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Autore: Axel Knaves    02/02/2019    1 recensioni
Un patto di sangue involontariamente stretto e un'invocazione fatta per scherzo, portano Eva Rossi a condividere il suo appartamento con Helel (a.k.a. Lucifero) e Azrael (a.k.a. Morte).
Ma cosa potrebbe mai andare storto quando condividi la vita e la casa con la Morte, che entra nei bagni senza bussare, e il Diavolo, che ama bruciare padelle?
Eva non potrà fare altro che utilizzare le sue armi migliori per sopravvivere a questa situazione: il sarcasmo e le ciabatte.
~Precedentemente intitolata: Bad Moon Rising e Strange Thing on A Friday Night
~Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Comico, Demenziale, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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[Epilogo]» Cena di Natale con sorpresa in omaggio «[Epilogo]

 

3rd POV

Quel Natale era speciale, Eva lo sentiva dentro.
Il sorriso si allargò sornione sul volto della donna fulva mentre guardava la neve scendere. Era speciale poiché quella nevicata inaspettata, iniziata il pomeriggio, aveva reso quella Cena di Natale un letterale bianco Natale.
«Non stavi apparecchiando?» Chiese la voce di Azrael alle sue spalle.
La giovane si voltò e trovò suo marito appoggiato allo stipite della cucina. Il grembiule viola, avvolto alla vita, stava facendo a pugni con il maglione a tema natalizio.
Erano passati già tre anni da quando la donna si era ricordata di Azrael ed Helel, molto era cambiato poiché nessuno doveva tenera segreta l'identità dei due.
Per lei e l'angelo della morte le cose erano cambiate un anno prima quando si erano giurati eterno amore davanti al padre dei quattro angeli.
Non era stato proprio un usuale matrimonio umano, ma nessuno aveva avuto da obiettare dopo aver visto le splendide pareti marmoree del paradiso. Eva prendeva ancora in giro la sua famiglia e i suoi amici per aver prestato più attenzioni a delle parete nel suo grande giorno che a lei. In realtà Eva, aveva ammesso a se stessa, avrebbe fatto lo stesso se non fosse stata lì in altre situazioni.
Ora i due sposi novelli convivevano nel vecchio appartamento di Eva.
Azrael compariva e scompariva a recuperare anime alle più strane ore del giorno e della notte, mentre Eva aveva superato il test per diventare insegnante ed ora aveva iniziato a tenere alcune ore di lezione, in sostituzione alle professoresse di ruolo, in una scuola superiore a una ventina di minuti da casa loro.
Di figli non avevano ancora parlato apertamente; era più stato un patto stretto in silenzio dove avevano aderito entrambi. Non sarebbero andati a cercare un figlio; se fosse successo, però, sarebbero stati estremamente contenti.
«Mi sono persa a guardare la neve». Rispose Eva con un sorriso sornione. Azrael scosse il capo e tornò ai fornelli.
«Sbrigati oppure quando arriveranno tutti quanti sarà il caos!» La richiamò lui.
Eva corse in cucina e prima di prendere piatti e posate, che le mancavano per finire di apparecchiare, diede un bacio sulla guancia al marito.
«Potrei risolvere il tutto con uno schiocco di dita, sai». Gli ricordò lei.
Azrael sbiancò al solo pensiero di quella eventualità.
«No!» Esclamò spaventato. «Non sei ancora in grado di controllare i tuoi poteri così bene! Potresti far apparire una persona a caso in casa nostra! O...O...O un canguro!»
Eva scoppiò a ridere alla faccia spaventata del marito, quasi piegandosi in due.
«Tranquillo», gli disse infine asciugandosi le lacrime e prendendo i piatti, «stavo solo scherzando». Poi filò in salotto a finire di apparecchiare la gigantesca tavola che il marito aveva fatto apparire.
La vita non era cambiata solo per Eva ed Azrael in quei tre anni.
Mikael e Tridel avevano dato alla luce un terzo figlio, Meir, e avevano detto di non aver la minima voglia di fermarsi lì: entrambi volevano una famiglia numerosa. Eva aveva paura a pensare a quante altre volte sarebbe diventata zia, mentre Azrael ne era estasiato
Con i ricordi di Eva tornati, inoltre, Sonia aveva potuto finalmente rivelare all’amica di come avesse scoperto di essere l’altra metà di Gavriel. La fulva era stata elettrizzata non poco a scoprire di star per diventare cognata di Sonia.
Le due avevano dunque affrontato Gavriel di faccia e gli avevano imposto di dar loro il permesso per rivelare la realtà a Vittorio, Claudia e figli. Ovviamente l’arcangelo a capo del Paradiso aveva concesso quanto volevano le due donne: non aveva avuto nessuna voglia di morire quel giorno.
Gavriel, inoltre, aveva chiesto a Sonia di diventare un essere immortale accettando il suo cuore. Sonia, ovviamente, era spaventata sapendo che avrebbe dovuto perdere la memoria di quei tre anni; ma nei mesi precedenti aveva iniziato a prendere seriamente la proposta.
Vittorio e Claudia, dopo aver saputo la realtà, avevano messo il broncio alle amiche per essere stati esclusi così a lungo dal tutto. Ogni cosa si era calmata durante il matrimonio di Eva dove Matilde, la figlia di Vittorio e Claudia, aveva stretto amicizia con Natacha e Liev.
Mikael aveva visto lo sguardo di Liev scintillare e aveva anche notato come, a un certo punto, suo figlio avesse preso Matilde per la mano e non la volesse lasciare andare; la bambina non dava di certo segni di essere a disagio. Ma l'angelo a protezione del Purgatorio aveva deciso di non rivelare cosa aveva appena visto.
Se Matilde era la metà di suo figlio, la situazione si sarebbe fatta chiara con la pubertà dei due.
Helel e Serena stavano ancora felicemente insieme. Nessuno dei due aveva ancora parlato di far diventare la donna immortale o di matrimonio. E, anche se Malika si lamentava di voler più nipoti da coccolare, ogni due per tre, nessuno stava facendo pressione alla coppia.
Davide, invece, si era sposato due anni prima con Cesare. Purtroppo, per quanto la madre di Davide attendeva dei nipoti, Cesare e Davide non volevano adottare nessuno. Avevano paura che crescendo il figlio sarebbe stato soggetto a denigrazioni e bullismo; non volevano essere la causa della sofferenza di un loro ipotetico figlio.
Jason conviva con Rachele, la ragazza che Eva lo aveva spinto a frequentare. Eva aveva avuto dei problemi ad approcciarsi al ragazzo dai tratti asiatici dopo aver riacquistato i suoi ricordi.
Fortunatamente Azrael era intervenuto ricordando ad Eva come il Jason dei suoi ricordi non esisteva più, esisteva solo Jason migliore amico.
I genitori di Eva e quelli degli angeli in quei tre anni, vedendo tutti i figli accoppiati, avevano iniziato a lanciare frecciatine a destra e manca per la scarsità di nipoti. Dire che ogni cena di famiglia finiva con le coppie senza figli in imbarazzo mentre quelle con figli morivano dalle risate, era dire poco.
Soprattutto quando i discorsi di Levi iniziavano con la frase: «I giovani d'oggi! Io e Malika alla vostra età…».
Il resto era una descrizione così dettagliata per cui iniziava una corsa per tappare le orecchie in tempo ai minorenni.
Eva aveva appena posato l'ultimo bicchiere quando il campanello suonò per la prima volta quella sera.
«Sono iniziati ad arrivare!»Urlò al marito intento a cantare a squarciagola una delle canzoni preferite della moglie: Waste It On Me di Steve Aoki.

La serata era passata tra risate, alcol e cibo. La gigantesca tavola era piena di cartacce di dolci e pacchetti aperti, i bicchieri erano ancora tutti pieni di vino e i sorrisi erano larghi sui volti di tutti.
Fuori la neve continuava a cadere.
I bambini erano tutti addormentati: avevano cercato di rimanere svegli, per vedere Babbo Natale, ma a un quarto alle undici anche l'ultimo era crollato: Natacha, Liev e Matilde erano stravaccati sul divano con Matilde rannicchiata sul petto del bambino maculato, mentre Meir, con le guanciotte ancora paffute, era addormentato sulla spalla di Mikael.
Eva a guardare tutti i suoi amici e la sua famiglia radunati attorno a quel tavolo non poteva fare a meno di sorridere.
Era così fortunata ad avere quella famiglia e tutto quell'amore intorno a sé. Il pensiero la fece quasi scoppiare in lacrime.
Azrael notato il sorriso della moglie, attirò la sedia di lei a lui e l'avvolse in un abbraccio caloroso.
Avevano affrontato di tutto insieme, da demoni a cuori spezzati, eppure l'angelo non poteva fare a meno della donna.
Dall'altra parte del tavolo, Helel e Serena era taciturni e agitati. La mano di Serena stava stritolando quella del compagno sotto al tavolo eppure non poteva farci nulla, era estremamente in ansia per la notizia che doveva dare alla famiglia.
Poche ore prima i due si era accordati di dire la verità dopo mezzanotte ma ancora nessuno dei due aveva avuto il coraggio di aprire bocca.
Helel non ce la faceva più ad avere quell'ansia addosso. Davide, Eva e Giacomo l'avrebbero ucciso qualunque momento avesse deciso di dirlo, per cui cosa cambiava?
«Serena», richiamò la donna fulva che amava, «diciamolo». Propose appena gli occhi chiari di lei furono puntati nei suoi bianchi.
La giovane si mordicchiò un attimo il labbro inferiore prima di annuire.
In sincrono si misero in piedi.
Intorno a loro, tutti i presenti, si zittirono e li fissarono.
«Devo fare un annuncio, anzi, dobbiamo fare». Iniziò lei, per poi ricadere nel silenzio. Helel strinse un po’ di più la mano di Serena quando lei lo cercò con sguardo impaurito.
La giovane portò la mano libera sul ventre, quando si fu abbastanza tranquillizzata, e lasciò lo sguardo tornare alle persone ancora sedute. Malika, Cecilia, Mikael e Claudia avevano già gli occhi sbarrati avendo compreso cosa stava succedendo; il resto della comitiva era totalmente senza indizi.
«Sono incinta di tre mesi». Rivelò infine.
Nei momenti successivi scoppiò l'inferno.

Malika sospirò mettendo finalmente piede sul balcone, rilassando le spalle si appoggiò al muretto e guardò la neve continuare a scendere delicata.
Dopo la notizia di Serena nell’appartamento era scoppiato un pandemonio.
Davide, Giacomo ed Eva avevano quasi aggredito Helel all’urlo un anime di : “Serena è ancora una bambina”. Fortunatamente Azrael e Cesare erano riusciti a trattenere i tre, ricordando come Serena avesse superato la maggiore età ormai da cinque anni.
Mikael, Cecilia e Claudia, al contrario, avevano rapito Serena in cucina per derle tutti i consigli che potevano sulla situazione.
Tutti gli ospiti rimanenti avevano brindato alla notizia, Helel incluso, ed avevano fatto le loro congratulazioni al Diavolo.
La donna dai capelli neri sentì la porta del balcone aprirsi e chiudersi alle sue spalle. Due braccia, poi, fecero capolino attorno alla sua vita: non aveva bisogno di girarsi per sapere a chi appartenessero.
Levi diede un bacio sulla testa della moglie e lei reagì stringendosi di più al petto del marito.
«Sette anni fa hai fatto un bel macello con quel legame di sangue», le disse il marito stringendola forte, «sono sinceramente sorpreso per come le cose siano riuscite a tornare in ordine».
Malika sorrise alle parole del marito.
Quando Levi aveva scoperto cosa la moglia aveva fatto, sette anni prima, le urla di quella litigata erano rimbombate per tutti e i quattro regni. Eppure, in quel momento, l’arcangelo non poteva essere più felice.
Tutti i suoi figli avevano trovato la loro metà e stavano conducendo la vita da loro voluta. A nessuno era più imposto nulla.
«Sette anni fa ho dovuto fare quello che ho fatto». Gli rispose lei, ricordandosi quanto si era pentita delle sue azioni il pomeriggio in cui aveva dovuto strappare Azrael ed Helel alle sorelle Rossi.
«È stato per il bene di tutti».
Levi scoppiò a ridere di cuore a quelle parole.
«Dovresti smetterla di usare quella frase». L’angelo le diede un altro bacio sui capelli.
Malika soppesò il consiglio del marito e si trovò d’accordo.
«Sì, forse dovrei». Annuì.
Entrambi tornarono a guardare la neve in silenzio, un sorriso sul volto sapendo che ora ogni cosa era al proprio posto.
 

THE END

† Angolo Autrice †

E così siamo alla fine del viaggio, con una doppia pubblicazione eccovi alla fine della storia. Non so spiegare esattamente cosa provo, il mio cervello non riesce ancora a rendersi conto di aver concluso questa storia, di aver messo la parola fine, poiché Eva, Helel e Azrael sono stati i miei compagni di viaggio in un anno abbastanza duro sia dal punto di vista universitario e sia da quello famigliare.
Sono inciampata, mi sono bloccata e un paio di Santi sono stati chiamati quando ciò che scrivevo non mi andava bene. Questa storia per me rappresenta molto poichè scritta in un periodo in cui non ero più sicura di riuscirlo a fare. Non ero più sicura di nulla.
Quando l'ho iniziata erano quasi due anni che non scrivevo in modo serio, continuo, con una storia abbastanza corposa. E quello che all'inizio avevo progettato di essere un racconto breve di dieci capitoli si è trasformato in un mostro di 131 pagine, il quale mi ha ridato la consapevolezza delle mie doti.
So che non è un bel libro, è pieno di errori e vuoti di trama (che cercherò di colmare appena avrò tempo), ma è allo stesso tempo mio figlio.
Per questo voglio ringraziare tutte quelle persone che l'hanno seguito fino a qui, tutte quelle persone che mi hanno aiutato, incoraggiato, ricordato quanto scrivere mi faccia bene.
Soprattutto A.S., la mia beta. È stata accanto a me nei momenti più difficili della stesura senza addossarmi colpe per le pause di mesi o senza spingermi a pubblicare un capitolo fin quando non decidevo fosse giunto il momento.
È stato un lungo viaggio, di oltre un anno, ed è giunto al termine.
Ma non per me! Oh, no!
Perché un'altra storia è già in fase di scrittura!!
Tenete dunque d'occhio il mio profilo per vedere quando questa uscirà ;)

Grazie infinite
a tutti

Axel Knaves


 
   
 
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