Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: fumoemiele    03/02/2019    15 recensioni
Will è il figlio che tutti vorrebbero avere. Ha dei buoni voti, a scuola, ed è dolce e gentile con tutti.
Non lo si può odiare. I bulletti risultano un po’ un tormento quando lo strattonano per i corridoi o gli ordinano di svolgere i loro compiti, ma non riesce a rispondere con qualche parola volgare nemmeno a loro.
Genere: Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
     WILL
                             

Will è il figlio che tutti vorrebbero avere. Ha dei buoni voti, a scuola, ed è dolce e gentile con tutti.
Non lo si può odiare. I bulletti risultano un po’ un tormento quando lo strattonano per i corridoi o gli ordinano di svolgere i loro compiti, ma non riesce a rispondere con qualche parola volgare nemmeno a loro. Dietro alle spesse lenti dei suoi occhiali i suoi occhi enormi luccicano, ma nessuna brutta parola gli abbandona le labbra.

Torna a casa dopo la solita giornata a scuola.
Non c’è nessun bullo nei paraggi. Non c’è Eric con la cresta rossa sparata in aria e il chiodo di pelle sulle spalle. Non c’è Allison pronta a minacciarlo che o finirà quella relazione entro domani o passerà le ore scolastiche con la testa incastrata nella tazza del cesso.

Will non ne può più degli studenti. Tutti sanno che è un ottimo alunno e, di conseguenza, tutti lo sfruttano o lo prendono in giro. Will non ne può più. Ha chiesto a sua madre come comportarsi e lei ha risposto che andrà a parlare con gli insegnanti; questo non risolverà un cazzo, pensa Will. Poi stringe i pugni.
Non si dicono le brutte parole, Will.

Torna a casa con il solito passo affrettato, lo zaino che pesa sulle spalle secche e ossute. Sua madre lo sprona a iniziare uno sport, ma lui non ne ha alcuna intenzione. Ha i suoi hobby e preferisce tenersi quelli. Che schifo il nuoto, la pallavolo, o la palestra.
Non si dice “che schifo”, Will. Si dice “non mi piace”.

Non piacciono i pesci rossi, a Will. Sua madre ne ha comprati due l’ultima volta insieme a una boccia rotonda di vetro, quando lui le aveva chiesto un criceto, o un topo. Qualcosa che non rimanesse nell’acqua e galleggiasse. E non voleva nemmeno una tartaruga; il guscio è troppo duro.
Will scoppia in lacrime per la felicità, però, quando torna a casa e sua madre gli ha comprato un altro criceto, nonostante la fine dell’ultimo. E di quello prima ancora.
“Lo chiamerò Dracula!”, afferma, contento. Sua madre lo trova un po’ strano, ma suo figlio non è mai stato un bambino qualunque.
Sospira. “Non trattare male quel criceto. Ricordati che soffre, che sente dolore proprio come te”.

Will è divertito mentre regge il criceto in braccio e la gabbia nell’altra mano. Abbandona la casetta vuota e con solo una ruota, dentro. La lascia sul letto e appoggia il criceto a fianco. Si piega sulle ginocchia per osservarlo. Gli accarezza il pelo morbido, scruta il faccino dolce e tenero, sorride.
“Ci divertiremo un sacco, io e te”.

Dieci minuti dopo ha una lunga serie di attrezzi appoggiati in bilico sulla vasca da bagno. Si è chiuso a chiave, anche se sua madre ripete sempre che non deve e non può farlo.
Lui ha comunque voluto girare l’aggeggio metallico nella serratura, producendo lo schiocco della libertà, quella che senti quando sai che hai dei metri quadrati tutti per te, dove puoi lasciarti andare, liberare ogni pensiero assillante.
In bilico c’è un bisturi. L’hai rubato nello studio del medico di famiglia, lui non se n’è mai accorto. Sua madre non lo sa, che ce l’ha, perché Will sa dove nascondere le cose e fare in modo che nessuno le trovi.
Guarda il criceto. Squittisce, è felice di avere una nuova famiglia. Sarà stato brutto vivere nella vetrina di un negozio, guardare gli altri scorrere la loro vita e portarla al limite e rimanere immobile dietro una lastra di cristallo.
Non frega comunque un cazzo, a Will, che si sente terribile per aver di nuovo pensato quella brutta parola.
Afferra il bisturi arrabbiato e se lo pianta nella mano, per punirsi. Non si dicono le parolacce, Will, cazzo.
Ancora.
Si pugnala di nuovo con il bisturi, si scava nel palmo pallido, per nulla simile a quello di suo padre, che è così gigante da prendere tutto il suo viso, se lo colpisce. Sono enormi, le mani degli adulti. Possono fare più cose, infatti. Gli adulti sono liberi di massacrare gli animali morti. Anche a lui divertirebbe un hobby simile, ma quando l’ha detto a sua madre lei ha risposto con un ghigno che non ammetteva altre chiacchiere sull’argomento. La tassidermia è da pazzi, diceva. Secondo me è divertente, ribatteva Will.

Così, Will si ritrova a tirare via il bisturi che gli è affondato nella carne, senza mostrare dolore, senza sentirlo.
Pianta la lama affilata nel ventre del criceto e ride. Si diverte come un pazzo a sentire i suoi squittii sommessi, i suoi lamenti gorgoglianti e che rimbombano nel bagno azzurro e che inizia a macchiarsi di rosso qua e là. Ride come un matto, Will, mentre la vita inutile abbandona il criceto e chissà dove va a finire, l’anima, dopo l’attimo in cui si solleva e si dissolve nell’aria lasciando il tanfo di morte.
Anche se ormai il criceto è morto, Will si diverte a rovistare con le dita nella sua pancia e a tirarci fuori roba e osservarla. Perché non gli fanno vivisezionare le rane, a scuola, come in tutti i film che guarda? Di solito sono tutti schifati, ma è divertente controllare l’interno degli animali. Se lo è con i criceti e con i topi, dovrebbe esserlo anche con le rane, no?

Ripulisce tutto quel sangue e lascia cadere il criceto nel cesso, poi scarica. Dirà a sua madre che è scappato via dopo avergli morso la mano. Inizia a lavare il bisturi con attenzione, fa scorrere l’acqua che macchia di un rosso più pallido la vasca da bagno. Alcuni gorgoglii sommessi gli giungono all’udito, lo portano a chiedersi cosa cazzo sta succedendo e… cazzo, l’hai detto di nuovo, Will, e anche più di una volta.
Sospira. Farà finta di nulla, è stanco di pulire il sangue e non può provocarne altro. Non lo saprà, suo padre, e non lo saprà nemmeno sua madre. Quindi qual è il problema? Può dire tutte le parolacce che vuole finché loro non stanno in mezzo alle palle.
Si tira uno schiaffo. Smettila, Will, come sei volgare.

E così, capisce che non farà i compiti di Allison per il giorno dopo e che Eric con la sua cresta rossa non lo disturberà.
Prima però dovrà risolvere un altro problema. Il criceto si è incastrato nello scarico, era troppo grasso per scivolare via. Lo tira fuori, lo taglia a pezzetti e gli stacca la testa con le mani, poi lo lascia cadere ancora nel cesso. Questa volta l’acqua lo porta via, insieme a tutto il sangue che viene ripulito.

Il giorno dopo spiega a sua madre che il criceto è sparito e gli ha anche morso una mano, ma non le mostra ferita. Afferra il cestino della merenda e corre a scuola, sta attento ad attraversare solo con il semaforo verde e saluta la signora Morgan quando la vede andare in giro con delle grosse busse della spesa fra le mani.
Che bravo bambino che sei, Will, sei così educato e gentile con tutti.
Will sorride e si avvia verso scuola. Non si fionda dentro l’istituto per perdersi e nascondersi dagli altri. Non ha fatto i compiti di Allison, quindi non potrebbe vederla. Si sente coraggioso, però, Will. Si sente coraggioso perché ogni tanto riesce a dire le parolacce, perché può piantarsi un bisturi nella mano senza lamentarsi e piangere come una ragazzina. Perché Will si sente un bambino speciale e quindi deve dimostrarsi tale.

Decide che aspetterà la bionda proprio fuori dalla sua classe.
Qualche minuto in ritardo, ma lei arriva. Will pensa che deve muoversi perché altrimenti farà tardi anche lui, a lezione, e non può permetterselo.
Allison lo trascina nel bagno delle ragazze all’ultimo piano. Quello che viene usato per torturare la gente, o per fare sesso. Will lo sa che Allison non vuole fare sesso con lui perché è ancora vergine. Will però non vuole nemmeno farci sesso, non vuole prendere le piattole.
Si lascia trascinare per un braccio lungo i corridoi, si lascia portare in bagno.
Quando Allison richiude la porta e gli infila una mano fra i capelli per fargli affondare la testa nel cesso, però, Will le dà una gomitata. Sfila il bisturi dalla tasca dei suoi jeans, perché l’ha recuperato, perché l’aveva programmato con astuzia. Si lancia sulla bionda e si sente preciso e invincibile quando le taglia la gola con un movimento rapido della mano. Ha scoperto che si fa così, guardando alcuni film. Ha sempre sognato di vedere quanto sangue schizza via dalla vena del collo. Non lo ricorda, come si chiama, ma non gliene frega un cazzo.
Si colpisce ancora. Non si dicono le parolacce, Will!
Oh, fanculo.
Sei una puttana, Allison!

Ride.
Sei una fottuta puttana con le piattole!
___________________________________________

I miei bimbi sono sempre l'amore, eh?
Ordunque... storiella scritta adesso, proprio adesso, dopo aver trascorso mezza notte insonne a pensare a un bambino occupato ad ammazzare il suo criceto. Alla fine ho scritto pure questa nell'ultima mezz'ora e la sto pubblicando dopo una rapida rilettura. Quindi, come al solito, se trovate errori fatemelo sapere.
Detto questo, spero vi siate divertiti almeno un po'. Questa volta mi sono mantenuta sul soft, dai.
La foto che ho messo... boh, non sapevo cosa ho usare. Non trovavo disegni di criceti sventrati quindi ho cercato "bambini inquietanti" su google... questo è il risultato XD viva l'originalità!
E comunque, ho in programma una marea di storielle horror. 
Aspettatevene altre ;)
 

 

   
 
Leggi le 15 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: fumoemiele