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Autore: maybeitsadream    12/02/2019    0 recensioni
1944, Barcellona.
Ognuno ricorda, ognuno sa cos'ha sepolto sotto la cenere. Liam ha seppellito suo fratello, Zayn la sua personalità.
Importante: i familiari dei protagonisti, a eccezione della mamma di Liam, avranno nomi diversi da quelli reali.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa prima che cominciate a leggere questa parte. Tornate con la mente al capitolo 21: don Federico è morto da poco, Liam e Zayn si sono visti al cimitero e Zayn ha cominciato a seguirlo per una settimana; all'ottavo giorno, capendo che la sua direzione è il Tibidabo, ritorna sui suoi passi e va verso Park Güell: lì riflette, piange e cerca risposte. Nessuno, però, sembra accontentarlo.

Era necessario dirvelo perché, con questo finale, i capitoli 22 e 23 non ci sono mai stati.

Ora vi lascio alla lettura.

*


 

1981, Barcellona
 

Sono passati anni da quando sono arrivato in Spagna. Ho visto la dittatura di Franco nascere, affermarsi e poi morire con lui; ho visto Barcellona crescere, cambiare e conservare sempre la sua essenza sotto lo stesso cielo che non è mai stato mio fino in fondo. 

Ho assistito alla mia crescita personale, mi sono posto delle domande e ho cercato di darmi delle risposte. Ho curato da solo le ferite che avevo addosso, e, anche se non sono del tutto guarite, le guardo con un certo orgoglio, perché è grazie a loro se sono l'uomo che sono. 

Ho pianto molto, ho perso più del pensabile, ma ogni giorno mi sveglio con la consapevolezza di aver avuto indietro me stesso: quello spirito anticonformista e ribelle che mi animava quando ero solo un ragazzo è tornato a farsi sentire e mi ha ridato carattere. Mi è stato tolto così tanto dalla vita che alla fine sono rimasto solo con lo scheletro della mia coscienza, e con quello ho fatto i conti. 

Una parte di me, non lo nego, ha spinto a lungo per farla finita, perché non avevo più nulla a cui aggrapparmi e ogni cosa mi sembrava senza senso: mi pesava svegliarmi al mattino, era ripugnante l'idea di dover sorridere e stringere mani a gente che stava meglio di me; rifiutavo la compagnia di chiunque, troppo impegnato a riflettere senza pause alla mia misera condizione. Per dei lunghissimi mesi ho ascoltato Gracia offrirmi parole di conforto, sussurrarmi la buonanotte nella speranza - la sua - che la notte fosse davvero magnanima e mi restituisse alla vita; al contrario, io accoglievo quell'augurio pensando che, magari, se avessi chiuso gli occhi sforzandomi di non aprirli per diverse ore, non avrei più ricevuto il buongiorno. Ma non è successo: la buonanotte di Gracia non è mai stata un addio. E a oggi ne sono fiero, perché, se allora mi fossi lasciato andare allo sconforto, alla sconclusionata disperazione di quella parte di me che non accettava di essere rimasto solo al mondo, non avrei raggiunto determinati obiettivi. Non avrei avuto il coraggio di riprendere quelle pagine nate con la premessa di diventare un capolavoro e renderle tali per davvero, perché, sì, quella storia l'ho scritta alla fine. L'avevo promesso, ed è stato proprio questo a darmi la forza di ricominciare. Rivivere i miei ricordi attraverso le mie parole mi ha fatto capire che era sbagliato sperare di sparire.

Ho elaborato la mia solitudine e non ne ho più avuto paura. È stata lei a farmi compagnia, a spronarmi a fare del mio meglio. E, dopo averla accettata, è stato più facile prendermi cura di me stesso con la giusta attenzione: è stato semplice, a quel punto, distinguere quali fossero le reali necessità e fare di tutto per soddisfarle. 

È stato allora che l'altra parte di me, quella che non aveva nessuna intenzione di farla finita, ha preso il sopravvento. Proprio come quella bomba sganciata dall'aviazione italiana nella notte più buia della mia vita, la consapevolezza di avere ancora tanto da dire e da dare al mondo mi ha scaraventato a terra e mi ha fatto perdere i sensi: mi sono svegliato ubriaco, le vene invase da amore. Verso me stesso, verso il mio lavoro, verso l'esistenza che conducevo.

Oggi ci nuoto nel mio sangue. 

Ho pubblicato Tibidabo due anni fa. Ho dato alla mia storia - alla nostra storia - questo titolo perché è la promessa che gli ho sempre fatto: ti darò. E poi perché il nostro noi è cominciato e finito proprio lì, sotto lo sguardo di Andrés e prima di salire sulla funicolare. Lì ci siamo detti addio per la vita terrena, abbiamo preso coscienza del fatto di essere controtempo e ci siamo fermati prima dell'irreparabile.

A Park Güell è iniziato il mio racconto e a quella stessa altezza ho deciso di metterci un punto. Tutto ciò che è avvenuto è inciso sulla mia pelle e non avevo bisogno di farlo stampare anche su carta: è una sofferenza che non voglio condividere.

Non ho mai lasciato Barcellona, neanche quando mi è stato comunicato che mia madre era venuta a mancare - è nei miei piani, però, tornare a Londra tra qualche tempo per farle visita e salutarla come si deve, come non ho fatto a vent'anni. 

Ogni anno, a Sant Jordi, ho regalato una rosa senza rispettare la tradizione, ma non c'è stato più nessuno ad ammonirmi. 

So che lui è tornato a vivere a Barcellona, nella casa in cui ha vissuto da bambino, e che adesso gestisce la libreria del signor Martínez. Ci siamo incrociati diverse volte nel corso di questi anni, ma non ci siamo mai spinti oltre i sorrisi reciproci: abbiamo sempre saputo di non poter mantenere le distanze una volta oltrepassata la linea che demarca l'inizio di una confidenza più intima, perciò ce ne stiamo ai nostri posti. Non ci siamo dimenticati di noi e di quello che è stato, ma è così che doveva andare.

Viaggiamo su due rette che in passato sono state incidenti e che ora hanno assunto un comportamento parallelo. E in fondo va bene così: la geometria insegna che due rette parallele si incontrano all'infinito; sono pronto ad attendere la fine di questa vita per un altro incrocio che - lo so - sarà per sempre perché avremo abbandonato le leggi del tempo e dello spazio e saremo giusti in una dimensione che non conosce differenze.

Intanto, mentre aspetto, vivo. 

Oggi è Sant Jordi. A Sant Jordi Barcellona si colora di romanticismo: è tradizione che le donne regalino dei libri ai loro fidanzati e ricevano da questi una rosa.

Io passeggio sulla rambla e mi sembra di avere di nuovo ventisette anni e di camminare accanto a don Federico. Oggi come allora mi incanto e mi perdo nell'atmosfera, che sa di storie d'amore reali e inventate, ed è tutto bellissimo come la prima volta.

Mentre il sole picchia forte sulla strada e sulla mia pelle che sta invecchiando, mi fermo per comprare delle rose: due. La prima la offro a una donna dall'aria triste che è seduta su una panchina in legno. Mi studia con occhi sorpresi e curiosi e mi concede un sorriso che le illumina il volto aggraziato.

La seconda è destinata ad altre mani.

Riprendo la passeggiata fino al monumento di Cristoforo Colombo e poi torno indietro perché non ho impegni e posso perdere tutto il tempo che voglio prima di fare quel che devo. Procedo lentamente, lasciandomi accarezzare dalla consapevolezza che sarà così per sempre - almeno fino all'infinito.

Quando arrivo nelle vicinanze della bancarella della libreria che ormai è sua, interrompo la camminata e lo guardo. Ha sessantadue anni e conserva ancora quella bellezza fresca che mi ha colpito la prima volta. Ancora oggi faccio fatica ad associarlo a un'opera d'arte. 

Accarezza con cura i volumi che i passanti decidono di acquistare e sorride a tutti, a loro e a Lolita, la ragazza con cui lavora da circa un anno. È proprio lei a distrarlo dopo qualche minuto, permettendomi di avvicinarmi e di rispettare ancora una volta la mia promessa. Perciò mi affretto e appoggio la rosa che tenevo ancora tra le mani su alcuni volumi che non ho il tempo di guardare, poi mi volto e mi confondo fra la folla.

Non lo vedo, ma so che sorride quando la nota. 

Ti darò una rosa. È stata la mia promessa fin dall'inizio. E lo sarà fino all'infinito.







***
Grazie a chiunque abbia letto,
-E

Ps: ho pubblicato una os ziam, Little princes: se vi interessa, la trovate sul mio profilo.
 

   
 
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