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Autore: CinderNella    30/01/2019    4 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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A poco più di un mese di distanza (okay, un mese e mezzo circa, ma è ancora Gennaio quindi ci accontentiamo) sono riuscita a finire un capitolo e lo sto postando pure, wohoo! Giustamente mi è stato "rimproverato" che a lasciar passare così tanto tempo tra un aggiornamento e l'altro si perdono pezzi della storia, ed è vero! Quindi mi sono sforzata e son riuscita a scrivere quello dopo. Ora, dovremmo essere a 7 capitoli alla fine più epilogo, ma non sono sicura se riuscirò a concludere tutto come vorrei, quindi è un numero da prendere con le pinze. Sicuro in questo capitolo ho scritto quello che mi ero prefissata di fare! Grazie ancora a quei pochi lettori che mi seguono ancora e... buona lettura! (Cercherò di postarne almeno uno al mese, e sicuramente tra domani e dopodomani continuerò a cercare di scrivere!)






   
Hold on to your heart,
because I’m coming to take you.
Hold on to your heart,
because I’m coming to break you.

Il freddo imperversava ancora per la capitale, non eccessivamente rigido da farle cambiare idea sull’uscire di casa per raggiungere Hermione, Angharad e Ginny a casa della prima, ma abbastanza per renderla sollevata dell’arrivo del 11 in direzione Chelsea.
Aveva anche considerato per mezzo minuto l’opzione di tirar fuori la bacchetta per invocare un incantesimo riscaldante alla fermata al confine tra Belgravia e Pimlico presso cui doveva cambiare bus, ma decise di evitarlo considerandolo troppo rischioso, essendo in una zona palesemente babbana.
Era in procinto di salire le scale per cercare un posto a sedere al piano superiore del bus quando si rese conto della presenza di una testa bionda a lei familiare in fondo al piano di sotto del bus: «Angharad?»
«Oh, ciao Luna!» la ragazza gallese alzò lo sguardo dalla sua rivista per salutarla con la mano. Luna iniziò di superare le persone che erano in piedi tra di loro cercando di dar loro meno fastidio possibile, mentre Angharad continuava a sbracciarsi senza curarsi molto delle due donne che stavano usando il palo vicino al suo sedile per mantenersi in piedi sul mezzo in movimento.
«Oh, scusate!» si ricordò di pronunciare solo dopo che Luna l’ebbe raggiunta, e dopo che quelle due donne avevano già passato ben più di dieci secondi a guardarla male.
Angharad si spostò sul sedile vicino al finestrino per fare posto a Luna accanto a sé, che ancora sembrava parecchio perplessa «Cosa ci fai su questo bus?»
«Oh, come te sto andando da Hermione.» rispose l’altra, sfogliando una pagina della rivista senza pensarci troppo su «Ah, intendi venendo da questa parte della città. Sono passata da Harry per colazione per lasciargli una copia del database ultimato. Era troppo grande per essere allegato via e-mail e a differenza vostra non ho a disposizione un gufo di famiglia per spedire messaggi a tutte le ore del giorno e della notte. Anche se sarebbe davvero interessante vedere un gufo volare con una chiavetta USB legata alla zampa.»
Luna le rivolse uno sguardo che suggeriva palesemente di smetterla di parlare di usanze magiche quando erano così circondati da babbani, ma Angharad non sembrò darle retta «Sono abituati a sentire le cose più strane, è Londra!»
«Quindi ora lavori per il Ministero?» chiese la Lovegood, spostando l’attenzione altrove, sollevata dal fatto che Angharad avesse avuto ragione: nessuno aveva battuto ciglio né s’era mostrato interessato alle cose che sarebbero potute definitivamente esser considerate strane da coloro che le circondavano.
«Magari! Dovrei effettivamente parlarne con Harry, sto facendo tutto il lavoro sporco per loro gratis...» rispose l’altra, sfogliando un’altra pagina per guardare la fermata a cui il bus si era appena accostato «Sfortunatamente lo sto facendo per enorme bontà d’animo. E perché organizzare cose mi piace terribilmente e sinceramente, Potter ha bisogno di una mano.»
Luna ridacchiò «Ne parli come se fosse il primo inetto che hai incontrato per strada e non il capo più giovane di dipartimento A-U-R-O-R.» terminò a voce più bassa.
«Beh, questo dipartimento A-U-R-O-R ha decisamente bisogno di una svecchiata. Fate tanto i tipi all’avanguardia ma non avete mai pensato di introdurre tecnologia nostrana per semplificare gli archivi o anche solo la comunicazione tra i dipartimenti. Mi spiace informarvi, ma SMS ed e-mail sono decisamente più veloci di un gufo.» spiegò pragmaticamente Angharad, facendo spallucce.
Luna ci pensò su qualche secondo: «Questa è la battaglia di Hermione, in realtà. Ma non in molti le danno retta a riguardo, personalmente perché penso che si siano un po’ adagiati sugli allori dopo la guerra. Hanno sconfitto il male supremo e sono compiaciuti di ciò, ma non pensano ad andare oltre e prendere spunto dal mondo delle vittime, e parlo di quelle ignare, non di chi veniva chiamato Sanguesporco.» aggiunse l’ultima parte a voce più bassa.
«Oh sì, come nel nostro mondo pensano che il razzismo e il sessismo non esistano più perché non appendono più neri per il collo dagli alberi e molte più donne lavorano, ma ignorano completamente l’esistenza del razzismo istituzionale in diversi paesi occidentali, non solo negli Stati Uniti, e tutte le difficoltà che le donne devono superare anche solo per arrivare allo stesso punto nella carriera di un uomo con le stesse competenze ed esperienza. Per non parlare del divario in materia di retribuzione.»
«Immagino che entrambi i mondi facciano fatica a trattare allo stesso modo la maggioranza e le minoranze.» concluse Luna, spostando lo sguardo fuori dal finestrino.
«Oh, dobbiamo scendere alla prossima!» esclamò Angharad dopo diversi secondi di silenzio, spingendo Luna in piedi e prenotando la fermata.
Le donne che le avevano rivolto un’occhiataccia quando si stava sbracciando senza rendersi conto della loro presenza rotearono gli occhi al cielo, ma non ci pensarono su due volte a prendere i loro posti quando le due bionde si allontanarono verso l’entrata del bus.
Rincontrare il gelo di fine Dicembre fuori dal mezzo pubblico fu lievemente traumatizzante, ma fortunatamente dopo qualche minuto furono alla porta di casa Malfoy – Angharad si ostinava a chiamarla così nonostante ci vivesse anche Hermione, e soprattutto, se fosse stata costretta a fare una lista in ordine di preferenza di occupanti, Nyx e Nix.
«Perché bussate ancora quando hanno un campanello?» Ginny aveva spalancato la porta di casa Malfoy senza nemmeno salutarle, e Angharad si adattò subito rispondendole di getto: «Perché questo è uno strano paese, alcuni hanno il campanello, ma tutti hanno il batacchio. Quindi sceglierò sempre di bussare col batacchio. Buongiorno anche a te Ginevra!»
«Eh. Buongiorno. Sono tutti al piano di sotto e ci sono gli avanzi del mio matrimonio. E anche della festa della vigilia Malfoy.»
«Cioè il tuo vero matrimonio.» commentò Angharad, seguendo la rossa in fila indiana dietro Luna.
«È cibo, non faccio la schizzinosa.» rispose Ginny, già ai piedi delle scale al piano di sotto.
«Gin, hai vomitato di nuovo?» chiese schietta Luna, sistemando il cappotto su una sedia del tavolo prima di salutare Hermione da lontano.
«Ovviamente. Se solo consultasse il medico...» commentò la padrona di casa dal divano.
«I medimaghi non sanno nulla al riguardo e i medici babbani hanno detto che non possono farci nulla. Alla prossima ecografia nell’anno nuovo chiederemo di nuovo, se continua così. Se ci penso di più mi innervosisco ulteriormente, quindi meglio prenderla con filosofia.»
«E con le tue amiche.» continuò Angharad, raggiungendo Nyx ed Hermione sul divano.
«Ovviamente, siete qui per questo. Come mio marito, del resto.» commentò Ginny, col naso all’insù.
«Io ancora mi chiedo come tu non sia finita a Serpeverde sinceramente.» ribatté Angharad, la cui attenzione era focalizzata almeno all’ottantacinque percento sul gatto acciambellato sulle sue gambe.
Sia Hermione che Luna ridacchiarono, mentre Ginny si limitava a ribattere: «Ho pregato il Cappello Parlante di non smistarmi lì, o non avrei avuto più pace da nessuno dei miei fratelli.»
«Ah, mi sembra giusto. L’indole passa in secondo piano alla calma.» rispose la babbana, annuendo.
«Beh, dobbiamo iniziare il film? La lista di film natalizi babbani da vedere per metterci in pari con le Serpi è ancora lunga, e mi mette a disagio essere la mentecatta di turno non aperta alle arti non-magiche.» dichiarò Ginny, afferrando il telecomando del lettore DVD.
«E soprattutto ti dà fastidio non capire se Blaise e Draco stanno citando “Mamma ho perso l’aereo”, “Elf” o “Love Actually”» la rimbeccò Hermione, lanciandole un’occhiata divertita di lato e chiudendo il laptop per fare spazio sul divano anche a Luna e Ginny.
«Conosco i primi due, e il terzo lo vediamo oggi!»
«E sono molto diversi tra di loro.» aggiunse Luna, scuotendo la testa e chiudendo le tende della porta-finestra per abbassare la luminosità nella stanza.
«Traditrice.» sibilò Ginny, facendo partire il film mentre Luna prendeva posto all’angolo opposto del divano, ridacchiando.

Non era necessario che fosse lì, Harry gliel’aveva ripetuto più volte. La maggior parte dei dipendenti voleva le ferie per passarle con la famiglia in quel periodo, e lui avrebbe potuto gestire tranquillamente il dipartimento insieme ad altre due o tre persone. Ma Ron sapeva che Harry stava passando sempre più tempo sull’investigazione che riguardava Malfoy, e nonostante non fosse ancora certo di come si sentisse a riguardo, decise di essere una di quelle persone che sarebbero rimaste a lavoro per le vacanze.
E poi non aveva molta voglia di passarle a casa, sembrava essere diventato in quattro e quattr’otto la pecora nera della famiglia, e sinceramente non se la sentiva nemmeno di ascoltare per ore discorsi su nipoti futuri o ben presenti sotto i loro occhi.
Era nella hall quando vide una chioma di un biondo che credeva di riconoscere, e sebbene non ne fosse del tutto certo, decise di seguire la persona che s’incamminava cercando di non dare l’attenzione verso un ascensore meno centrale. La riconobbe all’improvviso: «Astoria?»
La ragazza in questione trasalì, voltandosi a guardare spaventata la fonte della voce, per poi tirare un sospiro che sembrava quasi di sollievo. Ron, ancora più perplesso di prima, la raggiunse in poche falcate.
«Sei qui per pranzare con Harry? La maggior parte degli uffici del ministero è chiusa in questi giorni...»
Astoria non sembrava in vena di chiacchierare, si guardava intorno e avvicinava la borsa a se stessa con fare protettivo a distanzaz di pochi secondi, e Ron si rese conto di non averla mai vista così nervosa. Non ci rifletté qualche secondo di più e posò una mano sulla sua spalla, sorprendendo anche se stesso: «Tutto bene? Sei qui per... sporgere denuncia?»
Solo allora si decise a parlare, esibendo la sua migliore risatina nervosa: «No, macché. È che preferirei non avere troppi testimoni quando devo andare a visitare il dipartimento di unioni familiari.»
«Devi sposarti?» chiese Ron, lasciando cadere il braccio e guardandola stupito.
«Non esser stupido, Ronald, sai benissimo che se si fosse trattato di quello i miei genitori avrebbero come minimo prenotato il palazzo più vistoso e vecchio e immerso di magia possibile.» ribatté la ragazza, scacciando l’ipotesi con uno schiaffo palesemente stizzito all’aria «No, nulla di tutto ciò. Ma devo rimediare all’offerta all’asta fatta dai miei genitori.»
«Offerta all’asta?» Ronald Weasley strabuzzò gli occhi: poteva non essere il più brillante degli Auror, ma si stava parlando di matrimoni potenziali, e cosa potevano mai c’entrare le aste?...
«Beh, non tutti hanno l’incuranza di abbandonare la famiglia per seguire un amico nel mondo babbano, e neanche l’intelligenza e la capacità di adattamento per brillare in suddetto mondo e carriera. Alcune persone hanno bisogno della propria eredità, anche a discapito della propria libertà. Ma sto cercando di limitare le conseguenze dei loro errori, perlomeno.»
«Hanno offerto all’asta te?!» la domanda si era tramutata in un urlo e per poco Astoria non lo schiaffeggiò, limitandosi a decidere di trascinarlo in un angolo meno visibile dall’entrata principale.
«Shhh! C’è un motivo per il quale ci sono venuta oggi. È l’ultimo giorno in cui posso rendere nota la mia disapprovazione prima che l’offerta venga resa pubblica, dopo non può essere ritirata indietro, nemmeno se non sono d’accordo!»
«Ma è una barbarie!»
«Sveglia, Ronald, il mondo magico non è poi così all’avanguardia, e ci sono tante di quelle leggi oscure che non poche famiglie purosangue accettano di buon gusto senza farne pubblicità.»
«Ma non sei una cosa
«Sì, ma sono la loro figlia, e gravo sul loro patrimonio. E siccome non ho intenzione di essere venduta al migliore offerente, ti sarei grata se mi facessi raggiungere il dipartimento in questione...»
«Sì, andiamo.» tagliò corto il rosso, prendendola per il braccio e dirigendosi verso l’ascensore corretto.
Astoria si fermò di botto: «Come, scusa?»
«Dopo che ho scoperto questa cosa, di certo non ti lascio andare sola. Insomma, avere qualcuno che lavora nel ministero può essere utile, e il cartellino di riconoscimento degli Auror vale ancora qualcosa...»
Astoria era solita dubitare e titubare quando le veniva presentata un’azione gentile senza secondi fini: principalmente perché si aspettava sempre la caduta dell’altra scarpa. Tutto aveva un prezzo nel suo mondo, e francamente, era pressoché sicura che fosse lo stesso anche nel mondo della sorella, almeno quello esterno alla loro felice brigata di amici, di cui non aveva mai avuto la fortuna di far parte. E che tale gentilezza venisse da qualcuno che non sembrava esser predisposto a possedere del tatto, ma nemmeno ad avere alcun interesse ad entrare nelle sue grazie, la scioccò non poco.
Non aveva per nulla senso. Ma notò che la presa d’iniziativa della persona in questione si stava velocemente tramutando in nervosismo, e sinceramente lei stessa avrebbe preferito avere qualcuno ad accompagnarla ed aiutarla con quella faccenda.
Per quanto Ronald Weasley fosse un alleato non atteso, non voluto, e decisamente non chi le sarebbe saltato alla mente se si fosse aspettata di avere una mano per quella questione, a caval donato non si guarda in bocca, e non avrebbe rifiutato quel supporto morale inaspettato.
Allora si concesse di rivolgergli un piccolo sorriso di ringraziamento, e lo seguì nell’ascensore che li avrebbe portati direttamente al piano del dipartimento in questione, sentendosi stranamente rincuorata quando ricevette un altrettanto piccolo sorriso in risposta.

Daphne era certa che il tragitto da lavoro a casa, sebbene si fosse raddoppiato in termini di tempo, sarebbe stato notevolmente migliore se Blaise e Theo non l’avessero fatta scendere a Bank per percorrere a piedi il percorso fino al loro posto di lavoro per poi scendere a riprendere la metro a St Paul’s. Già faceva fatica a dover cambiare a Bank ogni mattina per prendere la DLR – la DLR! – per arrivare a Canary Wharf, ma quel fuori percorso in uno dei giorni più freddi dell’anno la stava non poco spazientendo.
Unito al fatto che aveva già visto passare tre ex-colleghi che si erano fermati a commiserarsi con lei per la sua dipartita dall’azienda, era certa che avrebbe ucciso i suoi amici di più lunga data non appena li avrebbe visti. Era stata tentata di dire che stava molto meglio dov’era ora, grazie-mille-e-arrivederci, e che quei bonus loro se li sarebbero sognati la notte, ma ovviamente sarebbe sembrata una scusa, visto com’erano propensi a trattarla come una povera vittima che doveva stare sicuramente peggio ora che non lavorava con la grande Merrill Lynch - Bank of America – No, non si sarebbe trattenuta dal dire che erano stati costretti a esser comprati da un’altra banca per evitare il fallimento; quindi era stato decisamente meglio per tutti che avesse taciuto, sorriso e annuito.
Non appena riconobbe le chiome dei due amici tuonò: «Alla buon’ora!»
«Oh, ciao Daphne. Scusa se abbiamo fatto cinque minuti di ritardo durante la più grande crisi finanziaria dalla Grande Depressione.» la rimbeccò Blaise, rivolgendole un sorriso fintamente angelico.
«Buoni, bambini!» li riprese Theo, prendendo sottobraccio entrambi gli amici e dirigendosi verso l’entrata più vicina della metro, oltre King Edward’s Street «Anche perché ho news succose per entrambi: ho sentito Kean dire a Jacobs che la disfatta praticamente sicura dei Laburisti alle prossime elezioni porterà alla fine della FSA*
«Cosa?» Daphne e Blaise lo guardarono sconvolti, avendo sentito tutto fin troppo bene nonostante il suo tono di voce bassissimo: al semaforo era scattato il verde, e loro erano rimasti fermi senza attraversare, di fronte alle strisce pedonali.
«Lo so, dovrebbe proprio evitare di dire certe cose fuori dalla boardroom...» continuò Theo, facendo per attraversare ma venendo bloccato da entrambi gli ex-Serpeverde, che lo costrinsero ad arretrare per permettere agli altri pedoni di attraversare.
«Se fossero rumour infondati non ce l’avresti mai detto.» iniziò Daphne, il cui cervello aveva chiaramente iniziato le sue macchinazioni.
«Vero, non diffondi gossip a caso.» proseguì Blaise, assottigliando lo sguardo.
«Dopo che ho sentito Kean ho parlato con il mio superiore, ovviamente. Dopo aver consultato Draco. E Neaman ha detto che più di qualcuno a Westminster non vede di buon occhio quanto poco stiano facendo i lord laburisti nel FSA per gestire la crisi...»
«Nott, vieni al punto!» esclamò a bassa voce Daphne, che insieme a Blaise aveva ormai accerchiato l’amico in questione.
«Potrei aver ricevuto l’offerta di seguirlo in uno dei due nuovi corpi giudiziali che si formeranno, se tutto questo dovesse accadere. La parola chiave è “se”, ovviamente.»
«Che amico traditore, pronto a lasciarci al primo problema!» commentò Blaise, scuotendo la testa e premendo il bottone di prenotazione del semaforo «Io invece sto considerando di lasciare tutto invece. Ora che nasce il bimbo. Considerato che della coppia Ginny è decisamente più famosa e porta più soldi a casa...»
«Io non ho alcuna rivelazione scioccante per voi, se non che mentre vi aspettavo ho quasi ucciso Jenkins, Lewis e Donaghy. Rivelazione molto deludente, lo so.» commentò Daphne, annuendo tra sé e sé scendendo le scale della stazione e prendendo la Oyster card dal portafogli.
«Più che deludente, completamente aspettata, Daph.» ribatté Theo, ridacchiando e copiando l’amica cercando la stessa tessera nella tasca del cappotto.
«Ciò che è deludente è che vi dico che diventerò un papà casalingo e voi neanche battete ciglio» li seguì Blaise, scuotendo la testa «Davvero, mi sarei aspettato una rivolta, qualcuno che diceva che sarei stato troppo importante per l’azienda per andarmene...»
«Dai, lo sappiamo tutto che hai scelto questo campo per i soldi e per i bonus, non perché ti piaccia, non prendiamoci in giro.» ribatté Theo, colpendogli lievemente la spalla con comprensione «Hai fatto jackpot quando ti sei sposato una star dello sport, perché non dovrai lavorare più un altro giorno in vita tua.»
«Non avevo mai incontrato un marito trofeo, ma adesso uno dei miei cari amici lo è, wow!» rincarò la dose Daphne, mentre Blaise rispondeva a entrambi facendo loro la voce – perché sapeva anche lui che quel che dicevano era vero e non aveva niente di meglio da ribattere.
La sua attenzione però fu attratta dalla chioma di qualcuno diversi scalini sotto di loro nella scala mobile: era corta, corvina, e ricordava di averla pettinata. Una vita prima, probabilmente.
Sentì una pesantezza improvvisa montarle all’altezza del petto, e iniziò a scendere le scale mobili velocemente, cercando di superare i lavoratori che come lei volevano raggiungere il più velocemente possibile la banchina della metro, ma per ragioni probabilmente diverse dalla sua.
Lei era certa di aver visto un fantasma, loro volevano solo tornare a casa da lavoro.
«Daph?!»
«Ehi, dove stai correndo!»
Theo e Blaise avevano provato a seguirla, ma erano stati bloccati dagli altri lavoratori della City che già avevano fatto un grosso favore a Daphne spostandosi quando li aveva travolti, non sarebbero stati altrettanto gentili con loro.
Quando raggiunse la banchina per i treni della Central Line in direzione ovest, le porte del treno si stavano chiudendo. Ed era certa che non l’aveva sognato: Pansy Parkinson la osservava da oltre il vetro delle porte della carrozza del treno, e la stava salutando con un sorriso spiritato.
«Daph, ma che diavolo?!—
Theo e Blaise la raggiunsero dopo qualche secondo, egualmente indispettiti e preoccupati, soprattutto quando la videro così pallida.
«Greengrass!» esclamò Theo, smuovendole un braccio, e lei si voltò a guardarli: «Era Pansy Parkinson. Era sulla metro, era qui.»
Theo e Blaise si scambiarono un’occhiata atterrita: Daphne non avrebbe potuto sbagliare su qualcosa del genere. Pansy Parkinson era riemersa.






*FSA: Financial Services Authority, si occupava di tenere un'occhio sulle banche dagli anni 80 in UK ed è stata smantellata e divisa in due organi di controllo dopo il casino della grande recessione
  
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