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Autore: inzaghina    28/01/2019    13 recensioni
Fin dalla sua infanzia, Bill Weasley ha saputo che essere il figlio primogenito di una delle Sacre Ventotto non ti rendeva migliore degli altri, ti dava anzi responsabilità che altri ragazzi non avevano.
Scopriamo come la curiosità ereditata dal padre e la fame di avventure hanno condotto questo Caposcuola dall'aria perfetta a diventare uno Spezzaincantesimi per la Gringott, nel torrido deserto egiziano, svelando lungo la strada i momenti che hanno caratterizzato la sua vita, trasformandolo nel mago figo incontrato da Harry alla vigilia della Coppa del Mondo di Quidditch, il mago che ha saputo conquistare una strega per 1/4 Veela nonchè campionessa del Torneo Tremaghi e che non si è dato per vinto nemmeno quando Greyback ha tentato di trasformarlo in un mostro.
Genere: Avventura, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Famiglia Weasley, Nimphadora Tonks, Ordine della Fenice | Coppie: Arthur/Molly, Bill/Fleur
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Prologo – Che cos’è un nome?
 
 
“Che cos'è un nome?
Quella che chiamiamo “rosa”
anche con un altro nome
avrebbe il suo profumo.”
William Shakespeare
 

 
Molly Weasley, nata Prewett, era certa di sapere quanto contasse un cognome come quello del suo futuro marito; non che all’epoca avesse alcuna idea che quello sarebbe stato il padre dei suoi figli, sia ben chiaro. Aveva comunque immaginato, sin dal loro primo incontro, avvenuto nell’affollata sala comune di Grifondoro, in seguito al loro smistamento, che un cognome simile non poteva essere come il suo. Arthur Weasley era infatti il figlio terzogenito di una delle Sacre Ventotto e ciò lo rendeva, almeno a livello teorico, un perfetto esempio di mago purosangue, quello che la maggior parte delle madri si auspicava che la figlia potesse incontrare e sposare. Dopo che i Prefetti li ebbero accompagnati alla torre, illustrando loro la strada più veloce da e per i dormitori, gli orari delle lezioni e la rigida divisione tra i dormitori maschili e femminili, gli studenti del primo anno poterono cominciare ad acclimatarsi nella loro nuova casa.
“Come mai noi maschi non possiamo salire nei dormitori femminili?” domandò un ragazzino biondo, dopo che i Prefetti ebbero raggiunto i loro amici.
“E chi lo sa,” ribatté un moro, che stazionava al suo fianco.
“I fondatori ritenevano che noi ragazzi fossimo meno affidabili delle nostre colleghe del gentil sesso,” spiegò Arthur, rivolgendosi al resto dei compagni per la prima volta.
“Che idea ingiusta!” s’infervorò il biondino, mentre gli altri maschi annuivano convinti.
Una risata secca fece voltare tutti i primini verso una ragazzina dai capelli fiammeggianti, che osservava i maschi con le braccia conserte. “Sarà anche ingiusta, ma sicuramente veritiera! Volete forse convincermi che non tentereste di introdurvi nel nostro dormitorio se ce ne fosse la possibilità?” commentò tagliente Molly, sollevando gli occhi castani sui suoi nuovi compagni.
Il suo tono di voce aveva un che di autoritario, che spinse i maschi a smetterla di lamentarsi all’istante, limitandosi a borbottare tra di loro. Arthur invece rimase in silenzio, scrutando con i suoi occhi chiari quella ragazzina che non aveva avuto alcuna remora nel dire quello che pensava.
“Non ci siamo presentati,” trovò il coraggio di dirle, qualche minuto più tardi, trovandola seduta ad un tavolo rotondo, intenta a scrivere su di una pergamena.
“Molly Prewett!” scandì chiaramente lei, gli occhi luminosi puntati in quelli azzurri di lui.
“Arthur Weasley,” rispose, stringendo la mano più piccola nella propria.
“Oh, un Weasley…”
“C’è qualche problema?” le domandò, sedendosi di fronte a lei.
“Non avrei mai immaginato che tu fossi un erede di una delle famiglie purosangue più note del Regno Unito.”
“Weasley è solo un nome…” dichiarò lui.
“Dici?” la ragazza era rimasta scettica.
“Sappi che abbiamo antenati babbani anche noi,” ribatté orgogliosamente Arthur, sorridendo nel vedere l’espressione vagamente delusa di Molly sparire tanto repentinamente quanto era apparsa.
“Addirittura?” lo mise alla prova lei.
“Certo, papà sostiene che tutte le famiglie purosangue si sarebbero estinte se non si fossero mischiate con Babbani o Nati Babbani.”
“Lo dicono anche i miei genitori,” annuì lei. “Infatti ho un cugino di secondo grado che è un Magonò, ma i suoi non ne hanno fatto un problema…”
“E perché avrebbero dovuto? I babbani sono così affascinanti, così come il mondo legato a loro!” si entusiasmò Arthur, facendo sorridere Molly.
“Ne sai molto di loro?”
Il ragazzo annuì. “Leggo tutto quello che trovo! Sono sicuro che ai miei non dispiacerebbe affatto se portassi a casa una ragazza Babbana, almeno di origine…”
“Che peccato!” commentò la sua nuova amica.
“Perché dici questo?”
“Cominciavi a piacermi, ma purtroppo sono una Purosangue anche io…”
Le orecchie di Arthur andarono a fuoco, così come le sue guance, e Molly pensò che avrebbe sicuramente voluto sposare quel ragazzo e crescere con lui dei figli Purosangue che non avessero nulla a che fare con gli spocchiosi eredi delle stirpi più in vista della comunità magica.
 
Pochi mesi dopo il diploma, in una fredda giornata invernale, la speranza di Molly si avverò, quando lei ed Arthur si promisero amore e fedeltà nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia, finché morte non li avrebbe separati.
“Avevi ragione tu, Arthur…” sussurrò la neosposa a fior di labbra.
“Su cosa, tesoro?”
“Sul fatto che Weasley fosse solo un nome,” rispose, prima di baciarlo nuovamente.
 
*
 
William Arthur Weasley venne al mondo in una fredda notte di novembre, proseguendo la tradizione della famiglia Weasley che da decenni sfornava esclusivamente eredi di sesso maschile.
“È assolutamente perfetto, tesoro,” sussurrò emozionato Arthur, guardando la moglie stringere il piccolo a sé.
“Somiglia a te,” rispose lei, guardando ammaliata gli occhi blu del neonato.
“Speriamo che abbia ereditato la tua forza ed il tuo senso di giustizia.”
“E anche il tuo buon cuore e la tua curiosità,” ribatté, sorridendogli dolcemente.
“L’importante sarà insegnargli i giusti valori…”
“Sono sicura che non avremo problemi… del resto il suo essere purosangue è solo un caso” rispose.
 
Bill fu, fin dai primissimi tempi, un bambino d’indole tranquilla, che celava un animo decisamente avventuroso e curioso di scoprirne di più di tutto ciò che lo circondava. Amava leggere, soprattutto le avventure degli esploratori e degli avventurieri, fantasticando su un futuro in giro per il mondo anche per se stesso, la sua smania di avventura diveniva molto più evidente soprattutto quando era in compagnia di suo fratello Charlie. Nonostante la sua natura calma, la sua passione per la lettura e la sua attrazione per i misteri e per le peripezie più fantasiose, Bill non si rifiutava mai di aiutare la madre, alle prese con i suoi sempre più numerosi fratelli minori. A Charles Septimius, seguirono infatti Percival Ignatius, i gemelli Fred e George ed il piccolo Ronald Billius.
Era l’inizio di un’estate che si preannunciava torrida e sua madre era in attesa del settimo erede Weasley, che sarebbe arrivato giusto in tempo per la fine del mese di agosto. Percy combatteva una fastidiosa influenza attaccatagli da Ron e anche i gemelli non erano in forma, decisamente più tranquilli del solito; i due maggiori ebbero quindi il permesso della madre di passare il resto del pomeriggio all’aperto. Dopo un breve bagno nello stagno, i due fratelli continuarono a camminare, rinfrescati dalla permanenza in acqua, raggiungendo la tenuta dei Diggory che avevano un bambino poco più grande dei gemelli.
“Dev’essere strano essere figlio unico, non credi?” domandò Charlie.
“Io lo sono stato per due anni, ma non ricordo un granché,” rispose l'altro, scrollando le spalle.
“Chissà quando ti annoiavi senza di me,” ridacchiò il minore, scuotendo la testa ricoperta di ricci scuriti dall’acqua.
“Se lo dici tu…”
L’eventuale risposta di Charlie fu zittita da uno scalpiccio di passi sul vialetto di casa Diggory, che costrinse i due fratelli ad abbassarsi, nascondendosi tra i rigogliosi cespugli di clematidi tanto cari alla padrona di casa.
“Lo sai anche tu, mia cara, che il tipo di famiglie da frequentare sono di massima importanza in questo momento,” stava dicendo una strega dall’espressione arcigna, che sfoggiava un abito scuro poco adatto alla giornata estiva.
Charlotte Diggory sostenne lo sguardo gelido della cugina. “Amos e io sappiamo benissimo chi frequentare e chi no, Edwina…”
“Non si direbbe, visto che tuo marito apprezza la compagnia di quei traditori del loro sangue dei Weasley! Un vero insulto ai purosangue, ecco cosa sono quelli!” sputò Edwina Selwyn in Flint.
“Meglio frequentare i Weasley, piuttosto dei Rosier, degli Avery e dei Mulciber…” ribatté freddamente la ex Tassorosso, voltando le spalle alla sua ospite. “Ora torno da mio figlio, non ho intenzione di ascoltati oltre… sappi che non sarai più la benvenuta a casa nostra finché rimarrai su queste posizioni,” concluse, prima di sparire nell’ordinata villetta.
 
“Cosa significa essere traditori del nostro sangue, Bill?”
I due stavano già rientrando verso casa, quando il fratello minore aveva posto questa domanda. Bill, che aveva origliato, del tutto casualmente s’intende, delle conversazioni tra i genitori sapeva perfettamente cosa avesse inteso dire la signora impettita che avevano intravisto a casa Diggory. “Significa che i nostri genitori pensano che non ci sia differenza tra essere un mago purosangue e un mezzosangue o un nato babbano,” spiegò quindi.
“Papà ama i babbani” commentò Charlie, correndo con la mente al capanno per gli attrezzi ricolmo di cianfrusaglie del genitore.
Bill annuì, prima di abbassarsi a raccogliere un po’ di erica da portare alla madre. “Non tutti la pensano come noi, Charlie.”
“E come altro la pensano?”
“C’è che crede che i purosangue siano gli unici che hanno diritto di essere maghi. Frequentare Hogwarts, lavorare al Ministero…”
“Noi siamo purosangue, ma non lo crediamo!”
“E come noi anche altre famiglie tra le Sacre Ventotto, ma ciò non vale per tutte.”
“Cosa sarebbero le Sacre Ventotto, Bill?”
“Sono le famiglie britanniche considerate veramente purosangue…”
“E noi siamo parte di questo gruppo?”
 “Si, anche se papà sostiene che si tratti solo di una stupida vecchia convenzione. Weasley è solo un nome, che vale come un qualsiasi altro…”
“Sono d’accordo con papà!” esclamò il più piccolo, porgendo al fratello alcune campanule per il mazzo di fiori che stavano raccogliendo alla madre.
“Non avevo dubbi.”
“E comunque io proprio non ci tengo a lavorare al Ministero! L’ufficio di papà sarà anche forte, ma che noia starsene chiusi tutto il giorno in un palazzo…” chiarì Charlie, sollevando lo sguardo sul cielo terso ed inspirando il profumo dei fiori circostanti.
“Nemmeno io!”
“Ma tu adori leggere, se non ti tirassi io fuori di casa te ne staresti lì rintanato tutto il giorno!”
“Questo non significa che io non abbia un animo avventuroso… dopo Hogwarts io me ne andrò dall’Inghilterra ed esplorerò posti sconosciuti,” Bill era sicuro di dire il vero, i suoi genitori gli avevano sempre detto che avrebbe potuto fare qualunque cosa, bastava semplicemente che si impegnasse. E Bill si impegnava in tutto quello che faceva.
“Vorrà dire che ci incontreremo in giro per il mondo,” sorrise Charlie, spalancando la porta di casa e correndo incontro alla madre.
“Ti abbiamo portato dei fiori,” le comunicò Bill, porgendole il mazzetto variopinto.
“Siete due tesori,” sospirò Molly, appellando un vaso ed augurandosi che quella nel suo grembo fosse una femmina, o un maschio con la sensibilità del suo primogenito.

 

Nota dell’autrice:
Buonasera a tutti, vi starete sicuramente chiedendo cosa mi sia preso, visto che ho già due long in ballo, ma quest’idea mi ha colto all’improvviso ed ho deciso di seguire il cuore e non fermarmi troppo a pensare. Devo ringraziare la splendida Adho, con le sue storie speciali e coinvolgenti, che è stata fonte d’ispirazione.
Sarà una mini long che seguirà Bill durante alcuni degli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua vita, spingendolo a diventare il ragazzo tenace che abbiamo conosciuto, senza mai dimenticare gli insegnamenti dei suoi genitori riguardo al cognome che porta.
Non me ne vorrà Shakespeare, spero, se gli ho rubato la citazione su cui ho basato il prologo; né Wilde per aver preso in prestito un suo famoso titolo, riadattandolo alla mia storia.
Aggiornerò entro la fine della settimana con il prossimo capitolo e vi ringrazio per i pareri che vorrete lasciarmi.
Un abbraccio,
Francy
   
 
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