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Autore: SweetPaperella    27/01/2019    13 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due 

 

Alla fine si é lasciata convincere e ha accettato di seguire il caso di Robin, sottolineando che lo fa solo perché non vuole che il figlio cresca con l’idea di suo padre assassino, ma crede anche lei che sia innocente ed é per questo che vuole dimostrare che sia così. 

L’uomo è stato interrogato più volte dalla polizia e tra qualche ora verrà trasferito al carcere di massima sicurezza situato poco fuori Storybrooke, ma lei ci vuole parlare prima che ciò avvenga, per rassicurarlo, soprattutto sul figlio che non vede da quando è stato arrestato, che   é stato invece trasferito in una casa famiglia di zona. 

Una volta di fronte all’uomo, il suo cuore perde un battito, non sa nemmeno lei spiegarsi come ciò possa essere possibile, lei che ha sempre mantenuto la distanza dagli uomini, se non per delle relazioni occasionali, adesso si sente come una ragazzina per un perfetto sconosciuto, ma si convince che sia solo perché è preoccupata per lui. Lei prende sempre a cuore i suoi casi e ci mette il massimo impegno per risolverli. 

Il fatto che Robin sia un uomo attraente e affascinante non c’entra nulla.

Ed é con questa convinzione che lo saluta mantenendo tutta la sua compostezza e freddezza, non è di certo una persona che fa trasparire le sue emozioni così facilmente e con qualcuno che nemmeno conosce, come le dice giustamente Emma, con gli sconosciuti é una perfetta regina cattiva.

«Buongiorno avvocato, grazie per volermi aiutare, prima vorrei avere notizie di mio figlio se è possibile.» la prima cosa che Robin chiede alla donna davanti a sé é di suo figlio, é preoccupato, non gli hanno permesso nemmeno di chiamarlo e sentire la sua voce, rassicurarlo che suo papà sta bene. Ha paura che adesso si senta solo, spaesato, spaventato e triste, ha paura che pensi che il suo papà lo abbia abbandonato, quando gli promise che non l’avrebbe mai fatto, che per lui ci sarebbe sempre stato, ora non sta mantenendo la sua parola e lui é un uomo che la  mantiene sempre.

«Buongiorno! Sta bene, ho sentito la casa famiglia in cui è stato portato proprio questa mattina prima di venire da lei, nonostante non abbia capito cosa sia successo e abbia chiesto di lei, é tranquillo. Ho avuto il permesso per farglielo sentire.... Prima però deve rispondere alle mie domande in tutta onestà, se non sarà sincero con me e io lo verrò a sapere, perché si fidi che lo verrò a sapere, non sarò più il suo avvocato.» risponde prontamente Regina, rassicurando l’uomo, ha capito che è molto legato a suo figlio e dalle piccole indagini che ha svolto su di lui, ha scoperto che è vedovo da ben 3 anni, sua moglie é morta per una grave malattia, da allora per riuscire a mantenersi ha commesso dei furti, ma anche da ragazzo spesso si è cacciato nei guai per il medesimo problema.

Robin si ritrova ad annuire, ora che sa che il suo bambino, nonostante non stia con lui, é sereno può concentrarsi su sé stesso, prima di tutto viene il bene di Roland e poi tutto il resto. 

Ora finalmente si accorge della donna che ha di fronte, gli hanno detto che è il miglior avvocato in circolazione, che ha risolto molti casi brillantemente, ma non è solo per questo motivo che l’ha scelta come suo legale. Ora che la vede bene per la prima volta, capisce che si è affidato a lei perché anche se cerca di nascondersi dietro una maschera di donna forte e incline a mostrare solo il suo lato da dura, in realtà é una persona molto sensibile e l’ha colto dal suo tono di voce quando gli ha riferito di aver chiamato personalmente la casa famiglia per avere notizie di Roland, non era tenuta a farlo e questo dimostra ancora di più la sua teoria. Riesce a inquadrare bene le persone, per il “lavoro” che fa deve poterlo saper fare. 

«Avevo progettato la rapina da settimane, prima di ogni colpo studio i negozi, le abitudine dei proprietari in modo da non fallire, quindi avevo come al solito studiato tutto nel dettaglio... Sono arrivato al nel negozio verso le sei del mattino, sapendo che il quartiere a quell’ora è ancora deserto e che il proprietario non ci sarebbe stato, visto che abita dall’altra parte della città. Una volta entrato ho trovato il locale già devastato e il proprietario in una pozza di sangue, ho avuto paura e non sapevo se scappare o chiamare per far scoprire il corpo, ma é arrivata la polizia prima che io prendessi una decisione, trovandomi lì hanno pensato subito che centrassi io.» risponde in modo sincero come gli è stato chiesto di fare, non tralasciando il minimo dettaglio. 

«Le credo, ha toccato il corpo o qualsiasi cosa all’interno del negozio che possa far ricadere ulteriormente i sospetti su di lei?» chiede l’avvocato Mills, dopo aver fatto parlare l’uomo sulla dinamica.

«Si il bancone del negozio per sorreggermi quando ho visto il corpo dell’uomo, inoltre purtroppo ho sporcato le scarpe con del sangue sul pavimento.» pensando e rivivendo attentamente nella sua mente il fatidico momento.

Regina questo ovviamente lo sa già, ma ha voluto un ulteriore prova della sua sincerità.

«Bene, noto che lei è sincero, ero già a conoscenza di questi dettagli e ho voluto metterla alla prova.»

Robin all’affermazione della donna si ritrova a sorridere. 

Regina gli rivolge qualche altra domanda per capire meglio la dinamica, per poter pensare a una difesa degna di chiamarsi tale e poi prende il numero della casa famiglia per fargli sentire il figlio come promesso. 

L’uomo non appena sente la voce del figlio dall’altra parte del telefono è quasi commosso e ciò non sfugge a Regina, la quale capisce subito che è un padre sensibile e che ama profondamente suo figlio, nonostante come abbia deciso di condurre la sua vita. Si chiede infatti come mai non si sia trovato un lavoro onesto e pulito invece di fare il fuorilegge, si chiede come mai non abbia pensato al fatto che prima o poi gli avrebbero potuto togliere il figlio. Forse lei in questo ha sempre avuto una vita fin troppo perfetta, non ha mai avuto problemi economici, nemmeno quando è diventata adulta, quindi non può capire, ma è del parere che c’è sempre un’altra scelta e che sta alle persone decidere da che parte schierarsi. Robin sarà sicuramente innocente per l’omicidio, ma è pur sempre un ladro e su questo non può di certo aiutarlo, a meno che lui non decida di smettere di condurre questa vita e metta la testa a posto. 

«Dimostrerò che lei è innocente; ma non so se posso aiutarla a riavere anche suo figlio con sé, i servizi sociali sono stati avvertiti come ben saprà e sanno che lei è un fuorilegge, quindi anche se io dimostro la sua innocenza, non potrò fare altro... a meno che...» vuole essere chiara con lui, anche se crede da come l’abbia sentito parlare con il figlio che sappia che non si rivedranno tanto presto. 

«A meno che non dimostri di voler cambiare e mi trovi un lavoro onesto» interrompe l’avvocato Mills, prima che sia lei a dirgli la verità, a buttargli in faccia la verità sulla sua sorte. Quando ha sentito suo figlio ha provato gioia, un mix di sentimenti così forti da non riuscire a spiegargli, ha sentito il cuore scoppiargli nel petto, ma ha anche provato dolore, sapendo che non l’avrebbe potuto rivedere e abbracciare. 

Regina annuisce e lo guarda, in attesa che lui continui a parlare, sa che sta aggiungendo altro, lo vede dal modo in cui la guarda. 

«Ho provato a cambiare per mio figlio, ma non è facile... ho mandato non so quanti curriculum, sono laureato sa? Ma ho anche 42 anni e nessuno mi assume più. Sono un architetto, per anni ho lavorato nel mio ambito, ero felice, poi la mia azienda dopo tanti anni è fallita e io mi sono ritrovato solo, vedovo, con mio figlio da crescere e senza soldi. Non mi sono arreso, l’ho fatto per mio figlio, ma le persone mi continuavano a ripetere che fossi troppo vecchio per lavorare, di fare spazio ai neolaureati che avevano idee innovative. Ho iniziato a rubare per far sì che Roland potesse avere una vita dignitosa, sapevo farlo perché da ragazzo avevo già infranto la legge e pagato i miei errori, ho solo voluto far soldi facili per la mia famiglia, per Roland.» si trova a sfogarsi come non ha mai fatto con nessuno, non sa perché lo stia facendo proprio con la donna che ha in mano il suo destino, o forse proprio per questo si sente così a suo agio con lei, perché sa che può aiutarlo e forse anche capirlo. 

«Lo capisco, so quanto sia difficile trovare lavoro... e con un lavoro in nero, si prende una miseria per potersi mantenere, figuriamoci con un figlio a carico... » si trova a capirlo, adesso che lui si è sfogato riesce meglio a capire come si possa essere sentito, lei non avrebbe mai infranto la legge, piuttosto sarebbe morta di fame, ma non può che essere solidale con lui, con l’uomo che si è dimostrato ancora una volta attaccato al figlio, al suo bambino che ama più di se stesso e si capisce perfettamente quando parla di lui. 

«Posso aiutarla Robin, ma lei mi deve promettere che smetterà di rubare. So che non è facile trovare un lavoro per arrivare a fine mese, ma cercherò di fare il possibile affinché ciò avvenga e se lei mi assicura che righerà dritto, farò in modo che lei possa usufruire dei buoni famiglia, a maggior ragione che lei è un padre single potrebbe rientrarci. Prima però deve trovare un lavoro onesto.» ha preso a cuore il suo caso, non è da lei lasciarsi coinvolgere così emotivamente, ma il discorso dell’uomo l’ha toccata nel profondo, non ha mai visto una persona così legata alla famiglia, così di buon cuore, da mettere gli altri al primo posto. Non ha mai rubato per fare soldi facili o scappare lontano e vivere la vita alla grande, l’ha fatto per suo figlio, la sua unica ragione di vita. Lei che non può averne di suoi, nonostante abbia Henry che considera come tale, sente ogni volta un malessere interiore che non riesce a spiegarsi, che non riesce ad attenuare, lei desidera fortemente avere un figlio suo, questo la porta a coinvolgersi in modo poco appropriato verso Robin e suo figlio, vuole che quei due possano riunirsi. 

«Grazie, non era tenuta a farlo, grazie. Una volta che questa storia dell’omicidio sarà chiarita voglio diventare una persona migliore, per mio figlio, non merita di vivere in quella casa famiglia, non merita un padre come me» 

«Non dica così... non la sto giustificando, perché rubare resta un reato, ma sicuramente non l’ha fatto perché vuole male al suo bambino, piuttosto il contrario.»

L’uomo le sorride e le prende delicatamente la mano che la donna tiene sulla scrivania. Istintivamente Regina vorrebbe ritirarla, non permette mai un contatto con i suoi clienti, con gli sconosciuti e ancora meglio dire un contatto con chiunque, non è mai stata una persona affettuosa; ma in questo caso non lo fa, la stretta di Robin è calda, sicura, sincera e non trova il coraggio di spostarsi. 

Robin dal canto suo, ha preso la mano della donna quasi senza pensare alle conseguenze ed é lui a ritirarla per primo quando si rende conto della gaffe che ha fatto, diventando leggermente rosso in viso, non è da lui essere così istintivo, ma la donna che ha di fronte a sé gli trasmette stabilità, sicurezza, come non gli accadeva da tempo, solo con sua moglie Marian si era sentito così. É vero, quello di essere gentile e aiutare i suoi clienti fa parte del suo essere avvocato, ma Robin sa che non è solo questo, ha avvertito da subito una sintonia con Regina che non riesce ancora adesso a spiegarsi. 

Si scusa per averle stretto la mano e Regina si limita a scrollare le spalle, intimidita anche lei dal gesto, non sa spiegarsi bene nemmeno cosa abbia provato, ma sicuramente una sensazione mai provata prima, un qualcosa di indescrivibile, piacevole e capisce che è il momento di ricomporsi e tornare ad essere l’avvocato impeccabile e tutta d’un pezzo che è sempre stata, senza farsi trasportare dai sentimentalismi. 

«Stanotte dovrà purtroppo essere trasferito in carcere, ma provvederò quanto prima a farla uscire da lì e mandarla ai domiciliari, ci vediamo nei prossimi giorni.» stringe la mano al suo assistito tornando ad essere l’avvocato Mills, non più Regina.

L’uomo si ritrova ad annuire e stringerle la mano a sua volta. 

 

É ancora mattina ma si ritrova ad essere già stanca, così prima di tornare in studio decide di passare a prendersi un caffè, quella mattina per sua fortuna David tornerà in ufficio e lei avrà qualcuno con cui occuparsi del caso e scoprire chi vuole incastrare l’uomo. 

Una volta arrivata in ufficio, David è lì ad attenderla ed é già stato informato del nuovo caso. Regina ringrazia il cielo di essere circondata da collaboratori competenti o quanto meno di essere stata fortuna a trovarli al primo colpo, non avrebbe sopportato, pignola com’è, persone che non siano in grado di eseguire un ordine o che non hanno un minimo di iniziativa. 

David è il suo socio, lo conosce da tanto tempo ormai, hanno iniziato l’università insieme e da quel momento hanno continuato a lavorare a stretto contatto, lui ha perfino fatto la gavetta nello studio del padre di Regina, quindi fin dal primo momento è entrato nell’azienda di famiglia dei Mills e non se n’è più andato. Per Regina é stato scontato farlo socio una volta morto suo padre. 

Come se non bastasse David é il marito di Mary Margaret, quindi lo conosce da molto prima che intraprendessero lo stesso percorso di studi, lui e la sua sorellastra si conoscono dall’età di 15 anni lei e 18 lui, praticamente Regina lo considera come uno di famiglia, ed è tra le poche persone che la conosce meglio di chiunque e sa come prenderla nei suoi momenti negativi. Lui c’è sempre stato per la donna, senza mai voltarle le spalle, nemmeno quando lei implorava di voler restare sola, David l’é restato accanto, insieme a Mary, da perfetto migliore amico. 

Mentre David trova ulteriori informazioni su Robin, Regina chiama “capitan Hook” , il cui vero nome é Killian Jones, un ragazzo di 25 anni che lavora al porto, ha un uncino al posto della mano, persa quando era un adolescente, nell’incidente in barca in cui ha perso i suoi genitori e suo fratello Liam. Ha una barca dal nome di “Jolly Rogers”, ma non ha più salpato con essa, nonostante sia molto bravo come marinaio o pirata, come gli piace definirsi, visto che ama le giacche di pelle, il mare, le barche e il suo uncino sexy. Collabora occasionalmente con Regina per arrotondare lo stipendio, facendo per lei dei pedinamenti.

Quel giorno Regina ha bisogno di lui per pedinare le persone vicine a Robin e cercare di trovare altre informazioni utili per poterlo aiutare, non crede al fatto che l’assassino non sapesse della rapina organizzata da Robin. Il suo intuito le dice che il killer è stato informato del piano di Robin e che abbia deciso di incastrarlo volutamente per far avere agli inquirenti un sospettato e insabbiare la verità. Della rapina secondo  Robin sapevano solo i suoi “collaboratori” e perciò qualcuno ha parlato.

Killian accetta subito, mettendosi immediatamente a lavoro per l’avvocato Mills, la quale paga generosamente e lui non rifiuta mai, con i soldi delle collaborazioni che fa ci va avanti almeno un’intero mese, sennò di più, dipende dalle informazioni che riesce a ricavare. Lui è bravo in questo e il fatto che abbia l’aria da pirata aiuta parecchio nei giri loschi. 

Nessuno penserebbe che dietro quell’aria da duro, quello sguardo strafottente e malizioso, si nasconda un ragazzo che ha sofferto tanto, forse anche troppo e che ha paura di fidarsi delle persone o meglio ha paura di innamorarsi, di concedere ancora una volta il suo cuore e rimanere deluso, a volte pensa che nella sua vita il lieto fine non sia compreso. Vive perciò alla giornata, senza pretendere troppo, godendosi ciò che viene. 

 

É ormai sera, Killian ha lavorato tutto il giorno per ricavare informazioni e dopo aver fatto un resoconto dettagliato all’avvocato Mills, dandogli informazioni utili per il suo caso: ha scoperto che a tradire Robin Hood é stato un signore di zona, il quale é venuto a conoscenza del piano da una persona vicina a lui e per una generosa somma di denaro si é venduto, nonostante non avesse niente contro il fuorilegge per eccellenza. 

Non ha saputo però ancora scoprire chi sia questa fantomatica persona che ha pagato il pettegolo. 

Per quel giorno ha scoperto a sufficienza e Regina gli ha già dato il suo anticipo, che consumerà al pub di zona, ci lavora una cameriera niente male, proprio il tipo di Killian. 

Entra nel locale, cercando di individuare subito la bella cameriera e la vede al bancone a servire i cocktail. Sa molto di lei, si chiama Emma Swan, ha 18 anni e lavora al pub sei giorni a settimana, il sabato o la domenica, ad alternare, li ha liberi. É bionda, capelli che le arrivano fino alla schiena e due meravigliosi occhi verdi, che si rispecchiano perfettamente nei suoi azzurri come il mare. Ci ha già parlato, ma lei non è una persona che da confidenza tanto facilmente e l’ha capito dal primo momento, ma è anche vero che lui non è uno che si arrende.

«Ho saputo che domani è il tuo giorno libero... io oggi ho preso la paga sostanziosa per un lavoro che ho fatto, quindi potremmo uscire.» le dice avvicinandosi a lei e guardandola con il suo meraviglioso sguardo da perfetto bad boy.

«Domani sono impegnata con l’unico uomo della mia vita.» risponde Emma, incrociando il suo sguardo e alzando subito dopo gli occhi al cielo.

Non è la prima volta che il giovane le chiede di uscire e trova anche che sia molto bello, tremendamente sexy, anche troppo... ma non vuole impegnarsi in nessuna relazione, non vuole dover soffrire ancora una volta. Non vuole più innamorarsi. Tutti gli uomini della sua vita sono andati via e nonostante abbia solo 18 anni, inizia a credere che abbia qualcosa che non va. Suo padre non l’ha nemmeno voluta conoscere, l’ha abbandonata quando era piccola davanti a un freddo ospedale insieme a sua madre, la quale nemmeno lei si è degnata di tenere sua figlia. Neal il padre di Henry è andato via senza lasciare la minima traccia di sé, é partito di punto in bianco, senza lasciare nemmeno un misero biglietto, non ha avuto il coraggio nemmeno di lasciarla. Graham, il quale é stato poco nella vita di Emma, l’ha lasciata quando lui ha scoperto che lei avesse un figlio, lui promettente poliziotto, con il sogno di far carriera come sceriffo, ha voluto pensare al suo futuro e finire l’accademia, senza approfondire un rapporto che senza dubbio sarebbe diventato importante. L’ha lasciata sola proprio nel momento in cui iniziava a fidarsi di nuovo. 

Ha 18 anni è vero, ma vuole dedicarsi solo a Henry, il quale é davvero l’unico uomo della sua vita, l’unico che non la deluderà mai e che le vorrà sempre bene incondizionatamente, come lei ne vuole a lui.

«Le mie fonti mi hanno rivelato che sei single...» continua Killian, non arrendendosi.

«Lo sono infatti, l’uomo della mia vita si chiama Henry, ha 4 anni ed é mio figlio, domani passerò la serata con lui a guardare un cartone su Netflix, mangiare schifezze e giocare ai videogiochi» alzando nuovamente gli occhi al cielo nel sapere che il ragazzo avesse preso informazioni su di lei.

«Questo non lo sapevi» lo provoca avendo visto la sua reazione alla scoperta che abbia un figlio, a quanto pare non ha scoperto tutto sul suo conto, ma è pur vero che a lavoro quasi nessuno sa che ha un figlio, non perché se ne vergogni, ma perché non vuole essere compatita come la ragazza madre sola che deve crescere un bambino di quattro anni. Lei sa cavarsela benissimo da sola, è sempre cresciuta da sola e non ha bisogno della compassione di nessuno. Con quella piccola ammissione spera di allontanarlo, in fondo nessuno vuole al suo fianco una ragazza madre.

«Lo ammetto ! Ma ti confesso anch’io una cosa... amo le serate da nerd, passate accoccolati sul divano sai tesoro?» la provoca, anche se non è del tutto una provocazione, passerebbe volentieri una serata sul divano a guardare un film o una serie tv in sua compagnia.

«Vuoi altro da bere? Non posso stare tutto il tempo a parlare con te, io a differenza tua devo lavorare duramente, lo stipendio non lo guadagno con una giornata.» dice per provocarlo lei stavolta. 

«Così mi ferisci profondamente, non sto facendo una bella impressione, ma io sono più affascinante e intrigante di quello che credi sai? Comunque un rum, così mi siedo buono, buono ad aspettare che esci e ti accompagno a casa.» 

Emma alla risposta di Killian sbuffa, alza gli occhi al cielo ancora una volta, per poi rispondere nuovamente a tono: «Ho la macchina e non ho bisogno della scorta per tornare a casa.» gli dice mentre versa il rum da lui chiesto nel bicchiere.

Killian afferra il suo bicchiere sorridendo per la risposta acida di Emma, ma senza dubbio non si è offeso, anzi, è ancora più motivato ad aspettarla per conoscerla meglio, é maggiormente affascinato da lei. 

Durante la serata osserva i suoi movimenti, il suo sorriso cordiale che rivolge ai clienti e nota che anche Emma spesso l’osserva a sua volta, ma abbassa lo sguardo quando i loro occhi si incrociano. Ha capito che Emma non è una persona semplice, non ammetterebbe mai che lo sta osservando anche se lui glielo facesse notare, ma lo farà lo stesso una volta finito il suo turno. 

Non ha fretta e vuole solo continuare a parlare ancora con lei. 

 

A fine turno Emma, cerca di ignorare Killian che la sta aspettando fuori da locale, in realtà non vedendolo più seduto quando lei è andata a cambiarsi ha pensato che se ne fosse andato, ma poi l’ha trovato ad aspettarla.

Raggiunge la macchina facendogli un leggero segno con la testa a mo di saluto e raggiunge il parcheggio dipendenti, ma si accorge ben presto che la sua auto non parte a causa del freddo e per quanto ami il suo meraviglioso maggiolino giallo, in momenti come questi vorrebbe davvero un’altra macchina, ogni volta che c’é un po’ più di freddo resta fermo. Scende dal veicolo sbuffando e trovandosi nuovamente Killian davanti, il quale ha assistito a tutta la scena e se pur si dispiace per la giovane, é contento perché così potrà accompagnarla a casa.

«Ti faccio compagnia, non é il caso che una bella ragazza come te vada in giro da sola di notte»

«Si da il caso che sto badare a me stessa e non mi serve che tu mi accompagni» risponde irritata per la sua sfacciataggine, pur sapendo che non si sarebbe mai arreso e rassegnandosi al fatto che l’avrebbe accompagnata fino a casa. 

«Ho notato che mi hai osservato quasi tutta la sera, perciò non ti sono del tutto indifferente.» le fa notare Killian iniziando a camminare insieme a lei, incurante del fatto che lei gli abbia appena detto di andarsene che può fare da sola, ma lui è un gentiluomo e non lascia una donna a girare di notte. 

«Guardavo se finalmente ti decidessi ad andare via» ribatte Emma. 

«Così mi ferisci ancora più profondamente, solo tu resisti al mio fascino» 

«Tanto hai un ego smisurato» avendo capito già che tipo sia, sa di essere un bellissimo ragazzo e gioca questa carta a suo favore, i suoi occhioni azzurri poi farebbero capitolare qualsiasi donna, perfino lei se non fosse troppo impegnata ad inalzare muri immaginari per non fare entrare nessuno nella sua vita. 

«Pane e gentilezza eh!» ride e la guarda con il suo solito cipiglio sexy e sfoggiando il suo sorriso migliore, per poi continuare a parlare e conoscerla: «Oltre ad avere un figlio e lavorare al pub, cosa fai nella vita Emma?» le chiede. 

«Cosa ti fa credere che io te lo voglia dire? Poi visto che sai bene o male tutto di me, visto che te ne sei vantato, tu dimmi qualcosa di te!» incuriosita dalla vita del ragazzo, non può essere solo arrogante, malizioso e irritabilmente irresistibile. Ha notato che al posto di una mano porta un uncino ed è effettivamente curiosa di scoprire cosa sia successo di così drammatico nella sua vita per ritrovarsi senza una mano. 

«Ti stai interessando a me dolcezza? Cosa vuoi sapere? Ti dirò ciò che vuoi.» ancora una volta con tono malizioso.

«Prima di tutto non chiamarmi dolcezza. Cosa hai fatto alla mano?» si ritrova a chiedere senza nemmeno rendersi conto, il suo pensieri si sono trasformati in parole prima che potesse evitarlo. 

Emma nota subito dopo che gli occhi di Killian da allegri si sono velati di tristezza e vuole provare a rimediare al suo errore, ma il ragazzo la precede.

«Sulla nave di famiglia, la mia amata Jolly Roger. Io, i miei genitori e mio fratello eravamo in mare aperto, una tempesta ci accolto alla sprovvista... loro sono morti, io sono l’unico sopravvissuto, ma ho perso la mano» si ritrova a raccontare, è la prima volta che ne parla con qualcuno, di solito non parla così facilmente del suo passato, ma di Emma non sa spiegarsi perché, si è fidato subito. C’è qualcosa di diverso in lei, qualcosa che lo affascina e lo fa essere completamente se stesso, senza paure e timore di sbagliare. 

«Mi dispiace» ritrovandosi a guardarlo intensamente negli occhi.

«Oh non ti preoccupare dolcezza, ormai sono abituato e poi sono una versione più giovane e affascinante di capitano uncino.»

La ragazza si ritrova nuovamente ad alzare gli occhi al cielo per l’affermazione dell’uomo, ma inevitabilmente si ritrova anche a sorridere, se pur cerca di non farlo trasparire. Killian se ne accorge ma stavolta non le dice nulla.

«E tu, cosa mi dici di te? Tocca a te dirmi qualcosa. A parte che ti chiami Emma Swan, che hai 18 anni e hai un figlio di quattro, vivi da sola?» le chiede  nuovamente, insiste volendo conoscere qualcosa in più sul suo conto, lui si è esposto ora tocca a lei dire qualcosa di sé e spera tanto che lo faccia, che si possa confidare almeno un pochino.

«Con un’amica» 

«E i tuoi genitori a 18 anni hanno lasciato che te ne andassi di casa?» chiede curioso.

«I miei genitori non so nemmeno come sono fatti, mi hanno abbandonato appena nata, sono abituata a cavarmela da sola.» risponde secca, cercando di non incrociare il suo sguardo. Non sa nemmeno lei perché glielo sta dicendo, forse perché lui gli ha confidato qualcosa di personale della sua vita e lei ha pensato bene di ricambiare il favore. Sono così diversi, però entrambi hanno già sofferto tanto, Emma si rende conto che si è sbagliata sul ragazzo che ha di fronte, non è solo arrogante e pieno di sé, sotto quella scorza da duro, si nasconde una persona che ha sofferto, esattamente come lei.

Camminano senza dire più una parola, entrambi si rendono conto che per quella sera hanno detto già fin troppo di sé stessi, cosa che non avevano mai fatto e questo ha completamente spiazzato entrambi da sentirsi per la prima volta vulnerabili. Killian non si è mai fidato di nessuno, soprattutto da dopo la morte della sua famiglia si è chiuso nel suo mondo fatto di divertimento, di donne, alcool e discoteche, incurante del resto. Emma ha saputo far battere il suo cuore come non credeva più possibile, semplicemente parlando con lei al locale dove lavora. 

Emma dal canto suo si sorprende di essersi fidata di un uomo, quando più volte si é ripetuta che non l’avrebbe mai fatto, infatti mentalmente si ricorda di tenere le distanze dal sesso maschile, soprattutto da uomini come Killian che sono alla ricerca della conquista, lei non ha bisogno di avventure di una notte.

«Io sono arrivata.» indicando la villetta a due piani e distogliendo il ragazzo dai suoi pensieri.

«Quando ci rivediamo quindi?» le chiede tornando a mostrare il suo sorriso malizioso e sicuro di sé.

Emma lo guarda divertita a sua volta, ma si allontana senza rispondere, ma voltandosi a guardarlo prima di chiudere la porta di casa.

Killian sospira e torna verso la sua nave, non sapendo ancora che Emma Swan sconvolgerà la sua intera esistenza e che lui farà altrettanto con la sua.









Spazio autrice: Ciao a tutti, eccomi qui con il secondo capitolo, volevo dirvi che posterò una volta a settimana, in modo che potrò finire di scrivere i capitoli senza fretta e che questo giorno sarà la domenica, il giorno in cui di solito sono più libera. Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano del primo capitolo. Spero che la storia vi possa continuare a piacere, fatemi sapere. 
   
 
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