotto di zucca.
Sirius roteò gli occhi, borbottando qualcosa di incomprensibile.
«La volete smettere di bisticciare come due ragazzine?» s’intromise James, zittendoli.
«Stai calmo, Ramoso» lo placò il moro. «È solo che si sta stretti qui sotto, non siamo più dei piccoletti del primo anno…»
«Eppure è esattamente come due primini che vi state comportando…» bofonchiò il Cacciatore, evitando per un pelo di calpestare la coda di Mrs. Purr.
 
Lo stomaco di Peter brontolava nel silenzio della stanza dei Grifondoro del primo anno, il ragazzo s’allungò verso il proprio comodino, certo di averci nascosto un’ultima Cioccorana. Si sporse troppo, finendo con il perdere l’equilibrio, cadendo dal letto con un tonfo sordo.
«Cos’è questo casino?» si lamentò Sirius, dal letto opposto al suo.
«Sono scivolato giù dal letto» rispose, mortificato.
Con un colpo di bacchetta Remus accese le luci nella stanza, mentre James ed i gemelli Prewett si avvicinavano a Peter, ancora imprigionato nelle coperte. «Tutto bene, Pete?» domandò James, strizzando gli occhi privi dei consueti occhiali.
Lui annuì. «Certo, avevo solo un po’ di fame…»
«E come ci sei finito lì per terra?» chiese Sirius, raggiungendo gli altri, insieme a Remus.
«Cercavo l’ultima Cioccorana nel mio cassetto…»
«L’hai mangiata ieri sera» gli ricordò Remus, sorridendo.
Le guance paffute di Peer divennero vermiglie. «Oh, me n’ero scordato…»
«Comunque non c’è da preoccuparsi, Pete… ho un’idea!» lo consolò subito James, gli occhi nocciola illuminati da una luce divertita.
«Cos’avevi in mente?» chiese Sirius, sempre pronto all’avventura, stiracchiandosi con eleganza.
«Pensavo ad una puntatina alle cucine…»
«Ma è passata la mezzanotte, c’è il coprifuoco» mugolò Peter.
«Credevo che avessi fame, Pete» gli ricordò James.
Il ragazzo deglutì, mentre il suo stomaco continuava a brontolare.
«Qualcuno deve fare da palo ed evitare che ci vengano a cercare in camera» aggiunse Sirius.
«Lo facciamo noi!» si propose subito Fabian, mentre il gemello annuiva.
«Ottimo» annui James, aprendo il baule e cominciando a cercare qualcosa al suo interno.
«Come faremo a passare inosservati in giro per i corridoi con quel rompipluffe di Gazza e la sua gattaccia in giro?» Sirius chiese ciò che tutti si stavano domandando.
«Con questo!» ribatté trionfante James, tirando fuori un oggetto argentato e fluente dal suo baule.
«E quello cosa sarebbe?» Gideon osservò il compagno, aggrottando le sopracciglia.
«Se è quello che penso, sono oggetti rarissimi…» s’inserì Remus, con sguardo trasognato.
«Ci dite di cosa si tratta?» si spazientì Sirius, sbuffando.
«Questo è il mantello dell’invisibilità che mi ha lasciato in eredità mio padre… è nella famiglia Potter da decenni.»
«Che figata!» si entusiasmò Sirius. «Direi che siamo equipaggiati per raggiungere le cucine in sicurezza!»
Gli occhi di Peter s’illuminarono, mentre una risata serpeggiava nella stanza. «Portate qualcosa anche a noi» disse Fabian, strizzando loro l’occhio.
«Certo che sì» ribatté James, inforcando gli occhiali.
«Muoviamoci, dai! Non ci tengo ad incontrare Gazza, mantello dell’invisibilità o no…» disse Remus, dirigendosi verso la porta.
«Pensavo che tu ci tenessi ad attenerti alle regole» lo punzecchiò Sirius.
«Se mando voi tre da soli chissà quante volte vi perdereste…» lo rimbeccò il castano.
«Dovremmo crearci una mappa magica del castello» propose James, indossando il mantello e diventando invisibile ad eccezione della testa.
«Stasera concentriamoci sul reperire cibo, per la mappa ci sarà tempo» borbottò Remus, mentre anche Peter s’infilava sotto al mantello, tallonato da Sirius.
 
***
 
La luna brillava nel limpido cielo estivo, unica spettatrice della corsa gioiosa di quattro amici che s’inseguivano nella foresta; il lupo mannaro era tallonato dal grosso cane nero, che lo sfidava festante, e dal maestoso cervo che trasportava in groppa anche il piccolo topo. La corsa terminò a pochi passi dallo specchio d’acqua che rifletteva il cielo punteggiato di stelle, il cane ed il cervo si abbeverarono, stanchi, mentre il licantropo sollevò lo sguardo sulla luna, liberando un ululato che ad alcuni sarebbe parso minaccioso, ma che in realtà esprimeva la felicità assoluta che provava in quell’istante.
 
Il mattino seguente, quando i raggi del sole illuminarono il viso stanco e pallido del ragazzo sdraiato scompostamente nella stanza spoglia della Stamberga Strillante, un sorriso stirò gli angoli della sua bocca al ricordo della notte appena trascorsa. Remus recuperò gli abiti piegati ordinatamente sul cassettone in noce, osservandosi distrattamente allo specchio rovinato e notando che il proprio corpo riportava un’unica traccia della notte precedente. Il taglio gli era stato fatto da Sirius, mentre i due si rotolavano nei meandri più inaccessibili della foresta, quelli in cui probabilmente i quattro amici erano gli unici ad addentrarsi. Aveva sanguinato per un po’, ma, così come la ferita si era rimarginata velocemente, altrettanto rapidamente il lupo si era dimenticato dell’accaduto, ricominciando ad inseguire il quadrupede nero, tendendogli un agguato tra le fronde più fitte.
L’adolescente discese le scale traballanti, raggiungendo l’ingresso dell’edificio pericolante, inspirando il profumo fresco della rugiada che adornava l’erba splendente che separava la Stamberga dal maestoso castello. Lanciò un’ultima occhiata venata di desiderio alla Foresta, poco distante da lui, prima d’incamminarsi verso l’imponente struttura che gli si stagliava di fronte, per raggiungere l’infermeria ed essere esaminato da Madama Chips.
 
«Oh, Lupin! Eccoti qui…» l’infermiera l’osservò con il consueto sguardo critico, facendogli cenno di entrare. «Ti vedo in forma» gli disse, dopo averlo fatto accomodare in un letto, cercando di valutare se il taglio sul braccio destro avesse bisogno di dittamo.
«Mi sento bene» le rispose, in tono tranquillo.
La donna gli riservò un raro sorriso, non lo avrebbe mai ammesso, ma lui era stato da subito uno dei suoi studenti preferiti. «Sarà strano non rivederti qui a settembre» gli confessò, porgendogli una generosa dose di pozione corroborante.
«Vale lo stesso per me» dichiarò Remus, ingoiando il liquido e sorridendole.
Un vociare confuso fece voltare i due verso la porta d’ingresso, prima che l’infermiera si avvicinasse alla maniglia, abbassandola e trovandosi di fronte James, Sirius e Peter, scarmigliati e con gli occhi segnati da profonde occhiaie. «Il vostro amico sta bene» disse loro, facendoli entrare, ben sapendo che la sua parola non sarebbe stata sufficiente.
I tre raggiunsero il letto in cui Remus era sdraiato, Peter gli porse un paio di Cioccorane, soffocando uno sbadiglio, Sirius si lasciò cadere di fianco ai suoi piedi e James gli consegnò un fascio di fogli. «Lily ti manda i suoi appunti di Astronomia, anche se io le avevo detto che sicuramente ti eri portato i tuoi…» biascicò, spingendosi gli occhiali sul naso.
«Grazie» rispose, allungando la mano e posando le pergamene sul comodino.
«Potete tenergli compagnia per un po’, ma dopo Lupin deve riposare…» ricordò loro l’infermiera.
«Ma, Poppy… solo Pete deve fare il M.A.G.O. di Cura delle Creature Magiche, io e James potremmo riposare qui con lui» si lamentò Sirius, sollevando le iridi grigie sullo sguardo di ferro della donna.
«Questo luogo è riservato alle persone malate, voi avreste dovuto dormire nei vostri letti… il tuo fascino non funziona con me, Black!» lo redarguì. «E sono Madama Chips per te» gli ricordò.
«Credevo che fossimo amici» tentò lui, sfoderando il suo sorriso affascinante.
«Non tirare troppo la corda, Black!» borbottò lei, raggiungendo il suo ufficio, per nascondere il sorriso che stava facendo capolino sul suo viso.
«Quella donna mi ama» sentenziò il battitore della squadra di Grifondoro, ammiccando nella direzione in cui era scomparsa.
«Se lo dici tu» ribatté James poco convinto, scuotendo la testa e sbadigliando.
«Tutto bene il risveglio?» s’informò Peter.
Remus annuì. «Ho solo questo graffietto, cortesia delle tue zampacce» rispose, lanciando un’occhiata divertita a Sirius, che scrollò le spalle. «Anche tu hai graffiato me, lupastro che non sei altro!» esclamò, facendo scoppiare a ridere tutto il gruppo.
«Non voglio pensare come sarà senza di voi durante le prossime lune piene…» commentò Remus, dopo che le risate furono scemate ed i suoi pensieri tornarono a concentrarsi sul futuro nebuloso che lo attendeva fuori da lì.
«E perché dovresti passarle senza di noi?» domandò James, oltraggiato.
«Beh, immagino che non staremo più insieme tutto il tempo...» rispose, con voce appena udibile.
«Grazie a Merlino non dovrò più sopportare Peter che russa!» esclamò Sirius, facendo arrossire l’amico. «Ma questo non significa che non ci vedremo ogni giorno, comunque…» lo rassicurò il moro, incrociando le braccia, sfidandolo a sostenere il contrario.
«Ovviamente» annuì James. «Chi credi che ci aiuterà a studiare per il corso da Auror?»
Remus assunse un’espressione buffa, sentendosi incredibilmente fortunato. Indubbiamente Sirius e James non avevano, davvero, bisogno del suo aiuto per imparare le nozioni del corso per diventare Auror, visto che erano entrambi dotati di una vivace intelligenza, ma ci tenevano a coinvolgerlo, così come avevano fatto nei sette anni di scuola. «Pensavo di essermi finalmente liberato dei ripassi dell’ultimo momento» ammise, staccando una zampa da una Cioccorana ed assaporando il sapore dolce del cioccolato.
«Non ti libererai mai di noi, Lunastorta!» ghignò Sirius. «Preparati a sopportarci per il resto dei tuoi giorni» concluse Peter, osservando distrattamente l’orologio.
«Devi già andare?» gli chiese James.
Il biondo scosse la testa. «L’esame inizierà alle 9.»
«Allora hai tutto il tempo» commentò Sirius, con sufficienza.
Peter annuì, mentre il suo stomaco cominciava a brontolare rumorosamente. «andate a fare colazione, ragazzi! Io sto benissimo qui, davvero…»
«Ma perché andarcene in Sala Grande, se la colazione può arrivare qui?» quella di Sirius era una domanda retorica, che non sorprese affatto Remus.
«Cos’avete combinato?» bofonchiò Remus, terminando la prima Cioccorana.
«Nulla a che spartire con il buffet del quinto anno purtroppo, vecchio mio…» rispose contrito, ma rimanendo sul vago James.
Remus sgranò gli occhi, non riuscendo a rimanere serio, il ricordo di quel particolare risveglio ancora vivido nella sua mente.
 
Quando l’infermiera lo raggiunse, appena fuori dalla Stamberga Strillante, rimase stupita nel constatare che il giovane licantropo sembrava, sì stanco, ma decisamente più in forma rispetto a tutte le trasformazioni precedenti. «Hai passato una buona nottata, Lupin?»
«Fantastica» aveva risposto lui, ripensando all’euforia del lupo nell’incontrare il cervo, il cane ed il topo che gli avevano, finalmente, tenuto compagnia dopo anni di dolorose trasformazioni seguite da nottate in totale solitudine. Notti in cui l’unica possibilità era quella di ferire se stesso, ovviando alla mancanza di prede da braccare e membra da lacerare, impossibilitato a seguire il suo istinto più primordiale.
«Mi sembri molto più ben messo del solito, in effetti» commentò la donna, squadrandolo.
 
Qualche minuto più tardi, la porta dell’infermeria venne aperta con foga da James, Sirius e Peter, che ridacchiavano, ancora preda delle forti sensazioni provate nella notte appena trascorsa. I tre amici raggiunsero di corsa il letto in cui era sdraiato Remus, a cui Madama Chips stava controllando i parametri vitali. «Non scordatevi di essere in infermeria, signori!» li redarguì, facendo sorridere amabilmente i tre. «Scusaci, Poppy» si difese Sirius, costringendola, ancora una volta a ricordargli che lei era Madama Chips, almeno per lui.
«Come va, amico?» domandò James, dopo che rimasero da soli.
«Non ricordo una luna piena più tranquilla di questa» ribatté il licantropo, sorridendo ai tre. «Non ho nemmeno un graffio ed è solo per la vostra presenza…» aggiunse poi, emozionandosi, ripensando alla notte appena trascorsa. «Non so, davvero, come ringraziarvi» concluse, sostenendo i loro sguardi.
«Scherzi, amico?» ribatté Sirius, rifilandogli una pacca sulla spalla. «È stato assolutamente grandioso!»
«Una delle migliori avventure di noi Malandrini» annuì James trionfante, ammiccando all’amico nel letto. «La prima di tante, mi auguro…»
Peter annuì, anche se abbacchiato, cosa che non sfuggì a Remus. «Tutto bene, Pete?»
«Cosa? Ma certo, non sono io quello nel letto… perché lo chiedi?»
Remus indugiò, rimanendo con lo sguardo fisso su Minus, presto imitato dagli altri due, riuscendo a convincere il biondo a confessare ciò che cercava di nascondere. «È solo che il mio Animagus è un po’ ridicolo… come me!»
«Né tu, né il tuo Animagus siete ridicoli!» mise subito in chiaro James, in un tono che non ammetteva repliche. «Sono pienamente d’accordo con Ramoso, Pete!» Sirius diede subito manforte al suo migliore amico.
«James e Sirius hanno ragione, Peter» concluse Remus, cercando di infondere un po’ di fiducia al più insicuro del loro gruppo.
«Grazie, ragazzi» bofonchiò lui, abbassando gli occhi.
«Non saremmo nemmeno riusciti a raggiungere Remus senza il tuo aiuto» gli ricordò James. «Esatto! T’immagini come avremmo potuto premere il nodulo con le nostre zampe enormi?!» aggiunse Sirius.
Peter ritrovò il sorriso, dimenticando i pensieri cupi e le derisioni di alcuni compagni di scuola, scordandosi dei dubbi riguardanti la sua capacità di diventare un Animagus senza l’aiuto dei suoi amici, concentrandosi solamente sulla felicità di quel sabato mattina, consapevole di aver fatto passare una notte migliore del solito a Remus.
Un pop improvviso costrinse i quattro a voltarsi verso il centro dell’infermeria, dov’erano appena apparsi due elfi domestici, carichi di vassoi. «Ecco la vostra colazione, come richiesto» disse uno dei due, prima di inchinarsi, ossequioso.
«Splendido!» si esaltò Sirius, indicando loro un tavolo su cui appoggiare torte, biscotti, zuccotti di zucca, toast, pancake, varie marmellate, miele, caraffe di caffè, the e succhi.
«Hetty si augura che questo sia di vostro gradimento, signori» aggiunse l’altro esserino.
«Direi che è perfetto» sentenziò James, sorridendo ai due, che ricambiarono estasiati, prima di inchinarsi nuovamente.
«Che succede qui?» chiese adirata Madama Chips, uscendo dal suo ufficio.
«Solo la colazione, Poppy» rispose, seraficamente, Sirius, avvicinandosi a lei ed offrendole un muffin ai mirtilli ed un piattino ricolmo di biscotti.
I due elfi si scambiarono un’occhiata eloquente «se i signori n0n desiderano altro, noi andiamo…»
«Certo, andate pure! Grazie mille» rispose James, prima di raggiungere Sirius e l’infermiera, porgendole un bicchiere di succo di zucca.
«Vi ho già detto che questa è un’infermeria! Non la vostra sala comune…»
«Lo abbiamo fatto solo per stare un po’ con Remus, in fondo è sabato e gli altri saranno tutti a far colazione in Sala Grande e lui invece è qui da solo» disse Sirius, facendo leva sulla sua compassione.
«Ci lasci rimanere» aggiunse Peter, raggiungendoli, brandendo una tazza di caffè.
«E va bene!» s’arrese la donna. «Ma sto facendo un’eccezione solo perché Lupin è in forma oggi.»
«Sei davvero la migliore, Poppy!» esclamò Sirius, strizzandole l’occhio. La donna afferrò quello che i ragazzi le avevano offerto e si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle, senza aggiungere altro.
«Non avreste dovuto, ragazzi. Sarete stanchi…»
I tre fecero gesti noncuranti, spingendo il tavolino con il cibo verso il letto di Remus e sedendosi sopra, visto che lui aveva fatto loro spazio.
«Quand’è la prossima luna?» domandò Peter, mentre Sirius ghignava malandrino.
«Il 20 ottobre, ma sarà la notte tra domenica e lunedì e capisco se non vorrete esserci, del resto ci saranno le lezioni e…» Sirius interruppe Remus. «Certo che ci saremo, Lunastorta» chiarì Black.
«Non ti libererai così facilmente di noi» dichiarò il biondo.
«Questa è decisamente diventata una nuova avventura fissa di noi Malandrini, ci si aprono una serie infinita di possibilità, che personalmente non vedo l’ora di esplorare» concluse il Capitano di Quidditch, sollevando il calice di succo di zucca per farlo tintinnare con quello degli amici.    
 
Qualcuno bussò alla porta dell’infermeria, mettendo fine alle reminiscenze dei quattro amici. «Si può?» chiese Lily, attendendo un cenno affermativo di Remus, prima di guidare il resto del gruppo del settimo anno all’interno.
«Abbiamo portato la tua torta preferita, un barile di caffè e i biscotti al burro di arachidi» disse Fabian, che trasportava un vassoio con la torta enorme ed uno con i biscotti, seguito dal gemello che portava invece il caffè ed altri biscotti.
«Grandi! Adoro la torta al cioccolato degli elfi» sorrise Remus, prima che Mary lo raggiungesse per abbracciarlo forte.
 «Tutto bene?» chiese la sua ragazza, sfiorandogli le labbra per un veloce bacio.
«Non potrebbe andare meglio» la rassicurò lui, stringendola nuovamente a sé. «Ma tu non dovresti essere a ripassare per il tuo M.A.G.O. di Cura delle Creature Magiche?»
«Vedere te era molto più importante» lo rassicurò lei, prima di accomodarsi al suo fianco.
«Dobbiamo lasciarvi soli?» s’informò Sirius, inarcando le sopracciglia allusivo. Remus sbuffò, pronto ad intervenire, ma Marlene diede uno scappellotto al suo ragazzo, che si voltò per placarla. «Sono solo felice per loro, Lenie» le disse, prima di baciarla.
La bionda ricambiò il bacio, scuotendo leggermente la testa. «Ce l’abbiamo il coltello?» chiese poi alle amiche.
Fu Lexie ad annuire, mostrando l’utensile ed avvicinandosi al fidanzato per iniziare a tagliare la torta. Gideon ed Alice cominciarono a versare il caffè, passandolo ai presenti, mentre Lily prendeva le fette di torta dalle mani di Fabian e le distribuiva al gruppo. Quando tutti avevano una tazza fumante tra le mani, una fetta di torta ed almeno un paio di biscotti a testa, James si schiarì la voce. «I nostri giorni qui ad Hogwarts stanno per giungere al termine e vorrei ringraziare tutti voi per essere qui presenti oggi» dichiarò il Caposcuola, osservando gli amici uno ad uno.
«Ti rendi conto che siamo qui per Remus, vero? Temo che essere diventato Caposcuola ti abbia dato alla testa» lo prese in giro Lily, scatenando le risate di tutti.
James lanciò un’occhiataccia alla sua collega e ragazza, ma Sirius lo interruppe prima che potesse aggiungere altro. «Dovresti vedere la tua faccia, Ramoso» sghignazzò il moro, spingendo Marlene a colpirlo di nuovo. «Sai benissimo che ho detto la verità, Lenie…»
James fissò torvo il suo migliore amico, mentre le risatine serpeggiavano nella stanza illuminata dal sole del mattino. «Ammetiamolo, ragazzi… James è decisamente il più emotivo tra di noi» constatò Lily, con una luce divertita negli occhi smeraldini.
«Pensavo che avrebbe rimandato le lacrime al giorno del diploma» commentò Peter, prima di azzannare un biscotto.
«Io trovo che sia dolce» dichiarò Alice, sorridendo al Caposcuola.
«Si! Sei davvero dolcissimo, Ramoso!» sghignazzò Sirius, soffiandogli un bacio con le mani ed ammiccando vistosamente. James lo spintonò con poca grazia, finendo con il fargli rovesciare un po’ di caffè a terra.
«Comportatevi bene, bambini!» ridacchiò Lexie, prima di pulire la macchia sul pavimento con un colpo di bacchetta, mentre Marlene metteva al sicuro i piattini e le tazze dei due.
Remus osservò uno ad uno i volti dei suoi dieci compagni di scuola, i ragazzi con cui aveva condiviso gli ultimi sette anni di studi, le persone che erano diventate la sua famiglia. Ripensò al primo incontro con James e Sirius, dopo aver difeso Peter dalle prese in giro di alcuni boriosi Serpeverde. Rivide lo sguardo attento di Lily, quando lei e Lexie si erano presentate sul treno e la rossa aveva confessato di essere Nata Babbana e di avere timore di non riuscire ad emergere nello studio, come nella sua vecchia scuola. Ritrovò gli identici sorrisi dei gemelli, dopo la confessione di essere stati loro a far saltare in aria il calderone di Evan Rosier, quella volta che il biondo era stato punito severamente da Lumacorno al primo anno. Rifletté su quella sera, al quinto anno, in cui Marlene ed Alice lo avevano messo all’angolo, facendogli ammettere quanto Mary gli piacesse, convincendolo ad invitarla ad uscire per dirle ciò che provava. Non aveva saputo, allora, che erano stati i suoi compagni di stanza a chiedere alle due di persuaderlo perché avevano capito quanto Remus ci tenesse a lei. Rivisse le notti in bianco ad organizzare scherzi con i Malandrini, le feste in Sala Comune, le vittorie di Grifondoro a Quidditch, ma anche le sconfitte, i giri di ronda come Prefetto, le gite ad Hogsmeade e l’ottima Burrobirra dei Tre Manici di Scopa, i suoi voti altissimi in Difesa ed Incantesimi e le sue terribili difficoltà con Pozioni. Concluse il suo viaggio sul viale dei ricordi incontrando gli occhi nocciola della sua ragazza e stringendo la sua mano più piccola nella propria. Il futuro per uno come lui poteva essere fosco, fuori da lì Voldemort predicava la supremazia dei Purosangue, ma lui e tutte le persone presenti in quella stanza avrebbero combattuto al fianco dell’Ordine della Fenice per un avvenire migliore.
«Non credo di poter esprimere a parole la mia gratitudine nei vostri confronti» disse infine il giovane, sorridendo a tutti loro. «Propongo di brindare a noi, alla nostra amicizia, ai risultati dei nostri M.A.G.O. ed alla consapevolezza che ci saremo sempre l’uno per l’altro…»
Tutti sollevarono le tazze, sorridendo.
«Dovevi proprio tirare in ballo anche i M.A.G.O., eh?!» bofonchiò Peter.
«Non sarebbe stato il nostro Lunastorta, se non lo avesse fatto» lo rimbeccò Sirius, facendo nuovamente ridere tutti.

 

 
Nota dell’autrice:
Buongiorno a tutti!
Quando ho visto il contest sull’amicizia nel forum di efp, la mia mente è volata subito ai Malandrini ed al rapporto speciale che questi quattro ragazzi hanno condiviso a scuola. Ho preferito tralasciare il periodo dopo Hogwarts, il tradimento di Peter, i sospetti di Sirius e di Remus, la fine infausta dei coniugi Potter, concentrandomi solamente sull’affetto sincero che legava i quattro Grifondoro. Credo che poche persone avrebbero potuto accettare una persona che nascondeva un segreto come quello di Remus, facendo di tutto per essergli accanto durante le sue trasformazioni, come hanno fatto James, Sirius e Peter. Ho scelto inoltre di incorporare il mio personalissimo headcanon nella storia, con le relazioni tra Sirius e Marlene, quella tra Remus e Mary, quella tra la mia OC Lexie e Fabian Prewett, oltre a quella tra Lily e James.
Spero che la storia vi sia piaciuta, ringrazio eleCorti per avermi ispirato a scrivere di loro.
Buon weekend a tutti,
Francy
 

 
 
 
 
 
   
 
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