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Autore: Liris    10/02/2019    2 recensioni
"Il testimonio mendace perirà; ma l'uomo che ascolta parlerà in perpetuo. L'uomo empio si rende sfacciato; ma l'uomo retto addrizza le sue vie.
Non vi è sapienza, né prudenza, né consiglio, contro il Signore. Il cavallo è apparecchiato per il giorno della battaglia; ma la salvezza appartiene al Signore."
{Proverbi 21: 28-31}

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E' in fuga da sempre, Andrew.
Lotta per la propria libertà, senza rendersi lui stesso conto che è una corsa senza via d'uscita, poiché il destino l'ha legato per sempre ad una strada designata.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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cap 1


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Kinderdijk, bassopiano Alblasserwaard
Olanda, 1996

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Era piacevole sentire la brezza estiva baciargli la pelle candida delle guance di bimbo, mentre il profumo dei fiori inebriava i suoi sensi percettivi. Amava la carezza del vento fra le ciocche scure, che smosse dal continuo correre e giocare erano ora una massa inconsulta su quella piccola testolina bruna.
Le risa erano alte e sembrava che il mondo fosse il suo parco giochi naturale, mentre gli occhi del genitore ne seguivano i passi.
Avvertì la presa delle mani forti, callose per via del lavoro umile nei campi, e i piedi non furono più ancorati al terreno: volava letteralmente, in tondo sopra la testa di suo padre, in un'immaginazione d'infante.

Aprì le braccia per sembrare un uccello trasportato dalle correnti ascensionali, mentre il genitore gli dava il ritmo, tenendolo saldamente per i fianchi.
E rideva, eccome se rideva! Entrambi si stavano divertendo, e il piccolo poté vedere da quella prospettiva il Lek continuare placido il suo corso, baciando le sponde di terra dove crescevano i canneti.

Il frinio dei grilli e la calma placida della campagna davano un senso di beatitudine a quel duetto familiare, mentre in lontananza alcuni mulini proseguivano nel loro lento giro, spettacolo per gli occhi dei turisti.
Finalmente tornò a toccare con i piedi il terreno, e sfuggì alla presa del padre, nascondendosi dietro ad un misero cespuglietto.
L'avanzare del genitore si fermò, però, quando una macchina prese la stretta via sterrata, avvicinandosi con lentezza quasi disarmante.
Il bambino allungò il collo, e si fece curioso, mentre il padre non sembrava turbato da quella visita inaspettata: andò proprio incontro ai tre uomini ben vestiti che scesero, una volta ferma, dalla vettura.

Parlarono alla svelta, uno scambio pratico di battute e lui non poté sentire dalla sua posizione, e poi la mano del padre gesticolò nella sua direzione per richiamarlo.
Come non alzarsi dalla posizione accucciata che aveva preso, per muovere le gambette scattanti verso la persona che amava, di cui si fidava?
Fu per questo che, quando fu vicino, non comprese il peso della mano sulla sua nuca, in una carezza parsimoniosa, e la successiva spintarella verso i tre uomini.
Fece tre piccoli passi, intimorito dagli sguardi privi d'espressione dei primi due e da quello interessato del terzo. Proprio quest'ultimo si chinò, salutandolo con un'accento molto diverso dalla loro lingua, marcato.
Non gli piaceva per nulla, non gli ispirava fiducia, e per questo rispose a monosillabi, mordendosi il labbro inferiore con nervosismo.

Alzò lo sguardo, alla ricerca di una tacita risposta del padre alla sua domanda inesistente, posta solo con quei grandi occhi color nocciola.
Ma tutto ciò che poté capire fu che lo sconosciuto si rimise in posizione eretta e disse qualcosa agli altri due: e fu terribile sentire la presa di uno di questi sulle sue braccina.

Il terrore prese posto nel suo cuore e scalciò, cercando di liberarsi dalla stretta che gli procurava dolore.

Papa! Ik begrijp het niet.- Una nota disperata uscì dal timbro di voce del bambino - Wat gebeurt er?2 
Si sentì letteralmente trascinato dentro quell'autovettura dai finestrini scuri, e a nulla valsero le sue suppliche o i richiami verso il padre, che silente, osservava la scena con poco interesse.
Una volta chiuso lo sportello si sentì in trappola, e prese a battere le mani contro il vetro, avvertendo le lacrime scivolare copiose sulle guance fattesi cremisi.
Più picchiava e più sembrava che il mondo là fuori fosse disinteressato a ciò che stava succedendo.

Ingoiò a vuoto, mandò giù un groppo terribile che gli fece mancare il fiato, mentre suo padre, la luce della sua vita e l'unico al mondo che aveva, ringraziava il capo del trio, ricevendo da questo una busta gialla.
Si guardò intorno, sentendosi in gabbia, su quei sedili di pelle nera e ai suoi occhi un muro che lo divideva dal posto passeggero e guidatore davanti.
Tornò a picchiare i pugnetti chiusi contro il finestrino, vedendo il suo respiro creare uno strato di condensa contro il vetro ora appannato, che man a mano lo lasciò nuovamente libero di vedere la scena all'esterno.

-Papa!- Urlò, non sapendo che dall'esterno poco o niente poteva sentirsi; ma testardo proseguiva, perché sapeva che suo padre lo amava. Aveva fino a pochi minuti prima giocato con lui!
Come poteva abbandonarlo?
Per cosa?

Intravvide soltanto alcune banconote spuntare dalla busta che suo padre stava esaminando, e poi gli diede le spalle, senza sé e senza ma.
Non si arrese, nemmeno quando uno dei due che l'aveva trascinato lì dentro entrò dalla parte opposta e si mise comodo. Le portiere furono chiuse e il rombo d'accensione del motore fu un suono di disperazione per lui.

Osservò la schiena di suo padre allontanarsi di sua iniziativa, con le sue gambe, riprendendo la strada di casa.
- Heb ik iets verkeerd gedaan?3 - Soffiò quasi senza più senza voce, per il pianto instabile e le urla strazianti.

Mangiò via quella domanda, sentendo il sapore delle sue stesse lacrime fra le labbra.
La macchina si mosse, si spostò con il corpicino verso il ripiano posteriore, aggrappandosi a quell'ultima possibilità di vedere i passi di suo padre.

Per l'ultima volta.

 
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1Papà, io non capisco
2Cosa sta succedendo?
3Ho fatto qualcosa di sbagliato?

 
   
 
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