Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: angelo_nero    09/02/2019    7 recensioni
Questa storia partecipa a “Garden in love (attività miste)” indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
AU scolastica sulla mia OTP per eccellenza la Vegebul.
Prompt numero 6: X non sopporta Y, finché Y non gli/le chiede di uscire.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Aveva buttato all'aria l'intera casa nel giro di venti minuti e ancora non l'aveva trovato. Persino in bagno l'armadietto era stato lasciato aperto e i prodotti all'interno malamente spostati. La sua camera sembrava un campo di battaglia e dietro di sé lasciava una scia di confusione e oggetti vari sparsi qua e là.
-Dove diavolo è finito?- sbottò.
Svuotò il baule pieno di cianfrusaglie, che se ne stava appoggiato in camera sua, ribaltandolo ma l'oggetto delle sue ricerche non era neanche lì.
Spazientita ed esasperata tirò un calcio a quello che sembrava un progetto di scienze mai completato, spedendolo dalla parte opposta della stanza. Si fermò un secondo a pensare cercando di visualizzare l'ultima volta che l'avesse visto: probabilmente l'aveva utilizzato la settimana precedente, in vista del compito in classe, ma non riusciva a ricordare dove l'avesse poi lasciato per non trovarlo più. Si sedette sul letto evitando di guardare l'orologio digitale appeso sopra, consapevole di star facendo tardi per cercare. Ma non poteva di certo andare a scuola senza! Svuotò il cassetto del comodino ma niente. Si lasciò cadere sul letto sconfortata, fece un lungo sospiro preparando ad affrontare la giornata scolastica senza di esso, quando un movimento sulla maniglia dell'armadio attirò la sua attenzione. Vi spostò lo sguardo incuriosita, mettendo a fuoco ciò che era appeso.
Un sorriso le si dipinse sul volto: l'aveva trovato!
Scese dal letto con un balzo e afferrò il piccolo portachiavi a forma di orsetto che ciondolava mollamente dalla maniglia dell'armadio. Felice più che mai di aver ritrovato il suo portafortuna, si diresse al piano inferiore per fare colazione.
-Oh, Bulma! Pensavamo non ti fossi ancora svegliata.- squittì una donna dai capelli biondi.
Bulma si sedette a tavola ed afferrò un pancake fumante, addentandolo come se non mangiasse da mesi. Sorrise alla madre e le mostrò il suo tesoro.
-Stavo cercando il mio portafortuna, oggi ho la simulazione di seconda prova non voglio fallire.- disse carica.
La donna le sorrise di rimando versandole del latte e caffè nella tazza che la ragazza aveva davanti al muso.
-A che ora hai la prova?- chiese l'uomo seduto lì di fianco.
Bulma aprì bocca per rispondere ma una voce la sovrastò, impedendole di farlo.
-Le simulazioni durano come una prova d'esame vera e propria, papà. Iniziano all'entrata e finiscono quando finiscono, ognuno se ne va quando ha terminato e consegnato.- spiegò una ragazza alta e bionda.
Bulma s'imbronciò per essere stata interrotta.
-Ciao, Thigs.- la salutò imbronciata.
Thigs, alta, capelli corti biondi e occhi chiari, un fisico asciutto e allenato da anni di karate, scompigliò affettuosamente i capelli alla sorella per poi rubarle un pancake dal piatto. Bulma avrebbe voluto morderle la mano quando faceva così ma si limitò a un'occhiataccia. Voleva bene a sua sorella, si passavano pochi anni ed andavano piuttosto d'accordo però a volte avrebbe voluto picchiarla, come in quel momento che si stava gustando un suo pancake. Borbottando sottovoce tornò alla sua colazione, proteggendo il piatto come farebbe un predatore con la preda.
L'uomo dai capelli glicine seduto affianco a lei con un giornale in mano, il Dr. Brief, scienziato di fama mondiale con un cervello geniale, guardò l'orologio da polso che portava, prima di tornare alla sua precedente occupazione.
-Se è così farai meglio a sbrigarti, o farai tardi.- le disse quasi disinteressato.
Bulma fece saettare lo sguardo sull'orologio e quasi non cadde dalla sedia, dannazione era tardissimo! S'inflilò l'ultimo pezzo di dolce in bocca e corse alla ricerca dello zaino, sicuramente abbandonato in camera in qualche angolo. Perse due minuti a cercarlo e maledisse il suo disordine cronico. Scese le scale a rotta di collo.
-Thigs, mi accompagni a scuola?- urlò alla sorella, comodamente seduta a tavola.
La ragazza alzò appena gli occhi su di lei.
-Non ci penso proprio, la tua scuola è dall'altra parte della mia università.- le rispose addentando un pancake.
Bulma la fulminò con lo sguardo per poi farlo saettare sul padre, anche lui intento a gustarsi la golosa colazione preparata dalla moglie. Quando si accorse degli occhi speranzosi della figlia si fermò.
-Mi dispiace tesoro, ho la macchina dal meccanico.- le disse con rammarico.
Bulma lanciò qualche imprecazione ed, afferrato il giubbotto, uscì di corsa, diretta alla metro che, per fortuna, aveva una fermata proprio vicino casa sua. Si mise a correre mentre il vento freddo di quella mattina di marzo le sferzava il viso con forza.
-Ti prego, dimmi che non è già partita, dimmi che non è già partita, dimmi che non è già partita.- ripeteva quelle parole come un mantra mentre scendeva le scale evitando per un pelo di finire con il culo per terra.
Con il fiatone si fermò davanti al tabellone luminoso che segnava quanti minuti mancassero al prossimo arrivo del treno. Per fortuna la direzione che serviva a lei aveva qualche minuto di ritardo, così riuscì a timbrare l'abbonamento e a dirigersi alla banchina cercando di riprendere fiato. Si lasciò poi cadere su una delle sedie libere, la calca degli studenti sarebbe arrivata più tardi, a quell'ora si radunavano i pochi pendolari che dovevano alzarsi all'alba per arrivare il tempo a lavoro.
Sospirò riempiendo i polmoni d'ossigeno, il fiatone non le dava tregua e il cuore sembrava volerle uscire dal petto. Le ci vollero parecchi minuti affinché riuscisse a tornare a respirare normalmente. Lanciò uno sguardo allo zaino, poggiato a terra ai propri piedi, contenente quel poco necessario per affrontare la prova d'esame. Aveva studiato e ripassato parecchio in quelle settimane, si sentiva pronta. Abbastanza.
Sospirò nuovamente stringendo il portafortuna che teneva in tasca. Guardò il tabellone per verificare quanto tempo ancora occorresse affinché la metro passasse, aveva paura di tardare.
Qualcuno le si sedette a fianco ma non ci fece granché caso, persa nei propri pensieri. Sperò con tutta se stessa di andare bene, anche se probabilmente il punteggio ottenuto non faceva media con gli altri voti ottenuti durante l'anno. O almeno così si diceva, i professori non si erano espressi in merito.
-Stupidi babbioni.- mormorò.
Nel suo campo visivo entrarono un paio di jordan completamente nere -le riconobbe per il simbolino bianco presente su un lato- ma non si fermarono per occupare il posto rimasto libero, proseguirono oltre e Bulma fu calamitata dal movimento. Quando si fermarono, alzò lo sguardo sul resto della figura: un ragazzo della sua età, non molto alto, con un paio di jeans strappati e una giacca di pelle, dalla quale spuntava una t-shirt. Sulle spalle uno zaino nero, anonimo, sembrava anche piuttosto nuovo.
Si sporse un po' per poterne guardare il viso: sguardo corrucciato, occhi scuri come notte, tratti marcati e perfetti e una chioma nera dalla singolare forma a fiamma che sfidava la forza di gravità. A quel punto lo riconobbe e aggrottò le sopracciglia. Lui le lanciò uno sguardo di sfuggita, probabilmente si era sentito preso in esame, ma non fiatò concentrato com'era sulla musica che gli pompava nelle orecchie, poteva sentirla da lì.
-Tsk.- emise prima di scostare lo sguardo da lui.
La metro arrivò e le poche persone presenti si avvicinarono alle porte automatiche. Appena si aprirono si fiondarono dentro ignorando quei pochi passeggeri che dovevano scendere, Bulma si chiese cosa gli costasse aspettare. Entrò anche lei, scrutando l'interno alla ricerca di un posto isolato dove ripassare un po'. Si andò a sedere in uno dei pochi sedili singoli pieghevoli, prese il libro di sistemi e reti* e iniziò a leggere.
-Spostati.- esordì una voce maschile.
Bulma alzò gli occhi dal libro per posarli in quelli del coetaneo. Si guardò poi attorno, osservando il treno praticamente vuoto non capendo il motivo dell'imperativo del ragazzo.
-Guarda che ci sono tanti posti liberi.- gli disse.
-Non mi interessa. Spostati.- le disse con sguardo fiammeggiante.
Bulma lo fissò di rimando, affatto intenzionata a lasciare il proprio posto a quel maleducato. Tornò a concentrarsi sul libro che aveva in mano, lo avrebbe ignorato.
-Ehi! Sei sorda oltre che stupida? Ti ho detto di spostarti!- le urlò addosso.
Bulma lo fulminò con lo sguardo: ma che diavolo voleva da lei!? Se pensava di poter fare il prepotente si sbagliava di grosso.
Il treno si fermò, effettuando la prima delle dieci fermate che avrebbe dovuto passare prima che lei potesse scendere. I passeggeri salirono e scesero ma Bulma preferiva fissare in cagnesco il ragazzo davanti a sé. Quando le porte si richiusero tornò al libro.
-E io ti ho detto che ci sono altri posti liberi.- gli rispose.
Il libro le fu strappato di mano e buttato lungo il treno, il più lontano possibile. Non fece in tempo a protestare che anche lo zaino fece la stessa fine.
-No, ma dico, sei scemo o cosa!- gli disse alzandosi in piedi per fronteggiarlo.
Lui ghignò, era più alto di lei di cinque o sei centimetri e torreggiava dalla sua posizione. Bulma lo guardò malissimo qualche secondo, poi fissò i suoi libri e il suo zaino malamente gettati a terra. Tornò a guardarlo e avrebbe voluto picchiarlo o rimanere seduta a quel posto per questione di orgoglio, ma si limitò ad alzarsi e a recuperare le sue cose mentre lui si accomodava. Riuscì a trovare un altro posto ma quell'offesa le bruciava, gliel'avrebe fatta pagare.
Le fermate si susseguirono e la sua rabbia lasciò spazio alla concentrazione, non aveva la minima intenzione di andare male per colpa di quell'idiota. Il suo posto era poco lontano dal proprio, erano frontali e riuscì a vedere, nonostante i sedili e le persone davanti, che anche lui stava ripassando.
Ovvio, erano nella stessa classe. Borbottando sottovoce una serie di minacce e insulti vari, prese le sue cose e gli andò a sedere dietro. Prese a calci il suo sedile una, due, tre, quattro volte, finché lui non si voltò a guardarla e lei gli restituì lo sguardo.
-Che diavolo vuoi, Brief?- sbottò lui.
-Farti rimpiangere di avermi fregato il posto, Prince.-
Lui si passò la lingua sulle labbra umettandole e il suo sguardo s'incendiò, Bulma si sentì per un secondo minuscola e nei guai ma si riprese subito aggrottando le sopracciglia intestardita.
-Stai giocando con il fuoco, principessa.- le disse.
Bulma rabbrividì al tono della sua voce, le faceva ribrezzo e non capiva come potessero tutte morirgli dietro. Certo era un bel ragazzo, con un fisico muscoloso e ben proporzionato, quegli occhi scuri sembravano nascondere Eldorado e tra i suoi capelli molte sognavano di infilare le dita per tastarne la consistenza, però era così dannatamente stronzo. Lo odiava.
-Non ho paura di bruciarmi se ciò significa farti abbassare la cresta.- gli rispose di rimando.
Il ragazzo scoppiò a ridere fragorosamente e Bulma non seppe dire se di scherno però sembrava divertirsi.
La voce registrata annunciò ai passeggeri che la prossima fermata sarebbe stato lo snodo con la linea A della metro e il ragazzo si alzò dal proprio posto. Fece il giro e non si dirisse alle porte ma si appoggiò al sedile di Bulma e avvicinò il proprio viso al suo costringendola ad arrettare fino a poggiare la testa alla parete del treno.
-Stammi a sentire, Bulma, cerca di non starmi troppo tra i piedi o non assicuro la tua incolumità nè mi assumo la responsabilità delle mie azioni. Ok?- le sibilò a un centimetro dalla faccia.
Bulma rimase calamitata dal suo sguardo profondo, mai visto da così vicino. Aggrottò le sopracciglia e fece cozzare le loro fronti, dimostrandogli che non lo temeva.
- Non preoccuparti, Vegeta, non ho alcuna intenzione di starti tra i piedi. Tieniti le tue minacce per quelle troiette che ti corrono dietro.- gli rispose.
Potè giurare di aver visto l'ombra di un sorriso posarsi sui suoi tratti marcati ma non passò un secondo prima che un ghigno strafottente prendesse il sopravveto. Le sembrarono attimi infiniti quelli in cui rimasero a fissarsi in cagnesco, finché Vegeta non si tirò su e, con nonchalance attraversò due vagoni prima di scendere all'apertura delle porte.
Bulma lo imitò scendendo però dallo stesso vagone in cui era seduta, premurandosi di lasciare più distanza possibile tra lei e l'altro. Percorrevano la stessa strada in quanto andassero nella stessa scuola ma tutte le mattine, uscito dalla metro, lui scompariva nel nulla mentre lei si affrettava a raggiungere l'entrata. Chissà dove andava.
-Bulma!- urlò una ragazza dai lunghi capelli castani.
-Evelyn!- le urlò di rimando correndole incontro.
L'amica per poco non le saltò addosso per abbracciarla, manco non si vedessero da anni, prima di iniziare a sgridarla per l'orario.
-Sei in ritardo! Dove diavolo eri finita?-
Bulma alzò gli occhi al cielo spostandosi una ciocca di capelli azzurri dal viso. Sbuffò cercando con lo sguardo la causa del suo malumore, trovandola in un angolo appartato che si fumava una sigaretta. Era sempre da solo, chissà perché.
-Scusami, non trovavo Kuma-chan.- le disse mostrandole poi il portafortuna a forma di orsetto.
-Sei la solita disordinata, andiamo o ci linciano. Non ho neanche fatto colazione stamattina per poterla fare con te.- borbottò la ragazza trascinandola dentro tirandola per un polso.
-Esagerata, la campanella è suonata da neanche cinque minuti. L'Antonini non sarà neanche in classe.- le disse invertendo le posizioni e trascinando ora lei l'amica. -Abbiamo tempo per mangiarci qualcosa al bar e poi salire.-
Evelyn le sorrise felice della prospettiva di non iniziare la giornata a stomaco vuoto.
Le due ragazze presero un cappuccino per uno ed Evelyn prese anche un cornetto alla Nutella. Si misero a chiacchierare sicure che la prof avrebbe tardato come al solito.
-Non ho visto neanche la sua macchina stamattina, avrà trovato traffico.- la informò Evelyn mordendo la sua colazione.
-O magari è morta.- asserì Bulma.
L'altra ragazza per poco non si strozzò e spinse giocosamente l'amica con uno sguardo d'ammonimento. Bulma rise di gusto osservando Evelyn che cercava di mandare giù il boccone senza soffocare, le avrebbe fatto volentieri un video.
-Ehy un altro ritardatario, cosa prendi?- asserì il barista con un sorriso.
-Un caffè.- rispose il nuovo cliente.
Bulma riconobbe al volo quella voce e fece saettare lo sguardo su di lui. Dannazione ma spaunava in modo casuale o lo faceva apposta?
Decise di ignorarlo e soccorrere Evelyn che si stava riprendendo. Le passò il bicchiere d'acqua che aveva preso con il cappuccino e la invitò a bere.
La ragazza mandò giù l'acqua tutto d'un fiato riprendendo poi aria una volta finito. Sospirò tornando a respirare normalmente mentre Bulma se la rideva sotto i baffi.
-Cosa ti ridi? Per poco non mi strozzavo per colpa tua!- la sgridò Evelyn.
-Muoviti a finire, sei una lumaca, rischiamo di arrivare dopo la prof.- le disse invece Bulma.
Evelyn, lunghi capelli castani ed occhi scuri, si affrettò ad ingurgitare il cornetto e a tracannare il cappuccino, spaventata dall'idea di beccarsi un richiamo per colpa della propria lentezza. Si strozzò di nuovo, stavolta con il cappuccino, e Bulma alzò gli occhi al cielo chiedendosi perché doveva avere un'amica così scema.
-Finito.- disse Evelyn quando riuscì a parlare.
Bulma trattenne una risata e, afferrato lo zaino abbandonato accanto al tavolino, uscì dal bar prendendo in giro l'amica sulla sua assurda capacità di strozzarsi due volte nell'arco di dieci minuti.
Raggiunsero la classe salendo le scale a due a due, tanto che Evelyn si lamentò di stare per vomitare a causa del troppo movimento.
Bulma sbirciò all'interno aprendo appena la porta chiusa, si rilassò quando il casino di un quinto superiore senza supervisione le si parò davanti agli occhi. Spalancò l'uscio e raggiunse il proprio posto, lanciandoci sopra lo zaino e sedendosi poi sul banco. Salutò i compagni di classe e scongiurò una rissa per la merenda rubata. Diciotto anni ma loro si comportavano come se ne avessero sei. Maschi.
-Andiamo ragazzi, finitela non siete più alle elementari. Marco ti prego, non dargli corda.- disse cercando di separare i due ragazzi.
Marco, occhi verde smeraldo e capelli castano scuro, stava protestando perché l'amico dai capelli neri gli aveva rubato la merenda dallo zaino.
-Quantomeno adesso devi pagarmi il pranzo!- esclamò.
-Eddai, amico, lo sai che ho fame.- borbottò l'altro dispiaciuto.
-Potevi fare colazione come tutti!- sbottò Marco cercando di divicolarsi dalla presa di Bulma.
-Avrei fatto tardi...- si giustificò il ragazzone dai capelli a palma.
Marco sembrava una furia e Bulma faticava a tenerlo lontano da Goku che, con la faccia da cane bastonato, fissava l'amico senza fiatare.
La ragazza soffiò via i lunghi capelli azzurri dal viso, rimpiangendo l'idea di legarseli, anche perché Marco non se ne rendeva conto ma glieli stava tirando. Con lo sguardo chiese aiuto ad Evelyn, che però se ne lavò le mani.
-Sei tu il capo classe.- le disse tornando a giocare con il telefono.
-Bell'amica.- protestò l'altra rifferrando il braccio del compagno che le era sfuggito dalla presa.
E mentre lei cercava di dividerli, gli altri si facevano i beneamati affari loro o li osservavano divertiti. Bulma pensò di avere una classe di egoisti fifoni.
La porta si aprì e Vegeta fece la sua comparsa sull'uscio facendo tirare un sospiro di sollievo a Bulma. Il ragazzo, capo classe anche lui, le passò davanti ignorandola andandosi a sedere a uno dei banchi centrali e accendendosi una sigaretta accanto la finestra aperta.
La ragazza lo fissò in cagnesco finché lui non si voltò a guardarla con espressione disinteressata.
-Cosa?-
Bulma lo fissò eloquente e gli indicò i due litiganti, o meglio, la furia alle proprie spalle e cucciolo bastonato di fronte, chiedendogli implicitamente una mano.
Il ragazzo però non si mosse, anzi rimase a fissarla in attesa di una risposta verbale.
-Avrei bisogno di una mano qui!- sbottò alla fine.
Vegeta alzò un sopracciglio poi tornò ad ignorarla tirando una boccata da sigaretta.
-Ehi!- urlò lei. -Mi ascolti o no!-
Ovviamente no, doveva cavarsela da sola. Fanculo.
Raccolse le proprie forze e le conoscenze di difesa personale che aveva appreso al corso e scaraventò entrambi i ragazzi a terra con non poca fatica. Si tolse i capelli dalla faccia e poi gli puntò contro il dito.
-Finitela! Ne ho abbastanza delle vostre stronzate!- esclamò in direzione dei due che giacevano a terra. -Tu, non mettergli le mani addosso, anche se ti ruba la merenda. Vieni direttamente da me.- disse al ragazzo castano. - E tu smettila di rubare il cibo degli altri! Alzati prima la mattina e mangia come tutti i comuni mortali! Sono stata chiara?- disse invece all'altro.
Aveva lo sguardo fiammeggiante e il fiato corto, non era ancora riuscita a togliersi la giacca. Quando non ricevette risposta si rilassò.
-Bene, ora datevi la mano e fate pace.- disse scavalcando entrambi e dirigendosi al proprio posto.
Aveva scelto appositamente uno degli ultimi banchi, e non perché volesse copiare, sapeva che era più facile farlo ai primi banchi dove i prof non guardano mai, perché poteva osservare fuori dalla finestra la primavera fare la sua timida comparsa anche quell'anno. Si era alzata prima del solito e, nonostante il ritardo, era riuscita ad accapparrarsi il migliore, l'unico non traballante. E vederlo occupato dalla persona che più detestava le provocò un tic fastidioso all'occhio.
Sbattè le mani sul banco, accanto ai piedi dell'usurpatore comodamente stravaccato sulla sedia.
-È il mio posto, levati!- gli disse.
Lui la guardò appena di sottecchi, con sufficienza e le sputò il fumo in faccia facendola arrabbiare ancor di più.
-Non ignorarmi!-
Vegeta ghignò facendo un altro tiro, l'ennesima volta quella mattina, e spense la sigarette sul davanzale esterno della finestra buttando poi fuori il fumo con una risatina che mandò in bestia Bulma.
-Ti sposti sì o no!?- chiese ancora.
Vegeta per tutta risposta incrociò le braccia al petto e spinse la sedia a rimanere in bilico solo sulle gambe posteriori, continuando ad eludere la domanda della ragazza di fronte.
-Sei diventato sordo o cosa!- urlò irosa.
Il ragazzo fece schioccare la lingua sul palato e Bulma fu presa dalla voglia di strapargliela.
-Non vedo scritto il tuo nome da nessuna parte.- disse alla fine inclinando un poco la testa di lato.
-Ma che diavolo...!- tentò di dire lei.
-Perciò posso starci.- la bloccò fissandola dritta negli occhi chiari.
Bulma si mise in posizione eretta, incrociando anche lei le braccia al petto e fissandolo dall'alto in basso. Il suo sorriso strafottente la faceva imbestialire così come quell'arroganza di chi tutto vuole e niente da in cambio. Spostò lo sguardo da lui, adocchiando il proprio zaino pieno di scritte e spille buttato sulla sedia accanto e sorrise.
-C'è il mio zaino lì. Quindi quel posto è mio.- gli disse indicandoglielo.
Vegeta fece scorrere le iridi scure sullo zaino bordeaux senza espressione. Poi lo prese e lo lanciò dalla parte opposta della classe, esattamente come aveva fatto un'ora prima in metro, per poi guardarla con espressione vittoriosa.
Bulma fissò il suo zaino in fondo alla classe, buttato per terra ai piedi del banco di Evelyn che lo prese corrucciando lo sguardo. Tornò a fissare il ragazzo pronta ad urlargli contro le peggio cose.
-Tu...!- iniziò prima che la porta dell'aula si aprisse di nuovo.
-Che è 'sto casino? Seduti, forza, che è tardi.- asserì l'insegnante fissando la classe.
Gli studenti non persero tempo e si sedettero ognuno ai propri posti, tranne Bulma che rimase a fissare in cagnesco Vegeta, in piedi davanti a quello che doveva essere il proprio banco e invece era occupato dalla persona più odiosa al mondo.
-Brief, va a sederti su o qua usciamo alle tre.- la riprese la professoressa.
Bulma fissò il compagno di classe per qualche secondo in più poi gli voltò le spalle. Senza farsi vedere allungò la gamba e fece perdere la presa sul terreno alla sedia, che scivolò in avanti e fece cadere l'occupante con un tonfo.
La classe rise voltandosi di botto a guardare mentre Bulma sogghignava sotto i baffi e, recuperato il proprio zaino, si accomodò accanto a Evelyn con tutta la calma del mondo.
-Prince! Per l'amor di Dio, quante volte vi ho detto di non dondolarvi sulla sedia! Stai bene?- lo richiamò l'insegnante tra le risate generali.
Vegeta si alzò da terra con calma, tutto intero. Rimise la sedia dritta e si sedette, incrociando poi lo sguardo azzurro della responsabile della sua caduta.
Bulma si voltò vittoriosa regalando la vista delle sue spalle all'odioso coetaneo.
La professoressa si schiarì la voce e, appoggiata alla cattedra, si preparò ad illustrare lo svolgimento della simulazione d'esame.
-Avrete sei ore, al termine delle quali dovrete per forza consegnare, finito o non finito. Potete andare in bagno, nessuno vi costringe a farvi esplodere la vescica. Potete consegnare anche se terminate prima delle sei ore. Dovrete fare brutta e bella copia e consegnare entrambe.- disse osservando l'intera classe. -Potete fare ricreazione a discrezione del docente dell'ora, in quel caso dovrete consegnare il compito, uscire dall'aula e riprenderlo quando la campanella sarà suonata. Ora leggiamo insieme la traccia e vi do qualche spiegazione nel caso non fosse chiaro. Ok?-
La professoressa lesse ad alta voce il testo del compito, che chiedeva di costruire una rete, teoricamente parlando, con determinate caratteristiche e illustrare, oltre ai componenti utilizzati, il settaggio e le motivazioni di tale scelta.
Bulma, mentre ancora l'insegnante parlava, appuntò sul foglio protocollo ciò che le veniva in mente per evitare di scordarselo. Evelyn le tirò una gomitata.
-Ehy, geniaccio, vero che mi dai una mano? - le chiese sottovoce.
Bulma annuì continuando ad appuntare nomi di dispositivi e motivazioni.
-Hai studiato almeno un po'?- le chiese di rimando.
Evelyn sbuffò e fece roteare gli occhi per poi puntarli su di lei
-Certo, ma in questa materia sono una mezzasega. Non ci capisco niente.- mormorò sconfortata sdraiandosi sul banco.
Bulma le sorrise confortante ed Evelyn si sentì meno spacciata.
-Tutto chiaro? Potete iniziare.- sentenziò l'insegnante.
-Prof ma ci sarà lei per tutte le sei ore?- chiese un ragazzo pel di carota dalle ultime file.
La professoressa dai ricci capelli neri gli sorrise sarcastica.
-Lo so che mi amate ma io ho altre classi a cui fare lezione, non ci siete solo voi.- rispose provocando una risata generale. -Iniziate, su su che il tempo vola.-
L'aula ammutolì mentre gli studenti ad uno ad uno iniziavano a prendere confidenza con il compito. Passarono la prima ora praticamente a leggere la traccia e a capire cosa volesse.
Bulma, che nonostante le pessime capacità d'insegnamento della professoressa di sistemi amava quella materia, aveva già iniziato a disegnare la rete, ponendo anche i vari step di sicurezza per l'accesso a internet. Disegnò i vari dispositivi attaccati e a suddividere la rete in base alla sua grandezza e alla sua tipologia -virtuale o fisica- inserendo tutto ciò che serviva affinché funzionasse.
Il tempo volò e l'insegnante si diede il cambio con quella dell'ora dopo che rimase fino alla ricreazione. La campanella dell'intervallo suonò e finalmente gli studenti alzarono la testa dal foglio per pregare l'insegnante di lasciarli uscire.
La professoressa di matematica era buona e voleva loro bene, perciò gli concesse l'intervallo. L'intera classe si fiondò fuori lasciando tutto così com'era, diretti probabilmente al bar per prendersi da mangiare.
Bulma si stiracchiò alzandosi in tutta calma dalla sedia, si voltò a guardarsi alle spalle per vedere chi fosse ancora rimasto dentro: soltanto Vegeta, con ancora la testa piegata sul foglio, era seduto in aula. Si fermò a guardarlo ripensando a quanto la doveva odiare per rubarle il posto a sedere, gli augurò mentalmente di andare male o di scordarsi un dettaglio importante prima di uscire dalla classe.
Evelyn sospirò passeggiando per il corridoio accanto all'amica.
-Me lo sento, andrà malissimo.- disse sconfortata.
-Ma che dici! Se ti ho passato metà compito.- le ricordò l'azzurra scendendo le scale.
Evelyn la seguì sospirando di nuovo.
-Ma a parte quello il resto ho praticamente buttato a caso.- si lamentò.
Bulma la guardò con la coda dell'occhio scendendo gli ultimi gradini della rampa. L'atrio era come al solito gremito di gente e il bar lì di fianco strabordava di studenti. Le passò la fame soltanto a guardarli ma Evelyn era di tutt'altro avviso e la trascinò in mezzo alla folla con il preciso intento di accaparrarsi qualcosa di gustoso.
Riuscirono non si sa come ad arrivare davanti a tutti, la sua amica aveva tecniche assurde per recuperare cibo. Scrutando la vetrina stracolma di roba cercò qualcosa di allettante per il suo stomaco che, nonostante avesse fatto una colazione sostanziosa, stava brontolando. Adocchiò quelli che sembravano due panini con la cotoletta, ma andarono via al volo. Doveva sbrigarsi o l'intero bancone sarebbe rimasto vuoto.
Poi l'illuminazione, neanche fosse stato colpito dalla luce divina, un solitario onigiri se ne stava appoggiato al vetro, probabilmente schifato da tutti per evitare qualche malattia strana o un'indigestione a causa del pesce non mantenuto bene. Fece segno al barista di voler ordinare.
-Ciao, dimmi!- esclamò il ragazzo sorridente.
-Volevo l'on-
-L'onigiri.- la precedette qualcuno.
Bulma spostò lo sguardo alla propria sinistra per capire chi avesse osato rubarle la merenda. E manco a farlo apposta incrociò due occhi scuri come pece che, tempo mezzo secondo,  tornarono sulla ragazza che gli stava porgendo la palla di riso e il resto. Scomparve poi tra la folla lasciandola interdetta per quanto accaduto.
-Ehi? Ci sei?-
Bulma batté le palpebre quando il barista le sventolò una mano davanti al naso, tornando con i piedi per terra.
-Eh, sì.- disse osservando poi nuovamente la vetrina, privata della specialità giapponese che tanto desiderava. Sospirò. - Due panini prosciutto e formaggio.-
Il ragazzo le sorrise.
- Te li scaldo?-
Bulma annuì sconfortata. Tornò da Evelyn con una busta di plastica e una manciata di monete in mano, sconsolata e abbattuta per aver perso il suo agognato onigiri.
Si spostarono in cortile, sedendosi dove il sole di fine marzo riscaldava l'aria battendo oltre le fronde degli alberi.
Evelyn afferrò contenta il proprio panino e non perse tempo iniziando a mangiarlo. Spostò lo sguardo sull'amica sedutale accanto che però fissava la merenda come se si fosse raggrinzita. La vide sospirare e mordere poco convinta.
-Tutto okay?- le chiese.
Bulma annuì lentamente fissando la porta che dava accesso al cortile spoglio. Non aveva più tanta fame, c'era rimasta male quando si era vista portare via ciò che desiderava.
-Sembri triste.-
Bulma sospirò spostando lo sguardo sull'amica che la fissava curiosa.
-C'era un onigiri, lo volevo ma qualcuno l'ha comprato prima di me.- le raccontò.
Evelyn alzò un sopracciglio.
-E ti sei depressa per il cibo? Chi lo ha preso, lo hai visto?-
Bulma aggrottò lo sguardo riportandolo sulla porta, dalla quale uscì esattamente la persona che più odiava a quel mondo.
-Prince.- asserì.
-Eh?-
Scese con un balzo dal tavolo da pic nic su cui erano sedute e iniziò a camminare con le braccia lungo i fianchi e i pugni stretti.
-Ehi, dove vai?- la richiamò Evelyn.
-A farmi giustizia da sola.- le rispose Bulma.
Sbattendo i piedi con forza sul terreno raggiunse il ragazzo che si era sdraiato sotto un albero lontano dal resto della scuola. Gli si fermò davanti, torreggiando su di lui.
-Ridammi il mio onigiri.-
Vegeta aprì un occhio, infastidito dalla polvere sollevata e dal tono del suo interlocutore.
-Che?- disse appena.
-Ridammi il mio onigiri!- disse scandendo le parole. -Quello che ti sei comprato al bar! Era mio di diritto.-
Il ragazzo la fissò stranito prima di girarsi su un fianco con tutta l'intenzione di ignorarla.
-Tu sei tutta scema.- le disse.
Bulma, arrabbiata per tutto quello che le aveva fatto subire da quella mattina, non ci pensò due volte ad inginocchiarsi vicino a lui, sporgendosi quanto più vicino possibile al suo orecchio.
-EHY!- gli urlò.
Vegeta si alzò di scatto mettendo una mano sull'orecchio nel quale lei aveva gridato. Si voltò a guardarla tra l'arrabbiato e lo sconvolto.
-Sei stupida o cosa? Vuoi rendermi sordo per caso?- le chiese alzandosi da terra ed allontanandosi.
Bulma lo seguì a ruota, tallonandolo per l'intero cortile urlandogli dietro di ridarle il suo onigiri.
Il ragazzo prima la ignorò poi, stanco del suo ripetere la stessa cosa, si fermò di botto rischiando che lei gli andasse addosso.
-Che diavolo vuoi!- sbottò.
Bulma incrociò le braccia al petto fissandolo arrabbiata.
-Ridammi il mio onigiri.- ripetè per l'ottantesima volta.
Anche lui incrociò le braccia al petto.
-L'ho mangiato.-
L'azzurra aprì la bocca per protestare ma lui le voltò le spalle allontanandosi. Non lo lasciò scappare e lo seguì.
-L'hai fatto apposta, vero? Sapevi che lo volevo e te lo sei preso.-
-E anche se fosse?- le rispose fissandola con la coda dell'occhio.
-Sei uno stronzo!- gli urlò dietro.
Vegeta alzò le spalle indifferente.
-Me ne hanno dette di peggio.- si limitò a dire.
-Tu...! Ti odio!- sbottò non riuscendo a pensare.
-La cosa è reciproca.-
Bulma arrestò il proprio passo tremante di rabbia. Sapeva che non avrebbe ottenuto niente da lui né in quel momento né mai. Tornò da Evelyn che le porse il panino che aveva lasciato a metà. Lo morse con rabbia borbottando insulti al ragazzo dai capelli a fiamma.
La campanella suonò e furono costrette a tornare in classe. A Bulma bastò un'ora e mezza per terminare e ricopiare in bella mentre Evelyn era ancora a metà. Indugiò sul consegnare, non voleva lasciare l'amica in mezzo ai casini da sola.
-Vai non preoccuparti, ho tutto sotto controllo.- le disse quasi spingendola verso la cattedra.
Bulma annuì e consegnò il compito all'insegnante dell'ora.
-Già finito? Sicura? Allora firma qui.-
L'azzurra prese il foglio e la penna che l'insegnante le porgeva e fece involontariamente scorrere le iridi celesti sulla lista di nomi, adocchiò che verso la fine c'era una firma ma non ci si soffermò troppo. Firmò accanto al proprio nome ed uscì dalla classe.
Lasciare l'istituto qualche ora prima significava evitare la calca degli studenti che, ansiosi di tornare a casa e lasciare quella specie di prigione, si ammassavano sulle scale e davanti le porte.
Seduta sui gradini davanti l'entrata principale si accese una sigaretta, tirando fuori il pacchetto e l'accendino dallo zaino. Brutto vizio quello del fumo, lo sapeva bene ma con i voti che aveva e la condotta quasi perfetta uno strappo alla regola poteva concederselo.
Aspirò il fumo dal filtro per poi buttarlo fuori in una nuvola grigia. Ripassò mentalmente quanto scritto sul foglio, chiedendosi se non avesse dimenticato di inserire qualcosa o avesse scritto male qualcos'altro. Aveva lasciato ad Evelyn un foglietto con scritto le cose principali che le avrebbero fatto raggiungere la sufficienza, conscia che la prof non avrebbe dato importanza alla classe ma si sarebbe messa a leggere i messaggi sul telefono, facendo anche partire qualche vocale imbarazzante.
Fece un altro tiro aspettando che il fumo le scendesse giù per la gola riscaldandola e graffiandola allo stesso tempo, le piaceva quella sensazione.
-Ma sei sempre in mezzo ai piedi?-
Bulma sussultò spaventata voltandosi a guardare chi avesse parlato. Gli diede poi le spalle senza spostarsi, pur consapevole di essere in mezzo al passaggio.
Vegeta alzò gli occhi al cielo e le passò accanto colpendola con lo zaino, volontariamente.
L'azzurra fu tentata di fargli lo sgambetto ma lasciò stare, non voleva guai a scuola. Aspirò ancora la sua sigaretta ignorando il ragazzo che, invece di tornarsene a casa, si sedette sul muretto e iniziò a fumare.
Nessuno dei due parlò, il traffico a quell'ora era pressoché inesistente e le poche macchine che passavano non avevano bisogno di usare il clacson. Bulma spense il mozzicone e frugò nello zaino alla ricerca del pacchetto. Quando lo trovò, lo aprì scoprendo con orrore che si era fumata l'ultima sigaretta. A saperlo prima se la sarebbe gustata almeno. Accartocciò il pacchetto con stizza e lo lanciò, mancando di netto il cestino. Fu costretta ad alzarsi per buttare la carta passando davanti a Vegeta che si godeva la scena in silenzio.
Tornò a sedersi abbracciandosi le ginocchia e poggiandoci il mento sopra, in attesa che Evelyn finisse e spuntasse dalla porta per poter finalmente andare a casa. Si annoiava e non poteva fumare perché aveva terminato le sigarette, in più quello stronzo di Vegeta Prince sembrava non essere intenzionato ad andarsene tanto presto. Sbuffò facendo spostare la frangetta azzurra che le copriva gli occhi, prima o poi avrebbe dovuto tagliarla. Quando però? Che si dimenticava sempre, ed Evelyn, che aveva il compito di ricordarglielo, aveva meno memoria di lei.
Quando pensò di essere vicina a una crisi di nervi per non poter fumare, un pacchetto di Philip Morris blu le si materializzò davanti al naso, con una sigaretta sporgente pronta per lei. Alzò la testa ed incrociò lo sguardo d'ossidiana di Vegeta, le stava offrendo una sigaretta senza che lei avesse chiesto nulla. Guardinga la prese e, dopo aver cercato l'accendino, l'accese.
-Grazie.- gli disse.
Lui le si sedette affianco gettando lo zaino da una parte. Calò il silenzio, soltanto loro che fumavano e qualche macchina di passaggio.
Bulma si godette quella sigaretta inaspettatamente offerta dal ragazzo, persa in chissà quali pensieri.
-Esci con me.- sentenziò Vegeta da nulla.
A Bulma andò il fumo di traverso, costringendola a tossire per liberarsi le vie aree. Posò gli occhi lucidi sgranati su di lui che non aveva cambiato espressione.
-Mi prendi in giro?- gli chiese tossendo.
Lo vide scuotere la testa e poi voltarsi a guardarla. Ed in quel momento vide qualcosa di diverso in quello sguardo cupo e incazzato con il mondo, riuscì a scorgere una tristezza infinita e... interesse? Nei suoi confronti.
-Perchè mai dovrei uscire con te? Mi odi e io odio te.- disse quando si fu ripresa dallo shock. -Chiedilo a una di quelle oche che ti corre dietro.-
Vegeta allora si alzò e Bulma si chiese se si fosse offeso. Poi tirò fuori dalle tasche qualcosa che le fece sgranare gli occhi: il suo portafortuna a forma di orsacchiotto. Perché ce lo aveva lui?
Si tastò la giacca, le tasche dei jeans e ribaltò lo zaino arrivando alla conclusione che quello era esattamente ciò che immaginava fosse.
-Ridammelo.- disse alzandosi e sporgendosi per prenderglielo.
Vegeta fece un passo indietro spostandosi dal suo raggio d'attacco e si rimise il portachiavi in tasca.
-Esci con me e lo riavrai.- le disse.
Bulma, che ancora si chiedeva come fosse possibile che ce lo avesse lui, rimase interdetta da tale ricatto. Si fermò qualche istante a pensare vagliando la possibilità di riprenderselo in una prova di forza. Ma avrebbe fallito sicuramente, Vegeta era più forte di lei.
Incrociò allora le braccia al petto e lo fissò.
-Okay, esco con te.- si arrese.
Sul viso di lui apparve un sorriso strafottente che lei odiava. Poi le lanciò il suo portafortuna, prese lo zaino e si voltò.
-Ci vediamo sabato alle 9 qui davanti.- le disse allontanandosi.
Bulma rimase imbambolata a fissare la sua schiena allontanarsi. Le aveva ridato il portachiavi chi gli dava la garanzia che sarebbe andata all'appuntamento?
-PRINCE TI HA CHIESTO DI USCIRE!?-
-Ssssh! Vuoi che lo sappia l'intera scuola?-
Evelyn si guardò attorno con fare colpevole per poi tornare a parlare, a bassa voce stavolta.
-Io pensavo che ti odiasse.-
Bulma posò il mento sulla mano, pensierosa.
-Anche io.- asserì. -In effetti più che una richiesta è stato un ricatto.-
Evelyn fissò il portachiavi poggiato sul banco, ostaggio del ragazzo per farle accettare l'uscita con lui. Lo prese in mano facendo passare l'indice nell'anello più grande e lasciandolo poi penzolare. L'orsetto si mise ad oscillare e Bulma si ritrovò a seguirne i movimenti con lo sguardo.
-Anche se non ha molto senso come ricatto, dato che ti ha restituito Kuma-chan. Non avrebbe dovuto farlo al termine dell'uscita?- riflettè la ragazza dai capelli scuri.
-Chi lo sa, magari voleva soltanto vedere se avrei accettato, o non sa come si fanno i ricatti.- borbottò l'azzurra incrociando le gambe sulla sedia.
-O magari gli piaci.- sentenziò Evelyn.
Bulma la fulminò.
-O magari è solo stupido.- continuò guardando male l'amica calamitata dall'orso in miniatura.
-Secondo me è innamorato di te ma è troppo timido per dirtelo.-
Bulma scoppiò a ridere ma Evelyn continuò a guardarla seria. L'azzurra trovava assurda l'idea che quel ragazzo fosse anche solo capace di innamorarsi di qualcuno che non fosse se stesso.
-Divertente.- disse asciugandosi le lacrime.
-Pensaci, ciò spiegherebbe perché sembra avercela sempre tanto con te e ti rompe così tanto.- le disse spingendola a ragionare.
Bulma fissò il banco dove il centro della loro discussione stava seduto indolente, con le cuffie sulle orecchie e i piedi sul banco. Attorno a lui tutti ridevano e scherzavano, in gruppetti o a coppie. Mentre Vegeta sembrava estraniarsi da tutto il resto che lo circondava, quasi non facesse parte di quella classe.
-Non lo so, Ev. Il tuo ragionamento fila però stiamo parlando di Prince, non so quanto la tua logica funzioni con lui.-
Evelyn fermò il portachiavi che la stava ipnotizzano ed alzò le spalle.
-Tu escici, magari scopri un lato di lui nascosto.- le suggerì l'amica.
Bulma fece saettare lo sguardo su di lei con una smorfia disgustata.
-Scordatelo, è stato scemo lui a ridarmi l'unico oggetto con il quale potesse ricattarmi.- borbottò continuando a fissarlo.
Evelyn seguì il suo sguardo e sorrise furbescamente.
-Facciamo una scommessa.- sentenziò.
-Del tipo?-
-Esci con Prince. Se è come dico io, ossia che gli piaci, mi offrirai una cena all' all you can eat, se è come dici tu te la offro io.- disse Evelyn allungò una mano verso l'amica.
Bulma osservò la sua mano, poi il ragazzo che, seduto da solo in un angolo, le appariva meno stronzo del solito. Lui voltò la testa e le accennò un ghigno quando i loro occhi si incontrarono, l'azzurra fu presa da una strana sensazione.
Afferrò al volo la mano di Evelyn.
-Ci stò.-

Sospirò percorrendo gli ultimi metri che la separavano dal luogo dell'appuntamento. Stupida scommessa e stupida lei ad avere accettato, perché si era fatta convincere ad uscire con lui? Chissà in che casino si stava per ficcare, non sapeva che aspettarsi da lui o da quella giornata. Sbadigliò, aveva passato la serata a guardare anime in videochat con Evelyn e si era fatta ormai mezzanotte quando aveva guardando l'orologio. Svegliarsi alle sette di sabato mattina non era l'ideale per una dormigliona come lei, che diavolo dovevano fare alle nove del mattino?
Alzò gli occhi dalle proprie scarpe e notò la figura di Vegeta appoggiata a una macchina, con una sigaretta tra le dita e lo sguardo basso. Fece un bel respiro e gli si avvicinò.
-Ciao!- lo salutò allegra entrando nel suo campo visivo.
-Ciao.- la salutò lui di rimando.
-È tanto che aspetti?-
Lui scosse la testa facendo un altro tiro.
Scese un silenzio imbarazzante, cosa potevano dirsi? Avrebbe potuto fargli domande personali ma non gli sembrava il caso, così si limitò a dondolarsi sui talloni in attesa che lui le dicesse dove andare.
-Sali.-
Bulma alzò gli occhi appena in tempo per vederlo salire sull'auto alla quale era appoggiato fino a un minuto prima. Dopo un primo spaesamento entrò in auto, sedendosi al posto del passeggero davanti. Allacciò la cintura e lui mise in moto.
-Ehm dove andiamo?- chiese.
-Hanno aperto un nuovo luna park poco fuori città.-
-Oh, Okay.-
Di tutto si sarebbe aspettata tranne che fosse un tipo da Luna Park. Il tragitto in macchina fu abbastanza breve, durò un'oretta e mezza. Il tempo di trovare parcheggio ed entrare che Bulma si guardava attorno come una bambina. Quel posto era enorme, tutto colorato e con tante giostre. Ma soprattutto era a tema anime! Mai aveva visto posto più bello in vita sua.
Recuperati i biglietti, gentilmente offerti da Vegeta senza che lei avesse potuto protestare, si fiondò alla giostra più vicina. La fila era poca e riuscirono a salire in breve tempo. Appena scesi l'azzurra non ci pensò due volte a trascinare il proprio accompagnatore sulla prossima.
Fecero il giro del parco, provando ogni attrazione che sembrava anche solo minimamente divertente. Vegeta non protestava, l'accontentava accompagnandola ovunque desiderasse. La giornata era una delle più calde e quindi poterono provare anche le giostre acquatiche, bagnandosi dalla testa ai piedi.
-È stato bellissimo! Lo rifacciamo?- esclamò strizzandosi i capelli fradici e spacciandosi in una vetrina per constatare lo stato del trucco. -Io adoro i giochi acquatici!- disse voltandosi.
Per poco non le prese un infarto: Vegeta, a petto nudo, intento a ravviarsi i capelli bagnati che gli cadevano in ciocche disordinate sugli occhi. Sull'addome scolpito una seria di goccioline accarezzavano i muscoli sparendo oltre l'orlo dei jeans, insieme alla v con cui terminavano gli addominali. Osservò la sua pelle ambrata rilucere a causa dell'acqua, il suo petto alzarsi e abbassarsi a ritmo con il respiro, le spalle larghe alle quali erano attaccate due braccia muscolose. Tornò a guardarlo in faccia, soffermandosi sulle labbra fine dischiuse e sugli occhi scuri sulle cui ciglia erano intrappolate alcune goccioline. Si morse il labbro sentendosi avvampare.
Lui sembrò non accorgersi del suo sguardo e superò in tutta calma, regalandole la visione della sua schiena e del fondoschiena stretto nei jeans fradici, dai quali spuntava l'orlo di un paio di boxer neri.
-Vuoi startene lì impalata tutto il giorno?- la richiamò.
Bulma si riscosse aspettandosi a seguirlo con uno strano batticuore.
A metà giornata si fermarono a mangiare in un ristorante del posto e Bulma si stupì della quantità di cibo che il ragazzo riusciva ad ingurgitare, doveva vivere in palestra se poi poteva permettersi quel fisico da adone. Pagò di nuovo lui senza che lei potesse protestare, ma riuscì ad offrirgli un gelato usciti dal locale.
Con lo stomaco pieno, fare le montagne russe era escluso, perciò si dedicarono a cosa più tranquille. Tipo il tiro a segno.
-Sei scarsa.- l'apostrofò lui quando mancò per l'ennesima volta il bersaglio.
Bulma gonfiò le guance indispettita e si concentrò per prendere bene la mira. Le tremavano le mani e faceva fatica a stare ferma, la sua mira poi era pessima ma premette nuovamente il grilletto del fucile caricato a pallini riuscendo a buttare giù la pila più piccola di lattine.
Il negoziante si congratulò con lei senza troppo entusiasmo e le diede il premio che le spettava: un minuscolo pupazzetto che se schiacciato emetteva una risata malvagia alquanto stramba. Lanciò uno sguardo sconsolato alla pila di peluche che erano esposti e tornò da Vegeta.
-Che orrore.- commentò lui osservando il giocattolo.
-Già.-
-Hai una mira pessima, mio fratello di sei anni bendato avrebbe saputo fare meglio.- la prese in giro.
Aveva un fratello?
Corrucciò lo sguardo, Bulma, e gli diede un pugno sul braccio senza troppa forza. Si comportava bene poi tornava a fare lo stronzo, sembrava bipolare. Lo vide avvicinarsi alla bancarella, pagare la quota e imbracciare il fucile. Tutti gli spari andarono a segno, buttando giù tutte le pile di lattine. Bulma spalancò la bocca sorpresa: era infallibile!
Il tizio gli consegnò uno dei mega peluche su cui lei aveva sbavato con la stessa faccia con cui le aveva dato quel misero pupazzo
Vegeta tornò da lei trionfante, con un ghigno soddisfatto stampato in viso.
-Ma come...? Cosa...? Quando...?- le mancavano le parole.
Lui alzò le spalle come se avere una mira perfetta fosse la cosa più normale al mondo.
-Mio padre mi porta spesso al poligono.- spiegò.
Un'altra informazione su di lui senza che gli fosse stata chiesta, cominciò a pensare che lo stesse facendo apposta, scoprendosi poco alla volta. Ma non ci voleva credere troppo, quel ragazzo era assurdo e criptico, non sapeva come prenderlo.
-A chi pensi di darlo? Non mi sembri tipo da peluche.- gli fece notare incamminandosi al suo fianco verso il prossimo gioco tranquillo.
Lui sembrò pensarci un secondo su per poi scrollare le spalle, senza darle una risposta. Bulma non insistette lasciando cadere il discorso.
La loro meta successiva fu la casa degli orrori, non esattamente il gioco più tranquillo al mondo ma neanche al pari delle giostre estreme che avevano fatto fin ora, si sentivano ancora il pranzo sullo stomaco.
Quelle poche volte che le prese veramente un colpo non ci pensò due volte a nascondersi dietro il suo accompagnatore, che alle volte tremava più di lei nonostante cercasse di nasconderlo. L'infarto della giornata però, se lo prese nel momento che sembrava essere il più tranquillo: quasi al termine della giostra horror si fermò ad osservare i finti mostri di plastica attaccati al muro, commentando che fossero assai pacchiani e poco realistici, quando una mano le si posò sulla spalla. Convinta fosse Vegeta, si voltò con calma e lanciò un urlo stridulo quando vide lo zombi a un centimetro alla faccia. Fuggì, raggiungendo il coetaneo nell'ultima stanza della casa. Non gli rivelò il motivo della sua paura ma gli rimase appiccicata come la colla fin quando non uscirono alla luce del sole.
-Andiamo a fare la torre di trenta metri!- gli disse Bulma e senza aspettare una risposta si diresse verso la giostra.
Fortunatamente per loro non c'era poi chissà quanta fila, riuscirono a fare due giri senza aspettare le ere.
Dopo l'ennesimo giro sulla giostra più alta, Bulma aveva le gambe che le tremavano per l'adrenalina. Decisero di sedersi e aspettare un po' prima di tornarci.
Il sole era ormai al tramonto illuminando il cielo di un delicato colore rosa, il vento primaverile rinfrescava l'aria donando sollievo dalle temperature forse troppo alte per la stagione. Seduti su quella panchina sembrava che il tempo scorresse più lentamente del normale.
-Perchè mi hai chiesto di uscire?-
Vegeta sussultò colto alla sprovvista da tale domanda. Indugiò qualche secondo prima di parlare, alla ricerca di una risposta decente. Alla fine alzò semplicemente le spalle senza risponderle.
Bulma lo guardò incuriosita aspettando che parlasse. Invece se ne stata a guardare il via vai di persone con sguardo assente. Quanto odiava quando faceva così.
-Mi rispondi o no?- insistette lei sporgendosi per incrociare il suo sguardo.
Vegeta si voltò quasi di scatto prendendola alla sprovvista. Rimase a fissarla per un sacco di tempo prima di riportare lo sguardo sulla folla.
-La tua amica c'è arrivata e tu ancora no? Pensavo fossi intelligente.- le disse.
Bulma aggrottò le sopracciglia beccando in pieno la frecciatina che, non sapeva perché, sapeva di complimento. Ignorò la cosa.
-Che c'entra Evelyn?- gli chiese di rimando.
Lui alzò gli occhi al cielo e si alzò in piedi, si voltò a guardarla e lei sostenne il suo sguardo con uno piuttosto interrogativo e confuso. Sospirò mettendosi di fronte a lei, glielo avrebbe fatto capire in un altro modo dato che sembrava non arrivarci.
Bulma continuò a fissarlo stranita, non capendo cosa c'entrasse la sua amica con il discorso. Quel ragazzo era strano assai.
Aprì la bocca per porgergli di nuovo la domanda ma lui la fermò, chinandosi quel che basta per poggiare le proprie labbra sulle sue.
Bulma sgranò gli occhi incredula, cosa diavolo stava succedendo?
Quel contatto era inaspettato quanto piacevole e delicato. Si lasciò guidare da lui, palesemente più esperto, chiudendo gli occhi. Si staccarono dopo un minuto o due, guardandosi negli occhi con fare imbarazzato. Vegeta fu il primo a distogliere lo sguardo e a coprire il leggero rossore che gli imporporò le guance con la mano.
-Sono innamorato di te.- disse senza guardarla. -Dal primo superiore.- aggiunse in un filo di voce.
Bulma rimase a fissarlo con la bocca aperta, incredula di fronte a tale confessione spontanea. Imbambolata cercò di metabolizzare la cosa, impiegandoci forse troppo tempo visto che lui la fissò allo stesso modo.
-Ma io credevo che mi odiassi.- sputò fuori.
Vegeta la fissò stranito, non sapendo come prendere quell'affermazione e Bulma si rese conto di aver detto una cosa stupida. Avvampò e cercò di dissimulare la figuraccia dicendo parole a caso.
Lui scoppiò a ridere di fronte a tanta impacciatagine.
-Cosa c'è di divertente?- sbottò risentita alzandosi per fronteggiarlo alla pari, più o meno.
Il suo sguardo cambiò quando si posò su di lei, Bulma fu quasi sicura di poterci leggere un'infinità di cose che mai avrebbe pensato di poter trovare negli occhi di una persona. Eppure i suoi parlavano molto di più di quanto facessero le sue parole. Rimase attimi infiniti a perdercisi dentro, scrutando tutte le sfumature di nero che potesse trovare. Un groviglio di sentimenti le artigliò lo stomaco, senza poter dare effettivamente un nome a nessuno di loro. Erano così forti e mischiati da farle girare la testa.
-Terra, chiama Bulma. Dove sei finita?- le disse passandole una mano davanti al viso.
-Mi sono persa nei tuoi occhi.- rispose lei senza pensarci.
-Eh?-
La ragazza si riscosse, capendo al volo di aver fatto, di nuovo, una figuraccia avendo parlato senza pensare. Si schiarì la voce provando a dissimulare la cosa.
-Voglio fare altre giostre prima di andare via.- disse alla fine incamminandosi.
-Ehi.- la richiamò lui.
Bulma si fermò voltandosi a guardarlo appena in tempo per prendere il peluche più grande di lei che Vegeta aveva vinto al tiro a segno. Alzò gli occhi su di lui chiedendo spiegazioni.
-Tanto Tarble non ci avrebbe fatto gran che.- bugia, il fratello avrebbe adorato quel mega orso morbidoso. Ma credeva fosse più opportuno regalarlo a lei.
La ragazza rimase, di nuovo, immobile a fissarlo mentre lui la superava con le mani in tasca. Osservò il peluche, poi lui, di nuovo il peluche e avvertì il groviglio di sentimenti iniziare a sciogliersi. Non sapeva a cosa fosse dovuta quella sensazione di felicità, forse al fatto che si fosse divertita con lui, forse per aver ricevuto proprio il peluche a cui aveva puntato o forse era solo l'adrenalina che le scorreva nelle vene. Fatto sta che, mentre si incamminava per raggiungerlo, di una cosa era sicura: in mezzo a quel groviglio di emozioni, dell'odio non ce n'era traccia.



 

*materia di indirizzo dell’ ITIS che studia, in poche parole, tutto ciò che riguarda la parte hardware dell'informatica.



Angolo Autrice:
Weilà, eccomi con l'ennesima OS, stavolta AU quando dovrei scrivere il capitolo di PV. Però quando ho letto il prompt non ho potuto fare a meno di iniziare a scrivere, è stato più forte di me. Spero di avervi strappato una risata e un "awww che carino".
See you,
angelo_nero
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: angelo_nero