BREATH

 

Cominciò come sempre, con la constatazione che non riusciva a respirare. 
Spalancò gli occhi alla ricerca di ossigeno, rendendosi conto che era notte fonda. Le tendine di quello squallido motel erano tirate, ma la luce della luna penetrava comunque nella stanza. Ciò che lo colpì fu la totale assenza di rumori: non una macchina sfrecciava sulla statale texana, né le chiacchiere di qualche nottambulo di ritorno dall’ultimo party. Per un attimo pensò di essere morto, tutto intorno a lui sembrava morto. Poi si concentrò sui rumori più lievi e si accorse del respiro lento e regolare di suo fratello, che dormiva nel letto accanto al suo. 
Respirare. 
Lui non riusciva a respirare. 
Le sue labbra si spalancavano alla ricerca di ossigeno, mentre i polmoni bruciavano nell’attesa di un po’ d’aria per potersi gonfiare. Cercò a tentoni il cassetto del comodino, ma lo trovò insolitamente vuoto, eppure era convinto di averlo lasciato lì. Nel minor tempo possibile scansò le coperte, buttandole a terra. Teneva le mani premute sulla gola ardente, cercando di strozzare i gemiti di dolore, non doveva fare rumore. Provò a raggiungere il tavolo dove giacevano i borsoni ancora intatti, ma inciampò in qualcosa e non riuscì a trattenere un lamento. Si inginocchiò a terra, privo di forze, mentre cercava di introdurre un po’ di ossigeno. 
“Sammy?” La voce impastata dal sonno di Dean. Non ottenendo risposta si appoggiò su un gomito, cercandone la figura nel letto accanto. Non appena lo vide accasciato a terra balzò giù dal materasso. Senza fare domande corse ai borsoni e cominciò a rovesciarne il contenuto. 
“Maledizione, dove sei finito figlio di puttana?” Mentre le mani cercavano frenetiche l’inalatore lo sguardo correva al fratello, ancora steso a terra. “Resisti, Sam, adesso ti aiuto io.” Lasciò perdere la ricerca e si accovacciò accanto al minore. Afferrò il sacchetto del cheeseburger che aveva ingurgitato la sera prima e lo avvicinò al volto del fratello. Gli cinse le spalle con un braccio, cercando di farlo mettere seduto. 
“Sam, respira dentro al sacco. Bravo, lentamente.” Parlava con voce rassicurante, mentre gli carezzava la schiena. 
Restarono a lungo vicini, guardandosi negli occhi, mentre entrambi cercavano di regolare il respiro. 
Respirare. 
Dentro, fuori. 
Respirare. 
Dopo qualche istante o furono ore? Sam annuì lievemente, segno che si stava riprendendo. Dean accennò ad un sorriso e scostò le ciocche umide dal volto del fratello, mentre lui abbassava il sacchetto dal viso. 
“Mi spiace, credo di aver perso l’inalatore mentre eravamo a caccia.” Tentò di spiegare Sam. 
“Siamo comunque sopravvissuti, non credi?” Rispose il maggiore. Afferrò il sacchetto da terra e lo sventolò in aria. “Ho sempre sostenuto che gli hamburger ti salvano la vita.”
Risero entrambi, finalmente sollevati. 
Parecchie ore dopo entrambi erano nuovamente a letto. Sam era crollato dopo pochi minuti, spossato dalla caccia di quel giorno, ma Dean restò a lungo sveglio, nella penombra di quella squallida camera di motel nel Texas ad ascoltare il respiro regolare del fratello. 
Nonostante tutte le avversità erano ancora insieme, a proteggersi l’un l’altro, e così sarebbe stato per sempre, fino all’ultimo respiro. 



















Questa storia, come avrete potuto capire, è un regalo di compleanno. Non sono un'esperta di asma, ma spero di non aver sbagliato qualcosa. Grazie a chiunque sia arrivato fino qui, a chi recensirà e ai lettori silenziosi :)