Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    12/02/2019    0 recensioni
Una raccolta su situazioni, più o meno imbarazzanti, che lo sfortunato protagonista si ritroverà a dover gestire. Fatti quotidiani, che capitano nella vita di chiunque, prima o poi... quindi, perché non in quella del soldato più forte dell'umanità? - Raccolta di One-shot indipendenti le une dalle altre.
Dal testo:
«Posso entrare nel carrello? Mi fanno male gli scarponcini» fece per sedersi su una scaletta, di quelle usate dai commessi, ma una mano callosa lo tirò bruscamente in piedi.
«No»
«Perché no?»
«Ci devo mettere la spesa nel carrello»

La raccolta comprenderà situazioni differenti (sia AU, che non, all'occorrenza)
[La One-shot n° 8 partecipa al concorso "Situazioni XY" indetto sul forum efp da Biancarcano e Harriet]
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La volta in cui Levi, anzi Kenny scrisse un libro


Note: La fanfiction partecipa a:
* Cowt9, indetto da Lande di Fandom
* Week 1, Missione 3 (Missione All Stars)
* Prompt: Pizzo
* Parole: 2120


***


“Un buon assassino deve essere multidisciplinare”.

Levi fermò la penna, appoggiandola nuovamente nel calamaio consumato. Sollevò la pergamena davanti a sé, aspettando che l’inchiostro si asciugasse prima di contare le righe. Aveva scritto quella frase quasi cinquecentoventisei volte, eppure Kenny non sembrava ancora soddisfatto. Scrutò il volto arcigno del parente che, seduto all’altro capo del tavolo, stava vigorosamente spazzolando la tesa del suo amato cappello nero.

«Zio…» pigolò, cercando di allungare il foglio all’altro «L’ho scritto più di cinquecento volte. Posso fare basta?»

«Solo cinquecento? Avevo detto cinquemila! A scuola non ti insegnano a contare?»

«Veramente, non mi hai mai mandato a scuola.»

«Questo perché saresti uno spreco di tempo. Continua a scrivere.»

«Ma… mi fa male la manina.»

«E a me fa male il culo a furia di star seduto qui a guardarti. Non diventerai mai un bravo assassino, se non ti impegni.»

«Io voglio diventare un dentista…»

«Cazzate! Per fare i soldi sulla pelle della gente?»

«è quello che fai anche tu, no?» Levi incassò la testa nelle spalle quando vide l’uomo alzarsi e marciare in sua direzione con passo marziale e cipiglio fiero. Un soffio di maligno vento arrivò a scuotere il lungo cappotto che, malgrado fosse appeso ad una gruccia, frusciò sinistramente.

Il bambino si sentì afferrare per i capelli e sollevare il viso con ben poca grazia. I suoi occhi grigi incrociarono quelli arcigni del parente, le cui iridi erano condite di odio, delusione e una vena sadica impossibile da cancellare.

«Mi fai male, zio…» frignò, mentre Kenny gli strattonava malamente le ciocche corvine.

«Io guadagno onestamente sulla vita altrui, chiaro?! Non provare a paragonarmi mai più a quei cavadenti da strapazzo… che nemmeno ti fanno fattura, quando vai ad aggiustare una carie.»

La mano ossuta lo lasciò andare poco dopo. Levi mosse solo un cenno d’assenso, trattenendo a stento le lacrime e il rossore per la vergogna di quel rimprovero vigoroso. Perché suo zio lo maltrattava sempre? In fondo, lui aveva soltanto cinque anni! Ad un bambino non era permesso sognare di diventare un dentista? O un commercialista di successo? A quanto pareva… quando si era un Ackerman, la via era soltanto una: diventare serial killer di professione o perire nel tentativo.

Si sfregò gli occhi lucidi, tirando su col naso:
«Voglio la mamma.»

«è alle Bahamas! Te l’ho già detto, tua madre non tornerà a prenderti. Nemmeno io tornerei, al posto suo. Non vali nemmeno il biglietto del viaggio di ritorno. Quindi tanto vale che ti rassegni.»

«L’altra volta avevi detto… che era alle Maldive.»

«Chissenefrega, rospo! Sono la stessa cosa: un posto esotico, caldo e abbastanza figo da far dimenticare figli degeneri e piagnucoloni. Ah, se non amassi così tanto il mio lavoro, sarei già partito anche io!»

«Mi avresti portato con te, vero?»

«Nemmeno per idea. Ti avrei deposto in una cesta di vimini e lasciato scorrere lungo il torrente fognario, nella speranza di vederti divorato da un coccodrillo. O da una pantegana gigante.» vide l’assassino chinarsi e recuperare una scatola da sotto il divano – sempre che quell’ammasso di cuscini e paglia potesse definirsi tale. «Piuttosto…» attaccò di nuovo, buttando lo scatolone sul vicino tavolo «Vestiti! Dobbiamo consegnare questi.»

Levi si sporse, osservando l’interno del cartone: vi erano diverse pile ordinate di volumi. La copertina giallo limone mostrava il disegno di un coltello insanguinato, accompagnato dalla rassicurante scritta:
“Morire per negati – un manuale di K. Ackerman”

«Hai scritto un libro, zio?» domandò, mentre l’altro recuperava cappotto e cappello.

«Mi sembra evidente.»

«Che cosa dobbiamo fare?»

«Venderlo, naturalmente!»

Levi sorrise entusiasta. Finalmente un compito di responsabilità! Aiutare suo zio nel vendere quei volumi sarebbe stato elettrizzante. Dentro di sé, sentiva già crescere l’anima imprenditoriale. Sarebbe piombato nelle librerie, mostrando con coraggio ed orgoglio il volume scritto dall’illustre parente. Sarebbe stato così abile che – ne era certo – ogni negoziante avrebbe ordinato quattro o cinque bancali di quell’opera imperdibile. Il libro sarebbe andato letteralmente a ruba e Kenny sarebbe diventato famoso. Beh, più famoso di quanto era già… ed avrebbe avuto bisogno di un manager, certo! Si sarebbe proposto per il ruolo. Riusciva quasi a vedersi in un completo gessato, con gli occhiali da sole e i mocassini lucidi mentre organizzava gli appuntamenti di Kenny, vendeva i suoi autografi e si lasciava coccolare da tutte le fans in delirio. Sarebbe stato fantastico! “Levi Ackerman, il più giovane dirigente della storia” suonava dannatamente bene.

 
***
 

Levi si accasciò sull’uscio della libreria. Perché le cose non andavano mai come sperava? Si era visto calcare la strada con una elegante ventiquattrore di pelle umana e non con una vecchia gerla sulle spalle. Kenny si era rifiutato categoricamente di prelevare i libri, caricando tutto il peso la gracile schiena del nipote.

«Così ti fai le ossa…» aveva detto, prima di trascinarlo lungo le vie affollate della capitale.

Il primo negozio era una delle librerie più rinomate della città. La porta recava l’immagine di un titano intento a leggere e, oltre l’ingresso, si aprivano interi scaffali ricolmi di volumi di qualunque dimensione e forma. Ve ne erano di antichi, di più moderni; c’erano pergamene arrotolate oppure tomi grossi come macigni. In fondo, oltre un bancone lucido, un uomo sulla settantina stava terminando di consultare un catalogo.

Kenny mosse immediatamente verso il libraio, armato solo di una copia del suo scritto.

«Ehi, tu! Vecchio!» l’apostrofò, mentre il negoziante sollevava lo sguardo attonito «Dovresti disfarti di tutto ‘sto ciarpame! Piuttosto… dovresti mettere nella tua biblioteca qualcosa di fresco, di innovativo e che sicuramente ti farà fruttare dei buoni guadagni.» lasciò scivolare il libro giallo direttamente sul banco «Tho! Compra questo…»

«Signore… non so chi voi siate, ma…» iniziò il vecchio; l’assassino lo interruppe subito.

«Che domande! Sono l’autore del libro, no?»

«…nella mia attività sono solito tenere opere soltanto di autori affermati.»

«Sono sicuro che per me potrà fare un’eccezione.» Kenny indicò il proprio nome scritto sul libro e l’espressione del commesso mutò radicalmente. Levi lo vide sgranare gli occhi e tergersi velocemente la fronte imperlata, improvvisamente, da un freddo sudore. La voce, inoltre, aveva perso il tono sicuro e pacato:

«Oh, signor Ackerman. È un onore… io… non sapevo avesse scritto un libro. Io… sarei lieto di averne una copia.» balbettò il vecchio «Anzi, due copie… due dozzine di copie!» corresse immediatamente, indicando poi la luminosa vetrina «Le esporrò immediatamente. Posso pagargliele il triplo del loro valore?»

«Pensavo al quadruplo.» Kenny mimò un sorriso ferino.

«Ma certo! E… posso anche pagarvi un extra, se gradite.»

«Io gradisco sempre i soldi, ma… un extra per cosa?»

«Beh, per chiedervi protezione.»

L’assassino si sfregò il mento, pensieroso. La proposta non era niente male, anzi! L’accoppiata libro + pizzo era sicuramente vantaggiosa. Avrebbe potuto vendere il volume e garantire tutela ai negozianti che accettavano di acquistarne più copie. Naturalmente, avrebbe dovuto definire una scala sconti ottimale: dieci copie davano diritto ad una settimana di protezione; venti copie a due settimane e così via…

«è una proposta onesta» sentenziò infine «Mi piace!»
 

***
 

Kenny sbatté i libri sul tavolaccio della quattordicesima libreria. Soltanto un commesso aveva rinunciato all’acquisto e, come prevedibile, era ruzzolato sotto il bancone con un foro in testa in una manciata di secondi. Gli altri negozianti avevano accolto con entusiasmo quella nuova iniziativa: acquistare dei libri ed avere in cambio la protezione dell’assassino più famoso del Wall Sina era, indubbiamente, il miglior affare della loro vita – che non sarebbe durata molto, in caso contrario.

«Quanto mi dai per questi?»

La giovane proprietaria si passò la lingua sulle labbra con fare seducente:
«Tutta me stessa.» sussurrò maliziosa.

«Sì, va beh… e poi?»

«Poi cosa?»

«Soldi?»

«Oh, signor Ackerman… farò di meglio. Vi donerò la mia libreria, sarà tutta vostra. Vi darò i miei risparmi, la mia casa, la mia vita. Oh, vi prego…» la donna si arrampicò sul bancone, con un frusciare indiscreto di sottogonne, pizzi e merletti. Tentò di aggrapparsi alla manica del nero cappotto «Vi imploro, fatemi vostra. Sarò la vostra devota moglie…»

«Non prendo impegni a lungo termine.»

«Amante? Fidanzata? Sguattera tuttofare che si infila nel vostro letto la sera?»

«Mh, non mi serve niente del genere. E come schiavetto ho già lui…» Kenny accennò al nipote appoggiato al portaombrelli, ormai completamente esausto «è compatto, mangia poco e devo solo portarlo fuori una volta al giorno a fare i bisognini. Non penso di sostituirlo.» una leggera pausa incerta «Ti interessa la promozione Pizzo? Libri più protezione garantita, per dieci, venti o trenta giorni a tua discrezione.»

«Siete incluso nell’offerta?»

«No, spiacente.»

Accidenti, quella donna si stava rivelando davvero un osso duro. Chiedere il pizzo non era mai stato così difficile, anche perché… a giudicare dalle calze che la commessa si stava frettolosamente togliendo, probabilmente aveva mal interpretato la situazione. La osservò scalciare le scarpette e iniziare a slacciarsi il corpetto. Normalmente, beh… sarebbe rimasto a guardare ben volentieri, ma per gli uomini d’affari il tempo era denaro, no?

Sollevò una mano cercando di bloccare quello spogliarello improvvisato:
«Mh, credo tu abbia frainteso il significato della parola “pizzo”. Non intendevo…» allungò la destra, indicando il reggiseno che era appena volato a terra «Questo tipo di pizzo…»

«Oh…»

«Intendevo…»

«Il marito della pizza? Mio cugino è pizzaiolo, se volete!» di nuovo quella voce sensuale fuori luogo e uno strisciare sul banco con fare da pantera in amore «Sono certa che ci preparerà il miglior giro-pizza di tutto il Wall Sina… solo per noi e…»

«Sei davvero una ragazza graziosa, ma decisamente scema… non l’avrei mai detto di una bibliotecaria.»

«Oh, tanto non so leggere.»

«Ah, capisco… puoi smetterla di spogliarti? Mi traumatizzi il nipote.» disse, accennando a Levi, che nel mentre era caduto dentro il portaombrelli «Con “pizzo” intendevo una graziosa forma di estorsione, capisci? Io ti do protezione in cambio di denaro e…»
Era inutile proseguire… quella non faceva altro che fissarlo con un’aria da maniaca professionista, ripetendo continuamente:

«Oh si, proteggimi tutta!»

Kenny decise che, per una volta, poteva anche lasciar perdere l’affare. Salutò con un cenno e si diresse a passo spedito verso la porta, sgattaiolando rapido in strada ed allontanandosi dal negozio.

 
Una decina di minuti più tardi, tornò indietro per recuperare il nipote, ancora dentro il famigerato portaombrelli.
 

***
 

Levi stramazzò al suolo quando, all’alba del ventiduesimo negozio, sentì la gerla finalmente vuota. Kenny aveva venduto le ultime quindici copie sfruttando al massimo la promozione Pizzo. Non gli era rimasto più nulla da piazzare, malgrado le insistenze del commesso che desiderava avere qualcosa di più: copie autografate? Ah, certamente… se al maestro Kenny facevano male le mani, beh… non era il caso di insistere. Un ritratto ricordo era almeno possibile? O una intervista esclusiva a quello che, ne era certo, sarebbe diventato ben presto l’autore più amato delle mura?

«Zio…» pigolò, una volta terminato il giro delle consegne «Mi fanno male le spalle e i piedini. Sono stanco. Possiamo andare a casa?»
«Di già? E io che volevo portarti a mangiare un gelato, per ringraziarti dell’aiuto che mi hai dato…»

Risollevò immediatamente il capo, osservando dal basso la figura dell’assassino. Kenny lo stava fissando con il solito odio e disprezzo a cui era tristemente abituato. Eppure… si ingannava o vi era un accenno di sorriso sulle labbra avvizzite? O addirittura un luccichio orgoglioso nelle iridi chiare? Beh…a ben pensarci, forse il “luccichio orgoglioso” era un po’ troppo, ma si sarebbe accontentato del sorriso, indubbiamente. Annuì, mentre un senso di leggerezza gli invadeva il cuore. Alla fine, Kenny aveva riconosciuto i suoi sforzi; si era reso conto del suo impegno e della silenziosa fatica a cui si era sottoposto. Finalmente, lo zio gli avrebbe tributato la giusta ricompensa, l’onore e l’orgoglio e… chissà, magari gli avrebbe concesso di provare il cappello!

«Davvero?» domandò, mentre le labbra si piegavano in un piccolo sorriso speranzoso.

«No, deficiente!» Kenny lo rimise bruscamente in piedi, calando quella sentenza come un’ascia sul collo di un condannato «E adesso muoviti, che dobbiamo andare a rapinare le vedove.»

Levi tirò su col naso.
«Non mi valorizzi mai…»

«E chissenefrega.»

«Mi fai lavorare sempre gratis e…»

«Mi hai preso per un sindacalista, Levi?»

Nascose il viso tra le manine, senza riuscire a trattenere un singhiozzo.

«Non apprezzi mai quello che faccio, non mi regali mai niente e nemmeno mi compri il gelato. Voglio andare alle Bahamas con la mamma!»

«Levi…» colse un movimento e, poco dopo, scorse Kenny chinarsi sulle ginocchia e posargli una mano sulla spalla ossuta «Facciamo così, per ringraziarti dell’aiuto… scriverò il prossimo libro su di te.»

Il bambino alzò nuovamente il viso, pulendosi frettolosamente le lacrime.

«Davvero?» domandò, la vocina rotta più dall’emozione che dal pianto, ora.

«Ma certo!» lo zio gli sorrise, battendogli una leggera pacca sulla schiena «Lo intitolerò “Le avventure del mio nipote di merda”… accattivante, vero?»

 


 
  
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