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Autore: Lea10052000    30/01/2019    0 recensioni
TRATTA DA UNA STORIA REALMENTE ACCADUTA.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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SECONDO CAPITOLO
 
GIOVEDI 17 MAGGIO 2018 – DOMENICA 27 MAGGIO 2018
Quella sera ho avuto un attacco di panico fortissimo in cui non riuscivo a contenermi, urlavo e correvo per i corridoi in preda al panico, non ero in me, mi ricordo pochi frammenti di quel momento. Dunque mi hanno dovuto fare una puntura di Talofen abbastanza potente, a dosi di cavallo, per calmarmi, da farmi svegliare solo 2 giorni dopo nel reparto di psichiatria di Novara. È stato un sonno profondo, durato 2 giorni senza alcun risveglio. Durante quel coma mi hanno trasferito da un reparto all’altro senza che neanche me ne accorgessi. In quel reparto ho conosciuto alcune persone e ho fatto attività di laboratorio musicale e lettura di giornali e commenti a tavola rotonda. Quel reparto era formato da un corridoio a elle, non potevi usare cellulari e nessun apparecchio elettronico, eri super controllato e alcune camere non avevano neanche la finestra. Era proprio come stare in un carcere. Era un luogo molto buio, dove i pavimenti e le pareti sono tutti dello stesso colore grigio e dove i suoni rimbombano a causa dell’ “arredamento” povero; è un posto in cui si alternano lunghi momenti di silenzio e brevi intervalli ricreativi. Nella mia mente è un posto sicuramente caratterizzato da un clima rigido, i sentimenti delle persone all’interno di quel reparto erano tristezza, depressione, rassegnazione, sono le parole che meglio li descrivono. Il cibo era scadente. Menomale che in quel reparto ci sono stato solamente per 2 giorni per poi trasferirmi in ambulanza nel reparto di psichiatria del centro di salute mentale di Borgomanero, abitando io a Borgo Ticino, reparto di competenza territoriale. In psichiatria a Borgomanero sono stato solo una notte per poi dimettermi e tornare a casa. Dopo 24 ore a casa non riuscivo a stare tranquillo e a contenermi. Dopo un viaggio in ambulanza verso il pronto soccorso di Borgomanero, sono stato sedato e ho passato il pomeriggio in ospedale. Il giorno dopo a casa sono stato malissimo e dopo un secondo viaggio in ambulanza verso il pronto soccorso di  Borgomanero arrivai in ospedale agitatissimo. Arrivato in ospedale vedevo da entrambi gli occhi ma avevo una parziale perdita della memoria.  Non mi ricordavo più chi erano i miei parenti più stretti e dove abitavo, come se avessi perso effettivamente la memoria, per fortuna non era cosi, ma in quel momento mi sentivo perso. Dopo le visite di rito in pronto soccorso, il Dottore, consulente psichiatrico regionale, decide di ricoverarmi presso la psichiatria dell’ospedale. Mi misero in camera con un paziente un po’ strano. Lui si chiama Marco. Ha 43 anni. Era ricoverato in psichiatria perché alcuni anni fa la ditta per cui lavorava ha chiuso i battenti, lasciandolo a casa, senza neanche farsi troppi problemi. Da allora è cominciato per lui un vero e proprio calvario. Fino ad allora Marco era sempre stato una persona grintosa e positiva, non si era mai lasciato abbattere dalle difficoltà e dalle situazioni difficili (l’aborto della moglie, la perdita di sua madre, un problema di salute non grave ma costante). Così si è rimboccato le maniche e ha cominciato a bussare a tutte le porte, a fare colloqui su colloqui, prove di lavoro, spesso nemmeno retribuite. Ma ora non ce la faceva davvero più. 
La speranza s’è trasformata in delusione e rassegnazione. I lavoretti saltuari che aveva fatto qua e là non si sono mai trasformati in un normale contratto. C’era sempre qualcuno più capace o che “costava meno” di un dipendente. Quante illusioni, quante false speranze che qualcosa cambiasse. A poco a poco si era cominciato a spegnere. L’allegria e la voglia di stare insieme agli altri avevano lasciato il posto alla tristezza e alla solitudine. Con lui come compagno di camera ho passato la mia prima settimana in psichiatria a Borgomanero.
   
 
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