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Autore: ester_potter    12/02/2019    0 recensioni
Saaalve, questa è la mia seconda fanfiction. Praticamente riscrivo il film TUTTO dal punto di vista di Liesel, quindi sarà più introspettivo. Sono attaccatissima sia al libro che al film, per cui vi posso assicurare che rimarrò fedele il più possibile e cercherò di non sfociare mai nell'OOC con i personaggi. Buona lettura :)
[Estratto dal capitolo 37:
È iniziato tutto con la morte di mio fratello: lì, per la prima volta, mi sono ritrovata a rubare un libro. È capitato altre volte, in contesti diversi, ma c’era sempre una costante.
Sentivo l’instabilità della vita. Ogni volta che mi capitava di rubare un libro, sentivo tutto talmente fragile e instabile, da aver bisogno di qualcosa che rimanesse per sempre con me (...)
Un libro sarebbe rimasto sempre mio. Nessuno me l’avrebbe mai portato via. Gli scrittori sono immortali perché sono immortali le loro opere. Ancora oggi ci ricordiamo di persone come Shakespeare, Victor Hugo, Lev Tolstoj, Mark Twain, e sono sicura che fra cent’anni il mondo di ricorderà ancora di loro. Perfino il Mein Kampf resterà sugli scaffali delle librerie. Forse è questo, il motivo che mi ha sempre spinta a rubare libri.]
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liesel Meminger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XXXVIII

Quando torno cosciente non riesco a capire se sono sveglia o no. Starò sognando? Niente panico, Liesel, concentrati sui tuoi sensi.
Gusto: … No, niente. Il gusto mi è abbastanza inutile al momento.
Vista: apro gli occhi e vedo il buio. Li strizzo, sbatto le palpebre più volte, ma niente da fare. Questo non mi aiuta.
Olfatto: odore di polvere nell’aria. Quasi fatico a respirare. Non mi piace.
Tatto: stringo con le dita qualcosa di duro e ruvido. È come se fossi in una scatola.
Udito: sento delle grida in lontananza.
“C’è qualcuno?”
“Siete lì sotto?”
“C’è nessuno qui?”
A un tratto capisco tutto: stanotte c’è stato un bombardamento. La sirena non ha suonato. Provo a urlare per farmi sentire, ma non ci riesco. La voce mi esce fioca, e di questo passo ci morirò, qua sotto.
Mi guardo intorno disperatamente, finché non mi trovo davanti la fisarmonica di papà, coperta di polvere.
Premo qualche tasto, impacciata, sperando che qualcuno mi senta.
Arrivano dopo un paio di minuti: dei soldati e qualche volontario riescono a sollevare la cosa che mi ha protetta dal crollo della casa. Appena mi tirano fuori mi rendo conto che era la nostra credenza. Riesco a reggermi in piedi, perciò faccio qualche passo e mi guardo intorno.
Via del Paradiso non esiste più.
Non c’è una sola casa che sia rimasta in piedi.
Un soldato resta accanto a me a sostenermi, quasi temendo che io possa cadere.
“Mamma?” È la prima parola che mi esce dalla bocca. “Papà?”
Finalmente il soldato mi lascia e io comincio a cercare.
Non possono essere lontani. Se io ero lì, dovranno essere anche loro qui, da qualche parte. A meno che non li abbiano portati all'ospedale.
Vedo qualcosa più avanti, e quando metto a fuoco per bene realizzo che ci sono dei corpi, a terra.
Fra cui la mamma.
Cado in ginocchio al suo fianco: è bianca come la neve. Ma non può essere morta. Figuriamoci, la mamma non può essere morta. È troppo forte.
Ma allora perché piango?
Le prendo una mano, bianca come il resto del corpo, e la sento gelida.
“Mamma…” sussurro fra i singhiozzi.
Non apre gli occhi. Non mi sente, lo so. Non è come quando Max era malato. Perché lui non era morto.
Sei bellissima, mamma, mi viene da pensare mentre guardo la sua espressione fiera e severa anche nella morte. Cosa darei per sentire uno dei suoi rimproveri, adesso.
Con la coda dell’occhio vedo un altro corpo a pochi passi di distanza, disteso a terra. Mi sembra di conoscerlo…
“Papà…”
Mi alzo di scatto e mi precipito da lui, quasi cadendo, perché mi è rimasta una scarpa sola e il terreno è coperto da mattoni.
Mi chino vicino a lui, e tutto quello che non pianto sul corpo di mamma, lo faccio uscire fuori ora su di papà.
Non ti ho neanche mai detto grazie, papà. Grazie per avermi voluto bene incondizionatamente. Sei stato il primo che l’ha fatto.
“Avanti!”
“Piano, piano!”
Alzo gli occhi verso altre voci: i soldati non hanno mai smesso di lavorare da quando mi hanno tirata fuori. Stanno portando fuori altre persone.
Ora, ad esempio, li vedo portare un altro corpo in due. Anche quello mi sembra di conoscerlo.
Capelli color limone.
Oh, no, Rudy, no.
“Rudy!”
Mi alzo di scatto per la seconda volta, avvicinandomi nel punto in cui i soldati lo hanno adagiato.
Se finora ero stata pervasa da un senso di
infinita tristezza , adesso ho paura: perché, se anche Rudy è morto, io sono sola.
Invece no.
Mi inginocchio accanto alla sua testa e, lui gira la sua piano, verso di me, come se mi avesse sentita.
Quando apre gli occhi sento che potrei quasi svenire.
“Furfante…” mormora.
Ricomincio a piangere, e mi odio, perché non avrei mai voluto farlo davanti a lui.
“Liesel” dice, talmente piano che faccio fatica a sentirlo.
“Sssh!” Vengo quasi presa dal panico, non so perché. Ho paura di quello che potrebbe dire.
“Devo dirti…”
“Non parlare” lo interrompo. Non so cosa vuole dirmi, ma qualunque cosa sia me la dirà pensando che sarà l’ultima volta.
E non può essere così.
“Lo devo dire…” È il solito testardo. Maledizione, Rudy, e stai zitto, per una volta nella vita.
Però capisco che ci tiene, lo vedo da come mi fissa negli occhi. Cerca addirittura di tirarsi un po’ su facendo leva sui gomiti, ma io voglio che non stanchi, perciò gli metto una mano sotto la testa, così che si appoggi.
“Io ti a…” Sento come se mi si chiudesse lo stomaco, quando capisco cosa vuole dire. Ma non fa in tempo a finire, che vedo la vita abbandonargli letteralmente gli occhi. Fa un gemito strozzato, e abbandona la testa all'indietro, sulla mia mano, chiudendo gli occhi per sempre.
“Rudy...” urlo. Adesso sì che mi è tornata la voce.
No, Rudy, non puoi farmi questo. Non ti ho ancora detto… Cavolo, Rudy, anch’io ti amo. Non so da quando, forse da sempre, o dalla prima corsa insieme, o dalla prima chiacchierata ‘seria’, non lo saprò mai. Ma avrei dovuto dirlo subito, invece ho perso tempo.
Questo penso, mentre continuo a scuoterlo e a chiamarlo, invano, con le lacrime che dagli occhi cadono direttamente su di lui.
Qualunque persona io abbia mai amato – e da cui io sia stata amata – è morta. Mamma, papà, mio fratello, Max, la mia vera madre. Ti prego, non lasciarmi anche tu, Rudy. Ti devo ancora un bacio, ricordi?
Allora glielo dico. “Rudy, baciami!”
La gente intorno a me penserà che io sia pazza, ma non mi importa. Rudy non si sveglia, non apre gli occhi. Non mi fa nessun sorriso furbo dei suoi soliti, non rivendica ciò che secondo lui ‘gli spettava’.
Così lo faccio io: premo le labbra sulle sue, più volte, sperando che in qualche modo si svegli. Il cervello continua a dirmi che sono una stupida, che è semplicemente impossibile che si svegli con un bacio, perché la vita non è una favola.
Ho dato il mio primo bacio al mio migliore amico, troppo tardi, e sa di polvere e lacrime. Mi è morto davanti neanche dieci secondi fa e già mi manca come l'aria.
Quando finalmente sento il cervello il cervello zittirsi, e le lacrime finire, mi decido a staccarmi da Rudy. O meglio, non è che lo faccia apposta. Non decido niente. Mi sento come in trance: mi alzo in piedi lentamente, e indietreggio di qualche passo. D’un tratto mi sento come quando ero al funerale di Verner, anni fa.
Seppellivano mio fratello davanti a me, sulla neve, di fianco alle rotaie, e io guardavo la scena come ipnotizzata. Ecco, ora mi sento così: sono in una bolla. Non provo più niente e al contempo sta male. Malissimo. Peggio di quando era morto mio fratello.
Penso che morirò.
E infatti, è quello che succede.
 
 
No, non è successo. Mi risveglio lunga su una barella, sopra dei mattoni. Sono sempre circondata dai mattoni. Qualcuno mi ha messo una coperta addosso.
Quando mi guardo intorno, mi accorgo di essere ancora in Via Del Paradiso. O meglio, quella che una volta era Via Del Paradiso. Ora è solo ‘la via dove abitavo’.
Solo ora mi viene da preoccuparmi per il futuro: dove andrò a stare?
Ma non importa, in realtà. Non c’è nessun posto dove vorrei stare senza i miei genitori, o Rudy, o Max.
Non ha senso, la vita, se si è completamente soli.
A un tratto, però, fra le macerie, qualcosa attira la mia attenzione.
C’è un libro.
A fatica scavo fra i calcinacci, e riesco a prenderlo, ma non si legge il titolo, tanta è la polvere che lo ricopre. Perciò ci soffio sopra.
No, non ci credo. È il Mein Kampf. Sarà il mio regalo da parte di Max? Devo saperlo.
Sto giusto per aprirlo, quando vedo una macchina arrivare in lontananza. Si ferma a pochi metri da me, e ne scendono i signori Hermann.
Fanno qualche passo, visibilmente sconvolti dallo spettacolo che si trovano davanti, e come dargli torto. Il borgomastro resta più indietro di Ilsa, a guardarsi intorno, mentre lei mi si avvicina, ma resta comunque a debita distanza. Io invece mi metto in piedi, incerta, senza staccarle gli occhi di dosso. Corro ad abbracciarla, non curandomi di suo marito che ci guarda,  con il libro ancora stretto in mano. Non riesco a lasciarlo andare, nemmeno quando finalmente arrivo da Ilsa e mi butto fra le sue braccia.
“Liesel…” me lo dice in maniera così triste e al contempo sollevata, che mi lascia secca.
Ma anche lì, mentre la abbraccio, non riesco a lasciare che il libro mi scivoli fra le dita. Non so neanche se è davvero il mio Mein Kampf - mio e di Max.
Ad ogni modo, mi aggrappo ad esso quasi con la stessa disperazione con cui mi aggrappo a Ilsa.



Angolo Autrice
Salve a tutti e bentornati/e!
Come avevo previsto, rivedendo la scena del film ora che ho ventun anni sono riuscita a piangere tanto quanto avevo pianto alla prima visione del film, 5 anni fa...
La cosa del Mein Kampf l'ho voluta lasciare ambigua io stessa, dato non viene effettivamente mostrato, nel film, se quello è il libro che Max aveva regalato a Liesel, o se è solo una delle tante copie dell'epoca. Perciò ho preferito non specificare. Ognuno la pensi come voglia. :)
E niente, domani scriverò l'ultimo capitolo. Aiuto.
Alla prossima cari/e  <3
A. Ester
   
 
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